11 Ottobre 2024

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Due gemellini neonati trovati chiusi in un armadio, choc in Calabria

Due gemellini neonati sono stati rinvenuti senza vita all’interno di un armadio chiuso, avvolti in un lenzuolo. È successo a Reggio Calabria. A fare l’agghiacciante scoperta è stata una donna che, nella tarda serata di ieri, ha subito chiamato la polizia.

A partorire i due gemellini sarebbe stata la figlia della donna che li ha scoperti, una ragazza di 24 anni che si trovava da alcuni giorni ricoverata nel Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria, dove si era recata per un malore senza fornire ulteriori spiegazioni ai sanitari del reparto di Ostetricia e ginecologia. Proprio mentre il personale medico stava studiando il caso sotto l’aspetto clinico, trovandosi, tra l’altro, di fronte al rifiuto da parte della giovane di sottoporsi a visita ginecologica, è scoppiato il caso giudiziario.

Una vicenda che ha suscitato profondo sconcerto a Reggio Calabria. Tra i mille interrogativi suscitati dalla vicenda, c’è solo una certezza: l’ipotesi di reato formulata dalla Procura di Reggio Calabria, diretta da Giovanni Bombardieri, a carico della ragazza, che risulta indagata per duplice infanticidio ma nei confronti della quale, almeno per il momento, non é stato adottato alcun provvedimento restrittivo.

Residente a Pellaro, nella zona sud della città, la giovane vive assieme ai genitori in un contesto familiare che gli inquirenti definiscono normale, senza alcun disagio particolare che possa spiegare la vicenda.
La giovane aveva un fidanzato, individuato dalla Squadra mobile di Reggio Calabria, che sta conducendo le indagini. Nelle ultime ore il giovane é stato sentito come persona informata sui fatti, ma sul contenuto delle sue dichiarazioni vige il massimo riserbo. Ciò che sta emergendo, piuttosto, dalle prime indagini, è che i genitori della 24enne, pur essendo sotto choc per il ritrovamento dei due feti all’interno dell’armadio della loro abitazione, stanno collaborando con gli inquirenti essendo interessati a fare piena luce sull’accaduto.

Oltre al fidanzato, la polizia sta sentendo altri familiari e conoscenti della ragazza, per quale la Procura ha nominato un avvocato d’ufficio. La giovane è ancora ricoverata in ospedale, ma non è escluso che possa essere dimessa entro stasera stessa, dato che le sue condizioni non destano preoccupazioni. Finora la 24enne si è trincerata in un silenzio assoluto, decidendo di non rispondere alle domande degli investigatori, il cui obiettivo è capire chi fosse a conoscenza della gravidanza, come la ragazza sia riuscita a nasconderla addirittura ai suoi genitori e se qualcuno abbia avuto un ruolo diretto o indiretto nella vicenda.

Dal taglio del cordone ombelicale all’espulsione dei feti è inverosimile, infatti, che la giovane abbia potuto fare tutto da sola. Non se lo spiegano altrimenti i magistrati, per i quali qualche elemento utile alle indagini potrebbe emergere dall’esame del cellulare della ragazza, che è stato sequestrato. Non è escluso, infatti, che la 24enne si sia confidata con un’amica o che abbia chiesto aiuto a qualcuno.

Nel tentativo di ricostruire le circostanze del parto, inoltre, il sostituto procuratore Chiara Greco, titolare del fascicolo aperto sulla vicenda, ha disposto l’autopsia sui corpi dei due gemellini. Il medico legale dovrà stabilire innanzitutto se siano frutto di un parto spontaneo o di un aborto e, in quest’ultimo caso, se sia stato naturale o provocato.

L’esame autoptico, inoltre, dovrà servire a chiarire se i gemelli erano già morti nel momento della nascita o se siano deceduti successivamente. E anche quale fosse la loro età gestazionale nel momento del ritrovamento. Da un primo esame esterno i due corpicini sembrerebbero “completamente formati”, ma solo un’analisi approfondita, inclusa la docimasia polmonare, l’esame che permette di accertare la presenza di aria nei polmoni, potrà confermare se i feti abbiano respirato prima di essere avvolti in un lenzuolo e nascosti dentro l’armadio in cui sono stati trovati.
Solo dopo tutti questo accertamenti il quadro sarà più chiaro per gli inquirenti, che, al momento, salvo possibili sviluppi investigativi, hanno deciso soltanto di iscrivere la 24enne nel registro degli indagati.

Agguato a Reggio, ferito un uomo di 51 anni. È grave

Un uomo di 51 anni, Massimiliano Sinisi, è stato ferito a colpi d’arma da fuoco la scorsa notte a Reggio Calabria, nella periferia sud della città.

La vittima, un manovale già noto alle forze dell’ordine, è stato colpito all’addome mentre si trovava in via Pio XI. A sparare ignoti che si sono poi dileguati.

Le sue condizioni sarebbero gravi. Sul posto sono intervenute le volanti della Questura e la Squadra mobile che ha avviato le indagini coordinate dal sostituto procuratore Chiara Greco. Gli investigatori stanno cercando di ricostruire la dinamica della sparatoria attraverso le telecamere presenti nella zona.

In queste ore, inoltre, la mobile sta interrogando familiari e conoscenti della vittima che è stata trasportata al Gom di Reggio Calabria dove è stata ricoverata. Disposte alcune perquisizioni nei confronti di pregiudicati della zona. Al momento le notizie sono frammentarie, ma non si esclude che il tentato omicidio sia maturato negli ambienti della criminalità locale.

In particolare, secondo quanto si è appreso, Massimiliano Sinisi è noto per fatti legati a percosse, minacce e violazioni alla legge sulle armi. Non risulta affiliato a cosche di ‘ndrangheta anche se il suo nome compare in alcuni atti giudiziari riguardanti le cosche della zona sud di Reggio.

Sulla vicenda è stata aperta un’inchiesta dalla Procura di Reggio Calabria e la Squadra mobile sta cercando di ricostruire la dinamica dell’agguato e il contesto in cui è maturato il tentato omicidio.

Mosca, declassificati documenti della Nato negli anni ’90. “Non un pollice verso Est”

Il portavoce del leader russo Vladimir Putin, Dmitry Peskov, ha detto di aver letto gli archivi declassificati pubblicati sui negoziati tra la leadership russa e la NATO negli anni ’90. Lo ha detto Peskov in un’intervista al giornalista Pavel Zarubin.

Il portavoce del Cremlino ha detto di aver letto le registrazioni delle conversazioni di cui il leader russo Vladimir Putin ha parlato molto tempo fa, sei o sette anni fa: cosa è stato promesso alla Russia, cosa è stato discusso e cosa è successo alla fine.

Come risulta da documenti declassificati dell’Archivio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, il primo presidente russo Boris Eltsin, in una conversazione telefonica con il suo collega americano Bill Clinton, ha definito l’inizio del bombardamento della Jugoslavia un grosso errore da parte della NATO. Le promesse della Nato erano, secondo quanto trapela, che l’organizzazione atlantica secondo gli accordi presi al tempo, non avrebbe dovuto estendersi di un pollice verso Est.

Attualmente la Russia è totalmente accerchiata di basi militari dell’alleanza atlantica che, a parere di alcuni osservatori, andava “sciolta” contestualmente al Patto di Varsavia, anch’essa creata dopo gli accordi di spartizione di Yalta a opera dei vincitori della Seconda guerra mondiale.

Ex agente esercito Usa: “007 sono stati sospettosamente lenti nel proteggere Trump”

“I servizi segreti sono stati sorprendentemente – se non sospettosamente – lenti nel proteggere il presidente, proprio come furono lenti nel proteggere il presidente John F. Kennedy quando gli spararono in Texas”. Lo ha detto l’ex ufficiale dell’esercito americano Scott Bennett in una conversazione con RT in merito all’attentato a Donald Trump.

Un testimone oculare aveva detto in precedenza che cinque minuti prima della sparatoria aveva raccontato alla polizia di una persona sospetta, ma era stato ignorato.

Come ha osservato il giornalista investigativo Ben Swann su RT, la sinistra, l’establishment di Washington, lo “Stato profondo” e il complesso militare-industriale americano sono inorriditi dalla prospettiva del ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca.

L’FBI ha già preso l’iniziativa delle indagini sulla sparatoria avvenuta durante una manifestazione di Trump in Pennsylvania. L’ex presidente è stato ferito da arma da fuoco all’orecchio destro.

Secondo le autorità di sicurezza statunitensi, a seguito della sparatoria avvenuta durante la manifestazione, una persona è stata uccisa e altre due sono rimaste ferite in condizioni critiche. Secondo i media, un uomo di 20 anni ha sparato all’ex presidente.

In un video girato dai presenti nei momenti concitati viene mostrato un cecchino su un tetto a debita distanza dal luogo del comizio di Trump ma l’area è vuota, senza alcuna protezione.

E Bennet non è il solo a condannare di uno scarso impegno (sospetto) nella protezione del 45′ presidente Usa. La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, commentando la dichiarazione del figlio di Robert Kennedy Jr. Bobby Kennedy sull’incapacità dei servizi segreti americani di proteggere il candidato presidenziale prima durante e dopo dopo l’attentato a Donald Trump. Zakharova ha suggerito che gli Stati Uniti dovrebbero dirigere fondi alla Polizia invece di finanziare le Forze Armate dell’Ucraina.

Attentato a Trump, l’ex presidente: “Combattiamo, non permetteremo al male di vincere”

“Grazie a tutti per i vostri pensieri e le vostre preghiere di ieri, poiché è stato Dio solo a impedire che accadesse l’impensabile. Non avremo paura, ma rimarremo invece resilienti nella nostra Fede e ribelli di fronte alla Malvagità”. Lo scrive su Truth social Donald Trump, ferito sabato pomeriggio (1.30 di domenica in Italia) dopo l’attentato subìto durante un comizio in Pennsylvania a opera di un cecchino poi neutralizzato.

“Il nostro affetto – spiega l’ex presidente degli Stati Uniti – va alle altre vittime e alle loro famiglie. Preghiamo per la guarigione dei feriti e conserviamo nei nostri cuori il ricordo del cittadino così orribilmente ucciso. In questo momento, è più importante che mai restare uniti e mostrare il nostro vero carattere di americani, rimanendo forti e determinati e non permettendo al male di vincere. Amo davvero il nostro Paese e amo tutti voi e non vedo l’ora di parlare alla nostra Grande Nazione questa settimana dal Wisconsin”, ha concluso.

Agghiacciante negli Usa, Trump ferito in un attentato durante un comizio

Un attentato è stato compiuto durante un comizio di Donald Trump in Pennsylvania. L’ex presidente, in corsa per le presidenziali di novembre, è stato ferito a un orecchio da spari provenienti da un tetto. Le forze di sicurezza hanno ucciso l’attentatore cecchino. Nella sparatoria è stata uccisa un’altra persona che assisteva al comizio. Ci sarebbero anche alcuni feriti, di cui uno in gravi condizioni.

Tutto è successo nel giro di pochi minuti, nel pomeriggio di sabato, in Pennsylvania, circa l’1.30 di notte in Italia. Trump stava parlando alla folla quando l’attentatore da un tetto ha cominciato a sparare all’impazzata verso il palco di Trump e sui sostenitori dell’ex presidente degli Stati Uniti. Un proiettile ha colpito il tycoon all’orecchio destro, vistosamente sanguinante. La sua scorta l’ha trascinato via con lui che salutava con il pugno a significare il suo slogan “Make America Great Again” e “vinceremo”

“Mi hanno perforato la parte superiore dell’orecchio, incredibile che accada negli Usa”, ha commentato l’ex presidente Usa sul suo social Truth. Il portavoce di Trump ha fatto sapere che “sta bene ed è al sicuro”. Circa una decina i colpi uditi. “Lottiamo, lottiamo”, ha detto l’ex presidente poco dopo essere stato ferito. “Sono grato di sapere che è salvo e sta bene. Non c’è posto per la violenza in America”, ha commentato Biden. “Ho parlato al telefono con mio padre ed è di ottimo umore”, afferma Trump Jr.

IL VIDEO DELL’ATTENTATO: IL COMIZIO POI GLI SPARI 

Il tutto accede quando l’America è nel caos per via della decisione di Biden, affetto da demenza senile, di correre lo stesso verso un improbabile bis alla Casa Bianca attorno a cui si è formato un clima torbido e di grande subbuglio tra i democratici e media progressisti che dopo le continue gaffe del comandante in capo, ne chiede il ritiro immediato per far spazio ad un altro candidato dem più competitivo. Stante le cose, al di là delle circostanze, l’unico modo per fermare la valanga di Trump è una cruenta iniziativa del genere, che per la verità era già nell’aria. Con i progressisti senza alternative valide non è escluso che si ripetano follie di questo tipo, anche con cani sciolti come probabilmente era il cecchino poi ammazzato dal servizi segreti.

Grande apprensione e preoccupazione per Donald Trump che nonostante la ferita all’orecchio si è comunque rialzato rassicurando i suoi sostenitori. Ora è ricoverato in ospedale. Rafforzata la sicurezza per lui, la sua famiglia e alla Trump Tower e in tutte le residenze dell’ex presidente, il più favorito per l’elezione di novembre.

TRUMP FERITO SI RIALZA E URLA: “LOTTIAMO, LOTTIAMO…”

Procuratore: l’attentatore di Trump ha sparato da un tetto
Il procuratore della Contea di Butler, Richard Goldinger, ha detto che l’attentatore al comizio di Donald Trump si trovava sul tetto di un edificio adiacente, fuori dall’area dell’evento. “Era necessario un fucile per compiere l’attentato perché era a diverse centinaia di metri di distanza”, ha detto il procuratore.

Elon Musk “Appoggio pienamente il presidente Trump e spero in una sua rapida ripresa”

Biden: non c’è posto per la violenza in America
“Io e Jill siamo grati al Secret Service per averlo portato in salvo. Non c’è posto per questo tipo di violenza in America. Dobbiamo unirci come un’unica nazione per condannarla”: così Joe Biden in una nota diffusa dalla Casa Bianca dopo l’attentato a Donald Trump. “Sono grato – ha aggiunto Biden – di sapere che è salvo e sta bene. Prego per lui, la sua famiglia e per tutti coloro che erano presenti alla manifestazione, in attesa di ulteriori informazioni”: così Joe Biden in una nota diffusa dalla Casa Bianca.

Trump dopo essere stato ferito: “Lottiamo, lottiamo”
“Lottiamo, lottiamo, lottiamo”. Queste sono state le parole di Donald Trump dopo essere stato ferito ad un comizio in Pennsylvania, mentre il Secret Service lo stava portando via dal palco.

Le autorità statunitensi non hanno ancora informazioni sull’identità dell’attentatore che ha aperto il fuoco durante una manifestazione del candidato presidenziale americano Donald Trump in Pennsylvania., ha riferito la CNN  con riferimento al procuratore della contea di Butler Richard Goldinger. Secondo lui, le autorità non hanno informazioni nemmeno sul numero esatto delle persone che si trovano attualmente sul luogo dell’incidente. “È davvero pazzesco in questo momento”, ha detto Goldinger.

In precedenza è stato notato che diverse persone potrebbero essere rimaste ferite durante la sparatoria alla manifestazione di Trump.

Ci sono state anche segnalazioni secondo cui l’assassino del raduno di Trump era probabilmente morto. Si indaga sul movente del gesto. Ovvero che ha portato (ed armato) il killer al comizio di Trump. Non è remota l’ipotesi che l’uomo, di cui non si conosce l’identità, avesse l’intenzioni di compiere una strage, uccidendo anche l’ex presidente. Il colpo al presidente era ad altezza d’uomo ed è solo un miracolo che durante lo spostamento del capo il proiettile ha centrato l’orecchio.

Il video del cecchino sul tetto si muove indisturbato: Commentatore: “Come diavolo sia stato possibile che una linea visiva così evidente non fosse vigilata?”

Tutti i leader politici del mondo in queste ore stanno rivolgendo parole di cordoglio al presidente Trump.

Reazione nel mondo

L’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, e il presidente messicano Andrés Manuel Lopez Obrador hanno condannato l’incidente.

L’ufficio del presidente argentino Javier Miley ha definito l’incidente un attacco alla democrazia.

Il primo ministro ungherese Viktor Orbán ha espresso il suo sostegno a Trump.

Il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva ha definito l’incidente inaccettabile.

L’FBI ha aperto un’indagine sull’attentato alla vita del candidato presidenziale americano Donald Trump durante una manifestazione in Pennsylvania. Lo scrive il New York Times.

“Questo è un segnale importante che il dipartimento sta trattando la sparatoria non come un atto di violenza isolato, ma come un tentato omicidio con implicazioni per la sicurezza nazionale”, si legge nel comunicato.

Un fucile in stile AR era stato precedentemente trovato sulla scena di una sparatoria in Pennsylvania. La NBC ha anche affermato che l’assassino del raduno di Trump non ha alcun legame con l’estero .

Trump: “E’ incredibile che ciò possa succedere negli Stati Uniti. Dio benedica l’America”

“Voglio ringraziare i servizi segreti degli Stati Uniti e tutte le forze dell’ordine per la loro rapida risposta alla sparatoria appena avvenuta a Butler, in Pennsylvania. Soprattutto, desidero porgere le mie condoglianze alla famiglia della persona uccisa al Rally e anche alla famiglia di un’altra persona gravemente ferita. È incredibile che un atto del genere possa avvenire nel nostro Paese. Non si sa al momento nulla dell’uomo che ha sparato, che ora è morto. Mi hanno sparato un proiettile che mi ha perforato la parte superiore dell’orecchio destro. Ho capito subito che qualcosa non andava in quanto ho sentito un sibilo, degli spari e subito ho sentito il proiettile squarciare la pelle. Si è verificata una forte emorragia, quindi ho capito cosa stava succedendo. DIO BENEDICA L’AMERICA!”

Nuovo orribile massacro israeliano a Gaza, cento morti e centinaia di feriti

Nuovo massacro delle forze di occupazione israeliane nella Striscia di Gaza con decine di vittime e centinaia di feriti. Nella mattinata di sabato gli aerei da guerra di Tel Aviv hanno lanciato massicci attacchi aerei contro la zona densamente popolata di Al-Mawasi, che ospita sfollati provenienti da tutta la Striscia di Gaza.

Il numero dei martiri del massacro di Al-Mawasi è salito a 90 morti e 300 feriti, annuncia il Ministero della Sanità palestinese citato dai media arabi

Le autorità sanitarie locali hanno confermato che il bilancio delle vittime palestinesi dell’assalto israeliano dal 7 ottobre è salito a 38.443 vittime segnalate, con ulteriori 88.481 feriti. La maggior parte delle vittime sono donne e bambini.

Il bilancio delle vittime dell’orribile massacro israeliano nella zona di Al-Mawasi è aumentato vertiginosamente, con quasi cento morti e circa trecento feriti, tra cui molti in condizioni critiche.

Le ambulanze non sono ancora in grado di raggiungere le numerose vittime e i cadaveri intrappolati sotto le macerie o sparsi sulle strade dell’enclave devastata dalla guerra, poiché le forze di occupazione israeliane continuano a ostacolare il movimento delle ambulanze e degli equipaggi della protezione civile, scrive l’agenzia Wafa.

Intanto, un altro attacco è stato commesso dai carri armati e dall’artiglieria israeliana: almeno 17 civili sono stati uccisi e decine sono rimasti feriti venerdì pomeriggio nel campo profughi di al-Shati, a ovest della città di Gaza.

Fonti locali citati dai media arabi hanno riferito che gli aerei d’occupazione hanno preso di mira una sala di preghiera nei pressi della Moschea Bianca nel campo, uccidendo almeno 17 civili e ferendone altri, tra cui bambini e donne.

Incendi, in fiamme uno stabilimento di gomma. E’ allarme inquinamento nel reggino

Un incendio di vaste proporzioni è scoppiato all’interno di uno stabilimento utilizzato in passato come deposito di rifiuti e materiale plastico in contrada Torre Vecchia di Palmi, nel reggino.

Le fiamme hanno sprigionato un’alta colonna di fumo nero e denso visibile anche a lunga distanza da diversi centri della Piana di Gioia Tauro. Sul posto sono intervenuti uomini e mezzi dei vigili del fuoco dei distaccamenti di Gioia Tauro, Polistena, Palmi e da altre zone della provincia.

Intervenuto anche l’elicottero Drago VF54 del Reparto Volo di Lamezia Terme. Sul posto è stato inviato anche un canadair. Gli operatori stanno lavorando per avere ragione del rogo che sta interessando anche parti delle campagne circostanti la struttura.

Secondo quanto si è appreso la Prefettura di Reggio Calabria sta contattando i sindaci della zona interessata dal transito della nube per fare emettere delle ordinanze urgenti invitando la popolazione ad evitare di uscire di casa. Nel reggino i pompieri sono stati impegnati in diversi incendi tra i quali si segnalano quello che ha interessato terreni incolti.

Nel cosentino uomo sbanda con la moto e muore

ambulanza

Un motociclista è morto in un incidente stradale autonomo avvenuto sulla statale 660 ad Acri, in provincia di Cosenza.

L’uomo, che era alla guida del mezzo, per cause in corso di accertamento, ne avrebbe perso il controllo. Gravi le ferite riportate nella caduta e che ne hanno provocato il decesso. A causa dell’accaduto la carreggiata, in direzione svincolo SS177 (località Varrise) della statale è rimasta temporaneamente chiusa al traffico.

Sul posto sono intervenute le squadre dell’Anas, i sanitari del 118 che hanno constatato il decesso del centauro e le forze dell’ordine per la gestione del traffico in piena sicurezza e per consentire il ripristino della regolare viabilità nel più breve tempo possibile.

Ucraina, superata la linea rossa tra Nato e Russia. Con Biden fuori controllo

C’è aria di escalation tra l’Occidente e la Russia, un clima da guerra (ad avviso di molti osservatori ‘poco fredda’) che coinvolge un’altra potenza nucleare: la Cina, che è dichiaratamente schierata con Mosca e non ama armi occidentali nel suo vicinato, come il Giappone, che ha fatto richieste in tal senso. Con il summit della Nato a Washington è stato deciso lo stanziamento di ulteriori armamenti e denaro all’Ucraina di Zelensky.

Tutto questo mentre negli Usa, azionista di maggioranza nell’Alleanza atlantica, c’è un presidente, Joe Biden, che ha mostrato tutti i suoi limiti nell’amministrazione, tant’è che i democratici Usa e i media di progressisti chiedono il ritiro della sua corsa alle presidenziali di Novembre contro Trump. Poi c’è qualche qualche parlamentare americano che invoca l’adozione del 25esimo emendamento della Costituzione per rimuovere il presidente in casi di impedimento fisico e mentale (è il caso di Biden), ma senza risultati. L’Occidente vuole lo scontro frontale con la Russia di Putin, che per ora mantiene “calma e gesso” di fronte alle provocazione degli Usa e dei suoi satelliti Ue.

Gli ultimi sviluppi sono il trasferimento di caccia F-16 Nato in Ucraina, confermato dal capo del Consiglio di sicurezza americano Sullivan. L’altro è il piazzamento di missili Nato a lungo raggio in Germania (dal 2026), con paesi dell’est europeo disposti ad ospitare armamenti contro Mosca. Insomma, tra i due blocchi si sta raggiungendo il punto di non ritorno. La reazione di Mosca è stata dura. Il capo della sicurezza russa Dmitri Medvedev ha fatto sapere su X che “la Dichiarazione del summit di Washington del 10 luglio menziona “il percorso irreversibile dell’Ucraina” verso la NATO. Per la Russia, sono accettabili 2 possibili modi in cui questo percorso finirà: o l’Ucraina scompare, oppure la NATO. Ancora meglio, entrambi”. Una durissima posizione che fa tremare il mondo.

La decisione degli Stati Uniti di schierare armi a lungo raggio in Germania porta ad una guerra fredda, ha detto il portavoce della presidenza russa Dmitry Peskov in una conversazione con Pavel Zarubin, il cui video è stato pubblicato sul canale Telegram del giornalista. “Stiamo facendo passi fiduciosi…Tutto questo è già accaduto. Tutti gli attributi della Guerra Fredda stanno tornando con lo scontro, con lo scontro diretto”, ha detto Peskov citato dai media russi sottolineando che “anche la Germania, gli Stati Uniti, la Francia e la Gran Bretagna sono direttamente coinvolte nel conflitto in Ucraina”.

Mercoledì, il Pentagono aveva annunciato che, a partire dal 2026, gli Stati Uniti avrebbero iniziato a schierare in Germania sistemi di attacco a lungo raggio che supererebbero significativamente quelli attualmente disponibili in Europa. Secondo la pubblicazione della FAZ, i ministri della Difesa di Germania, Francia, Italia e Polonia hanno già firmato una dichiarazione di intenti per lo sviluppo di missili da crociera con una gittata di oltre mille chilometri, che “potrebbero colpire obiettivi in ​​Russia dal territorio tedesco”.

Questa informazione è stata confermata dal cancelliere Olaf Scholz. Come ha notato il vice capo del ministero degli Esteri russo Sergei Ryabkov, Mosca svilupperà una risposta militare a tali piani in modo calmo, senza nervosismo.

I documenti firmati al recente summit NATO negli Stati Uniti dimostrano che l’Occidente non sostiene il dialogo e che l’alleanza stessa è uno strumento di confronto, ha ancora affermato giovedì il portavoce presidenziale russo Dmitry Peskov. “Vediamo che i nostri oppositori in Europa e negli Stati Uniti non sono favorevoli al dialogo”, ha osservato.

“A giudicare dai documenti firmati al vertice della NATO, non sono sostenitori della pace”, ha affermato il portavoce del Cremlino, aggiungendo che “l’Alleanza del Nord Atlantico è uno strumento di confronto e non uno strumento per garantire la sicurezza”. Peskov ha anche sottolineato che l’India condivide pienamente la posizione della Russia sulla sua disponibilità ad avviare un dialogo sulla risoluzione del conflitto.

“L’India sostiene la pace, l’India è a favore del dialogo. È pienamente conforme alla nostra visione [della situazione], al nostro approccio. Stiamo anche sostenendo la pace e siamo a favore del dialogo”, ha aggiunto Peskov.

All’inizio di questa settimana, il Primo Ministro indiano Narendra Modi ha fatto una visita ufficiale di due giorni nella capitale russa di Mosca. Ha tenuto colloqui sostanziali con il Presidente russo Vladimir Putin, prima presso la residenza del leader russo a Novo-Ogaryovo e poi al Cremlino.

Ucraina, l’Occidente si spinge oltre e schiera F-16 nel paese di Zelensky

I caccia F-16 che l’Occidente trasferirà a Kiev saranno basati all’interno dell’Ucraina, ha detto ai giornalisti il ​​consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti Jake Sullivan. “Gli F-16 saranno basati in Ucraina”, ha affermato citato dalla Tass.

Il funzionario non ha fornito dettagli quando gli è stato chiesto se gli F-16 in possesso dell’Ucraina decolleranno dalle basi NATO quando opereranno contro le forze russe. Sullivan si è rifiutato di dire quanti aerei da combattimento saranno trasferiti complessivamente a Kiev, né quando esattamente potranno iniziare le missioni di combattimento.

“Queste sono solo cose che non posso condividere per motivi operativi. Ciò che abbiamo detto è che il trasferimento è in corso e che i piloti ucraini opereranno in teatro questa estate a bordo degli F-16”, ha detto.

Secondo il funzionario, questa attrezzatura aiuterà Kiev a “difendere le forze in prima linea e anche ad aiutare l’Ucraina nel suo tentativo futuro di riconquistare territorio”.

Il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato che le consegne di nuove armi, tra cui gli F-16, all’Ucraina non cambieranno la situazione sul campo di battaglia, ma porteranno a un prolungamento della situazione. Il presidente russo ha anche osservato che i jet da combattimento, se l’Ucraina arriverà a utilizzarli, bruceranno proprio come qualsiasi altro equipaggiamento militare occidentale tanto pubblicizzato.

Il Csm nomina Bombardieri procuratore di Torino

Giovanni Bombardieri è il nuovo Procuratore della Repubblica di Torino. La proposta di nomina dell’attuale Procuratore di Reggio Calabria, fatta all’unanimità nello scorso mese di aprile dalla Commissione incarichi direttivi del Csm, è stata ratificata dal plenum, con l’astensione di un solo consigliere.

Originario di Riace, 61 anni, Bombardieri guidava dal 2018 la procura di Reggio Calabria dopo essere stato procuratore aggiunto a Catanzaro. Entrato in magistratura nel 1989, è stato giudice del tribunale di Locri dal 1990 al 1995 e poi sostituto procuratore a Roma fino al 2012, anno in cui è stato destinato a Catanzaro.

Quindi, nel 2018, la nomina a procuratore di Reggio Calabria. A Torino Bombardieri subentrerà, come capo della procura, ad Anna Maria Loreto, andata in pensione poco più di un anno fa.

Utilizzo illecito click day sui migranti, decine di arresti e altre misure

Mercoledì mattina la guardia di finanza di Salerno, su delega della Dda, ha eseguito, nelle province di Salerno, Napoli, Caserta, Potenza, Matera, Cosenza, Sassari, L’Aquila e Pesaro-Urbino, un’ordinanza di custodia cautelare, in carcere, ai domiciliari nonché di divieto di esercizio dall’attività professionale emessa dal gip del tribunale di Salerno nei confronti di 47 persone indagate per associazione a delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina, riciclaggio ed utilizzo ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.

Contestualmente appartenenti al comando carabinieri per la tutela del lavoro e della guardia di finanza di Salerno hanno eseguito un provvedimento di fermo di indiziati di reato nei confronti di 7 indagati per la violazione delle disposizioni contro l’immigrazione clandestina. Entrambi i provvedimenti sono collegati all’illecito utilizzo del cosiddetto click day legato al decreto flussi, a partire dal 2020.

I fermi – spiega una nota degli inquirenti – sono motivati perché alcuni indagati stavano progettando un trasferimento di immigrati in paesi nord africani, in cui avevano basi logistiche, е che gli altri, аі primi evidentemente collegati, avrebbero potuto essere indotti ad analoghe iniziative per effetto dell’esecuzione dell’ordinanza cautelare.

Entrambi i provvedimenti restrittivi costituiscono sviluppo investigativo del medesimo filone di indagine relativo al fenomeno lucrativo connesso all’illecito utilizzo del cosiddetto “Click Day“, legato аі Decreti Flussi, а far data dal 2020 аі giorni odierni, finalizzato all’ottenimento da parte di cittadini extracomunitari del nulla osta per l’ingresso in Italia per motivi di lavoro.

Le attività investigative, che si sono svolte in coordinamento con il Procuratore Nazionale Antimafia, hanno consentito di ricostruire l’intero sistema illecito, а partire dalla costituzione di società ad hoc ovvero dalla fraudolenta utilizzazione della identità digitale di imprenditori ignari il cui unico scopo era quello di consentire l’inserimento delle istanze per l’ottenimento del nulla osta all’ingresso sul territorio nazionale nonché di individuare una rete di persone composta da imprenditori, addetti аі patronati е liberi professionisti, che previa corresponsione di denaro da parte di cittadini extra-comunitari interessati predisponeva ed effettuava l’inserimento nonché curava le successive pratiche burocratiche ed infine un gruppo di soggetti, taluni dei quali già condannati per i reati di associazione mafiosa, con riferimento alla organizzazione camorristica denominata clan Cesarano, operante in Pompei е Castellammare di Stabia, con consolidate е datate propaggini nella provincia di Salermo, che, riciclavano gli ingenti proventi derivanti dalla predetta attività illecita.

Allo stato delle indagini, che sono in fase iniziale, е stato riscontrato l’inoltro, verso diverse prefetture di tutta Italia, di circa 2.500 istanze strumentali all’ingresso fraudolento di cittadini extracomunitari sul teпitorio nazionale, istanze basate su dati inesistenti о falsificati; il carattere estremamente lucrativo di tale attività е desumibile dalla circostanza che ogni cittadino extracomunitario avrebbe coпisposto per ogni istanza inoltrata durante i “click day” 1.000 euro; 2mila per ogni nulla osta, kit е visto rilasciato previo altri 2.000 euro ed, infine, eventualmente, per ogni fittizio contratto di lavoro firmato, ulteriori   2.000 euro.

Contestualmente è stato eseguito il sequestro preventivo di un teпeno, sito а Battipaglia, е di disponibilità finanziarie е di beni per complessivi 6 milioni di euro circa, beni ritenuti provento dell’attività illecita.

Nel corso delle operazioni di perquisizione contestuali alla esecuzione delle misure cautelari sono stati trovati finora nella disponibilità degli indagati, circa 300.000 euro in contanti nonché un libro mastro delle operazioni fittizie.

Attraversa lo Stretto di Messina su una corda, impresa storica per atleta estone

Jaan Roose ha tecnicamente concluso la traversata dello Stretto di Messina su una fune, ma la sua impresa non può essere inserita nel Guinness dei Primati. L’atleta della Red Bull ha effettivamente superato il record del mondo in vigore, ma è caduto prima dell’arrivo, quando mancavano circa 80 metri, e quindi non è stato possibile registrarlo.

Roose ha poi ripreso la prova, portandola a conclusione, ma il regolamento prevede che sia compiuto un percorso netto fino al termine. Pur avendo percorso più di un chilometro rispetto al record precedente, resta quindi ancora in vigore quello registrato sulle Alpi francesi nell’agosto del 2022.

Jaan Roose ha comunque compiuto un’impresa: è il primo uomo ad attraversare lo Stretto di Messina su una slackline (una corda a fettuccia) larga appena 1,9 cm e tesa per oltre 3,6 chilometri a oltre 200 metri di altezza tra due ex elettrodi di Santa Tadra in Calabria e Torre Faro in Sicilia, tra Scilla e Cariddi.

Per circa tre ore ha dimostrato una maestria esemplare e una forza mentale fuori dal comune, completando una straordinaria impresa, mai realizzata prima. Queste le sue parole ‘a caldo’, subito dopo essere arrivato sul pilone messinese: “Mi sento ‘jaantastic’ – ha detto – sono super contento, un po’ stanco e provato… ma ragazzi, ho fatto la storia, ho camminato per 3,6 km sullo Stretto di Messina! È stata una lunga camminata, piena di sorprese dall’inizio alla fine, ho avuto qualche difficoltà, ma il tempo è stato buono, mi aspettavo più vento. Non è stato tremendo, non spirava con la forza che temevo. Il problema è stato invece come cambiava rapidamente e in continuazione intensità e direzione. In tanti anni non avevo mai affrontato una sfida del genere, il livello di difficoltà è stato pazzesco”.

Pazzesco è stato anche seguirlo dal vivo, come hanno fatto in tanti sulle due coste, dove c’era anche chi si era attrezzarlo di binocolo per poterlo vedere al meglio: lui, piccolo punto che camminava oscillando su una ‘fettuccia’ di pochi centimetri, mentre decine di barche lo seguivano in mare nello Stretto di Messina. Lui è stato bravo a resistere anche alle ‘strappate’ del vento, ma è caduto a poco meno di 80 metri dal pilone di Torre Faro a Messina, quando mancavano pochi minuti a compiere il percorso netto. Si è ‘risollevato’, è risalito sulla ‘fettuccia’ ed ha concluso la traversata tra gli applausi conscio di “avere comunque fatto la storia”.

A Roose sono arrivati i complimenti dell’amministratore delegato della società Stretto di Messina, Pietro Ciucci: “Non mancherà, nel prossimo futuro -ha detto- l’occasione per tentare nuovamente di stabilire il suo record, noi sappiamo bene quanto sia complesso attraversare stabilmente lo Stretto!”.

Arrestato iraniano sbarcato con altri migranti, era ricercato nel suo paese

migranti scafisti polizia

Era sbarcato nella serata dello scorso 7 luglio assieme ad altri 90 migranti di varia nazionalità, ma su di lui pendeva un mandato di arresto per una presunta maxi truffa nel paese d’origine.

Un cittadino iraniano di 47 anni è stato arrestato dalla Squadra mobile di Crotone. A seguito degli accertamenti svolti dal personale dell’Ufficio Immigrazione e della Polizia scientifica della Questura di Crotone è emerso infatti che le autorità iraniane avevano emesso un provvedimento a suo carico dallo scorso mese di aprile.

Secondo le accuse mosse nei suoi confronti, l’uomo, amministratore di un’organizzazione governativa iraniana, con la complicità di altri soggetti avrebbe trasferito ingenti somme di denaro su conti correnti a lui riferibili, causando un danno equivalente a circa 10 milioni di euro.

Al 47enne, grazie alla collaborazione del Servizio per la cooperazione internazionale di Polizia – Direzione centrale della Polizia criminale del Dipartimento della Pubblica sicurezza, è stato notificato, dopo avere informato la Corte d’Appello di Catanzaro che è l’autorità giudiziaria competente, un provvedimento di carcerazione che è stato immediatamente eseguito.

Violenta lite tra fratelli per interessi, aggredito e ferito Gregorio Odoardi

ospedale Lamezia Terme

Aggredito nella tarda serata di martedì il proprietario delle note cantine calabresi Odoardi. Gregorio Odoardi, 61 anni, è stato preso a sassate ed è stato trasportato in ospedale. E’ accaduto attorno alle 22.

L’imprenditore nato a Lamezia Terme, ma residente a Cosenza, si trovava all’interno della sua azienda agricola a Nocera Terinese, quando all’improvviso – secondo quanto è stato riferito ai carabinieri poi giunti sul posto – il fratello avrebbe tentato di investirlo con una Bmw. Gregorio è stato spinto a terra da un dipendente dell’azienda per evitare il pericolo. Ma a quel punto, un altro fratello della vittima avrebbe iniziato a prenderlo a sassate colpendolo alla testa. I due aggressori, vista la presenza di diversi testimoni tra i quali i dipendenti dell’azienda, si sono dati alla fuga.

Immediatamente sono giunti i carabinieri della locale stazione e Gregorio Odoardi è stato immediatamente portato in ospedale per le cure del caso avendo riportato diverse ferite alla testa. La vittima, attraverso i suoi legali gli avvocati Ferdinando Palumbo e Antonio Iaconetti, ha presentato denuncia ai carabinieri per l’aggressione.

Da quanto si è appreso, è in corso da anni un’aspra contesa della proprietà dell’azienda da parte dei tre fratelli Odoardi caratterizzata da litigi e denunce. L’ultima, nei giorni scorsi, riguardava la presenza di un cumulo di terreno che sarebbe stato messo dalla vittima come “confine” per evitare le continue invasioni dei familiari. In corso le indagini per ricostruire l’esatta dinamica dell’aggressione.

Autobomba a Limbadi in cui morì Vinci, confermati due ergastoli

autobomba limbadi

La Corte d’assise d’appello di Catanzaro ha emesso la sentenza di secondo grado nel processo per l’autobomba di Limbadi costata la vita il 9 aprile 2018 al biologo Matteo Vinci. Ergastolo confermato per Rosaria Mancuso e per il genero Vito Barbara, ritenuti i mandanti dell’attentato.

Pena rideterminata in 6 anni per Domenico di Grillo (marito di Rosaria Mancuso) – invece dei 10 anni rimediati in primo grado (non regge per lui un episodio di lesioni ai danni di Francesco Vinci (padre di Matteo) – mentre Lucia Di Grillo (figlia di Rosaria Mancuso) è stata condannata a 3 anni in luogo dei 3 anni e 6 mesi del primo grado.

La Procura generale di Catanzaro, rappresentata oggi in aula dalla sostituta Marisa Manzini, oltre alla conferma degli ergastoli, aveva chiesto la condanna a 22 anni per Domenico Di Grillo e a 14 anni per Lucia Di Grillo.

Vito Barbara, Domenico Di Grillo e Lucia Di Grillo sono stati poi ritenuti responsabili della detenzione illegale di una pistola clandestina e di un fucile a pompa con matricola punzonata, oltre che della detenzione illegale di numerose munizioni. L’autobomba sarebbe stata collocata al culmine delle pressioni rivolte ai coniugi Vinci-Scarpulla per la cessione di alcuni loro terreni agricoli a Limbadi confinanti con quelli di Rosaria Mancuso, sorella dei boss della ‘ndrangheta Giuseppe, Diego, Francesco e Pantaleone Mancuso.

Processo Breakfast, prescrizione in appello per l’ex ministro Scajola

La prima sezione penale della Corte d’Appello di Reggio Calabria – presidente Maria Lucia Monaco – ha sentenziato il “non doversi procedere” nei confronti di Claudio Scajola “per intervenuta prescrizione del reato”.

Il processo al sindaco di Imperia, già ministro dell’Interno e responsabile organizzativo di Forza Italia, aveva preso avvio dinanzi al Tribunale di Reggio Calabria a conclusione dell’operazione ‘Breakfast’ del 2014 a carico dell’ex parlamentare forzista, e di alcuni suoi collaboratori, oltre che dell’ex deputato Amedeo Matacena, deceduto a Dubai il 16 settembre 2022, dov’era in stato di latitanza per una sentenza definitiva a tre anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa.

Claudio Scajola, nel gennaio del 2020 era stato condannato in primo grado a due anni di reclusione per il reato di procurata inosservanza della pena nei confronti di Matacena, dopo che la Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria, rappresentata in aula dall’Aggiunto Giuseppe Lombardo, aveva chiesto per il sindaco di Imperia la derubricazione originaria del reato di concorso esterno in associazione mafiosa.

Ucraina, Orbàn spinge per la Pace e vola da Xi e poi da Erdogan. Ira dell’UE

Il primo ministro ungherese Viktor Orban nell’ambito del tour istituzionale come presidente di turno del Consiglio Ue, dopo Kiev e Mosca ha visitato anche la capitale cinese Pechino dove ha incontrato il presidente Xi Jinping per parlare della “missione di pace” in Ucraina.

“La Cina è una potenza decisiva nel creare le condizioni per la pace nella guerra tra Russia e Ucraina. Per questo sono venuto a incontrare il Presidente Xi a Pechino”, ha dichiarato Orban, citato dall’agenzia di stampa ungherese MTI. “L’impegno della Cina per la pace nel mondo è importante per gli ungheresi. Noi ungheresi siamo un popolo amante della pace che si batte per la pace, l’equilibrio e l’armonia, quindi siamo sempre dalla parte della pace e mai dalla parte della guerra”, ha proseguito, aggiungendo di apprezzare le iniziative di pace della Cina. Ha definito storica la visita di Xi in Ungheria di due mesi fa e ha ricordato gli importanti accordi firmati. “Inoltre, sono state gettate le basi per l’amicizia tra le due nazioni per generazioni”, ha aggiunto.

Xi Jinping ha affermato che le potenze mondiali dovrebbero creare le condizioni e fornire assistenza sia all’Ucraina che alla Russia per aiutare i due paesi a procedere con colloqui di pace diretti e che un rapido cessate il fuoco sia nell’interesse sia di Kiev sia di Mosca. “Solo se tutte le grandi potenze applicheranno un’energia positiva anziché negativa, l’alba di un cessate il fuoco in questo conflitto potrà sorgere il prima possibile”, ha aggiunto. Tali sforzi, ha detto, dovrebbero avvenire “senza inasprire la guerra e senza diffondere e alimentare il conflitto, in modo che la situazione si raffreddi il prima possibile”, ha riferito la televisione di Stato cinese CCTV.

Il Cremlino, tramite il potavoce Dmitry Peskov, si è affrettato a esprimere il suo apprezzamento per l’attivismo del premier ungherese: “Sta davvero prendendo un’iniziativa seria per confrontare le posizioni delle diverse parti. Apprezziamo molto questo. Anche Putin ha dato una valutazione alta a questi sforzi del signor Orban”.

A Bruxelles cresce la tensione
Tra gli Stati membri dell’Ue sta “crescendo la preoccupazione” per il ruolo di Viktor Orban come mediatore di pace dopo che l’Ue e Usa continuano ad armare Kiev provocando la Russia con l’auspicio di un “punto di non ritorno”. La tensione è “già alta” dopo soli 7 giorni di presidenza ungherese con i vertici a Bruxelles che danno il da farsi per rimuovere la presidenza del Consiglio Ue all’Ungheria col pretesto che “Orban non ha nessun mandato per negoziare la pace”. Orban ammette di non aver nessun mandato, ma afferma che la pace non si può perseguire “stando seduti a Bruxelles”.

Dopo Pechino, Orban andrà a Washington, come aveva annunciato. Il vertice della Nato, di cui l’Ungheria è membro, inizia domani nella capitale statunitense. Si è ipotizzato che Orban possa incontrare anche il candidato alla presidenza Donald Trump.

Secondo Orban i prossimi mesi in Ucraina saranno “brutali”, e confida in Trump
In un’intervista al quotidiano tedesco “Bild” pubblicata oggi, Orban ha detto di ritenere che “i prossimi due o tre mesi saranno molto più brutali di quanto pensiamo”, a causa della fornitura di armi moderne dall’Occidente all’Ucraina e della determinazione delle forze armate russe. “L’energia dello scontro, il numero di morti, il numero di vittime saranno quindi più brutali rispetto agli ultimi sette mesi”. Orban ha anche sostenuto che “non è possibile che i russi perderanno la guerra in Ucraina”, che “nessuna persona seria può parlare di un’intenzione della Russia di attaccare la Nato” e detto di avere “fiducia” a questo punto in Donald Trump, “uomo d’affari” e “uomo di pace”.

L’incontro di Orban con il presidente turco Erdogan

Dopo la visita in Cina il presidente ungherese si è recato in Turchia per incontrare il suo omonimo Recep Tayyip Erdogan, sempre nell’ambito della missione di pace in Ucraina, ma non solo.

Orban con Erdogan

Erdogan: “La NATO non dovrebbe essere parte del conflitto in Ucraina”
Il presidente Erdogan citato ha affermato che durante la sua partecipazione al vertice NATO negli Stati Uniti intende sollevare le questioni dell’antiterrorismo, di Gaza e dell’Ucraina, in particolare il fatto che l’alleanza non dovrebbe diventare parte del conflitto.

“Ci aspettiamo un risultato da questo summit che tenga conto dei nostri interessi di sicurezza nazionale e rafforzi la solidarietà all’interno dell’alleanza. Durante i nostri incontri [a Washington], richiameremo l’attenzione sulla crescente minaccia del terrorismo nel mondo e sottolineeremo la necessità di intensificare gli sforzi della NATO qui. Manteniamo una posizione di principio sul conflitto in Ucraina. Sosteniamo la sua integrità territoriale e consideriamo inaccettabile che la NATO diventi parte della guerra in Ucraina”, ha detto Erdogan ai giornalisti prima di partire per gli Stati Uniti, secondo la pagina X della sua amministrazione.

Ha aggiunto che “ogni giorno in cui vengono utilizzate armi [in Ucraina] conferma la correttezza della posizione della Turchia” sulla questione.

Erdogan ha anche detto che intende “mettere all’ordine del giorno il massacro in corso di Israele contro il popolo palestinese” al summit. “Non siamo stati in grado di ottenere ciò che volevamo dalla NATO riguardo a Israele e Palestina. Gli sforzi della comunità internazionale non sono ancora sufficienti per fermare Israele. Rimetteremo queste questioni all’ordine del giorno dei nostri incontri negli Stati Uniti e ci aspettiamo di ottenere i risultati che speriamo. Si sono tenuti colloqui seri a Doha. Anche il capo del Mossad ha visitato il Qatar. Sono stati presi alcuni provvedimenti, ma non sono ancora stati finalizzati”, ha sottolineato il leader turco.

Ha anche ricordato che la Turchia “è tra i cinque paesi NATO che costituiscono la spina dorsale dell’organizzazione”, cosa con cui concordano anche gli altri membri dell’alleanza. Ha detto che incontrerà il nuovo Segretario generale della NATO Mark Rutte durante il summit.

Il nuovo vertice della NATO, programmato per coincidere con il 75° anniversario dell’organizzazione, si terrà nella capitale degli Stati Uniti dal 9 all’11 luglio.

La Dia sgomina rete di riciclaggio, 18 arresti e sequestro per oltre 131 milioni

Diciotto misure cautelari, sequestro di beni per oltre 131 milioni di euro e 57 indagati. Sono i numeri di una vasta operazione della Direzione Investigativa Antimafia in corso su tutto il territorio nazionale su disposizione della Dda di Roma.

Le 18 persone destinatarie dei provvedimenti disposti con un’ordinanza dal gip di Roma sono ritenute gravemente indiziate di far parte di due associazioni, con l’aggravante mafiosa, radicate in Roma e finalizzate alla consumazione di estorsioni, usura, fittizia intestazione di beni, riciclaggio, autoriciclaggio e reimpiego in attività economiche di proventi illeciti; reati aggravati dall’aver agevolato i clan di camorra Mazzarella – D’amico, le cosche della ‘ndrangheta Mancuso e Mazzaferro e il clan Senese.

Le indagini hanno permesso di scoprire l’esistenza di una vera e propria centrale di riciclaggio, operante in Roma e con interessi in tutto il territorio nazionale. Oltre alle misure cautelari personali il gip ha disposto il sequestro preventivo di 3 società e per equivalente fino alla concorrenza della somma complessiva di euro 131.826.000, ritenuto profitto dei reati, nei confronti dei 57 indagati, da eseguirsi sui beni nella loro disponibilità.

Ci sono sette calabresi tra i 67 indagati dell’operazione Assedio della Dda di Roma che ha colpito le articolazioni nel Lazio dei clan della ‘ndrangheta Mancuso di Limbadi e Mazzaferro di Marina di Gioiosa Ionica, oltre ai Mazzarella D’Amico legati alla camorra. I vibonesi indagati sono: Andrea Betrò, 41 anni, di Pizzo, commercialista; Francesco Addesi, 33 anni, di Soriano Calabro; Antonio Cristofer Brigandì, 31 anni, di Vibo Valentia; Giuseppe Grillo, 58 anni, di Mileto; Sergio Gangemi, 50 anni, di Reggio Calabria; Nicolò Sfara, 30 anni, di Locri (Rc); Girolamo Audino, 61 anni, di Cittanova (Rc).

Il reato di concorso in associazione mafiosa viene ipotizzato dalla Dda di Roma nei confronti di Andrea Betrò e Antonio Brigandì i quali si sarebbero associati con altri indagati per portare a termine operazioni inesistenti in materia tributaria e di accise, nonché “di estorsione, riciclaggio e autoriciclaggio e reimpiego in attività economiche di proventi illeciti provenienti dai clan della ‘ndrangheta Mancuso e Mazzaferro”.

In particolare, Betrò avrebbe –secondo l’accusa– partecipato “all’associazione prendendo parte alle decisioni strategiche indicate da Antonio Brigandì per conto del clan Mancuso”. Francesco Addesi è invece accusato di concorso in riciclaggio in quanto avrebbe trasferito denaro contante (300mila euro) provento dei delitti del clan Mancuso in alcune società. Trasferimento fraudolento di valori è infine il reato ipotizzato nei confronti di Giuseppe Grillo. Nicolò Sfara avrebbe rappresentato invece la famiglia Mazzaferro a Roma, mentre agli altri due reggini (Gangemi e Audino) vengono contestati reati in materia societaria.

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