15 Ottobre 2024

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Caserta, Agente uccide 4 persone per un parcheggio a Trentola Ducenta

Caserta, strage a Trentola Ducenta
Carabinieri vicino il luogo della strage a Trentola Ducenta, Caserta

Follia a Trentola Ducenta, vicino Caserta. Un furgoncino parcheggiato male scatena una lite culminata in una strage.

E’ di 4 morti il bilancio del raptus omicida di Luciano Pezzellaagente della Polizia penitenziaria di 49 anni. L’uomo ha commesso la  strage in via Carducci a Trentola Ducenta, nel casertano, uccidendo tre persone di uno stesso nucleo familiare (padre, madre e figlio) e un’altra persona.

Luciano Pezzella, secondo le prime ricostruzioni sarebbe sceso di casa e ha iniziato a litigare con i vicini per un furgoncino parcheggiato dove secondo lui non doveva stare. È poi salito in casa, ha preso la pistola d’ordinanza, si è recato dai vicini, padre, madre e figlio, e ha fatto fuoco uccidendoli.

Le vittime, secondo quanto scrive “Il Mattino” sono Michele Verde 61 anni, la moglie Vincenzina (58 anni) e il figlio Pietro di soli 31 anni. La quarta vittima è Franco Pinestra, di 37 anni, che viveva a San Marcellino. Quest’ultimo pare fosse un cliente dei Verde. Aveva acquistato della frutta.

La fidanzata del giovane si è salvata perché al momento della sparatoria  si trovava al piano superiore del palazzo. Secondo la sua prima testimonianza sarebbe stato il fidanzato Pietro Verde a dirle: “resta in camera”. Il giovane è poi sceso in soccorso del padre e della madre ma anche lui ha trovato la morte.

IMMAGINE SENSIBILE. Tre delle quattro vittime. In basso a destra il presunto omicida (il Mattino)
IMMAGINE SENSIBILE. Tre delle quattro vittime. Foto con bordo rosso è il presunto omicida (il Mattino)

La dinamica – Una volta in strada l’agente penitenziario ha ucciso Michele Verde, proprietario del furgone che conteneva cassette con la frutta, ed aveva provato a fuggire. Dalla ricostruzione fatta dai carabinieri, appare questa la dinamica della strage di Trentola Ducenta. L’assassino si è poi costituito nella caserma dei carabinieri di Aversa.

Luciano Pezzella presunto autore della stage di Trentola Ducenta, Caserta
Luciano Pezzella presunto autore della stage di Trentola Ducenta, Caserta (Il Mattino)

Sembra che proprio il parcheggio del furgone fosse una costante causa di litigio tra l’agente penitenziario e le vittime. Oggi ha messo fine a tutto spedendoli tutti al creatore. Una strage assurda che ha sconvolto Trentola Ducenta e tutto il casertano.

L’agente, presunto autore della strage, è stato subito sottoposto a interrogatorio da parte dei Carabinieri, che l’hanno fermato dopo che si è costituito. Sulla vicenda indagano i Carabinieri del Comando Provinciale di Caserta, al comando del colonnello Giancarlo Scafuri, e del maggiore Pannone. In corso i rilievi sulla scena del delitto. Le indagini sulla strage sono coordinate dal sostituto procuratore di turno presso la Procura di Napoli Nord.

Il colosso Amazon compie 20 anni. Nacque in un garage

Amazon compie 20 anniAmazon.com compie vent’anni. Nato il 16 luglio 1995 come un sito per vendere libri, in due decenni è diventato un colosso dell’e-commerce.

Fondato da Jeff Bezos dal box della sua villetta non lontano da Seattle, il portale è piano piano cresciuto fino a divenire un punto di riferimento planetario per gli acquisti su web.

In quello stesso anno, il ’95, Bill Gates lanciò la prima versione di Windows, che rivoluzionò il pianeta dei Pc dei sistemi operativi. E da lì che Bezon fiutò la grande occasione di costruire un negozio online che oggi è la grande realtà che tutti conoscono.

Un grande discount virtuale dove poter comprare di tutto, dalle tinte per capelli al vestiario, dall’elettronica alle scarpe alle tv fino all’editoria digitale, per arrivare alle culle baby e agli articoli sanitari. Amazon spazia insomma in tutti i settori mercelogici con erormi magazzini reali di giacenza. Fai un ordine online, e il prodotto viene ricercato nei depositi dagli addetti e spedito in qualche giorno via posta. Un gigante che è in concorrenza “spietata” con altri colosssi come eBay e il cinese Alibaba, per citare i più grossi.

Nel ’97 Amazon.com viene quotato in borsa con Bezos che diventa presto milionario. L’anno successivo lancia in Gran Bretagna Amazon Uk fino ad espandersi a macchia d’olio. Oggi ha uffici e filiali in molte nazioni come Australia, Brasile, Canada, Cina, Francia, Germania India, Italia, Giappone, Messico, Olanda e Spagna. E per ciascuna connessione che viene fatta dal mondo, digitando il nome a dominio Amazon.com visualizza quello geolocalizzato e tradotto alla perfezione come ad esempio Amazon.it.

Amazon compie 20 anniAll’inizio è stato difficile per la diffidenza dello shopping online. Poi non tutti avevano un Pc, un allaccio alla rete efficiente e sistemi di pagamento sicuri come Paypal. Ma la tenacia e il forte credo che aveva Bezos nello sviluppo della tecnologia, lo hanno portato al successo.

Oggi con la banda larga e in qualche caso quella ultra, con l’avvento dei device portatili – nei cinque continenti – Amazon.com realizza fatturati da capogiro: per miliardi di dollari l’anno.

Una sfida vinta a cui, dopo vent’anni, Jeff Bezos ne propone di nuove come ad esempio la consegna coi droni (autentica rivoluzione) fino al mondo dei servizi, anche finanziari e assicurativi oltre al consolidamento di Kindle, una delle piattaforme di editoria online più evolute nel web lanciata da Amazon nel 2007.

Un mondo virtuale che dà lavoro “reale” a oltre 124 mila dipendenti sparsi un po’ nel mondo, mentre al posto del piccolo e sconosciuto magazzino sotto casa è sorta una città, di nome Amazon, in una città di Seattle. Il 16 luglio festeggia il suo ventesimo compleanno con strepitose offerte speciali.

Grecia, duro "scontro" Draghi Schaeuble e il summit salta. Eurogruppo e Syriza spaccati

Il ministro delle Finanze tedesco Schaeuble e il premier greco Tsipras - Grecia, Schaeuble (Germania) propone Grexit per 5 anni
Il ministro delle Finanze tedesco Schaeuble e il premier greco Tsipras

 

Il presidente del Consiglio europeo, il polacco Donald Tusk ha cancellato l’atteso vertice a 28 di domenica a Bruxelles. Sarà convocato quando, dopo la netta opposizione della Germania sul piano di salvataggio greco (“Grexit per 5 anni”), le posizioni saranno più chiare.

Questa mattina era ripresa a Bruxelles la riunione dell’Eurogruppo ma poi tutto è slittato. Secondo indiscrezioni apprese dall’Ansa, ieri notte intorno al tavolo dell’Eurogruppo si sarebbe consumato uno “scontro” tanto duro tra il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schaeuble e il presidente della Bce Mario Draghi da “consigliare” di chiudere lì l’incontro. In particolare Schaeuble, davanti a Draghi che sostanzialmente spiegava come evitare la Grexit, lo avrebbe apostrofato dicendogli: “Non prendermi per stupido!”. La riunione è quindi ripresa stamane ma evidentemente non c’erano più le condizioni di un clima sereno e disteso per affrontare l’emergenza Grecia, soprattutto alla luce dello “scontro” Draghi Schaeuble.

Il premier italiano Matteo Renzi, dal suo canto ha ribadito che un’Europa senza la Grecia è “impensabile”. Ma il collasso della Grecia è incombente e l’unico modo per evitarlo sarà la prosecuzione – per quanto condizionata e limitata – del programma di sostegno della Bce alle banche elleniche. Un’ipotesi che però Schaeuble, al momento, vede come fumo negli occhi.

Nella giornata di sabato il piano presentato dal premier greco Alexis Tsipras all’Eurogruppo è piaciuto ai membri e ai partner europei,  tranne alla Germania che, attraverso il ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble, ha fatto sapere di ritenerlo “inaffidabile”. Dopo l’approvazione da parte del parlamento greco, in cui Syriza, partito del capo del governo, si è di fatto spaccato, Tsipras ha proposto un piano di riforme “lacrime e sangue” per ottenere maggiori finanziamenti dal Fmi. I suoi colleghi di partito l’hanno definita “peggiore” di quella sottoposta al voto di domenica 5 luglio: “A cosa è servito il referendum?”, è stato detto.

In Parlamento il premier ha spiegato che quella di oggi “è la migliore proposta possibile, non voglio svendere il mio paese”, facendo intendere che non ci sono alternative. Il piano è “pesante” per il popolo greco. Alcune azioni, come l’innalzamento della tassazione delle imprese è dura da digerire, fanno sapere da Syriza. Stessa cosa sull’Iva e tasse per il comparto turistico, vero traino dell’economia greca e che potrà deprimere il Paese anziché spingerre crescita e consumi. E l’Eurogruppo, ancora riunito, si spacca a sua volta con cinque stati membri con in testa la Finlandia, che nell’apposita commissione respingono il piano di salvataggio della Grecia. E’ caos a tutto tondo. Il problema adesso è la Germania che punta i piedi sulla “inaffidabilità” del piano proposto da Atene.

Tanto da spingere Schaeuble a proporre una “Grexit per cinque anni”, il tempo necessario, secondo Berlino, in cui Atene potrebbe ristrutturare il suo debito. Il quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, citando un documento del ministero delle Finanze, anticipa questa volontà del titolare del Tesoro tedesco. Rispetto ai nuovi prestiti richiesti da Atene per quasi 80 miliardi di euro, Schaeuble spiega che “non ci sono i presupposti per un nuovo programma di aiuti basato su 3 anni. Mancano – fanno sapere dal ministero – ambiti centrali di riforma per modernizzare il Paese  e produrre crescita e sviluppo sostenibile nel lungo periodo”.

Nell'infografica realizzata da Centimetri i dettagli del piano di riforme presentato dal governo greco ai creditori.
I dettagli del piano di riforme presentato dal governo greco ai creditori.
(Ansa/Centimetri)

L’anticipazione del Frankfurter Allgemeine Zeitung sulla volonta del ministro tedesco viene però smentita dall’Eurogruppo. “Nessuno ha menzionato l’ipotesi di Grexit all’Eurogruppo di oggi sulla Grecia”, fanno sapere fonti del governo greco citate dai media greci ed internazionali. “E’ impraticabile” la teoria della Germania per tenere, seppure a tempo, Atene fuori dalla zona euro. Soprattutto perché non si comprende se la Grecia nel frattempo debba tornare alla Dracma.

Fonti citate questa volta dal Wall Street Journal riferiscono che la Germania di Angela Merkel si sarebbe opposta a estendere la scadenza dei finanziamenti alla Grecia a 60 anni, come chiesto dal Fmi. Questo perché, il Fmi riterrebbe che la scadenza dei prestiti dall’area euro andrebbe raddoppiata dagli attuali 30 anni a 60 perché così si renderebbe il debito greco più gestibile.

Se si arrivasse ad un accordo con la Grecia “le banche potrebbero riaprire la prossima settimana”. Lo ha detto il ministro dell’Economia George Stathakis parlando alla tv greca, secondo quanto riporta Bloomberg. I controlli sui capitali rimarrebbero invece in vigore anche dopo la riapertura delle banche. Insomma, totale caos. [Modificato 12/05/2015 ore 13:25]

Natura, il Miur approva “La Settimana del Pianeta Terra”

settimana del pianeta terra“La Settimana del Pianeta Terra”, dedicata alla Geoscienza e della Natura, ha ottenuto il riconoscimento del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur).

“Il nostro progetto è tra i 23 approvati dal Ministero su ben 708 che erano stati presentanti in tutta Italia. E’ un risultato estremamente importante a testimonianza del fatto che il Paese inizia a cambiare”. Lo hanno annunciato Rodolfo Coccioni dell’Università di Urbino e Silvio Seno dell’Università di Pavia, responsabili della Settimana del Pianeta Terra.

Un eccezionale numero di eventi dedicati alle Geoscienze in tutta Italia ed in contemporanea con il lavoro di circa 500 ricercatori, più di 100 i siti aperti come musei, laboratori, centri di ricerca, ma anche siti archeologici. L’evento poi da biennale diventerà annuale e dopo il successo del 2014 si replicherà già nel 2015.

“La Settimana del Pianeta Terra” si articola in un insieme di manifestazioni, i “Geoeventi”, che si svolgono nell’arco di una settimana, tra il 18 e il 25 ottobre 2015 in diverse località sparse su tutto territorio nazionale. Con queste iniziative si vogliono aprire le porte sul patrimonio naturale che il Pianeta Terra riserva, veicolare l’attenzione soprattutto dei giovani alla scoperta dell’immenso patrimonio naturale del Belpaese.

Nel corso degli eventi si potranno fare escursioni, passeggiate nei centri urbani e storici, porte aperte ai musei e nei centri di ricerca, visite guidate, esposizioni, laboratori didattici e sperimentali per bambini e ragazzi, attività musicali e artistiche, degustazioni conviviali, conferenze, convegni, workshop e tavole rotonde.

La mappa degli eventi della Settimana del Pianeta Terra
La mappa degli eventi della Settimana del Pianeta Terra

L’obiettivo è quello di scoprire e valorizzare, attraverso la conoscenza, il patrimonio naturale per accrescere il coinvolgimento dell’intera società e sviluppare consapevolezza e rispetto per l’ambiente.

Finora sulla mappa degli eventi si contano 44 iniziative promosse in tutte le regioni italiane, tutte diversificate ma mirate alla scoperta della natura nel suo complesso. Il termine ultimo per proporre un Geoevento è stato prorogato al 18 luglio prossimo. Tutte le informazioni si possono reperire sul sito www.settimanaterra.org

L'Isis rivendica attentato al consolato italiano a Il Cairo. "450 chili di tritolo benedetti da Allah"

Autobomba contro consolato italiano a Il Cairo  - Attentato terroristico contro l'Italia
Autobomba contro consolato italiano al Cairo (Epa/Str)

L’attentato terroristico contro il consolato italiano al Cairo, in Egitto, poteva fare una strage. Solo l’orario presto, alle 6.30 de Il Cairo, la chiusura degli uffici e il poco passaggio sulla strada antistante via Al-Galaa, hanno evitato il peggio.

La potente esplosione che ha colpito stamattina il Consolato italiano, è stata provocata da un’autobomba fatta detonare a distanza, probabilmente per un’azione dimostrativa contro l’Italia, anche se a detta degli esperti resta pur sempre un vero e proprio “attentato terroristico”, compiuto con una potenza tale da sventrare la facciata dell’edificio.

L’agenzia Mena riferisce che il ministero della Salute ha detto che il bilancio per adesso è di un morto e nove feriti, di cui due gravi“.  Tra loro ci sarebbero “due poliziotti egiziani e alcuni civili”. Fonti della sicurezza affermano che “nessun italiano è rimasto coinvolto”.

ISIS HA RIVENDICATO L’ATTENTATO: “450 CHILI DI TRITOLO”
L’attacco è stato rivendicato dall’Isis. “Lo Stato Islamico (IS) ha fatto sapere che il Califfato rivendica l’attentato con l’autobomba presso il consolato italiano nella capitale egiziana Il Cairo e ha avvertito i musulmani a stare lontano da tali “tane di sicurezza” definendoli “obiettivi legittimi” da colpire, scrive Site, il portale di monitoraggio sul terrorismo islamico. “Grazie alla benedizione di Allah, i soldati dello Stato Islamico hanno fatto esplodere 450 kg di esplosivo piazzati dentro una macchina parcheggiata davanti al Consolato italiano a Il Cairo”, ha ammesso il Califfato.

CHI SONO I GRUPPI JHADISTI ATTIVI IN EGITTO
In Egitto sono attivi due gruppi jihadisti seguaci del Califfato. Uno è riconducibile alla “Provincia del Sinai”, l’altro gruppo è il “Junda al-Khilafah nella terra del Kinana”. Entrambi sono organici all’IS, armati fino ai denti e molto pericolosi.

FONTI SICUREZZA: CHIARO ATTENTATO CONTRO L’ITALIA
Dopo la rivendicazione dell’Isis sembra certo che l’obiettivo dei terroristi fosse proprio l’Italia. Lo hanno fatto trapelare fonti della sicurezza egiziana.

FERMATI E RILASCIATI 4 GIORNALISTI TRA CUI UN ITALIANO
Dopo l’attentato quattro reporter stranieri, tra cui il giornalista italiano freelance Alessandro Accorsi, sono stati fermati dalla polizia egiziana mentre cercavano di riprendere la scena e fare il loro lavoro. Lo ha fatto sapere lo stesso Accorsi su twitter. I reporter sono stati poi rilasciati. Secondo Accorsi, che si trova sul posto, “i morti potrebbero essere due”: un poliziotto di guardia e un civile.

Il giornalista egiziano Omar Elhady ha pubblicato le foto sul suo account di Twitter, mostrando i danni allo storico palazzo dove ha sede il consolato italiano in strada Galaa.

RENZI AD AL SISI: “NON VI ABBANDONEREMO CONTRO IL TERRORISMO”
Il premier italiano ha fatto sapere che segue gli sviluppi in prima persona. Stamattina ha sentito per telefono il presidente egiziano Al Sisi: “L’Italia sa che quella contro il terrorismo è una sfida enorme che segna in profondità la storia del nostro tempo. Non lasceremo solo l’Egitto”, ha detto Renzi.

“L’Italia e l’Egitto sono e saranno sempre insieme nella lotta contro il terrorismo”. Il presidente del Consiglio è in contatto con il ministro degli Esteri Gentiloni e con l’ambasciata italiana a Il Cairo. In fermento l’intelligence italiana, che d’intesa con gli 007 egiziani, cerca di comprendere chi possano essere i responsabili tra i due gruppi terroristici jihadisti attivi al Cairo se, la “Provincia del Sinai” o “Junda al-Khilafah nella terra del Kinana”

Solo qualche mese fa, il sottosegretario italiano alla sicurezza e ai servizi segreti Marco Minniti era volato a Il Cairo dove aveva incontrato il ministro della Difesa egiziano dopo i raid aerei in Libia che Il Cairo mise in atto a seguito della decapitazione di 21 egiziani cristiani coopti.

GENTILONI: “ITALIA NON SI FA INTIMIDIRE”
“L’Italia non si fa intimidire”, ha affermato il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni in un tweet commentando l’esplosione. Il ministro conferma che “non risultano vittime italiane” e aggiunge: “Vicini alle persone colpite e al personale”.

Puglia, il governatore Emiliano contestato a Taranto

La riunione di Giunta a Taranto del governatore Emiliano
La riunione di Giunta a Taranto del governatore Emiliano

Non inizia nel migliore dei modi la “prima” del governatore Emiliano.

Nella prima riunione “itinerante” del suo governo, che si è tenuta a palazzo del Governo di Taranto, il presidente Michele Emiliano è stato contestato da un gruppo di persone che presidiavano l’esterno dell’istituzione con striscioni recanti scritte “Emiliano, ora prima di tutto il lavoro” o tipo “Ilva di Riva, Ilva di Stato operai ammazzati cittadini inquinati” o ancora “L’altoforno che uccide va fermato”.

Il presidente al suo arrivo sembra sia stato colpito anche da un calcio da un giovane manifestante. Calcio che non sarebbe andato a “segno” per il tempestivo intervento della Digos e che viene precisato dallo stesso presidente Emiliano: “Se è accaduta una aggressione io non me ne sono accorto”.

“E devo dire – ha ironizzato il governatore Emiliano – che è stata una fortuna per il potenziale aggressore, come è evidente. La prossima volta starò più attento e, se nel caso, venendo da un quartiere popolare anche io mi adeguerò”, ha detto il governatore nel discorso di insediamento della giunta.

Una nota della dell’ufficio stampa della giunta regionale diramata più tardi precisava che non c’è stata “alcuna aggressione al presidente”. Ai cittadini e rappresentanti di associazioni che lo hanno contestato Michele Emiliano ha detto:

Il presidio Taranto contro il governatore Emiliano“Vi garantisco che se tensioni di questo genere nascono, nascono a causa del silenzio, a causa degli errori di dialogo, a causa di errori politici, a causa dell’idea che per uscire dai problemi basta che ci sia un piccolo nucleo di persone speciali che decidono al posto delle altre. E’ quello che fa saltare i nervi alla comunità e che può scatenare reazioni”, ha ancora affermato l’ex magistrato.

Il presidio contro il governatore Emiliano a Taranto
Il presidio contro il governatore Emiliano a Taranto

All’interno del palazzo del Governo, il governatore Emiliano ha tenuto regolarmente il suo discorso d’insediamento. Poi all’ora di pranzo presidente e giunta ha incontrato i rappresentanti di 38 tra associazioni, parti sociali e istituzioni.

La nuova giunta è stata oggetto di critiche nei giorni scorsi dopo che l’ex pm aveva nominato assessori “a loro insaputa” tre consiglieri regionali del Movimento Cinque Stelle, compresa la sua diretta rivale alle scorse regionali in Puglia: Antonella Laricchia. Un atto che mandò su tutte le furie i pentastellati che lo hanno diffidato. I Cinquestelle, con Laricchia, avevano anche contestato al governatore Emiliano la nomina a portavoce della sua compagna. “La scelta di nominare la propria compagna, Elena Laterza, suo addetto stampa, resta nei limiti della liceità ma è inopportuna”. spiegò la consigliera del M5S.

Calabria, Giunta Oliverio atto secondo: "Sarà una svolta epocale"

La nuova giunta Oliverio con al centro il  governatore
La nuova giunta regionale della Calabria con al centro il presidente Oliverio (foto Tosti)

Giunta Oliverio, atto secondo. “Questa è una Giunta per la legislatura, che ovviamente si verificherà sul campo. Non ci saranno poteri extra istituzionali che per troppo tempo hanno gestito il potere in queste stanze”.

Con queste parole Mario Oliverio, governatore della Calabria, ha presentato stamattina a Catanzaro il suo nuovo governo regionale. Le “stanze” erano quelle di Palazzo Alemanni, ma lui ha scelto la storica e più agevole sede di via Massara per ribadire la sua autonomia rispetto a chi in questi sette mesi ha cercato di piazzare “ostacoli” al “processo di cambiamento” che il presidente ha in mente: “Sarà una volta epocale”, ribadisce.

Sarà soltanto lui il “responsabile di queste scelte” e rispetto all’esecutivo tutto esterno dall’assemblea eletta ha chiarito e replicato in qualche modo ai “musi lunghi” che “non si svilisce il ruolo del Consiglio regionale”, ma è semmai “l’opposto.

“Non lo si esalta – spiega Oliverio – se si esprime componenti nell’esecutivo. La valutazione che mi ha portato a questa scelta è rivolta a questa specifica fase, chi non lo capisce o è ottuso o è in malafede. Il ruolo del Consiglio regionale sarà centrale perché gli eletti potranno attivare la fase legislativa, di programmazione e di controllo”.

Nel passare in rassegna le donne e gli uomini della sua giunta, composta da tecnici e docenti universitari, il governatore della Calabria torna a parlare dell’inchiesta giudiziaria “Erga omnes” che ha scatenato il terremoto politico alla Regione Calabria e afferma di essere “sicuro che i consiglieri in carica chiariranno le singole posizioni e sarà dimostrata la loro estraneità. Si tratta, però, di fatti gravissimi, per questo occorre che si faccia luce fino in fondo e le responsabilità vengano colpite per avere trasparenza nell’utilizzazione delle risorse”.

Il governatore Mario Oliverio presenta la sua giunta  (foto Tosti)
Il governatore Mario Oliverio presenta la sua giunta (foto Tosti)

Ne frattempo, però, il governatore Oliverio proporrà “una legge per cancellare i finanziamenti ai gruppi regionali che dovranno essere sostenuti solo in termini di servizi, senza più un solo euro”. Una proposta che se accolta dopo il suo iter, rappresenterebbe una “svolta” in tutto il panorama politico poiché, come dimostrato non solo in Calabria ma in tutte le rimborsopoli delle regioni d’Italia, è nei gruppi che si “annidano le camarille” e si alimenta la “degenerazione politica”.

In tal senso, seppure con qualche sfumatura, era stata presentata nel maggio scorso dal consigliere Orlandino Greco, capogruppo della lista “Oliverio Preidente” una proposta di legge per il riordino dei gruppi mirata maggiore trasparenza, rigidità e controlli sulle spese dei gruppi consiliari.

Grecia, il piano Tsipras piace alla Troika. Somiglia a quello di Monti

Alexis Tsipras mentre parla a Strasburgo al Parlamento europeo - Piano Tsipras
Alexis Tsipras mentre parla a Strasburgo al Parlamento europeo

Il piano Tsipras piace all’Eurogruppo e sembra avere il placet dei massimi vertici della Troika, Fmi, Bce e Ue, nonché l’approvazione da parte dei leader politici europei. Robusta la richiesta greca: 12 miliardi di euro invece di otto che erano nella precedente proposta.

La proposta del premier greco offre riforme che appaiono dure. Qualcosa ci sta, come l’addio alle pensioni “baby”, l’aumento delle tasse per armatori e sui beni di lusso, ma altre sono tese a frenare crescita e consumi come la rinuncia allo sconto dell’Iva per le isole turistiche e l’aumento della tassazione sulle imprese che sono quelle che creano occupazione e fanno Pil. Il premier Tsipras dovrà trovare sin da oggi il consenso anche nel Parlamento greco.

Mentre a Bruxelles si discute del piano, la multinazionale Bloomberg scrive che la Grecia sembra aver chiesto un prestito triennale all’Esm (o Mes, il meccanismo di stabilità europea, ovvero fondo salva Stati) di 53 miliardi di euro. Il colosso dei Mass media cita una bozza del documento messo a punto da Atene nel quadro del nuovo pacchetto di salvataggio. Il prestito dovrebbe coprire le esigenze finanziarie della Grecia fino al 2018, garantendo il rimborso di prestiti per 46 miliardi dovuti per la maggior parte a Fmi e Bce, in scadenza il 30 giugno 2018.

L’ESPERTA LIDIA UNDIEMI  SPIEGA CHE COS’E’ IL MES (O ESM)

All’indomani della presentazione all’Eurogruppo del piano con le riforme, che riguarderanno in particolare Fisco, pensioni e mercato del Lavoro, spunta quindi la nuova richiesta avanzata da Atene.

Intanto le reazioni al piano Tsipras raccolgono il consenso dei partner europei. Il presidente francese, Francois Hollande, giudica le proposte greche “serie e credibili” e afferma che il “programma” consegnato ai creditori mostra la determinazione della Grecia a restare nella zona euro.

Il premier italiano Matteo Renzi afferma: “Speriamo di non rivederci anche domenica: vuol dire che l’accordo sulla Grecia può essere fatto anche nella giornata di sabato dai ministri dell’Economia”, dichiara al termine dell’incontro con il primo ministro irlandese Enda Kenny.

“Sono più ottimista del passato – prosegue il premier -, dobbiamo salvare la Grecia con il supporto del suo governo altrimenti è impossibile. Nessuno pensi che dopo aver fatto le riforme a casa nostra l’Italia vada ora con la faccia soddisfatta in Europa. Rimane in piedi il tema del rapporto tra crescita e austerity e vogliamo che l’Europa torni a essere la casa dello sviluppo, non delle statistiche”.

Nel caso in cui la previsione di un accordo entro sabato, ribadita da Renzi, dovesse realizzarsi, i summit in programma domenica non si terranno. Lo fanno sapere fonti dell’Unione europea. Ma all'”affascinante discorso” fatto da Tsipras a Strasburgo due giorni fa (“La Grecia è stata usata come cavia per le vostre politiche di austerità che sono fallite”), e soprattutto forte della vittoria referendaria, la sua proposta sembra cedere alle richieste della Troika poiché include sacrifici simili a quelli che Monti richiese all’Italia nel 2011.

Il Piano di Tsipras “Lacrime e sangue” 

Non ci sarà più lo sconto dell’Iva alle isole turistiche entro il 2016. Per ristoranti e catering l’aliquota aumenterà al 23% mentre per gli alberghi al 13%: Tagli significativi alla Difesa che salgono a 300 milioni di euro entro la fine del 2016.

Inoltre, è previsto l’aumento delle tasse sugli armatori, forse la più accettata come la tassa sui beni di lusso (sale dal 10 al 13%), di quella sulle imprese (dal 26% al 28%), ma anche del contributo di solidarietà sul reddito e, se necessario, della tassa sugli immobili dopo la revisione catastale.

Il piano greco abolisce anche il contributo di solidarietà per pensionati entro il 2019. Sono previsti risparmi su pensioni tra lo 0,25-0,50% del Pil nel 2015 e l’1% dal 2016 in poi, tagliando progressivamente le “baby pensioni” (creando disincentivi) e innalzando l’età pensionabile a 67 anni entro il 2022.

Un piano di tagli e riforme duro e rigido che somiglia molto quello “lacrime e sangue” fatto da Mario Monti nel 2011, si mormora sui social. Se sarà servito a qualcosa il referendum greco lo si saprà a breve. Al momento sembra che il premier stia andando in direzione opposta all’indicazione del popolo greco. La cosa che più peserà, se vera, è la richiesta all’Esm di 53 miliardi di euro. Denaro che si rivela un cappio al collo per le future generazioni poiché richiede appunto, oltre alla restituzione con tassi di interessi elevatissimi, piani di maggiore austerità e massicce politiche di privatizzazione.

Gabrielli: "Comune di Roma "inquinato" ma non può essere sciolto"

Il Campidoglio, sede dell'assemblea di Roma Capitale
Il Campidoglio, sede dell’assemblea di Roma Capitale

Al comune di Roma il clima è diventato irrespirabile dopo le inchieste di Mafia Capitale. Il sindaco Ignazio Marino resiste alla tempesta mentre la sua giunta sembra smarrita oltre che “inquinata”, come l’ha definita il prefetto Franco gabrielli. L’azione amministrativa è ingessata dal timore di muovere foglia, in un comune che fino a ieri correva il rischio di essere sciolta per mafia. Fino a ieri.

Perché, il rischio scongiurato dallo stesso Gabrielli secondo cui “le evidenze raccolte non consentono l’applicazione della misura dello scioglimento dell’Organo consiliare dell’Ente Locale“. L’ex capo della Protezione civile rileva come gli elementi raccolti sulle infiltrazioni mafiose hanno i “caratteri di rilevanza e concretezza ma non di univocità”.

La norma sullo scioglimento dei comuni per infiltrazione mafiosa, secondo Gabrielli, richiede che gli “elementi su collegamenti con la criminalità organizzata di tipo mafioso” debbano essere “concreti, univoci e rilevanti”. Per il prefetto di Roma “gli elementi emersi, pur presentando i caratteri di rilevanza e concretezza”, non hanno “il tratto della univocità” e questo grazie ai tratti di discontinuità”.

Sono queste le conclusioni della commissione prefettizia incaricata di verificare l’eventuale infiltrazione mafiosa nel Comune di Roma e riportate nella relazione del prefetto Gabrielli di cui ampi stralci sono pubblicati sulle edizioni online del Corriere della Sera e di Repubblica.

Il prefetto di Roma Franco Gabrielli: "No allo scioglimento per mafia del comune di Roma"
Il prefetto di Roma Franco Gabrielli: “No allo scioglimento per mafia del comune di Roma”

Tradotto: Il comune non si scioglie per mafia, quand’anche “le risultanze emerse dall’attività ispettiva documentano – dice la relazione – come Mafia Capitale, anche sotto l’attuale Giunta, sia riuscita a infiltrare l’Ente locale, assoggettandone la funzione ai propri interessi grazie a amministratori corrotti e alle influenze esercitate da Carminati e Buzzi”.

Intanto per restare in tema di aria irrespirabile al comune di Roma il segretario generale del Campidoglio, Liborio Iudicello, ha rassegnato le sue dimissioni. “Il sindaco Ignazio Marino ha cercato di farlo recedere dalla sua determinazione – spiega una nota del Campidoglio -, ma ha poi preso atto della sua ferma volontà per evitare di continuare a lavorare in un clima di delegittimazione della funzione”.

A chi gli ha chiesto del comune di Ostia, in predicato di scioglimento, il prefetto Gabrielli ha risposto che “se mai il ministro dell’Interno decidesse di sciogliere il Municipio di Ostia mi associo a chi dice che la persona più indicata come commissario sarebbe proprio il dottor (Alfonso) Sabella”, assessore capitolino alla Legalità, persona di cui il prefetto ha “una grandissima stima”.

Tragedia a Roma e Cagliari. Muoiono 2 bimbi "errori umani". Indagati i tre soccorritori. Sabato Fiaccolata

Tragedia a Roma, Carabinieri alla Stazione Furio Colombo Metro A
Tragedia a Roma, Carabinieri alla Stazione Furio Colombo Metro A

Doppia tragedia a Roma e a Cagliari, dove due bambini di 4 e 11 anni sono morti a causa di errori umani. Nella Capitale un bambino, Marco, di appena quattro anni è precipitato dal vano di un ascensore nella Metro “A”, stazione Furio Camillo. Il bimbo dalle informazioni fornite, sembrerebbe rimasto intrappolato nell’elevatore con la mamma ma durante le operazioni di trasbordo la base non ha retto ed è precipitato giù nella tromba per circa 15 metri dopo che personale della metro ha utilizzato un ascensore parallelo per cercare di raggiungerli.

“C’è stato un errore dell’agente della stazione che ha posto in essere una procedura che non doveva, forse perché c’erano condizioni difficoltà e alla fine c’è stata la tragedia”. Lo ha detto l’assessore ai Trasporti di Roma Capitale Guido Improta spiegando che “l’ascensore era bloccato e si è tentato un trasbordo delle persone: l’ascensore bloccato è stato affiancato da un altro elevatore, si è cercato di fare un trasbordo delle persone attraverso una botola. Una procedura non codificata. E’ stato un eccesso di generosità dell’agente di stazione che poi si è trasformato in una tragedia”.

L'ascensore killer della metro A a Roma
L’ascensore killer della metro “A” a Roma dove è morto il piccolo Marco

“L’intervento poteva essere eseguito solo da personale specificatamente addestrato per questo scopo”, ammette in una nota l’assessorato ai trasporti di Roma Capitale. Cioè addetti alla manutenzione e alla sicurezza degli ascensori. Incredulità, disperazione e rabbia. E molte polemiche. La madre di Marco, Francesca, 40 anni, di Latina, straziata e in lacrime ha riferito che le “è scivoltato via”, giù nel vuoto. 

Il sindaco Ignazio Marino ha incontrato sul luogo della tragedia i genitori della vittima. “Via, vattene”, gli è stato risposto. E poi all’uscita dalla fermata della metro è stato accolto con insulti e urla. “Non ho nessun commento da fare è una tragedia terribile non solo per Marco e Francesca che ho visto un paio d’ore, ma per tutti noi”, ha detto il sindaco di Roma.

L’Atac: Nominata commissione – Giuseppe Noia dell’ufficio comunicazione dell’Atac ha riferito che “è stata appena nominata una commissione Atac di tre persone, che si aggiunge alle indagini in corso delle autorità competenti. Non è un problema di manutenzione degli ascensori. Non credo sia questo, sono in corso le indagini”. Resta da capire come ha fatto a sfondarsi il vano ascensore che ha fatto precipitare il bambino.

La stazione è stata chiusa e riaprirà solo oggi ma per Roma sarà lutto cittadino per una morte “assurda che si poteva evitare”, racconta chi ha vissuto i momenti drammatici dell’incidente. Intanto sono stati indagati per omicidio colposo i tre soccorritori che hanno tentato di salvare la vira del piccolo Marco: “Un atto dovuto”, fanno sapere fonti giudiziarie. Sabato sera a Roma ci sarà una fiaccolata per ricordare il bimbo.

LA TRAGEDIA DI CAGLIARI  

Una bambina di 11 anni è morta per aver urtato contro le eliche di uno scafo. La bimba si era tuffata da una barca che era solita far salire a bordo persone, tra cui bambini, per fargli provare l’emozione del trampolino. Qualcosa deve essere andato storto ed è finita sotto l’elica. E’ successo nelle acque antistanti Santa Margherita di Pula (Cagliari), sulla costa sudoccidentale della Sardegna.

Bimba uccisa da elica. Nelle foto luogo tragedia con ambulanza e carro funebre e yacht bianco sequestro nel porticciolo di marina piccola a cagliari
Bimba uccisa da elica. Nelle foto luogo tragedia con ambulanza e carro funebre e yacht bianco sequestro nel porticciolo di marina piccola a cagliari

La bimba e i genitori sono sardi, residenti ad Assemini (Cagliari). L’incidente è avvenuto intorno alle 17.30. Il 118, chiamato subito dopo il fatto, ha tentato invano di salvare la piccola, ma purtroppo non c’è stato nulla da fare: le ferite inferte dall’elica avevano ormai compromesso gli organi vitali. 

Secondo alcune testimonianze, dopo i tuffi l’imbarcazione ha prima preso velocità, poi avrebbe fatto un giro su stessa, incrociando i bagnanti, soprattutto bimbi, che nel frattempo si erano tuffati in acqua. Quasi tutti si sono messi in salvo, ma l’undicenne è stata presa in pieno dall’elica e attorno a lei si è subito formata una grande chiazza di sangue.

Secondo quanto appreso, dopo la tragedia la barca si sarebbe allontanata. E’ stata rintracciata ed è ora sotto sequestro nel porticciolo di Marina Piccola, a Cagliari. Non si è appreso al momento se siano stati presi provvedimenti nei confronti del comandante. Saranno ora gli accertamenti della magistratura a far chiarezza su dinamica e responsabilità.

Riforma Scuola, via libera della Camera. Ora è legge

proteste della Lega Nord contro riforma scuolaCon 277 voti a favore e 173 contrari la Camera dei Deputati approva definitivamente la Riforma della Scuola. Il testo, dopo il passaggio in Senato lo scorso mese di giugno diventa legge dello Stato.

In un’aula caotica tra i banchi dell’opposizione che protestavano, come anche fuori, in piazza Montecitorio (da giorni), alla conta finale, 277 hanno espresso il loro voto favorevole, 173 contrari e quattro si sono astenuti. Dopo l’abbandono di Civati e Fassina, restano più o meno stabili le defezioni nel Pd. Sarebbero 39, tra i quali Bersani e Cuperlo, i deputati del partito di Renzi che non hanno partecipato al voto. Anche al Senato il gruppo dei cosiddetti dissidenti non votò.

Tra questi, secondo il parlamentare Alfredo D’Attorre, sono “24” gli esponenti della minoranza Pd. Secondo il suo calcolo sarebbero “sfuggiti” 15 deputati che avrebbero votato no “secondo coscienza”. Cinque deputati dem hanno votato contro insieme allo stesso D’Attorre e all’ex capogruppo Roberto Speranza che risulta in missione, ma ha fatto sapere di “non aver partecipato per scelta”.

Sono 4 i deputati azzurri “vicini” al senatore Denis Verdini che hanno votato sì in dissenso dal resto del gruppo Forza Italia. (Luca D’Alessandro, Monica Faenzi, Giovanni Mottola e Massimo Parisi).

Il tabellone della Camera con il risultato del voto sulla riforma scuola
Il tabellone della Camera con il risultato del voto

Protesta con cartelli della Lega nell’Aula della Camera durante le dichiarazioni di voto. I deputati del Carroccio hanno esposto cartelli con la scritta “Giù le mani dai bambini”. La seduta è stata sospesa e il capogruppo Massimiliano Fedriga è stato espulso dall’Aula.

“Questo non è un atto finale” ma “l’atto iniziale di un nuovo protagonismo della scuola”, ha commentato il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini.

proteste a Montecitorio contro riforma scuola“Abbiamo mantenuto un altro impegno. Avevamo detto “no gender” nelle scuole ed abbiamo ottenuto una circolare del ministro Giannini che chiarisce in modo incontrovertibile che ci vuole il consenso informato dei genitori perché qualcosa di extra curriculare entri nelle classi”, ha detto il ministro dell’Interno Angelino Alfano commentando positivamente il varo della riforma della Scuola.

Riforma Scuola alle firme – Il testo approvato oggi sarà firmato prima dal presidente del Consiglio Matteo Renzi e poi dal capo dello Stato Sergio Mattarella per la promulgazione e la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.

Calabria, Oliverio riparte da 7. Tutti tecnici. L'affondo di Corbelli: "Sto per mandarti a casa"

Il governatore della Regione Calabria Mario Oliverio.
Il governatore della Regione Calabria Mario Oliverio.

Sarà presentata venerdi 10 luglio la nuova squadra di governo di Mario Oliverio. Alla fine ce l’ha fatta il governatore della Calabria  a varare la sua nuova giunta regionale.

Dopo il terremoto rimborsopoli che ha fatto tremare il palazzo e provocato la caduta del suo pupillo, Nino De Gaetano, ai domiciliari per una brutta storia di presunto falso e peculato, il presidente calabrese ha deciso di ripartire da zero con un esecutivo di tutti tecnici con tre donne. Tutti esterni al Consiglio e alla prima esperienza diretta con l’amministrazione regionale.
Le dimissioni del presidente del Consiglio regionale, Antonio Scalzo, anche lui indagato alla pari degli altri due ex assessori Enzo Ciconte e Carlo Guccione erano le “pre condizioni” per precedere ad un reset totale passando da una giunta politica ad una squadra di governo tecnico.

Al Bilancio e alla Programmazione comunitaria, andrà Antonio Viscomi, giuslavorista, ordinario di Diritto del Lavoro all’università Magna Graecia di Catanzaro, che lascia la guida del dipartimento presidenza cui Oliverio gli aveva assegnato qualche mese fa.

A Francesco Russo, ordinario di Ingegneria Trasporti all’università “Mediterranea” di Reggio Calabria, andrà la delega al porto di Gioia Tauro, la Logistica e il Sistema Portuale Regionale. A Carmela Barbalace, dirigente della Regione Calabria, gestirà la delega all’Economia.

La delega all’Ambiente (che forse assorbe anche la delega all’energia e la gestione dei rifiuti) è stata assegnata ad Antonella Rizzo, di professione dirigente amministrativo, mentre alle Infrastrutture, delega prima in mano a De Gaetano andrà Roberto Musmanno, docente di ricerca operativa all’università della Calabria.

Federica Roccisano ricercatrice e Project Manager presso l’università “Dante Alighieri” di Reggio Calabria spetterà il delicato settore “Lavoro e Welfare”, assessorato assegnato prima a Carlo Guccione.

Infine a Franco Rossi, ordinario di tecnica e pianificazione urbanistica all’Unical toccherà guidare la delega alla Pianificazione Territoriale.

Quattro uomini e tre donne che compongono la giunta di “Alto profilo” annunciata dal governatore Mario Oliverio che nel vararla l’ha definita “espressione di una qualificata rappresentanza femminile e di alte competenze delle università calabresi. La nuova giunta è la risultante di un rinnovamento epocale agevolato anche dalle dimissioni del Presidente del Consiglio Regionale, on. Antonio Scalzo”, ammette Oliverio che poi ci tiene a sottolineare “una netta discontinuità con il passato: l’indagine sui finanziamenti ai Gruppi consiliari appartiene alla scorsa legislatura”.

Secondo il governatore Oliverio “sarebbe ingeneroso ed ingiusto che gli effetti di una indagine rivolta al passato si scaricassero sulle responsabilità dell’attuale Consiglio Regionale ed offuscassero il necessario progetto di cambiamento per dare un futuro alla Calabria.  E’ questa una linea di demarcazione non dettata dai tempi e dal merito delle indagini della magistratura, (Oliverio è estraneo all’inchiesta rimborsopoli, ndr) verso cui ripongo rispetto e piena fiducia, ma una autonoma scelta politica di cui mi assumo la piena responsabilità”.

Ci sono musi lunghi tra i consiglieri regionali che speravano in un posto al sole, ma il “lupo” di San Giovanni in Fiore ha deciso così: “E’ stata una mia scelta autonoma”. Del resto lo aveva detto: Nel Pd calabrese troppa sete di “potere”. Per dire che più di qualcuno lo ha “assillato” fin dalla sua elezione per avere “posti in giunta”. Così facendo ha scelto un taglio netto tra assemblea ed esecutivo. Il Consiglio legifera, la giunta porta avanti il programma di governo presentato agli elettori, sarebbe l’intento di Oliverio.

I questo nuovo assetto mancano diverse deleghe (pesanti), tra le più importanti si nota “l’Agricoltura”“Lavori pubblici”, “Istruzione e cultura” o il “Personale“che con molta probabilità Oliverio assegnerà a “unità di missione” composte da qualche consigliere regionale o se le tiene per sé. Bisognerà attendere per saperne di più.

Adesso spetterà alla nuova giunta, (che sarà presentata venerdì 10 luglio alle 11 in via Massara a Catanzaro) spingere sull’acceleratore per recuperare terreno e governare una regione che ha mille emergenze e appare paralizzata sia per le beghe politiche, ma soprattutto per una “burocrazia asfissiante” che ha smorzato, come in passato, ogni ambizione e indirizzo politico. I compiti più ardui e di prima emergenza sono per Antonio Viscomi, che dovrà fare i salti mortali per spendere centinaia di milioni di euro di risorse Ue a fine dicembre (a breve avrà anche l’assestamento di Bilancio), e la neo assessore al Lavoro Roccisano che avrà “l’onere” di sedersi su una “polveriera”.

Franco Corbelli del Movimento Diritti Civili
Franco Corbelli leader del Movimento Diritti Civili

Inevitabili le critiche aspre e ironiche al nuovo esecutivo da parte dell’opposizione in Consiglio regionale. Ma il più duro è Franco Corbelli che riserva a Oliverio un attacco frontale. Il leader del Movimento Diritti Civili, ricorda al governatore che lo scorso anno “dopo avere con la mia battaglia per le primarie istituzionali (da cui si era ritirato dopo forti pressioni, ndr), fatto candidare ed eleggere Presidente, Mario Oliverio, che nessuno voleva nel Pd e nel centrosinistra, oggi sto per mandarlo a casa insieme al Consiglio regionale”. Il leader di Diritti Civili solleva lo spettro delle elezioni anticipate col caso della legge elettorale “illegittima” varata in prorogatio dal vecchio consiglio. Una ipotesi che dopo la sentenza del Tar Calabria – chiamata a trattare il ricorso della forzista Wanda Ferro sulla sua esclusione dal Consiglio – fa tremare l’intera legislatura. Già, perché i giudici amministrativi hanno rimandato tutto alla Corte Costituzionale e non è affatto remota l’ipotesi che la Suprema Corte si esprima con lo scioglimento anticipato.

Corbelli chiede infatti alla Consulta di dichiarare la legge elettorale incostituzionale e di conseguenza di far decadere il Consiglio. “Nel rispetto della Legge e della Costituzione – afferma – sto, quale parte lesa e unico Gruppo Politico legittimato a poter intervenire, per chiedere alla Corte Costituzionale di riconoscere l’incostituzionalità della nuova legge elettorale calabrese, approvata lo scorso anno in regime di prorogatio, e di notificare e chiedere alle autorità preposte l’avvio dell’iter per la decadenza del Consiglio regionale della Calabria”. 

Nuovo blitz antidroga tra Calabria e Sud America. 44 arresti

Blitz antidroga tra Calabria e America latina della Dda di CatanzaroNuovo blitz antidroga in Italia e all’estero. All’alba i carabinieri del Ros, hanno arrestato 44 persone per traffico di sostanze stupefacenti. Le ordinanze di custodia cautelare sono state emesse dalla procura distrettuale antimafia di Catanzaro guidata da

Le indagini, che si sono avvalse anche di agenti sotto copertura, hanno consentito di individuare una organizzazione legata alla cosca di ‘ndrangheta dei Mancuso di Limbadi dedita al traffico internazionale di cocaina proveniente da Sudamerica e destinata ai mercati del nord Italia ed Europa. Sequestrati, con le autorità colombiane e spagnole, oltre 600 chili di cocaina.

L’organizzazione transnazionale si avvaleva anche di una base composta da albanesi impiantata a Fiano Romano (Roma) ed inserita nell’organizzazione di trafficanti internazionali di droga sgominata dai carabinieri del Ros con l’esecuzione dei 44 arresti, ha riferito il Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo.

“Il gruppo di albanesi – ha spiegato Lombardo – è stato il destinatario di una delle consistenti partite di droga gestite dall’organizzazione, che estendeva le sue ramificazioni in più parti della Calabria ed anche in varie zone d’Italia ed all’estero.

Le aree di origine del traffico sono state individuate in Venezuela, Colombia e Cile, Paese quest’ultimo da dove c’è stato l’ultimo tentativo d’importazione. Destinatari del traffico sono diversi soggetti in varie zone del mondo, a conferma della transnazionalità dell’organizzazione”.

Appena il 7 maggio scorso, una operazione coordinata dalla procura di Reggio Calabria in sinergia con l’Fbi americana aveva sgominato una rete di narcotrafficanti che aveva base in un ristorante a New York. Il bilancio allora era stato di 15 arresti tra Italia e Usa e una trentina di indagati.

L’inchiesta, battezzata Columbus, ha consentito al pool guidato da Cafiero De Raho e dal magistrato Nicola Gratteri di ricostruire vecchie e nuove alleanze tra le famiglie mafiose americane e quelle calabresi, confermando il ruolo di leadership della ‘Ndrangheta nella gestione del traffico internazionale di droga.

Compravendita, Berlusconi e Lavitola condannati a 3 anni. Cinque anni di interdizione

Compravendita, Berlusconi e Lavitola condannati a 3 anni
Berlusconi e De Gregorio

Sarebbe stato l’ex premier Silvio Berlusconi, tramite la compravendita di senatori, a far cadere il governo Prodi il 24 gennaio 2008. Per questa ragione, nel processo di primo grado, i giudici del Tribunale di Napoli lo hanno condannato a tre anni di reclusione nel processo che lo vede imputato per corruzione accogliendo le tesi dell’accusa sulla compravendita. Stessa pena per il faccendiere ed ex direttore dell’Avanti Valter Lavitola. A entrambi, il collegio giudicante, ha disposto come pena accessoria l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni.

La richiesta della pubblica accusa, formulata il 24 giugno scorso, era di 5 anni di reclusione per Berlusconi mentre per Lavitola 4 anni e 4 mesi.

I pm hanno sostenuto nella loro requisitoria, che l’allora leader dell’opposizione, conscio delle difficoltà del premier Prodi, mise in atto il piano della presunta compravendita di senatori per far cadere Romano Prodi nel 2008.

Secondo l’accusa – sostenuta dai pubblici ministeri Piscitelli, Woodcock e Vanorio – Berlusconi sarebbe riuscito a corrompere il senatore Sergio De Gregorio (ex Idv passato nel centrodestra), a cui tramite Lavitola, avrebbe pagato tre milioni di euro, di cui “due in nero” tra il 2006 e il 2008 per la presunta campagna acquisti a palazzo Madama finalizzata a far cadere il governo al Senato, in cui lo stesso ex premier bolognese vantava una maggioranza risicatissima. L’obiettivo di Berlusconi, secondo l’accusa, era sfruttare la debolezza numerica in quel ramo del parlamento, sfiduciare Prodi per poi scalare il vertice di palazzo Chigi, cosa che avvenne nelle elezioni politiche di quell’anno.

Quella sulla compravendita è una sentenza che sembra mettere del tutto fuori gioco l’ex premier e leader di Forza Italia – a meno che non intervenga a novembre la prescrizione – che aveva appena finito quasi un anno di Servizi sociali per la condanna nel processo Mediaset. Una condanna che si somma ad altre grane giudiziarie in corso.

da sinistra De Gregorio, Berlusconi e Lavitola
da sinistra De Gregorio, Berlusconi e Lavitola

LE REAZIONI

BERLUSCONI: “PERSECUZIONE CONTINUA”
“Prendo atto – afferma Silvio Berluscoi a caldo – di una assurda sentenza politica al termine di un processo solo politico costruito su un teorema accusatorio risibile. Resto sereno, certo di aver sempre agito nell’interesse del mio Paese e nel pieno rispetto delle regole e delle leggi, così come continuerò a fare”. Questa è per il leader di Fi una “persecuzione giudiziaria” finalizzata a ledere la sua “immagine di protagonista della politica”.

GHEDINI: “SENTENZA INGIUSTIFICATA”
“E’ una sentenza che riteniamo clamorosamente ingiusta e ingiustificata”, ha invece detto l’avv. Niccolò Ghedini, difensore di Silvio Berlusconi, sottolineando che il processo si prescriverà il 6 novembre. Nonostante la “prescrizione” Ghedini ha espresso “l’auspicio che la Corte di Appello assolva Berlusconi nel merito”.

PROCURATORE COLANGELO: “NON COMMENTO, MA SENTENZA E’ FILO ACCUSATORIA”
“Non commento le sentenze. Prendo atto delle sentenze. Prendo atto che questa sentenza ha condiviso la tesi accusatoria”: lo ha detto il Procuratore di Napoli, Giovanni Colangelo, interpellato dall’Ansa sulla sentenza di condanna di Silvio Berlusconi e Valter Lavitola.

PRODI: “SE AVESSI SAPUTO, SAREI ANCORA PREMIER”
E sempre all’Ansa l’ex premier romano Prodi afferma: “Non mi sono costituito parte civile perché ritengo che sia stata lesa la democrazia e non la mia persona. C’erano delle voci, ma, come dissi al giudice, non ne sapevo nulla. Se lo avessi saputo sarei ancora presidente del Consiglio”.

Un rapporto segreto svela le bugie dell'Fmi sulla Grecia

Eurotower di Francoforte sede della Bcedi Raúl Ilargi Meijer per The Automatic Earth (4 luglio 2015)
traduzione a cura di vocidallestero.it

Il rapporto del FMI sull’ Analisi di Sostenibilità del Debito Greco che è uscito questa settimana ha provocato un grande scalpore. Ora sappiamo che gli analisti del Fondo confermano quanto Syriza ha continuato a dire fin da quando è salita al potere 5 mesi fa: la Grecia ha bisogno di una riduzione del debito, molta, e in fretta.

Sappiamo anche che l’Europa ha cercato di mettere a tacere il rapporto. Ma ciò che è più interessante è che il tentativo è andato avanti per mesi, secondo la Reuters. Ergo, il FMI era a conoscenza dell’analisi – preliminare – da mesi, e ha taciuto, mentre allo stesso tempo ‘negoziava’ con la Grecia su austerità e salvataggi.

E se si scava ancora un po’ più a fondo, non c’è modo di evitare il fatto che il FMI non ne era a conoscenza  soltanto da pochi mesi, ma lo sapeva da anni. Il Comitato Parlamentare Greco sul Debito ha riferito tre settimane fa di essere in possesso di un documento del FMI del 2010 (!), il quale conferma che anche allora il Fondo già sapeva. [Nel 2010 l’Fmi era presieduto da Dominique Strauss-Kahn poi arrestato per scandali sessuali il 14 maggio 2011. Quattro giorni più tardi Strauss-Kahn si dimise e subentrò l’ex ministro dell’economia francese, Christine Lagarde, ndr].

Vale a dire, si sapeva già che il piano di salvataggio messo in atto nel 2010 avrebbe indebitato ancora di più la Grecia. Che è l’esatto contrario di ciò che che il piano di salvataggio si pretendeva dovesse fare.

Il piano di salvataggio del 2010 è stato quello che ha permesso alle banche private francesi, olandesi e tedesche di trasferire i loro debiti al settore pubblico greco, e indirettamente al settore pubblico dell’intera zona euro. Non c’è stata ristrutturazione del debito in questa operazione.

Reuters ieri ha riferito che “la pubblicazione della bozza dell’Analisi di Sostenibilità del Debito ha messo a nudo una disputa tra Bruxelles e [il FMI] che si è trascinata per mesi a porte chiuse.”

Ma non è tutta la storia. Evidentemente, c’è stata una disputa importante anche all’interno del FMI. La decisione di pubblicare la relazione è stata apparentemente presa senza neanche un voto, perché era evidente che i membri del consiglio del Fondo ne volevano la diffusione. Gli Stati Uniti hanno giocato un ruolo importante in questa decisione. Perché questa tempistica? Difficile a dirsi.

La grande domanda che sorge da tutto questo è: qual’è stato il ruolo di Christine Lagarde in questa farsa? Se lei è stata fondamentale nel mantenere nascosta l’analisi, ha fatto un bel danno alla reputazione del FMI, e diventa difficile capire come potrebbe rimanere a capo del FMI. Ha contribuito a far perdere al Fondo un’immensa quantità di fiducia agli occhi del mondo. E senza fiducia, il FMI è inutile.

E già che ci siamo, il capo della Bce Mario Draghi, che è anche un importante negoziatore della troika, ha fatto un errore enorme questa settimana facendo – quasi – chiudere il sistema bancario greco, una decisione che rimane difficile da credere ancora oggi. La funzione di una banca centrale è quella di assicurarsi che le banche siano liquide, non strangolarle consapevolmente e volontariamente.

Come Draghi, dopo questo, possa rimanere a capo della BCE è difficile da capire quanto lo è per la Lagarde. E dovremmo anche mettere in discussione le azioni e le motivazioni di persone come Jean-Claude Juncker [presidente della Commissione europea] e Jeroen Dijsselbloem [presidente dell’Eurogruppo]

Anche loro devono essere stati a conoscenza della valutazione del FMI, eppure hanno insistito perché non ci fosse nessuna riduzione del debito sul tavolo dei negoziati, anche se l’analisi dice che senza riduzione del debito non ci può essere un accordo sostenibile.

Si può solo immaginare la frustrazione di Varoufakis nel trovarsi la porta chiusa in faccia ogni volta che sollevava l’argomento. Perché davvero non c’è bisogno di un’analisi del FMI per vedere quel che è ovvio.

Che è esattamente il motivo per cui domani c’è un referendum: Alexis Tsipras ha rifiutato di firmare un accordo che non prevede la ristrutturazione del debito. Sarebbe comico se non fosse così tragico, soprattutto per il popolo greco. Da Reuters, ieri:

Gli europei hanno cercato di bloccare il Rapporto sul Debito della Grecia del FMI (traduzione da Reuters)

“I paesi della zona euro hanno cercato invano di fermare la pubblicazione da parte del Fondo Monetario Internazionale di un’analisi pessimista sull’onere del debito della Grecia, che secondo le dichiarazioni del governo di sinistra giustifica il suo appello agli elettori di respingere i termini del salvataggio, hanno detto venerdì fonti a conoscenza dei fatti. Il documento, diffuso a Washington giovedì, afferma che le finanze pubbliche della Grecia non saranno sostenibili senza una sostanziale riduzione del debito, che possibilmente includa anche lo stralcio da parte dei partner europei dei prestiti garantiti dai contribuenti. Afferma anche che la Grecia avrà bisogno di almeno 50 miliardi di euro di aiuti supplementari per i prossimi tre anni per mantenersi a galla. La pubblicazione della bozza dell’Analisi di Sostenibilità del Debito ha messo a nudo una disputa tra Bruxelles e il FMI che si è trascinata per mesi a porte chiuse.

Venerdì il primo ministro greco Alexis Tsipras ha citato il rapporto in un appello televisivo agli elettori per votare ‘No’ alle condizioni di austerità proposte, che sono comunque scadute poiché i colloqui si sono interrotti ed Atene ha fatto default su un prestito del FMI questa settimana. Non è chiaro se un arcano documento del FMI potrebbe essere in grado di influenzare una votazione mozzafiato in cui è in gioco il futuro della Grecia nella zona euro, con le banche chiuse, i prelievi di contanti razionati e il commercio bloccato. “Ieri è accaduto un evento di grande importanza politica”, ha detto Tsipras. “Il FMI ha pubblicato un rapporto sull’economia della Grecia, che è una grande rivincita per il governo greco perché conferma l’ovvio – che il debito greco non è sostenibile”.

Nel corso di una riunione del consiglio del FMI tenutasi mercoledì, i membri europei hanno messo in discussione la tempistica della relazione che la direzione del FMI proponeva di pubblicare a breve, tre giorni prima del cruciale referendum di domenica che può determinare il futuro del paese nella zona euro, hanno detto le fonti. Non c’è stata votazione, ma gli europei erano in pesante inferiorità numerica e gli Stati Uniti, la voce più forte in seno al FMI, erano a favore della pubblicazione, hanno detto le fonti”.

L'eurozona dell'EuropaIl motivo per cui tutti i negoziatori della Troika dovrebbero essere sottoposti a un’indagine molto seria è che hanno mantenuto volontariamente nascoste informazioni che avrebbero dovuto essere cruciali nella trattativa con la Grecia. La ragione è ovvia: sarebbe costato ai contribuenti europei molti miliardi di euro.

Ma questo non dovrebbe mai essere un motivo per barare e mentire. Perché una volta che lo si è fatto, si è macchiati per tutta la vita. Quindi, anche in un mondo non proprio ideale, dovrebbero dimettersi. Tutti quelli che sono stati a quel tavolo dal lato della Troika.

E non riesco a capire come anche Angela Merkel possa sfuggire al colpo di accetta. Anche lei doveva sapere ciò di cui gli analisti del FMI erano a conoscenza. E ha deciso di sottoporre a tortura la popolazione greca, piuttosto che essere costretta a spiegare a casa sua che le sue precedenti decisioni (2010) sono fallite così gravemente che i suoi elettori ora devono pagare per questo. No, Angela ama il potere. Più di quanto le piaccia il fatto che i greci abbiano un’assistenza sanitaria adeguata.

Comprensibile, forse, ma anche imperdonabile. Qualcuno dovrebbe portare in tribunale tutto questo circo di bugiardi, imbroglioni e intriganti. Sono andati molto vicini a uccidere l’intera Unione Europea con le loro macchinazioni. Non che mi dispiaccia, prima muore meglio è, ma le persone coinvolte devono comunque essere ritenute responsabili. Non è nemmeno la stessa Unione Europea ad essere sbagliata, o ad essere una cattiva idea; lo è questa gente.

VAROUFAKIS: LA TROIKA SAPEVA DAL 2010 DEL DEBITO INSOSTENIBILE, HANNO DATO SOLDI MA QUEI SOLDI NON SONO ANDATI AL POPOLO GRECO MA ALLE BANCHE FRANCESI E TEDESCHE

Ma non temete, non c’è dramma che non abbia anche un lato divertente. E con questo non intendo togliere nulla alla sofferenza del popolo greco.

Brett Arends su MarketWatch ha scritto per proprio conto una grande analisi, e arriva a questo, anche in base alle cifre fornite dal FMI. Risulta che il più grande errore per la Grecia e Syriza è quello di voler rimanere all’interno della zona euro. L’euro è stato un tale disastro finanziario ed economico, che è difficile capire come nessuno lo abbia fatto notare prima. Rimanete dentro, e non c’è modo di vincere.

Trovo questa una lettura esilarante di fronte a ciò che vedo accadere qui in Grecia. Rende il tutto ancora più tragico.

Smettete di mentire ai greci – la vita senza l’euro è bella (traduzione da Marketwatch)

“Gli euro-fanatici smetteranno di mentire al popolo della Grecia? E già che ci sono, potrebbero gentilmente smettere di mentire al resto di tutti quanti noi? Possono smettere di pretendere che la vita al di fuori dell’euro – per i greci o qualsiasi altro paese europeo – sarebbe un destino peggiore della morte? Possono smettere di affermare che se i Greci tornano alla dracma, saranno condannati ad una miserabile esistenza nella zona oscura della vita europea, un piccolo, dimenticato e isolato paese senza fabbriche, senza investimenti interni e senza nessuna speranza? Queste disoneste minacce  questa settimana sono state rivolte contro il popolo greco, mentre si prepara per il grande referendum del fine settimana su ancora più austerità.

I bulli di Bruxelles, Francoforte e altrove stanno minacciando il popolo greco che se non fa quello che gli viene detto, se non si sottomette ancora ad altri salassi economici, può finire fuori dall’euro… e a quel punto, naturalmente, la vita sarebbe finita. Bah”.

"Bugie, maledette bugie, e l'euro La crescita del PIL reale pro capite, 2000-2015; Grecia e paesi rivali no euro"
“Bugie, maledette bugie, e l’euro
La crescita del PIL reale pro capite, 2000-2015; Grecia e paesi rivali no euro”

“Date un’occhiata al grafico. Mette a confronto la performance economica della Grecia all’interno dell’euro con i concorrenti europei che non utilizzano l’euro. Gli altri paesi coprono una vasta gamma di posizioni, ovviamente – dalla ricca e stabile Danimarca, ai paesi dell’ex Unione Sovietica, al vicino di casa della Grecia, la Turchia, che non è nemmeno in Europa. Ma tutti hanno una cosa in comune.

“Nel corso degli ultimi 15 anni, mentre la Grecia stava godendo dei “benefici” di avere Bruxelles a gestire le sue politiche monetarie, quei poveri fessi sono stati tutti bloccati nei loro affari a dover gestire le proprie valute (se riuscite a immaginare). E come risultato si può vedere quanto sono andati male.

L’hanno schiacciata. Romania, Turchia, Polonia, Svezia, Croazia – quale sia il paese, hanno tutti registrato tassi di crescita di gran lunga migliori rispetto alla Grecia. I dati provengono dal FMI stesso. Misura la crescita del prodotto interno lordo, per persona, a prezzi costanti (in altre parole, senza l’inflazione). La Grecia ha adottato l’euro nel 2001.

E dopo 14 anni nella stessa squadra con i grandi, è tornata da dove è partita. La reale crescita economica per persona per tutto questo tempo: Zero. Nel frattempo la Romania, con il leu, ha soltanto … ehm … raddoppiato. Tutti gli altri sono cresciuti. Gli islandesi, che hanno sofferto la peggiore catastrofe finanziaria del pianeta, nel 2008, sono comunque riusciti a crescere.

Sì, tutti i dati hanno dei limiti. Ogni paese ha la sua storia e i suoi vantaggi e svantaggi. Ma il quadro generale è chiaro: l’euro o ha causato la disastrosa performance economica della Grecia, o almeno non è riuscito a impedirla.

Quello che trovo stupefacente degli euro-fanatici è che semplicemente non sembrano preoccuparsi per nulla dei fatti. Continuano a ripetere le stesse affermazioni sulla presunta cura miracolosa della loro moneta, qualsiasi cosa succeda. Possono essere colpiti in testa con l’ultimo World Economic Outlook dell’FMI e continuano a blaterare, impassibili.

Ero in Inghilterra nel corso degli anni ’90, quando queste persone mettevano in guardia sul fatto che se i britannici non avessero smesso la sterlina e non si fossero uniti all’euro, sarebbero stati condannati. Per farmi una risata, ho appena sfogliato gli archivi su Factiva e mi sono rinfrescato la memoria.

La Gran Bretagna senza l’euro sarebbe un “paese orfano,” coccolato, assecondato, ma ignorato, avvertiva una figura di primo piano. La Gran Bretagna perderebbe tutta la sua influenza e il suo status. Diventerebbe un paese marginale, al di fuori del mainstream europeo. Perderebbe “un milione di posti di lavoro.” Le fabbriche chiuderebbero. L’industria automobilistica crollerebbe. Gli investitori stranieri scapperebbero via a causa dell’isolamento della Gran Bretagna.

Le esportazioni precipiterebbero a causa delle fluttuazioni dei tassi di cambio. La città di Londra, quartiere finanziario della Gran Bretagna, perderebbe terreno nei confronti di Francoforte. La Borsa di Londra rimarrebbe isolata. Le erbacce crescerebbero per le strade. (OK, questa l’ho inventata io)

Ed eccoci qui oggi. Dal 1992, quando il progetto della moneta unica ha iniziato il rullaggio per il decollo, i paesi a bordo hanno visto una crescita economica complessiva del 40%, dice il Fondo monetario internazionale. Povera vecchia Gran Bretagna, rimasta indietro alla sala partenze con la sua miserabile sterlina? Ha fatto solo il 67%. Bah”.

Questa valuta per la quale la Grecia sta lottando così duramente per esserne parte infatti la sta strangolando. La ragione risiede nella struttura dell’Unione Monetaria Europea. Che rende impossibile ai singoli paesi adattarsi al mutare delle circostanze. E le circostanze cambiano sempre. Come paese, hai bisogno di flessibilità, è necessario essere in grado di adattarsi agli eventi mondiali.

È necessario essere in grado di svalutare, si ha bisogno di una banca centrale che sia prestatore di ultima istanza. Mario Draghi ha rifiutato di essere il prestatore di ultima istanza della Grecia. Non può essere, è impossibile. Non vi è alcuna ragione economica valida per un’azione del genere, è un comportamento criminale. Ma la struttura della zona euro consente tale comportamento.

Sprofonda la Grecia nei debitiNella “vita reale” in cui un paese ha una propria banca centrale, l’unica ragione per cui questa possa rifiutare di fare da prestatore di ultima istanza sarebbe politica. Ed è la stessa cosa qui. Si tratta di potere. È per questo che le nonne della Grecia non possono arrivare alle loro magre pensioni. Non vi è alcuna ragione economica per questo.

Nella zona euro, c’è una sola nazione che conta alla fine: la Germania. La zona euro ha di fatto reso possibile per Angela Merkel salvare le sue banche nazionali dalle perdite scaricandole sui greci. Questo non sarebbe stato possibile se la Grecia non fosse stata un membro della zona euro.

Che questo abbia portato, e porti, ad intrighi ed imbrogli, è ovvio. Ma è al tempo stesso il motivo per cui o tutti i negoziatori della troika devono essere sostituiti, e da persone che non scendono a questi livelli, oppure, e penso che sia una mossa molto più saggia, i paesi devono uscire dall’euro.

Guardate, è semplice, l’euro è finito. Non sopravviverà all’assoluto scandalo che è diventata la Grecia. La Grecia non è vittima dei propri sprechi, è vittima di una struttura che rende possibile scaricare le perdite dei sistemi finanziari in fallimento dei grandi paesi sulle spalle dei paesi più piccoli. Non c’è modo che la Grecia potesse vincere.

Le maledette bugie e i bugiardi e le statistiche che derivano da tutto questo sono solo la ciliegina sulla torta dell’euro. È fatta. Infilateci una forchetta.

I paesi più piccoli e poveri della zona euro hanno bisogno di uscire finché possono, e il più velocemente possibile, o si troveranno sempre più caricati delle perdite delle nazioni più ricche, mentre l’euro cade a pezzi. La struttura stessa dell’euro lo garantisce.

Incidente mortale a Roma. Mezzo dell'Ama si schianta contro auto. Un morto e 4 feriti

Il punto dove è avvenuto l'incidente in via Cristoforo Colombo altezza Malafede a Roma (foto Daniele Stanisci/Ag. Toiati)
Il punto dove è avvenuto l’incidente in via Cristoforo Colombo altezza Malafede a Roma (foto Daniele Stanisci/Ag. Toiati)

Incidente mortale a Roma. E’ di un morto e quattro feriti il bilancio di un brutto incidente avvenuto nella notte nella Capitale. Un autocompattatore  dell’Ama, l’azienda  municipalizzata di Roma per i servizi ambientali, si è ribaltato su via Cristoforo Colombo, la principale arteria che collega il centro della capitale con il litorale, finendo per schiantarsi su tre auto. Lo scontro è avvenuto all’altezza via di Malafede.

Una persona è morta sul colpo mentre altre quattro sono rimaste ferite, due in modo grave. Queste ultime sono state trasportate in codice rosso all’ospedale Sant’Eugenio.

Secondo una prima ricostruzione, l’automezzo si sarebbe capovolto in un tratto di strada particolarmente scosceso, ed è finito per invadere la carreggiata opposta. Le auto sulle quali si è schiantato sono completamente accartocciate nel mezzo della corsia.

La vittima dell’incidente si trovava a bordo di una delle auto colpite in pieno dal mezzo dell’Ama. Uno dei feriti gravi è il conducente del mezzo dell’Ama. Sul posto sono intervenuti gli agenti della polizia locale di Roma Capitale, i Vigili del fuoco e la polizia. La strada è stata chiusa al traffico, causando lunghe code.

La Polizia stradale insieme ai vigili di Roma hanno effettuato i rilievi stradali per accertare la dinamica del capottamento del veicolo pesante. Le condizioni climatiche stanotte nella capitale erano ottime, l’asfalto asciutto e traffico notturno regolare. Si cerca di capire se l’incidente sia dovuto ad un possibile sbandamento in seguito allo scoppio di uno pneumatico. L’autista avrebbe perso il controllo e si sarebbe ribaltato invadendo la corsia opposta. Ma è solo una delle tante ipotesi. Non si esclude che la causa sia stata l’alta velocità.

Grecia, ultimatum Ue ad Atene. Tsipras: "Domenica si conclude"

Merkel Hollande e Tsipras in una foto di qualche settimana fa
Merkel Hollande e Tsipras in una foto di qualche settimana fa

Ultimatum Ue alla Grecia. Entro cinque giorni si dovrà trovare un accordo oppure sarà default. E’ questa la conclusione del vertice dell’Eurozona di martedi che si è aggiornato a domenica prossima con tutti e 28 gli stati membri.

Il premier greco Alexis Tsipras ha detto che il “clima è positivo” e che il processo procederà “molto rapidamente per concludere l’accordo entro domenica”, con un pacchetto che “include riforme credibili” che dovranno convincere l’eurogruppo.

Pesssimista si è mostrata la cancelliera tedesca Angela Merkel secondo cui “la situazione è abbastanza grave e incerta”. Affrontando tutta la vicenda con la dovuta “cautela”, spiega Merkel, il summit che lei stessa ha convocato per il 12 luglio “è stato concordato perché pensiamo che la situazione sia molto pericolosa”.

La Grecia, secondo Merkel “ha bisogno di un piano per il lungo periodo, un programma per diversi anni, che va oltre quello discusso dieci giorni fa. Spero che questa settimana – aggiunge – arrivino sufficienti proposte di riforme in modo da poter chiedere al Parlamento tedesco di approvare negoziati su un nuovo programma di aiuti a lungo termine”.

La nuova proposta di Atene, ha fatto sapere il capo del governo ellenico, sarà presentata entro giovedi sera per essere vagliata e discussa venerdi dall’Eurogruppo.

“Siamo nel momento più critico della nostra storia”, ha affermato il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, avvertendo che “tutti hanno la responsabilità di trovare una soluzione” per evitare “il fallimento della Grecia e delle sue banche. Non ho mai parlato di scadenze – ha aggiunto – ma oggi dico che abbiamo solo cinque giorni per trovare un accordo finale”.

Ma per Tusk “non si può escludere uno scenario peggiore, ossia l’uscita dalla Grecia dall’Eurozona. Siamo pronti a tutto, anche a una Grexit”, ha spiegato il presidente del Consiglio europeo.

Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha aggiunto che è pronto “un piano dettagliato per la Grexit”, pur dicendosi “fermamente contrario”. Il presidente Jean-Claude Juncker poi afferma che “la Commissione europea è pronta a tutto. Abbiamo uno scenario sulla Grexit preparato nei dettagli, abbiamo anche uno piano per fornire aiuti umanitari e ne abbiamo uno, ed è il mio preferito, per agire ora e tenere la Grecia in area euro”.

Ma, ha detto Juncker nella conferenza stampa al termine dell’Eurosummit, lo scenario Grexit “non possiamo evitarlo se il governo greco non fa quello che ci aspettiamo faccia e se non rispetta la dignità del popolo greco”.

Intanto la crisi greca sta tenendo i mercati col fiato sospeso. Sarà una settimana caldissima (anche sul fronte meteo) per tutta l’Europa, i cui paesi temono il contagio da un eventuale Grexit.

Calcioscommesse, chiesto processo per Antonio Conte, ct della Nazionale: "Frode sportiva"

Antonio Conte, tecnico della Nazionale (Ansa)
Antonio Conte, tecnico della Nazionale (Ansa)

Antonio Conte nei guai per presunta frode sportiva. La Procura di Cremona ha chiesto il rinvio a giudizio per 104 persone indagate nell’inchiesta sul Calcioscommesse. Tra questi risulta la richiesta di rinvio a giudizio per Antonio Conte, Ct della nazionale di Calcio italiana. Il tecnico azzurro è accusato di presunta frode sportiva in relazione solo alla partita Albino Leffe-Siena.

Nella richiesta di rinvio a giudizio del ct della Nazionale, Antonio Conte, si fa riferimento a degli accordi sottoscritti tra allenatori Federcalcio in cui è previsto che l’allenatore debba “salvaguardare la condotta morale dei calciatori”. Obbligo dell’allenatore è anche quello di sorvegliare affinchè i calciatori mantengano “una condotta consona ai principi di lealtà e probità (onestà e rettitudine, ndr)”.

La partita contestata nella richiesta di rinvio a giudizio è Albino Leffe-Siena, mentre è stata chiesta l’archiviazione per l’incontro Novara-Siena. Sono circa 60 le partite di Serie A, B e Lega Pro contestate nella richiesta di rinvio a giudizio del procuratore di Cremona, Roberto di Martino, nei confronti dei 104 imputati per il Calcioscommesse. Le partite erano in origine circa 200 ma in alcuni casi non si sono raggiunti sufficienti indizi per arrivare a un dibattimento mentre otto sono risultate prescritte.

Antonio Conte: “Amareggiato” 
“Amareggiato” per una richiesta di rinvio a giudizio “annunciata” da giorni ma determinato ora a continuare nel suo lavoro da ct della Nazionale, in attesa degli sviluppi della sua vicenda processuale: è questo lo stato d’animo di Antonio Conte, secondo fonti a lui vicine.

“Continuo a lavorare, mai pensato a dimissioni”
Conte non ha ancora ricevuto formale comunicazione della richiesta di rinvio a giudizio del Pm di Cremona. All’amarezza manifestata nelle ultime uscite pubbliche – fa notare chi lo ha sentito – si aggiunge oggi quella per essere stato archiviato per la gara Novara-Siena, quella che sembrava il fulcro di 4 anni da indagato, e ritenuto da giudizio per la partita con l’Albino Leffe in virtù di un presunto mancato intervento per impedire la combine. Gli avvocati di Conte valuteranno gli atti per studiare la strategia, Conte proseguirà nel suo lavoro da ct in attesa degli sviluppi processuali. Nelle ultime dichiarazioni il tecnico della Nazionale ha smentito di aver pensato a dimissioni, ma ha anche chiarito di ritenere un problema l’eventuale protrarsi dell’iter processuale in concomitanza con euro 2016, in programma il prossimo giugno in Francia. Una considerazione che rimane valida tuttora.

Per quanto riguarda Novara-Siena il procuratore Roberto di Martino ha chiesto l’archiviazione, così come per l’originaria accusa di associazione a delinquere. Accusa che rimane per Cristiano Doni, Beppe Signori ed altri. Per altri dieci indagati, per lo più stranieri, la richiesta di rinvio a giudizio interverrà tra alcuni giorni.

Nell’ambito della stessa inchiesta il procuratore di Cremona Roberto di Martino ha chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di presunta frode sportiva anche per l’ex tecnico dell’Atalanta Stefano Colantuono. Al tecnico è contestata la presunta combine di Crotone-Atalanta del 2012.

Tra i destinatari della richiesta di rinvio a giudizio anche l’ex capitano della Lazio Stefano Mauri che fu anche arrestato nell’ambito dell’inchiesta. In particolare, le accuse nei confronti di Mauri si sono aggravate in seguito alla costituzione del macedone Christian Ilievski, che aveva parlato diffusamente dei rapporti col calciatore.

Da Mauri a Conte, le sentenze dello sport
L’omessa denuncia per Antonio Conte, stessa imputazione per Stefano Mauri: la giustizia sportiva ha già punito i protagonisti del Calcioscommesse, di quella stessa inchiesta di Cremona che oggi ha chiesto il rinvio a giudizio per 104 indagati, tra cui il ct della nazionale, il giocatore della Lazio, e l’attuale tecnico dell’Udinese, Colantuono. Conte, a cui il pm ha contestato la frode sportiva, era stato squalificato 10 mesi (poi ridotti a 4), mentre il laziale e’ stato fermato per nove (squalifica scontata a sei).

ANTONIO CONTE: squalificato dalla Figc per 10 mesi, quando era tecnico della Juventus, per omessa denuncia nell’ambito del procedimento sul calcioscommesse. L’allenatore e’ stato prosciolto per Novara-Siena, ma e’ stata confermata anche dalla Corte di Giustizia federale l’accusa per Albinoleffe-Siena. La squalifica di Conte e’ stata poi ridotta a quattro mesi dal Tribunale Nazionale d’Arbitrato e l’allora tecnico della Juve torna ad allenare l’8 dicembre 2012

STEFANO MAURI: squalificato per 9 mesi per doppia omessa denuncia nelle presunte combine di Lazio-Genoa e Lecce-Lazio del maggio 2011. Pena ridotta poi a 6 mesi dal Tribunale nazionale di arbitrato per lo sport. Nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Cremona sul calcioscommesse Mauri era stato arrestato e poi scarcerato dopo una settimana passando ai domiciliari. Mauri torna a giocare a febbraio 2014 in tempo per il derby contro la Roma.

CRISTIANO DONI: punito prima con uno stop di tre anni e sei mesi e poi squalificato per altri due anni per un’altra inchiesta sempre sul calcioscommesse.

GIUSEPPE SIGNORI: cinque anni di squalifica per l’ex azzurro – che non giocava piu’ ma era comunque tesserato Figc – compresa la preclusione alla permanenza in qualsiasi rango o categoria della federazione: in pratica, radiato.

Sparatoria a Roma tra un vigilantes e tre persone. Arrestati

Traffico sulla Cassia bis - Sparatoria a Roma
Un posto di blocco sulla Cassia bis Roma

Sparatoria a Roma. Scene di far west stamane verso le 7 sulla Cassia bis Roma.

Apparentemente per motivi di traffico, ma probabilmente per qualche sguardo storto di troppo, un auto con a bordo tre stranieri del Pakistan e un’altra con a bordo una guardia giurata di 52 anni si sono fermate sulla strada dando vita a una sparatoria. Il traffico è stato bloccato per qualche ora.

Da una prima ricostruzione della polizia, la discussione seguita dalla sparatoria pare sia nata per una lite sulla viabilità. Il traffico a quell’ora non è particolarmente intenso sulla Cassia bis verso Roma. Il vigilantes, armato, sarebbe sceso dall’auto, ma da quanto appreso, sembra sia stato aggredito e picchiato.

A questo punto avrebbe messo le mani sulla fondina per impugnare l’arma d’ordinanza e esplodere alcuni colpi di pistola all’indirizzo dei cittadini del Bangladesh, due dei quali sono rimasti feriti.

All’arrivo degli agenti, uno degli stranieri sarebbe stato trovato con la pistola in mano. Arma probabilmente sottratta al vigilantes. Il bilancio è di tre feriti, il vigilantes italiano se la cava con qualche contusione mentre i due stranieri con ferite d’arma da fuoco sono ricoverati stati stati trasportati dal 118 in ospedale.

Uno si trova al Sant’Andrea l’altro un po’ più grave, con l’eliambulanza al policlinico Gemelli. Tutti è quattro sono stati posti in stato di fermo dall’autorità giudiziaria. I due pachistani feriti in ospedale sono piantonati da agenti delle Forze dell’Ordine.

'Ndrangheta, sette arresti in Calabria. Indagato per mafia ex assessore Trematerra

L'ex assessore Udc all'Agricoltura della Regione Michele Trematerra
L’ex assessore Udc all’Agricoltura della Regione Michele Trematerra

I Carabinieri del Comando provinciale di Cosenza hanno arrestato 7 presunti elementi di spicco della cosca Lanzino-Ruà, di Cosenza tra i quali un ex consigliere comunale di Acri (Cs), alcuni imprenditori ed indagato politici. La cosca avrebbe condizionato l’attività del dipartimento Agricoltura della Regione Calabria e del Comune di Acri per ottenere appalti nel settore della forestazione. Nell’inchiesta, denominata “Acheruntia”, l’ex assessore all’Agricoltura Michele Trematerra (Udc) è indagato in stato di libertà per concorso esterno in associazione mafiosa. Già mesi fa aveva subito una serie di perquisizioni. Le accuse sono, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione aggravata, concussione, corruzione elettorale, usura, frode informatica e reati in materia di armi.

Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, Vincenzo Luberto e dal sostituto Pierpaolo Bruni, e sviluppate, congiuntamente, dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Cosenza e dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Rende, hanno consentito di delineare l’assetto della cosca Lanzino-Ruà nel territorio di Acri.

Si sarebbe appurato che il presunto clan condizionava le attività del Dipartimento Agricoltura e Forestazione della Regione Calabria e del Comune di Acri per l’aggiudicazione di presunti appalti pubblici nel settore della forestazione a favore di società di riferimento dello stesso sodalizio di ‘ndrangheta. Sono state riscontrate “pressioni” nei confronti dei funzionari preposti alla trattazione delle pratiche che avevano dimostrato riottosità.

E’ in questo ambito che risulta indagato Michele Trematerra, ex assessore all’Agricoltura della Regione Calabria non rieletto alle scorse regionali. I titolari dell’inchiesta, Luberto e Bruni avevano chiesto l’arresto per l’ex assessore, ma il Gip lo ha negato per “l’inadeguatezza degli elementi investigativi” a suo carico. Ciò nonostante, “non esclude e non sminuisce, tuttavia, il degrado morale e lo squallore” della vicenda, scrive il Gip motivando il no all’arresto di Trematerra.

Arrestato l’ex consigliere del Comune di Acri, ed ex componente della segreteria di Trematerra, Angelo Gencarelli, ritenuto dalla Dda di Catanzaro elemento di spicco della cosca di ‘ndrangheta dei Lanzino-Ruà. Sarebbe stato in stretto contatto con Giuseppe Perri, ritenuto il referente della cosca nel territorio di Acri.

Gli inquirenti hanno accertato anche un’attività di procacciamento di voti, da parte di esponenti del presunto sodalizio di ‘ndrangheta, durante la campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio Regionale nel 2010 e nel 2014. Nell’ordinanza il gip scrive che proprio Gencarelli, presunto affiliato alla cosca, si sarebbe dato da fare per sostenere non più Trematerra, di cui era stato stretto collaboratore, ma un noto penalista cosentino, Franz Caruso, risultato primo dei non eletti nelle fila del Pd. “Si rappresenta – si legge – che il candidato Caruso, per il quale Gencarelli e il suo gruppo si sono attivati per la campagna elettorale del 2014, pur non venendo eletto al consiglio regionale, ha conseguito il risultato di 8.049 voti”, mentre Trematerra dalle 10.830 preferenze del marzo 2010 è calato ad appena 3.396 voti nel novembre 2014, un numero assolutamente insufficiente per essere eletto. L’avvocato Caruso non è comunque indagato nell’inchiesta.

Le investigazioni hanno evidenziato anche, oltre ad una serie di estorsioni e reati di usura ai danni di imprenditori e commercianti, l’imposizione fatta a vari commercianti per l’installazione nei loro locali di slot-machines e videopoker forniti da una società di riferimento della cosca. Trematerra risulta indagato per concorso esterno in associazione mafiosa e già nell’estate scorsa subi una perquisizione. Indagato, per concussione, l’ex sindaco di Acri Luigi Maiorano, che avrebbe cercato di procacciare voti per Trematerra in occasione delle elezioni regionali del 2010.

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