6 Ottobre 2024

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India, in fuga durante un raduno religioso: calca provoca oltre 120 morti

Almeno 121 persone, quasi tutte donne, sono morte martedì 2 luglio in una calca durante un raduno religioso in India, nel villaggio Fulrai, nel distretto di Hathras, Uttar Pradesh. All’evento stavano partecipando decine di migliaia di persone, seguaci di un predicatore religioso considerato un guru indù conosciuto localmente come “Bhole Baba”, un capo religioso dai “poteri magici”.

Migliaia di persone presenti al raduno si sono precipitate a lasciare una tenda improvvisata, innescando una calca che ha causato la morte di oltre 120 persone e il ferimento di altre decine, hanno riferito le autorità. Tra le vittime moltissime donne e alcuni bambini. Tutti appartenenti a comunità povere.

I notiziari locali, citando le autorità, hanno affermato che il calore e il soffocamento nella tenda potrebbero essere stati un fattore per la calca mortale. Un video fatto circolare sui media avrebbe mostrato che la struttura sembrava essere crollata.

Oltre 80 persone sono rimaste ferite e sono state ricoverate in ospedale, ha affermato l’alto ufficiale di polizia Shalabh Mathur. “Le persone hanno iniziato a cadere una sull’altra. Quelli che sono rimasti schiacciati sono morti. Le persone presenti li hanno tirati fuori”, ha detto la testimone Shakuntala Devi all’agenzia di stampa Press Trust of India.

I parenti si lamentavano angosciati mentre i corpi dei morti, adagiati su barelle e coperti da lenzuola bianche o in sacchi neri, erano allineati nel cortile di un ospedale locale. Un autobus che era arrivato lì trasportava altre vittime, i cui corpi giacevano sui sedili all’interno.

All’improvviso c’è stato un fuggi fuggi generale. Alcuni cominciarono a cadere sul campo fangoso sottostante o in un fossato adiacente. C’era panico e urla, raccontano i testimoni. Corpi ammucchiati uno sopra l’altro ovunque.

Martedì, al calar della notte, il bilancio della tragedia nel distretto di Hathras, nello stato dell’Uttar Pradesh, è stato devastante: 121 persone. Decine sono rimaste ferite. Per le famiglie, la ricerca dei resti dei loro cari li ha portati in diversi ospedali e si è protratta oltre la mezzanotte.

Droni da guerra (al posto di turbine eoliche) scoperti al porto di Gioia Tauro

I finanzieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria – nell’ambito di attività di polizia giudiziaria coordinata dalla Procura della Repubblica di Palmi diretta dal Dott. Emanuele Crescenti, svolta in collaborazione con l’Ufficio delle Dogane di Gioia Tauro – hanno portato a compimento una articolata indagine che ha consentito il sequestro di vari componenti per l’assemblaggio di due droni ad uso bellico.

In tale contesto, sono stati individuati ed intercettati nello scalo portuale di Gioia Tauro n. 6 container provenienti dalla Cina e destinati in Libia, sulla scorta della disamina delle rotte marittime di interesse e sulla base di anomalie nella documentazione doganale a corredo.

Tali container avrebbero dovuto trasportare componenti per l’assemblaggio di generatori eolici di energia elettrica. Dopo aver effettuato la scansione radiogena con apparecchiatura in uso alla locale Agenzia delle Dogane e Monopoli, venivano eseguiti i successivi approfondimenti da parte degli investigatori del Gruppo della Guardia di Finanza di Gioia Tauro, consentendo di accertare che, pur avendo fattezze costruttive similari a parti componenti di turbine eoliche (Wind Power Equipment Accessories), i beni trasportati presentavano elementi e particolari costruttivi tali da far ritenere che potessero essere fusoliere ed ali di apparecchi idonei al volo quali, appunto, droni ad uso bellico.

Tali componenti erano celati tra alcuni carichi di copertura in materiale composito replicanti pale eoliche, con lo scopo di dissimulare i controlli posti in essere. I velivoli a guida autonoma (UAV) assemblati hanno una stazza pari a oltre 3 tonnellate per una lunghezza di oltre 10 metri ed una apertura alare di circa 20 metri.

Alla luce dei fatti constatati è stato disposto il sequestro in relazione all’ipotesi di traffico internazionale di armi verso un Paese – quale la Libia – soggetto ad embargo sulla base delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e regolamenti nazionali e comunitari.

Rinascita scott, la Dda di Catanzaro ricorre in appello contro 67 imputati

La Dda di Catanzaro ha proposto appello nei confronti di 67 persone già giudicate, in primo grado, nel processo “Rinascita Scott” alle cosche del Vibonese conclusosi il 20 novembre scorso nell’aula bunker di Lamezia Terme con la condanna di 207 dei 338 imputati e 131 assoluzioni.

L’appello contro la sentenza emessa dal Tribunale di Vibo Valentia (presidente Brigida Cavasino) e stato sottoscritto dal Procuratore della Repubblica facente funzioni, Vincenzo Capomolla , e dai sostituti procuratori Antonio De Bernardo e Annamaria Frustaci

Tra le persone per le quali è stato chiesto il processo di secondo grado c’é l’ex parlamentare di Forza Italia e avvocato penalista Giancarlo Pittelli, condannato ad 11 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Per Pittelli la pubblica accusa aveva chiesto 17 anni.

La richiesta d’appello é stata avanzata anche per il tenente colonnello dei carabinieri Giorgio Naselli, condannato a 2 anni e 6 mesi per avere rivelato segreti d’indagine a Pittelli; per l’ex consigliere regionale Pietro Giamborino, condannato ad un anno e sei mesi per traffico di influenze illecite a fronte di una richiesta a 20 anni per associazione mafiosa, e per l’ex sindaco di Pizzo ed ex presidente di Anci Calabria Gianluca Callipo, per il quale il Tribunale ha disposto l’assoluzione. Per Callipo era stata chiesta la condanna a 18 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa.

Chiesta la riforma della sentenza anche per il presunto boss della ‘ndrangheta Saverio Razionale, condannato a 30 anni ma non per tutti i reati che gli venivano contestati.

Diventa definitiva, invece, l’assoluzione di Luigi Incarnato, ex assessore regionale, socialista, per il quale l’accusa aveva chiesto la condanna a un anno e sei mesi. Per Incarnato, infatti, la Dda non ha proposto appello.

Un altro suicidio in carcere, sindacato penitenziaria: “Mai così tanti”

carcere paola
Il carcere di Paola

“Nel carcere di Paola, in provincia di Cosenza, si è tolto la vita un altro detenuto: siamo al cinquantunesimo suicidio in sei mesi. Lo Stato ormai ha ammainato bandiera bianca. A questo suicidio si aggiunge quello di un poliziotto della penitenziaria ieri, il quinto tra gli agenti dall’inizio del 2024. Non ci sono stati mai così tanti suicidi nei primi sei mesi dall’inizio di un nuovo anno, né tra gli agenti, né tra i detenuti: è un record negativo che li accomuna, perché completamente dimenticati dallo Stato”. Così il segretario del Sindacato di polizia penitenziaria (Spp), Aldo Di Giacomo.

Elezioni in Francia, Le Pen sbaraglia sinistra e macroniani. Al RN di Marine il 34%

Il partito di destra Raggruppamento Nazionale di Marine Le Pen ha vinto il primo turno delle elezioni parlamentari in Francia con il 34,2% dei voti, ha riferito il Ministero degli Interni francese. Medio-alta l’affluenza, con circa il 65% dei francesi che è andato a votare.

Al secondo posto c’è la coalizione dei partiti di sinistra “Nuovo Fronte Popolare”, che comprende la “Francia Ribelle” (LFI), il Partito Socialista (PS), il Partito Comunista (PCF), i “Verdi Europa Ecologia” (EEVL) e il Partito Radicale fondato da Jean-Luc Melenchon.

Il blocco presidenziale “Insieme per la Repubblica”, composto dal partito Rinascimentale, dai centristi del Movimento Democratico (Modem) Francois Bayrou e da Orizzonti dell’ex primo ministro Edouard Philippe, si è classificato solo al terzo posto con il 21,5% dei voti.

Quindi, secondo i risultati preliminari del primo turno, il Raggruppamento Nazionale otterrà 240-270 dei 577 seggi in parlamento, il che darà al partito la maggioranza relativa. Il blocco delle forze di sinistra “Nuovo Fronte Popolare” può contare su 180-200 seggi parlamentari. La coalizione di Macron, a sua volta, ha perso più di 160 seggi e potrebbe guadagnarne solo tra i 60 e i 90.

Dopo l’annuncio dei risultati, la leader del Rassemblement National, Marine Le Pen, ha dichiarato la vittoria e chiesto il voto attivo per il suo partito nel secondo turno delle elezioni parlamentari. A sua volta, il leader della forza politica, Jordan Bardella, ha osservato che i francesi che sostengono il suo partito hanno espresso un desiderio di cambiamento senza precedenti. Ha aggiunto che intende diventare primo ministro e ha invitato gli elettori a dare al Raggruppamento Nazionale la maggioranza assoluta in parlamento.

Come ha affermato il leader del Fronte popolare Melenchon, l’attuale capo del governo francese, Gabriel Attal, non potrà mantenere la sua posizione dopo le elezioni.

Nelle elezioni del 9 giugno per il Parlamento europeo in Francia, il partito di destra Raggruppamento Nazionale ha avuto più del doppio del vantaggio sulla coalizione di sostenitori del presidente Emmanuel Macron, ottenendo il 31,36% dei voti. Il capo dello Stato ha successivamente sciolto l’Assemblea nazionale e ha annunciato lo svolgimento di elezioni parlamentari anticipate.

In due turni, il 30 giugno e il 7 luglio, i francesi dovranno eleggere 577 deputati che rappresenteranno i loro interessi nel parlamento del Paese. Per la prima volta nella storia della Quinta Repubblica, le votazioni si svolgono in così poco tempo. Dopo lo scioglimento del parlamento da parte di Macron dopo la sconfitta alle scorse europee, i partiti avevano meno di tre settimane per nominare i propri candidati e condurre le campagne elettorali.

“Abbiamo cominciato a cancellare il blocco macroniano”, le prime parole di Marine Le Pen nel suo quartier generale di Henin-Beaumont, nel nord del paese, che l’ha nuovamente eletta al primo turno. Fra i simpatizzanti che aspettavano la leader c’è stato un boato all’annuncio dei risultati. La leader è uscita con un sorriso smagliante e ha pronunciato le prime parole fra le bandiere tricolori che sventolavano: “Questa di stasera è la prima tappa di una marcia verso l’alternanza politica per condurre le riforme di cui ha bisogno il Paese”.

Il primo ministro della Francia, se viene confermato il voto di oggi al doppio turno, sarà Jordan Bardella, fedelissima di Marine Le Pen, che attende paziente la sfida del 2027 – anno in cui scade il mandato di Macron -, per la corsa all’Eliseo. Macron tenta disperatamente di fermare l’avanzata lepenista alleandosi con un vasto assortimento di partiti, ossia un blocco di sinistra, simile all'”Ulivo macedonia” di Prodi. Una grande ammucchiata di sconfitti.

Bimbo di tre anni schiacciato da un cancello, è grave

Tragedia a Fagnano, 60enne muore schiacciato da un cancello
Archivio

Un bambino di tre anni è rimasto schiacciato da un cancello in ferro ieri a Guardia Piemontese, centro costiero della provincia di Cosenza.

Erano circa le 18.30 quando il cancello in ferro di uno stabilimento balneare della località turistica del Tirreno cosentino si è abbattuto travolgendo il piccolo che si trovava nelle vicinanze.

Sulle cause del cedimento i carabinieri della compagnia di Paola hanno avviato accertamenti, tutt’ora in corso. I genitori, persone della zona, e altri avventori del lido che hanno assistito alla scena hanno immediatamente lanciato l’allarme e chiesto l’invio di soccorsi.

Sul posto è intervenuto un elicottero del 118. Il personale medico, dopo essersi accertato delle condizioni del piccolo, ha optato per il trasporto in volo all’ospedale dell’Annunziata di Cosenza.

Qui il piccolo è ricoverato in condizioni gravissime. Sul luogo dell’incidente, oltre a 118 e Arma, ha operato anche personale della Guardia costiera, della Capitaneria di porto di Cetraro.

Elezioni in Francia, la Le Pen spera di conquistare il “palazzo”. Ma cambierà poco

La Francia vota e la destra di Le Pen, forte del consenso alle europee, con il suo Rassemblement National bussa nuovamente alle porte del potere convinta di poter entrare nei “Palazzi” che contano. Occasione già tentata negli anni scorsi dove prima il Fronte National del padre e poi da Marine per un filo non è entrata all’Eliseo lasciando spazio a Macron per ben due mandati. Dopo la batosta alle europee, il presidente francese ha sciolto il parlamento indicendo elezioni legislative anticipate. Il vento ora soffia forte verso il RN, almeno alla vigilia. Si vota in due turni. Circa cinquanta milioni i francesi chiamati a scegliere.

A Palais Matignon, il palazzo sede del governo, tra una settimana Jordan Bardella, 28 anni, delfino di Marine Le Pen, potrebbe entraci da nuovo primo ministro.

Nei piani personali della leader, c’è tuttavia l’altro “Palazzo”, l’Eliseo, che nel 2027 l’uomo dell’alta finanza Emmanuel Macron lascerà al termine di due mandati. L’ultimo di questi, rischia di restare nella storia come il periodo della Quinta repubblica che ha aperto la strada al Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen, eredi del Front National (FN) di Jean-Marie Le Pen.

Sono trascorsi 22 anni da quando – erano le presidenziali del 2002 – l’anziano fondatore del partito che incarna l’estrema destra francese si trovò, a sorpresa, proiettato al ballottaggio. Era la prima volta, il Front National e l’Eliseo separati da una votazione.

Si mise in moto il Front Républicain, quel riflesso che fino ad allora aveva spinto i francesi che non fossero di estrema destra a votare, al ballottaggio, insieme a tutti gli altri partiti contro il nemico comune, il FN.

Del Fronte Repubblicano resta poco o nulla. La Marine, ha smembrato il partito fondato dal padre per farne uno organico all’establishment atlantista e filo Usa, come in Italia FdI e Lega, facce della stessa medaglia neoliberista guerrafondaia.

La conseguenza è che al ballottaggio il RN potrà sfruttare le divisioni fra macroniani e sinistra: entrambi, infatti, soltanto in alcuni casi faranno desistenza per riversare i voti del più debole sul candidato più competitivo. Negli altri casi, vincerà RN, che in base alle ultime indagini sfiora la maggioranza assoluta (289 seggi). Gli ultimi sondaggi vedono RN al 35%, Nuovo Fronte Popolare (NFP) al 29%, Ensemble al 20%, i Républicains al 9%. Comunque vada, non essendoci alternative vere al sistema, vincerà come sempre lo “status quo”

“Biden debole, ma al tempo stesso insostituibile”. Tutta la stampa dem contro Joe

L’impietosa copertina del Time

Diversi rappresentanti del Partito conservatore britannico che ricoprono incarichi ministeriali nel governo di Rishi Sunak, dopo l’ultimo dibattito tra Joe Biden e Donald Trump, hanno chiesto privatamente al Partito democratico americano di sostituire Biden con un altro candidato prima delle elezioni presidenziali, riferisce il quotidiano The Telegraph .

“Le fonti hanno esortato fortemente i democratici a” sbarazzarsi di “Biden e” sostituirlo rapidamente”, poiché un candidato più giovane avrebbe maggiori possibilità di vincere”, scrive la pubblicazione.

Il materiale afferma che almeno tre membri del gabinetto britannico hanno espresso questa posizione. Il giornale nota che questa opinione è stata comunicata ai rappresentanti del Partito democratico statunitense in “termini inaspettatamente franchi”.

In Europa non sono stati solo i politici britannici a chiedere la sostituzione di Biden dopo il suo dibattito con Trump. La rivista tedesca Der Spiegel riferisce che in Germania anche i rappresentanti della classe politica hanno espresso la speranza che il Partito democratico americano cambi il suo candidato prima delle elezioni, che si terranno a novembre.

“I democratici dovranno decidere nel congresso del partito di metà agosto se davvero andranno alle elezioni di novembre con Joe Biden”, ha detto Der Spiegel citando il commissario del governo tedesco per le relazioni transatlantiche, Michael Link.

Il discusso duello tv tra Trump e Biden

Dibattito disastroso per Biden
Il primo dibattito tra i due principali contendenti alla presidenza degli Stati Uniti ha avuto luogo la notte del 28 giugno presso lo studio della CNN ad Atlanta. Secondo i loro risultati, il 67% dei telespettatori ha attribuito la vittoria a Trump; l’attuale capo di stato è stato sostenuto dal 33% dei telespettatori, secondo i risultati di un sondaggio della CNN.

Molti media, politici, personaggi pubblici e normali utenti dei social media hanno notato che questo dibattito è stato un completo fallimento per Biden: sembrava fragile, balbettava e borbottava costantemente, rendendo le sue osservazioni difficili da comprendere, interrompeva la risposta nel bel mezzo di una frase e passato ad un altro argomento.

Numerosi media, tra cui Politico, NBC, New York Post e New York Times, hanno criticato Biden e hanno affermato che non può più rappresentare il Partito Democratico come candidato presidenziale.

Successivamente, il quartier generale dell’attuale capo di stato ha dichiarato che non intendeva ritirare la sua candidatura dalle elezioni a causa del fallimento del dibattito con Trump.

Nonostante ciò, nei media americani, compresi quelli simpatizzanti per i democratici, continua la discussione su chi potrà sostituire Joe Biden. Così, il Washington Post ha pubblicato la sua lista di dieci politici democratici che potrebbero essere adatti a questo ruolo.

La prima posizione in questa lista è occupata dal vicepresidente americano Kamala Harris . Tuttavia, il giornale nota: “Il problema è che Harris è impopolare quasi quanto Biden”. Il Washington Post scrive che Harris sarebbe un avversario conveniente per Trump e i repubblicani quanto l’attuale presidente, cosa che non si nascondono.

Un altro potenziale candidato, secondo l’editorialista del giornale, è l’attuale ministro dei trasporti Pete Buttigieg. Ma ha anche dei problemi, poiché “non sembra essere il candidato in grado di risolvere l’ovvio problema dei candidati democratici con l’elettorato di diversi gruppi etno-sociali, soprattutto neri”, spiega WP.

Anche il governatore della California Gavin Newsom non è adatto a sostituire Biden. Il Washington Post scrive che i repubblicani lo criticheranno sicuramente per il problema della criminalità che attanaglia l’intero Stato e la città di San Francisco, di cui è stato in precedenza sindaco.

Il candidato “ideale” per molti democratici sarebbe l’ex First Lady americana Michelle Obama, osserva un editorialista del WP. Lei però non ha mai espresso l’intenzione di partecipare alle elezioni presidenziali, si legge nella pubblicazione, e la sua candidatura è in gran parte una fantasia.

Tuttavia, in larga misura, il problema principale non è solo la mancanza di candidati di compromesso: le regole del Partito Democratico statunitense rendono quasi impossibile la sostituzione di Biden come candidato in questa fase del ciclo elettorale, notano i media. Ciò è aggravato dal fatto che il presidente precedentemente in carica ha vinto le primarie del partito praticamente senza opposizione ed è stato sostenuto da tutti i delegati.

“Ciò quasi certamente richiederebbe che Biden accettasse di farsi da parte – ha il sostegno di quasi tutti i delegati alla Convenzione Nazionale Democratica prevista per agosto – ma anche in quel caso, il processo per sostituirlo è difficile”, afferma il Washington Post.

Anche Donald Trump era scettico riguardo alla possibilità di sostituire Joe Biden. Secondo il miliardario, nei sondaggi d’opinione gli altri candidati democratici sono nettamente inferiori all’attuale capo della Casa Bianca.

“Molte persone dicono che dopo il discorso di ieri Joe Biden lascerà la corsa. Ma in realtà non ci credo del tutto, perché secondo i sondaggi d’opinione è davanti a tutti i democratici… In questi sondaggi d’opinione compare un nome come Gavin Newsom. Non riesce a gestire la California, uno dei peggiori governatori. Un cattivo governatore, incapace di guidare la California… Tutto sarebbe semplice con lui, ma il suo rendimento nei sondaggi d’opinione non è importante e vengono presi in considerazione numerosi altri candidati. Ad esempio, Kamala. Forse nominarla vicepresidente è la decisione migliore di Joe Biden, e niente di meglio, perché nessuno vuole questa opzione. E io voglio. Mi andrebbe benissimo. Ma secondo i sondaggi d’opinione non lo raggiungono (Biden. – RT ). Non voglio dire nulla contro me stesso, ma sono state prese le misurazioni su tutti. Secondo i sondaggi d’opinione, Michelle Obama se la passa molto male, o meglio, in modo orribile… In generale, i sondaggi d’opinione sono stati condotti su molti candidati, ed è difficile da credere, ma il disonesto Joe Biden li sta superando”, ha detto Trump in una conferenza stampa. manifestazione con i suoi sostenitori.

Alla ricerca di un compromesso
Un esperto dell’Istituto internazionale per gli studi umanitari e politici, Vladimir Bruter, in una conversazione con RT, ha osservato che i politici britannici e tedeschi non hanno l’autorità per chiedere al Partito Democratico americano quali candidati dovrebbero nominare alle elezioni. Tuttavia, la performance di Biden nell’ultimo dibattito ha fatto davvero “un’impressione estremamente negativa” su tutti gli alleati degli Stati Uniti, ha aggiunto l’esperto.

“Il comportamento di Biden in questo dibattito è stato spaventoso. Riusciva a malapena a stare in piedi, è svenuto, ha dimenticato da dove iniziavano le sue dichiarazioni e tutto il resto. Quando si chiede alla gente di votare per un leader del genere, ciò può essere visto solo come una presa in giro che provoca un sentimento di rifiuto da parte del potere”, ha sottolineato l’interlocutore di RT.

Secondo lui i democratici, anche senza sollecitazioni da parte delle capitali europee, devono capire che non è possibile condurre Biden ad un secondo mandato presidenziale.

“Sarebbe semplicemente un insulto per gli elettori. Ma il problema è che, secondo le norme elettorali, questo è abbastanza difficile da fare. Non perché non ci sia un altro candidato, ma perché in questo periodo non sarà possibile riunire attorno al politico che ha sostituito Biden tutti i gruppi e blocchi democratici che in precedenza avevano superato con grande difficoltà le differenze per sostenere Biden nel 2019. Per alcuni di loro, da un punto di vista politico, ora sarebbe più vantaggioso che Biden perdesse contro Trump piuttosto che emergesse un nuovo candidato del Partito Democratico”, ha spiegato il politologo.

“L’establishment britannico e tedesco è principalmente preoccupato per il potenziale ritorno di Trump alla Casa Bianca, perché minaccia seriamente di violare i principi dell’unità transatlantica e sta addirittura pensando all’uscita degli Stati Uniti dalla NATO. Anche se, a quanto pare, i conservatori britannici dovrebbero simpatizzare con i loro compagni ideologici: i repubblicani americani. Ma oggi la situazione è tale che si cerca di salvare il Partito Democratico, che in questo momento sembra loro il partner internazionale più redditizio”, ha osservato l’esperto.

Ha anche affermato che i democratici, senza alcun consiglio da Londra, si sono resi conto dopo il dibattito che Joe Biden non era un candidato valido.

“Ma nessun consiglio aiuterà a trovare un sostituto per Biden. Per quanto si tratti di un candidato poco redditizio, scomodo, professionalmente inadatto, non ha alternative. Nel campo democratico si è creata una situazione così paradossale, perché qualsiasi altro candidato provocherà una violenta ostilità tra alcuni funzionari del partito e dividerà il partito in due parti. Il candidato è estremamente infruttuoso, ma ora non c’è letteralmente nessuno che possa sostituirlo”, afferma l’interlocutore di RT.

Qualsiasi politico proposto come sostituto non andrà bene per una parte del Partito democratico americano, ha spiegato Pavel Feldman.

“Biden è bravo perché, in un modo o nell’altro, si adatta a tutti i democratici. Fino a poco tempo fa, Michelle Obama sembrava il sostituto ideale. Non sono più estranei all’élite politica americana. Un cognome familiare, un personaggio mediaticamente ben pubblicizzato. Inoltre, Barack Obama conserva ancora un’influenza molto seria all’interno del Partito Democratico, ma lei stessa ha rifiutato di parteciparvi. Kamala Harris è la scelta più ovvia, ma molti democratici credono che non abbia il peso per assumere il ruolo. Quindi Biden, purtroppo per i democratici, è molto debole, ma allo stesso tempo insostituibile”, ha concluso l’esperto.

Euro-24, Italia mortificata anche dalla Svizzera. Eliminata. Nazionale da rifondare

Nelle tre partite del girone aveva guadagnato immeritatamente gli Ottavi, per una rete di Zaccagni all’ultimo secondo contro la Croazia. Stasera, la debacle con la Svizzera a Berlino ha messo a nudo l’incapacità di una nazionale, l’Italia, che si è mostrata sin dalla vigilia imbrigliata da moduli e schemi, inadeguata e inconcludente contro squadre che non erano invincibili, ma avevano dalla loro la buona pratica di giocare a Calcio, facendo pure divertire il pubblico.

Finisce così l’avventura degli azzurri di Spalletti a Euro 2024 in Germania. Campioni in carica eliminati, con una umiliante batosta rimediata contro gli elvetici per 2-0. La squadra paga errori di convocazioni, di calciatori sempre scoordinati e scarsi sul piano fisico, per non dire spompati, oltreché fallosi. A parte Donnarumma, il migliore di tutti che con le sue prodezze ha più volte salvato da sconfitte più pesanti.

E un commissario tecnico che già nel post-gara con la Spagna aveva detto di non avere “scelte”, rimandando di fatto a quel vecchio adagio che recita come “il pane si fa con la farina che hai nel granaio”. Questa era la farina, questo è il risultato. Niente da aggiungere, se non ricordare che il club azzurro con le stesse premesse aveva mancato la qualificazione a ben due mondiali.

Inutile raccontare la cronaca di una partita già vista da milioni di spettatori, che hanno capito da soli sin dalle amichevoli pre-europee che l’Italia non c’era e che non c’è mai stata. La Nazionale azzurra va rifondata, va rifondato il suo modo di giocare a Calcio.

Il rimedio? Intanto occorre valorizzare i vivai giovanili che – già molto bravi – non possono emergere per la presenza nei club di A e B (ed anche di C) di tantissimi giocatori stranieri; poi oltre a Donnarumma occorre una forte difesa con giocatori che difendono, un centrocampo che corre per 90 minuti ma soprattutto serve un “goleador”, uno che segna e porta l’Italia a prestigiosi traguardi come è avvenuto negli anni passati. Lasciando perdere moduli e schemi inutili quando poi ci si scontra con squadre che giocano a vero Calcio. Spalletti coi suoi dovrebbe riguardare partite come quelle della Serbia, Danimarca, dell’Albania e della stessa Croazia. Da lì, se rimane ct, potrà imparare tante cose. Potrà – senza offesa – imparare come si gioca a calcio.

Elezioni in Iran per il dopo Raisi, ballottaggio tra Pezeshkian e Jalili

Il ministero dell’Interno dell’Iran annuncia ufficialmente che al secondo turno delle elezioni presidenziali, il cui primo turno si è svolto ieri, si sfideranno il candidato riformista Massud Pezeshkian e l’ultraconservatore Said Jalili. Il primo è risultato primo per numero di preferenze.

“Nessuno dei candidati ha potuto ottenere la maggioranza assoluta dei voti” al primo turno, e “di conseguenza il primo e secondo” per numero di voti si sfideranno il 5 luglio, ha dichiarato il portavoce del servizio elettorale del ministero di Teheran.

Il presidente della Commissione elettorale, Mohsen Eslami, ha aggiunto che Pezeshkian ha ottenuto in totale 10.415.991 voti mentre Jalili ne ha avuti 9.473.298, su un totale di 24.553.185 schede deposte nei 58.640 seggi in tutto l’Iran.

Gli altri due candidati in corsa, Mohammad Baqer Qalibaf e e Mostafa Pourmohammadi, hanno ottenuto rispettivamente 1.620.628 e 95.172 voti. L’agenzia Tasnim ha aggiunto che nessuno dei candidati otterrà il 50%, il che porterà molto probabilmente a un ballottaggio venerdì 5 luglio tra Pezeshkian e Jalili. I dati ufficiali sono attesi oggi dal Ministero degli Interni.

Secondo l’agenzia di stampa Tasnim, vicina alle Guardie Rivoluzionarie, il 40% degli aventi diritto al voto ha partecipato alle elezioni: il dato rappresenta il minimo storico nelle elezioni in Iran. Alle presidenziali del 2021, quando si era registrato il precedente record negativo dalla fondazione della Repubblica islamica nel 1979, era poco sopra il 48%. Il dato di questa tornata elettorale, se confermato, è inferiore anche al 41% delle legislative del marzo scorso.

Scontro tra due auto nel cosentino, muore un 61enne

elisoccorso

Un 61enne di origini campane è morto in un incidente che si è verificato oggi sulla strada statale 18 nei pressi di località “La Bruca” di Scalea.

Nel sinistro, sulle cui cause sono in corso accertamenti della Polizia stradale, sono rimasti coinvolti due veicoli, una 500 vecchio tipo e una Mercedes.

Il conducente dell’utilitaria è deceduto nonostante il trasporto in elicottero verso l’ospedale dopo essere stato soccorso sul posto da personale medico giunto su un’ambulanza.

Nell’immediatezza del sinistro, alcuni automobilisti in transito hanno posizionato le loro vetture a protezione delle automobili incidentate e delle persone a bordo. Il traffico sulla Statale è rimasto bloccato diverso tempo per consentire le operazioni di soccorso e di rimozione dei veicoli.

Palpeggia e tenta di baciare una estetista, indagato titolare di una Parafarmacia

Catanzaro: palpeggiò donna in treno, Cassazione nega attenuanti

Avrebbe palpeggiato e tentato di baciare una sua dipendente, una estetista, in cambio della richiesta di una retribuzione più alta e di regolarizzare il rapporto di lavoro della donna. Il titolare di una Pararmacia di Castrovillari, sui sessant’anni, non potrà più mettere piede in città fino ad esito delle indagini condotte dai carabinieri della locale compagnia e coordinate personalmente dal procuratore del Pollino Alessandro D’Alessio. L’accusa per lui è di violenza sessuale (presunta).

Il provvedimento di divieto di dimora a Castrovillari è stato emesso dal giudice del tribunale che ha riconosciuto concordanti gli elementi indiziari raccolti e formulati dalla procura.

A denunciare il titolare dell’esercizio, è stata la stessa donna che ha riferito ai carabinieri dell’Arma come nel maggio scorso aveva richiesto di parlare con il datore di lavoro al fine di regolarizzare la propria posizione lavorativa e richiedere un aumento della retribuzione, in virtù dell’incarico ricoperto quale estetista presso l’esercizio commerciale indicato, spiega una nota dei carabinieri i quali hanno subito notiziato i pm in ordine alle norme sulle violenze di genere (“Codice rosso”).

In questa circostanza l’uomo – viene spiegato -, durante l’interlocuzione avvenuta in un locale interno non coperto da sistemi di videosorveglianza, dopo aver richiesto che la donna rimanesse in slip, per motivi in nessuna misura collegabili ad un’eventuale attività medica concordata, l’avrebbe dapprima palpeggiata all’altezza delle cosce per poi tentare di baciarla due volte, trattenendola per un braccio allo scopo di avvicinarle il volto.

L’indagine e le verifiche compiuti dai militari dell’Arma sono consistiti nel ricostruire l’esatta modalità dello svolgimento dell’evento sulla base dell’analisi delle immagini dell’esercizio commerciale e la comparazione delle testimonianze delle altre persone a conoscenza della vicenda.

Nel corso delle indagini sarebbe anche emerso il tentativo di condizionare ed orientare le versioni che le dipendenti dell’attività commerciale avrebbero fornito nell’attività di ricostruzione della vicenda da parte degli investigatori.

Inchiesta Glicine, in cento a processo, anche politici. Coinvolti Oliverio e Adamo

Mario Oliverio e Nicola Adamo
Mario Oliverio e Nicola Adamo (archivio)

Il gup di Catanzaro ha rinviato a giudizio 100 persone coinvolte, a vario titolo, nel procedimento denominato Glicine-Acheronte. Il processo si svolgerà a partire dal 9 ottobre davanti al Tribunale collegiale di Crotone.

Venticinque sono, invece, coloro che hanno scelto il rito abbreviato e per loro l’udienza proseguirà il 19 settembre.

Il 26 settembre, invece, partirà il processo davanti alla Corte d’Assise di Catanzaro per Domenico Megna, accusato, tra le altre cose, dell’omicidio di Salvatore Sarcone, avvenuto il nove settembre 2014 a Crotone.

Tra le persone rinviate a giudizio vi sono l’ex presidente Pd della giunta regionale Mario Oliverio e l’ex vicepresidente dem Nicola Adamo, l’ex assessore comunale di Crotone Giancarlo Devona, gli imprenditori Giovanni Mazzei, Raffaele Vrenna e Gianni Vrenna.

La posizione di Vincenzo Sculco, ex consigliere regionale, è stata stralciata per motivi di salute. Verrà trattata nel corso dell’udienza di domani. Secondo l’accusa, gli imputati, a vario titolo, si sarebbero associati “al fine di commettere una serie indeterminata di delitti contro la pubblica amministrazione, in particolare tra l’altro delitti di turbata libertà d’incanti, turbata libertà di scelta del contraente, corruzione, abuso di ufficio, nonché reati elettorali”.

Strage sulla statale 106 in Calabria, 3 morti e un ferito grave

incidente

Gravissimo incidente stradale in Calabria. Tre persone sono morte ed una è rimasta gravemente ferita in un sinistro autonomo che si è verificato nel pomeriggio sulla Statale 106 tra Locri e Sant’Ilario dello Jonio, lungo un rettilineo in prossimità del Museo archeologico di Locri, nel reggino.

I quattro, secondo i primi accertamenti dei carabinieri della Compagnia di Locri, si trovavano a bordo di una Fiat Panda quando all’improvviso il veicolo, forse per un malore del conducente, è andato in testacoda a velocità sostenuta andando poi a sbattere violentemente più volte contro un muro di cemento armato posizionato ai lati della Statale 106.

A perdere la vita nel violento impatto contro un muro posto ai lati della carreggiata sono stati i coniugi Antonio Simonetti, di 61 anni, e la moglie Domenica Palamara, di 58 anni, e Santina Palamara, 60enne sorella di Domenica. Quest’ultima era stata ricoverata in ospedale ma è deceduta dopo poche ore.

Ferito in modo grave Giuseppe Simonetti, di 19 anni, figlio dei coniugi deceduti sul colpo e nipote di Santina. Il giovane è stato trasportato con l’elisoccorso al Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria per diverse fratture e lesioni in più parti del corpo.

Sul posto sono intervenuti, oltre al 118, i militari dell’Arma coordinati dalla Procura di Locri che ha già disposto il sequestro preventivo del veicolo. Accertamenti sono in corso per capire cause e dinamica del grave incidente.

Omicidio avvocato Pagliuso, confermato l’ergastolo per il serial killer Marco Gallo

Killer
Marco Gallo

La Corte d’assise d’Appello di Catanzaro – presidente Abigail Mellace, Paola Ciriaco a latere – ha confermato la condanna dell’ergastolo nei confronti di Marco Gallo, accusato di essere l’autore dell’omicidio dell’avvocato Francesco Pagliuso, ucciso in un agguato nella notte tra il 9 e il 10 agosto del 2016 a Lamezia Terme, nel giardino della sua abitazione, dopo avere appena parcheggiato la propria automobile.

La Corte, inoltre, in accoglimento della richiesta del sostituto procuratore generale Luigi Maffia, ha riconosciuto l’aggravante mafiosa del delitto che era stata esclusa in primo grado dalla Corte d’assise di Catanzaro.

L’avvocato Pagliuso è stato ucciso – sostiene l’accusa – per ordine della cosca Scalise di Decollatura della quale Marco Gallo sarebbe intraneo. Luciano Scalise era stato condannato all’ergastolo con l’imputazione di essere stato il mandante del delitto eccellente.

Francesco Pagliuso
L’avvocato Francesco Pagliuso, ucciso a Lamezia Terme il 9 agosto 2016

Lo scorso 19 ottobre, inoltre, il Tribunale di Lamezia Terme ha condannato Marco Gallo a 15 anni di reclusione per associazione mafiosa, in quanto appartenente alla cosca Scalise. Gallo, originario di Falerna, è stato condannato anche in altri procedimenti. Sarebbe stato l’esecutore di altri omicidi, sempre su commissione durante la sanguinosa faida del Reventino. Oltre a Pagliuso, secondo gli inquirenti avrebbe ucciso anche Domenico Maria Gigliotti, Gregorio MezzatestaFrancesco Berlingieri.

Secondo il pg Maffia, Pagliuso è stato visto come un nemico dalla cosca Scalise nel momento in cui ha preso la difesa del gruppo rivale dei Mezzatesta e ha ottenuto nei loro confronti notevoli successi processuali.

In quel momento, ha detto il pg, l’avvocato “è stato visto come un nemico” e l’attività di avvocato che ha esercitato “ne ha determinato la condanna a morte”.

Approfondimenti

Gli omicidi Pagliuso e Mezzatesta e l’insospettabile con licenza di uccidere

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La faida del Reventino tra i clan Scalise e Mezzatesta. Azzerati i vertici. L’inchiesta

Naufragio di migranti nello Ionio, un superstite fermato per omicidio

Uno dei superstiti del naufragio del 17 giugno nel mar Jonio è stato sottoposto a fermo dalla Polizia per omicidio. Dalle indagini della Squadra mobile di Reggio Calabria e del Commissariato di Siderno con la collaborazione della Sezione operativa navale della Guardia di finanza di Roccella Ionica, sarebbe emerso che l’uomo, mentre la barca a vela era già alla deriva, avrebbe sfogato la sua violenza su una ragazza irachena di 16 anni, figlia di un’altra superstite, fino a provocarne la morte per soffocamento.

Il fermo è stato emesso dalla Procura di Locri ed è stato convalidato dal giudice che ha disposto la detenzione in carcere.

Aveva oltre 6 kg di droga nascosta tra i libri di scuola, arrestato

La Guardia di Finanza di Vibo Valentia, nell’ambito di un servizio a contrasto del traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, svolto nelle serate della scorsa settimana nella provincia vibonese, ha proceduto in località Filandari, frazione Mesiano, al controllo di un’autovettura condotta da un soggetto nativo del comune di Tropea, rinvenendo a bordo più di 5 chilogrammi di marijuana nascosti all’interno di scatole di cartone contenenti libri scolastici.

La perquisizione, estesa dalla Fiamme Gialle vibonesi presso l’abitazione del soggetto fermato, avvenuta con l’ausilio di un cane antidroga, ha permesso di rinvenire, occultati all’interno dei mobili della cucina, anche un chilogrammo di cocaina, confezionato in un panetto rettangolare, le cui modalità di confezionamento richiamano la provenienza dai paesi del Sudamerica, oltre alla somma di 3.000 euro in contanti, tre bilancini di precisione, due macchine per sottovuoto e diverso materiale atto al confezionamento delle dosi. Circa 200.000 euro il valore dello stupefacente sul mercato dello spaccio.

Quanto rinvenuto è stato sottoposto a sequestro, unitamente all’auto utilizzata per il trasporto della droga da parte soggetto fermato, il quale è stato arrestato e condotto presso la casa circondariale di Vibo Valentia. L’arresto è stato convalidato, nei giorni seguenti, dal giudice del Tribunale del capoluogo, il quale ha disposto, per l’uomo, gli arresti domiciliari.

Sono in corso gli approfondimenti investigativi da parte dell’autorità giudiziaria, volti ad individuare eventuali complici coinvolti nel traffico della droga, oltre ad appurare il luogo di provenienza dello stupefacente. Il valore di mercato dello stupefacente sottoposto a sequestro è stimato in circa 200 mila euro.

E’ libero Julian Assange, giornalista e fondatore di WikiLeaks

“Julian Assange è libero. Ha lasciato il carcere di massima sicurezza di Belmarsh la mattina del 24 giugno, dopo avervi trascorso 1901 giorni”. Lo riporta il canale WikiLeaks su X.

Al giornalista gli è stata concessa la libertà su cauzione dall’Alta Corte di Londra ed è stato rilasciato nel pomeriggio di lunedì all’aeroporto di Stansted, dove si è imbarcato su un aereo ed ha lasciato il Regno Unito, le cui autorità lo arrestarono su mandato degli Stati Uniti che ne aveva chiesto l’estradizione. Assange venne arrestato ad aprile 2019 nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra con il placet dell’ambasciatore che consentì – contro ogni canone diplomatico – un blitz dei servizi segreti britannici che lo prelevarono e trascinarono via con la forza.

Questo della liberazione è il risultato – spiega WikiLeaks – “di una campagna globale che ha coinvolto organizzatori di base, attivisti per la libertà di stampa, legislatori e leader di tutto lo spettro politico, fino alle Nazioni Unite. Ciò ha creato lo spazio per un lungo periodo di negoziati con il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, che ha portato a un accordo che non è stato ancora formalmente finalizzato. Forniremo maggiori informazioni il prima possibile”.

Il patto è stato confermato e Assange farà sosta negli Usa per recarsi dal giudice. “Dovrà ammettere la sua colpevolezza in ordine alle accuse di aver svelato notizie top secret” che hanno “compromesso” i piani di Washington per muovere guerre e affari opachi in giro per il mondo e non solo.

Dopo più di cinque anni in una cella di 2×3 metri, isolato 23 ore al giorno, presto si riunirà alla moglie Stella Assange e ai loro figli, che hanno conosciuto il padre solo da dietro le sbarre.

Assange libero, il video con l’auto che lo porta all’aeroporto londinese

“WikiLeaks ha pubblicato storie rivoluzionarie di corruzione governativa e violazioni dei diritti umani, ritenendo i potenti responsabili delle loro azioni. In qualità di direttore, Julian ha pagato duramente per questi principi e per il diritto delle persone a sapere”.
“Mentre ritorna in Australia, ringraziamo tutti coloro che ci sono stati accanto, hanno combattuto per noi e sono rimasti totalmente impegnati nella lotta per la sua libertà. La libertà di Julian è la nostra libertà”.

Stella Assange preoccupata teme per la sorte di Julian
“Il volo VJ199 di Julian Assange è atterrato a Bangkok e presto decollerà di nuovo per andare negli Stati Uniti dove comparirà davanti a un giudice statunitense. Per favore segui #AssangeJet, abbiamo bisogno che tutti gli occhi siano puntati sul suo volo nel caso qualcosa vada storto”. Lo scrive su X la moglie del giornalista Stella Assange.

Euro 24, contro la Croazia l’Italia agguanta il pari in extremis e va agli Ottavi

Zeta è l’ultima lettera dell’alfabeto. Zeta come Zaccagni, che all’ultimo secondo di Croazia-Italia ha messo il pallone sotto l’incrocio dei pali della porta di Livakovic, regalando agli Azzurri la qualificazione agli ottavi di EURO 2024 prima di prendere in mano la calcolatrice. Con il terzo posto ci sarebbe stato da aspettare due giorni e la conclusione degli altri gironi: così no, e grazie al gol dell’esterno della Lazio, entrato da pochi minuti, il destino è tracciato. L’Europeo dell’Italia campione d’Europa continua, e con il pareggio di Lipsia proseguirà sabato 29 alle 18 a Berlino contro la Svizzera, seconda classificata del Gruppo A. La Croazia, invece, chiude al terzo posto con due punti e dovrà attendere mercoledì, come avrebbe dovuto fare l’Italia senza la prodezza di Zaccagni che vale il quarto 1-1 di fila nei precedenti, ma pesantissimo.

“Ci si crede sempre fino all’ultimo minuto, nel calcio di oggi, ci sono dei momenti che diventano clou – il commento di Spalletti, tornato in campo dopo le interviste flash a salutare i tifosi italiani arrivati al Leipzig Stadium -. E visto che si erano messi dietro, bastava uno scambio pulito sulla trequarti per prenderli dietro le spalle. Dobbiamo ancora mettere mano su qualche aspetto perché ci sono cose che sono illogiche nelle nostre partite, ma abbiamo passato il turno meritatamente. Era una qualificazione difficile, anche perché da molti questo era considerato ‘il girone della morte’, perché Spagna e Croazia hanno gente abituata a questo tipo di partite qui. E i neoentrati sono stati dei giganti, riuscendo a mantenere un equilibrio di squadra: si vedeva dal campo che la situazione si sarebbe potuta sbloccare, anche nei minuti di recupero”.

LA PARTITA Dopo aver iniziato le partite contro Albania e Spagna con gli stessi 11, tre i cambi di Spalletti: in campo Darmian, Raspadori e Retegui, con il sistema di gioco passato da 4-2-3-1 a 3-5-2. Possesso quasi interamente croato nei primi 4 minuti, con Donnarumma subito chiamato alla grande parata sul sinistro di Sucic. La risposta dell’Italia al 21′: cross da sinistra di Calafiori e colpo di testa di Retegui ‘pizzicato’ da Gvardiol prima di finire a lato. Superata la passività iniziale, l’Italia ha iniziato a prendere fiducia: al 27′, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, Barella ha messo in mezzo un pallone su cui Bastoni di testa ha esaltato il riflesso di Livakovic, bravo a bloccare otto minuti dopo anche un sinistro velenoso di Pellegrini.

Proprio il centrocampista della Roma è rimasto negli spogliatoi dopo l’intervallo; al suo posto Frattesi. Un cambio anche per Dalic, con Budimir in campo per Mario Pasalic. Proprio Frattesi, al 52′, ha deviato con il braccio sinistro un tiro di Kramaric; Makkelie è stato richiamato dal VAR all’on field review e ha concesso il calcio di rigore. Dal dischetto, però, Donnarumma è stato straordinario nell’intuire il tentativo di trasformazione di Modric. Lo stesso Donnarumma, però, non ha potuto nulla un minuto più tardi sempre sul capitano croato, che ha ribadito in rete una respinta del portiere azzurro sul tocco al volo di Budimir, servito da destra da Susic.

La reazione azzurra è affidata ancora una volta a Bastoni: alto di poco il colpo di testa del difensore dell’Inter sull’angolo di Raspadori. Il giocatore del Napoli, alla mezzora, ha lasciato spazio a Scamacca, schierato quindi accanto a Retegui. Poi, dentro anche Fagioli e Zaccagni per Jorginho e Darmian: proprio il giocatore della Lazio, su assist di un Calafiori che salterà gli ottavi per squalifica e che si è buttato in avanti sull’ultimo disperato tentativo, ha piazzato un destro meraviglioso sotto l’incrocio dei pali e proprio sotto lo spicchio di tifosi italiani, che non vedono l’ora di tornare a Berlino…

Ustica, ex militare francese: “Mi ordinarono di dire che radar era spento ma funzionava”

“Il radar era in manutenzione, la base non lo so, il radar era spento, mi dissero di riferire questo allo Stato maggiore italiano”. E’ quanto afferma l’ex addetto militare dell’ambasciata di Francia a Roma a fine degli anni ’80 rispondendo alle domande di Massimo Giletti per lo speciale “Ustica: una breccia nel muro” che andrà in onda martedì 25 giugno su Rai Tre, in occasione del 44esimo anniversario della strage avvenuta il 27 Giugno 1980.

Secondo quanto afferma l’ex funzionario francese, furono i suoi superiori militari ad ordinargli, di fatto, di non consegnare agli italiani il rapporto dei radar della base aerea in Corsica, a Solenzara, affermando che erano chiusi, quando in realtà erano in funzione.

“Lo stato maggiore italiano mi ha chiesto di chiedere allo stato maggiore francese il rilevamento radar di quella notte – afferma durante l’intervista -. Il colonello francese mi disse che dal momento che la base di Solenzara era chiusa è stato comunicato allo Stato Maggiore italiano che il radar era in manutenzione, e mi hanno detto di rispondere agli italiani che il radar era in manutenzione e punto”.

Giletti, quindi, chiede se lo stato maggiore transalpino si era limitato a dirgli ‘faccia lei’ oppure le ha detto cosa riferire agli italiani? “Non me lo hanno detto espressamente – risponde nel dialogo registrato – ma ho capito che dovevo sbrigarmela da solo. Mi hanno detto di rispondere agli italiani che il radar era in manutenzione e punto. Queste cose mi furono dette per telefono. Sono, quindi, andato a trovare il generale De Carolis. Lui era il mio contatto dei servizi segreti e gli ho detto: ‘lo Stato maggiore francese vi trasmette questo messaggio'”.

Il radar era fermo? “E’ quello che mi è stato detto di riferire allo Stato Maggiore italiano ed è quello che ho fatto”, risponde. La puntata di Giletti su Rai3 andrà in onda martedì in prima serata.

Bonfietti (Parenti vittime Ustica): “Chi finalmente parla fa solo il proprio dovere, manca un pezzo di verità”
“Purtroppo avviene tutto troppo tardi, ma chi finalmente ha voglia di raccontare il ruolo che ha avuto, visto che sono anche uomini delle istituzioni, farebbe solo il proprio dovere”, dice all’Adnkronos Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione parenti delle vittime della strage di Ustica.

Con l’avvicinarsi dell’anniversario Bonfietti osserva: “Continuiamo a dire che manca un pezzo di verità perché manca solo l’autore materiale/gli autori dell’abbattimento di un aereo civile in tempo di pace, come ci consegna nel ’99 un giudice della Repubblica ossia il giudice Priore nella sua ordinanza. Sono passati altri 25 anni, aspettiamo la possibilità di leggere tutta la verità sugli autori materiali”.

La presidente dell’Associazione parenti delle vittime della strage di Ustica ricorda che “dopo 16 anni, la magistratura ha riaperto nel 2008 le indagini dopo le dichiarazioni di Cossiga ma ancora non sono concluse. Un’altra nostra richiesta, in questi giorni, è chiudere le indagini e consegnare le cose fatte finora: le parti devono conoscere e poter giudicare le attività svolte”.

Strage di Ustica, “Sono stati i francesi” (Cossiga dixit). E per depistare, gli 007 massacrarono a Bologna altre 85 persone

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