8 Ottobre 2024

Home Blog Pagina 1198

Tragedia a Roma e Cagliari. Muoiono 2 bimbi "errori umani". Indagati i tre soccorritori. Sabato Fiaccolata

Tragedia a Roma, Carabinieri alla Stazione Furio Colombo Metro A
Tragedia a Roma, Carabinieri alla Stazione Furio Colombo Metro A

Doppia tragedia a Roma e a Cagliari, dove due bambini di 4 e 11 anni sono morti a causa di errori umani. Nella Capitale un bambino, Marco, di appena quattro anni è precipitato dal vano di un ascensore nella Metro “A”, stazione Furio Camillo. Il bimbo dalle informazioni fornite, sembrerebbe rimasto intrappolato nell’elevatore con la mamma ma durante le operazioni di trasbordo la base non ha retto ed è precipitato giù nella tromba per circa 15 metri dopo che personale della metro ha utilizzato un ascensore parallelo per cercare di raggiungerli.

“C’è stato un errore dell’agente della stazione che ha posto in essere una procedura che non doveva, forse perché c’erano condizioni difficoltà e alla fine c’è stata la tragedia”. Lo ha detto l’assessore ai Trasporti di Roma Capitale Guido Improta spiegando che “l’ascensore era bloccato e si è tentato un trasbordo delle persone: l’ascensore bloccato è stato affiancato da un altro elevatore, si è cercato di fare un trasbordo delle persone attraverso una botola. Una procedura non codificata. E’ stato un eccesso di generosità dell’agente di stazione che poi si è trasformato in una tragedia”.

L'ascensore killer della metro A a Roma
L’ascensore killer della metro “A” a Roma dove è morto il piccolo Marco

“L’intervento poteva essere eseguito solo da personale specificatamente addestrato per questo scopo”, ammette in una nota l’assessorato ai trasporti di Roma Capitale. Cioè addetti alla manutenzione e alla sicurezza degli ascensori. Incredulità, disperazione e rabbia. E molte polemiche. La madre di Marco, Francesca, 40 anni, di Latina, straziata e in lacrime ha riferito che le “è scivoltato via”, giù nel vuoto. 

Il sindaco Ignazio Marino ha incontrato sul luogo della tragedia i genitori della vittima. “Via, vattene”, gli è stato risposto. E poi all’uscita dalla fermata della metro è stato accolto con insulti e urla. “Non ho nessun commento da fare è una tragedia terribile non solo per Marco e Francesca che ho visto un paio d’ore, ma per tutti noi”, ha detto il sindaco di Roma.

L’Atac: Nominata commissione – Giuseppe Noia dell’ufficio comunicazione dell’Atac ha riferito che “è stata appena nominata una commissione Atac di tre persone, che si aggiunge alle indagini in corso delle autorità competenti. Non è un problema di manutenzione degli ascensori. Non credo sia questo, sono in corso le indagini”. Resta da capire come ha fatto a sfondarsi il vano ascensore che ha fatto precipitare il bambino.

La stazione è stata chiusa e riaprirà solo oggi ma per Roma sarà lutto cittadino per una morte “assurda che si poteva evitare”, racconta chi ha vissuto i momenti drammatici dell’incidente. Intanto sono stati indagati per omicidio colposo i tre soccorritori che hanno tentato di salvare la vira del piccolo Marco: “Un atto dovuto”, fanno sapere fonti giudiziarie. Sabato sera a Roma ci sarà una fiaccolata per ricordare il bimbo.

LA TRAGEDIA DI CAGLIARI  

Una bambina di 11 anni è morta per aver urtato contro le eliche di uno scafo. La bimba si era tuffata da una barca che era solita far salire a bordo persone, tra cui bambini, per fargli provare l’emozione del trampolino. Qualcosa deve essere andato storto ed è finita sotto l’elica. E’ successo nelle acque antistanti Santa Margherita di Pula (Cagliari), sulla costa sudoccidentale della Sardegna.

Bimba uccisa da elica. Nelle foto luogo tragedia con ambulanza e carro funebre e yacht bianco sequestro nel porticciolo di marina piccola a cagliari
Bimba uccisa da elica. Nelle foto luogo tragedia con ambulanza e carro funebre e yacht bianco sequestro nel porticciolo di marina piccola a cagliari

La bimba e i genitori sono sardi, residenti ad Assemini (Cagliari). L’incidente è avvenuto intorno alle 17.30. Il 118, chiamato subito dopo il fatto, ha tentato invano di salvare la piccola, ma purtroppo non c’è stato nulla da fare: le ferite inferte dall’elica avevano ormai compromesso gli organi vitali. 

Secondo alcune testimonianze, dopo i tuffi l’imbarcazione ha prima preso velocità, poi avrebbe fatto un giro su stessa, incrociando i bagnanti, soprattutto bimbi, che nel frattempo si erano tuffati in acqua. Quasi tutti si sono messi in salvo, ma l’undicenne è stata presa in pieno dall’elica e attorno a lei si è subito formata una grande chiazza di sangue.

Secondo quanto appreso, dopo la tragedia la barca si sarebbe allontanata. E’ stata rintracciata ed è ora sotto sequestro nel porticciolo di Marina Piccola, a Cagliari. Non si è appreso al momento se siano stati presi provvedimenti nei confronti del comandante. Saranno ora gli accertamenti della magistratura a far chiarezza su dinamica e responsabilità.

Riforma Scuola, via libera della Camera. Ora è legge

proteste della Lega Nord contro riforma scuolaCon 277 voti a favore e 173 contrari la Camera dei Deputati approva definitivamente la Riforma della Scuola. Il testo, dopo il passaggio in Senato lo scorso mese di giugno diventa legge dello Stato.

In un’aula caotica tra i banchi dell’opposizione che protestavano, come anche fuori, in piazza Montecitorio (da giorni), alla conta finale, 277 hanno espresso il loro voto favorevole, 173 contrari e quattro si sono astenuti. Dopo l’abbandono di Civati e Fassina, restano più o meno stabili le defezioni nel Pd. Sarebbero 39, tra i quali Bersani e Cuperlo, i deputati del partito di Renzi che non hanno partecipato al voto. Anche al Senato il gruppo dei cosiddetti dissidenti non votò.

Tra questi, secondo il parlamentare Alfredo D’Attorre, sono “24” gli esponenti della minoranza Pd. Secondo il suo calcolo sarebbero “sfuggiti” 15 deputati che avrebbero votato no “secondo coscienza”. Cinque deputati dem hanno votato contro insieme allo stesso D’Attorre e all’ex capogruppo Roberto Speranza che risulta in missione, ma ha fatto sapere di “non aver partecipato per scelta”.

Sono 4 i deputati azzurri “vicini” al senatore Denis Verdini che hanno votato sì in dissenso dal resto del gruppo Forza Italia. (Luca D’Alessandro, Monica Faenzi, Giovanni Mottola e Massimo Parisi).

Il tabellone della Camera con il risultato del voto sulla riforma scuola
Il tabellone della Camera con il risultato del voto

Protesta con cartelli della Lega nell’Aula della Camera durante le dichiarazioni di voto. I deputati del Carroccio hanno esposto cartelli con la scritta “Giù le mani dai bambini”. La seduta è stata sospesa e il capogruppo Massimiliano Fedriga è stato espulso dall’Aula.

“Questo non è un atto finale” ma “l’atto iniziale di un nuovo protagonismo della scuola”, ha commentato il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini.

proteste a Montecitorio contro riforma scuola“Abbiamo mantenuto un altro impegno. Avevamo detto “no gender” nelle scuole ed abbiamo ottenuto una circolare del ministro Giannini che chiarisce in modo incontrovertibile che ci vuole il consenso informato dei genitori perché qualcosa di extra curriculare entri nelle classi”, ha detto il ministro dell’Interno Angelino Alfano commentando positivamente il varo della riforma della Scuola.

Riforma Scuola alle firme – Il testo approvato oggi sarà firmato prima dal presidente del Consiglio Matteo Renzi e poi dal capo dello Stato Sergio Mattarella per la promulgazione e la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.

Calabria, Oliverio riparte da 7. Tutti tecnici. L'affondo di Corbelli: "Sto per mandarti a casa"

Il governatore della Regione Calabria Mario Oliverio.
Il governatore della Regione Calabria Mario Oliverio.

Sarà presentata venerdi 10 luglio la nuova squadra di governo di Mario Oliverio. Alla fine ce l’ha fatta il governatore della Calabria  a varare la sua nuova giunta regionale.

Dopo il terremoto rimborsopoli che ha fatto tremare il palazzo e provocato la caduta del suo pupillo, Nino De Gaetano, ai domiciliari per una brutta storia di presunto falso e peculato, il presidente calabrese ha deciso di ripartire da zero con un esecutivo di tutti tecnici con tre donne. Tutti esterni al Consiglio e alla prima esperienza diretta con l’amministrazione regionale.
Le dimissioni del presidente del Consiglio regionale, Antonio Scalzo, anche lui indagato alla pari degli altri due ex assessori Enzo Ciconte e Carlo Guccione erano le “pre condizioni” per precedere ad un reset totale passando da una giunta politica ad una squadra di governo tecnico.

Al Bilancio e alla Programmazione comunitaria, andrà Antonio Viscomi, giuslavorista, ordinario di Diritto del Lavoro all’università Magna Graecia di Catanzaro, che lascia la guida del dipartimento presidenza cui Oliverio gli aveva assegnato qualche mese fa.

A Francesco Russo, ordinario di Ingegneria Trasporti all’università “Mediterranea” di Reggio Calabria, andrà la delega al porto di Gioia Tauro, la Logistica e il Sistema Portuale Regionale. A Carmela Barbalace, dirigente della Regione Calabria, gestirà la delega all’Economia.

La delega all’Ambiente (che forse assorbe anche la delega all’energia e la gestione dei rifiuti) è stata assegnata ad Antonella Rizzo, di professione dirigente amministrativo, mentre alle Infrastrutture, delega prima in mano a De Gaetano andrà Roberto Musmanno, docente di ricerca operativa all’università della Calabria.

Federica Roccisano ricercatrice e Project Manager presso l’università “Dante Alighieri” di Reggio Calabria spetterà il delicato settore “Lavoro e Welfare”, assessorato assegnato prima a Carlo Guccione.

Infine a Franco Rossi, ordinario di tecnica e pianificazione urbanistica all’Unical toccherà guidare la delega alla Pianificazione Territoriale.

Quattro uomini e tre donne che compongono la giunta di “Alto profilo” annunciata dal governatore Mario Oliverio che nel vararla l’ha definita “espressione di una qualificata rappresentanza femminile e di alte competenze delle università calabresi. La nuova giunta è la risultante di un rinnovamento epocale agevolato anche dalle dimissioni del Presidente del Consiglio Regionale, on. Antonio Scalzo”, ammette Oliverio che poi ci tiene a sottolineare “una netta discontinuità con il passato: l’indagine sui finanziamenti ai Gruppi consiliari appartiene alla scorsa legislatura”.

Secondo il governatore Oliverio “sarebbe ingeneroso ed ingiusto che gli effetti di una indagine rivolta al passato si scaricassero sulle responsabilità dell’attuale Consiglio Regionale ed offuscassero il necessario progetto di cambiamento per dare un futuro alla Calabria.  E’ questa una linea di demarcazione non dettata dai tempi e dal merito delle indagini della magistratura, (Oliverio è estraneo all’inchiesta rimborsopoli, ndr) verso cui ripongo rispetto e piena fiducia, ma una autonoma scelta politica di cui mi assumo la piena responsabilità”.

Ci sono musi lunghi tra i consiglieri regionali che speravano in un posto al sole, ma il “lupo” di San Giovanni in Fiore ha deciso così: “E’ stata una mia scelta autonoma”. Del resto lo aveva detto: Nel Pd calabrese troppa sete di “potere”. Per dire che più di qualcuno lo ha “assillato” fin dalla sua elezione per avere “posti in giunta”. Così facendo ha scelto un taglio netto tra assemblea ed esecutivo. Il Consiglio legifera, la giunta porta avanti il programma di governo presentato agli elettori, sarebbe l’intento di Oliverio.

I questo nuovo assetto mancano diverse deleghe (pesanti), tra le più importanti si nota “l’Agricoltura”“Lavori pubblici”, “Istruzione e cultura” o il “Personale“che con molta probabilità Oliverio assegnerà a “unità di missione” composte da qualche consigliere regionale o se le tiene per sé. Bisognerà attendere per saperne di più.

Adesso spetterà alla nuova giunta, (che sarà presentata venerdì 10 luglio alle 11 in via Massara a Catanzaro) spingere sull’acceleratore per recuperare terreno e governare una regione che ha mille emergenze e appare paralizzata sia per le beghe politiche, ma soprattutto per una “burocrazia asfissiante” che ha smorzato, come in passato, ogni ambizione e indirizzo politico. I compiti più ardui e di prima emergenza sono per Antonio Viscomi, che dovrà fare i salti mortali per spendere centinaia di milioni di euro di risorse Ue a fine dicembre (a breve avrà anche l’assestamento di Bilancio), e la neo assessore al Lavoro Roccisano che avrà “l’onere” di sedersi su una “polveriera”.

Franco Corbelli del Movimento Diritti Civili
Franco Corbelli leader del Movimento Diritti Civili

Inevitabili le critiche aspre e ironiche al nuovo esecutivo da parte dell’opposizione in Consiglio regionale. Ma il più duro è Franco Corbelli che riserva a Oliverio un attacco frontale. Il leader del Movimento Diritti Civili, ricorda al governatore che lo scorso anno “dopo avere con la mia battaglia per le primarie istituzionali (da cui si era ritirato dopo forti pressioni, ndr), fatto candidare ed eleggere Presidente, Mario Oliverio, che nessuno voleva nel Pd e nel centrosinistra, oggi sto per mandarlo a casa insieme al Consiglio regionale”. Il leader di Diritti Civili solleva lo spettro delle elezioni anticipate col caso della legge elettorale “illegittima” varata in prorogatio dal vecchio consiglio. Una ipotesi che dopo la sentenza del Tar Calabria – chiamata a trattare il ricorso della forzista Wanda Ferro sulla sua esclusione dal Consiglio – fa tremare l’intera legislatura. Già, perché i giudici amministrativi hanno rimandato tutto alla Corte Costituzionale e non è affatto remota l’ipotesi che la Suprema Corte si esprima con lo scioglimento anticipato.

Corbelli chiede infatti alla Consulta di dichiarare la legge elettorale incostituzionale e di conseguenza di far decadere il Consiglio. “Nel rispetto della Legge e della Costituzione – afferma – sto, quale parte lesa e unico Gruppo Politico legittimato a poter intervenire, per chiedere alla Corte Costituzionale di riconoscere l’incostituzionalità della nuova legge elettorale calabrese, approvata lo scorso anno in regime di prorogatio, e di notificare e chiedere alle autorità preposte l’avvio dell’iter per la decadenza del Consiglio regionale della Calabria”. 

Nuovo blitz antidroga tra Calabria e Sud America. 44 arresti

Blitz antidroga tra Calabria e America latina della Dda di CatanzaroNuovo blitz antidroga in Italia e all’estero. All’alba i carabinieri del Ros, hanno arrestato 44 persone per traffico di sostanze stupefacenti. Le ordinanze di custodia cautelare sono state emesse dalla procura distrettuale antimafia di Catanzaro guidata da

Le indagini, che si sono avvalse anche di agenti sotto copertura, hanno consentito di individuare una organizzazione legata alla cosca di ‘ndrangheta dei Mancuso di Limbadi dedita al traffico internazionale di cocaina proveniente da Sudamerica e destinata ai mercati del nord Italia ed Europa. Sequestrati, con le autorità colombiane e spagnole, oltre 600 chili di cocaina.

L’organizzazione transnazionale si avvaleva anche di una base composta da albanesi impiantata a Fiano Romano (Roma) ed inserita nell’organizzazione di trafficanti internazionali di droga sgominata dai carabinieri del Ros con l’esecuzione dei 44 arresti, ha riferito il Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo.

“Il gruppo di albanesi – ha spiegato Lombardo – è stato il destinatario di una delle consistenti partite di droga gestite dall’organizzazione, che estendeva le sue ramificazioni in più parti della Calabria ed anche in varie zone d’Italia ed all’estero.

Le aree di origine del traffico sono state individuate in Venezuela, Colombia e Cile, Paese quest’ultimo da dove c’è stato l’ultimo tentativo d’importazione. Destinatari del traffico sono diversi soggetti in varie zone del mondo, a conferma della transnazionalità dell’organizzazione”.

Appena il 7 maggio scorso, una operazione coordinata dalla procura di Reggio Calabria in sinergia con l’Fbi americana aveva sgominato una rete di narcotrafficanti che aveva base in un ristorante a New York. Il bilancio allora era stato di 15 arresti tra Italia e Usa e una trentina di indagati.

L’inchiesta, battezzata Columbus, ha consentito al pool guidato da Cafiero De Raho e dal magistrato Nicola Gratteri di ricostruire vecchie e nuove alleanze tra le famiglie mafiose americane e quelle calabresi, confermando il ruolo di leadership della ‘Ndrangheta nella gestione del traffico internazionale di droga.

Compravendita, Berlusconi e Lavitola condannati a 3 anni. Cinque anni di interdizione

Compravendita, Berlusconi e Lavitola condannati a 3 anni
Berlusconi e De Gregorio

Sarebbe stato l’ex premier Silvio Berlusconi, tramite la compravendita di senatori, a far cadere il governo Prodi il 24 gennaio 2008. Per questa ragione, nel processo di primo grado, i giudici del Tribunale di Napoli lo hanno condannato a tre anni di reclusione nel processo che lo vede imputato per corruzione accogliendo le tesi dell’accusa sulla compravendita. Stessa pena per il faccendiere ed ex direttore dell’Avanti Valter Lavitola. A entrambi, il collegio giudicante, ha disposto come pena accessoria l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni.

La richiesta della pubblica accusa, formulata il 24 giugno scorso, era di 5 anni di reclusione per Berlusconi mentre per Lavitola 4 anni e 4 mesi.

I pm hanno sostenuto nella loro requisitoria, che l’allora leader dell’opposizione, conscio delle difficoltà del premier Prodi, mise in atto il piano della presunta compravendita di senatori per far cadere Romano Prodi nel 2008.

Secondo l’accusa – sostenuta dai pubblici ministeri Piscitelli, Woodcock e Vanorio – Berlusconi sarebbe riuscito a corrompere il senatore Sergio De Gregorio (ex Idv passato nel centrodestra), a cui tramite Lavitola, avrebbe pagato tre milioni di euro, di cui “due in nero” tra il 2006 e il 2008 per la presunta campagna acquisti a palazzo Madama finalizzata a far cadere il governo al Senato, in cui lo stesso ex premier bolognese vantava una maggioranza risicatissima. L’obiettivo di Berlusconi, secondo l’accusa, era sfruttare la debolezza numerica in quel ramo del parlamento, sfiduciare Prodi per poi scalare il vertice di palazzo Chigi, cosa che avvenne nelle elezioni politiche di quell’anno.

Quella sulla compravendita è una sentenza che sembra mettere del tutto fuori gioco l’ex premier e leader di Forza Italia – a meno che non intervenga a novembre la prescrizione – che aveva appena finito quasi un anno di Servizi sociali per la condanna nel processo Mediaset. Una condanna che si somma ad altre grane giudiziarie in corso.

da sinistra De Gregorio, Berlusconi e Lavitola
da sinistra De Gregorio, Berlusconi e Lavitola

LE REAZIONI

BERLUSCONI: “PERSECUZIONE CONTINUA”
“Prendo atto – afferma Silvio Berluscoi a caldo – di una assurda sentenza politica al termine di un processo solo politico costruito su un teorema accusatorio risibile. Resto sereno, certo di aver sempre agito nell’interesse del mio Paese e nel pieno rispetto delle regole e delle leggi, così come continuerò a fare”. Questa è per il leader di Fi una “persecuzione giudiziaria” finalizzata a ledere la sua “immagine di protagonista della politica”.

GHEDINI: “SENTENZA INGIUSTIFICATA”
“E’ una sentenza che riteniamo clamorosamente ingiusta e ingiustificata”, ha invece detto l’avv. Niccolò Ghedini, difensore di Silvio Berlusconi, sottolineando che il processo si prescriverà il 6 novembre. Nonostante la “prescrizione” Ghedini ha espresso “l’auspicio che la Corte di Appello assolva Berlusconi nel merito”.

PROCURATORE COLANGELO: “NON COMMENTO, MA SENTENZA E’ FILO ACCUSATORIA”
“Non commento le sentenze. Prendo atto delle sentenze. Prendo atto che questa sentenza ha condiviso la tesi accusatoria”: lo ha detto il Procuratore di Napoli, Giovanni Colangelo, interpellato dall’Ansa sulla sentenza di condanna di Silvio Berlusconi e Valter Lavitola.

PRODI: “SE AVESSI SAPUTO, SAREI ANCORA PREMIER”
E sempre all’Ansa l’ex premier romano Prodi afferma: “Non mi sono costituito parte civile perché ritengo che sia stata lesa la democrazia e non la mia persona. C’erano delle voci, ma, come dissi al giudice, non ne sapevo nulla. Se lo avessi saputo sarei ancora presidente del Consiglio”.

Un rapporto segreto svela le bugie dell'Fmi sulla Grecia

Eurotower di Francoforte sede della Bcedi Raúl Ilargi Meijer per The Automatic Earth (4 luglio 2015)
traduzione a cura di vocidallestero.it

Il rapporto del FMI sull’ Analisi di Sostenibilità del Debito Greco che è uscito questa settimana ha provocato un grande scalpore. Ora sappiamo che gli analisti del Fondo confermano quanto Syriza ha continuato a dire fin da quando è salita al potere 5 mesi fa: la Grecia ha bisogno di una riduzione del debito, molta, e in fretta.

Sappiamo anche che l’Europa ha cercato di mettere a tacere il rapporto. Ma ciò che è più interessante è che il tentativo è andato avanti per mesi, secondo la Reuters. Ergo, il FMI era a conoscenza dell’analisi – preliminare – da mesi, e ha taciuto, mentre allo stesso tempo ‘negoziava’ con la Grecia su austerità e salvataggi.

E se si scava ancora un po’ più a fondo, non c’è modo di evitare il fatto che il FMI non ne era a conoscenza  soltanto da pochi mesi, ma lo sapeva da anni. Il Comitato Parlamentare Greco sul Debito ha riferito tre settimane fa di essere in possesso di un documento del FMI del 2010 (!), il quale conferma che anche allora il Fondo già sapeva. [Nel 2010 l’Fmi era presieduto da Dominique Strauss-Kahn poi arrestato per scandali sessuali il 14 maggio 2011. Quattro giorni più tardi Strauss-Kahn si dimise e subentrò l’ex ministro dell’economia francese, Christine Lagarde, ndr].

Vale a dire, si sapeva già che il piano di salvataggio messo in atto nel 2010 avrebbe indebitato ancora di più la Grecia. Che è l’esatto contrario di ciò che che il piano di salvataggio si pretendeva dovesse fare.

Il piano di salvataggio del 2010 è stato quello che ha permesso alle banche private francesi, olandesi e tedesche di trasferire i loro debiti al settore pubblico greco, e indirettamente al settore pubblico dell’intera zona euro. Non c’è stata ristrutturazione del debito in questa operazione.

Reuters ieri ha riferito che “la pubblicazione della bozza dell’Analisi di Sostenibilità del Debito ha messo a nudo una disputa tra Bruxelles e [il FMI] che si è trascinata per mesi a porte chiuse.”

Ma non è tutta la storia. Evidentemente, c’è stata una disputa importante anche all’interno del FMI. La decisione di pubblicare la relazione è stata apparentemente presa senza neanche un voto, perché era evidente che i membri del consiglio del Fondo ne volevano la diffusione. Gli Stati Uniti hanno giocato un ruolo importante in questa decisione. Perché questa tempistica? Difficile a dirsi.

La grande domanda che sorge da tutto questo è: qual’è stato il ruolo di Christine Lagarde in questa farsa? Se lei è stata fondamentale nel mantenere nascosta l’analisi, ha fatto un bel danno alla reputazione del FMI, e diventa difficile capire come potrebbe rimanere a capo del FMI. Ha contribuito a far perdere al Fondo un’immensa quantità di fiducia agli occhi del mondo. E senza fiducia, il FMI è inutile.

E già che ci siamo, il capo della Bce Mario Draghi, che è anche un importante negoziatore della troika, ha fatto un errore enorme questa settimana facendo – quasi – chiudere il sistema bancario greco, una decisione che rimane difficile da credere ancora oggi. La funzione di una banca centrale è quella di assicurarsi che le banche siano liquide, non strangolarle consapevolmente e volontariamente.

Come Draghi, dopo questo, possa rimanere a capo della BCE è difficile da capire quanto lo è per la Lagarde. E dovremmo anche mettere in discussione le azioni e le motivazioni di persone come Jean-Claude Juncker [presidente della Commissione europea] e Jeroen Dijsselbloem [presidente dell’Eurogruppo]

Anche loro devono essere stati a conoscenza della valutazione del FMI, eppure hanno insistito perché non ci fosse nessuna riduzione del debito sul tavolo dei negoziati, anche se l’analisi dice che senza riduzione del debito non ci può essere un accordo sostenibile.

Si può solo immaginare la frustrazione di Varoufakis nel trovarsi la porta chiusa in faccia ogni volta che sollevava l’argomento. Perché davvero non c’è bisogno di un’analisi del FMI per vedere quel che è ovvio.

Che è esattamente il motivo per cui domani c’è un referendum: Alexis Tsipras ha rifiutato di firmare un accordo che non prevede la ristrutturazione del debito. Sarebbe comico se non fosse così tragico, soprattutto per il popolo greco. Da Reuters, ieri:

Gli europei hanno cercato di bloccare il Rapporto sul Debito della Grecia del FMI (traduzione da Reuters)

“I paesi della zona euro hanno cercato invano di fermare la pubblicazione da parte del Fondo Monetario Internazionale di un’analisi pessimista sull’onere del debito della Grecia, che secondo le dichiarazioni del governo di sinistra giustifica il suo appello agli elettori di respingere i termini del salvataggio, hanno detto venerdì fonti a conoscenza dei fatti. Il documento, diffuso a Washington giovedì, afferma che le finanze pubbliche della Grecia non saranno sostenibili senza una sostanziale riduzione del debito, che possibilmente includa anche lo stralcio da parte dei partner europei dei prestiti garantiti dai contribuenti. Afferma anche che la Grecia avrà bisogno di almeno 50 miliardi di euro di aiuti supplementari per i prossimi tre anni per mantenersi a galla. La pubblicazione della bozza dell’Analisi di Sostenibilità del Debito ha messo a nudo una disputa tra Bruxelles e il FMI che si è trascinata per mesi a porte chiuse.

Venerdì il primo ministro greco Alexis Tsipras ha citato il rapporto in un appello televisivo agli elettori per votare ‘No’ alle condizioni di austerità proposte, che sono comunque scadute poiché i colloqui si sono interrotti ed Atene ha fatto default su un prestito del FMI questa settimana. Non è chiaro se un arcano documento del FMI potrebbe essere in grado di influenzare una votazione mozzafiato in cui è in gioco il futuro della Grecia nella zona euro, con le banche chiuse, i prelievi di contanti razionati e il commercio bloccato. “Ieri è accaduto un evento di grande importanza politica”, ha detto Tsipras. “Il FMI ha pubblicato un rapporto sull’economia della Grecia, che è una grande rivincita per il governo greco perché conferma l’ovvio – che il debito greco non è sostenibile”.

Nel corso di una riunione del consiglio del FMI tenutasi mercoledì, i membri europei hanno messo in discussione la tempistica della relazione che la direzione del FMI proponeva di pubblicare a breve, tre giorni prima del cruciale referendum di domenica che può determinare il futuro del paese nella zona euro, hanno detto le fonti. Non c’è stata votazione, ma gli europei erano in pesante inferiorità numerica e gli Stati Uniti, la voce più forte in seno al FMI, erano a favore della pubblicazione, hanno detto le fonti”.

L'eurozona dell'EuropaIl motivo per cui tutti i negoziatori della Troika dovrebbero essere sottoposti a un’indagine molto seria è che hanno mantenuto volontariamente nascoste informazioni che avrebbero dovuto essere cruciali nella trattativa con la Grecia. La ragione è ovvia: sarebbe costato ai contribuenti europei molti miliardi di euro.

Ma questo non dovrebbe mai essere un motivo per barare e mentire. Perché una volta che lo si è fatto, si è macchiati per tutta la vita. Quindi, anche in un mondo non proprio ideale, dovrebbero dimettersi. Tutti quelli che sono stati a quel tavolo dal lato della Troika.

E non riesco a capire come anche Angela Merkel possa sfuggire al colpo di accetta. Anche lei doveva sapere ciò di cui gli analisti del FMI erano a conoscenza. E ha deciso di sottoporre a tortura la popolazione greca, piuttosto che essere costretta a spiegare a casa sua che le sue precedenti decisioni (2010) sono fallite così gravemente che i suoi elettori ora devono pagare per questo. No, Angela ama il potere. Più di quanto le piaccia il fatto che i greci abbiano un’assistenza sanitaria adeguata.

Comprensibile, forse, ma anche imperdonabile. Qualcuno dovrebbe portare in tribunale tutto questo circo di bugiardi, imbroglioni e intriganti. Sono andati molto vicini a uccidere l’intera Unione Europea con le loro macchinazioni. Non che mi dispiaccia, prima muore meglio è, ma le persone coinvolte devono comunque essere ritenute responsabili. Non è nemmeno la stessa Unione Europea ad essere sbagliata, o ad essere una cattiva idea; lo è questa gente.

VAROUFAKIS: LA TROIKA SAPEVA DAL 2010 DEL DEBITO INSOSTENIBILE, HANNO DATO SOLDI MA QUEI SOLDI NON SONO ANDATI AL POPOLO GRECO MA ALLE BANCHE FRANCESI E TEDESCHE

Ma non temete, non c’è dramma che non abbia anche un lato divertente. E con questo non intendo togliere nulla alla sofferenza del popolo greco.

Brett Arends su MarketWatch ha scritto per proprio conto una grande analisi, e arriva a questo, anche in base alle cifre fornite dal FMI. Risulta che il più grande errore per la Grecia e Syriza è quello di voler rimanere all’interno della zona euro. L’euro è stato un tale disastro finanziario ed economico, che è difficile capire come nessuno lo abbia fatto notare prima. Rimanete dentro, e non c’è modo di vincere.

Trovo questa una lettura esilarante di fronte a ciò che vedo accadere qui in Grecia. Rende il tutto ancora più tragico.

Smettete di mentire ai greci – la vita senza l’euro è bella (traduzione da Marketwatch)

“Gli euro-fanatici smetteranno di mentire al popolo della Grecia? E già che ci sono, potrebbero gentilmente smettere di mentire al resto di tutti quanti noi? Possono smettere di pretendere che la vita al di fuori dell’euro – per i greci o qualsiasi altro paese europeo – sarebbe un destino peggiore della morte? Possono smettere di affermare che se i Greci tornano alla dracma, saranno condannati ad una miserabile esistenza nella zona oscura della vita europea, un piccolo, dimenticato e isolato paese senza fabbriche, senza investimenti interni e senza nessuna speranza? Queste disoneste minacce  questa settimana sono state rivolte contro il popolo greco, mentre si prepara per il grande referendum del fine settimana su ancora più austerità.

I bulli di Bruxelles, Francoforte e altrove stanno minacciando il popolo greco che se non fa quello che gli viene detto, se non si sottomette ancora ad altri salassi economici, può finire fuori dall’euro… e a quel punto, naturalmente, la vita sarebbe finita. Bah”.

"Bugie, maledette bugie, e l'euro La crescita del PIL reale pro capite, 2000-2015; Grecia e paesi rivali no euro"
“Bugie, maledette bugie, e l’euro
La crescita del PIL reale pro capite, 2000-2015; Grecia e paesi rivali no euro”

“Date un’occhiata al grafico. Mette a confronto la performance economica della Grecia all’interno dell’euro con i concorrenti europei che non utilizzano l’euro. Gli altri paesi coprono una vasta gamma di posizioni, ovviamente – dalla ricca e stabile Danimarca, ai paesi dell’ex Unione Sovietica, al vicino di casa della Grecia, la Turchia, che non è nemmeno in Europa. Ma tutti hanno una cosa in comune.

“Nel corso degli ultimi 15 anni, mentre la Grecia stava godendo dei “benefici” di avere Bruxelles a gestire le sue politiche monetarie, quei poveri fessi sono stati tutti bloccati nei loro affari a dover gestire le proprie valute (se riuscite a immaginare). E come risultato si può vedere quanto sono andati male.

L’hanno schiacciata. Romania, Turchia, Polonia, Svezia, Croazia – quale sia il paese, hanno tutti registrato tassi di crescita di gran lunga migliori rispetto alla Grecia. I dati provengono dal FMI stesso. Misura la crescita del prodotto interno lordo, per persona, a prezzi costanti (in altre parole, senza l’inflazione). La Grecia ha adottato l’euro nel 2001.

E dopo 14 anni nella stessa squadra con i grandi, è tornata da dove è partita. La reale crescita economica per persona per tutto questo tempo: Zero. Nel frattempo la Romania, con il leu, ha soltanto … ehm … raddoppiato. Tutti gli altri sono cresciuti. Gli islandesi, che hanno sofferto la peggiore catastrofe finanziaria del pianeta, nel 2008, sono comunque riusciti a crescere.

Sì, tutti i dati hanno dei limiti. Ogni paese ha la sua storia e i suoi vantaggi e svantaggi. Ma il quadro generale è chiaro: l’euro o ha causato la disastrosa performance economica della Grecia, o almeno non è riuscito a impedirla.

Quello che trovo stupefacente degli euro-fanatici è che semplicemente non sembrano preoccuparsi per nulla dei fatti. Continuano a ripetere le stesse affermazioni sulla presunta cura miracolosa della loro moneta, qualsiasi cosa succeda. Possono essere colpiti in testa con l’ultimo World Economic Outlook dell’FMI e continuano a blaterare, impassibili.

Ero in Inghilterra nel corso degli anni ’90, quando queste persone mettevano in guardia sul fatto che se i britannici non avessero smesso la sterlina e non si fossero uniti all’euro, sarebbero stati condannati. Per farmi una risata, ho appena sfogliato gli archivi su Factiva e mi sono rinfrescato la memoria.

La Gran Bretagna senza l’euro sarebbe un “paese orfano,” coccolato, assecondato, ma ignorato, avvertiva una figura di primo piano. La Gran Bretagna perderebbe tutta la sua influenza e il suo status. Diventerebbe un paese marginale, al di fuori del mainstream europeo. Perderebbe “un milione di posti di lavoro.” Le fabbriche chiuderebbero. L’industria automobilistica crollerebbe. Gli investitori stranieri scapperebbero via a causa dell’isolamento della Gran Bretagna.

Le esportazioni precipiterebbero a causa delle fluttuazioni dei tassi di cambio. La città di Londra, quartiere finanziario della Gran Bretagna, perderebbe terreno nei confronti di Francoforte. La Borsa di Londra rimarrebbe isolata. Le erbacce crescerebbero per le strade. (OK, questa l’ho inventata io)

Ed eccoci qui oggi. Dal 1992, quando il progetto della moneta unica ha iniziato il rullaggio per il decollo, i paesi a bordo hanno visto una crescita economica complessiva del 40%, dice il Fondo monetario internazionale. Povera vecchia Gran Bretagna, rimasta indietro alla sala partenze con la sua miserabile sterlina? Ha fatto solo il 67%. Bah”.

Questa valuta per la quale la Grecia sta lottando così duramente per esserne parte infatti la sta strangolando. La ragione risiede nella struttura dell’Unione Monetaria Europea. Che rende impossibile ai singoli paesi adattarsi al mutare delle circostanze. E le circostanze cambiano sempre. Come paese, hai bisogno di flessibilità, è necessario essere in grado di adattarsi agli eventi mondiali.

È necessario essere in grado di svalutare, si ha bisogno di una banca centrale che sia prestatore di ultima istanza. Mario Draghi ha rifiutato di essere il prestatore di ultima istanza della Grecia. Non può essere, è impossibile. Non vi è alcuna ragione economica valida per un’azione del genere, è un comportamento criminale. Ma la struttura della zona euro consente tale comportamento.

Sprofonda la Grecia nei debitiNella “vita reale” in cui un paese ha una propria banca centrale, l’unica ragione per cui questa possa rifiutare di fare da prestatore di ultima istanza sarebbe politica. Ed è la stessa cosa qui. Si tratta di potere. È per questo che le nonne della Grecia non possono arrivare alle loro magre pensioni. Non vi è alcuna ragione economica per questo.

Nella zona euro, c’è una sola nazione che conta alla fine: la Germania. La zona euro ha di fatto reso possibile per Angela Merkel salvare le sue banche nazionali dalle perdite scaricandole sui greci. Questo non sarebbe stato possibile se la Grecia non fosse stata un membro della zona euro.

Che questo abbia portato, e porti, ad intrighi ed imbrogli, è ovvio. Ma è al tempo stesso il motivo per cui o tutti i negoziatori della troika devono essere sostituiti, e da persone che non scendono a questi livelli, oppure, e penso che sia una mossa molto più saggia, i paesi devono uscire dall’euro.

Guardate, è semplice, l’euro è finito. Non sopravviverà all’assoluto scandalo che è diventata la Grecia. La Grecia non è vittima dei propri sprechi, è vittima di una struttura che rende possibile scaricare le perdite dei sistemi finanziari in fallimento dei grandi paesi sulle spalle dei paesi più piccoli. Non c’è modo che la Grecia potesse vincere.

Le maledette bugie e i bugiardi e le statistiche che derivano da tutto questo sono solo la ciliegina sulla torta dell’euro. È fatta. Infilateci una forchetta.

I paesi più piccoli e poveri della zona euro hanno bisogno di uscire finché possono, e il più velocemente possibile, o si troveranno sempre più caricati delle perdite delle nazioni più ricche, mentre l’euro cade a pezzi. La struttura stessa dell’euro lo garantisce.

Incidente mortale a Roma. Mezzo dell'Ama si schianta contro auto. Un morto e 4 feriti

Il punto dove è avvenuto l'incidente in via Cristoforo Colombo altezza Malafede a Roma (foto Daniele Stanisci/Ag. Toiati)
Il punto dove è avvenuto l’incidente in via Cristoforo Colombo altezza Malafede a Roma (foto Daniele Stanisci/Ag. Toiati)

Incidente mortale a Roma. E’ di un morto e quattro feriti il bilancio di un brutto incidente avvenuto nella notte nella Capitale. Un autocompattatore  dell’Ama, l’azienda  municipalizzata di Roma per i servizi ambientali, si è ribaltato su via Cristoforo Colombo, la principale arteria che collega il centro della capitale con il litorale, finendo per schiantarsi su tre auto. Lo scontro è avvenuto all’altezza via di Malafede.

Una persona è morta sul colpo mentre altre quattro sono rimaste ferite, due in modo grave. Queste ultime sono state trasportate in codice rosso all’ospedale Sant’Eugenio.

Secondo una prima ricostruzione, l’automezzo si sarebbe capovolto in un tratto di strada particolarmente scosceso, ed è finito per invadere la carreggiata opposta. Le auto sulle quali si è schiantato sono completamente accartocciate nel mezzo della corsia.

La vittima dell’incidente si trovava a bordo di una delle auto colpite in pieno dal mezzo dell’Ama. Uno dei feriti gravi è il conducente del mezzo dell’Ama. Sul posto sono intervenuti gli agenti della polizia locale di Roma Capitale, i Vigili del fuoco e la polizia. La strada è stata chiusa al traffico, causando lunghe code.

La Polizia stradale insieme ai vigili di Roma hanno effettuato i rilievi stradali per accertare la dinamica del capottamento del veicolo pesante. Le condizioni climatiche stanotte nella capitale erano ottime, l’asfalto asciutto e traffico notturno regolare. Si cerca di capire se l’incidente sia dovuto ad un possibile sbandamento in seguito allo scoppio di uno pneumatico. L’autista avrebbe perso il controllo e si sarebbe ribaltato invadendo la corsia opposta. Ma è solo una delle tante ipotesi. Non si esclude che la causa sia stata l’alta velocità.

Grecia, ultimatum Ue ad Atene. Tsipras: "Domenica si conclude"

Merkel Hollande e Tsipras in una foto di qualche settimana fa
Merkel Hollande e Tsipras in una foto di qualche settimana fa

Ultimatum Ue alla Grecia. Entro cinque giorni si dovrà trovare un accordo oppure sarà default. E’ questa la conclusione del vertice dell’Eurozona di martedi che si è aggiornato a domenica prossima con tutti e 28 gli stati membri.

Il premier greco Alexis Tsipras ha detto che il “clima è positivo” e che il processo procederà “molto rapidamente per concludere l’accordo entro domenica”, con un pacchetto che “include riforme credibili” che dovranno convincere l’eurogruppo.

Pesssimista si è mostrata la cancelliera tedesca Angela Merkel secondo cui “la situazione è abbastanza grave e incerta”. Affrontando tutta la vicenda con la dovuta “cautela”, spiega Merkel, il summit che lei stessa ha convocato per il 12 luglio “è stato concordato perché pensiamo che la situazione sia molto pericolosa”.

La Grecia, secondo Merkel “ha bisogno di un piano per il lungo periodo, un programma per diversi anni, che va oltre quello discusso dieci giorni fa. Spero che questa settimana – aggiunge – arrivino sufficienti proposte di riforme in modo da poter chiedere al Parlamento tedesco di approvare negoziati su un nuovo programma di aiuti a lungo termine”.

La nuova proposta di Atene, ha fatto sapere il capo del governo ellenico, sarà presentata entro giovedi sera per essere vagliata e discussa venerdi dall’Eurogruppo.

“Siamo nel momento più critico della nostra storia”, ha affermato il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, avvertendo che “tutti hanno la responsabilità di trovare una soluzione” per evitare “il fallimento della Grecia e delle sue banche. Non ho mai parlato di scadenze – ha aggiunto – ma oggi dico che abbiamo solo cinque giorni per trovare un accordo finale”.

Ma per Tusk “non si può escludere uno scenario peggiore, ossia l’uscita dalla Grecia dall’Eurozona. Siamo pronti a tutto, anche a una Grexit”, ha spiegato il presidente del Consiglio europeo.

Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha aggiunto che è pronto “un piano dettagliato per la Grexit”, pur dicendosi “fermamente contrario”. Il presidente Jean-Claude Juncker poi afferma che “la Commissione europea è pronta a tutto. Abbiamo uno scenario sulla Grexit preparato nei dettagli, abbiamo anche uno piano per fornire aiuti umanitari e ne abbiamo uno, ed è il mio preferito, per agire ora e tenere la Grecia in area euro”.

Ma, ha detto Juncker nella conferenza stampa al termine dell’Eurosummit, lo scenario Grexit “non possiamo evitarlo se il governo greco non fa quello che ci aspettiamo faccia e se non rispetta la dignità del popolo greco”.

Intanto la crisi greca sta tenendo i mercati col fiato sospeso. Sarà una settimana caldissima (anche sul fronte meteo) per tutta l’Europa, i cui paesi temono il contagio da un eventuale Grexit.

Calcioscommesse, chiesto processo per Antonio Conte, ct della Nazionale: "Frode sportiva"

Antonio Conte, tecnico della Nazionale (Ansa)
Antonio Conte, tecnico della Nazionale (Ansa)

Antonio Conte nei guai per presunta frode sportiva. La Procura di Cremona ha chiesto il rinvio a giudizio per 104 persone indagate nell’inchiesta sul Calcioscommesse. Tra questi risulta la richiesta di rinvio a giudizio per Antonio Conte, Ct della nazionale di Calcio italiana. Il tecnico azzurro è accusato di presunta frode sportiva in relazione solo alla partita Albino Leffe-Siena.

Nella richiesta di rinvio a giudizio del ct della Nazionale, Antonio Conte, si fa riferimento a degli accordi sottoscritti tra allenatori Federcalcio in cui è previsto che l’allenatore debba “salvaguardare la condotta morale dei calciatori”. Obbligo dell’allenatore è anche quello di sorvegliare affinchè i calciatori mantengano “una condotta consona ai principi di lealtà e probità (onestà e rettitudine, ndr)”.

La partita contestata nella richiesta di rinvio a giudizio è Albino Leffe-Siena, mentre è stata chiesta l’archiviazione per l’incontro Novara-Siena. Sono circa 60 le partite di Serie A, B e Lega Pro contestate nella richiesta di rinvio a giudizio del procuratore di Cremona, Roberto di Martino, nei confronti dei 104 imputati per il Calcioscommesse. Le partite erano in origine circa 200 ma in alcuni casi non si sono raggiunti sufficienti indizi per arrivare a un dibattimento mentre otto sono risultate prescritte.

Antonio Conte: “Amareggiato” 
“Amareggiato” per una richiesta di rinvio a giudizio “annunciata” da giorni ma determinato ora a continuare nel suo lavoro da ct della Nazionale, in attesa degli sviluppi della sua vicenda processuale: è questo lo stato d’animo di Antonio Conte, secondo fonti a lui vicine.

“Continuo a lavorare, mai pensato a dimissioni”
Conte non ha ancora ricevuto formale comunicazione della richiesta di rinvio a giudizio del Pm di Cremona. All’amarezza manifestata nelle ultime uscite pubbliche – fa notare chi lo ha sentito – si aggiunge oggi quella per essere stato archiviato per la gara Novara-Siena, quella che sembrava il fulcro di 4 anni da indagato, e ritenuto da giudizio per la partita con l’Albino Leffe in virtù di un presunto mancato intervento per impedire la combine. Gli avvocati di Conte valuteranno gli atti per studiare la strategia, Conte proseguirà nel suo lavoro da ct in attesa degli sviluppi processuali. Nelle ultime dichiarazioni il tecnico della Nazionale ha smentito di aver pensato a dimissioni, ma ha anche chiarito di ritenere un problema l’eventuale protrarsi dell’iter processuale in concomitanza con euro 2016, in programma il prossimo giugno in Francia. Una considerazione che rimane valida tuttora.

Per quanto riguarda Novara-Siena il procuratore Roberto di Martino ha chiesto l’archiviazione, così come per l’originaria accusa di associazione a delinquere. Accusa che rimane per Cristiano Doni, Beppe Signori ed altri. Per altri dieci indagati, per lo più stranieri, la richiesta di rinvio a giudizio interverrà tra alcuni giorni.

Nell’ambito della stessa inchiesta il procuratore di Cremona Roberto di Martino ha chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di presunta frode sportiva anche per l’ex tecnico dell’Atalanta Stefano Colantuono. Al tecnico è contestata la presunta combine di Crotone-Atalanta del 2012.

Tra i destinatari della richiesta di rinvio a giudizio anche l’ex capitano della Lazio Stefano Mauri che fu anche arrestato nell’ambito dell’inchiesta. In particolare, le accuse nei confronti di Mauri si sono aggravate in seguito alla costituzione del macedone Christian Ilievski, che aveva parlato diffusamente dei rapporti col calciatore.

Da Mauri a Conte, le sentenze dello sport
L’omessa denuncia per Antonio Conte, stessa imputazione per Stefano Mauri: la giustizia sportiva ha già punito i protagonisti del Calcioscommesse, di quella stessa inchiesta di Cremona che oggi ha chiesto il rinvio a giudizio per 104 indagati, tra cui il ct della nazionale, il giocatore della Lazio, e l’attuale tecnico dell’Udinese, Colantuono. Conte, a cui il pm ha contestato la frode sportiva, era stato squalificato 10 mesi (poi ridotti a 4), mentre il laziale e’ stato fermato per nove (squalifica scontata a sei).

ANTONIO CONTE: squalificato dalla Figc per 10 mesi, quando era tecnico della Juventus, per omessa denuncia nell’ambito del procedimento sul calcioscommesse. L’allenatore e’ stato prosciolto per Novara-Siena, ma e’ stata confermata anche dalla Corte di Giustizia federale l’accusa per Albinoleffe-Siena. La squalifica di Conte e’ stata poi ridotta a quattro mesi dal Tribunale Nazionale d’Arbitrato e l’allora tecnico della Juve torna ad allenare l’8 dicembre 2012

STEFANO MAURI: squalificato per 9 mesi per doppia omessa denuncia nelle presunte combine di Lazio-Genoa e Lecce-Lazio del maggio 2011. Pena ridotta poi a 6 mesi dal Tribunale nazionale di arbitrato per lo sport. Nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Cremona sul calcioscommesse Mauri era stato arrestato e poi scarcerato dopo una settimana passando ai domiciliari. Mauri torna a giocare a febbraio 2014 in tempo per il derby contro la Roma.

CRISTIANO DONI: punito prima con uno stop di tre anni e sei mesi e poi squalificato per altri due anni per un’altra inchiesta sempre sul calcioscommesse.

GIUSEPPE SIGNORI: cinque anni di squalifica per l’ex azzurro – che non giocava piu’ ma era comunque tesserato Figc – compresa la preclusione alla permanenza in qualsiasi rango o categoria della federazione: in pratica, radiato.

Sparatoria a Roma tra un vigilantes e tre persone. Arrestati

Traffico sulla Cassia bis - Sparatoria a Roma
Un posto di blocco sulla Cassia bis Roma

Sparatoria a Roma. Scene di far west stamane verso le 7 sulla Cassia bis Roma.

Apparentemente per motivi di traffico, ma probabilmente per qualche sguardo storto di troppo, un auto con a bordo tre stranieri del Pakistan e un’altra con a bordo una guardia giurata di 52 anni si sono fermate sulla strada dando vita a una sparatoria. Il traffico è stato bloccato per qualche ora.

Da una prima ricostruzione della polizia, la discussione seguita dalla sparatoria pare sia nata per una lite sulla viabilità. Il traffico a quell’ora non è particolarmente intenso sulla Cassia bis verso Roma. Il vigilantes, armato, sarebbe sceso dall’auto, ma da quanto appreso, sembra sia stato aggredito e picchiato.

A questo punto avrebbe messo le mani sulla fondina per impugnare l’arma d’ordinanza e esplodere alcuni colpi di pistola all’indirizzo dei cittadini del Bangladesh, due dei quali sono rimasti feriti.

All’arrivo degli agenti, uno degli stranieri sarebbe stato trovato con la pistola in mano. Arma probabilmente sottratta al vigilantes. Il bilancio è di tre feriti, il vigilantes italiano se la cava con qualche contusione mentre i due stranieri con ferite d’arma da fuoco sono ricoverati stati stati trasportati dal 118 in ospedale.

Uno si trova al Sant’Andrea l’altro un po’ più grave, con l’eliambulanza al policlinico Gemelli. Tutti è quattro sono stati posti in stato di fermo dall’autorità giudiziaria. I due pachistani feriti in ospedale sono piantonati da agenti delle Forze dell’Ordine.

'Ndrangheta, sette arresti in Calabria. Indagato per mafia ex assessore Trematerra

L'ex assessore Udc all'Agricoltura della Regione Michele Trematerra
L’ex assessore Udc all’Agricoltura della Regione Michele Trematerra

I Carabinieri del Comando provinciale di Cosenza hanno arrestato 7 presunti elementi di spicco della cosca Lanzino-Ruà, di Cosenza tra i quali un ex consigliere comunale di Acri (Cs), alcuni imprenditori ed indagato politici. La cosca avrebbe condizionato l’attività del dipartimento Agricoltura della Regione Calabria e del Comune di Acri per ottenere appalti nel settore della forestazione. Nell’inchiesta, denominata “Acheruntia”, l’ex assessore all’Agricoltura Michele Trematerra (Udc) è indagato in stato di libertà per concorso esterno in associazione mafiosa. Già mesi fa aveva subito una serie di perquisizioni. Le accuse sono, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione aggravata, concussione, corruzione elettorale, usura, frode informatica e reati in materia di armi.

Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, Vincenzo Luberto e dal sostituto Pierpaolo Bruni, e sviluppate, congiuntamente, dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Cosenza e dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Rende, hanno consentito di delineare l’assetto della cosca Lanzino-Ruà nel territorio di Acri.

Si sarebbe appurato che il presunto clan condizionava le attività del Dipartimento Agricoltura e Forestazione della Regione Calabria e del Comune di Acri per l’aggiudicazione di presunti appalti pubblici nel settore della forestazione a favore di società di riferimento dello stesso sodalizio di ‘ndrangheta. Sono state riscontrate “pressioni” nei confronti dei funzionari preposti alla trattazione delle pratiche che avevano dimostrato riottosità.

E’ in questo ambito che risulta indagato Michele Trematerra, ex assessore all’Agricoltura della Regione Calabria non rieletto alle scorse regionali. I titolari dell’inchiesta, Luberto e Bruni avevano chiesto l’arresto per l’ex assessore, ma il Gip lo ha negato per “l’inadeguatezza degli elementi investigativi” a suo carico. Ciò nonostante, “non esclude e non sminuisce, tuttavia, il degrado morale e lo squallore” della vicenda, scrive il Gip motivando il no all’arresto di Trematerra.

Arrestato l’ex consigliere del Comune di Acri, ed ex componente della segreteria di Trematerra, Angelo Gencarelli, ritenuto dalla Dda di Catanzaro elemento di spicco della cosca di ‘ndrangheta dei Lanzino-Ruà. Sarebbe stato in stretto contatto con Giuseppe Perri, ritenuto il referente della cosca nel territorio di Acri.

Gli inquirenti hanno accertato anche un’attività di procacciamento di voti, da parte di esponenti del presunto sodalizio di ‘ndrangheta, durante la campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio Regionale nel 2010 e nel 2014. Nell’ordinanza il gip scrive che proprio Gencarelli, presunto affiliato alla cosca, si sarebbe dato da fare per sostenere non più Trematerra, di cui era stato stretto collaboratore, ma un noto penalista cosentino, Franz Caruso, risultato primo dei non eletti nelle fila del Pd. “Si rappresenta – si legge – che il candidato Caruso, per il quale Gencarelli e il suo gruppo si sono attivati per la campagna elettorale del 2014, pur non venendo eletto al consiglio regionale, ha conseguito il risultato di 8.049 voti”, mentre Trematerra dalle 10.830 preferenze del marzo 2010 è calato ad appena 3.396 voti nel novembre 2014, un numero assolutamente insufficiente per essere eletto. L’avvocato Caruso non è comunque indagato nell’inchiesta.

Le investigazioni hanno evidenziato anche, oltre ad una serie di estorsioni e reati di usura ai danni di imprenditori e commercianti, l’imposizione fatta a vari commercianti per l’installazione nei loro locali di slot-machines e videopoker forniti da una società di riferimento della cosca. Trematerra risulta indagato per concorso esterno in associazione mafiosa e già nell’estate scorsa subi una perquisizione. Indagato, per concussione, l’ex sindaco di Acri Luigi Maiorano, che avrebbe cercato di procacciare voti per Trematerra in occasione delle elezioni regionali del 2010.

Taranto, esplode bombola e crollano scale e solaio. Un morto e sei feriti. Grave un cingalese

La saracinesca divelta dall'esplosione in un edificio a Taranto (Corriere del Mezzogiorno)
La saracinesca divelta dall’esplosione in un edificio a Taranto (Corriere del Mezzogiorno)

E’ di un morto e sei feriti, di cui due gravi il bilancio dell’esplosione di una bombola di gas che ha provocato il crollo interno di scale e solaio in un edificio di quattro piani in via Pupino, al civico 84, a Taranto.

La vittima era un 59enne delle Sri Lanka. Un ferito cingalese è ricoverato in gravi condizioni nel Centro Grandi Ustionati dell’ospedale “Perrino” di Brindisi, gli altri al Santissima Annunziata di Taranto. Il fatto è accaduto stamane. Sul posto si sono subito recati i vigili del fuoco, 118, polizia, carabinieri e vigili urbani.

L’esplosione è avvenuta in un appartamento al piano terra dell’edificio, di quattro piani senza ascensore, e ha causato il crollo del solaio e delle scale. Fortunatamente la deflagrazione è avvenuta in modo circoscritta, altrimenti sarebbe potuta essere una strage se implodeva l’intero palazzo. In ogni caso, a scopo precauzionale è stata anche disposta l’evacuazione dei palazzi adiacenti.

Alcune testimonianze di vicini raccontano di un “fortissimo boato” e poi come uno “scossone di terremoto”. Tutto il palazzo “ha tremato” per via delle onde d’urto che hanno rotto vetri e divelto le saracinesche che danno sulla strada di via Pupino.

Come era lo stabile prima del crollo interno a Taranto (Street View)
Come era lo stabile prima del crollo interno a Taranto (Street View)

In un primo momento era stato riferito che mancava all’appello un bambino e una donna anziana all’interno del palazzo, crollato solo internamente. La loro presenza non è certa ma i vigili del fuoco che stanno lavorando sulle macerie hanno avuto indicazioni in tal senso da parte di diversi testimoni.

Uno de feriti (Corriere del Mezzogiorno)
Uno de feriti (Corriere del Mezzogiorno)

Difficile il lavoro dei vigili del fuoco che si stanno adoperando per verificare se ci sono persone sotto le macerie e per portare in salvo coloro che sono rimasti intrappolati nel proprio appartamento.

L’appartamento in cui è avvenuta la deflagrazione, da quanto appreso dall’Ansa, era abitato da una famiglia dello Sri Lanka. La vittima viveva al piano terra dello stabile ed era molto amico degli altri coinquilini cingalesi. Non si conoscono ancora i motivi per cui sia avvenuta l’esplosione.

Virus influenzale immune al vaccino per 4 persone su 10 nella scorsa stagione

Virus influenzale immune al vaccino per 4 persone su 10  Virus influenzale è pericoloso. La scorsa stagione invernale una persona su quattro è stata vulnerabile al contagio del virus influenzale nonostante si sia vaccinata. Lo hanno scoperto i ricercatori del Wistar Institute di Philadelphia, che pubblicano il risultato sulla rivista Cell Reports.

Questo perché il genoma del virus dell’influenza, secondo i ricercatori, ha subito circa 10 mutazioni che lo hanno reso “invisibile” al sistema immunitario e alle difese del vaccino, col risultato che il 40% di chi si è vaccinato la scorsa stagione ha contratto comunque l’influenza.

”I nostri dati – spiega il coordinatore dello studio, Scott Hensley – dimostrano che il virus dell’influenza ha recentemente acquisito delle mutazioni in regioni critiche per il suo riconoscimento da parte del sistema immunitario, e queste mutazioni  hanno probabilmente contribuito all’inefficacia dei vaccini della stagione influenzale 2014-2015”.

Questo fenomeno è già noto da tempo agli studiosi con il nome di “deriva antigenica”, e consiste proprio nell’accumulo di mutazioni che modificano le regioni del virus a cui normalmente si attaccano gli anticorpi prodotti grazie alla vaccinazione.

I ricercatori di Philadelphia lo hanno ricostruito studiando il virus influenzale mentre era in circolazione, fin dallo scorso dicembre. Sono così riusciti a identificare 10 mutazioni chiave che hanno permesso al virus trasformista di passare indenne la stagione.

Per verificare la sua abilità, è bastato metterlo a contatto con il siero del sangue di persone, furetti e pecore contenente gli anticorpi diretti contro il virus originale per cui era stato disegnato il vaccino: la loro capacità di riconoscere e aggredire il “nemico” è risultata essere decisamente ridotta. Ora i ricercatori stanno portando avanti nuovi studi per capire se questa scoperta potrà essere usata nello sviluppo del nuovo vaccino per la prossima stagione influenzale che inizierà in autunno.

L’influenza è uno dei fattori cruciali su cui è puntata l’attenzione del Ministero della Salute. Ogni anno in Italia vengono colpite milioni di persone dal virus influenzale. Tra i più esposti al contagio sono anziani e bambini cui spettano giorni di convalescenza prima di rimettersi in sesto. E’ anche significativo il tasso di mortalità per influenza.

 

Regioni, Emiliano nomina 3 M5S a loro insaputa. In Calabria “sciame sismico”

Il governatore della Puglia Michele Emiliano
Il governatore della Puglia Michele Emiliano

Questa sarà la settimana delle giunte regionali. Il governatore della Campania Vincenzo De Luca (Pd) lo ha già fatto oggi in anticipo sull’insediamento del Consiglio regionale. Ha scelto sei donne su otto assessori. Tutti docenti esterni, naturalmente piazzando alla vicepresidenza il suo fedelissmo Fulvio Bonavitacola che è l’asso nella manica di De Luca qualora dovesse essere sspeso il 17 giugno prossimo.

La giornata ha visto protagonista anche il governatore Pd pugliese, Michele Emiliano, che a sorpresa ha nominato l’esecutivo con tre nominativi del Movimento Cinque Stelle, nominati a loro insaputa, tant’è che nel giro di un’ora i grillini hanno rispedito al mittente l’incarico assessorile.

A sorpresa non tanto. Ne senso che già pochi giorni dopo l’insediamento Emiliano aveva lanciato messaggi espliciti al M5S. Emiliano li ha nominati sulla scorta di una consultazione in rete, come di consueto fanno i grillini.

“Mi sono basato solo sui loro curricula – ha detto Emiliano – e non essendoci stati incontri fra noi fino a oggi, nessuno può sospettare che ci siano inciuci. Mi auguro che le tre colleghe accettino”, ha affermato il neo governatore pugliese. Nominate anche altre due donne esterne al Consiglio.

“E’ un atto di una violenza inaudita”, hanno subito scritto in una nota le tre prescelte Rosa Barone, Viviana Guadini, Antonella Laricchia, tutte e tre elette consiglieri regionali con la Laricchia che è stata diretta competitor di Emiliano alle scorse regionali del 31 maggio.
“Non siamo disponibili a vendere il nostro silenzio in cambio di poltrone”, hanno sottolineato.

A fine giugno, dopo il “corteggiamento” politico di Emiliano, i Cinquestelle pugliesi, Laricchia e i suoi colleghi avevano indetto una conferenza stampa a Montecitorio con l’ex candidata alla presidenza che spiegava il “no” di entrare in un esecutivo Pd. “Essere assessore Cinque Stelle – spiegava – in una giunta Pd vuol dire non poter fare niente. Noi con questi vecchi partiti, sopratutto i democratici, non abbiamo nulla in comune”. Per poi affondare sull’ex magistrato: “Ci colpisce – disse ancora Laricchia – il fatto che nel suo primo discorso da vincitore non si sia parlato di contenuti ma solo di spartizione di poltrone”. Oggi la “sorpresa” di essere nominati assessori a loro insaputa col conseguente e netto rifiuto dei consiglieri pentastellati.

IN CALABRIA SCIAME SISMICO DOPO TERREMOTO GIUDIZIARIO
Altro capitolo è quello in Calabria dove è in corso uno sciame sismico di vaste proporzioni politiche dopo l’inchiesta rimborsopoli. Il governatore Mario Oliverio (Pd) ha annunciato un azzeramento radicale della sua giunta nominata “a tappe” a gennaio, dopo frenetiche consultazioni con Roma. Per sei mesi è andato avanti con soli tre assessori, (De Gaetano, Ciconte e Guccione) in attesa delle modifiche allo statuto (promulgato oggi) che dovrebbe consentirgli di nominare sette assessori di cui il 30% donne.

La scorsa settimana, però, con una inchiesta giudiziaria della procura di Reggio Calabria sulla rimborsopoli calabrese, (“Erga Omnes”), sono stati arrestati Antonino De Gaetano, assessore nominato da Oliverio in contrasto con Roma e con l’ex ministro Maria Carmela Lanzetta, Luigi Fedele, ex capogruppo Pdl e una richiesta di arresto alla giunta per le autorizzazioni di palazzo Madama per il senatore Giovanni Bilardi, tutti accusati a vario titolo di presunto falso e peculato. Altre cinque ordinanze di divieto di dimora per quattro ex consiglieri e un collaboratore. Inchiesta con oltre trenta indagati, tra cui gli altri due assessori di Oliverio, Enzo Ciconte e Carlo Guccione, nonché il presidente del Consiglio Antonio Scalzo.

L’ANNUNCIO DI OLIVERIO
L’annuncio di Oliverio, sostenuto anche da Lorenzo Guerini in direzione di un “totale rinnovamento”, recitava più o meno così: “Faro una giunta alto profilo, di rottura col passato nominando persone che non abbiano avuto in passato né esperienze politiche né di governo”. Una formula ad excludendum per tagliare i ponti in primis all’ex ministro Lanzetta ma non solo. La Lanzetta ha comunque fatto sapere di non essere interessata. Anzi ha chiesto in una lettera al vicepresidente del Pd Lorenzo Guerini che in Calabria si torni al voto.

Secondo questa “balzana teoria” nessun politico eletto in Consiglio, anche con apprezzate esperienze amministrative alle spalle, potrebbe ambire a fare l’assessore in Calabria. Nemmeno il presidente Oliverio potrebbe presiedere la giunta, dal momento che è da 40 anni sulla scena politica e amministrativa. “Saranno tutti tecnici della Bocconi”, ironizza qualche renziano.

In realtà il governatore è anche molto criticato nei suoi ambienti per la “totale inerzia” di questi sette mesi di legislatura. “La Regione è completamente paralizzata e ci sono milioni di euro da spendere entro pochi mesi”, è la voce di molti dem. Fonti interne al Centrodestra azzardano addirittura che la Calabria sia “ferma al 29 aprile 2014”, giorno delle dimissioni dell’ex governatore Giuseppe Scopelliti. Non solo per queste ragioni, sia il M5S che appunto l’ex ministro Lanzetta han chiesto che Oliverio si dimetta.

Tornando all’annuncio di Oliverio, sono seguite polemiche riguardo la posizione degli altri due assessori indagati che, attraverso i soliti bene informati, facevano tuttavia filtrare il loro malcontento: “Perché loro si e Scalzo no?”, è la domanda che ci si poneva. Una sorta di “diktat” che sta alimentando scontri interni al Pd. “Se lasciamo loro deve lasciare anche Scalzo”, affermavano fonti accreditate lasciando intendere che solo con le dimissioni del presidente dell’assemblea sarebbero seguite quelle dei due assessori.

SCALZO FORSE LASCIA. E’ UNA DELLE CONDIZIONI LEGATE ALLE DIMISSIONI DI CICONTE E GUCCIONE
Ci sono stati incontri a Roma dove il presidente Scalzo, fedelissimo di Guerini, ha dato la disponibilità a lasciare e infatti oggi ha annunciato che forse lascerà nella seduta del 13 luglio. Forse. “Non sarò certo io l’ostacolo del cambiamento”, ha fatto sapere. Le sue dimissioni sarebbero una condizione politica posta dagli “oliveriani” ai renziani. Per dire che si dimettono solo se si dimette Scalzo.

Nel caso dovesse presentare le dimissioni nella prossima seduta, il Consiglio dovrà prenderne atto (quando?) ma non è ancora chiaro quale sia stato l’eventuale “compromesso” tra Scalzo e lo stesso Guerini che lo aveva imposto presidente del Consiglio tra mille polemiche. A Oliverio toccherà varare la giunta (mercoledì?) di soli tecnici e docenti, con almeno tre donne e, secondo la sua espressa volontà, tutte esterni. Poi potrebbe accontentare qualche consigliere regionale con deleghe di scarso peso. Quelle più “pesanti” (tranne la Sanità) saranno salde nelle sue mani.

Grecia, Tsakalotos al posto di Varoukafis. In rosso le borse

Il presidente della Bce Mario Draghi
Il presidente della Bce Mario Draghi

All’indomani della vittoria del No nel referendum greco (61,3 i “No” contro 38,7% dei “Si”) , gli effetti si sono fatti sentire sia al livello politico che finanziario. La giornata è stata abbastanza tesa. A livello politico si sono registrate le dimissioni di Yanis Varoukakis da ministro delle Finanze greco. Il gesto, è riconducibile “all’astio” che l’eurogruppo nutre nei suoi confronti. La richiesta di Bruxelles è stata accolta dal premier Alexis Tsipras e questo ha determinato le dimissioni dell’ex ministro.

Al suo posto è stato nominato Euclid Tsakalotos classe 1960, nato a Rotterdam, e come il suo predecessore, è un economista che ha studiato principalmente all’estero, in particolare a Oxford. Membro del comitato centrale di Syriza, deputato dal 2012, è docente di economia all’Università di Atene.

Febbre alta sui mercati finanziari. A Milano Piazza Affari sprofonda con un -4,03% e lo spread chiude in netto rialzo a 162 punti. Il Fondo monetario internazionale si dice pronto ad aiutare Atene, se lo chiederà. Ma l’annuncio più significativo è che la Banca centrale europea tiene ferma la liquidità di emergenza a 89 miliardi di euro. Le banche anche oggi ad Atene sono rimaste chiuse, con code più contenute ai bancomat rispetto allo scorso fine settimana. 

“Il Consiglio direttivo – è scritto in una nota della Bce – segue con attenzione la situazione dei mercati finanziari e le potenziali implicazioni per la politica monetaria e per la bilancia dei rischi per la stabilità dei prezzi nella zona euro. Il Consiglio direttivo è determinato a utilizzare tutti gli strumenti disponibili nell’ambito del suo mandato”.

il dimissionario Yanis Varoufakis a sinistra, con Euclid Tsakalotos, nuovo ministro delle Finanze greche (Ansa/Ap)
il dimissionario Yanis Varoufakis a sinistra, con Euclid Tsakalotos, nuovo ministro delle Finanze greche (Ansa/Ap)

EFFETTO GRECIA SUI MERCATI
Milano e Lisbona soffrono più degli altri mercati dopo che la Grecia ha respinto le misure di austerità richieste dai creditori. Le Borse europee hanno bruciato oggi 100 miliardi di capitalizzazione. L’indice Stoxx Europe 600 ha ceduto nel dettaglio l’1,24% e capitalizzava venerdì scorso 8.095,3 miliardi.

Piazza Affari cede un pesante -4,03%. Nel corso della seduta, c’è stata una raffica di sospensioni dei bancari, poi rientrati agli scambi. Risale a 164 punti base lo spread tra Btp e Bund tedesco a 10 anni. Il rendimento del titolo decennale italiano è ora al 2,36%.

Wall Street apre in calo, Dj -0,50% – Apertura in territorio negativo per Wall Street. Il Dow Jones perde lo 0,50% a 17.634,07 punti, il Nasdaq cede lo 0,82% a 4.968,57 punti mentre lo S&P 500 lascia sul terreno lo 0,54% a 2.065,60 punti.

Chiudono in calo le Borse in Asia dopo il “No” greco. L’indice di riferimento dell’area, il MSCI Asia Pacific cede il -2,4%. In Cina, dopo le misure del Governo per arginare la caduta delle Borse, lo Shanghai Composite è arrivato in seduta a perdere il 7% prima di risalire a +0,3%. Tokyo chiude in ribasso di oltre il 2%. Sprofonda Hong Kong (-4,18%), la caduta più ripida dal 2011 da dove, commentano nelle sale operative, sono in fuga soprattutto gli investitori cinesi.

Borsa Tokyo chiude a -2,08%,scivola nel finale
– Il referendum in Grecia, con il secco “no” al piano di austerity per gli ulteriori aiuti, colpisce la Borsa di Tokyo che accelera le perdite nella seconda parte della seduta fino a terminare gli scambi a -2,08%, risollevandosi dal minimo intraday di poco superiore al 2,5%. L’indice Nikkei, avvicinatosi a quota 20.000, cede 427,67 punti, a 20.112,12.

Omicidio a Roma, fermato il cugino della vittima. Movente per denaro

Omicidio a Roma - La polizia scientifica al lavoro in via Cartoni (Proto)
La polizia scientifica al lavoro in via Cartoni (Proto)

Svolta nell’omicidio a Roma. La Procura della Repubblica della Capitale ha emesso un fermo a carico del cugino dell’egiziano trovato morto incaprettato sabato mattina in via Cartoni a Roma. Si tratta un uomo di 30 anni, di origine egiziana e parente della vittima.

L’uomo è gravemente indiziato dagli investigatori di essere il presunto killer di Hashem El Sajed Gaafar Abou El Amd, fruttaiolo, di 47 anni da oltre un quindicennio in Italia. Il fratello della vittima, Amed Gaafar, aveva denunciato la scomparsa il primo luglio scorso.

Secondo le prime informazioni, il movente dell’assassinio sarebbe da ricondursi al denaro. La vittima sarebbe stata uccisa per un qualche migliao di euro, forse cinquemila. Soldi che l’uomo ucciso avrebbe sottratto al cugino per sue necessità, mentre – secondo quanto trapela – sarebbero servite al presunto omicida per saldare gli arretrati di un negozio preso in affitto a maggio in avrebbe aperto un locale di frutta e verdura proprio in zona Monteverde, non distante dalla via Cartoni dove è stato rinvenuto il cadavere.

Il fermo del cugino è stato disposto dopo una serie di incongruenze emerse tra quanto dichiarato e l’analisi dei tabulati della vittima e dell’indiziato. Le sue parole, inoltre, non coinciderebbero nemmeno con le versioni rese dai testimoni.

E’ stato interrogato anche il proprietario del locale preso in affitto dall’egiziano, oggi in stato di fermo. Ed è stata proprio questa testimonianza che ha insospettito gli uomini della Questura per il fatto che l’indiziato avrebbe pagato somme di denaro destinate al fitto del locale per strada, invitandolo a non entrare nella frutteria.

ATTENZIONE, IMMAGINI SENSIBILI PER UN PUBBLICO NON ADULTO

La procura non esclude che il delitto possa essere avvenuto all’interno del locale oppure che il cadavere sia stato occultato all’interno in un secondo tempo dopo averlo ucciso altrove. L’indiziato potrebbe averlo rincorso e raggiunto per avere indietro il denaro sottrattogli. Da li una violenta lite culminata col decesso di Gaafar. Alcuni residenti vicini al negozio avrebbero raccontato che nei giorni precedenti al ritrovamento del cadavere in via Cartoni, avrebbero sentito un odore nauseabondo, una puzza tipica della decomposizione di una cadavere proprio nei pressi della frutteria che la Polizia ha ora sequestrato.

Al momento non sembrano essere coinvolte altre persone nell’omicidio a Roma. Ora bisognerà attendere il Gip che dovrà convalidare il fermo in base alle risultanze investigative. Le indagini comunque proseguono. Il cugino fermato oggi pare sia stato visto in via Cartoni insieme ad altri amici e parenti accorsi sul luogo del ritrovamento della vittima in via Cartoni.

L’esecuzione è stata brutale è violenta. La morte sarebbe avvenuta per soffocamento, dopo che il presunto omicida gli ha legato mani e piedi per incaprettarlo. Metodo tipicamente mafioso di eseguire un delitto.

Non è la prima volta che succede un omicidio del genere a Roma. Nell’ottobre 2013 fu ritrovato alla Marcigliana un egiziano ucciso, pure lui fruttaiolo, pure lui incaprettato. Allora gli investigatori pensarono al racket delle estorsioni. Al momento sebra che tra i due fatti di cronaca non vi sia nessun nesso, nonostante la coincidenza appare molto sospetta.

Campania, il governatore De Luca presenta la sua giunta. 6 donne su 8 e blinda la legislatura

Il governatore De Luca indica a Renzi la sua vittoria
Vincenzo De Luca con Matteo Renzi

Il governatore De Luca si è insediato stamani a palazzo Santa Lucia e ha varato il suo esecutivo. Dopo che il tribunale civile di Napoli aveva sospeso l’efficacia della sospensione della legge Severino, il presidente eletto ha accelerato e messo al sicuro la legislatura.

Una giunta per tre quarti in rosa, con sei donne su otto assessori fra cui il suo fedelissimo avvocato Fulvio Bonavitacola cui va la vicepresidenza. Gli altri sono tutti docenti esterni al Consiglio. Il neo presidente De Luca ha presentato la sua Giunta in un incontro con i giornalisti nella sala della Giunta Regionale a Napoli.

Oltre a Bonavitacola, al quale è stata affidata la vicepresidenza e la delega all’urbanistica, del nuovo esecutivo  fanno parte Serena Angiuoli (con delega ai Fondi dell’Unione Europea); Lidia D’Alessio (bilancio); Valeria Fascione (internazionalizzazione e start up); Lucia Fortini (scuole e pari opportunità); Chiara Marciani (formazione e lavoro); Sonia Palmieri (risorse umane e patrimonio); Amedeo Lepore (attività produttive), unico uomo dopo il vicepresidente.

De Luca dopo l’elezione era stato sospeso con un decreto dal premier (nonché suo segretario di partito, il Pd) Matteo Renzi. Lunedi scorso i suoi legali avevano presentato un ricorso urgente ex art. 700 che è stato accolto dal giudice della sezione civile del tribunale partenopeo.

Un provvedimento che dovrà essere però riesaminato per eventuali modifiche o revoche il prossimo 17 luglio, giusto il tempo per De Luca di formalizzare in anticipo la sua giunta; un po’ stravolgendo la prassi statutaria che vorrebbe che s’insedi prima il Consiglio regionale e poi viene presentata la giunta. Ma i tempi sono talmente stretti che non gli era consentito di attendere il 9 luglio, data del nuovo consiglio dopo lo slittamento della seduta del 29 giusgno scorso.

Il passaggio successivo adesso è quello della seduta del 9 luglio convocata dal consigliere anziano Rosetta D’Amelio. Nel primo consiglio i punti all’ordine del giorno sono 1) Presa d’atto della proclamazione degli eletti; 2) Elezione del Presidente del Consiglio Regionale; 3) Elezione dei componenti dell’Ufficio di Presidenza; 4) Esposizione del programma di governo da parte del Presidente della Giunta e discussione.

Non c’è, come si evince, la presentazione della giunta, però potrebbe darsi che a maggioranza venga proposto l’inserimento di un ordine del giorno di presentazione della Giunta regionale, di fatto già composta. Questo per accelerare la presa d’atto dell’assemblea che entro un mese dovrebbe dare, secondo statuto, “l’espressione di gradimento” sull’esecutivo.

Nel caso in cui non si potesse fare alla prima seduta, si potrebbe fare nella seconda. Qualora il 17 luglio il tribunale di Napoli dovesse revocare la sospensiva, De Luca verrebbe sospeso, ma al suo posto come presidente facente funzioni entrerebbe in gioco Fulvio Bonavitacola che è legittimato a esercitare le funzioni di governatore con pieni poteri.

Terrorismo, arrestato a Pisa un marocchino: "Istigazione a jihad"

Una volante della Polizia di StatoPISA – La polizia di Pisa, coordinata dalla Direzione centrale polizia di prevenzione (Ucigos), sta effettuando un’operazione anti terrorismo in un comune della provincia di Pisa.

L’operazione è diretta dalla Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo di Firenze, che ha individuato e arrestato una persona di origine marocchina ritenuta responsabile di propaganda e istigazione alla jihad.

Il giovane risiede nel comune di Ponsacco (Pisa) ed è stato arrestato dalla Digos di Pisa in esecuzione di un provvedimento emesso dal Gip di Firenze.

L’operazione e le indagini sono attualmente in corso. La task force messa in campo dalla polizia è costituita, oltre che da operatori Digos specializzati nelle attività di contrasto al terrorismo, da unità artificieri, operatori della polizia postale, della polizia scientifica e dal Nucleo prevenzione crimine.

Grecia, Varoufakis si dimette in dissenso con Tsipras. E l'Ue in 24 ore spacca il governo greco

In this photo take on Sunday, July 5, 2015 Greece's Finance Minister Yanis Varoufakis makes statements at the Finance Ministry after the results of referendum in Athens. Greek Finance Minister Varoufakis announced on Monday, July 6, 2015 his resignation after 'no' vote against bailout. (ANSA/AP Photo/Angelos Christofilopoulos)
Yanis Varoufakis (Ansa/Ap)

Varoufakis si dimette ed è colpo di scena dopo la schiacciante vittoria del “No” al referendum di domenica. Il ministro delle Finanze greche, lascerà l’incarico in disaccordo con Tsipras che ha accettato dall’Eurogruppo di trattare l’accordo senza il suo ministro del tesoro. E l’Ue in meno di ventiquattrore spacca il governo greco.

Nella sua lettera, titolata “Minister No More!”, Yanis Varoufakis afferma che sarà sempre al fianco del premier ma il modo in cui è stato trattato, fa trapelare, lascia al ministro l’amaro in bocca.

“Il referendum del 5 luglio – scrive sul suo blog – rimarrà nella storia come un momento unico in cui una piccola nazione europea si è sollevata contro la schiavitù del debito.”

“Come tutte le lotte per i diritti democratici, dopo la vittoria è quindi essenziale che questo grande capitale” accumulato con l’exploit del No “venga immediatamente investito per ottenere una risoluzione adeguata e giungere a un accordo che prevede la ristrutturazione del debito, meno austerità, ridistribuzione a favore dei bisognosi, e riforme reali”.


IL MOTIVO DELLE DIMISSIONI
“Subito dopo l’annuncio dei risultati del referendum, – è il rammarico di Varoufakis – sono stato messo al corrente che alcuni partecipanti dell’Eurogruppo, e “partner” assortiti, abbiano una certa preferenza per la mia … “assenza” alle riunioni. Un’idea che il Primo Ministro (Tsipras, ndr) ha giudicato potenzialmente utile per trovare un accordo. Per questo lascio il Ministero delle Finanze oggi”.

PUNTO DI ROTTURA
Ed è proprio questo il punto di “rottura”. Secondo Varoufakis Tsipras non doveva ammettere ingerenze dell’Eurogruppo di scegliersi anche le persone con cui trattare. Di trovare un accordo senza il suo ministro della Finanze. Oltretutto appare come il tentativo di Bruxelles di spaccare il governo greco dopo la vittoria del No.

“ORGOGLIOSO DEL MIO DISGUSTO PER LA TROIKA”
Vuol dire che “Porterò disgusto dei creditori con orgoglio”, ha detto Yanis Varoufakis.  Il titolare delle finanze, artefice anche lui come Tsipras della vittoria del No, aveva contestato alla Troika, quindi anche all’Eurogruppo di comportarsi come dei “terroristi”. Varoufakis, non è mai stato gradito dall’eurogruppo per i suoi modi spicci e un po’ fuori “protocollo”, come si usa dire nei palazzi del potere.

“Considero mio dovere aiutare Alexis Tsipras come meglio crede, dopo l’exploit che il popolo greco ci ha consentito di avere attraverso il referendum di ieri”.

“Noi della sinistra – prosegue – sappiamo come agire collettivamente con senza curarci dei privilegi. Sosterrò pienamente il Primo Ministro Tsipras, il nuovo ministro delle Finanze, e il nostro governo”.

“Lo sforzo sovrumano per onorare le persone coraggiose della Grecia, e la famosa OXI (NO) che ha concesso ai democratici di tutto il mondo, è solo all’inizio”, ha concluso Varoufakis. Uno sforzo che per ora è stato “interrotto” dalla pesante ingerenza dell’eurogruppo.

Vince Tsipras, piccolo Davide contro i Golia della Finanza e dell’usura

Vince Tsipras, piccolo Davide contro i Golia della Finanza e dell'usuraQuando mancano poche sezioni da scrutinare la vittoria del No appare netta, schiacciante con oltre il 60%. Ha vinto la Democrazia dei Popoli, vince Tsipras, un giovane leader di sinistra che ha avuto il coraggio di sfidare i giganti, di rifiutare i diktat della triade Fmi, Bce e Ue e di dichiarare il fallimento politico di Angela Merkel, azionista di maggioranza dell’eurozona.

Il premier greco eletto appena cinque mesi fa con un consenso plebiscitario con lo slogan “Basta austerity”, non poteva accettare le condizioni usuraie imposte dalla Troika (perché di usura si tratta, quando si vive in un sistema basato sul debito) e nell’opporsi ha detto ai supertecnici di queste organizzazioni sovranazionali come Lagarde, Draghi e Junker: “A questo punto chiamo il mio popolo a ribadire in un referendum che non siamo disposti ad accettare il vostro piano di salvataggio che invece di salvarci ci sta affossando. Non siamo disposti ad accettare i vostri ricatti e i vostri ultimatum”.

E ha vinto, ha stravinto con “l’arma” che tutto l’occidente utilizza grazie al mondo ellenico: la Democrazia. Un piccolo Davide contro i Golia della Finanza, quella capace di muovere con un click milioni di miliardi di euro da un continente ad un altro. Capace di bruciare miliardi di euro se la regina Elisabetta è giù di umore. Quel mondo che asserve e corrompe media, apparati industriali e governi. Ma non può corrompere le anime e la volontà popolare.

Vince Tsipras, che rafforza a dismisura la sua leadership, ma vince anche l’Europa, quella vera, non l’Ue dei burocrati che allo “schiaffo” ricevuto nelle urne nel 2014 ha fatto finta di nulla e invece di cambiare rotta sulle politiche di folle austerità adottate, ha preseguito imperterrita a vessare popoli e nazioni, a erodere sempre più la sovranità degli Stati membri, che poi è il suo obiettivo finale. La vittoria del No è una speranza per tutti i popoli europei che devono essere i primi a essere consultati su decisioni che interessano direttamente la loro vita e non solo quella delle oligarchie finanzarie.

L’Italia dovrebbe modificare quell’articolo odioso della Costituzione fatta a colpi di maggioranza dal governo D’Alema nel ’99; l’articolo 75, in cui si afferma che “è vietato indire referendum per la ratifica dei trattati internazionali”. Un balzello che impedisce al popolo italiano di ingerire su trattati (fatti da gente che in vita loro non ha mai preso un voto) con cui si decidono i nostri destini. Nemmeno al Nazismo e alle peggiori dittature del ‘900 sarebbe riuscita una simile “porcata” di limitazione della libertà e della democrazia.

Tornando alla vittoria di Oxi, lo stesso capo del governo greco, ha ribadito ieri che il voto di oggi “e un messaggio per tutti gli stati membri” che vogliano liberarsi dal cappio del debito, dall’usura e dai ricatti della cosiddetta Troika. Ha ricordato che la “Democrazia batte la paura”, e le nazioni, i loro popoli non devono averne poiché equivarrebbe a una resa. “Non abbiate paura”, diceva San Giovanni Paolo II. Wojtyła conosceva bene la paura che incutevano i regimi dittatoriali. Ma la Troika, oggigiorno agisce “democraticamente” un po’ come la Mafia: fa leva sulla paura, ecco perché il coraggio dei greci deve essere di esempio per tutta l’Europa alla stregua di una vittima di usurai che stanca delle vessazioni si ribella e denuncia.

Quella di oggi è un giorno davvero di festa per la Democrazia, e per dirla ancora con Tsipras: “Si può ignorare la decisione di un governo, ma non la decisione di un popolo”. Da domani in Grecia sventoleranno le bandiere della Libertà sperando che l’immagine del popolo greco in lacrime possa far riflettere quanti potevano evitare la “tortura” di quattro lunghi anni di usura a danno di onesti cittadini e di una nazione a cui noi e l’occidente dobbiamo essenzialmente tutto.

LEGGI ANCHE  Varoufakis si dimette in dissenso con Tsipras

NOTIZIE DALLA CALABRIA

ITALIA E MONDO