15 Ottobre 2024

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Cisl, deflagra il caso stipendi d'oro nel sindacato. Ecco la "Lista Scandola"

Annamaria Furlan Segretaria Generale della Cisl
Annamaria Furlan Segretaria Generale della Cisl

Gli stipendi dei vertici sindacali della Cisl ammonterebbero a 300 mila euro annui. E’ quanto denuncia un sindacalista, ora in odore di espulsione dall’organizzazione. Somme da capogiro che stanno mettendo a soqquadro il clima estivo dell’organizzazione presieduta da Annamaria Furlan. Indennità che sarebbero il doppio di un parlamentare, il triplo di un consigliere regionale, certamente una cifra più alta dell’appannaggio del capo dello Stato o dei manager del pubblico impiego (o partecipate dallo Stato) il cui tetto era stato fissato a 240 mila euro. Se fosse confermata la notizia sarebbe un vero “schiaffo” ai lavoratori iscritti alla Cisl (o ad altri sindacati) che poi sono coloro che quelle indennità le pagano di tasca loro.

Deflagrato il caso degli stipendi d’oro, interviene la stessa segretaria generale nazionale Anna Maria Furlan, che assicura un deciso “cambio di rotta” e la svolta verso la trasparenza dopo la lista diffusa via mail da Fausto Scandola, dirigente sindacale veneto della Cisl che ha svelato come nell’organizzazione vengono erogati presunti stipendi che sfiorano i 300mila euro annui.

“L’organizzazione aveva bisogno di nuove regole e se l’è date con il regolamento approvato il 9 luglio che entrerà pienamente in vigore il 30 settembre”, si difende Annamaria Furlan in un’intervista a Repubblica. Questo regolamento “escluse d’ora in poi le possibilità di cumulo delle indennità. Abbiamo imboccato la strada della trasparenza e la completeremo con l’assemblea di organizzazione di novembre”.

Bandiera della Cisl - Scandalo stipendi CislIl numero uno della Cisl, dopo lo scandalo garantisce: “Metteremo tutto su Internet. Già oggi lo fanno i metalmeccanici della Fim di Bentivogli”.

“A partire dalla fine di settembre – aggiunge Furlan – manderemo gli ispettori a verificare che sia stato effettivamente applicato”. Furlan spiega inoltre che è stata introdotta “una norma per cui se un sindacalista ottiene incarichi esterni, il compenso sarà versato direttamente all’organizzazione e non al diretto interessato”.

Del resto, “lo stipendio da sindacalista è più che sufficiente ed è giusto che gli incarichi esterni producano introiti da destinare alle strutture della Cisl”.

“Con una delibera di segreteria immediatamente esecutiva – conclude il segretario generale Cisl – abbiamo provveduto a ridurre in modo drastico le indennità di vertice più alte”.

Fin qui la reazione della Furlan, ma secondo quanto scrive il quotidiano “La Repubblica” il dossier firmato dal sindacalista Fausto Scandola “sta creando più di un imbarazzo al sindacato cattolico, anche perché a seguito di una vicenda simile, di fatto, dovette lasciare il suo posto l’ex numero uno Raffaele Bonanni; il quale, giusto poco prima della pensione, si era ritoccato all’insù il compenso, mossa utile per aumentare il successivo assegno a carico dei contribuenti. “I nostri rappresentanti e dirigenti ai massimi livelli nazionali della Cisl – scrive Scandola – si possono ancora considerare rappresentanti sindacali dei soci finanziatori, lavoratori dipendenti e pensionati? I loro comportamenti, lo svolgere dei loro ruoli, come gestiscono il potere, si possono ancora considerare da esempio e guida della nostra associazione che punta a curare gli interessi dei lavoratori?”.

Il quodidiano pubblica anche qualche nome e cifra della presunta “lista Scandola” come ad esempio: “Antonino Sorgi, presidente nazionale dell’Inas Cisl, nel 2014” che “si è portato a casa 256mila euro lordi: 77.969,71 euro di pensione, 100.123,00 euro di compenso Inas e 77.957,00 euro come compenso Inas immobiliare. Valeriano Canepari, ex presidente Caf Cisl Nazionale, nel 2013 ha messo insieme 97.170,00 euro di pensione, più 192.071,00 euro a capo della Usr Cisl Emilia Romagna: totale annuo, 289.241,00 euro. Ermenegildo Bonfanti, segretario generale nazionale Fnp Cisl, 225mila euro in un anno, di cui 143mila di pensione. Pierangelo Raineri, gran capo della Fisascat Cisl, 237 mila euro grazie anche ai gettoni di presenza in Enasarco, più moglie e figlio assunti in enti collegati alla stessa Cisl”.

In un momento di stretta economica come quella che attraversa l’Italia da otto anni, con masse di lavoratori che ogni giorno protestano perché licenziati o in cassa integrazione sarebbe proprio “fuori luogo” farsi difendere da sindacalisti che guadagnano, in un mese, quanto percepisce un operaio in più di un anno. A spese degli stessi lavoratori. Sempre se confermata la veridicità della Lista Scandola.

Messina, Ilaria Boemi morta per "Ecstasy cattiva"

Ilaria Boemi, la 16enne trovata morta in spiaggia a Messina
Ilaria Boemi, la 16enne trovata morta in spiaggia a Messina (Fb)

E’ morta in seguito all’assunzione di “Ecstasy cattiva”, Ilaria Boemi, la ragazza trovata cadavere stamane sulla spiaggia del lungomare Ringo a Messina. E’ quanto trapela dalla procura. Ad un primo esame, i sanitari accorsi per prestare i soccorsi non avrebbero infatti riscontrato sul corpo della sedicenne segni di apparente violenza. Da questa prima constatazione (non autoptica) si escluderebbe l’omicidio. Probabilmente la ragazza siciliana è deceduta in seguito a un malore causato, forse, dall’assunzione di un mix di farmaci-alcool o ecstasy.

Il corpo della ragazzina era stato segnalato in mattinata da un ciclista, su richiesta di due giovani in stato di agitazione, i quali gli avevano chiesto di chiamare aiuto per una loro amica per poi far perdere le proprie tracce. Ilaria Boemi, messinese, è stata identificata grazie ad alcuni elementi peculiari (piercing).

Addosso ai vestisti, infatti, la Polizia non ha trovato documenti di riconoscimento e nessuna denuncia di scomparsa è stata presentata dai genitori. La Polizia aveva fornito più dettagli possibili per favorire il riconoscimento della ragazza che indossava jeans chiari, maglietta nera, scarpe da ginnastica scure, capelli corti, rasati su entrambe le tempie e sul labbro superiore, sul naso e sulla lingua la giovane ha tre piercing. “Moda” molto in uso tra gli adolescenti.

Gli investigatori avevano fornito tutti i dettagli per invitare chiunque avesse notizie o conoscenza con la ragazza a rivolgersi alle Forze dell’Ordine. Adesso la Polizia cerca i due “amici” fuggitivi. Non è ancora chiaro che cosa abbiano fatto i tre insieme, né come sia sopraggiunta la morte di Ilaria Boemi.

Ilaria Boemi
Ilaria Boemi (Fb)

Dopo la telefonata del ciclista al 118 e al 113, sono giunti subito sul posto ambulanza e volanti della Polizia. I sanitari non hanno potuto far altro che costatare la morte della donna. Da un primo esame dei medici sembrerebbe che non vi siano segni di violenza sul corpo della donna e, al momento, si esclude l’ipotesi di un’overdose da stupefacenti. Forse potrebbe trattarsi di un malore in seguito a una “bravata” tra ragazzi. Non si escludono cocktails di ecstasy oppure psicofarmaci insieme ad alcool. Un mix potentissimo che per soggetti più “deboli” può essere letale, come dimostrano le morti recenti di ragazzi nelle discoteche.

In ogni caso, le cause della morte potranno essere chiarite soltanto dopo l’autopsia che sarà disposta nelle prossime ore dalla Procura di Messina.

Intanto, la Polizia sta interrogando i genitori dell’adolescente che sono sotto choc per la morte improvvisa della loro figlia. Dalle risultanze dell’interrogatorio si potranno avere maggiori dettagli su cosa sia potuto succedere nella notte tra domenica e lunedi. Sarà importante, per gli inquirenti, sentire soprattutto i ragazzi che erano con la giovane Ilaria Boemi. Per molti, ancora, non si comprende la loro fuga dopo aver segnalato la presenza del corpo di Ilaria Boemi al ciclista che poi ha dato l’allarme.

Autostrada A1, autobus si ribalta vicino Frosinone. 15 feriti

Il Pullman finito fuori strada sull'A1 Napoli Roma vicino Frosinone. 15 feriti
Il Pullman finito fuori strada sull’A1 Napoli Roma vicino Frosinone. 15 i feriti

Tragedia sfiorata stamane sull’Autostrada A1, nel tratto Roma Napoli direzione Nord, all’altezza di Frosinone.

Un pullman con una trentina di passeggeri a bordo, per cause ancora da accertare, è finito fuori strada terminando la sua corsa su una cunetta dove si capovolto su di un lato. Da quanto appreso sarebbero una quindicina i feriti, di cui uno pare in gravi condizioni. In seguito all’incidente ci sono stati disagi alla circolazione.

Sul pullman finito fuori strada sull’A1 in Ciociaria, tra i caselli di Pontecorvo e Ceprano, in provincia di Frosinone, c’erano circa trenta passeggeri provenienti dalla Sicilia e diretti nella Capitale. Soltanto uno dei feriti, da quanto si è appreso, ha riportato conseguenze più gravi.

La polizia stradale di Cassino sta cercando di ricostruire la dinamica del sinistro, che ha causato rallentamenti sulla Roma-Napoli e una breve interruzione del traffico durante le operazioni di soccorso dell’eliambulanza del 118. L’autobus si è ribaltato causando la rottura dei vetri dei  finestrini. Non si esclude che l’incidente sia stato provocato dallo scoppio di uno pneumatico. Sul posto anche i Vigili del Fuoco.

L’autostrada A1 è stata al centro delle cronache nei giorni scorsi per due gravi incidenti stradali che hanno causato la morte di due persone e alcuni feriti. L’arteria, nel tratto Piacenza Parma è stato chiuso per molte ore. I disagi e i malori sono stati moltissimi. Come nell’incidente di stamane, anche in quel caso si erano formate code di oltre 10 chilometri. La protezione civile ha distribuito acqua agli automobilisti. Autostrada per l’Italia, insieme alla Polizia Stradale, per il grande esodo di queste ore consigliano, come sempre, molta prudenza.

 

Beppe Grillo: "Nazionalizzare le banche e creare una moneta parallela" all'euro

Il leader del Movimento Cinque Stelle Beppe Grillo
Il leader del Movimento Cinque Stelle Beppe Grillo

In economia “il nostro piano B” afferma il leader del Movimento Cinquestelle Beppe Grillo in una intervista al Corriere della Sera è “nazionalizzare le banche e creare una moneta parallela che almeno per i primi tempi chiameremo lira forte”. Un piano noto da tempo su cui il M5S punta le prossime energie per far comprendere ai cittadini quanto sia “importante” uscire dall’euro.

Non è proprio l’idea di Giacinto Auriti – (l’economista che insegnava che la “proprietà della moneta deve essere dei popoli e non delle banche”), le cui teorie, anni or sono, Beppe Grillo, portava in giro per l’Italia nei suoi “show” – ma è già “punto di partenza” per arrivare alla “sovranità monetaria”.

Perché questa, sottolinea nell’intervista, “non è l’Europa che immaginavano i padri fondatori, ma un’Europa di moneta, spread e banche. Abbiamo anche indetto un referendum sull’euro che dovrebbe essere fatto entro la fine dell’anno. Noi dobbiamo essere autonomi come nazione e anche nell’Unione”, dice Grillo.

Il Movimento “sta andando bene, il nostro problema è il tempo: dobbiamo andare il prima possibile alle elezioni”. “La gente sta vedendo che non c’e’ altra possibilità oltre a noi”, ha proseguito Grillo, “sta capendo che la nostra rivoluzione è l’onestà intellettuale. Fare opposizione tutta la vita non è nel nostro dna”, dice facendo intuire che il Movimento è pronto per diventare forza di governo. “Dobbiamo affrettare i tempi”.

Poi parla del Jobs act e afferma che la riforma del lavoro “ha reso i rapporti sociali disgregati. In Italia si gioca sulla flessibilità delle persone, un esercito di sotto-occupati 24 ore al giorno”. Secondo il capo politico dei Cinque Stelle la causa di questo cambiamento  “che provoca logoramenti anche a livello affettivo” va ricercata anche in un modello sociale “che va verso l’abolizione del risparmio”. “Il Movimento ha un’altra visione del mondo”.

Il leader M5S non ha escluso un ritorno in Rai: “Io potrei fare benissimo una trasmissione: perché no? E’ chiaro che in veste di leader politico ciò non sarebbe permesso”. E sulla riforma del Senato: “Siamo sempre stati contrari, siamo per il Senato elettivo”.

E a proposito di Rai parla del Cda eletto l’altro giorno e del “loro candidato” Carlo Freccero. E’ “una persona competente, un creativo finalmente e non un amministrativo. Hanno fatto la scelta migliore possibile. L’ho sentito anche per fargli i complimenti. Peccato che come presidente abbiamo scelto una persona che ha quasi affossato Rainews: credo che come manager non sia all’altezza”, dice Grillo riferendosi alla neo presidente Monica Maggioni. Degli altri consiglieri eletti, Grillo pensa siano “quasi tutti habitué del Pd”.

Squinzano (Lecce), ex marito uccide Maria Paola Marzo e si spara

da destra la vittima Maria Paola Marzo e l'assassino Sergio Pagano, suicidatosi
da destra la vittima Maria Paola Marzo e l’assassino Sergio Pagano, suicidatosi

Omicidio suicidio a Squinzano, Lecce.  Sergio Pagano, 45 anni, operaio, ha ucciso prima la moglie, Maria Paola Marzo, 41 anni, parrucchiera poi ha puntato la sua arma alla testa e ha premuto il grilletto. E’ questo l’ennesimo dramma estivo che si è consumato nel Salento, in Puglia.

La tragedia è avvenuta nel pomeriggio di sabato in via Crecefisso, a Squinzano. La coppia, separata con figli, aveva frequenti litigi, motivo per cui da tempo si erano lasciati. E’ probabile che il movente sia passionale. La gelosia, soprattutto quando ci si separa è una brutta compagnia per entranbi gli ex coniugi.

Secondo quanto scrive l’Ansa, Sergio Pagano, a bordo della sua Peugeot Station Wagon, avrebbe atteso in strada l’ex moglie che uscisse dall’abitazione di una amica. Poi è sceso dall’auto, l’ha avvicinata e le ha sparato alla testa. Appena si è accorto che la donna era morta con la stessa pistola ha puntato alla sua tempia e ha fatto fuoco

Maria Paola Marzo, donna che lavorava a domicilio dei clienti, è morta praticamente sul colpo. Il marito, Sergio Pagano,  è deceduto in serata nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Vito Fazzi di Lecce, dov’era arrivato in condizioni disperate.

La coppia aveva due figli, di 15 e 11 anni. Fino a pochi mesi fa aveva vissuto nell’abitazione dei genitori di Maria Paola Marzo. Ma il clima in famiglia – non è chiaro se influenzato anche dalla mancanza di un lavoro stabile per Pagano – negli ultimi tempi era peggiorato, tanto che la coppia si era separata alcuni mesi fa.

Lei era rimasta a casa dei genitori insieme ai figli, lui era tornato a casa dei propri famigliari. L’ira di lui, probabilmente animata da sentimenti di rabbia e gelosia, ha preso il sopravvento nel pomeriggio. Secondo una prima ricostruzione Sergio Pagano è salito a bordo della sua auto armato di una pistola calibro 9 a canna corta (regolarmente detenuta per uso sportivo) e si è recato verso l’abitazione dell’amica dell’ex moglie per compiere la sua missione di “vendetta” e morte.

Alcuni testimoni pare l’abbiano visto compiere diversi giri in auto nella zona di via Crocefisso, a Squinzano. Evidentemente era riuscito a sapere che la moglie si era recata nell’abitazione dell’amica, sembra per motivi legati al lavoro di parrucchiera.

Il luogo dell'omidicio suicidio a Squinzano a Squinzano, Lecce. Maria Paola Marzo uccisa dall'ex Sergio Pagano
Il luogo dell’omicidio suicidio a Squinzano, Lecce, (Massimino foto)

Quando la donna è uscita dall’appartamento, Pagano pare non abbia avuto esitazioni. E’ sceso dall’auto impugnando la pistola e si è avvicinato alla moglie. La donna si è accorta che il marito era armato, ha intuito il pericolo ed ha lanciato un urlo ma non è servito a nulla.

Pagano ha sparato da distanza ravvicinata un colpo di pistola, ferendo mortalmente alla testa la moglie, che è crollata in una pozza di sangue. L’uomo, tra la gente in strada atterrita, ha rivolto poi l’arma alla tempia e ha premuto per la seconda volta il grilletto.

Per la donna non c’è stato nulla da fare, nonostante l’arrivo dell’ambulanza del 118 e dei carabinieri. Pagano è stato trasferito d’urgenza nel reparto di Rianimazione dell’ospedale di Lecce, ma i medici hanno potuto fare ben poco per salvarlo. Attraverso gli accertamenti affidati ai Carabinieri, coordinati dal pm della Procura di Lecce, Stefania Mininni, si cercherà ora di capire cosa abbia portato l’operaio a compiere il folle gesto distruggendo una famiglia. La coppia lascia orfani due adolescenti.

Cefalù, Cinghiali uccidono Salvatore Rinaudo. Ecco la ricostruzione

Nellaa foto cinghiale coi suoi cuccioli - Cefalù, Salvatore Rinaudo si sarebbe avvicinato troppo ai cuccioli coi suoi caniSalvatore Rinaudo, l’uomo aggredito e ucciso dai cinghiali insieme alla moglie Rosa (ferita) vicino Cefalù, aveva portato fuori i suoi cani.

Quando gli animali hanno visto i cinghiali si sono messi ad abbaiare e le grosse bestie sentendosi minacciate avrebbero caricato i cani per difendere una cucciolata. Salvatore Rinaudo, a sua volta, per proteggere i suoi animali dalla furia dei mammiferi è stato attaccato insieme a sua moglie.

E’ questa la prima ricostruzione parziale dei fatti della tragedia siciliana. A confermarla sono due testimonianze: una della moglie Rosa Rinaudo che ha parlato con i Carabinieri in ospedale dove è ricoverata (non in gravi condizioni), l’altra dell’etologo Enrico Alleva.

LA TESTIMONIANZA DI ROSA RINAUDO
“Mio marito – ha detto la signora Rosa Rinaudo, moglie della vittima – è uscito con i cani questa mattina. Come fa sempre per una passeggiata. Ho visto che si era fermato perché i cani hanno iniziato ad abbaiare ad un gruppo di cinghiali. Mio marito si è messo in mezzo per salvare i cani” ha aggiunto la donna. “A questo punto i cinghiali gli sono saltati addosso. Io per cercare di recuperare il corpo sono uscita fuori e l’ho tirato dentro casa. Mentre cercavo di prenderlo e portarlo in casa sono stata aggredita anche io. Non ci sono parole per descrivere quello che ho visto. Sono distrutta”, ha detto la donna ai militari dell’Arma.

L’ETOLO ALLEVA: CINGHIALE SI E’ SENTITO AGGREDITO E HA DIFESO CUCCIOLI
“Il cinghiale maschio – ha detto – si è sentito attaccato ed ha avuto un naturale comportamento di difesa probabilmente anche per la presenza dei suoi cuccioli”. E’ questa l’analisi dell’etologo Enrico Alleva dopo l’aggressione da parte di un gruppo di cinghiali che hanno ucciso e ferito un uomo e una donna a Cefalù. “Ora che i dettagli della vicenda sono più chiari, è molto probabile che gli animali si siano sentiti aggrediti – prosegue l’etologo – dai cani e come naturale risposta evolutiva abbiano attaccato”. L’uomo che è stato ucciso, secondo la ricostruzione dei fatti, era intervenuto per difendere i cani che erano con lui.

Il sindaco di Cefalù, Rosario Lapunzina, ha proclamato il lutto cittadino per il giorno in cui si svolgeranno i funerali dell’uomo ucciso dai cinghiali. Lapunzina si è recato in ospedale per informarsi sulle condizioni della moglie della vittima che ha incontrato al pronto soccorso del nosocomio.

I FATTI DI STAMANI
Un uomo di 77 anni, Salvatore Rinaudo, è morto e la moglie Rosa, di 73 anni, è ricoverata in gravi condizioni dopo essere stati aggrediti sabato mattina da alcuni cinghiali, nei pressi di una fabbrica dismessa di ceramiche, tra le contrade Ferla e Mollo, a Cefalù. La donna, con diverse ferite e morsi sul corpo (ma cosciente), si trova in gravissime condizioni all’ospedale San Raffaele Giglio della cittadina normanna dove è stata trasportata dal 118.

Stesse ferite sono state rinvenute sul corpo di Salvatore Rinaudo che però non ce l’ha fatta. Sul suo corpo i medici hanno visto “segni evidenti di morsi di cinghiali”.

La coppia era di Cefalù e si è recata nella casa di campagna in contrada Ferla sulle colline a qualche chilometro dal centro abitato, per passare forse il week end, lontano dalla calura di queste ore. Quando all’improvviso sono stati aggrediti dai cinchiali.

A dare l’allarme ai carabinieri, che stanno conducendo le indagini, è stato il figlio di Rosa e Salvatore Rinaudo, intorno alle 8.30 di questa mattina.

Da tempo alcuni sindaci delle Madonie, l’area dove sorge Celfalù, soprattutto quelli dei comuni montani, segnalano i rischi dovuti al numero crescente di cinghiali nel territorio.

LA POSSIBILE DINAMICA
Non è ancora chiaro se nella zona, nella notte, ci fosse stata una battuta di caccia al cinghiale. In genere, le grosse bestie, secondo molti cacciatori ed esperti attaccano l’uomo solo in due casi: se sono stati feriti dai cacciatori a colpi di pallettoni oppure in difesa della loro cucciolata.

In entrambi i casi, probabilmente, alla vista della coppia, gli animali hanno scatenato tutta la loro forza contro i Rinaudo, (le prime persone che gli sono capitate davanti), usando i grossi artigli e i denti affilatissimi per uccidere.

Nelle battute di caccia al cinghiale, talvolta succede che cacciatori spregiudicati mandano al “sacrificio” nei nascondigli delle bestie poveri cani da caccia che spesso vengono letteralmente sbrandellati dai cinghiali. L’obiettivo di questi cacciatori è costringere i cinghiali a venire allo scoperto per poi spararli. Se li feriscono senza ucciderli le bestie sono pericolosissime per l’uomo. Potrebbe essere successo questo alla povera coppia di Salvatore Rinaudo?

Riforma del Senato, 513.500 emendamenti per affossarla. Renzi: "Numeri ci sono"

Da sinistra Calderoli e Renzi impegnati in Riforma del Senato
Da sinistra Calderoli e Renzi

513.450. A tanto ammontano gli emendamenti sulla riforma costituzionale all’esame del Senato. Di questi, solo 510.293. sono stati presentati dalla Lega Nord. Un numero esorbitante e forse mai registrato prima che manifesta un chiarissimo segnale di ostracismo alla Riforma del Senato.

Per superare questo “ostacolo” il governo potrebbe bocciare in massa tutti gli emendamenti, senza esaminarli, e mettere la fiducia sulla riforma. Sarebbe impossibile esaminarli tutti.

Ma ce ne sono alcuni considerati strategici perchè puntano a smontare il nuovo Senato non elettivo. Del mezzo milione di emendamenti presentati alla riforma (oltre quelli leghisti) 17 sono della minoranza e al loro interno ce ne sono tre volti a ripristinare l’elezione diretta del Senato da parte dei cittadini.

Ma a favore del Senato elettivo si è formata, via via, una maggioranza trasversale che ha indotto Vannino Chiti (munito di pallottoliere) a fare salti di gioia (“C’è l’ok da 28 senatori Pd, gruppo Autonomie, Sel, Fi, M5S e Lega”), ha affermato Chiti.

Ma Renzi ha garantito che la maggioranza ha comunque i numeri. Una sfida a suon di emendamenti, con Calderoli pronto a presentarne altri sei milioni e mezzo per “affossare la riforma del Senato e la legislatura e mandare a casa Capitan Fracassa”.

Camera e Senato con Italicum e Senato Elettivo
Camera e Senato con Italicum e Senato Elettivo (Ansa-Centimetri)

Forza Italia ne ha presentati 1.075 (tra questi ci sono emendamenti per il ritorno al Senato elettivo); il Pd, tra maggioranza e minoranza, ne ha presentati 63; Sel, 1.043; e la componente del misto l’Altra Europa con Tsipras, 20. Dall’Ncd 11; 215 da Gal; Dal neo gruppo Fare (Tosi) 259; fanalino di coda Alleanza Liberalpopolare Autonomie, il nuovo gruppo verdiniano che ne ha presentati solo 3.

Attorno a questa formazione (sospettata “stampella renziana”) si è consumato un giallo, con il senatore Vincenzo D’Anna che “a titolo personale” aveva presentato i tre emendamenti uno dei quali “incendiario” (per ripristinare l’elezione diretta del Senato).

Una mossa che ha fatto galoppare la fantasia dei retroscenisti. Ma poi forse sotto la pressione dei colleghi del gruppo, D’Anna ha fatto dietro front ritirando tutti e tre gli atti al Senato. Dal Movimento 5 Stelle 194 proposte di modifica (oltre al Senato elettivo, l’introduzione, tra l’altro dei referendum propositivi).

Naufragio Libia, forse 230 morti. Superstiti: "Picchiati e torturati". In cella i 5 scafisti

I presunti scafisti arrestati dalla Polizia di Stato a Palermo
I presunti scafisti arrestati dalla Polizia di Stato a Palermo (Polizia)

Potrebbe essere davvero tragico il bilancio del primo naufragio di mercoledì 5 luglio. I migranti morti potrebbero essere oltre 230, compresi i 26 cadaveri già recuperati. E’ quanto emerge dalla conta dei migranti a bordo del primo peschereccio affondato con oltre 650 progughi. 400 sono stati tratti in salvo, 26 le vittime e, al momento 230 dispersi. Nel secondo naufragio erano stati salvati da molte unità marittime 381 immigrati.

Secondo quanto riferito dai superstiti sbarcati a Palermo, i migranti sarebbero stati torturati, picchiati e vessati. Testimonianze da brividi fatte da coloro che hanno tentato la traversata del Mediterraneo. Intanto a Palermo sono scesi anche i presunti scafisti (presunti autori anche delle torture). Appena sul molo siciliano i criminali sono stati subito individuati ed arrestati dalla Polizia di Stato che li ritiene responsabili del naufragio al largo della Libia costato la vita ai 26 migranti. Si tratta di due algerini e tre libici. Gli algerini sono Ali Rouibah, 24 anni, e Imad Busadia, di 23; i libici Suud Mujassabi, 21 anni, Abdullah Assnusi, di 24 e Shauki Esshaush, di 21.

L’accusa per loro è di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di omicidio plurimo aggravato per aver provocato la morte accertata di 26 migranti e quella presunta di circa 200 persone che mancherebbero all’appello (sul barcone erano in 650, secondo i testimoni).

I presunti scafisti erano sbarcati giovedi pomeriggio a Palermo dalla nave militare irlandese “Le Niamh”, insieme ai 362 migranti. A bordo della nave anche le ventisei salme, tra cui quelle di tre bambini.

I migranti in mare in balia delle onde, lasciati in acqua dagli scafisti trafficanti
I migranti in mare in balia delle onde

I cinque arrestati sono ritenuti responsabili, in concorso con altri soggetti rimasti ignoti, di appartenere ad un’organizzazione criminale operante in Libia, dedita a favorire l’ingresso illegale di stranieri in Italia.

Secondo alcune testimonianze raccolte, i criminali avrebbero rivestito ciascuno un ruolo ben preciso: uno di questi comandava, con l’ausilio di altri due il natante; gli altri si occupavano di controllare i migranti, impedendo loro di muoversi, utilizzando per questo anche forme di violenza.

Alcuni migranti hanno riferito che gli scafisti avrebbero marchiato con i coltelli la testa di coloro che non obbedivano agli ordini, specie quelli di etnia africana; gli arabi, invece, sarebbero stati picchiati con cinture e gli uomini sposati con calci e pugni.

I migranti in mare in balia delle onde, lasciati in acqua dagli scafisti trafficanti
I migranti in mare in balia delle onde

Dopo circa tre ore di viaggio, hanno raccontato i sopravvissuti, è cominciata a entrare acqua nella stiva, ove erano stati sistemati gli africani, che secondo i trafficanti potevano stare chiusi nella stiva anche per 3 giorni, visto che avevano pagato la metà del prezzo per la traversata.

Non appena la stiva si è allagata uomini, donne e bambini hanno cercato una via di fuga; ma i cinque avrebbero chiuso la via d’uscita, facendoli morire. I viaggi, secondo quanto riferito, sarebbero costati ai migranti da un minimo di 1200 ad un massimo di 1800 dollari a persona.

I migranti in mare in balia delle onde, lasciati in acqua dagli scafisti trafficanti
I migranti in mare in balia delle onde

Il prezzo del viaggio, poi, aumenterebbe in considerazione delle condizioni di sicurezza garantite per la traversata: ad esempio, quelle più vicine alla postazione di comando avrebbero un costo superiore; addirittura, per potere avere la disponibilità di un giubbotto di salvataggio si pagherebbe una cifra a parte (dai 35 ai 70 dinari libici).

Intanto, spuntano le foto drammatiche scattate dalla Polizia italiana in cui si vedono centinaia di immigrati in mare in balia delle onde.

Comincia il grande esodo. Venerdì incidenti sull'Autostrada A1 e A14. 2 morti. Sgomberati i maiali

Incidente sulla Piacenza-Parma spacca in due l'ItaliaDa venerdi è iniziato il primo grande esodo estivo. E non mancano incidenti, code per chilometri e disagi. Tra oggi, sabato, e domenica, milioni di vacanzieri in auto percorreranno le autostrade per l’Italia per raggiungere le località turistiche.

Nella giornata di venerdi l’Autostrada A1 e l’A14 sono stati interessati da tre brutti incidenti che hanno causato la morte di due persone e alcuni feriti creando forti rallentamenti alla circolazione con gli automobilisti fermi sotto il sole per ore con malori registrati un po’ ovunque.

Due incidenti nella notte sulla A1 Milano Napoli hanno costretto la chiusura dell’arteria in entrambi in sensi di marcia. L’Italia è stata divisa in due fino a mezzogiorno di venerdi. Il tratto Piacenza-Parma stato chiuso in direzione di Bologna.  La riapertura del tratto dell’Autosole tra il bivio con la A21 Torino-Brescia e Parma è stata disposta intorno alle dodici, chiuso appunto per i due incidenti che hanno provocato una prima vittima, tre feriti e code lunghe fino a 13 chilometri, con il ribaltamento di mezzi pesanti e serie ripercussioni anche sulla via Emilia.

La prima persona deceduta si chiamava Sonia Baiocchi, aveva 52 anni ed era residente a Sorbolo (Parma) la vittima del primo incidente stradale avvenuto sull’A1. La donna, impresaria edile, viaggiava in compagnia del marito Mauro Mora a bordo di una Citroen Picasso quando si è scontrata con un camion. La donna sarebbe deceduta sul colpo, il marito è invece rimasto ferito ed è ricoverato nel reparto di Ortopedia dell’Ospedale Maggiore di Parma. Nel secondo scontro, circa un’ora dopo il primo al chilometro 100 sempre in carreggiata sud, una Golf ha tamponato un camion che trasportava animali. Coinvolta una famiglia lombarda: madre e padre hanno riportato ferite gravi ma non sono in pericolo di vita, illesa la loro figlioletta di 5 anni.

Le code accumulate sono poi defluite attraverso uno scambio di carreggiata, ma il week end potrebbe riservare altre code improvvise lungo le arterie italiane.

Sull’A14 Bologna-Taranto, un ‘altro incidente si è verificato stato all’altezza di Ancona Sud: una seconda persona è morta e 3 sono rimaste ferite. L’automezzo coinvolto nell’incidente è un furgone attrezzato per il trasporto dei disabili. Vi viaggiava una famiglia di tre persone, originaria della provincia di Pesaro Urbino: padre, madre e figlio. Il deceduto è il padre, che era alla guida e che avrebbe perso il controllo del mezzo, uscito di strada. Sul tratto si sono accumulati circa 4 km di coda.

Il primo incidente è avvenuto poco prima delle 24 all’altezza del km 102, e ha coinvolto un’auto e più mezzi pesanti: é stato necessario chiudere il tratto tra l’allacciamento con la A15 e Parma. All’1.30 si é poi verificato un tamponamento in coda al primo incidente, con il coinvolgimento di tre mezzi pesanti e un’auto: il mezzo pesante che trasportava maiali vivi si è ribaltato occupando gran parte della carreggiata con dispersione del carico. Dei tre occupanti dell’auto coinvolta, due sono stati soccorsi in condizioni gravi, il terzo – una bambina – é rimasta ferita in modo lieve.  Gli animali hanno scorazzato tra le auto in coda, ma poi sono stati recuperati.

Autostrade per l’Italia consiglia agli utenti già in viaggio sulla A1 in direzione di Bologna di seguire per la A21, poi proseguire per A7, A12, A11, con successivo rientro in A1 all’altezza di Firenze. Agli utenti non ancora in viaggio e diretti verso Bologna viene consigliato di ritardare le partenze, o in alternativa di percorrere la A4 fino al bivio con la A22, per poi proseguire sulla stessa autostrada in direzione sud fino al bivio con la A1.

Sul luogo dell’incidente sono ancora in corso le operazioni di messa in sicurezza col recupero dei maiali dispersi da parte dei veterinari dell’Asl e di imprese specializzate, oltre alle attività di rimozione dei mezzi coinvolti. Impegnata anche la Polizia municipale di Parma.

Pesanti ripercussioni sulla circolazione anche sulla via Emilia in direzione Sud. Fin dal primo incidente – spiega Autostrade – è stata attivata la distribuzione di acqua agli utenti in coda da parte del personale della Protezione Civile e della Direzione secondo Tronco di Milano di Autostrade per l’Italia.

Dalla banda larga (mai realizzata) alla "banda ultralarga". Cui prodest?

L'Italia passerà dalla banda larga mai realizzata alla "banda ultralarga". Cui prodest?La banda “ultralarga” presto diventerà realtà quando ancora l’Italia è in attesa di quella semplicemente “larga”, mai realizzata o a tratti.

Il Cipe ha approvato uno stanziamento di 2,2 miliardi di euro su 12 previsti per coprire l’intero paese, ha anticipato lo stesso premier Matteo Renzi: “Oggi il Cipe che si sta ancora riunendo ha approvato finalmente un cospicuo intervento economico sul piano di banda ultralarga, una autentica, straordinaria, novità. E l’infrastruttura più importante per i prossimi 20 anni e l’obiettivo è una copertura completa del Paese”, ha spiegato il presidente del Consiglio.

Secondo il governo il piano per la banda ultralarga “vale 12 miliardi, di cui 5 privati e 7 pubblici. Di questi ultimi 4,9 vengono da iniziative del governo e 2,1 dai Fondi strutturali Regionali”, ha sottolineato Renzi chiamando i privati a fare la “loro parte”.

“A questo punto per gli operatori di telefonia non c’è da fare altro che mettersi in gioco”, ha infatti detto Renzi in conferenza stampa a palazzo Chigi parlando della delibera del Cipe sulla banda ultra larga. Il premier ha poi ricordato l’accordo di oggi tra Tre e Wind e l’investimento di 750 milioni annunciato da Telecom per il Centro Sud. “A quelli che dicono ma che state facendo al Sud – ha aggiunto – migliori risposte di queste non ci possono essere. Mentre qualcuno piange altri fanno”.

La banda larga è sempre stata una utopia in Italia sia per i pochi investimenti posti in essere che per la scarsa volontà politica del passato a investire laddove, evidentemente il ritorno economico, è sempre stato ritenuto “minimale”. Sono almeno venti anni che se ne parla, tra promesse e mezze realizzazioni di impianti in fibra ottica.

Bypassare quella “larga”, mai realizzata, per arrivare alla banda ultralarga, ironizza più di qualcuno, “è un grande passo in avanti”. Occorre capire infatti a chi giova questa mega operazione. Oggi che il governo è disposto a mettere sul piatto 7 miliardi mentre i privati, che si faranno pagare fior di quattrini per connettersi, solo 5. I cittadini in questo modo pagheranno due volte: la prima attraverso il contributo statale, la seconda per pagare i gestori dei servizi di rete le cui infrastrutture hanno in larga parte già pagato. “Cui prodest? A guadagnarci saranno solo i giganti delle Comunicazioni?”, è la domanda che ci si pone.

Canale di Suez, inaugurata oggi la "doppia corsia"

Un porta container attraversa per la prima volta il vuovo Canale di Suez
Un porta container attraversa per la prima volta il nuovo Canale di Suez (Ansa/Ap)

Non ci fosse stato il Canale di Suez ai navigatori, già da molti secoli, dalle Indie toccava circumnavigare il grande continente africano per arrivare in Europa. Con la realizzazione del Canale che dal Mar Rosso approda nel Mediterraneo il commercio via mare fu molto agevolato. E’ ora una delle più importanti vie di comunicazione a livello mondiale.

Una “lingua” di acqua però stretta, che necessitava di un allargamento. E così, l’Egitto ha messo a punto un progetto “faraonico” di adeguamento e proprio giovedi è stato inaugurato la nuova “sezione”. Nel Canale di Suez oggi esiste la “doppia corsia”, grazie ad un allargamento che permette a due grandi navi che procedono da nord a sud e viceversa di incrociarsi senza estenuanti ore di attesa. Quando è successo oggi, le sirene hanno suonato a festa per la “gigantesca opera” che consentirà di velocizzare il traffico e gli attracchi ai moli.

L’Egitto ha così svelato oggi al mondo, davanti a decine di re e capi di Stato e di governo, la sua nuova opera, il raddoppio del Canale di Suez. Una nuova autostrada del mare che affiancherà quella esistente realizzata a metà del XIX secolo e divenuta oramai inadeguata. Oltre a ridurre i tempi di percorrenza delle navi, il nuovo Canale di Suez consentirà risparmi agli operatori del settore.

Ad inaugurare la grande opera, Il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi, in uniforme militare, che prima del “taglio del nastro” ha fatto un sopralluogo nel nuovo Canale di Suez dallo yacht al Mahrousa, insieme a decine di leader e capi di Stato e di governo.

Salute: "Il peperoncino allunga la vita". Lo conferma studio cinese

Capsicum Chili Peperoncino Il Viagra Calabrese che allunga la vita è afrodisiaco Il peperoncino piccante è sempre stato al centro di studi per i suoi effetti benefici sul sistema cardiocircolatorio e sull’allungamento della vita nonché come afrodisiaco. Ora un team di studiosi cinesi conferma che mangiarne in quantità non eccessive, la preziosa spezia può prolungare la vita di diversi anni.

La maxi ricerca è stata condotta da un gruppo internazionale di ricercatori, guidato dall’Accademia Cinese di Scienze Mediche, che ha monitorato per sette anni le abitudini alimentari di 500mila cinesi. Un campione attendibile da cui è emersa questa straordinaria conclusione scientifica.

Gli studiosi hanno verificato che coloro che consumavano cibi piccanti una o due volte a settimana riuscivano a ridurre del 10% il rischio di mortalità. Chi, poi, aggiungeva spezie ai propri pasti dalle tre alle sette volte a settimana poteva contare su un rischio di mortalità ridotto addirittura del 14%.

La ricerca, pubblicata sul British Medical Journal, ha preso in esame persone dai 35 ai 79 anni provenienti da 10 aree geografiche diverse della Cina.

Ai partecipanti è stato chiesto quale tipo di spezia consumassero più spesso e quanto con maggiore frequenza. Il peperoncino – largamente utilizzato in Cina quanto anche nel Sud Italia – è stata la risposta più frequente.

Del resto, osserva la ricercatrice Nita Forouhi, dell’Università di Cambridge, molte delle virtù del peperoncino – e in particolare della capsaicina, l’alcaloide che è responsabile della sua piccantezza – sono note: da quella anti-ossidanti alle anti-infiammatorie e persino anti-cancro.

Lo studio è stato soltanto “osservativo” e, pertanto, necessita di approfondimenti tecnici per consigliare un cambio nello stile alimentare. “Occorre un’ulteriore ricerca per stabilire se il consumo di cibo piccante è in grado di migliorare la salute e ridurre il tasso di mortalità in modo diretto – precisano – o se è solo il segno esterno di altri fattori concernenti le abitudini dietetiche e lo stile di vita”.

Il peperoncino è nella sostanza, curativo. Risolve molti problemi cardiocircolatori ed è anche un toccasana per il sesso. Una sorta di viagra naturale. Alcuni studi in passaato hanno accertato che mangiare piccante aumenta le prestazioni.

In Calabria, a Diamante (Cs) da anni esiste l’Accademia nazionale del peperoncino che organizza una fiera annuale dove vengono esposte tutte le varietà di peperoncino prodotte in Calabria, in particolare sull’Alto Tirreno Cosentino, allo scopo di valorizzare la spezia che allunga la vita e la “felicità” tra le coppie.

Monica Maggioni è la presidente Rai. Ok da Vigilanza. Cda nomina Dall'Orto nuovo dg

Monica Maggioni sui fronti di guerra
Monica Maggioni (cerchiata) sui fronti di guerra in Iraq

Monica Maggioni è ufficialmente la nuova presidente della Rai. La Commissione parlamentare di Vigilanza ha confermato le indicazioni del governo. Succede ad Anna Maria Tarantola. Il Cda riunito, ha poi nominato Antonio Campo Dall’Orto direttore generale. Prende il posto di Luigi Gubitosi.

Lei, Monica Maggioni – che si definisce una donna che ha sempre lavorato “come un mulo” – ha fatto una lunga gavetta giornalistica, trovandosi spesso a raccontare i fatti dai fronti caldi in Afghanistan, Iraq e in tutto il Middle East. 50 anni, è dipendente dell’azienda. Da direttore di Rai News 24, ultimo incarico ricoperto, è stata sbalzata dai deserti e dalle redazioni dove ha lavorato, dritto dritto ai piani alti di viale Mazzini.

La numero uno. Gli azionisti dell’azienda Rai, che hanno ratificato il Consiglio di amministrazione eletto dalla Comissione di Vigilanza Rai martedi 4 agosto, avevano indicato lei come nuova presidente del Cda. E in Commissione il suo nome è passato con 29 voti favorevoli, 5 schede bianche e 4 contrari, grazie a un accordo tra Pd e Forza Italia che più di qualcuno ritiene sia frutto del “mai morto patto del Nazzareno“.

Un nome che ha accomunato molti, ma ne scontentati altrettanti. ll premier Matteo Renzi, che ha voluto lei sin da subito, trova che sia “un fatto positivo che in un consiglio d’amministrazione ci sia un dipendente (Monica Maggioni  è da anni alle dipendenze Rai, ndr) che rappresenta quell’azienda. Lo trovo – ha detto il presidente del Consiglio – una cosa molto bella, e vorrei che ci fosse sempre di più in Italia”.

La nuova composizione del Cda Rai - Monica Maggioni è stata eletta nuova presidente della Rai
La nuova composizione del Cda Rai (Ansa/Centimetri)

Secondo il premier  quello partorito dalla Commissione parlamentare di Vigilanza Rai “è un bel Cda, fermo restando che ero tra i pochi che proponeva di cambiare il modello di selezione del Consiglio. Abbiamo messo, non noi ma il Parlamento, dei professionisti della comunicazione. Sono stati inseriti bei professionisti”, poiché vi sono espressioni che hanno maturato una “larga esperienza giornalistica e televisiva”. Ovvero “esperti della comunicazione, anziché astrofisici”, con riferimento ironico al passato.

Anche la minoranza Pd, che non è riuscita a eleggere De Bortoli in vigilanza si esprime positivamente. Quella di Monica Maggioni “è una buona candidatura, la valorizzazione di una risorsa interna all’azienda”, plaude il senatore Federico Fornaro che inceve critica il cda eletto martedì in Commissione di vigilanza. “La questione dei pensionati – afferma – getta ora un’ombra sulla capacità di raccogliere la sfida dell’innovazione che si porrà alla Rai nei prossimi anni”.

“Quello di Monica Maggioni è un nome di grande valore”, afferma Roberto Rampi, parlamentare del Pd e componente della commissione Cultura, mentre Roberto Speranza, ex capogruppo dem che ribadisce il “valore” della Maggioni. “E’ un’ottima professionista”. Secondo il grillino Carlo Sibilia la presidente designata “non può garantire indipendenza e lontananza da conflitti d’interesse”. Una posizione già espressa dal presidente della Commissione di vigilanza, Fico (M5S) che aveva detto che è in atto una “lottizzazione”.

Gli step sono stati i seguenti: martedi la Commissione ha eletto il nuovo Cda, questo ha avuto bisogno mercoledi del via libera degli azionisti. Mercoledi il governo, con Renzi fa trapelare l’ipotesi di Monica Maggioni come presidente in pectore. Giovedi si la commissione di Vigilanza ha ratificato l’indicazione degli azionisti. Monica Maggioni è presidente Rai a tutti gli effetti. Non era mai successo che una giornalista dipendente dell’azienda fosse eletta al vertice dell’azienda. Pare che tutta la maggioranza della scuderia renziana sia stata compatta , con quanche “naturale” defezione nella minoranza Pd.

In base alla legge Gasparri, Monica Maggioni, doveva ottenere i due terzi dei voti nella commissione parlamentare per essere la nuova presidente della Rai. Eletta la Presidente Rai ora tocca al Direttore Generale. Per la direzione generale il nuovo Cda Rai ha eletto Antonio Campo Dall’Orto (il candidato di Matteo Renzi) che succede a Luigi Gubitosi.

Libia, in poche ore affondano due barconi. Morti 25 profughi. In salvo 781. Molti dispersi

Migranti e profughi su un gommone (Archivio)Un altro barcone, oltre quello di ieri, mercoledì 5 luglio, è affondato davanti le coste libiche.  I 381 migranti, tra cui 55 donne e 26 bambini, provenienti da Siria, Bangladesh e area sub sahariana, sono stati tutti recuperati dalla nave Fiorillo della Guardia Costiera, che si trovava in zona per le ricerche dei dispersi del naufragio di ieri. Il barcone su cui viaggiavano i migranti è affondato al termine delle operazioni di soccorso. Il barcone è stato soccorso giovedi mattina a 30 miglia dalle coste libiche, una quindicina di miglia più a nord del punto in cui, appunto, ieri, si è capovolto il primo peschereccio.

Mercoledi infatti si è registrata l’ennesima tragedia del mare. Un motopeschereccio in ferro con centinaia di profughi si è ribaltato al largo delle coste libiche. Da quanto riferito dalle autorità le vittime accertate e recuperate dalla Guardia Costiera e da altre unità marittime sono al momento 25. Le persone in tratte in salvo sono all’incirca 400 migranti. Mancherebbero all’appello oltre 200 profughi che allo stato risultano dispersi. Non è chiaro se i questi siano stati recuperati da altre imbarcazioni oppure il destino per loro sia stato più severo…

Intanto, continuano nella zona le operazioni di ricerche e soccorso coordinate dalla Guardia Costiera italiana. Secondo le prime informazioni l’incidente (il primo) di mercoledi  è avvenuto quanto i profughi a bordo del peschereccio, già stracolmo e in estrema difficoltà di navigazione, hanno visto arrivare i soccorsi nella zona. Evidentemente, l’entusiasmo di vedersi salvati, ha generato bruschi movimenti che avrebbe causato il capovolgimento della barca.

L’allarme era arrivato alla centrale operativa della Guardia Costiera di Roma nella tarda mattinata da Catania, che a sua volta aveva ricevuto una segnalazione con una chiamata satellitare nella quale si sosteneva che un motopeschereccio in ferro, con a bordo diverse centinaia di persone, era in difficoltà. Nella zona sono state immediatamente dirottate dalla Guardia Costiera la Dignity One, una nave di Medici senza frontiere, e la Le Niamh, una nave della Marina militare irlandese.

Quest’ultima è stata la prima ad arrivare e, a circa un miglio di distanza dal peschereccio, ha calato due rescue boat (scialuppe di salvataggio) per prestare i primi soccorsi ai profughi.

A quel punto dalla nave irlandese hanno visto il barcone capovolgersi: l’ipotesi più probabile è che i migranti si siano spostati tutti nella direzione delle barche di soccorso, provocando così il ribaltamento.

Nella zona, oltre alle due imbarcazioni che erano già presenti, la centrale operativa della Guardia Costiera ha dirottato il Phoenix, una nave di soccorso di 40 metri del Moas (Migrant Offshore Aid Station), nave Fiorillo della Guardia Costiera e il mercantile Barnon Argos. Inoltre stanno arrivando nel punto due unità della Marina Militare.

Al momento, le ricerche proseguono senza soste per individuare altri eventuali immigrati in mare. Di giorno in giorno aumentano a ritmo incessante gli sbarchi con a bordo disperati alla ricerca del “miraggio” di un futuro migliore, garantito loro da trafficanti di esseri umani senza scrupoli che né l’Italia né l’Ue pare sappiano fermare e assicurare alla giustizia.

Alluvione in Veneto, frana a San Vito di Cadore. Tre morti

Frana San Vito di Cadore, Alluvione in Veneto
Frana San Vito di Cadore, Veneto (Vigili del Fuoco)

Alluvione in Veneto. E’ di tre vittime accertate, tra cui una ragazzina quattordicenne, il primo bilancio provvisorio della frana che martedi sera ha interessato l’area tra San Vito di Cadore e Cortina, nel bellunese, Veneto. Una massa imponente di terra, fango e detriti si è mossa a causa di un violento nubifragio che si è abbattuto nella zona. Una bomba d’acqua con conseguenze drammatiche. Il temporale ha provocato l’esondazione del torrente Ru Secco. Difficili i soccorsi.

Nei pressi del torrente c’erano alcune automobili vicino San Vito.  Due sono state trovate vuote, su una terza automobile si trovava una coppia di giovani coniugi polacchi: lei è stata salvata ma è ferita gravemente, per l’uomo non c’è stato nulla da fare.

Dopo una notte di ricerche, svolte anche con l’ausilio di fotoelettriche, il corpo del polacco è stato ritrovato attorno alle 8 di questa mattina a circa un chilometro a valle da dove era stata salvata la donna. E’ stato il primo cadavere a riemergere da quelle onde di melma e massi che poco dopo verso le 9 hanno restituito i corpi di una esile ragazzina, una quattordicenne non del luogo, e un’ora più tardi di un altro uomo di cui ancora non si conoscono le generalità.

Il presidente del Veneto Luca Zaia sta seguendo da ieri sera con grande apprensione gli sviluppi della frana in Cadore e l’andamento dei soccorsi a San Vito e monitora in tempo reale la macchina dei soccorsi attraverso l’assessore alla Protezione civile Gianpaolo Bottacin, che ha la delega al Bellunese ed è sul posto da ieri sera. Il presidente assicura la massima allerta di tutti i servizi regionali.

Frana San Vito di Cadore, Alluvione in Veneto
La frana vista dall’alto a San Vito di Cadore, Veneto (Vigili del Fuoco)

Il maltempo continua così a presentare il conto al Veneto. Giusto a un anno di distanza dalla tragedia del Molinetto della Croda a Refrontolo, nel trevigiano, avvenuta il 3 agosto, dove si registrarono quattro vittime, e a poche settimane dal tornado che ha semidistrutto la Riviera del Brenta, una vittima, ora è il Cadore a piangere i suoi morti. “Ancora” il Cadore e ancora nell’area già pesantemente colpita nel 2009 con una frana che fece due morti il 19 luglio.

Dopo il gran caldo di luglio, si presentano con la loro furia devastatrice le prime alluvioni estive che fanno danni e vittime. Solo alcuni giorni fa una alluvione aveva colpito la città di Firenze dove si sono registrati milioni di euro di danni materiali. Il sindaco Nardella ha chiesto da subito lo stato di calamità naturale. Una richiesta che con molta probabilità avanzeranno anche le istituzioni venete dopo gli smottamenti di martedi notte.

Eletti i 7 membri del Cda Rai . De Bortoli il grande escluso

La sede della Rai.  Commissione elegge cda rai

Dopo la nomina di ieri, da parte della commissione di vigilanza dei 7 membri che comporranno il nuovo Cda Rai tocca all’assemblea degli azionisti dell’azienda ratificare la nomina del nuovo consiglio di amministrazione, compreso il presidente. La riunione, in programma alle 10 Viale Mazzini, da quanto appreso dall’Ansa, è stata aggiornata al pomeriggio di mercoledi.

Martedi è stata fumata bianca per il Cda Rai. La commissione di Vigilanza ha infatti eletto i sette nuovi membri che comporranno i vertici aziendali nella tradizionale suddivisione politica. Si tratta di Rita Borioni, Guelfo Guelfi, Franco Siddi, Paolo Messa, Carlo Freccero, Arturo Diaconale e Giancarlo Mazzuca. Freccero era stato proposto da Beppe Grillo e sostenuto da Sel. Il Pd aveva proposto Franco Siddi, Rita Borioni, Guelfo Guelfi. Paolo Messa era sostenuto da Ap.

Carlo Freccero (ex direttore di testata Rai) ha ottenuto 6 voti, da M5S e Sel; Guelfo Guelfi, candidato della maggioranza Pd ha ottenuto 6 voti, Rita Borioni, l’altra maggioranza Pd, 5. Cinque voti anche per Franco Siddi (Segretario nazionale della Fnsi), maggioranza Pd e centro; 5 voti per il giornalista Arturo Diaconale votato da Forza Italia, mentre il candidato di Ap Paolo Messa ne ha ottenuti 4, come Giancarlo Mazzuca espressione del Centrodestra. Hanno ottenuti voti, ma non risultano eletti, l’ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli, indicato dalla minoranza Pd; Giovanni Galoppi; Roberto Briglia e G. Briglia. De Bortoli, giornalista e scrittore di grande spessore culturale, si può ritenere il grande escluso di questa “competizione” dove evidentemente sono prevalse altri criteri di scelta.

Si svolgerà comunque domani sera la riunione della commissione di Vigilanza per la ratifica a maggioranza dei due terzi sul presidente della Rai. E’ quanto deciso – si apprende – in ufficio di presidenza, anticipando di un giorno la riunione, in previsione di un possibile accordo.

“Domani mattina – sottolinea il premier – il governo indicherà i nomi di dg e presidente. Saranno professionisti di livello, competenza e indipendenza come è giusto che sia”. “E’ evidente – ha aggiunto – che la nostra scommessa sulla tv pubblica è di grande respiro”.

La composizione del nuovo Cda Rai
La composizione del nuovo Cda Rai (Ansa/Centimetri)

Il premier non si è inoltre risparmiato una stoccata alla minoranza Pd con la quale c’è tensione sul fronte riforme. “Le polemiche quotidiane della minoranza, – ha detto – che è una parte della minoranza di un anno fa e che nonostante i numeri non ha impedito di approvare le riforme, lasciano il tempo che trovano. Il Parlamento sta lavorando come mai dal ’48. Basta vedere dove stavamo un anno fa, con l’economia in discesa, e dove siamo ora”.

“La minoranza del partito è ormai abituata ad esercitare veti. Si è presentata con un nome secco. Quello di De Bortoli che è un nome autorevole ma è curioso che sia venuto dalla minoranza Pd”, ha commentato il presidente del Pd Matteo Orfini, all’uscita dalla Vigilanza. Il Pd, in totale ha indicato quattro nomi, di cui tre eletti con 16 voti complessivi.

Freccero, informazione e fiction per ridarle centralità – “Informazione e fiction”: passa per il potenziamento di questi due macro-generi il futuro della Rai secondo Carlo Freccero, neo eletto in consiglio di amministrazione dalla Vigilanza dopo una lunga storia prima a Mediaset e poi a Viale Mazzini. “Non sono del Movimento Cinque Stelle – dice Freccero all’ANSA – e la cosa più interessante stamattina è stata proprio leggere sul blog di Beppe Grillo che nessun filo mi ha legato e mai mi legherà a M5S. L’idea che la Rai debba uscire dalle pastoie dei partiti corrisponde proprio alla mia visione”.

“E mi ha fatto piacere l’appoggio di Fratoianni, che appartiene a un’area vicina alla mia sensibilità”. Freccero rivendica la sua “indipendenza, pagata anche a caro prezzo: Berlusconi mi ha fatto fuori la prima volta il 5 maggio del’92, poi in Rai ho dovuto affrontare il caso Luttazzi e quando governava il centrosinistra mi ha mandato sul satellite”. Ora però, sottolinea, “mi hanno chiamato per un lavoro che penso saper fare: ridare centralità al servizio pubblico”, più che mai nell’era della tv multipiattaforma, con Netflix alle porte. “Oggi il vero problema è far sì che questa tv generalista che rischia di fare la fine della scuola pubblica, diventando in qualche modo un ghetto privo di soldi, sia più vivace, libera, tornando al centro del dibattito dei media. Una sfida che si può vincere”. Una spinta in questo senso può arrivare anche dalla possibile nomina di Antonio Campo Dall’Orto alla dg? ”Vedremo. Mi auguro solo che non abbia paura degli editti che arriveranno dai partiti. E comunque sono curioso di vedere anche chi sarà il presidente”.

Siddi: grande onore, transizione nel segno rinnovamento – Emozionato sorpreso, perché dice di averlo saputo solo poco prima del voto, Franco Siddi parla dalla Sardegna al telefono con l’Ansa, subito dopo la scelta del suo nome nel Cda della Rai da parte della Vigilanza. E’ stato votato dal Pd ma anche dal centro, ed ha ottenuto cinque voti. ”Mi fa piacere, sono stato votato dal parlamento, e questo è sempre un onore”, dice Siddi. “Credo di essermi speso in tutta la mia vita di impegno sociale, per promuovere e riqualificare il valore della Rai, per il suo rinnovamento, e la valorizzazione delle professionalità, soprattutto quelle interne”, aggiunge Siddi. “Ho chiesto più volte che fosse una vera azienda, perchè è la principale azienda culturale italiana. Ora ci aspettiamo la riforma generale, il percorso è avviato. Mentre parlamento e governo completano il loro lavoro, ci deve essere – è il nostro compito – una transizione comunque fortemente proiettata sul rinnovamento”.

Fico (M5S): “Cda Rai politicizzato” – ”Ancora una volta è dimostrato in modo chiaro e lampante, che quelle del governo sono parole al vento, visto che avevano promesso una Rai lontana dai partiti. Il presidente del Consiglio si comporta da emerito buffone, dice una cosa e ne fa un’altra”. Lo ha detto Roberto Fico, presidente della Commissione di Vigilanza, nella conferenza stampa del M5s dove, insieme a Alberto Airola e Mirella Liuzzi, ha commentato le nuove nomine del cda della Rai. ”Nel momento in cui dici che vuoi una Rai indipendente, non costringi i tuoi parlamentari a votare tutte persone all’interno del partito”, ha aggiunto Fico. I nominati, per il presidente della Commissione, ”sono delle appendici ai partiti, non c’è competenza, non c’è professionalità, il quadro complessivo è desolante”. Tra i nuovi membri del cda, ci sono solo ”assistenti parlamentari, spin doctor, amici di famiglia”, che ”devono rispondere a un preciso interesse. Con queste nomine è iniziata la campagna elettorale, per blindare la tv pubblica con future nomine di canali e di testate. Questo perché il movimento è forte e fa paura”.

Le priorità della Montagna approdano all'Expo

Il viceministro Andrea Olivero
Il viceministro Andrea Olivero

“La montagna al lavoro: tutela, difesa, educazione e produzione”: questo il tema di un incontro organizzato a Expo dal il ministero delle Politiche Agricole con il Corpo Forestale dello Stato. “Il 47% del territorio italiano – è stato sottolineato lunedi a Milano – è rappresentato da zone montane”. Per questa ragione bisogna profondere tutti gli sforzi per tutelare e valorizzare questo immenso patrimonio naturale, ma è fondamentale l’impegno di aziende agricole e comunità.

“La giornata di oggi – ha detto il viceministro all’agrigoltura Andrea Olivero – è stata un bel momento di confronto e di scambio tra persone che ogni giorno vivono e lavorano nelle zone montane del nostro Paese. Ringrazio l’assessore allo Sviluppo della montagna della Regione Piemonte, Alberto Valmaggia, il presidente Uncem Enrico Borghi e tutti i partecipanti per il contributo a questa iniziativa dalla quale è uscita ancora più rafforzata la consapevolezza che curare la montagna è una priorità condivisa”.

Le esperienze ascoltate hanno confermato ancora una volta che la montagna per cui dobbiamo lavorare non è solo un territorio naturale straordinario da tutelare, ma anche una comunità viva.

Montagna non significa solo natura e paesaggio, ma tradizioni che sono il caposaldo di una cultura radicata nel nostro paese. La sua tutela e la sua valorizzazione può rappresentare un volano per lo sviluppo locale.

“Il Corpo forestale dello Stato – ha detto il Vice Alessandra Capo Stefani – è storicamente al fianco delle popolazioni montane di cui condivide cultura e sensibilità per la conservazione e la cura dei territori montani. Proietta nel futuro le tradizioni, al servizio del Paese intero”.

Cosenza, frontale Ambulanza 118 – Tir sulla 106 jonica. 3 feriti

Ospedale Annunziata di Cosenza
Ospedale Annunziata di Cosenza

E’ di tre feriti il bilancio del violento scontro frontale tra un’ambulanza del 118 in codice rosso e un Tir. Lo scontro è avvenuto sulla statale 106 jonica, in Calabria, all’altezza di Villapiana. L’autista del mezzo di soccorso, in gravi condizioni, è stato trasportato con l’elisoccorso all’ospedale di Cosenza. L’uomo è in prognosi riservata.

Gli altri due feriti sono il paziente e un operatore del 118 che viaggiavano sull’ambulanza. Entrambi sono stati trasportati all’ospedale di Rossano. Sul posto sono intervenuti la Polizia stradale, che sta eseguendo i rilievi per accertare la dinamica dell’incidente, nonché i colleghi del 118. La situazione è grave, il traffico risulta rallentato.

Non è la prima volta che sulla statale 106 jonica si verificano incidenti anche mortali. Parzialmente riammodernata, la 1’6 jonica, resta una strada molto pericolosa con molti tratti a sole due corsie. Viene chiamata strada della morte.

Molti sono gli atti parlamentari in cui si chiedono da anni interventi per la messa in sicurezza dell’importante arteria, l’unica che collega Taranto a Reggio Calabria. Nonostante le sollecitazioni, finora, la statale rimane pericolosa anche per il fatto che attraversa i centri abitati della fascia jonica.

Clima, Italia ancora da "bollino rosso". E' l'anticiclone africano

anticiclone africanoNon accenna ad attenuarsi il caldo che dall’inizio dell’estate ha ‘arroventato’ l’Italia, specialmente le grandi città dove la colonnina di mercurio è salita ben sopra la media. E’ infatti in arrivo una nuova ondata di caldo africano che colpirà principalmente il Centro Nord, dove sono previste temperature fino a 5-6 gradi in più dei valori abituali del periodo. Questa nuova fase ‘bollente’ durerà almeno una settimana e al momento non si intravedono cambiamenti sostanziali neppure a lungo termine. Queste le previsioni del meteorologo di ‘3bmeteo.com’ Edoardo Ferrara.

“Dopo un luglio da caldo record, agosto sembra voler seguire le stesse impronte con una nuova ondata di caldo africano in arrivo – conferma Ferrara -. In questa estate 2015 l’anticiclone africano sembra avere davvero molteplici vite: viene di tanto in tanto fatto barcollare dalle perturbazioni nord atlantiche, ma di fatto non molla la presa sul Mediterraneo dove continuerà ad inviare masse d’aria molto calda direttamente dall’Algeria. Analogamente a quanto successo nei primi di luglio, il caldo africano questa volta riuscirà a spingersi anche oltralpe, dilagando sull’Europa centrale”.

Target primario dell’onda calda, prosegue l’esperto, sarà il Centronord “tanto che entro giovedì prossimo torneremo a raggiungere se non superare punte di 35-36 gradi in particolare su Valpadana, Toscana, Umbria, Lazio e Sardegna. Qualche grado in meno invece su adriatiche e al Sud, per quanto comunque caldo, grazie a deboli venti dai Balcani. Tra le città più roventi – precisa Ferrara – ancora una volta Torino, Milano, Verona, Trento, Bologna, Firenze, Perugia, Roma e Nuoro. Anche l’afa sarà in progressivo aumento e si farà sentire soprattutto di giorno lungo le coste, di sera invece nei grandi centri urbani specie del Nord”.

Non mancheranno comunque locali temporali di calore, avverte il meteorologo, “che bucheranno l’anticiclone tra le ore pomeridiani e serali; i fenomeni saranno occasionali ma più probabili al Sud e Sicilia soprattutto nella seconda parte della settimana, nonché sull’Appennino centrale. Da segnalare un veloce passaggio temporalesco anche sulle Alpi nella giornata di martedì”.

Questa nuova ondata di caldo “durerà almeno 7-8 giorni: nella settimana di Ferragosto invece qualcosa potrebbe cambiare con l’arrivo di qualche temporale in più per lieve indebolimento dell’anticiclone africano. Le temperature potrebbero dunque subire una generale ridimensionata, specie al Nord, ma il clima si manterrebbe comunque caldo e con valori termici a tratti sopra la media. Insomma non si intravedono cambiamenti sostanziali per ora neppure nel lungo termine, con l’estate comunque a farla da padrona sebbene disturbata da qualche temporale”.

Intanto domani sono 8, contro le 9 di oggi, le città contrassegnate dal bollino rosso del ministero della Salute che corrisponde al massimo livello di rischio in una scala di quattro. Si tratta di Bari, Cagliari, Campobasso, Latina, Palermo, Perugia, Reggio Calabria e Roma.

Le presidenziali Usa entrano all'Expo grazie a Nancy Pelosi

L'ex speaker della camera Usa Nancy Pelosi
L’ex speaker della camera Usa Nancy Pelosi [Photo via Newscom]
Scampoli di campagna elettorale Usa per un giorno a Expo. Li porta l’ex Speaker della Camera, Nancy Pelosi, in visita all’Esposizione con una delegazione di una trentina di parlamentari del Congresso. Nella sua visita a Expo Nancy Pelosi ha parlato del nuovo piano sul clima annunciato dal presidente, Barack Obama, ha parlato di fame e sicurezza alimentare, migrazioni e terrorismo, degli “stimoli” portati al dibattito dall’Enciclica di Papa Francesco. “Sono tutti temi collegati fra loro” ha detto l’ex Speaker, che tra una visita a Palazzo Italia e una al Padiglione Usa e al Padiglione Zero ha anche tenuto una breve conferenza stampa.

Madre di cinque figli, di origine italiana (abruzzese, per la precisione), Nancy Pelosi a 75 anni è una delle figure politiche più importanti del Partito Democratico, e una delle più vicine a Barack Obama. Anche per questo nella sua visita non si è negata alle domande di attualità politica, rilanciando l’importanza del “Carbon Reduction Plan” presentato da Obama in questi giorni.

“Per anni l’Unione Europea è stata avanti a noi rispetto ai temi ambientali – ha spiegato -. Ora il presidente Obama ha capito che il piano è un’occasione per recuperare la leadership americana su questi temi” e al riguardo Nancy Pelosi si è detta “molto fiduciosa”. “Chi è contrario a questo piano è anche molto attento all’influenza dell’opinione pubblica sul Congresso – ha sottolineato -. E le nuove generazioni sono molto più consapevoli dell’importanza del tema”. Il tema del riscaldamento globale, per Pelosi, “è più che urgente, e non vogliamo che questo sia l’ultimo Congresso degli Stati Uniti a rendersi conto delle responsabilità che abbiamo verso le nuove generazioni”.

Oltre al Padiglione Usa la delegazione americana ha visitato, Palazzo Italia, accolta dal commissario generale di Expo, Bruno Pasquino, e dal commissario generale di Padiglione Italia, Diana Bracco. Nel pomeriggio, visita al Padiglione Zero, con la guida del commissario unico, Giuseppe Sala. Quindi un salto ai padiglioni di Angola, Save The Children, Brasile e Cluster del Cacao. “Expo è meravigliosa, si vede che ha un tocco italiano – ha commentato Pelosi -. Però temi di Expo sono una priorità della nostra agenda politica e quello che abbiamo imparato oggi sarà un’indicazione per il nostro lavoro futuro”.

Vestita di un tailleur-pantalone azzurro acceso, Nancy Pelosi nel padiglione Usa si è lasciata fotografare accanto al megaschermo su cui viene quotidianamente trasmesso il video-messaggio del presidente Obama sul tema di Expo. “Quello del cibo è un messaggio chiave”, ha detto, un tema che si lega “direttamente” alla lotta al cambiamento climatico. Non a caso vi ha fatto riferimento anche il Papa: “La sua Enciclica ha avuto una forte influenza sull’opinione pubblica americana, è stato da ‘stimolo’ per una grande dibattito. Come quello di San Francesco, il primo grande ambientalista della storia, il suo è un messaggio che non può essere ignorato”.

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