15 Ottobre 2024

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Ancora scosse in Turchia, crolli, morti e feriti. Installate oltre 300mila tende nelle zone colpite

Almeno 22 edifici crollati, un morto e 69 feriti in Turchia in seguito all’ultimo terremoto di magnitudo 5,6 registrato nel Sud-Est del Paese.

Le vittime si sono registrate in seguito al crollo del tetto di un capannone industriale. In base a quanto reso noto dalla Protezione civile turca, Afad, il sisma ha avuto come epicentro la provincia di Malatya, una delle aree colpite dal terremoto del 6 febbraio scorso che ha causato almeno 50 mila morti tra Siria e Turchia e centinaia di migliaia tra feriti e sfollati.

Oltre 300mila tende sono state installate dall’AFAD nella zona Terremoto

Intanto, la Presidenza per la Gestione dei Disastri e delle Emergenze (AFAD), affiliata al Ministero dell’Interno, ha completato l’installazione di 300mila 809 tende nelle province colpite dai terremoti avvenuti a Kahramanmaraş.

Secondo il comunicato dell’AFAD, a partire dal primo giorno del sisma, prosegue senza sosta l’invio di tende nella regione per far fronte alle temporanee necessità di ricovero dei terremotati.

Oltre alle tendopoli che sono state istituite in 270 punti nelle province molto colpite dal sisma, l’AFAD risponde anche alla domanda di tende da parte della popolazione.

Nella regione sono state allestite 300mila 809 tende.

In questo contesto,

69mila 766 tende sono state montate ad Hatay,
66 mila 685 a Kahramanmaraş,
49 mila 670 a Gaziantep,
45 mila 852 ad Adıyaman,
25 mila 380 a Malatya,
17 mila 515 ad Adana,
8 mila 838 a Şanlıurfa,
7 mila 170 a Osmaniye,
6 mila 328 a Diyarbakir,
A Kilis sono state installate 3mila 605 tende.

Naufragio, associazione chiede al ministero di accogliere parte dei naufraghi

“Ho chiesto al Ministero dell’Interno, di accogliere direttamente in seconda accoglienza i profughi del naufragio di Cutro, l’ho chiesto per dare immediata accoglienza nel circuito Sai (Sistema accoglienza e integrazione) dove sono presenti Equipe consolidate di Psicologi, Assistenti Sociali ed Educatori in grado di accompagnare e gestire i traumi post incidente”.
A chiederlo Giovanni Manoccio, presidente dell’associazione “Don Vincenzo Matrangolo” di Acquaformosa (Cosenza)

“Ho fatto una ricognizione – spiega Manoccio – e solo la mia Associazione può, in mattinata, accogliere 10 famiglie e 7 singoli, è inutile far passare persone cosi provate, presso il Cara di Isola Capo Rizzuto, sarebbe l’ennesima prova di uno stato che non comprende il trauma di queste sfortunate persone”.

“In mattinata chiederò al Prefetto di Crotone e al Servizio Centrale di poter accelerare le pratiche di trasferimento nei Sai calabresi. I nostri professionisti: Psicologi ed Etno-Psicologi in mattinata partiranno per Crotone dove assieme a nostri storici collaboratori e assieme alle consolidate reti di solidarietà, cercheranno di dare un sollievo alle vittime di questo terrificante naufragio”, ha concluso il presidente dell’associazione Matrangolo.

Naufragio, la Questura di Crotone chiede dati per riconosce le vittime

In relazione alla tragedia avvenuta sulle coste crotonesi il 26 febbraio e le tantissime richieste di familiari ed amici che cercano di avere informazioni sui loro cari, si comunica che eventuali richieste potranno essere inoltrate alla casella di posta elettronica info.immigrazione.crotone@gmail.com e al numero di telefono 0962/6636509. E’ quanto fa sapere in una nota la Questura di Crotone.

Alla richiesta – spiega la Polizia – va allegata eventuale foto della persona di cui si richiedono informazioni e/o copia dei documenti di identità e qualsiasi altro dato utile per favorire l’identificazione. (generalità, segni distintivi, colore occhi e capelli, eventuali tatuaggi, eccetera).

La Polizia di Stato di Crotone sta ricevendo numerose richieste di notizie sulle persone coinvolte nella tragedia avvenuta ieri sulle coste crotonesi.

Pertanto è stato attivato un nuovo indirizzo di posta elettronica dedicato cui potersi rivolgere, sempre indicando i dati sopra citati. La mail è: info.emergenzacrotone@poliziadistato.it

Naufragio migranti, dal consiglio regionale bandiere a mezz’asta

Il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Filippo Mancuso, ha disposto di far abbassare a mezz’asta le bandiere sulla facciata di Palazzo Campanella, sede dell’Assemblea calabrese in segno di lutto per l’ennesima tragedia dei migranti nel Mediterraneo che ha provocato decine di morti tra cui anche donne e bambini.

“Nell’esprimere il cordoglio del Consiglio regionale per le vittime e nel ringraziare i soccorritori per l’impegno solerte che hanno immediatamente dispiegato, auspico – sottolinea il presidente Mancuso – che l’Unione Europea e la comunità internazionale assumano finalmente la responsabilità di governare i flussi epocali di migranti, perché tragedie come quella davanti le coste crotonesi non abbiano più a ripetersi”.

Naufragio migranti a Cutro, recuperati altri tre corpi, si temono oltre 100 morti

Ansa

Altri tre corpi sono stati recuperati stamani nel corso delle ricerche dei dispersi del naufragio del barcone carico di migranti avvenuto ieri sulla spiaggia di Steccato di Cutro.

Il corpo di un uomo è stato trovato sulla spiaggia ad alcune centinaia di metri dal luogo del disastro.

Un altro corpo è stato recuperato in mare, a circa 400 metri dalla riva, da una motovedetta della Guardia costiera ed il terzo a Le Castella, a 3,5 miglia marine dal luogo dell’incidente. Il totale delle vittime accertate sale così a 62.

Tragico naufragio a Crotone: si temono oltre 100 migranti morti in Calabria, sul litorale di “Steccato” di Cutro. Non c’è ancora un numero attendibile delle persone che erano a bordo del caicco partito 4 giorni fa dalla Turchia. Secondo alcuni superstiti sarebbero stati circa 180. Per altri molti di più, almeno 250. Al momento sono state recuperate circa 80 persone vive, degli 80 superstiti, 21 sono stati portati in ospedale ed uno di loro è grave. È salito a 59 il numero dei cadaveri recuperati. Quarantasei sono stati trovati sul posto, altri tre sulla spiaggia di Botricello, nel catanzarese. Altri otto a “Le Castella” di Isola Capo Rizzuto ed uno a Crotone.

Tra le vittime ci sono anche due gemellini di pochi anni e un bimbo di alcuni mesi, di meno di un anno. I corpi dei gemellini sono stati recuperati in mare, mentre quello del bambino è stato trovato sulla spiaggia. Nel naufragio, secondo alcune stime, sarebbero morti una ventina di bambini di varia età.

Sono proseguite per tutta la notte le ricerche in mare dei dispersi del naufragio del barcone di migranti avvenuto ieri a Steccato di Cutro che ha provocato, al momento, 59 vittime. Le ricerche sono condotte dalla Capitaneria di porto di Crotone con l’ausilio di unità del reparto aeronavale della Guardia di finanza e dei vigili del fuoco. Dalle 6 sono entrati in azione i sommozzatori della Guardia costiera e da poco è entrato in azione anche l’elicottero della Capitaneria di porto.

Altre due persone sarebbero state fermate, secondo indiscrezioni raccolte in ambienti giudiziari, con l’accusa di essere stati gli scafisti dell’imbarcazione che ieri mattina si è infranta contro una secca davanti la costa di Cutro, nel Crotonese, con la conseguente caduta in mare dei migranti che si trovavano a bordo. Le vittime accertate del naufragio, al momento, sono 59, tra cui molti bambini, e sono decine i dispersi. Ottanta le persone che si sono salvate. Le due persone che sarebbero in stato di fermo si aggiungono a quella di nazionalità turca già bloccata, con la stessa accusa, nella giornata di ieri. (Ansa)

Naufragio a Cutro, fermati altri due presunti trafficanti

Altre due persone sarebbero state fermate, secondo indiscrezioni Ansa raccolte in ambienti giudiziari, con l’accusa di essere stati gli scafisti dell’imbarcazione che ieri mattina si è infranta contro una secca davanti la costa di Steccato di Cutro, nel Crotonese, con la conseguente caduta in mare dei migranti che si trovavano a bordo.

Le vittime accertate del naufragio, al momento, sono 59, tra cui molti bambini, e sono decine i dispersi. Ottanta le persone che si sono salvate.

Le due persone che sarebbero in stato di fermo si aggiungono a quella di nazionalità turca già bloccata, con la stessa accusa, nella giornata di ieri.

Naufragio migranti a Cutro, Occhiuto ad Agorà: “Spero in una presa coscienza dell’UE”

“Voglio leggerle con speranza, le voglio leggere con l’auspicio che ci sia una rinnovata presa di coscienza dell’Europa intorno a questo problema”. Lo ha detto Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria, intervenuto stamane ad Agorà Rai Tre, rispondendo alla domanda se si senta confortato dalle parole delle istituzioni europee dopo la tragedia di Steccato di Cutro.

“L’Europa purtroppo – ha aggiunto il governatore – è stata spesso l’Europa degli egoismi nazionali e non ha considerato che le frontiere non possono essere abbandonate a sé stesse”.

58enne partecipa a Regata e viene stroncato da un malore improvviso

archivio

Tragedia a Vibo Marina durante la regata di svoltasi ieri. Un uomo, I. G. 58 anni di Reggio Calabria, ha perso la vita. Da quanto si apprende l’uomo era impegnato nella competizione sportiva valevole per il diciassettesimo campionato di vela d’altura.

Il malcapitato sarebbe stato stroncato da un malore improvviso. Nulla da fare per la macchina dei soccorsi con la Guardia costiera e la Guardia di finanza che non hanno potuto far altro che constatarne il decesso.

La salma della vittima, dopo le formalità di rito, è stata trasferita all’obitorio dell’ospedale Jazzolino di Vibo Valentia.

Primarie PD, Elly Schlein batte Bonaccini e diventa la nuova segretaria dem

Elly Schlein, è la nuova segretaria nazionale del Partito democratico. L’esponente PD, alle primarie di domenica 26 Febbraio 2023, ha battuto, a sorpresa, il concorrente principale Stefano Bonaccini.

“E’ un mandato chiaro, per cambiare”, dice Schlein nella sua prima dichiarazione. “Vi sono immensamente grata perché insieme abbiamo fatto una piccola grande rivoluzione. Anche stavolta, non ci hanno visto arrivare. Il popolo democratico è vivo, c’è ed è pronto a rialzarsi. Lavoreremo su questa fiducia, è un mandato chiaro per cambiare. Saremo un bel problema per il governo di Giorgia Meloni”.

“Vi chiedo di mandare un grande abbraccio a Elly Schlein. Le ho fatto un grande in bocca al lupo per la responsabilità che assume alla guida del Partito Democratico. Mi metto a disposizione, sono pronto a dare una mano”, dice Bonaccini concedendo la vittoria a Schlein quando lo spoglio non è ancora concluso. “Siamo ormai all’80% dei seggi scrutinati: Bonaccini raggiunge il 46,2% e Schlein al 53,8”, dice Silvia Roggiani, presidente del comitato congresso Pd, al Nazareno.

“Auguri ad Elly Schlein segretaria del Pd. Riuscirà laddove io non ce l’ho fatta. Complimenti a Stefano Bonaccini per tutto, anche per le parole di stasera. Grazie infinite alle migliaia di volontari che hanno reso possibile questo successo di democrazia e partecipazione”, il tweet di Enrico Letta, segretario uscente.

“Un’onda travolgente cui nessuno credeva. Un’onda di speranze, di rabbia, di orgoglio, di entusiasmo che ha portato il popolo democratico a scegliere di farsi guidare verso il futuro da una giovane donna. Oggi inizia davvero una nuova storia”, le parole di Dario Franceschini su Twitter.

“Una vittoria netta.Un messaggio chiaro. Grazie ad Elly Schlein per avere fatto l’impresa. Grazie ai nostri militanti e agli elettori che hanno reso possibile questa bella giornata. Grazie a Stefano Bonaccini per il messaggio unitario delle sue parole di questa sera”, dice Andrea Orlando su twitter.

AFFLUENZA – “Stiamo concludendo la raccolta dei dati sull’affluenza, mancano ancora i dati di alcune regioni e di grandi città ma possiamo dire che l’affluenza si aggira attorno al milione di votanti”, le parole di Roggiani.

Chi è Elly Schlein, la biografia

Elly Schlein: la nuova eroina della postpolitica
15 Novembre 2022 – di Giuseppe Russo per Avanti.it

L’album di aspiranti leader del PD si aggiorna con una nuova figurina, quella di Elena Ethel Schlein detta “Elly”. Della sua partecipazione alla kermesse piddina che culminerà con l’elezione del successore di Enrico Letta si parla da mesi, ma è solo con un videomanifesto lanciato attraverso il suo profilo Instagram pochi giorni fa che Elly ha deciso di aderire al “percorso costituente” attraverso il quale il partito dovrebbe aprirsi a “quello che c’è fuori, nei movimenti che abbiamo visto animare le piazze in questi anni”. Schlein, infatti, pur essendo stata eletta deputata alle ultime elezioni nella lista Partito Democratico – Italia Democratica e Progressista, sarebbe una “indipendente” che ha vissuto la sua traiettoria politica un po’ dentro e un po’ fuori il perimetro del partitone. Già questo fatto dovrebbe far storcere il naso ai piddini residui: come si può diventare segretari senza neppure far parte del partito? Eppure, si faranno piacere anche questa. Importanti pezzi della nomenklatura del PD puntano su di lei come candidata da contrapporre a Bonaccini in quello che si prefigura come un “derby” nella corsa alla segreteria, essendo stata la Schlein, fino all’elezione alla Camera, vicepresidente della giunta emiliano-romagnola con deleghe al “contrasto alle diseguaglianze e alla transizione ecologica”. La sua biografia, più volte da lei stessa cesellata sul suo sito ufficiale, recita che è nata in Svizzera da padre ebreo ashkenazita e madre italiana, si è laureata in giurisprudenza a Bologna, ha partecipato da volontaria alle campagne elettorali di Obama nel 2008 e nel 2012, è stata eletta al Parlamento europeo nel 2014 dopo essere stata in prima fila nel movimento “Occupy PD”, ha abbandonato la casa madre per seguire il mentore Pippo Civati nel suo effimero progetto denominato “Possibile”, è diventata consigliera regionale in Emilia-Romagna con il record di preferenze nel 2020 e, dopo essere stata invitata da Enrico Letta alle “agorà democratiche” dell’estate scorsa, si è ritrovata a capeggiare le liste per la Camera in un partito che non è il suo. Elly Schlein ha la tripla cittadinanza italiana, svizzera e statunitense, è bisessuale e “fieramente antifascista”. Tre i fari del suo impegno politico: l’integrazione europea, i diritti dei migranti e quelli delle persone LGBTQ+. Considerata la risposta “femminista” a Giorgia Meloni, le viene attribuito un grande carisma.

In realtà, il “prodotto” Elly Schlein viene da lontano, e la sua ascesa ai vertici della politica nazionale appare pianificata nei minimi dettagli, e non solo da lei stessa, che pure non difetta di arrivismo. Giunta a Bologna nel 2004, dopo un’infanzia trascorsa prevalentemente nella Svizzera italiana, Elly Schlein scopre la sua vocazione dopo aver traccheggiato un paio d’anni al DAMS ed aver vagheggiato una carriera da documentarista o critica cinematografica: iscrittasi a giurisprudenza, si fa eleggere nel consiglio di facoltà in rappresentanza degli studenti, iniziando a farsi strada nel sottobosco piddino e parapiddino bolognese. La partecipazione alla campagna obamiana le conferisce poi ulteriore visibilità: è estremamente probabile, inoltre, che in quei frangenti abbia conosciuto le persone “giuste” alle quali affidarsi per scalare, obamianamente, la politica italiana, come si dirà in seguito.

Nel 2013, finalmente, una prima ondata di notorietà: protagonista di “Occupy PD”, il movimento giovanile che si era mobilitato per protestare contro la mancata elezione di Prodi alla presidenza della repubblica e contro il governo delle larghe intese di Enrico Letta (che oggi è il principale sponsor della nostra eroina), Elly Schlein viene “pompata” dalle redazione bolognese de la Repubblica come “portavoce” dei giovani piddini indignati sotto le Due Torri. Negli articoli usciti in quella feconda primavera, il pensiero schleiniano sulla “crisi del PD” veniva riportato prima di quello dei dirigenti locali e nazionali. In quei giorni si parlava di possibile uscita dei “prodiani” dal PD, ed è proprio all’ombra dell’ex premier che matura la promozione mediatica di Elly Schlein: intorno all’incontro fra lei e “il Professore” viene costruita una storia di quelle che tanto piacciono ai lettori. Dapprima, Elly invita Prodi all’assemblea di #OccupyPd per consegnargli la maglietta con 102 firme di attivisti solidali (riferimento ai 101 “franchi tiratori” che affossarono la sua elezione a capo dello stato); poi, vista la proverbiale timidezza del Professore, si reca lei stessa a casa sua (assieme ai cronisti de la Repubblica) per omaggiarlo della t-shirt firmata ed invitarlo a rinnovare la tessera del partito; infine, nel mese di ottobre, Prodi si reca a votare alle primarie in segno di “disgelo” verso il suo quasi ex partito, e ad attenderlo nel seggio di via Orfeo trova ancora una volta Elly Schlein (e i cronisti de la Repubblica). Dopo quelle consultazioni, Schlein entrò nella direzione nazionale del PD: ufficialmente in quota Civati (che era giunto terzo dietro Renzi e Cuperlo) e ufficiosamente in quota Prodi.

Il legame fra Romano Prodi e ed Elly Schlein è rappresentato dalla sede bolognese della Johns Hopkins University. Tale ateneo americano, specializzato nello studio delle “relazioni internazionali” e nella preparazione di alti funzionari per banche, multinazionali, agenzie massmediatiche e centri di ricerca pubblici e privati, possiede nel capoluogo emiliano la sua unica sede europea. Fondata negli anni ’50 da un pugno di pionieri, quella che ufficialmente si chiama SAIS Europe (per esteso Paul H. Nitze School of Advanced Internacional Studies), si trasferì nel decennio successivo nell’edificio di nuova costruzione di via Belmeloro, a ridosso della zona universitaria e appena dentro il centro storico. La Johns Hopkins scelse di aprire il suo primo “occhio sul mondo” (la seconda succursale estera, in Cina, prenderà forma solo nel 1986) proprio a Bologna poiché considerata la “capitale” del comunismo italiano, la città in cui l’amministrazione dei sindaci comunisti “coesisteva” con la direzione capitalista e filoamericana della Repubblica Italiana. Non è infatti casuale che un saggio di Robert H. Evans, che fu direttore della SAIS Europe fino al 1972, si intitoli proprio Coexistence: communism and its practice in Bologna, 1945-1965.

Il papà Melvin

Gli americani, insomma, avevano aperto bottega in quel di Bologna per studiare da vicino i comunisti italiani nel quadro della Guerra Fredda: la Johns Hopkins di Washington fu uno dei laboratori nei quali si progettò la svolta antisovietica maturata negli anni ’40 e ’50, durante il mandato presidenziale di Harry Truman. Fra i suoi docenti, si annoverano pezzi da novanta della politica americana come Zbigniew Brzezinski e Paul Wolfowitz.

Oltre che da centro studi, è lecito supporre che la sede bolognese funzionasse anche come articolazione delle agenzie di intelligence, con il preciso fine di insinuarsi nel mondo accademico e di conquistare alla causa dell’anticomunismo qualche giovane ambizioso e promettente. In questo senso, prende forma nel corso degli anni una convergenza con il gruppo di intellettuali laici e cattolici raccolti intorno alla casa editrice Il Mulino, di cui Prodi sarà direttore dal 1974 al 1978. Diversi esponenti di quella che poi diventerà la “galassia prodiana” prendono a gravitare intorno alla Johns Hopkins, prestandovi servizio in qualità di docenti: fra questi, si ricordano il già vicedirettore dell’ateneo Stefano Zamagni ed il politologo ed ex senatore eletto da “indipendente” prima col PCI e poi col PDS Gianfranco Pasquino. Lo stesso Prodi, che ha a sua volta occasionalmente insegnato alla Johns Hopkins, figura ancora oggi nel SAIS Europe Advisory Council, il comitato direttivo, in qualità di “membro onorario”; per rendere l’idea, il Professore scelse proprio gli edifici di via Belmeloro per un confronto pubblico con Matteo Renzi, nel 2017.

Negli stessi anni in cui Prodi, dopo aver mosso i primi passi come assistente universitario a Bologna all’ombra di Beniamino Andreatta, vede la sua carriera accademica decollare, venendo anche invitato come visiting professor dal prestigioso ateneo americano di Harward, vicedirettore della School of Advanced International Studies, una “facoltà” della Johns Hopkins bolognese, è Melvin Schlein, il padre di Elly, che ricoprirà tale incarico dal 1969 al 1973. A rivendicarlo è proprio Elly Schlein, la quale ci informa anche che suo padre in precedenza aveva “continuato i suoi studi”, dopo essere nato e cresciuto negli USA, in Austria e in Germania prima di approdare in Italia, dove ad un “convegno sul federalismo” conobbe la sua futura sposa e madre della nostra eroina, la docente universitaria di diritto Maria Paola Viviani, a sua volta figlia dell’avvocato ed ex senatore socialista Agostino. Successivamente, “cogliendo un’opportunità di lavoro”, i due si trasferirono nella Svizzera italiana, dove Melvin Schlein prese ad insegnare in un altro ateneo privato americano, la Franklin University di Lugano. Romano Prodi e Melvin Schlein, fra l’altro, sono entrambi del ’39: negli anni cui l’appena trentenne politologo Schlein (dopo aver “continuato i suoi studi” in Austria e Germania) è vicedirettore alla School of Advanced International Studies di Bologna, Prodi si fa strada, oltre che nei dipartimenti universitari, anche all’interno de Il Mulino, come sopra riportato, di cui diventa direttore subito dopo il ritorno da Harward.

Alle europee del 2014, quelle del “boom” del PD di Renzi, Elly Schlein viene candidata nella circoscrizione dell’Italia nord-orientale, comprendente la “sua” Emilia-Romagna e le regioni del Triveneto. Sull’onda delle campagne social Slow Foot e #siscriveschlein, viene eletta all’Europarlamento con oltre 50000 preferenze, sesta nella lista del PD, beneficiando soprattutto del traino offerto dal candidato prodiano “doc” Paolo De Castro, che di voti personali ne prende oltre 80000, e sopravanzando, fra gli altri, l’europarlamentare uscente ed ex segretario dei DS bolognesi Salvatore Caronna. Qualche mese dopo la sua elezione, la Schleyn lascia il PD assieme a Pippo Civati per fondare “Possibile”, movimento così battezzato per fare il verso un po’ all’obamiano Yes, We can e un po’ allo spagnolo Podemos: sarà un fiasco totale che a Civati chiuderà la carriera, ma ad Elly no. Da europarlamentare, infatti, l’eroina elvetico-bolognese lavora sodo nelle commissioni in cui si trova ad operare, vincendo pure il premio “MEP Awards” nel 2017 in qualità di “Deputato dell’anno sui temi dello Sviluppo”, come lei stessa ha la premura di ricordarci attraverso la già menzionata biografia ufficiale. Con l’approssimarsi delle elezioni per il rinnovo del parlamento europeo, tenutesi poi nel 2019, Elly Schlein, mollato al suo destino sfigato l’ex partner Pippo Civati, temporeggia: nel PD non può rientrare, nonostante gli inviti di Zingaretti (e inoltre corre il rischio di non essere eletta, visto che il partito va incontro ad un tracollo), le liste che vanno formandosi alla sua sinistra sono perdenti per definizione, alla fin fine il ruolo di parlamentare europea paga pochissimo in termini di visibilità. Così, la Schlein decide di stare ferma un giro e preparare il suo rientro nella politica nazionale, sfruttando allo scopo le elezioni regionali del 2020 in Emilia-Romagna, consultazioni che furono al centro della ribalta massmediatica a causa del “rischio” che avrebbe corso il presidente uscente Bonaccini di perdere il controllo della regione “rossa” per eccellenza a beneficio della leghista Lucia Borgonzoni.

Per l’occasione, si fanno le cose in grande: per arrestare la corsa dei barbari di Salvini prende corpo l’operazione “sardine”, che scaturisce proprio da quella galassia “prodiana” in seno alla quale è venuta su Elly Schlein, la quale ha avuto modo di dichiarare al riguardo che “Le Sardine ci regalano un’altra meravigliosa piazza partecipatissima, trasversale, intergenerazionale,per farci sperare che l’Emilia-Romagna continui a fare della sua capacità di inclusione la sua forza.” Sulle copertine ci va Mattia Santori, ma nelle urne è Elly Schlein a beneficiare del “sardinismo”: la sua lista, “Emilia-Romagna Coraggiosa Ecologista e Progressista”, collocata “a sinistra del PD” ma non troppo, dà il suo contributo al successo di Bonaccini con circa 80000 voti, pari a poco meno del 4%, e lei entra in consiglio cumulando 22000 preferenze fra le circoscrizioni di Bologna, Reggio Emilia e Ferrara. A dare l’ultima spintarella, ad una settimana dal voto, era stato un video in cui Elly Schlein “inchiodava” Salvini alle sue responsabilità per non aver presenziato alle riunioni dell’Europarlamento sui “negoziati di Dublino” a proposito di immigrazione e diritto di asilo: fu il secondo colpaccio mediatico nella carriera schleineana dopo la foto della maglietta regalata a Prodi. A distanza di qualche settimana, dopo essere stata nominata vicepresidente della giunta Bonaccini, mentre andava spegnendosi l’eco sulle elezioni emiliano-romagnole, un altro colpaccio: partecipando alla trasmissione L’Assalto su La7, Elly fa outing davanti alla conduttrice Daria Bignardi, dichiarando “Ho amato molti uomini, ho amato molte donne, in questo momento sto con una ragazza e sono felice…finché mi sopporta”. Nella cornice del siparietto, la Bignardi avrebbe formulato “a tradimento” la domanda sullo status sentimentale di Elly Schlein, la quale si mostra in realtà tutt’altro che sorpresa o imbarazzata: stavano entrambe recitando (piuttosto male) le parti loro assegnate.

A scrivere la sceneggiatura dell’outing schleiniano era stata, con ogni probabilità, l’agenzia di comunicazione politica Social Changes, per la quale lavorava all’epoca, in qualità di political expert, Ludovico Manzoni, poco più che ventenne figlio di Daria Bignardi e del suo primo marito, Nicola Manzoni. Il political expert, che oggi non figura più nell’organigramma di Social Changes, era allora pure consigliere piddino del Municipio 1 di Milano (il più “fighetto” del capoluogo meneghino), benedetto da Beppe Severgnini come “piccolo Demostene“. La notizia emerge a partire dall’ottobre del 2020, quando Il Foglio dà conto del coinvolgimento dell’agenzia nelle regionali toscane dello stesso anno. In quella circostanza, a beneficiare dell’appoggio di Social Changes erano state almeno tre candidate, Alessandra Nardini, Barbara Cagnacci e Federica Benifei, fra le quali solo la prima era stata eletta. Gli sforzi si erano però concentrati soprattutto sull’ultima che, essendo un’ostetrica e non una funzionaria di partito, rientrava nel profilo prediletto dagli americani, che sono esplicitamente alla ricerca di “candidati che assomiglino alla gente“. Piazzata ad occupare il primo posto nella lista piddina della circoscrizione di Livorno per “ordini nazionali” a danno dei ras locali Gianni Anselmi e Francesco Gazzetti, poi comunque eletti, Federica Benifei ebbe un “aiutino americano” rientrante, a suo dire, in un più ampio “progetto nazionale” attraverso il quale la Social Changes sta provando a condizionare, con il benestare dei vertici, le vicende del Partito Democratico. Ad oggi, è acclarato il coinvolgimento di Social Changes, oltre che nelle regionali toscane, nelle europee del 2019, quando la società promosse le sorti del poi eletto Brando Benifei e della non eletta Caterina Cerroni, divenuta in seguito segretaria dei Giovani Democratici, e nelle già citate regionali emiliano-romagnole del 2020, quando, oltre ad Elly Schlein, fu lo stesso Bonaccini a vedersi offrire “pro bono” i servigi dell’agenzia. Plausibile, a questo punto, ipotizzare che le campagne Slow Foot e #siscriveschlein, che condussero la nostra eroina all’Europarlamento nel 2014, fossero state concepite nello stesso laboratorio.

La Social Changes è guidata da Arun Chaudhary, noto per essere stato il filmmaker ufficiale della campagna elettorale di Obama nel 2008 e per avere in seguito offerto il suo supporto a Bernie Sanders. Per descriverne l’attività, è il caso di affidarsi alle loro stesse parole: “Social Changes, Inc. è una società che opera a livello internazionale per trasformare il modo in cui i progressisti affrontano le campagne elettorali”. Essa è formata da “attivisti internazionali (e internazionalisti) con esperienza nell’analisi dei dati ma anche nello storytelling, nel graphic design, nel giornalismo, nella produzione di contenuti multimediali . Senza dimenticare il crowdfunding, il copywriting, la formazione, i diritti umani, il targeting pubblicitario e la satira politica”. Sono alla ricerca di ” leader straordinari, che abbiano già dimostrato di sapersi impegnare per risolvere i problemi delle persone”, da scegliere preferibilmente fra “giovani, donne e attivisti della società civile la cui leadership, troppo spesso, non viene riconosciuta e supportata”. A loro piacciono “le sfide impossibili” e ci tengono a evidenziare che, qualora il giovane leader straordinario fosse proprio straordinario straordinario, non starebbero lì a perdersi per due spiccioli: “quando troviamo una persona o una causa per cui vale la pena combattere, la nostra prima domanda non riguarda i soldi a disposizione”.

L’affaire Social Changes fu oggetto di un’interrogazione parlamentare di Giovanni Donzelli di Fratelli d’Italia, a pochi giorni dalle prime “rivelazioni” de Il Foglio, e nello stesso periodo si occuparono della vicenda anche il Fatto Quotidiano ed il Giornale, soffermandosi principalmente sull’opacità dell’operazione, visto che a tutt’oggi non è dato sapere chi finanzi l’agenzia, che viene solo descritta come “molto vicina ai democratici americani”. Pare tuttavia che sia di pubblico dominio il criterio in base al quale gli attivisti internazionalisti di Social Changes abbiano scelto i “leader straordinari”: a detta di Marco Furfaro, che si occupava della comunicazione piddina quando segretario era Zingaretti, “sceglievano loro i candidati più giovani e briosi”. Sempre secondo Furfaro, “le relazioni erano già avviate quando Zingaretti divenne segretario”, cioè nel marzo 2019.

La più straordinaria di tutti i leader è senz’altro Elly Schlein, altro che Barbara Cagnacci. Talmente straordinaria che Social Changes riservò solo a lei il suo supporto in Emilia-Romagna, trascurando gli altri candidati della lista “Coraggiosa Ecologista e Progressita”, come ha avuto modo di precisare Igor Taruffi, che della formazione è stato il secondo consigliere eletto. Pur avendo fatto qualche cazzata in gioventù (il DAMS, la cotta per Civati…), Elly è sempre stata dalla Parte Giusta della Storia. Il suo nome figura all’interno del celebre elenco di europarlamentari italiani considerati “idonei” e “affidabili” dalla Open Foundation di George Soros (sarebbe, in effetti, stato strano il contrario). È stata una paladina del covidismo, seppur non fra le più sguaiate: in un suo intervento pubblicato da La Stampa, altro giornale amico della causa schleiniana, (“Il dovere civile di vaccinarsi” l’eloquente titolo) ha avuto modo di schierarsi contro la “minoranza rumorosa no vax”. Prima e dopo le ultime elezioni politiche, si è finalmente accorta di lei pure la stampa “progressista” internazionale, con accorati panegirici vergati dalle migliori penne del Guardian e di El Pais. Elly Schlein ha sempre vinto: quando le sue possibilità di elezione erano ridotte, si è prudentemente ritirata dalla corsa, ben sapendo che il suo momento sarebbe venuto di lì a poco.

Elly Schlein è un fenomeno concepito e messo a punto in laboratorio, un ologramma con il nulla intorno, un “esperimento” alle spalle del popolo bue e cornuto, e tutte le sue “campagne” sono pura sceneggiatura, un’americanata postmoderna che può fare presa solo su un’opinione pubblica assuefatta alle fregnacce. Volendo esser maliziosi, e guardando alla sua ascendenza paterna, l’ascesa di questa eroina della postpolitica viene da ancor più lontano. La figlia di un americano che era venuto in Italia per “studiare” e tenere a bada i comunisti potrebbe diventare la segretaria del partito che di quei comunisti è, più a torto che a ragione, il successore. Sarebbe la degna conclusione della parabola della “sinistra” italiana degli ultimi trent’anni.

Con la demolizione controllata di Aboubakar Soumahoro, il suo principale rivale mediatico più che politico, la strada di Elly pare spianata. Quando l’ex paladino degli ultimi si presentò alla Camera con gli stivali inzaccherati esibendosi in un teatrale pugno chiuso (sono quelle le cose che mandano in brodo di giuggiole il piddino medio), una preoccupatissima Elly Schlein ebbe modo di esclamare, come riportato da il Giornale, “Fra sei mesi ce lo ritroviamo segretario”. Il rischio è stato scongiurato, e nel frattempo la Schlein non ha sprecato un solo tweet per solidarizzare con l’uomo che aveva definito nel giugno 2019 “grande testa, grande cuore…una persona vera”.

Naufragio migranti in Calabria, dalla corrotta UE le solite lacrime di coccodrillo

Tante chiacchiere, fatti zero. Sono anni che la corrotta Unione europea, con a capo prima Jean Claude Junker (detto pure Johnnie Walker perché sempre ubriaco), e oggi con Ursula von der Leyen, l’Ue promette sostegno all’Italia per affrontare il fenomeno migratorio. Una finzione.

Vertici e contro vertici di facciata, che sono stati disattesi, come quello di Malta, dove i cosiddetti “leader” europei, si erano impegnati alla redistribuzione tra i paesi membri, o comunque a bloccare o allentare il traffico di esseri umani via mare e via terra. Niente di tutto questo. Mentivano sapendo di mentire.

Oggi, dopo il tragico naufragio in Calabria, dove hanno perso la vita decine e decine di immigrati, la presidente della Commissione europea, afferma con la coda di paglia, che è “profondamente addolorata per la tragedia” in Calabria, ha detto senza vergogna. Uno sguardo allo specchio no, signora Ursula?

Una dichiarazione di circostanza che non giustifica la sua politica ultra fallimentare sul fronte dell’immigrazione e su altri fronti come la guerra in Ucraina. La “sua” politica come quella dei suoi predecessori.

L’Europa, o meglio l’Ue, è totalmente e volutamente assente, e negli anni ha fatto di tutto per affossare accordi per far fronte al fenomeno, lasciando i paesi più esposti come il sud Italia ad affrontare una sfida più grande delle sue possibilità.

Anche dopo la strage di anni fa a Lampedusa, quando a palazzo Chigi c’era Matteo Renzi, si sono registrate lacrime di coccodrillo della Commissione europea che si dichiarava pronta ad affrontare il problema. Annunci, dichiarazioni e summit che sono finiti in un nulla di fatto se non creare istituzioni ad hoc per monitorare il Mediterraneo. Poca roba rispetto a un fenomeno gigantesco. L’Unione europea per questo si è dimostrata un carrozzone inutile e corrotto fino al midollo da istituzioni finanziarie e da lobby che sull’immigrazione lucrano miliardi di euro.

Il Qatargate è una parentesi di collusione minimale rispetto alla maxi corruzione che circola nelle stanze europee a Bruxelles. Pseudo governanti indicati dalle èlite e dai potentati internazionali le cui “nomine” sono poi ratificate dal parlamento europeo a Strasburgo, altra istituzione collusa come quella della capitale belga.

Naufragio a Cutro, medico: “I cadaveri galleggiavano ovunque”

“Quando siamo arrivati sul punto del naufragio abbiamo visto cadaveri che galleggiavano ovunque ed abbiamo soccorso due uomini che tenevano in alto un bimbo. Purtroppo il piccolo era morto”.

A raccontarlo, citata dall’Ansa, è Laura De Paoli, medico che opera per la Fondazione Cisom Cavalieri di Malta a supporto della Guardia costiera per gli interventi di soccorso in mare.

“Abbiamo i due che tenevano in alto un bambino – aggiunge – e siamo riusciti a recuperarli. Erano il fratello e lo zio del bambino che, però, era senza vita. Abbiamo provato a rianimarlo ma aveva i polmoni pieni d’acqua. Aveva 7 anni”.

De Paoli, che ha una lunga esperienza in soccorsi in mare, era sulla motovedetta della Capitaneria di porto di Crotone intervenuta nell’immediatezza. “C’era mare forza 3 o 4, era difficile avvicinarci. La barca dei migranti era già a pezzi sulla spiaggia e noi avevamo intorno tanti cadaveri galleggianti”.

La motovedetta con i due superstiti è poi rientrata al porto di Crotone. La dottoressa De Paoli ha operato in altri teatri di guerra e in soccorsi in mare con varie associazioni umanitarie ed ong ma, come racconta, non si era mai trovata davanti ad una catastrofe simile. “Io fatto soccorsi in mare, anche quello con la nave Prudence – dice – ma sempre salvataggi senza morti.. questa volta è stata devastante”.

Naufragio migranti, Piantedosi a Crotone: “Barcone incagliato in una secca”

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi a Crotone (Adnkronos)

“Dalle prime ricostruzioni, la distruzione” del barcone “è avvenuta per un incaglio in una secca. Questo testimonia la condizione di estrema precarietà con cui si è messa in moto questa imbarcazione”. Lo ha detto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi al termine della riunione in prefettura a Crotone sul naufragio del barcone nelle acque di Steccato di Cutro, nel crotonese.

“Al momento ci sono 59 deceduti e 81 persone tratte in salvo”, ha spiegato il ministro, aggiungendo che tra le vittime figurano 14 minori. “Sembrerebbe ci siano altri 20-30 dispersi”, ha affermato, spiegando comunque che non si hanno certezze. “Sono comunque dati molto orientativi”, indicazioni basate su “riferimenti dati da chi era a bordo”, ha aggiunto il ministro.

“La mia presenza qui era doverosa, è il segnale di attenzione dello Stato”, ha detto Piantedosi. “Mi chiedo – ha aggiunto – come sia possibile che vengano organizzate traversate di questo tipo, come sia possibile spingersi fino al punto di coinvolgere donne e bambini in traversate che si rivelano tragicamente pericolose”.

Naufragio, aereo Frontex ha avvistato il barcone, ma soccorsi impediti dal mare in tempesta

Nella serata di ieri un velivolo Frontex in attività di pattugliamento ha avvistato un’imbarcazione che presumibilmente poteva essere coinvolta nel traffico di migranti, a circa 40 miglia dalle coste crotonesi. Lo fa sapere la Guardia di finanza.

Immediatamente è stato attivato il dispositivo operante sul mare per intercettare l’imbarcazione, in particolare la vedetta della Sezione operativa navale delle Fiamme gialle di Crotone e il Pattugliatore Veloce 6 “Barbarisi” del Gruppo aeronavale di Taranto, nonostante le proibitive condizioni del mare lungo le coste.

I finanzieri, nonostante gli sforzi operati per raggiungere l’obiettivo, considerate le difficili condizioni meteomarine e l’impossibilità di proseguire ulteriormente in sicurezza, hanno fatto rientro agli ormeggi di base. E’ stato così attivato il dispositivo di ricerca a terra, lungo le direttrici di probabile sbarco, coinvolgendo anche le altre forze dell’ordine nelle ricerche lungo la costa.

Successivamente, le pattuglie e i soccorsi nel frattempo giunti sul posto, non potevano far altro che constatare il naufragio dell’imbarcazione ormai completamente smembrata in mille pezzi sulla spiaggia di Steccato di Cutro.

Il video dei finanzieri mostra i primi soccorsi sul luogo del disastro

Naufragio a Cutro, Procura di Crotone apre inchiesta per Omicidio e disastro colposo

Omicidio e disastro colposo, nonché favoreggiamento dell’immigrazione clandestina: Sono questi i reati per i quali procede la Procura della Repubblica di Crotone, guidata da Giuseppe Capoccia, nell’inchiesta aperta sul naufragio mortale del barcone carico di migranti a “Steccato” di Cutro, nel crotonese.

Intanto il bilancio delle vittime sale di ora in ora. Si parla di una sessantina di vittime, secondo un bilancio provvisorio. Ci sono una novantina di sopravvissuti che in parte sono stati trasferiti in ospedale per le cure del caso, mentre gli altri troveranno riparo e assistenza nel centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto.

I soccorritori sono impegnati da stamane in un mare in tempesta per recuperare corpi senza vita ma anche possibili superstiti che con le onde imponenti non riescono a tornare a riva. Gente che si sarebbe abbordato a qualche legno galleggiante di fortuna e con il mare mosso potrebbe essere stato trasportato anche a molte miglia dalla costa. I soccorsi dovrebbero proseguire per tutta la notte, se le condizioni lo permetteranno, altrimenti riprenderanno domani mattina.

Naufragio a Cutro, fermato un turco ritenuto tra gli scafisti

Un uomo di origine turca è stato fermato dai carabinieri e dalla guardia di finanza perché sospettato di essere uno degli scafisti dell’imbarcazione carica di migranti naufragata all’alba in località Steccato di Cutro, nel crotonese.

La sua posizione è ora al vaglio della magistratura. Secondo quanto si è appreso, tra i relitti sarebbe stato trovato anche il documento di un altro soggetto che al momento non è stato rintracciato e che potrebbe essere fuggito o figurare tra i dispersi o le vittime.

Naufragio di migranti a Cutro, al momento 59 vittime. Ci sono ancora diversi dispersi

E’ salito a 59 il bilancio, provvisorio, delle vittime del tragico naufragio di stamane a Cutro, dove un peschereccio carico di migranti si è ridotto in frantumi a causa del mare molto mosso. Continuano i soccorsi sulla spiaggia nella zona di Steccato di Cutro, località jonica ad una trentina di km da Crotone, a cavallo con la provincia di Catanzaro.

Il mare stanotte era a forza 6, con vento forte che spira ancora verso la costa e rende i soccorsi ancora più difficili. Recuperati, fra gli altri, i corpi di due gemellini di pochi anni e un neonato. Tra le vittime si contano 12 bambini e 33 donne.

Il bilancio è destinato a salire. Si temono circa cento vittime. I migranti sarebbero originari da Siria, Iraq, Pakistan e Afghanistan. E’ stato fermato un uomo turco ritenuto dagli investigatori tra gli scafisti dell’imbarcazione naufragata.

Nell’area operano squadre dei vigili del fuoco, soccorritori acquatici, sommozzatori e ulteriori unità di altri corpi. Oltre a ricercare i corpi, la speranza è di trovare in vita ancora qualcuno che sarebbe riuscito a saltare in acqua durante l’affondamento ma che non ce la fa a tornare a riva. Alcuni corpi senza vita sono stati trovati a decine di km di distanza dal punto del naufragio.

I soccorsi

Sull’imbarcazione, stando a quanto riferito da alcuni superstiti, c’erano circa 250 persone, 180 per altri. Difficile avere una stima precisa. Molte delle vittime recuperate sono bambini. Si contano una novantina di sopravvissuti che in parte sono stati portati in ospedale e altri nel centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto.

La tragedia è avvenuta intorno alle 5 di stamane vicino la costa crotonese. I resti del peschereccio sono trasportati dalle onde sulla spiaggia e si presenta in mille pezzi, segno che non è da escludersi una esplosione a bordo prima che venisse travolto dalle onde, come ha raccontato un superstite.

Il barcone, secondo testimonianze raccolte sul posto, sarebbe partito da Izmir, Turchia, circa 4 giorni fa. Dopo la traversata, comunque durissima e in condizioni disumane, i migranti avevano avvistato le luci della costa calabrese quando all’improvviso i loro sogni di trovare una nuova vita sono stati spezzati dalle onde killer.

L’imbarcazione, un caicco, sarebbe stata lunga una decina di metri o poco più. I trafficanti di esseri umani per ottenere il massimo profitto hanno riempito e stipato come sardine i migranti che per il viaggio della speranza avrebbero pagato agli scafisti dai 5mila agli ottomila dollari, bimbi compresi.

I finanzieri sul luogo del disastro

Naufragio mortale in Calabria, Piantedosi: Tragedia mi addolora, fermare tratta di esseri umani

«Il naufragio avvenuto al largo delle coste calabresi mi addolora profondamente e ci impone innanzitutto il profondo cordoglio per le vite umane spezzate”. Lo dichiara il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, in riferimento al tragico naufragio di stamane al largo delle coste di Cutro (Crotone), in cui hanno perso la vita decine di migranti su un peschereccio che si si sarebbe spezzato in due a causa del mare mosso e forse dovuto a una esplosione a bordo.

“È una tragedia immane – continua Piantedosi – che dimostra come sia assolutamente necessario contrastare con fermezza le filiere dell’immigrazione irregolare, in cui operano scafisti senza scrupoli che pur di arricchirsi organizzano questi viaggi improvvisati, con imbarcazioni inadeguate e in condizioni proibitive”.

“È fondamentale proseguire in ogni possibile iniziativa per fermare le partenze e che non vengano in alcun modo incoraggiate traversate che, sfruttando il miraggio illusorio di una vita migliore, alimentano la filiera dei trafficanti e determinano sciagure come quella di oggi», ha concluso il ministro.

Naufragio a Cutro, Mattarella: “l’Ue governi l’immigrazione per sottrarlo ai trafficanti”

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha espresso il proprio “dolore per il naufragio avanti alle coste crotonesi, nella quale hanno perso la vita decine persone e tra queste alcuni bambini. Molti tra questi migranti provenivano dall’Afghanistan e dall’Iran (Siria e Iraq, ndr), fuggendo da condizioni di grande difficoltà. È una ennesima tragedia del Mediterraneo che non può lasciare nessuno indifferente”. E’ quanto si legge in un comunicato diffuso dall’ufficio stampa del Quirinale.

“Nell’esprimere il cordoglio per le vittime, la vicinanza ai naufraghi – cui va assicurata un’adeguata accoglienza – e il ringraziamento ai soccorritori”, il presidente della Repubblica “sollecita un forte impegno della comunità internazionale per rimuovere le cause alla base dei flussi di migranti; guerre, persecuzioni, terrorismo e povertà”.

“È altrettanto indispensabile che l’Unione Europea assuma finalmente in concreto la responsabilità di governare il fenomeno migratorio per sottrarlo ai trafficanti di esseri umani, impegnandosi direttamente nelle politiche migratorie, nel sostegno alla cooperazione per lo sviluppo dei paesi da cui i giovani sono costretti ad allontanarsi per mancanza di prospettive”, ha concluso il capo dello Stato.

Naufragio di Migranti a Cutro, superstite: “C’è stata una esplosione a bordo”

“C’è stata un’esplosione a bordo”. Lo ha riferito ai soccorritori uno dei migranti salvati. Alcuni cadaveri presentano infatti delle bruciature. Il barcone è esploso, per questo è in mille pezzi. Uno scenario apocalittico. Un’ecatombe”, riferisce all’AdnKronos un soccorritore intervenuto a Steccato di Cutro, a circa 30 km da Crotone, dove all’alba è avvenuto il tragico naufragio di cui si contano decine e decine di morti, tra cui tanti bambini.

“L’esplosione si è verificata – spiega il soccorritore – quando il barcone era vicino alla costa, e poi si è frantumato. Osservando l’imbarcazione è chiaro che non è un barcone che si è frantumato sugli scogli per poi ridursi a pezzi. E’ compatibile con un’esplosione, come riferito da uno dei migranti messi in salvo. Sulla battigia hanno trovato per almeno 300/400 metri i pezzi dell’imbarcazione. Così come i cadaveri, che non sono concentrati. Molti cadaveri sono nudi. Forse perché già quando erano sottocoperta, stivati, le persone avevano caldo. L’esplosione e il mare mosso ha fatto il resto. L’esplosione è stata la causa di tutto. L’impatto è fortissimo, traumatizzante”.

Stando a quanto raccontato dal superstite, non si esclude che vicino al serbatoio e alle taniche di carburante del peschereccio sia scoccata qualche scintilla, la cui origine dovrà essere stabilità dagli investigatori.

“Qualcuno ha visto il barcone e ha avvisato la Capitaneria di Porto o la Guardia di Finanza – afferma il soccorritore -, è accaduto tutto intorno alle 4.30 del mattino. Sono partiti dalla Turchia con un barcone. La difficoltà è comunicare per via della lingua”.

Il barcone – probabilmente partito da Izmir (Turchia) circa 4 giorni fa – era stato avvistato nella serata di ieri da un velivolo Frontex in attività di pattugliamento. A quanto si legge in una nota della Guardia di Finanza Roan di Vibo Valentia, il barcone è stato avvistato a circa 40 miglia dalle coste crotonesi ed è stato immediatamente attivato il dispositivo per intercettarlo, con la vedetta V.5006 della Sezione Operativa Navale Gdf di Crotone e il Pattugliatore Veloce P.V. 6 “Barbarisi” del Gruppo Aeronavale Gdf Taranto, che, nonostante le proibitive condizioni del mare che questa notte insistevano lungo le coste, si sono impegnati nella ricerca.

Migranti, con la Meloni al governo gli sbarchi sono triplicati

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Non c’è stata una diminuzione degli sbarchi da quando c’è al governo il centrodestra guidato da Giorgia Meloni. Gli sbarchi, in meno di due mesi, sono triplicati rispetto allo stesso periodo del governo dei “migliori” guidato da Mario Draghi, partecipato dall’attuale vicepremier Salvini che contro il fenomeno dell’immigrazione clandestina, ne aveva fatto una bandiera durante il governo gialloverde.

La Meloni – che in undici anni di opposizione ha sempre invocato il blocco navale – da quando è nella stanza dei bottoni non ha fatto praticamente nulla per allentare il traffico di esseri umani. “Un conto è stare in minoranza dove si fanno solo annunci, l’altro è governare per fare i fatti”, obietterà qualcuno nel centrodestra. Ma di fatti, in oltre cento giorni di governo meloniano, non se ne vedono tracce, se non quelli per demolire le norme varate dagli odiati Cinquestelle.

In sintesi, sono 14.104 i migranti sbarcati in Italia dall’inizio dell’anno ad oggi, secondo i dati del ministero dell’Interno guidato da Piantedosi che vengono aggiornati quotidianamente. Nello stesso periodo del 2022 (con Draghi a Palazzo Chigi) erano stati 5.345: l’aumento è dunque del 164%.

In questi sbarchi, secondo il ministero, dalla Guinea sono giunti 1.772 migranti e dalla Costa d’Avorio 1.720. Questi sono i principali paesi di provenienza di chi è arrivato via mare nel 2023. Poi ci sono Siria, Iran, Iraq, Pakistan, Afghanistan, Maghreb e Africa sub-sahariana.

I minori non accompagnati sono stati 861. Le persone soccorse dalle navi organizzazioni umanitarie sono invece 855, pari al 6% del totale. Sono in larga parte gli sbarchi autonomi, quelli fatti coi “barchini”, a fare la differenza. Come quello tragico di stamane nel crotonese. Approdi, quelli “minori”, che vengono resi noti soltanto nelle pagine dei giornali locali.

Per quanto riguarda le vittime di naufragi nel Mediterraneo, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni ne conta 225 quest’anno, 26mila dal 2014, quando con il governo Renzi le coste del sud Italia erano (e sono rimaste) un colabrodo.

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