15 Ottobre 2024

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Catanzaro, omicidio Antonia Rotella. Fermato indiziato. In casa la refurtiva

Omicidio a Catanzaro, il cadavere di Antonia Rotella viene portato via
Il cadavere di Antonia Rotella viene portato via (photo credit: corrieredellacalabria.it)

Si chiama Leonardo Procopio, alias “Lupin”, la persona sospettata di aver imbavagliato e ucciso Antonia Rotella, l’anziana di 90 anni trovata cadavere nel suo appartamento venerdì sera a Catanzaro. Lo hanno rivelato gli inquirenti durante la conferenza stampa indetta dopo il fermo dell’uomo. In casa gli hanno trovato i contanti frutto della rapina alla donna. Circa 2mila euro.

Procopio, pregiudicato, è stato portato in mattinata nella caserma dei Carabinieri per accertamenti e a seguito di un serrato interrogatorio, è giunto il decreto di fermo per il delitto. Il presunto assassino è stato portato al carcere di Fiano. Sull’uomo, secondo gli investigatori, gravano forti indizi di colpevolezza. Il pregiudicato avrebbe non solo confessato il delitto con rapina di circa duemila euro in oro e 60 in contanti, ma anche di aver malmenato una vecchietta per trenta euro qualche giorno prima.

Secondo i riscontri investigativi dei militari, sarebbero molti i dettagli che indicherebbero Leonardo Procopio come possibile autore del delitto, consumato dopo un tentativo di rapina. Gli accertamenti dei Ris hanno evidenziato che la signora, che viveva da sola e non aveva figli, è stata legata e poi strangolata, forse nel tentativo di farsi confessare dove fossero i soldi e gli oggetti preziosi.

Antonia Rotella, una signora anziana di quasi 90 anni, è stata legata e strangolata nella tarda serata di ieri a Catanzaro. Il suo corpo è stato trovato nel suo appartamento, in via Alessandro Turco, nel capoluogo calabrese.

L’allarme è scattato quanto alcuni conoscenti non riuscendo ad avere sue notizie hanno avvertito i parenti i quali si sono recati nell’abitazione e hanno fatto la triste scoperta. Il cadavere dell’anziana donna è stato trovato con le mani legate nella camera da letto dell’abitazione; era riverso a terra con segni di violenza sul collo. L’ipotesi che si fa strada è quella di un omicidio a scopo di rapina.

Sul luogo del delitto si sono recati gli uomini del comando dei Carabinieri, il nucleo radiomobile nonché reparto operativo, la Scientifica e il magistrato Fabiana Rapino che stanno cercando di fare luce sul delitto di Antonia Rotella.

Dall’esame esterno del cadavere sono emersi i segni della violenza cui è stata sottoposta l’anziana prima di essere uccisa, presumibilmente con lo scopo di farle rivelare dove nascondesse in casa denaro o preziosi.

Migranti, Europa sotto assedio. Caos e feriti al confine tra Grecia e Macedonia

Immigrazione: migliaia di migranti passano confine Grecia Macedonia;scontri con polizia, 8 feriti
(Ansa/Ap)

Week end di passione per migliaia di migranti e Europa sotto assedio dal mare e da terra. Dopo i tremila migranti tratti in salvo su una trentina di carrette del mare nel Canale di Sicilia, migliaia di migranti hanno oltrepassato il confine tra Grecia e Macedonia. In duemila sono riusciti a forzare i blocchi della polizia e sono entrati nel Paese bancanico.

I migranti hanno superato il filo spinato che marca il confine con la Grecia; diverse persone sono rimaste ferite quando la polizia ha cercato di fermare l’assalto alla frontiera in un altro punto del confine. La polizia, in assetto antisommossa, ha sparato lacrimogeni e granata assordanti per dissuadere gli immigrati.

Il caos è iniziato quando la polizia ha deciso di far passare un piccolo gruppo di migranti con bambini piccoli al seguito. La folla allora ha iniziato a premere e il gruppo è stato compresso contro il cordone di polizia. Molti bambini e donne, almeno una incinta, si sono accasciati al suolo – apparentemente svenuti – dopo aver passato il cordone. Molti profughi sono riusciti ad entrare dopo che la polizia avrebbe rinunciato ad intervenire, lasciando intendere un cambio di atteggiamento delle autorità di Skopje.

La polizia ha usato granate assordanti per cercare di bloccare il flusso di persone ma la maggior parte di loro si sono diretti verso la stazione ferrovia di Gevgelia. Nelle ultime 24 ore in Macedonia sono entrati “826 profughi, di cui 163 minori; tra questi figurano 25 ragazzi senza genitori”, dice all’Ansa Ivo Kotevscki, portavoce della polizia macedone. “Com’è possibile – dichiara – che questi ragazzi siano arrivati da soli fino a qui, perché le autorità greche non li hanno fermati?”.

 

Kotevscki ha quindi confermato che le autorità al confine, quando lo ritengono opportuno, fanno passare piccoli gruppi di 200 persone. Ed è questo il momento più delicato perché la folla cerca di fare irruzione.

Dopo una notte e una giornata di tensioni, le autorità macedoni avevano finalmente consentito a due gruppi di circa 200 migranti ciascuno, principalmente famiglie, di attraversare il confine che corre lungo la linea ferroviaria. L’intenzione, riferisce l’agenzia macedone Mia, è di dare la precedenza ai più deboli, donne, bambini e anziani, in proporzione alla capacità del Paese di “accoglierli e aiutarli”, ma senza quantificare.

La Commissione Ue, intanto, colta alla sprovvista dalla reazione di Skopje, ha messo le mani avanti dicendo di dovere ancora esattamente stabilire i fatti, ricordando di avere già assegnato 90mila euro di aiuti alla Macedonia e di avere in partenza a settembre un programma per la gestione dei migranti in collaborazione con la Turchia e gli altri paesi dei Balcani occidentali. Bruxelles, che ha sottolineato di stare “seguendo da vicino gli sviluppi” della situazione, si è però detta anche “pronta ad aiutare con ulteriore assistenza”.

Inizia il contro esodo con incidenti, code e molti disagi

code e disagi per il contro esodo estivo 2015Si annuncia molto “caldo” il contro esodo di questa estate. Numerosi i disagi, incidenti e code oltre i venti chilometri. Quella più lunga, oltre 21 km, si è formata sulla A23, da Udine Nord fino a oltre il nodo di Palmanova, in direzione sud. Ma su tutta la rete di autostrade e strade principali è stata una giornata di “passione”, a conferma che la gran parte degli italiani ha scelto questo fine settimana per rientrare a casa dalle vacanze.

Sulla A23, sin dalla mattinata di sabato si era formato un serpentone di auto lungo 20 chilometri e dove già dalle 8,30 era stata chiusa l’entrata di Udine Sud in direzione Venezia per evitare agli utenti di ritrovarsi imbottigliati. Il flusso di vacanzieri di ritorno dalle coste della Dalmazia e dal Centro ed Est Europa ha invece incrementato i rallentamenti alla barriera di Trieste Lisert, con code di circa quattro chilometri.

Coda di otto chilometri sulla A22, tra Dogana del Brennero e Vitipeno e 6 km, sempre in direzione sud, tra Carpi e il bivio con l’A/1. Altra coda di 6 chilometri sulla A12 tra Massarosa e Viareggio, direzione Viareggio. Incolonnamenti di tre chilometri sulla A26, tra Masone e il bivio con l’A10, in direzione Genova, sulla A4 fra Villesse (Gorizia) e Latisana (Udine), e sulla A1 tra Arezzo e Valdarno, sempre in direzione nord, per un incidente. Coda di tre chilometri anche tra Savona e Spotorno, e di 2 tra Bordighera e Ventimiglia, in direzione della Francia.

Come da previsione il traffico in questo primo week end di contro esodo- sia pure agevolato dal divieto di circolazione per i mezzi pesanti dalle 8 alle 16- è stato da “bollino rosso”. E al rientro generale si sono sommate le partenze degli ultimi ritardatari. Il risultato di questo mix sono stati rallentamenti e incolonnamenti, soprattutto ai valichi di confine e in uscita dalle località turistiche. Mentre si sono registrate fino a due ore di attesa per gli imbarchi a Messina in direzione di Villa San Giovanni.

A funestare il week end diversi incidenti, avvenuti soprattutto in montagna. Nel bellunese, in Val Carazzagno, un uomo di 55 anni di Padova è scivolato in un dirupo ed è morto dopo una caduta di 200 metri. In Alto Adige, in val Passiria, un escursionista è precipitato mentre percorreva un sentiero che porta sulla Cima Altissima (3.480 m); sotto choc i suoi tre compagni, accompagnati a valle dai soccorritori.

Un altro alpinista italiano era morto ieri a causa di una caduta poco sotto la cima del Grauhorn, vetta delle Alpi Lepontine in Svizzera: si chiamava Oliviero Bellinzani ed era conosciuto anche con il soprannome di l’uomo con le ali perchè dal 1977 scalava le montagne senza una gamba. Non c’e’ stato niente da fare nemmeno per il pilota settantenne di un deltaplano precipitato da un’altezza di una ventina di metri subito dopo il decollo, a San Miniato (Pisa): non si esclude un malore all’origine della disgrazia.

Ancora per quanto riguarda i valichi di confine, sulla A9, coda di 1 km tra Como Monte Olimpino e Chiasso per l’uscita in Svizzera; coda in entrata alla barriera di Como Grandate per traffico intenso e di 2 km tra Como Monte Olimpino e Como Grandate, in direzione Milano. Mentre al Traforo del Monte Bianco, attesa di un’ora in direzione Francia e di 45 minuti verso l’Italia.

Chi, a differenza della gran parte degli italiani,ha deciso di andare in vacanza in questi giorni, deve mettere in conto un veloce peggioramento delle condizioni del tempo, che si avrà all’inizio della settimana prossima al Nord e al centro. L’estate, assicurano però i meteorologi, tornerà in carreggiata da mercoledì 26 quando l’alta pressione africana riporterà sole e caldo.

Nozze combinate tra italiane e mediorientali. Indaga Anti terrorismo

Nozze combinate tra italiane e mediorientali. Indaga Anti terrorismoMatrimoni combinati tra italiani indigenti e immigrati, per avere il permesso di soggiorno. E’ quanto emerge a Roma, nell’ambito di una vicenda su cui indaga l’Antiterrorismo, per scongiurare il rischio di infiltrazioni terroristiche attraverso nozze di comodo. Sposi italiani sono reclutati in mense per poveri, stazioni e case occupate a Roma.

La Sezione Antiterrorismo della Questura di Roma conferma all’Ansa di aver avviato indagini sulla vicenda. Recentemente, due giorni dopo l’attentato al Cairo dello scorso 11 luglio, all’organizzazione clandestina sarebbero arrivate due richieste urgenti con offerte di pagamento raddoppiate, in particolare quelle di un siriano, che ha concluso la trattativa mentre era in attesa nel deserto.

In generale, le tariffe pagate dagli stessi immigrati alla rete clandestina che combina i matrimoni sono di alcune migliaia di euro. Alla futura sposa italiana viene fornito un biglietto aereo per l’Egitto, dove vengono celebrate le nozze, spesso prima con rito religioso copto o cattolico, poi avviene la registrazione del matrimonio nel Paese di origine e in Italia.

Sempre all’Ansa una donna di 33 anni ha ammesso di essere alle sue terze nozze combinate. “Lo faccio per soldi e per mia figlia”, ha affermato la donna. Oggi la pagano fino a 9 mila euro per sposare un “mediorientale” che non conosce e non ha mai visto. Avrà modo di conoscerlo solo sull’altare in Egitto.

Un fenomeno “diffuso” su cui l’Anti terrorismo vuol vederci chiaro perché si teme che dietro le nozze combinate possano celarsi intenti che possono minacciare la sicurezza nazionale.

Omicidio a Crotone, fermato un nigeriano in Svizzera

Clement Ebuh presunto killer di Pietro Scida
Clement Ebuh, presunto killer di Pietro Scida

Si è fatta luce sull’omicidio di Pietro Scida a Crotone. È stato individuato e fermato dalla polizia di Stato in Svizzera il nigeriano Clement Ebuh, di 22 anni, ritenuto l’autore dell’omicidio dell’uomo, ucciso a coltellate nei giorni scorsi a Crotone.

Ebuh è stato identificato attraverso alcune immagini delle telecamere di videosorveglianza mentre tentava di gettare nella spazzatura un sacco di pastica. Nel corso delle indagini è emerso che a giugno scorso la vittima aveva avuto un litigio con il nigeriano il quale aveva cercato insistentemente di entrare in casa di Scida, con il quale aveva una frequentazione.

Pietro Scida era stato trovato senza vita nella sua abitazione la scorsa settimana. Sul suo corpo sono state rinvenute ferite al collo compatibili con delle coltellate e il volto coperto da un torcione da cucina. L’uomo, da tempo a Milano, era tornato a Crotone da circa un anno. Non è ancora chiaro il movente del delitto.

Nel corso delle indagini è emerso che a giugno scorso la vittima aveva avuto un litigio con il nigeriano il quale aveva cercato insistentemente di entrare in casa di Scida, con il quale aveva una frequentazione.

Pietro Scida è stato ucciso con due coltellate al collo. Per il delitto è stato usato un coltello da cucina con manico nero e lama di circa 15 cm, che è stato lasciato infilato nella gola della vittima. Dopo l’omicidio la parte superiore del corpo, che giaceva su una copiosa quantità di sangue, è stata coperta da più asciugamani e da una tovaglia da tavola. Clement Ebuh è stato ripreso mentre cercava di disfarsi di una busta di plastica in un cassonetto dell’immondizia.

Seguendo i filmati delle telecamere gli agenti della squadra mobile di Crotone sono riusciti ad acquisire i dettagli anatomici, nonché individuare con certezza gli indumenti indossati dall’extracomunitario che riusciva a far perdere le sue tracce. Durante le indagini i poliziotti hanno seguito il nigeriano anche attraverso le tracce telefoniche. Nelle scorse ore il telefono di Ebuh è stato rintracciato proprio al confine con la Svizzera.

I poliziotti hanno presentato in Procura un’informativa ed il pubblico ministero di turno ha emesso un provvedimento di fermo. Sono stati poi avviati accertamenti con il Servizio centrale operativo, il Servizio di Polizia scientifica ed la Divisione Sirene del Servizio per Cooperazione Internazionale di Polizia di Roma, finalizzati a rintracciare il nigeriano, oltre che con la Squadra Mobile della Questura di Como, la quale riusciva a verificare che, effettivamente, il ricercato aveva chiesto asilo presso una struttura di Chiasso. Le ricerche si sono poi concluse con il fermo di Clemente Ebuh.

Secondo quanto è emerso dalle indagini della squadra mobile di Crotone, il presunto assassino di Pietro Scida sarebbe richiedente protezione internazionale. Alla commissione per il riconoscimento dello status di rifugiato, secondo quanto riferito dagli investigatori nel corso di una conferenza stampa, il nigeriano aveva detto di essere omosessuale e di aver avuto problemi in patria per il suo orientamento sessuale.

Il sostituto procuratore di Crotone Francesco Carluccio, nel corso della conferenza stampa, ha evidenziato che “l’aspetto relativo alla richiesta di asilo è ancora in fase di approfondimento”. All’incontro con i giornalisti c’erano anche il questore vicario di Crotone, Roberto Pellicone, il capo della squadra mobile Giovanni Cuciti ed il vice Massimiliano Migliaccio.

Durante le indagini i poliziotti hanno accertato che Ebuh, la mattina dell’11 agosto, ossia quella successiva all’omicidio, si era recato presso una cooperativa sociale a Isola di Capo Rizzuto, presso la quale era titolare di un alloggio in quanto richiedente protezione internazionale, per cambiarsi gli abiti ed allontanarsi senza farvi più ritorno.

La perquisizione compiuta dai poliziotti nel posto letto di Ebuh ha permesso di recuperare, nascosti tra il materasso e la rete del letto, la maglietta ed i bermuda indossati la sera dell’omicidio. Peraltro, l’analisi dei tabulati telefonici ha consentito di verificare come, proprio la sera del delitto, c’era stato un contatto telefonico tra la vittima ed il nigeriano fermato.

Brescia, i killer di Frank confessano. “Vendeva più di noi”

Adnan Muhammad e Singh Sardjit presunti killer dei coniugi di Brescia Seramondi
Adnan Muhammad e Singh Sardjit presunti killer dei coniugi di Brescia Seramondi

Sarebbero i diretti concorrenti di “Frank”, i presunti esecutori materiali del duplice omicidio di Brescia avvenuto martedì mattina 11 agosto all’interno della pizzeria “da Frank” dove sono stati uccisi i coniugi Francesco Seramondi e Giovanna Ferrari, titolari del locale. Si tratta di due stranieri asiatici, un indiano e il pakistano Muhammad Adnan che avevano una pizzeria nello stesso piazzale. I due presunti assassini avrebbero confessato: “Si, siamo stati noi. Guadagnavano troppo. I clienti tutti da loro”, e così hanno eliminato la concorrenza.

I due uomini sono stati arrestati nel pomeriggio di domenica a Casazza, nel Bergamasco e poi portati in Questura a Brescia dove sono stati sottoposti a interrogatorio da parte del magistrato Valeria Bolici che ne ha ordinato l’arresto, con l’accusa di essere gli autori del duplice omicidio.

Gli agenti della Squadra mobile di Brescia hanno anche recuperato l’arma che ritengono sia stata utilizzata dai due killer. Un fucile a canne mozze, lo stesso che gli investigatori avevano visto nel video di sorveglianza imbracciato da uno dei killer, entrambi col casco integrale, e con cui sono stati ammazzati la signora Ferrari e il signor Seramondi.

I due presunti assassini, come è emerso, concorrenti dei locali di Seramondi, avevano teso alla coppia un agguato nel locale. Un missione di morte durata una manciata di minuti per poi fuggire in moto.

Quando si è appreso che c’era un video che li aveva ritratti (seppure parzialmente) durante l’esecuzione, per i killer è scattato il conto alla rovescia.

Il movente, secondo quanto hanno ricostruito dagli inquirenti, era la concorrenza e i molti dissidi che si trascinavano nel tempo tra i gestori dei due locali.

Da quanto riferito, Francesco Seramondi aveva ceduto la prima pizzeria da asporto “Dolce e Salato”, poi fallita qualche mese dopo il passaggio di quote. Le due attività erano nello stesso piazzale, una davanti all’altra.

Proprio la rivalità sul mercato, oltre ad accordi economici non rispettati, rappresenterebbero il movente della morte dei coniugi Seramondi. Pare che gli assassini dovessero ancora del denaro alle vittime, ma non erano più in condizioni di pagare.

Tra Seramondi e i suoi killer i rapporti iniziarono ad incrinarsi nel 2010 quando un’ordinanza del Comune di Brescia obbligava la proprietà del Dolce e Salato a chiudere alle 22, per motivi di ordine pubblico, mentre la pizzeria da Frank poteva rimanere aperta tutta la notte.

I due presunti assassini, “sbarazzando”, la concorrenza avrebbero potuto esseri i soli a sfornare pizze e focacce attirando i clienti rimasti orfani di “Frank”, quindi realizzando maggiori profitti nel loro locale.

Roma, è dell'ultrà laziale Gabriele Di Ponto piede mozzato. Ucciso e forse fatto a pezzi

Polizia Scientifica sul luogo del ritrovamento del piede mozzato di Gabriele Di Ponto (al centro)
Polizia Scientifica sul luogo del ritrovamento del piede mozzato di Gabriele Di Ponto (al centro)

E’ stato identificato l’uomo al quale qualche giorno fa è stato mozzato un piede poi “ripescato”  da un pescatore sugli argini del fiume Aniene, a Roma. Si tratterebbe dell’ultrà laziale Gabriele Di Ponto, 36 anni, già noto alle forze dell’Ordine. Una storiaccia macabra.

Gli investigatori sono risaliti a Gabriele Di Ponto confrontando i Dna di alcuni soggetti in loro possesso – presumibilmente pregiudicati – con quello estratto dal piede. La scritta “SS Lazio irriducibili della Curva Nord “tatuata sul piede – assieme all’altra, “Oggi è un bel giorno per morire” – ha indirizzato le indagini negli ambienti degli ultrà del Lazio Calcio.

Gli inquirenti hanno consegnato i tessuti e le indicazioni da seguire agli esperti del Policlinico Gemelli, coordinati dalla dottoressa Fidelia Cascini, che dopo gli esami hanno consegnato alla polizia i risultati degli esami genetici svolti sui tessuti del piede sinistro, mozzato alla caviglia.

E sono giunti alla conclusione che il piede apparterrebbe a Gabriele Di Ponto, ultrà sfegatato con alle spalle un passato non proprio sereno. E’ stato più volte in carcere per i reati più svariati.

Gabriele Di Ponto
Gabriele Di Ponto

Dalle foto che appaiono di Gabriele Di Ponto si nota che era appassionato di tatuaggi. E si era infatti tatuato gran parte del corpo. Dopo avere ottenuto il codice genetico, adesso si cerca il corpo dell’uomo. Si cerca di capire dove sia stato ucciso e poi gli assassini hanno mozzato il piede, probabilmente con una sega, gettandolo nel fiume.

Gabriele Di Ponto
Gabriele Di Ponto

Tutte le ipotesi sono al vaglio degli inquirenti. Non si esclude che i killer lo abbiano fatto affondare nel fiume con delle zavorre dopo avergli tagliato il piede sinistro, cosi come non è remota l’ipotesi che il corpo sia stato fatto totalmente a pezzi, rinchiuso in un sacco e poi, con l’oscurità, con dei pesi calato nell’acqua. Il sacco evidentemente si è rotto ed è fuoriuscito il piede. Horror puro.

Secondo quanto trapelato dalle indagini, dietro la scomparsa dell’ultrà Gabriele Di Ponto ci sarebbe il mondo dell’ala più estrema del tifo, che con dallo spaccio di droga sconfina nel crimine puro.

Messina, morte di Ilaria Boemi. C'è l'identikit del pusher

Ilaria Boemi
Ilaria Boemi (Fb)usher

Ha un identikit il pusher che avrebbe ceduto la dose letale di “ecstasy cattiva” a Ilaria Boemi, la ragazza di 16 anni trovata cadavere cinque giorni fa sul lungomare di Messina. Lo spacciatore, secondo la ricostruzione della Polizia, ha tra i 20 e i 25 anni, capelli rasta, altezza media. A fornire gli elementi sul presunto pusher alla polizia che indaga sulla morte di Ilaria è stata una delle ragazze indagate nell’ambito dell’inchiesta aperta dalla Procura. La giovane ha descritto agli investigatori anche l’abbigliamento indossato dallo spacciatore.

“Stanno proseguendo le indagini e vogliamo arrivare a chi gestisce questo tipo di commercio di sostanze stupefacenti sintetiche in città”, afferma il capo della squadra mobile di Messina, Giuseppe Anzalone. “Abbiamo individuato e denunciato chi ha ceduto e chi aveva la droga – aggiunge – sono una 18enne e una 16enne. Ora puntiamo a capire chi organizza questo canale di vendita di stupefacenti”.

Il capo della squadra mobile sottolinea come la polizia di Stato, coordinata dalle Procure distrettuale e per i minorenni di Messina, “abbia cercato di fare un lavoro accurato” che “in breve tempo ha permesso di farci a risalire a queste due ragazzi”. “Ora – aggiunge – cercheremo di individuare chi vende in modo diffuso questo tipo di droghe, che fanno male quanto le altre e purtroppo sono in voga tra più giovani”. “Proseguiremo – conclude il capo della squadra mobile di Messina – con gli interrogatori anche oggi: non è escluso che nei prossimi giorni ci possano essere altre persone denunciate o che si eseguano dei fermi”.

Ilaria Boemi è stata rinvenuta senza vita la mattina del 10 agosto sulla spiaggia del lungomare del Ringo a Messina. L’allarme era stato dato da un ciclista su segnalazione di due coetanee che erano fuggite. Le ragazze, amiche della vittima, sono state poi rintracciate e indagate. Sono state loro a rivelare alla polizia la presenza di una terza persona che avrebbe ceduto o venduto la pasticca di ecstasy letale che avrebbe causato la morte alla ragazza. Da qui, la ricostruzione corporea dello spacciatore fatta dalle ragazze alla Polizia.

Diabete, a settembre si terrà a Londra il 3° congresso mondiale

Diabete, a settembre si terrà a Londra il 3° congresso mondiale. Evento organizzato dal prof Francesco Rubino
Il professor Francesco Rubino. Ha dichiarato “guerra” al Diabete

Si svolgerà a Londra, Dal 28 al 30 settembre 2015, presso il Westminster Park Plaza Hotel, il 3° congresso mondiale sulla chirurgia del Diabete. Un raduno senza precedenti per rivedere le ultime ricerche in chirurgia metabolica e per lo sviluppo di nuove linee guida per lo sviluppo di un approccio moderno, multi-modalità per la cura del diabete di tipo 2.

Nell’ambito del Congresso ci sarà una consensus conference cui parteciperanno tutte le maggiori società diabetologiche del mondo, incluse quella americane ed europee.

Si discuterà, fra le altre cose, delle implicazioni della chirurgia da un punto di vista economico e di Sanità pubblica. Ci sarà infatti la presenza dei responsabili di diversi sistemi sanitari nazionali e delle maggiori assicurazioni degli Stati Uniti.

A far parte del comitato organizzativo dell’evento, il prof. italiano Francesco Rubino, uno dei maggiori esperti a livello mondiale di chirurgia bariatrica che di recente ha avuto assegnata, dal King’s College di Londra, la prima cattedra al mondo sulla chirurgia bariatrica e metabolica.

Intervista a Francesco Rubino sulla cura del Diabete
Il Prof. Francesco Rubino illustra la sua teoria

“Si tratta – spiega Francesco Rubino – di un evento storico da un punto di vista medico, perché le nuove linee guida potrebbero cambiare gli algoritmi terapeutici del diabete in maniera abbastanza importante per il prossimo decennio data l’introduzione della chirurgia”.

“La partecipazione a questo evento offre un’occasione unica per stare al passo con la scienza e seguire la chirurgia metabolica”. Un modo “per ampliare gli orizzonti della cura del diabete e sviluppare la ricerca per gli anni a venire”, dice Rubino nella lettera di benvenuto. Per l’evento è stato realizzato un sito web ad hoc

Francesco Rubino ha dichiarato guerra al Diabete
Il prof Francesco Rubino

Lo scorso anno il “National Institute of Health and Care Excellence” (NICE), autorevole istituto per l’eccellenza clinica ha inserito nelle sue linee guida il trattamento chirurgico sviluppato dal professor Rubino, che ha dimostrato negli anni come la chirurgia bariatrica applicata a pazienti “non obesi” possa restituire una qualità di vita di gran lunga migliore e addirittura la “remissione della malattia”.

Con questa scelta il NICE britannico ha di fatto dato il via libera al National Health Service (NHS) a valutare il trattamento a carico dello Stato per pazienti diabetici “non in sovrappeso” nell’ambito delle attività del Servizio sanitario inglese che garantiva la sala operatoria soltanto a pazienti obesi, ossia con un indice di massa corporea (BMI, Body mass index) superiore a 40 punti, secondo una scala di riferimento scientifico.

Le nuove linee guida del Nice riducono a 30 il livello di BMI minimo per il quale si deve raccomandare la chirurgia nei pazienti con diabete (nel resto del mondo è 35). Questo ha aperto le porte della sala operatoria a centinaia di migliaia di pazienti che soffrono di diabete di tipo 2 ma che non sono in sovrappeso.

Una decisione, quella britannica, che potrebbe far risparmiare ai Servizi sanitari nazionali – che intendessero seguire le linee guide del NICE – diversi miliardi di euro in trattamenti farmacologici. Con una differenza: che con la chirurgia bariatrica il costo è una tantum, con le cure convenzionali i Ssn devono farsi carico ogni anno di spese stratosferiche per “tamponare” la malattia, ma non la guarigione definitiva.

Vacanze e tragedie. Giovedi 6 morti e molti feriti da Nord a Sud

Vacanze e tragedie. Giovedi 6 morti e molti feriti da Nord a Sud
(Ansa)

Vacanze e tragedie. Giornata campale oggi per i turisti a due giorni da Ferragosto. Sono state almeno sei le vittime di incidenti da Nord a Sud, tra mare e montagna. Diversi i feriti giunti negli ospedali dislocati per la Penisola. Un bilancio drammatico cui non si contano gli incidenti stradali e marittimi lievi.

In Sicilia, un 43enne, Salvatore Allegra, è annegato mentre faceva il bagno nel lungomare di Aci Castello, nel Catanese. L’uomo, che lavorava come cameriere, dopo un tuffo dagli scogli è stato trascinato dal mare mosso ed ha perso la vita. Sul posto i carabinieri e la guardia costiera.

In Campania, una barca a vela è stata travolta da un motoscafo nel porto di Marina d’Arechi a Salerno. Una delle persone che si trovavano a bordo della barca a vela è morta mentre l’altra è rimasta gravemente ferita ed è stata trasportata all’ospedale dove viene sottoposta ad un intervento chirurgico. Due barche avrebbero assistito all’impatto; su una delle due c’era una famiglia di turisti tedeschi: testimoni, dunque, che sembra la Capitaneria di Porto stia sentendo. Il recupero del morto e del ferito è stato effettuato da operatori Opsa (Operatore polivalente salvataggio in acqua) della Croce Rossa Italiana che a seguito di un protocollo d’intesa con la Capitaneria di Porto di Salerno sono presenti a bordo delle motovedette della Guardia Costiera. Tra i primi a intervenire anche il personale dell’Humanitas.

In Toscana, un sub è morto nel mare antistante l’isola di Giannutri (Grosseto) e due suoi compagni di immersione sono stati trasferiti all’ospedale Misericordia per accertamenti. Le loro condizioni non sarebbero gravi. I tre si erano immersi nella tarda mattinata quando all’improvviso uno di loro avrebbe accusato un malore. Quando sul posto dove i sub si erano immersi sono arrivate la motovedetta dei carabinieri e quella della Capitaneria di Porto Santo Stefano con a bordo i medici del 118, l’uomo era già deceduto.

In Lombardia, uno scout di 19 anni è morto  in un incidente in canoa. Sebastiano Chia, questo il nome del giovane, abitava in provincia di Bergamo. Il ragazzo, con altri otto canoisti del Gruppo Scout di Bergamo, era partito da Cassano d’Adda (Bergamo) nei giorni scorsi e stava scendendo il fiume con l’intento di arrivare a Cremona come meta finale.

La notte scorsa aveva alloggiato con i suoi compagni all’oratorio San Luigi di Pizzighettone e stamani tutti e nove sono partiti da Gera d’Adda, frazione di Pizzighettone, dalla sponda lodigiana del fiume. Poco dopo la partenza, il ragazzo è stato risucchiato dalla corrente, in quel punto molto forte. La canoa si è incastrata in una chiusa e si è ribaltata. Nonostante indossasse il giubbotto salvagente il ragazzo è finito sott’acqua. Il capo scout si è tuffato nel tentativo di soccorrerlo ma la corrente del fiume ha avuto la meglio. Quando da Cremona sono giunti i vigili del fuoco, non hanno potuto fare altro che recuperare il corpo e l’imbarcazione.

Un escursionista milanese 50enne è morto invece precipitando in un canalone per circa 30 metri durante la salita al Pizzo Tre Signori. L’alpinista, in compagnia di un amico, stava percorrendo il sentiero Cadorna al confine tra le province di Lecco e di Sondrio ed era poco distante dalla cima, quando è caduto. L’allarme è stato lanciato dall’amico e sul posto sono giunti l’elisoccorso da Bergamo, il Soccorso Alpino e i carabinieri di Casargo (Lecco). Il corpo è stato recuperato e trasportato all’obitorio dell’ ospedale di Merate (Lecco).

In Emilia Romagna, un bagnante sulla sessantina è morto a Lido Adriano, sul litorale ravennate, per un annegamento forse preceduto da un malore che lo ha colpito durante una nuotata in prossimità del Bagno “Arcobaleno”. Ad accorgersi dell’uomo, ormai cianotico, verso le 18.50 è stato un militare dell’Esercito che si trovava al mare per qualche ora di svago e che ha poi caricato su una tavola da surf il sessantenne per portarlo a riva. Sono quindi stati avvertiti i bagnini di salvataggio della zona che a quell’ora, ormai smontati dal lavoro, si trovavano al punto firma. Poco dopo sono intervenuti anche 118 e Capitaneria, ma per il bagnante non c’è stato nulla da fare nonostante i reiterati tentativi di rianimarlo. Nessuno dei gestori dei Bagni limitrofi lo ha riconosciuto: non è escluso che possa essere giunto da una spiaggia libera.

Omicidio a Crotone. "Ucciso" Pietro Scida. S'indaga nel privato

La polizia scientifica (immagini archivio Ansa) Pietro Scida omicidio a CrotoneUn uomo di 49 anni, Pietro Scida, è stato trovato senza vita nella sua abitazione in via Ruffo, a Crotone, nella tarda serata del 12 agosto. Secondo le prime ricostruzioni degli inquirenti si tratterebbe di un “omicidio”.

Ciò che ha insospettito gli inquirenti è che Scida è stato trovato in una pozza di sangue con il volto coperto da uno strofinaccio. Il cadavere presentava alcune ferite da taglio all’apparenza compatibili con delle coltellate. Alla scoperta del cadavere si è giunti dopo la denuncia dei familiari che non avevano avuto più notizie dell’uomo.

Dopo aver trascorso un periodo in Germania, Pietro Scida era rientrato in Calabria da un anno. Gli investigatori indagano a 360 gradi, sebbene si concentrino molto sulla sfera privata dell’uomo.

Le indagini sono condotte dalla squadra mobile sotto il coordinamento della locale procura. Si attende l’esame autoptico per avere maggiore chiarezza sul “delitto”. Dopo la scoperta del cadavere presso l’abitazione di Pietro Scida si sono recati i Vigili del fuoco, le Forze dell’Ordine e la Polizia Scientifica per effettuare i rilievi di rito.

In un primo momento sembrava che la morte potesse essere “naturale”, ma alcuni elementi hanno indotto gli inquirenti ad affrofondire le indagini.

Senigallia, trovato morto con la gola tagliata. "Un incidente in moto". Si pensava a omicidio

Alessandro Zamboni
Alessandro Zamboni

SENIGALLIA (ANCONA) – Alessandro Zamboni, titolare di un bar a Senigallia è morto dissanguato a causa di un incidente col suo scooter. In un primo momento si era pensato a un’aggressione culminata in un omicidio.

Dopo le prime indagini dei Carabinieri e un primo esame medico legale, gli inquirenti sono riusciti a ricostruire l’accaduto. Zamboni avrebbe avuto un incidente in scooter nella notte, all’altezza della discoteca Megà, sulla Corinaldese.

La svolta nelle indagini verso le 11 di giovedi, quando i Carabinieri hanno trovato, sul posto dell’incidente, lo specchietto dello scooter, le scarpe del barista e altre tracce di sangue.

Incidente in cui, secondo quanto emerso, Alessandro Zamboni, 46 anni, sarebbe rimasto ferito cadendo con lo scooter procurandosi le ferite mortali al collo. All’arrivo del 118, chiamato forse da altri automobilisti, lui era cosciente e se ne era già andato dopo essere riuscito a rimettersi in strada con la moto.

Una volta sotto casa, probabilmente convinto di potercela fare da solo, non ha avuto più le forze ed è morto dissanguato, accasciato sul due ruote. Probabilmente se avesse atteso i soccorsi si sarebbe potuto salvare.

Carabinieri impegnati nei rilievi. Sotto il lenzuolo lo scooter con la vittima Alessandro Zamboni
Carabinieri impegnati nei rilievi. Sotto il lenzuolo lo scooter con la vittima Alessandro Zamboni

Alessandro Zamboni è stato trovato morto per strada stamani in via Smirne, a Senigallia, con la gola tagliata. Il corpo senza vita è stato notato all’alba da un fornaio che ha poi dato l’allarme. Si pensava che l’uomo, titolare di un bar nel rione Porto, sempre a Senigallia, fosse rimasto vittima di un’aggressione, invece da quanto è emerso dalle indagini si è trattato di un grave incidente, sul quale gli inquirenti vogliono comunque vederci chiaro.

L’uomo è stato rinvenuto cadavere accasciato sulla propria moto, parcheggiata sotto il portone di casa. Sul collo, profonde ferite che in un primo momento sembravano frutto di arma da taglio o il collo di una bottiglia rotta. L’uomo, 46enne, era titolare dell’Enoforum, un locale dei Portici Ercolani, in pieno centro a Senigallia.

Cina, sale a 50 morti e 700 feriti bilancio esplosione Tianjin

Esplosione a Tianjin in CinaTIANJIN (CHINA) – E’ salito a 50 morti e 700 feriti il tragico bilancio delle esplosioni in un deposito per materiali pericolosi nella città portuale cinese di Tianjin, nel nord del paese.

Tra le vittime, aggiunge un’agenzia di stampa cinese, ci sarebbero dodici pompieri. Testimoni hanno riferito che i vigili del fuoco che stanno ancora combattendo contro le fiamme proseguono il loro lavoro “con le lacrime agli occhi” per i compagni caduti.

la tragedia è iniziata alle 23.30 di martedi, quando una serie di esplosioni si sono verificate nel quartiere di Tanggu, vicino al porto della metropoli, che si trova a poco più di 100 chilometri dalla capitale Pechino ed è il più importante deposito di materiali chimici della Cina settentrionale.

Le esplosioni sono state avvertite in tutte le aree della metropoli, che ha 15 milioni di abitanti. Alcuni residenti hanno raccontato di aver pensato ad un terremoto, altri addirittura ad un’esplosione atomica. I feriti sono centinaia e tra questi almeno 32, secondo i media cinesi, sono in condizioni gravi.Sconvolgenti le immagini, che hanno fatto il giro del mondo, di una serie di esplosioni.

L’incidente è avvenuto alle 23.30 locali, circa le 19 italiane di martedi, a Tanjin, città portuale a sud-est di Pechino. Le prime due esplosioni sono avvenute a 30 secondi di distanza l’una dall’altra, provocate dall’incendio di un carico di materiale chimico infiammabile in un deposito della zona industriale.

Ne sono seguite delle altre, le cui onde d’urto sono state sentite a diversi chilometri di distanza. La palla di fuoco che ne è scaturita ha quasi illuminato a giorno la zona ed ha scatenato un incendio che per fortuna, hanno riferito i media locali, è stato posto sotto controllo.

L’ospedale della città ha riferito di aver accolto tra le 300 e le 400 persone, molte delle quali sono gravi maa il bilancio col passare delle ore si ulteriormente aggravato. Si parla di 44 morti e oltre 500 feriti. Almeno altre 50 persone sono state portate all’ospedale della vicina Taida, ma molti altri sono attesi. Tra i feriti ci sono anche quattro vigili del fuoco, mentre altri due risultano dispersi.

Testimoni hanno raccontato uno scenario apocalittico: al momento dell’esplosione la terra tremava con violenza, come anche le automobili e gli edifici, che secondo i media locali presentano profonde crepe e vetri rotti. Diverse torri sono rimaste senza luce elettrica, sono stati danneggiati i binari della metropolitana. La gente ha cominciato a scappare ed i residenti hanno abbandonato le proprie case scendendo in strada. Le fiamme hanno prodotto una nuvola di fumo di decine di metri.

Maltempo, l'esperto lancia l'allerta: "Ancora temporali in Calabria"

I danni causati dal nubifragio che si è abbattuto in Calabria, Rossano (Ansa/Questura Cosenza)“Nelle prossime ore purtroppo saranno ancora possibili acquazzoni e temporali su tutta la Calabria”. A dare l’allerta è il meteorolo di 3bmeteo.com Edoardo Ferrara, dopo il violentissimo nubifragio che si è abbattuto sulla fascia ionica cosentina, in particolare Rossano e Corigliano. L’esperto ha aggiunto che le avversità meteo possono verificarsi “con fenomeni localmente di forte intensità.

Tuttavia ci sono “buone notizie per i prossimi giorni perché da domani ci sarà più sole e meno temporali, comunque possibili al pomeriggio ma soprattutto in Appennino e comunque in genere non violenti come quelli di queste ore. Nel weekend di Ferragosto sembra tornare qualche nuovo temporale in particolare sulla Calabria tirrenica”.

”La Calabria – spiega il meteorologo  – è risultata proprio una delle regioni più bersagliate dal maltempo, con temporali e nubifragi che dalla scorsa notte hanno scaricato fino a oltre 150mm di pioggia, un accumulo davvero notevole. A farne le spese – aggiunge – il Cosentino con allagamenti e frane che hanno trasformato le strade in fiumi trascinando le auto fino in mare: è successo in particolare nei comuni di Rossano e Corigliano”.

 

Il nubifragio che ha colpito Rossano e Corigliano mercoledi ha sommerso d’acqua due dei più grossi centri della provincia di Cosenza. Le strade sono diventate torrenti che hanno spazzato via tutto e trascinato in riva al mare moltissime auto insieme a fango e detriti. Interi quartieri sono ancora isolati e senza energia. Paura tra residenti e turisti che sono ancora rinchiusi in casa o in albergo. Acqua sopra il metro. Ci vorranno settimane o mesi affinché la situazione torni alla normalità.

Intanto, Enel e Terna hanno fatto sapere che attraverso il supporto di 20 squadre giunte in tutta la Calabria sono in atto lavori di ripristino della linea elettrica che al momento rimane interrotta per ben 10 mila utenze.

Il governatore della Calabria, Mario Oliverio ha chiesto al governo lo stato di calamità naturale. Ingentissimi sono i danni materiali. Si parla di decine di milioni di euro.

Agguato Brescia, i killer ripresi da telecamere. Ore contate per loro

Francesco Seramondi, 65 anni, e la consorte Giovanna Ferrari, di due anni più giovane, 'freddati' l'11 agosto 2015 nella loro pizzeria da asporto "Da Frank" che gestivano da tempo nella zona Mandolossa, alle porte di Brescia. (Ansa/Venezia)
Francesco Seramondi e Giovanna Ferrari, uccisi l’11 agosto 2015 nella loro pizzeria da asporto “Da Frank” a Brescia (Ansa/Venezia)

I killer che hanno ucciso nella pizzeria “da Frank” a Brescia, i gestori Giovanna Ferrari e Francesco Seramondi sono stati ripresi dalla telecamera all’interno del locale.

Le immagini dell’agguato compiuto martedi mattina sono state acquisite dagli uomini della squadra Mobile della Questura di Brescia che le stanno vagliando attentamente. Nella registrazione, poco nitida, è stato riferito che si vedono due uomini con il viso coperto da caschi integrali, uno con un fucile a canne mozze che ha prima sparato alla donna e poi a Seramondi. I volti, da quanto trapelato, non sarebbero riconoscibili, ma le indagini potrebbero presto avere una svolta. Appena consumato il duplice omicidio, i due si sono dileguati a bordo di una moto.

Nessuno si sbilancia sul possibile movente ma da quanto appreso sembra che la coppia aveva denunciato lo spaccio di droga davanti e dentro il locale.

Mercoledi davanti alla pizzeria da asporto tantissime persone hanno portato mazzi di fiori e messaggi in ricordo dei due titolari, punto fisso delle notti dei giovani bresciani ora sotto sequestro. Nonostante il fatto di sangue non ha invece chiuso la seconda pizzeria di proprietà della famiglia Seramondi, nel quartiere cittadino di San Polo.

“Frank era come un papà per me, ma abbiamo deciso di non fermarci perché lui e la moglie Vanna avrebbero voluto così”, ha detto un dipendente di origini pakistane che da dieci anni lavora per la famiglia. Resta invece in silenzio con la stampa un altro dipendente, il pizzaiolo di 42 anni, albanese, rimasto ferito in un agguato un mese fa quando é stato raggiunto da alcuni colpi di pistola esplosi da un’auto mentre, alle 5 del mattino, al volante della sua vettura stava andando a lavorare proprio “Da Frank”.

Un episodio attorno al quale ruotano le indagini degli inquirenti che hanno ascoltato nel pomeriggio l’extracomunitario. E’ l’ennesimo interrogatorio dopo che fino ad oggi non sarebbero emersi elementi importanti. “Siamo disperati anche noi” ha detto barricata nel suo appartamento a Roncadelle la moglie del pizzaiolo albanese.

La figlia dell’uomo ha invece assicurato: “Non abbiamo paura perché non abbiamo nulla da nascondere”. Gli agenti della squadra Mobile guidati da Giuseppe Schettino hanno interrogato anche il figlio delle vittime, Marco, che con lo zio Claudio Seramondi sono i proprietari effettivi della pizzeria Da Frank. Questo perché i coniugi Seramondi avevano alle spalle un paio di avventure imprenditoriali finite con il fallimento. Proprio i conti di famiglia della coppia e dell’attività sono al vaglio degli inquirenti.

Duplice omicidio-suicidio a Trento. Magistrato dice no all'autopsia

Trento, Da sinistra le vittime Laura Simonetti e Paola Ferrarese e l'omicida suicida Claudio Rampanelli
Da sinistra le vittime Laura Simonetti e Paola Ferrarese e l’omicida suicida Claudio Rampanelli

Nessuna autopsia per le vittime di Claudio Rampanelli. Il sostituto procuratore di Trento Pasquale Profiti, che coordina le indagini sul duplice omicidio-suicidio,  ha rilasciato l’autorizzazione alla sepoltura delle vittime Laura Simonetti, 53 anni, e Paola Ferrarese, 27 anni, la compagna e la figlia di quest’ultima, che l’autore, 63 anni, morto poi suicida, mercoledi ha accoltellato a morte a Trento, nella casa dove convivevano, l’una con tre o quattro fendenti, l’altra con cinque o sei. Consegnando i corpi alle famiglie per le esequie, il magistrato non ha ritenuto opportuno procedere con l’autopsia sul corpo delle vittime.

Claudio Rampanelli, dopo aver ucciso le due donne, avrebbe lasciato un biglietto d’addio. Ancora non se ne conosce il contenuto ma presto si saprà cosa abbia spinto l’uomo ad ammazzare la compagna, la figliastra per poi levarsi di mezzo.

L’ex carpentiere, che aveva smesso di lavorare per un grave infortunio, era appena rientrato a casa, in via Marchetti, per l’ora di pranzo quando per motivi ancora tutti da chiarire (forse al culmine dell’ennesima lite) ha prima sferrato diverse coltellate alla convivente, Laura Simonetti, di 53 anni e, poi, altrettante verso la figlia di lei, Paola Ferrarese, di 27 anni, laureanda in architettura e ingegneria a Trento.

Dopo circa un’ora, verso le 14.45 l’assassino avrebbe chiamato il numero di emergenza per dire che voleva togliersi la vita. Gli agenti, intervenuti immediatamente, con ambulanze in codice rosso, hanno notato che era già sul tetto della casa, quanto d’un tratto, anche secondo testimoni, hanno sentito un grido e un tonfo come un corpo caduto giù dall’alto. Da là la Polizia ha scoperto il dramma che ha sconvolto Trento in un giorno ferragostano.

La tragedia si è consumata attorno alle 13.30, nel cortile interno di uno stabile di via Marchetti, a 100 metri dal castello del Buonconsiglio. L’allarme è scattato nel primo pomeriggio, intorno alle 15.00. Pare che alcuni vicini avevano notato l’uomo sul tetto e per questo avevano chiamato le forze dell’Ordine, che però non hanno appunto potuto fare altro che constatare l’avvenuta tragedia. Sul posto Polizia di Stato e Carabinieri, oltre alla Scientifica e al magistrato di turno della Procura di Trento, Pasquale Profiti.

Gli inquirenti cercano di capire il movente del folle gesto di Claudio Rampanelli, senza escludere alcuna ipotesi. Quale possa essere stato l’elemento che ha scatenato la furia dell’uomo, gli investigatori cercano di capirlo interrogando vicini e parenti e facendo luce sulla vita dell’uomo.

La pista passionale appare la meno convincente, ma i pm hanno bisogno di maggiori elementi per comprendere i veri motivi di una “strage” assurda quanto inaspettata per la comunità di Trento. Da quanto si apprende, la scintilla che avrebbe potuto far saltare i “nervi” all’uomo sarebbero stati i “tanti dissidi” interni alla coppia, soprattutto legati a “motivi economici”. Lui, Claudio Rampanelli, non ce l’ha fatta più, ha perso le staffe e, sotto la spinta dall’ira, ha commesso il duplice omicidio e poi si è lanciato nel vuoto in un caldo pomeriggio d’estate. “Stanco della vita”.

Nubifragio Calabria, danni per milioni di euro. Oliverio chiede stato di calamità

I danni causati dal nubifragio che si è abbattuto in Calabria, Rossano (Ansa/Questura Cosenza)Il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio ha chiesto lo stato di calamità naturale per il nubifragio di mercoledi che si è abbattuto sulla costa ionica cosentina, in particolare Rossano e Corigliano.

Strade e case allagate, auto ammassate sulla spiaggia tra fango e detriti, intere zone isolate senza energia elettrica, smottamenti, persone serrate in casa in preda al panico. E’ questo lo scenario che sta vivendo Rossano Calabro, in Calabria, in seguito al violento nubifragio abbattutosi nella notte sull’Alto Ionio Cosentino che ha causato milioni di euro di danni. Il ciclone di caldo africano pare abbia ceduto il passo a vere e proprie bombe d’acqua al Centro Sud. Disagi anche nel Catanzarese.

La forte pioggia, caduta sino all’alba, tra Corigliano, Rossano e Cassano allo Ionio, ha provocato l’allagamento di case e strade, trascinando le auto in sosta nella zona del lungomare Sant’Angelo, a Rossano Scalo. Grossi disagi anche a Corigliano e Cassano. Al momento non si segnalano danni alle persone ma quelli alle cose sono ingenti. Non sono ancora state fatte stime, ma le immagini sono eloquenti: sono milioni di euro i danni. Gli ospiti di un campeggio sono stati evacuati. I sindaci delle città colpite invitano i residenti a non uscire di casa.

Una strada del centro storico (a circa 300 metri sul livello del mare) è crollata. E dopo una breve pausa ha ripreso a piovere. Nella zona, sin dalle prime luci, sono al lavoro i vigili del fuoco, tutte le forze dell’Ordine e tecnici del Comune e della Protezione civile.

Numerose le telefonate ai centralini dei Vigili del fuoco e di Polizia e Carabinieri. Molti, in particolare sul lungomare e in alcune contrade di Rossano, sono impossibilitati ad uscire di casa a causa dell’acqua alta, in alcuni posti anche superiore al metro. E la polizia ha tratto in salvo, nelle scorse ore, trenta persone tra le quali vi erano anche dei bambini.

Il “ciclone” estivo ha anche provocato diversi allagamenti sulla strada statale 106 creando qualche disagio alla circolazione. Sul posto stanno lavorando le squadre dell’Anas, i vigili del fuoco e la polizia stradale per la gestione della viabilità e per gli interventi urgenti di ripristino della circolazione stradale. La situazione d’emergenza ha portato anche al blocco della circolazione ferroviaria.

Problemi e disagi anche nel Catanzarese, colpito da improvvise bombe d’acqua. Non si segnalano al momento feriti. I danni alle cose sono anche qui ingenti. E’ probabile che sia il sindaco di Rossano che il governatore Mario Oliverio, “sempre in contatto” sull’emergenza, chiedano al governo lo stato di calamità.

Brescia, agguato mafioso a Giovanna Ferrari e Francesco Serramondi

Francesco Serramondi nel suo locale Da Frank a Brescia
Francesco Serramondi nel suo locale Da Frank a Brescia

Agguato dall’apparente matrice mafiosa a Brescia. Ignoti hanno aperto il fuoco contro una coppia titolare di un locale nella città lombarda. La donna, Giovanna Ferrari, 63 anni, è morta subito, mentre il marito, Francesco Serramondi, 65 anni è morto dopo poche ore in ospedale. Gravemente ferito, i medici hanno tentato di tutto per strapparlo alla morte.

Il duplice omicidio si è consumato stamane a Brescia prima delle 11 in via Valsaviore, nella zona della Mandolossa all’interno del loro locale. La coppia gestiva infatti la pizzeria pasticceria da asporto “Da Frank”,  locale molto frequentato dai bresciani e non solo. Il killer (con almeno un complice) sarebbe poi fuggito in sella ad una moto. Sul posto sono intervenuti gli uomini della Squadra mobile della Questura.

Secondo quanto appreso, si tratterebbe di un agguato in piena regola mafiosa, forse per un regolamento di conti su un presunto giro di spaccio di droga a cui lui, Francesco Serramondi, si era opposto. Sul movente, gli investigatori, da subito al lavoro, non escludono nessuna pista.

C’è un filo che potrebbe però legare l’omicidio di stamane con un altro fatto di sangue, verificatosi nel giugno scorso, quando un dipendente del locale – un albanese di 43 anni – era stato ferito da colpi di arma da fuoco in via Vallecamonica, alle due di notte. L’uomo, colpito di striscio agli arti e al torace, si è salvato per un soffio. Ma era una missione di morte.

Agguato a Brescia uccisa una donna, ferito marito
La Polizia davanti al locale da Frank a Brescia di proprietà della coppia

I soccorritori sono giunti immediatamente sul posto, in via Valsaviore, a Brescia, dove hanno trovato senza vita Giovanna Ferrari e l’uomo agonizzante. Trasportato in codice rosso in ospedale, Francesco Serramondi è morto tre ore più tardi. Le sue condizioni erano molto critiche. Sul posto si è recato anche il magistrato di turno e la Scientifica per i rilievi.

Gli inquirenti di Brescia stanno scavando nella vita di Francesco Serramondi e della moglie per capire il movente del duplice omicidio.

La Polizia Scientifica al lavoro davanti il locale da Frank dov'è avvenuto l'agguato a Brescia
La Polizia Scientifica al lavoro davanti il locale da Frank dov’è avvenuto l’agguato a Brescia

La Polizia sta già interrogando alcune persone dopo l’agguato avvenuto in pieno giorno. Secondo alcune indiscrezioni, si tratta di killer professionisti. Le Forze dell’Ordine hanno da subito circoscritto la zona di via Valsaviore prelevando le registrazioni video delle telecamere di sorveglianza. Ed è già partita la caccia ai killer.

Cilento, cadono sassi in discoteca. Muore Crescenzo Della Ragione

Cadono massi in discoteca. muore Crescenzo Della Ragione
Cadono massi in discoteca. Morto Crescenzo Della Ragione (foto al centro)

SALERNO – Ancora un morto in discoteca. Questa volta non per sostanze stupefacenti, ma per la violenza della natura. Un giovane di 27 anni di Mugnano (Napoli), Crescenzo Della Ragione, è morto la scorsa notte nella discoteca all’aperto “Il Ciclope” a Marina di Camerota , nel Salernitano. Il giovane è stato colpito alla testa da massi che si sono staccati da un’altezza di circa 60 metri da un costone roccioso durante un violento nubifragio.

Secondo una prima ricostruzione dei Carabinieri della compagnia di Sapri che indagano sull’accaduto, il 27enne al momento del distacco dei frammenti dal costone roccioso si trovava in un area pertinenziale della discoteca, poco distante dalla pista da ballo, per ripararsi da un’improvviso acquazzone.

Dal costone roccioso che sovrasta la discoteca si sono staccati in quel momento grossi frammenti che lo hanno colpito alla testa. Crescenzo Della Ragione era in compagnia di amici per trascorrere la notte di San Lorenzo. Stamane si terrà nella discoteca un sopralluogo della sezione investigativa della compagnia dei carabinieri di Sapri coordinati dalla Procura di Vallo della Lucania. Il locale dov’è avvenuta la tragedia è stato posto sotto sequestro su richiesta della Procura di Vallo della Lucania.

Il Procuratore della Repubblica di Vallo della Lucania, Giancarlo Grippo, ha disposto l’autopsia sul corpo di Crescenzo Della Ragione. Il cadavere è stato traslato nell’obitorio dell’ospedale “San Luca” di Vallo della Lucania. Il medico legale incaricato dalla Procura di eseguire l’autopsia è il dottore Adamo Maiese.

Da Google ad Alphabet, una nuova società per nuovi orizzonti

Google Inc diventerà AlphabetRivoluzione in casa Google.  Arriva Alphabet. Mountain View annuncia una nuova struttura societaria che separa l’attività di ricerca sul web, YouTube e le altre società internet dalle divisioni di ricerca e investimento. La nuova struttura societaria prevede la nascita di “Alphabet”, la nuova holding.

Larry Page sarà l’amministratore delegato di Alphabet, mentre l’altro cofondatore, Sergey Brin, sarà presidente. Sundar Pichai sarà promosso amministratore delegato di Google Inc. ”La G sta per Google. Come io e Sergey abbiamo scritto 11 anni fa “Google non è una società convenzionale”.

“E non vogliamo che lo diventi. In questo ambito vi abbiamo detto di aspettarvi piccole scommesse in aree che potrebbero sembrare speculative o addirittura strane se confrontate con le attività attuali”, afferma Page sul blog di Google, sottolineando che i due fondatori ”hanno fatto cose che sembravano da pazzi allora”.

“Molte di queste cose hanno ora più di un miliardo di utilizzatori, come Google Maps, YouTube, Chrome e Android. E non ci siamo fermati. Stiamo ancora tentando di fare cose che altri pensano siano da pazzi e delle quali noi siamo molto contenti”.

”La nostra società funziona bene oggi, ma riteniamo che possa essere migliore. Per questo creiamo una nuova società, chiamata Alphabet, che è una “collezione”, una “raccolta” di società, la maggiore delle quali è Google. Ma questa nuova Google è un po’ dimagrita, con le società che si occupano di altro rispetto ai prodotti internet che saranno contenute in Alphabet” mette in evidenza Page, precisando che Alphabet Inc sostituirà Google Inc come società quotata e tutte le azioni Google saranno automaticamente convertite nello stesso numero di azioni Alphabet, con gli stessi diritti. Google diventerà una controllata di Alphabet”.

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