9 Ottobre 2024

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Senigallia, trovato morto con la gola tagliata. "Un incidente in moto". Si pensava a omicidio

Alessandro Zamboni
Alessandro Zamboni

SENIGALLIA (ANCONA) – Alessandro Zamboni, titolare di un bar a Senigallia è morto dissanguato a causa di un incidente col suo scooter. In un primo momento si era pensato a un’aggressione culminata in un omicidio.

Dopo le prime indagini dei Carabinieri e un primo esame medico legale, gli inquirenti sono riusciti a ricostruire l’accaduto. Zamboni avrebbe avuto un incidente in scooter nella notte, all’altezza della discoteca MegĂ , sulla Corinaldese.

La svolta nelle indagini verso le 11 di giovedi, quando i Carabinieri hanno trovato, sul posto dell’incidente, lo specchietto dello scooter, le scarpe del barista e altre tracce di sangue.

Incidente in cui, secondo quanto emerso, Alessandro Zamboni, 46 anni, sarebbe rimasto ferito cadendo con lo scooter procurandosi le ferite mortali al collo. All’arrivo del 118, chiamato forse da altri automobilisti, lui era cosciente e se ne era giĂ  andato dopo essere riuscito a rimettersi in strada con la moto.

Una volta sotto casa, probabilmente convinto di potercela fare da solo, non ha avuto piĂ¹ le forze ed è morto dissanguato, accasciato sul due ruote. Probabilmente se avesse atteso i soccorsi si sarebbe potuto salvare.

Carabinieri impegnati nei rilievi. Sotto il lenzuolo lo scooter con la vittima Alessandro Zamboni
Carabinieri impegnati nei rilievi. Sotto il lenzuolo lo scooter con la vittima Alessandro Zamboni

Alessandro Zamboni è stato trovato morto per strada stamani in via Smirne, a Senigallia, con la gola tagliata. Il corpo senza vita è stato notato all’alba da un fornaio che ha poi dato l’allarme. Si pensava che l’uomo, titolare di un bar nel rione Porto, sempre a Senigallia, fosse rimasto vittima di un’aggressione, invece da quanto è emerso dalle indagini si è trattato di un grave incidente, sul quale gli inquirenti vogliono comunque vederci chiaro.

L’uomo è stato rinvenuto cadavere accasciato sulla propria moto, parcheggiata sotto il portone di casa. Sul collo, profonde ferite che in un primo momento sembravano frutto di arma da taglio o il collo di una bottiglia rotta. L’uomo, 46enne, era titolare dell’Enoforum, un locale dei Portici Ercolani, in pieno centro a Senigallia.

Cina, sale a 50 morti e 700 feriti bilancio esplosione Tianjin

Esplosione a Tianjin in CinaTIANJIN (CHINA) – E’ salito a 50 morti e 700 feriti il tragico bilancio delle esplosioni in un deposito per materiali pericolosi nella città portuale cinese di Tianjin, nel nord del paese.

Tra le vittime, aggiunge un’agenzia di stampa cinese, ci sarebbero dodici pompieri. Testimoni hanno riferito che i vigili del fuoco che stanno ancora combattendo contro le fiamme proseguono il loro lavoro “con le lacrime agli occhi” per i compagni caduti.

la tragedia è iniziata alle 23.30 di martedi, quando una serie di esplosioni si sono verificate nel quartiere di Tanggu, vicino al porto della metropoli, che si trova a poco piĂ¹ di 100 chilometri dalla capitale Pechino ed è il piĂ¹ importante deposito di materiali chimici della Cina settentrionale.

Le esplosioni sono state avvertite in tutte le aree della metropoli, che ha 15 milioni di abitanti. Alcuni residenti hanno raccontato di aver pensato ad un terremoto, altri addirittura ad un’esplosione atomica. I feriti sono centinaia e tra questi almeno 32, secondo i media cinesi, sono in condizioni gravi.Sconvolgenti le immagini, che hanno fatto il giro del mondo, di una serie di esplosioni.

L’incidente è avvenuto alle 23.30 locali, circa le 19 italiane di martedi, a Tanjin, cittĂ  portuale a sud-est di Pechino. Le prime due esplosioni sono avvenute a 30 secondi di distanza l’una dall’altra, provocate dall’incendio di un carico di materiale chimico infiammabile in un deposito della zona industriale.

Ne sono seguite delle altre, le cui onde d’urto sono state sentite a diversi chilometri di distanza. La palla di fuoco che ne è scaturita ha quasi illuminato a giorno la zona ed ha scatenato un incendio che per fortuna, hanno riferito i media locali, è stato posto sotto controllo.

L’ospedale della cittĂ  ha riferito di aver accolto tra le 300 e le 400 persone, molte delle quali sono gravi maa il bilancio col passare delle ore si ulteriormente aggravato. Si parla di 44 morti e oltre 500 feriti. Almeno altre 50 persone sono state portate all’ospedale della vicina Taida, ma molti altri sono attesi. Tra i feriti ci sono anche quattro vigili del fuoco, mentre altri due risultano dispersi.

Testimoni hanno raccontato uno scenario apocalittico: al momento dell’esplosione la terra tremava con violenza, come anche le automobili e gli edifici, che secondo i media locali presentano profonde crepe e vetri rotti. Diverse torri sono rimaste senza luce elettrica, sono stati danneggiati i binari della metropolitana. La gente ha cominciato a scappare ed i residenti hanno abbandonato le proprie case scendendo in strada. Le fiamme hanno prodotto una nuvola di fumo di decine di metri.

Maltempo, l'esperto lancia l'allerta: "Ancora temporali in Calabria"

I danni causati dal nubifragio che si è abbattuto in Calabria, Rossano (Ansa/Questura Cosenza)“Nelle prossime ore purtroppo saranno ancora possibili acquazzoni e temporali su tutta la Calabria”. A dare l’allerta è il meteorolo di 3bmeteo.com Edoardo Ferrara, dopo il violentissimo nubifragio che si è abbattuto sulla fascia ionica cosentina, in particolare Rossano e Corigliano. L’esperto ha aggiunto che le avversitĂ  meteo possono verificarsi “con fenomeni localmente di forte intensitĂ .

Tuttavia ci sono “buone notizie per i prossimi giorni perchĂ© da domani ci sarĂ  piĂ¹ sole e meno temporali, comunque possibili al pomeriggio ma soprattutto in Appennino e comunque in genere non violenti come quelli di queste ore. Nel weekend di Ferragosto sembra tornare qualche nuovo temporale in particolare sulla Calabria tirrenica”.

”La Calabria – spiega il meteorologo  – è risultata proprio una delle regioni piĂ¹ bersagliate dal maltempo, con temporali e nubifragi che dalla scorsa notte hanno scaricato fino a oltre 150mm di pioggia, un accumulo davvero notevole. A farne le spese – aggiunge – il Cosentino con allagamenti e frane che hanno trasformato le strade in fiumi trascinando le auto fino in mare: è successo in particolare nei comuni di Rossano e Corigliano”.

 

Il nubifragio che ha colpito Rossano e Corigliano mercoledi ha sommerso d’acqua due dei piĂ¹ grossi centri della provincia di Cosenza. Le strade sono diventate torrenti che hanno spazzato via tutto e trascinato in riva al mare moltissime auto insieme a fango e detriti. Interi quartieri sono ancora isolati e senza energia. Paura tra residenti e turisti che sono ancora rinchiusi in casa o in albergo. Acqua sopra il metro. Ci vorranno settimane o mesi affinchĂ© la situazione torni alla normalitĂ .

Intanto, Enel e Terna hanno fatto sapere che attraverso il supporto di 20 squadre giunte in tutta la Calabria sono in atto lavori di ripristino della linea elettrica che al momento rimane interrotta per ben 10 mila utenze.

Il governatore della Calabria, Mario Oliverio ha chiesto al governo lo stato di calamitĂ  naturale. Ingentissimi sono i danni materiali. Si parla di decine di milioni di euro.

Agguato Brescia, i killer ripresi da telecamere. Ore contate per loro

Francesco Seramondi, 65 anni, e la consorte Giovanna Ferrari, di due anni piĂ¹ giovane, 'freddati' l'11 agosto 2015 nella loro pizzeria da asporto "Da Frank" che gestivano da tempo nella zona Mandolossa, alle porte di Brescia. (Ansa/Venezia)
Francesco Seramondi e Giovanna Ferrari, uccisi l’11 agosto 2015 nella loro pizzeria da asporto “Da Frank” a Brescia (Ansa/Venezia)

I killer che hanno ucciso nella pizzeria “da Frank” a Brescia, i gestori Giovanna Ferrari e Francesco Seramondi sono stati ripresi dalla telecamera all’interno del locale.

Le immagini dell’agguato compiuto martedi mattina sono state acquisite dagli uomini della squadra Mobile della Questura di Brescia che le stanno vagliando attentamente. Nella registrazione, poco nitida, è stato riferito che si vedono due uomini con il viso coperto da caschi integrali, uno con un fucile a canne mozze che ha prima sparato alla donna e poi a Seramondi. I volti, da quanto trapelato, non sarebbero riconoscibili, ma le indagini potrebbero presto avere una svolta. Appena consumato il duplice omicidio, i due si sono dileguati a bordo di una moto.

Nessuno si sbilancia sul possibile movente ma da quanto appreso sembra che la coppia aveva denunciato lo spaccio di droga davanti e dentro il locale.

Mercoledi davanti alla pizzeria da asporto tantissime persone hanno portato mazzi di fiori e messaggi in ricordo dei due titolari, punto fisso delle notti dei giovani bresciani ora sotto sequestro. Nonostante il fatto di sangue non ha invece chiuso la seconda pizzeria di proprietà della famiglia Seramondi, nel quartiere cittadino di San Polo.

“Frank era come un papĂ  per me, ma abbiamo deciso di non fermarci perchĂ© lui e la moglie Vanna avrebbero voluto così”, ha detto un dipendente di origini pakistane che da dieci anni lavora per la famiglia. Resta invece in silenzio con la stampa un altro dipendente, il pizzaiolo di 42 anni, albanese, rimasto ferito in un agguato un mese fa quando Ă© stato raggiunto da alcuni colpi di pistola esplosi da un’auto mentre, alle 5 del mattino, al volante della sua vettura stava andando a lavorare proprio “Da Frank”.

Un episodio attorno al quale ruotano le indagini degli inquirenti che hanno ascoltato nel pomeriggio l’extracomunitario. E’ l’ennesimo interrogatorio dopo che fino ad oggi non sarebbero emersi elementi importanti. “Siamo disperati anche noi” ha detto barricata nel suo appartamento a Roncadelle la moglie del pizzaiolo albanese.

La figlia dell’uomo ha invece assicurato: “Non abbiamo paura perchĂ© non abbiamo nulla da nascondere”. Gli agenti della squadra Mobile guidati da Giuseppe Schettino hanno interrogato anche il figlio delle vittime, Marco, che con lo zio Claudio Seramondi sono i proprietari effettivi della pizzeria Da Frank. Questo perchĂ© i coniugi Seramondi avevano alle spalle un paio di avventure imprenditoriali finite con il fallimento. Proprio i conti di famiglia della coppia e dell’attivitĂ  sono al vaglio degli inquirenti.

Duplice omicidio-suicidio a Trento. Magistrato dice no all'autopsia

Trento, Da sinistra le vittime Laura Simonetti e Paola Ferrarese e l'omicida suicida Claudio Rampanelli
Da sinistra le vittime Laura Simonetti e Paola Ferrarese e l’omicida suicida Claudio Rampanelli

Nessuna autopsia per le vittime di Claudio Rampanelli. Il sostituto procuratore di Trento Pasquale Profiti, che coordina le indagini sul duplice omicidio-suicidio,  ha rilasciato l’autorizzazione alla sepoltura delle vittime Laura Simonetti, 53 anni, e Paola Ferrarese, 27 anni, la compagna e la figlia di quest’ultima, che l’autore, 63 anni, morto poi suicida, mercoledi ha accoltellato a morte a Trento, nella casa dove convivevano, l’una con tre o quattro fendenti, l’altra con cinque o sei. Consegnando i corpi alle famiglie per le esequie, il magistrato non ha ritenuto opportuno procedere con l’autopsia sul corpo delle vittime.

Claudio Rampanelli, dopo aver ucciso le due donne, avrebbe lasciato un biglietto d’addio. Ancora non se ne conosce il contenuto ma presto si saprĂ  cosa abbia spinto l’uomo ad ammazzare la compagna, la figliastra per poi levarsi di mezzo.

L’ex carpentiere, che aveva smesso di lavorare per un grave infortunio, era appena rientrato a casa, in via Marchetti, per l’ora di pranzo quando per motivi ancora tutti da chiarire (forse al culmine dell’ennesima lite) ha prima sferrato diverse coltellate alla convivente, Laura Simonetti, di 53 anni e, poi, altrettante verso la figlia di lei, Paola Ferrarese, di 27 anni, laureanda in architettura e ingegneria a Trento.

Dopo circa un’ora, verso le 14.45 l’assassino avrebbe chiamato il numero di emergenza per dire che voleva togliersi la vita. Gli agenti, intervenuti immediatamente, con ambulanze in codice rosso, hanno notato che era già sul tetto della casa, quanto d’un tratto, anche secondo testimoni, hanno sentito un grido e un tonfo come un corpo caduto giĂ¹ dall’alto. Da lĂ  la Polizia ha scoperto il dramma che ha sconvolto Trento in un giorno ferragostano.

La tragedia si è consumata attorno alle 13.30, nel cortile interno di uno stabile di via Marchetti, a 100 metri dal castello del Buonconsiglio. L’allarme è scattato nel primo pomeriggio, intorno alle 15.00. Pare che alcuni vicini avevano notato l’uomo sul tetto e per questo avevano chiamato le forze dell’Ordine, che perĂ² non hanno appunto potuto fare altro che constatare l’avvenuta tragedia. Sul posto Polizia di Stato e Carabinieri, oltre alla Scientifica e al magistrato di turno della Procura di Trento, Pasquale Profiti.

Gli inquirenti cercano di capire il movente del folle gesto di Claudio Rampanelli, senza escludere alcuna ipotesi. Quale possa essere stato l’elemento che ha scatenato la furia dell’uomo, gli investigatori cercano di capirlo interrogando vicini e parenti e facendo luce sulla vita dell’uomo.

La pista passionale appare la meno convincente, ma i pm hanno bisogno di maggiori elementi per comprendere i veri motivi di una “strage” assurda quanto inaspettata per la comunitĂ  di Trento. Da quanto si apprende, la scintilla che avrebbe potuto far saltare i “nervi” all’uomo sarebbero stati i “tanti dissidi” interni alla coppia, soprattutto legati a “motivi economici”. Lui, Claudio Rampanelli, non ce l’ha fatta piĂ¹, ha perso le staffe e, sotto la spinta dall’ira, ha commesso il duplice omicidio e poi si è lanciato nel vuoto in un caldo pomeriggio d’estate. “Stanco della vita”.

Nubifragio Calabria, danni per milioni di euro. Oliverio chiede stato di calamitĂ 

I danni causati dal nubifragio che si è abbattuto in Calabria, Rossano (Ansa/Questura Cosenza)Il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio ha chiesto lo stato di calamità naturale per il nubifragio di mercoledi che si è abbattuto sulla costa ionica cosentina, in particolare Rossano e Corigliano.

Strade e case allagate, auto ammassate sulla spiaggia tra fango e detriti, intere zone isolate senza energia elettrica, smottamenti, persone serrate in casa in preda al panico. E’ questo lo scenario che sta vivendo Rossano Calabro, in Calabria, in seguito al violento nubifragio abbattutosi nella notte sull’Alto Ionio Cosentino che ha causato milioni di euro di danni. Il ciclone di caldo africano pare abbia ceduto il passo a vere e proprie bombe d’acqua al Centro Sud. Disagi anche nel Catanzarese.

La forte pioggia, caduta sino all’alba, tra Corigliano, Rossano e Cassano allo Ionio, ha provocato l’allagamento di case e strade, trascinando le auto in sosta nella zona del lungomare Sant’Angelo, a Rossano Scalo. Grossi disagi anche a Corigliano e Cassano. Al momento non si segnalano danni alle persone ma quelli alle cose sono ingenti. Non sono ancora state fatte stime, ma le immagini sono eloquenti: sono milioni di euro i danni. Gli ospiti di un campeggio sono stati evacuati. I sindaci delle cittĂ  colpite invitano i residenti a non uscire di casa.

Una strada del centro storico (a circa 300 metri sul livello del mare) è crollata. E dopo una breve pausa ha ripreso a piovere. Nella zona, sin dalle prime luci, sono al lavoro i vigili del fuoco, tutte le forze dell’Ordine e tecnici del Comune e della Protezione civile.

Numerose le telefonate ai centralini dei Vigili del fuoco e di Polizia e Carabinieri. Molti, in particolare sul lungomare e in alcune contrade di Rossano, sono impossibilitati ad uscire di casa a causa dell’acqua alta, in alcuni posti anche superiore al metro. E la polizia ha tratto in salvo, nelle scorse ore, trenta persone tra le quali vi erano anche dei bambini.

Il “ciclone” estivo ha anche provocato diversi allagamenti sulla strada statale 106 creando qualche disagio alla circolazione. Sul posto stanno lavorando le squadre dell’Anas, i vigili del fuoco e la polizia stradale per la gestione della viabilitĂ  e per gli interventi urgenti di ripristino della circolazione stradale. La situazione d’emergenza ha portato anche al blocco della circolazione ferroviaria.

Problemi e disagi anche nel Catanzarese, colpito da improvvise bombe d’acqua. Non si segnalano al momento feriti. I danni alle cose sono anche qui ingenti. E’ probabile che sia il sindaco di Rossano che il governatore Mario Oliverio, “sempre in contatto” sull’emergenza, chiedano al governo lo stato di calamitĂ .

Brescia, agguato mafioso a Giovanna Ferrari e Francesco Serramondi

Francesco Serramondi nel suo locale Da Frank a Brescia
Francesco Serramondi nel suo locale Da Frank a Brescia

Agguato dall’apparente matrice mafiosa a Brescia. Ignoti hanno aperto il fuoco contro una coppia titolare di un locale nella cittĂ  lombarda. La donna, Giovanna Ferrari, 63 anni, è morta subito, mentre il marito, Francesco Serramondi, 65 anni è morto dopo poche ore in ospedale. Gravemente ferito, i medici hanno tentato di tutto per strapparlo alla morte.

Il duplice omicidio si è consumato stamane a Brescia prima delle 11 in via Valsaviore, nella zona della Mandolossa all’interno del loro locale. La coppia gestiva infatti la pizzeria pasticceria da asporto “Da Frank”,  locale molto frequentato dai bresciani e non solo. Il killer (con almeno un complice) sarebbe poi fuggito in sella ad una moto. Sul posto sono intervenuti gli uomini della Squadra mobile della Questura.

Secondo quanto appreso, si tratterebbe di un agguato in piena regola mafiosa, forse per un regolamento di conti su un presunto giro di spaccio di droga a cui lui, Francesco Serramondi, si era opposto. Sul movente, gli investigatori, da subito al lavoro, non escludono nessuna pista.

C’è un filo che potrebbe perĂ² legare l’omicidio di stamane con un altro fatto di sangue, verificatosi nel giugno scorso, quando un dipendente del locale – un albanese di 43 anni – era stato ferito da colpi di arma da fuoco in via Vallecamonica, alle due di notte. L’uomo, colpito di striscio agli arti e al torace, si è salvato per un soffio. Ma era una missione di morte.

Agguato a Brescia uccisa una donna, ferito marito
La Polizia davanti al locale da Frank a Brescia di proprietĂ  della coppia

I soccorritori sono giunti immediatamente sul posto, in via Valsaviore, a Brescia, dove hanno trovato senza vita Giovanna Ferrari e l’uomo agonizzante. Trasportato in codice rosso in ospedale, Francesco Serramondi è morto tre ore piĂ¹ tardi. Le sue condizioni erano molto critiche. Sul posto si è recato anche il magistrato di turno e la Scientifica per i rilievi.

Gli inquirenti di Brescia stanno scavando nella vita di Francesco Serramondi e della moglie per capire il movente del duplice omicidio.

La Polizia Scientifica al lavoro davanti il locale da Frank dov'è avvenuto l'agguato a Brescia
La Polizia Scientifica al lavoro davanti il locale da Frank dov’è avvenuto l’agguato a Brescia

La Polizia sta giĂ  interrogando alcune persone dopo l’agguato avvenuto in pieno giorno. Secondo alcune indiscrezioni, si tratta di killer professionisti. Le Forze dell’Ordine hanno da subito circoscritto la zona di via Valsaviore prelevando le registrazioni video delle telecamere di sorveglianza. Ed è giĂ  partita la caccia ai killer.

Cilento, cadono sassi in discoteca. Muore Crescenzo Della Ragione

Cadono massi in discoteca. muore Crescenzo Della Ragione
Cadono massi in discoteca. Morto Crescenzo Della Ragione (foto al centro)

SALERNO – Ancora un morto in discoteca. Questa volta non per sostanze stupefacenti, ma per la violenza della natura. Un giovane di 27 anni di Mugnano (Napoli), Crescenzo Della Ragione, è morto la scorsa notte nella discoteca all’aperto “Il Ciclope” a Marina di Camerota , nel Salernitano. Il giovane è stato colpito alla testa da massi che si sono staccati da un’altezza di circa 60 metri da un costone roccioso durante un violento nubifragio.

Secondo una prima ricostruzione dei Carabinieri della compagnia di Sapri che indagano sull’accaduto, il 27enne al momento del distacco dei frammenti dal costone roccioso si trovava in un area pertinenziale della discoteca, poco distante dalla pista da ballo, per ripararsi da un’improvviso acquazzone.

Dal costone roccioso che sovrasta la discoteca si sono staccati in quel momento grossi frammenti che lo hanno colpito alla testa. Crescenzo Della Ragione era in compagnia di amici per trascorrere la notte di San Lorenzo. Stamane si terrĂ  nella discoteca un sopralluogo della sezione investigativa della compagnia dei carabinieri di Sapri coordinati dalla Procura di Vallo della Lucania. Il locale dov’è avvenuta la tragedia è stato posto sotto sequestro su richiesta della Procura di Vallo della Lucania.

Il Procuratore della Repubblica di Vallo della Lucania, Giancarlo Grippo, ha disposto l’autopsia sul corpo di Crescenzo Della Ragione. Il cadavere è stato traslato nell’obitorio dell’ospedale “San Luca” di Vallo della Lucania. Il medico legale incaricato dalla Procura di eseguire l’autopsia è il dottore Adamo Maiese.

Da Google ad Alphabet, una nuova societĂ  per nuovi orizzonti

Google Inc diventerĂ  AlphabetRivoluzione in casa Google.  Arriva Alphabet. Mountain View annuncia una nuova struttura societaria che separa l’attivitĂ  di ricerca sul web, YouTube e le altre societĂ  internet dalle divisioni di ricerca e investimento. La nuova struttura societaria prevede la nascita di “Alphabet”, la nuova holding.

Larry Page sarĂ  l’amministratore delegato di Alphabet, mentre l’altro cofondatore, Sergey Brin, sarĂ  presidente. Sundar Pichai sarĂ  promosso amministratore delegato di Google Inc. ”La G sta per Google. Come io e Sergey abbiamo scritto 11 anni fa “Google non è una societĂ  convenzionale”.

“E non vogliamo che lo diventi. In questo ambito vi abbiamo detto di aspettarvi piccole scommesse in aree che potrebbero sembrare speculative o addirittura strane se confrontate con le attivitĂ  attuali”, afferma Page sul blog di Google, sottolineando che i due fondatori ”hanno fatto cose che sembravano da pazzi allora”.

“Molte di queste cose hanno ora piĂ¹ di un miliardo di utilizzatori, come Google Maps, YouTube, Chrome e Android. E non ci siamo fermati. Stiamo ancora tentando di fare cose che altri pensano siano da pazzi e delle quali noi siamo molto contenti”.

”La nostra societĂ  funziona bene oggi, ma riteniamo che possa essere migliore. Per questo creiamo una nuova societĂ , chiamata Alphabet, che è una “collezione”, una “raccolta” di societĂ , la maggiore delle quali è Google. Ma questa nuova Google è un po’ dimagrita, con le società che si occupano di altro rispetto ai prodotti internet che saranno contenute in Alphabet” mette in evidenza Page, precisando che Alphabet Inc sostituirĂ  Google Inc come societĂ  quotata e tutte le azioni Google saranno automaticamente convertite nello stesso numero di azioni Alphabet, con gli stessi diritti. Google diventerĂ  una controllata di Alphabet”.

Cisl, deflagra il caso stipendi d'oro nel sindacato. Ecco la "Lista Scandola"

Annamaria Furlan Segretaria Generale della Cisl
Annamaria Furlan Segretaria Generale della Cisl

Gli stipendi dei vertici sindacali della Cisl ammonterebbero a 300 mila euro annui. E’ quanto denuncia un sindacalista, ora in odore di espulsione dall’organizzazione. Somme da capogiro che stanno mettendo a soqquadro il clima estivo dell’organizzazione presieduta da Annamaria Furlan. IndennitĂ  che sarebbero il doppio di un parlamentare, il triplo di un consigliere regionale, certamente una cifra piĂ¹ alta dell’appannaggio del capo dello Stato o dei manager del pubblico impiego (o partecipate dallo Stato) il cui tetto era stato fissato a 240 mila euro. Se fosse confermata la notizia sarebbe un vero “schiaffo” ai lavoratori iscritti alla Cisl (o ad altri sindacati) che poi sono coloro che quelle indennitĂ  le pagano di tasca loro.

Deflagrato il caso degli stipendi d’oro, interviene la stessa segretaria generale nazionale Anna Maria Furlan, che assicura un deciso “cambio di rotta” e la svolta verso la trasparenza dopo la lista diffusa via mail da Fausto Scandola, dirigente sindacale veneto della Cisl che ha svelato come nell’organizzazione vengono erogati presunti stipendi che sfiorano i 300mila euro annui.

“L’organizzazione aveva bisogno di nuove regole e se l’è date con il regolamento approvato il 9 luglio che entrerĂ  pienamente in vigore il 30 settembre”, si difende Annamaria Furlan in un’intervista a Repubblica. Questo regolamento “escluse d’ora in poi le possibilitĂ  di cumulo delle indennitĂ . Abbiamo imboccato la strada della trasparenza e la completeremo con l’assemblea di organizzazione di novembre”.

Bandiera della Cisl - Scandalo stipendi CislIl numero uno della Cisl, dopo lo scandalo garantisce: “Metteremo tutto su Internet. GiĂ  oggi lo fanno i metalmeccanici della Fim di Bentivogli”.

“A partire dalla fine di settembre – aggiunge Furlan – manderemo gli ispettori a verificare che sia stato effettivamente applicato”. Furlan spiega inoltre che è stata introdotta “una norma per cui se un sindacalista ottiene incarichi esterni, il compenso sarĂ  versato direttamente all’organizzazione e non al diretto interessato”.

Del resto, “lo stipendio da sindacalista è piĂ¹ che sufficiente ed è giusto che gli incarichi esterni producano introiti da destinare alle strutture della Cisl”.

“Con una delibera di segreteria immediatamente esecutiva – conclude il segretario generale Cisl – abbiamo provveduto a ridurre in modo drastico le indennitĂ  di vertice piĂ¹ alte”.

Fin qui la reazione della Furlan, ma secondo quanto scrive il quotidiano “La Repubblica” il dossier firmato dal sindacalista Fausto Scandola “sta creando piĂ¹ di un imbarazzo al sindacato cattolico, anche perchĂ© a seguito di una vicenda simile, di fatto, dovette lasciare il suo posto l’ex numero uno Raffaele Bonanni; il quale, giusto poco prima della pensione, si era ritoccato all’insĂ¹ il compenso, mossa utile per aumentare il successivo assegno a carico dei contribuenti. “I nostri rappresentanti e dirigenti ai massimi livelli nazionali della Cisl – scrive Scandola – si possono ancora considerare rappresentanti sindacali dei soci finanziatori, lavoratori dipendenti e pensionati? I loro comportamenti, lo svolgere dei loro ruoli, come gestiscono il potere, si possono ancora considerare da esempio e guida della nostra associazione che punta a curare gli interessi dei lavoratori?”.

Il quodidiano pubblica anche qualche nome e cifra della presunta “lista Scandola” come ad esempio: “Antonino Sorgi, presidente nazionale dell’Inas Cisl, nel 2014” che “si è portato a casa 256mila euro lordi: 77.969,71 euro di pensione, 100.123,00 euro di compenso Inas e 77.957,00 euro come compenso Inas immobiliare. Valeriano Canepari, ex presidente Caf Cisl Nazionale, nel 2013 ha messo insieme 97.170,00 euro di pensione, piĂ¹ 192.071,00 euro a capo della Usr Cisl Emilia Romagna: totale annuo, 289.241,00 euro. Ermenegildo Bonfanti, segretario generale nazionale Fnp Cisl, 225mila euro in un anno, di cui 143mila di pensione. Pierangelo Raineri, gran capo della Fisascat Cisl, 237 mila euro grazie anche ai gettoni di presenza in Enasarco, piĂ¹ moglie e figlio assunti in enti collegati alla stessa Cisl”.

In un momento di stretta economica come quella che attraversa l’Italia da otto anni, con masse di lavoratori che ogni giorno protestano perchĂ© licenziati o in cassa integrazione sarebbe proprio “fuori luogo” farsi difendere da sindacalisti che guadagnano, in un mese, quanto percepisce un operaio in piĂ¹ di un anno. A spese degli stessi lavoratori. Sempre se confermata la veridicitĂ  della Lista Scandola.

Messina, Ilaria Boemi morta per "Ecstasy cattiva"

Ilaria Boemi, la 16enne trovata morta in spiaggia a Messina
Ilaria Boemi, la 16enne trovata morta in spiaggia a Messina (Fb)

E’ morta in seguito all’assunzione di “Ecstasy cattiva”, Ilaria Boemi, la ragazza trovata cadavere stamane sulla spiaggia del lungomare Ringo a Messina. E’ quanto trapela dalla procura. Ad un primo esame, i sanitari accorsi per prestare i soccorsi non avrebbero infatti riscontrato sul corpo della sedicenne segni di apparente violenza. Da questa prima constatazione (non autoptica) si escluderebbe l’omicidio. Probabilmente la ragazza siciliana è deceduta in seguito a un malore causato, forse, dall’assunzione di un mix di farmaci-alcool o ecstasy.

Il corpo della ragazzina era stato segnalato in mattinata da un ciclista, su richiesta di due giovani in stato di agitazione, i quali gli avevano chiesto di chiamare aiuto per una loro amica per poi far perdere le proprie tracce. Ilaria Boemi, messinese, è stata identificata grazie ad alcuni elementi peculiari (piercing).

Addosso ai vestisti, infatti, la Polizia non ha trovato documenti di riconoscimento e nessuna denuncia di scomparsa è stata presentata dai genitori. La Polizia aveva fornito piĂ¹ dettagli possibili per favorire il riconoscimento della ragazza che indossava jeans chiari, maglietta nera, scarpe da ginnastica scure, capelli corti, rasati su entrambe le tempie e sul labbro superiore, sul naso e sulla lingua la giovane ha tre piercing. “Moda” molto in uso tra gli adolescenti.

Gli investigatori avevano fornito tutti i dettagli per invitare chiunque avesse notizie o conoscenza con la ragazza a rivolgersi alle Forze dell’Ordine. Adesso la Polizia cerca i due “amici” fuggitivi. Non è ancora chiaro che cosa abbiano fatto i tre insieme, nĂ© come sia sopraggiunta la morte di Ilaria Boemi.

Ilaria Boemi
Ilaria Boemi (Fb)

Dopo la telefonata del ciclista al 118 e al 113, sono giunti subito sul posto ambulanza e volanti della Polizia. I sanitari non hanno potuto far altro che costatare la morte della donna. Da un primo esame dei medici sembrerebbe che non vi siano segni di violenza sul corpo della donna e, al momento, si esclude l’ipotesi di un’overdose da stupefacenti. Forse potrebbe trattarsi di un malore in seguito a una “bravata” tra ragazzi. Non si escludono cocktails di ecstasy oppure psicofarmaci insieme ad alcool. Un mix potentissimo che per soggetti piĂ¹ “deboli” puĂ² essere letale, come dimostrano le morti recenti di ragazzi nelle discoteche.

In ogni caso, le cause della morte potranno essere chiarite soltanto dopo l’autopsia che sarĂ  disposta nelle prossime ore dalla Procura di Messina.

Intanto, la Polizia sta interrogando i genitori dell’adolescente che sono sotto choc per la morte improvvisa della loro figlia. Dalle risultanze dell’interrogatorio si potranno avere maggiori dettagli su cosa sia potuto succedere nella notte tra domenica e lunedi. SarĂ  importante, per gli inquirenti, sentire soprattutto i ragazzi che erano con la giovane Ilaria Boemi. Per molti, ancora, non si comprende la loro fuga dopo aver segnalato la presenza del corpo di Ilaria Boemi al ciclista che poi ha dato l’allarme.

Autostrada A1, autobus si ribalta vicino Frosinone. 15 feriti

Il Pullman finito fuori strada sull'A1 Napoli Roma vicino Frosinone. 15 feriti
Il Pullman finito fuori strada sull’A1 Napoli Roma vicino Frosinone. 15 i feriti

Tragedia sfiorata stamane sull’Autostrada A1, nel tratto Roma Napoli direzione Nord, all’altezza di Frosinone.

Un pullman con una trentina di passeggeri a bordo, per cause ancora da accertare, è finito fuori strada terminando la sua corsa su una cunetta dove si capovolto su di un lato. Da quanto appreso sarebbero una quindicina i feriti, di cui uno pare in gravi condizioni. In seguito all’incidente ci sono stati disagi alla circolazione.

Sul pullman finito fuori strada sull’A1 in Ciociaria, tra i caselli di Pontecorvo e Ceprano, in provincia di Frosinone, c’erano circa trenta passeggeri provenienti dalla Sicilia e diretti nella Capitale. Soltanto uno dei feriti, da quanto si è appreso, ha riportato conseguenze piĂ¹ gravi.

La polizia stradale di Cassino sta cercando di ricostruire la dinamica del sinistro, che ha causato rallentamenti sulla Roma-Napoli e una breve interruzione del traffico durante le operazioni di soccorso dell’eliambulanza del 118. L’autobus si è ribaltato causando la rottura dei vetri dei  finestrini. Non si esclude che l’incidente sia stato provocato dallo scoppio di uno pneumatico. Sul posto anche i Vigili del Fuoco.

L’autostrada A1 è stata al centro delle cronache nei giorni scorsi per due gravi incidenti stradali che hanno causato la morte di due persone e alcuni feriti. L’arteria, nel tratto Piacenza Parma è stato chiuso per molte ore. I disagi e i malori sono stati moltissimi. Come nell’incidente di stamane, anche in quel caso si erano formate code di oltre 10 chilometri. La protezione civile ha distribuito acqua agli automobilisti. Autostrada per l’Italia, insieme alla Polizia Stradale, per il grande esodo di queste ore consigliano, come sempre, molta prudenza.

 

Beppe Grillo: "Nazionalizzare le banche e creare una moneta parallela" all'euro

Il leader del Movimento Cinque Stelle Beppe Grillo
Il leader del Movimento Cinque Stelle Beppe Grillo

In economia “il nostro piano B” afferma il leader del Movimento Cinquestelle Beppe Grillo in una intervista al Corriere della Sera è “nazionalizzare le banche e creare una moneta parallela che almeno per i primi tempi chiameremo lira forte”. Un piano noto da tempo su cui il M5S punta le prossime energie per far comprendere ai cittadini quanto sia “importante” uscire dall’euro.

Non è proprio l’idea di Giacinto Auriti – (l’economista che insegnava che la “proprietĂ  della moneta deve essere dei popoli e non delle banche”), le cui teorie, anni or sono, Beppe Grillo, portava in giro per l’Italia nei suoi “show” – ma è giĂ  “punto di partenza” per arrivare alla “sovranitĂ  monetaria”.

PerchĂ© questa, sottolinea nell’intervista, “non è l’Europa che immaginavano i padri fondatori, ma un’Europa di moneta, spread e banche. Abbiamo anche indetto un referendum sull’euro che dovrebbe essere fatto entro la fine dell’anno. Noi dobbiamo essere autonomi come nazione e anche nell’Unione”, dice Grillo.

Il Movimento “sta andando bene, il nostro problema è il tempo: dobbiamo andare il prima possibile alle elezioni”. “La gente sta vedendo che non c’e’ altra possibilitĂ  oltre a noi”, ha proseguito Grillo, “sta capendo che la nostra rivoluzione è l’onestĂ  intellettuale. Fare opposizione tutta la vita non è nel nostro dna”, dice facendo intuire che il Movimento è pronto per diventare forza di governo. “Dobbiamo affrettare i tempi”.

Poi parla del Jobs act e afferma che la riforma del lavoro “ha reso i rapporti sociali disgregati. In Italia si gioca sulla flessibilitĂ  delle persone, un esercito di sotto-occupati 24 ore al giorno”. Secondo il capo politico dei Cinque Stelle la causa di questo cambiamento  “che provoca logoramenti anche a livello affettivo” va ricercata anche in un modello sociale “che va verso l’abolizione del risparmio”. “Il Movimento ha un’altra visione del mondo”.

Il leader M5S non ha escluso un ritorno in Rai: “Io potrei fare benissimo una trasmissione: perchĂ© no? E’ chiaro che in veste di leader politico ciĂ² non sarebbe permesso”. E sulla riforma del Senato: “Siamo sempre stati contrari, siamo per il Senato elettivo”.

E a proposito di Rai parla del Cda eletto l’altro giorno e del “loro candidato” Carlo Freccero. E’ “una persona competente, un creativo finalmente e non un amministrativo. Hanno fatto la scelta migliore possibile. L’ho sentito anche per fargli i complimenti. Peccato che come presidente abbiamo scelto una persona che ha quasi affossato Rainews: credo che come manager non sia all’altezza”, dice Grillo riferendosi alla neo presidente Monica Maggioni. Degli altri consiglieri eletti, Grillo pensa siano “quasi tutti habituĂ© del Pd”.

Squinzano (Lecce), ex marito uccide Maria Paola Marzo e si spara

da destra la vittima Maria Paola Marzo e l'assassino Sergio Pagano, suicidatosi
da destra la vittima Maria Paola Marzo e l’assassino Sergio Pagano, suicidatosi

Omicidio suicidio a Squinzano, Lecce.  Sergio Pagano, 45 anni, operaio, ha ucciso prima la moglie, Maria Paola Marzo, 41 anni, parrucchiera poi ha puntato la sua arma alla testa e ha premuto il grilletto. E’ questo l’ennesimo dramma estivo che si è consumato nel Salento, in Puglia.

La tragedia è avvenuta nel pomeriggio di sabato in via Crecefisso, a Squinzano. La coppia, separata con figli, aveva frequenti litigi, motivo per cui da tempo si erano lasciati. E’ probabile che il movente sia passionale. La gelosia, soprattutto quando ci si separa è una brutta compagnia per entranbi gli ex coniugi.

Secondo quanto scrive l’Ansa, Sergio Pagano, a bordo della sua Peugeot Station Wagon, avrebbe atteso in strada l’ex moglie che uscisse dall’abitazione di una amica. Poi è sceso dall’auto, l’ha avvicinata e le ha sparato alla testa. Appena si è accorto che la donna era morta con la stessa pistola ha puntato alla sua tempia e ha fatto fuoco

Maria Paola Marzo, donna che lavorava a domicilio dei clienti, è morta praticamente sul colpo. Il marito, Sergio Pagano,  è deceduto in serata nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Vito Fazzi di Lecce, dov’era arrivato in condizioni disperate.

La coppia aveva due figli, di 15 e 11 anni. Fino a pochi mesi fa aveva vissuto nell’abitazione dei genitori di Maria Paola Marzo. Ma il clima in famiglia – non è chiaro se influenzato anche dalla mancanza di un lavoro stabile per Pagano – negli ultimi tempi era peggiorato, tanto che la coppia si era separata alcuni mesi fa.

Lei era rimasta a casa dei genitori insieme ai figli, lui era tornato a casa dei propri famigliari. L’ira di lui, probabilmente animata da sentimenti di rabbia e gelosia, ha preso il sopravvento nel pomeriggio. Secondo una prima ricostruzione Sergio Pagano è salito a bordo della sua auto armato di una pistola calibro 9 a canna corta (regolarmente detenuta per uso sportivo) e si è recato verso l’abitazione dell’amica dell’ex moglie per compiere la sua missione di “vendetta” e morte.

Alcuni testimoni pare l’abbiano visto compiere diversi giri in auto nella zona di via Crocefisso, a Squinzano. Evidentemente era riuscito a sapere che la moglie si era recata nell’abitazione dell’amica, sembra per motivi legati al lavoro di parrucchiera.

Il luogo dell'omidicio suicidio a Squinzano a Squinzano, Lecce. Maria Paola Marzo uccisa dall'ex Sergio Pagano
Il luogo dell’omicidio suicidio a Squinzano, Lecce, (Massimino foto)

Quando la donna è uscita dall’appartamento, Pagano pare non abbia avuto esitazioni. E’ sceso dall’auto impugnando la pistola e si è avvicinato alla moglie. La donna si è accorta che il marito era armato, ha intuito il pericolo ed ha lanciato un urlo ma non è servito a nulla.

Pagano ha sparato da distanza ravvicinata un colpo di pistola, ferendo mortalmente alla testa la moglie, che è crollata in una pozza di sangue. L’uomo, tra la gente in strada atterrita, ha rivolto poi l’arma alla tempia e ha premuto per la seconda volta il grilletto.

Per la donna non c’è stato nulla da fare, nonostante l’arrivo dell’ambulanza del 118 e dei carabinieri. Pagano è stato trasferito d’urgenza nel reparto di Rianimazione dell’ospedale di Lecce, ma i medici hanno potuto fare ben poco per salvarlo. Attraverso gli accertamenti affidati ai Carabinieri, coordinati dal pm della Procura di Lecce, Stefania Mininni, si cercherĂ  ora di capire cosa abbia portato l’operaio a compiere il folle gesto distruggendo una famiglia. La coppia lascia orfani due adolescenti.

CefalĂ¹, Cinghiali uccidono Salvatore Rinaudo. Ecco la ricostruzione

Nellaa foto cinghiale coi suoi cuccioli - CefalĂ¹, Salvatore Rinaudo si sarebbe avvicinato troppo ai cuccioli coi suoi caniSalvatore Rinaudo, l’uomo aggredito e ucciso dai cinghiali insieme alla moglie Rosa (ferita) vicino CefalĂ¹, aveva portato fuori i suoi cani.

Quando gli animali hanno visto i cinghiali si sono messi ad abbaiare e le grosse bestie sentendosi minacciate avrebbero caricato i cani per difendere una cucciolata. Salvatore Rinaudo, a sua volta, per proteggere i suoi animali dalla furia dei mammiferi è stato attaccato insieme a sua moglie.

E’ questa la prima ricostruzione parziale dei fatti della tragedia siciliana. A confermarla sono due testimonianze: una della moglie Rosa Rinaudo che ha parlato con i Carabinieri in ospedale dove è ricoverata (non in gravi condizioni), l’altra dell’etologo Enrico Alleva.

LA TESTIMONIANZA DI ROSA RINAUDO
“Mio marito – ha detto la signora Rosa Rinaudo, moglie della vittima – è uscito con i cani questa mattina. Come fa sempre per una passeggiata. Ho visto che si era fermato perchĂ© i cani hanno iniziato ad abbaiare ad un gruppo di cinghiali. Mio marito si è messo in mezzo per salvare i cani” ha aggiunto la donna. “A questo punto i cinghiali gli sono saltati addosso. Io per cercare di recuperare il corpo sono uscita fuori e l’ho tirato dentro casa. Mentre cercavo di prenderlo e portarlo in casa sono stata aggredita anche io. Non ci sono parole per descrivere quello che ho visto. Sono distrutta”, ha detto la donna ai militari dell’Arma.

L’ETOLO ALLEVA: CINGHIALE SI E’ SENTITO AGGREDITO E HA DIFESO CUCCIOLI
“Il cinghiale maschio – ha detto – si è sentito attaccato ed ha avuto un naturale comportamento di difesa probabilmente anche per la presenza dei suoi cuccioli”. E’ questa l’analisi dell’etologo Enrico Alleva dopo l’aggressione da parte di un gruppo di cinghiali che hanno ucciso e ferito un uomo e una donna a CefalĂ¹. “Ora che i dettagli della vicenda sono piĂ¹ chiari, è molto probabile che gli animali si siano sentiti aggrediti – prosegue l’etologo – dai cani e come naturale risposta evolutiva abbiano attaccato”. L’uomo che è stato ucciso, secondo la ricostruzione dei fatti, era intervenuto per difendere i cani che erano con lui.

Il sindaco di CefalĂ¹, Rosario Lapunzina, ha proclamato il lutto cittadino per il giorno in cui si svolgeranno i funerali dell’uomo ucciso dai cinghiali. Lapunzina si è recato in ospedale per informarsi sulle condizioni della moglie della vittima che ha incontrato al pronto soccorso del nosocomio.

I FATTI DI STAMANI
Un uomo di 77 anni, Salvatore Rinaudo, è morto e la moglie Rosa, di 73 anni, è ricoverata in gravi condizioni dopo essere stati aggrediti sabato mattina da alcuni cinghiali, nei pressi di una fabbrica dismessa di ceramiche, tra le contrade Ferla e Mollo, a CefalĂ¹. La donna, con diverse ferite e morsi sul corpo (ma cosciente), si trova in gravissime condizioni all’ospedale San Raffaele Giglio della cittadina normanna dove è stata trasportata dal 118.

Stesse ferite sono state rinvenute sul corpo di Salvatore Rinaudo che perĂ² non ce l’ha fatta. Sul suo corpo i medici hanno visto “segni evidenti di morsi di cinghiali”.

La coppia era di CefalĂ¹ e si è recata nella casa di campagna in contrada Ferla sulle colline a qualche chilometro dal centro abitato, per passare forse il week end, lontano dalla calura di queste ore. Quando all’improvviso sono stati aggrediti dai cinchiali.

A dare l’allarme ai carabinieri, che stanno conducendo le indagini, è stato il figlio di Rosa e Salvatore Rinaudo, intorno alle 8.30 di questa mattina.

Da tempo alcuni sindaci delle Madonie, l’area dove sorge CelfalĂ¹, soprattutto quelli dei comuni montani, segnalano i rischi dovuti al numero crescente di cinghiali nel territorio.

LA POSSIBILE DINAMICA
Non è ancora chiaro se nella zona, nella notte, ci fosse stata una battuta di caccia al cinghiale. In genere, le grosse bestie, secondo molti cacciatori ed esperti attaccano l’uomo solo in due casi: se sono stati feriti dai cacciatori a colpi di pallettoni oppure in difesa della loro cucciolata.

In entrambi i casi, probabilmente, alla vista della coppia, gli animali hanno scatenato tutta la loro forza contro i Rinaudo, (le prime persone che gli sono capitate davanti), usando i grossi artigli e i denti affilatissimi per uccidere.

Nelle battute di caccia al cinghiale, talvolta succede che cacciatori spregiudicati mandano al “sacrificio” nei nascondigli delle bestie poveri cani da caccia che spesso vengono letteralmente sbrandellati dai cinghiali. L’obiettivo di questi cacciatori è costringere i cinghiali a venire allo scoperto per poi spararli. Se li feriscono senza ucciderli le bestie sono pericolosissime per l’uomo. Potrebbe essere successo questo alla povera coppia di Salvatore Rinaudo?

Riforma del Senato, 513.500 emendamenti per affossarla. Renzi: "Numeri ci sono"

Da sinistra Calderoli e Renzi impegnati in Riforma del Senato
Da sinistra Calderoli e Renzi

513.450. A tanto ammontano gli emendamenti sulla riforma costituzionale all’esame del Senato. Di questi, solo 510.293. sono stati presentati dalla Lega Nord. Un numero esorbitante e forse mai registrato prima che manifesta un chiarissimo segnale di ostracismo alla Riforma del Senato.

Per superare questo “ostacolo” il governo potrebbe bocciare in massa tutti gli emendamenti, senza esaminarli, e mettere la fiducia sulla riforma. Sarebbe impossibile esaminarli tutti.

Ma ce ne sono alcuni considerati strategici perchè puntano a smontare il nuovo Senato non elettivo. Del mezzo milione di emendamenti presentati alla riforma (oltre quelli leghisti) 17 sono della minoranza e al loro interno ce ne sono tre volti a ripristinare l’elezione diretta del Senato da parte dei cittadini.

Ma a favore del Senato elettivo si è formata, via via, una maggioranza trasversale che ha indotto Vannino Chiti (munito di pallottoliere) a fare salti di gioia (“C’è l’ok da 28 senatori Pd, gruppo Autonomie, Sel, Fi, M5S e Lega”), ha affermato Chiti.

Ma Renzi ha garantito che la maggioranza ha comunque i numeri. Una sfida a suon di emendamenti, con Calderoli pronto a presentarne altri sei milioni e mezzo per “affossare la riforma del Senato e la legislatura e mandare a casa Capitan Fracassa”.

Camera e Senato con Italicum e Senato Elettivo
Camera e Senato con Italicum e Senato Elettivo (Ansa-Centimetri)

Forza Italia ne ha presentati 1.075 (tra questi ci sono emendamenti per il ritorno al Senato elettivo); il Pd, tra maggioranza e minoranza, ne ha presentati 63; Sel, 1.043; e la componente del misto l’Altra Europa con Tsipras, 20. Dall’Ncd 11; 215 da Gal; Dal neo gruppo Fare (Tosi) 259; fanalino di coda Alleanza Liberalpopolare Autonomie, il nuovo gruppo verdiniano che ne ha presentati solo 3.

Attorno a questa formazione (sospettata “stampella renziana”) si è consumato un giallo, con il senatore Vincenzo D’Anna che “a titolo personale” aveva presentato i tre emendamenti uno dei quali “incendiario” (per ripristinare l’elezione diretta del Senato).

Una mossa che ha fatto galoppare la fantasia dei retroscenisti. Ma poi forse sotto la pressione dei colleghi del gruppo, D’Anna ha fatto dietro front ritirando tutti e tre gli atti al Senato. Dal Movimento 5 Stelle 194 proposte di modifica (oltre al Senato elettivo, l’introduzione, tra l’altro dei referendum propositivi).

Naufragio Libia, forse 230 morti. Superstiti: "Picchiati e torturati". In cella i 5 scafisti

I presunti scafisti arrestati dalla Polizia di Stato a Palermo
I presunti scafisti arrestati dalla Polizia di Stato a Palermo (Polizia)

Potrebbe essere davvero tragico il bilancio del primo naufragio di mercoledì 5 luglio. I migranti morti potrebbero essere oltre 230, compresi i 26 cadaveri giĂ  recuperati. E’ quanto emerge dalla conta dei migranti a bordo del primo peschereccio affondato con oltre 650 progughi. 400 sono stati tratti in salvo, 26 le vittime e, al momento 230 dispersi. Nel secondo naufragio erano stati salvati da molte unitĂ  marittime 381 immigrati.

Secondo quanto riferito dai superstiti sbarcati a Palermo, i migranti sarebbero stati torturati, picchiati e vessati. Testimonianze da brividi fatte da coloro che hanno tentato la traversata del Mediterraneo. Intanto a Palermo sono scesi anche i presunti scafisti (presunti autori anche delle torture). Appena sul molo siciliano i criminali sono stati subito individuati ed arrestati dalla Polizia di Stato che li ritiene responsabili del naufragio al largo della Libia costato la vita ai 26 migranti. Si tratta di due algerini e tre libici. Gli algerini sono Ali Rouibah, 24 anni, e Imad Busadia, di 23; i libici Suud Mujassabi, 21 anni, Abdullah Assnusi, di 24 e Shauki Esshaush, di 21.

L’accusa per loro è di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di omicidio plurimo aggravato per aver provocato la morte accertata di 26 migranti e quella presunta di circa 200 persone che mancherebbero all’appello (sul barcone erano in 650, secondo i testimoni).

I presunti scafisti erano sbarcati giovedi pomeriggio a Palermo dalla nave militare irlandese “Le Niamh”, insieme ai 362 migranti. A bordo della nave anche le ventisei salme, tra cui quelle di tre bambini.

I migranti in mare in balia delle onde, lasciati in acqua dagli scafisti trafficanti
I migranti in mare in balia delle onde

I cinque arrestati sono ritenuti responsabili, in concorso con altri soggetti rimasti ignoti, di appartenere ad un’organizzazione criminale operante in Libia, dedita a favorire l’ingresso illegale di stranieri in Italia.

Secondo alcune testimonianze raccolte, i criminali avrebbero rivestito ciascuno un ruolo ben preciso: uno di questi comandava, con l’ausilio di altri due il natante; gli altri si occupavano di controllare i migranti, impedendo loro di muoversi, utilizzando per questo anche forme di violenza.

Alcuni migranti hanno riferito che gli scafisti avrebbero marchiato con i coltelli la testa di coloro che non obbedivano agli ordini, specie quelli di etnia africana; gli arabi, invece, sarebbero stati picchiati con cinture e gli uomini sposati con calci e pugni.

I migranti in mare in balia delle onde, lasciati in acqua dagli scafisti trafficanti
I migranti in mare in balia delle onde

Dopo circa tre ore di viaggio, hanno raccontato i sopravvissuti, è cominciata a entrare acqua nella stiva, ove erano stati sistemati gli africani, che secondo i trafficanti potevano stare chiusi nella stiva anche per 3 giorni, visto che avevano pagato la metà del prezzo per la traversata.

Non appena la stiva si è allagata uomini, donne e bambini hanno cercato una via di fuga; ma i cinque avrebbero chiuso la via d’uscita, facendoli morire. I viaggi, secondo quanto riferito, sarebbero costati ai migranti da un minimo di 1200 ad un massimo di 1800 dollari a persona.

I migranti in mare in balia delle onde, lasciati in acqua dagli scafisti trafficanti
I migranti in mare in balia delle onde

Il prezzo del viaggio, poi, aumenterebbe in considerazione delle condizioni di sicurezza garantite per la traversata: ad esempio, quelle piĂ¹ vicine alla postazione di comando avrebbero un costo superiore; addirittura, per potere avere la disponibilitĂ  di un giubbotto di salvataggio si pagherebbe una cifra a parte (dai 35 ai 70 dinari libici).

Intanto, spuntano le foto drammatiche scattate dalla Polizia italiana in cui si vedono centinaia di immigrati in mare in balia delle onde.

Comincia il grande esodo. Venerdì incidenti sull'Autostrada A1 e A14. 2 morti. Sgomberati i maiali

Incidente sulla Piacenza-Parma spacca in due l'ItaliaDa venerdi è iniziato il primo grande esodo estivo. E non mancano incidenti, code per chilometri e disagi. Tra oggi, sabato, e domenica, milioni di vacanzieri in auto percorreranno le autostrade per l’Italia per raggiungere le localitĂ  turistiche.

Nella giornata di venerdi l’Autostrada A1 e l’A14 sono stati interessati da tre brutti incidenti che hanno causato la morte di due persone e alcuni feriti creando forti rallentamenti alla circolazione con gli automobilisti fermi sotto il sole per ore con malori registrati un po’ ovunque.

Due incidenti nella notte sulla A1 Milano Napoli hanno costretto la chiusura dell’arteria in entrambi in sensi di marcia. L’Italia è stata divisa in due fino a mezzogiorno di venerdi. Il tratto Piacenza-Parma stato chiuso in direzione di Bologna.  La riapertura del tratto dell’Autosole tra il bivio con la A21 Torino-Brescia e Parma è stata disposta intorno alle dodici, chiuso appunto per i due incidenti che hanno provocato una prima vittima, tre feriti e code lunghe fino a 13 chilometri, con il ribaltamento di mezzi pesanti e serie ripercussioni anche sulla via Emilia.

La prima persona deceduta si chiamava Sonia Baiocchi, aveva 52 anni ed era residente a Sorbolo (Parma) la vittima del primo incidente stradale avvenuto sull’A1. La donna, impresaria edile, viaggiava in compagnia del marito Mauro Mora a bordo di una Citroen Picasso quando si è scontrata con un camion. La donna sarebbe deceduta sul colpo, il marito è invece rimasto ferito ed è ricoverato nel reparto di Ortopedia dell’Ospedale Maggiore di Parma. Nel secondo scontro, circa un’ora dopo il primo al chilometro 100 sempre in carreggiata sud, una Golf ha tamponato un camion che trasportava animali. Coinvolta una famiglia lombarda: madre e padre hanno riportato ferite gravi ma non sono in pericolo di vita, illesa la loro figlioletta di 5 anni.

Le code accumulate sono poi defluite attraverso uno scambio di carreggiata, ma il week end potrebbe riservare altre code improvvise lungo le arterie italiane.

Sull’A14 Bologna-Taranto, un ‘altro incidente si è verificato stato all’altezza di Ancona Sud: una seconda persona è morta e 3 sono rimaste ferite. L’automezzo coinvolto nell’incidente è un furgone attrezzato per il trasporto dei disabili. Vi viaggiava una famiglia di tre persone, originaria della provincia di Pesaro Urbino: padre, madre e figlio. Il deceduto è il padre, che era alla guida e che avrebbe perso il controllo del mezzo, uscito di strada. Sul tratto si sono accumulati circa 4 km di coda.

Il primo incidente è avvenuto poco prima delle 24 all’altezza del km 102, e ha coinvolto un’auto e piĂ¹ mezzi pesanti: Ă© stato necessario chiudere il tratto tra l’allacciamento con la A15 e Parma. All’1.30 si é poi verificato un tamponamento in coda al primo incidente, con il coinvolgimento di tre mezzi pesanti e un’auto: il mezzo pesante che trasportava maiali vivi si è ribaltato occupando gran parte della carreggiata con dispersione del carico. Dei tre occupanti dell’auto coinvolta, due sono stati soccorsi in condizioni gravi, il terzo – una bambina – Ă© rimasta ferita in modo lieve.  Gli animali hanno scorazzato tra le auto in coda, ma poi sono stati recuperati.

Autostrade per l’Italia consiglia agli utenti giĂ  in viaggio sulla A1 in direzione di Bologna di seguire per la A21, poi proseguire per A7, A12, A11, con successivo rientro in A1 all’altezza di Firenze. Agli utenti non ancora in viaggio e diretti verso Bologna viene consigliato di ritardare le partenze, o in alternativa di percorrere la A4 fino al bivio con la A22, per poi proseguire sulla stessa autostrada in direzione sud fino al bivio con la A1.

Sul luogo dell’incidente sono ancora in corso le operazioni di messa in sicurezza col recupero dei maiali dispersi da parte dei veterinari dell’Asl e di imprese specializzate, oltre alle attivitĂ  di rimozione dei mezzi coinvolti. Impegnata anche la Polizia municipale di Parma.

Pesanti ripercussioni sulla circolazione anche sulla via Emilia in direzione Sud. Fin dal primo incidente – spiega Autostrade – è stata attivata la distribuzione di acqua agli utenti in coda da parte del personale della Protezione Civile e della Direzione secondo Tronco di Milano di Autostrade per l’Italia.

Dalla banda larga (mai realizzata) alla "banda ultralarga". Cui prodest?

L'Italia passerĂ  dalla banda larga mai realizzata alla "banda ultralarga". Cui prodest?La banda “ultralarga” presto diventerĂ  realtà quando ancora l’Italia è in attesa di quella semplicemente “larga”, mai realizzata o a tratti.

Il Cipe ha approvato uno stanziamento di 2,2 miliardi di euro su 12 previsti per coprire l’intero paese, ha anticipato lo stesso premier Matteo Renzi: “Oggi il Cipe che si sta ancora riunendo ha approvato finalmente un cospicuo intervento economico sul piano di banda ultralarga, una autentica, straordinaria, novitĂ . E l’infrastruttura piĂ¹ importante per i prossimi 20 anni e l’obiettivo è una copertura completa del Paese”, ha spiegato il presidente del Consiglio.

Secondo il governo il piano per la banda ultralarga “vale 12 miliardi, di cui 5 privati e 7 pubblici. Di questi ultimi 4,9 vengono da iniziative del governo e 2,1 dai Fondi strutturali Regionali”, ha sottolineato Renzi chiamando i privati a fare la “loro parte”.

“A questo punto per gli operatori di telefonia non c’è da fare altro che mettersi in gioco”, ha infatti detto Renzi in conferenza stampa a palazzo Chigi parlando della delibera del Cipe sulla banda ultra larga. Il premier ha poi ricordato l’accordo di oggi tra Tre e Wind e l’investimento di 750 milioni annunciato da Telecom per il Centro Sud. “A quelli che dicono ma che state facendo al Sud – ha aggiunto – migliori risposte di queste non ci possono essere. Mentre qualcuno piange altri fanno”.

La banda larga è sempre stata una utopia in Italia sia per i pochi investimenti posti in essere che per la scarsa volontĂ  politica del passato a investire laddove, evidentemente il ritorno economico, è sempre stato ritenuto “minimale”. Sono almeno venti anni che se ne parla, tra promesse e mezze realizzazioni di impianti in fibra ottica.

Bypassare quella “larga”, mai realizzata, per arrivare alla banda ultralarga, ironizza piĂ¹ di qualcuno, “è un grande passo in avanti”. Occorre capire infatti a chi giova questa mega operazione. Oggi che il governo è disposto a mettere sul piatto 7 miliardi mentre i privati, che si faranno pagare fior di quattrini per connettersi, solo 5. I cittadini in questo modo pagheranno due volte: la prima attraverso il contributo statale, la seconda per pagare i gestori dei servizi di rete le cui infrastrutture hanno in larga parte giĂ  pagato. “Cui prodest? A guadagnarci saranno solo i giganti delle Comunicazioni?”, è la domanda che ci si pone.

Canale di Suez, inaugurata oggi la "doppia corsia"

Un porta container attraversa per la prima volta il vuovo Canale di Suez
Un porta container attraversa per la prima volta il nuovo Canale di Suez (Ansa/Ap)

Non ci fosse stato il Canale di Suez ai navigatori, giĂ  da molti secoli, dalle Indie toccava circumnavigare il grande continente africano per arrivare in Europa. Con la realizzazione del Canale che dal Mar Rosso approda nel Mediterraneo il commercio via mare fu molto agevolato. E’ ora una delle piĂ¹ importanti vie di comunicazione a livello mondiale.

Una “lingua” di acqua perĂ² stretta, che necessitava di un allargamento. E così, l’Egitto ha messo a punto un progetto “faraonico” di adeguamento e proprio giovedi è stato inaugurato la nuova “sezione”. Nel Canale di Suez oggi esiste la “doppia corsia”, grazie ad un allargamento che permette a due grandi navi che procedono da nord a sud e viceversa di incrociarsi senza estenuanti ore di attesa. Quando è successo oggi, le sirene hanno suonato a festa per la “gigantesca opera” che consentirĂ  di velocizzare il traffico e gli attracchi ai moli.

L’Egitto ha così svelato oggi al mondo, davanti a decine di re e capi di Stato e di governo, la sua nuova opera, il raddoppio del Canale di Suez. Una nuova autostrada del mare che affiancherĂ  quella esistente realizzata a metĂ  del XIX secolo e divenuta oramai inadeguata. Oltre a ridurre i tempi di percorrenza delle navi, il nuovo Canale di Suez consentirĂ  risparmi agli operatori del settore.

Ad inaugurare la grande opera, Il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi, in uniforme militare, che prima del “taglio del nastro” ha fatto un sopralluogo nel nuovo Canale di Suez dallo yacht al Mahrousa, insieme a decine di leader e capi di Stato e di governo.

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