15 Ottobre 2024

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Malasanità a Genova, muore di meningite a 33 anni. Era stato dimesso

Pronto soccorso ospedale Galliera Genova Malasanità a Genova, muore Fabrizio Vigo per meningite
La vittima Fabrizio Vigo

La procura di Genova ha aperto un’inchiesta in seguito all’improvvisa morte per meningite di un uomo di 33 anni, Fabrizio Vigo, avvenuta all’ospedale Galliera di Genova dopo essere passato per altri due ospedali.

L’uomo, che accusava dei dolori già nella notte tra martedi e mercoledi, era stato ricoverato la sera del 26 agosto all’ospedale Villa Scassi di Sampierdarena dove però era stato dimesso la mattina dopo. Nel pomeriggio di venerdi 28 ha cominciato a sentirsi male nuovamente ed è stato ricoverato all’ospedale Galliera dove le sue condizioni sono peggiorate fino al decesso.

Il magistrato Alberto Landolfi, che ha disposto il sequestro delle cartelle cliniche, vuole capire meglio le circostanze che hanno portato alla morte di Fabrizio Vigo, giovane imprenditore di serramenta, a Rossiglione. Non è chiaro se si tratta dell’ennesimo caso di “malasanità” in Italia.

Intanto l’Azienda sanitaria locale 3 di Genova in una nota spiega i passaggi della vicenda ospedalieri del giovane: “Il paziente è giunto all’osservazione del pronto soccorso di Villa Scassi alle 20.01 del 26 agosto, inviato dall’Evangelico di Voltri. Durante il periodo di osservazione, si è osservata la rapida e totale remissione dei sintomi senza evidenziazione di ulteriori segni che potessero orientare verso sospetti diagnostici indicatori di specifiche patologie”.

“Il paziente comunque – prosegue la nota dell’Asl3– è stato trattenuto in osservazione e, già dal primo mattino del 27 agosto, si presentava in buone condizioni generali: asintomatico, vigile, perfettamente orientato. Veniva dimesso alle 11.05 con la prescrizione di esami ematochimici di controllo e prenotazione di una visita specialistica. Il medico di guardia forniva il proprio numero di cellulare invitandolo ad usarlo per qualsiasi necessità.

“Al momento della notizia del decesso e della causa dello stesso il servizio di Igiene di ASL3, peraltro già attivato al momento della comunicazione del sospetto avvenuto tramite notifica dall’ospedale Galliera, alla conferma della patologia riconosciuta, si attivava per effettuare l’indagine epidemiologica e individuare i contatti che il paziente aveva potuto intrattenere”.

Beppe Grillo (M5S): "Un Piano Merkel per aiutare migranti a casa loro"

Beppe Grillo e Angela Merkel
SGUARDI INCROCIATI Beppe Grillo e Angela Merkel (combo Secondo Piano News)

Sul dramma dei migranti morti annegati e asfissiati nelle ultime ore e in generale sul flusso incessante di questi mesi, interviene il leader del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo che sul suo blog attacca l’Ue e i governi nazionali per la loro “inerzia” sull’emergenza e sprona loro a muoversi poiché tale atteggiamento potrebbe produrre risultati catastrofici in termini di perdita di vite umane e di possibili conflitti sociali.

“Serve un Piano Marshall”, afferma Grillo, ma “attualizzato in un Piano Merkel”, ossia rigide misure finanziate con quote dei Pil nazionali per aiutare le nazioni e i migranti “a casa loro”.  Medio Oriente e Africa in primis.

“La migrazione biblica in corso – è l’esordio di Grillo – non la fermeranno i carri armati, né i fili spinati o l’affondamento dei barconi. Non è arrivata all’improvviso. La UE e i vari governi nazionali sembrano sempre cadere dal pero e strumentalizzano la situazione come se loro non fossero la causa prima del problema”.

Secondo il fondatore del secondo partito italiano “non si è udita una sola voce di condanna delle cause, né una strategia di lungo termine per integrare queste persone in una Europa devastata dalla disoccupazione. Vogliamo creare immensi ghetti e banlieue?”, si chiede preoccupato il leader M5S.

“Al di là di una carità pelosa non si va, ignorando che su questa strada gli europei rottameranno gli attuali partiti e faranno risorgere movimenti neonazisti. Ora – prosegue  Beppe Grillo – si mette in discussione il regolamento di Dublino (che impone al profugo la permanenza nel Paese di arrivo), solo ora si chiede di accelerare le procedure di riconoscimento dei profughi (in Italia grazie all’incapacità di Alfano sono di circa due anni)”.

Misure che il M5S “ha chiesto da tempo venendo sbeffeggiato o ignorato o accusato di razzismo. Ma la Merkel e Hollande finora dove stavano? In un buco nero? Su Marte? Senza azioni coraggiose, nuove e di lungo termine si rischia la catastrofe con 200 milioni di arrivi nei prossimi anni (fonte CdS)”.

Grillo indica la strada che a suo avviso potrebbe risolvere il problema. “E’ obbligatorio – scrive – dare a queste persone delle migliori opportunità di vita nelle loro nazioni con investimenti mirati (sanità, infrastrutture, delocalizzazione di aziende produttive) con un nuovo Piano Marshall che potremmo attualizzare in “Piano Merkel” finanziato con una quota dei Pil nazionali da destinare all’Africa con una Commissione di controllo”.

“Altre azioni sono l’eliminazione della produzione di armi (l’Italia è la quinta produttrice mondiale) e la fine dell’ingerenza occidentale con missioni di pace e subordinazione totale agli interessi americani nel Mediterraneo e in Medio Oriente. Il flusso dei profughi da Afghanistan, Siria, Iraq e dalla Libia – conclude il leader M5S – è figlio delle nostre guerre e delle nostre armi. E’ ora di farsi un’esame di coscienza”.

Pure stamani il New York Times aveva criticato l’Unione europea accusandola di lavarsene le mani sull’emergenza migranti e lasciare che sia l’Italia a gestire da sola l’enorme problema che, come raccontano le cronache, più che prestarsi come paese di prima accoglienza è destinato a fungere da paese “becchino”, ossia a raccogliere cadaveri nel Mediterraneo.

Cantiere A3 Salerno Reggio Calabria, muore un altro operaio

L'A3 svincolo di MormannoUn operaio marocchino di 44 anni, Said Haireche, è morto stamane in un incidente sul lavoro avvenuto a Mormanno (Cosenza), in una cantiere Anas per i lavori di ammodernamento dell’Autostrada A3 Salerno – Reggio Calabria, all’altezza del chilometro 165 di Mormanno, sul Pollino.

L’incidente si è verificato dopo le 8 di venerdi mattina in circostanze ancora poco chiare. Per ricostruire la dinamica dell’incidente sono state avviate le indagini da parte dei carabinieri. L’area interessata all’incidente è stata sequestrata dalle autorità.

Secondo le prime ricostruzioni, l’operaio, che lavorava per una azienda di carpenteria metalliche, sarebbe rimasto schiacciato durante la posa di una trave.

Il presidente di Anas, Gianni Vittorio Armani, ha espresso in una nota della società, il suo cordoglio alla famiglia di Said Haireche. “Anas – si legge nella nota – avvierà immediatamente un’indagine per accertare eventuali responsabilità dell’impresa nel tragico incidente” costata la vita al giovane operaio.

Said Haireche, era residente a Sant’Angelo Le Fratte, in provincia di Potenza e lavorava da qualche tempo per l’azienda impegnata nei lavori di ammodernamento sull’A3.

L’incidente di stamane ricorda quello drammatico in cui perse la vita, dopo un volo di 80 metri, Adrian Miholca, l’operaio romeno di 25 anni morto il 2 marzo 2015 nel crollo del viadotto Italia sempre sulla Salerno-Reggio Calabria, a pochi chilometri dove si è consumato il dramma di oggi. Per ricordare Miholca venne ad aprile sul cantiere del viadotto Italia, al confine tra Basilicata e Calabria, il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio.

Diverse sindaci, istituzioni e associazioni dopo l’ennesimo incidente, hanno espresso “sdegno” e “cordoglio” e chiedono al governo e all’Anas maggiore sicurezza sul lavoro nei cantieri interessati all’ammodernamento dell’Autostrada A3 Salerno Reggio.

Tragedia a Reggio Emilia, bimbo di due anni beve liquido per stoviglie e muore

Il piccolo Carlo Russo è morto dopo aver ingerito liquido per lavastoviglie
Il piccolo Carlo Russo è morto dopo aver ingerito liquido per lavastoviglie

Tragedia a Reggio Emilia. Un bimbo di appena due anni, Carlo Russo, è morto venerdi mattina dopo che aveva ingerito del liquido per lavastoviglie.

Il bimbo era stato ricoverato d’urgenza mercoledì sera in ospedale a Reggio Emilia. Il bambino, spiega l’ospedale Santa Maria Nuova, è morto in Rianimazione a seguito di improvvise complicanze cardiache insorte ieri e peggiorate nella notte tra giovedì e venerdì.

Il piccolo Carlo Russo aveva ingerito del brillantante, mentre era nel bar a San Martino in Rio di proprietà di alcuni parenti. A quanto pare la sostanza era in un bicchiere e il piccolo avrebbe approfittato di un attimo di distrazione generale per prenderlo, portarselo ingenuamente alla bocca e berlo.

Immediato l’intervento dei presenti non appena il bimbo si è sentito male. La madre in particolare ha praticato una manovra per fargli rigettare quando ingerito, mettendolo con la testa in basso. Il bimbo ha così effettivamente rigettato gran parte della sostanza detergente, ma una minima quantità era stata evidentemente ingerita.

Dopo il trasporto in ospedale, le cure sembravano aver avuto effetto, perché le sue condizioni erano subito migliorate tanto che non era più apparso in pericolo di vita. Ma nella notte l’improvviso peggioramento. La Direzione dell’ospedale ha già disposto il riscontro diagnostico per accertare le cause del decesso, facendo ai genitori e a tutta la famiglia “le più sentite e commosse condoglianze per il gravissimo lutto”.

Il brillantante per lavastoviglie è comunemente usato nei locali pubblici, ma anche a casa, per rendere appunto più brillanti e asciutti le stoviglie. Se ingerito è “altamente nocivo”, per questo è vivamente consigliato tenerlo fuori dalla portata dei bambini.

La famiglia del piccolo Carlo Russo, raccontano i parenti, è “devastata per questa tragedia inaspettata”. Il corpicino sarà consegnato ai genitori per le esequie solo dopo gli esami autoptici in ospedale.

Muore l'ex prelato Józef Wesołowski. Il Papa lo arrestò per pedofilia.

Il Giubileo dei Nunzi Apostoloci celebrato da Giovanni Paolo II il 15 settembre 2000. Cerchiato in rosso Wesołowski (SecondoPianoNews.Com)
Il Giubileo dei Nunzi Apostoloci celebrato da Giovanni Paolo II il 15 settembre 2000. Cerchiato in rosso Wesołowski (SecondoPianoNews.Com)

E’ morto all’alba di venerdi, in Vaticano, l’ex Nunzio Apostolico della Repubblica Dominicana, Józef Wesołowski, 67 anni, l’ex alto prelato polacco accusato di aver commesso abusi sessuali su minori e per questo arrestato per volere di Papa Francesco il 24 settembre dello scorso anno. Era malato da tempo.

L’ex presule, già ridotto allo stato laicale dalle autorità della Santa Sede, era sotto processo in Vaticano per atti di pedofilia commessi a Santo Domingo e sarebbe stato in possesso di materiale pedopornografico.

La notizia della morte è stata confermata dal Vaticano. “Alle prime ore di questa mattina – si legge in un comunicato della sala stampa vaticana – è stato trovato defunto nella sua abitazione in Vaticano S.E. Mons. Jozef Wesolowski, già Nunzio Apostolico.

“Subito intervenuta l’autorità vaticana – prosegue la nota – per i primi accertamenti, i quali indicano che la morte è dovuta a cause naturali. Il Promotore di Giustizia ha ordinato un’autopsia, che sarà effettuata oggi stesso e i cui risultati saranno comunicati appena possibile. Il Santo Padre è stato doverosamente informato di tutto”, chiude la nota della Santa Sede.

Józef Wesołowski
Józef Wesołowski (Lapresse)

LE ACCUSE DI PEDOFILIA
Il 2 settembre 2013 diverse emittenti televisive della Repubblica Dominicana avevano diffuso la notizia del coinvolgimento di Wesołowski in un caso di abuso su minori. Diversi testimoni avevano confermato. Il 4 settembre 2013 le autorità della Repubblica Dominicana hanno avviato un’inchiesta penale nei confronti di Wesołowski, che nel frattempo era stato richiamato a Roma.

La Santa Sede confermò le indagini delle autorità dominicane su Wesołowski in merito alle accuse di pedofilia. Accuse abbastanza gravi da consigliare la sospensione del Nunzio Apostolico. Nel gennaio 2014 era stato reso noto che la Santa Sede aveva negato l’estradizione di Wesołowski in Polonia, dove sarebbe indagato per gli stessi reati.

Estradizione che la Città del Vaticano non concesse.

E' morto a 67 anni Józef Wesołowski
E’ morto a 67 anni Józef Wesołowski (Ap)

La decisione della restrizione nello “Stato Sovrano del Vaticano” sarebbe comunque stata una “strategia” per fermare “l’accanimento mediatico” contro la Chiesa sul tema della pedofilia.

Anche un modo per porre fine alle pressioni della Repubblica dominicana che vorrebbe processare a Santo Domingo Wesołowski per il presunto grave reato contestato. “Noi abbiamo il nostro tribunale e lo processeremo noi”, fanno sapere i vescovi.

Una mossa che mise al riparo e sotto tutela lo stesso presule (malato) e, al tempo stesso un segnale chiaro ad altri “sospettati” di abusi sui minori: “Le regoli morali ed etiche su cui si fonda la nostra Fede deve essere rispettata”. Come dire, la legge è uguale per tutti, quindi nessuno si senta intoccabile! “Non esistono i figli di papà”, diceva il papa annunciando “”tolleranza zero” verso i preti pedofili.

CHI ERA JÓZEF WESOŁOWSKI
Nato a Nowy Targ, nella piccola Polonia sessantasette anni fa, (15 luglio 1948) Józef Wesołowski, apparteneva al clero dell’arcidiocesi di Cracovia. Era stato ordinato sacerdote nel 1972 dall’allora Arcivescovo della città del “Wawel”, Karol Wojtyła che sei anni più tardi diventò il Sommo Pontefice.

Molto presto Józef entra nel servizio diplomatico della Santa Sede. I primi ruoli sono in diversi Paesi tra Africa, America Latina, Asia e Europa. Diventa vescovo il giorno dell’Epifania del 2000, anno del Giubileo, grazie alla consacrazione (nella Basilica di San Pietro) ancora una volta per volontà di Wojtyla, all’epoca Papa Giovanni Paolo II. “Siate costantemente memori di quest giorno – disse quel giorno Karol Wojtyła –  La luce di Cristo brilli sempre nei vostri cuori e nel vostro ministero pastorale”.

Libia, ecatombe nel Mediterraneo: 200 morti in due naufragi. FOTO CHOC

Ecatombe nel MediterraneoUn’altra ecatombe di grandi proporzioni nel Mediterraneo. Sono circa 200 i cadaveri di migranti che sono stati individuati dalla Guardia costiera libica davanti alle coste di Zuwara, teatro ieri di un doppio naufragio. Ma il bilancio potrebbe essere provvisorio.

I corpi di 40 persone sono stati trovati all’interno della stiva di un barcone che si è arenato su una spiaggia, mentre circa 160 galleggiavano in mare a circa 1 km dalla costa.

La Guardia costiera è riuscita a recuperare alcuni cadaveri ma altri sono stati lasciati in mare perché il battello  “non aveva abbastanza luce per continuare il lavoro”. I corpi sarebbero di migranti provenienti dall’Africa sub-sahariana, dal Pakistan, dalla Siria, dal Marocco e dal Bangladesh.

Secondo una ricostruzione di giovedì della Bbc, uno dei barconi aveva a bordo circa 50 persone mentre il secondo, che è affondato molto dopo, trasportava 400 passeggeri. Nel Canale di Sicilia l’incidente con il bilancio più pesante resta quello del 18 aprile scorso: circa 700 le vittime, la strage più grave dal dopoguerra.

La Libia, con la sua crisi interna che spacca il paese vari pezzi e favorisce l’infiltrazione dell’Isis, è terra da cui salpano molti barconi allestiti dai trafficanti di esseri umani grazie proprio alla carenza di controlli provocata dall’instabile situazione. Zuwara è notoriamente un punto da cui salpano molti barconi.

Intanto, dopo l’attracco di giovedi a Palermo della nave con i 52 cadaveri,  nel porto di Reggio Calabria sono arrivati con la Guardia Costiera 250 migranti soccorsi nel Canale di Sicilia. A bordo anche quattro cadaveri. I migranti, tra cui 7 minori e 23 donne delle quali una incinta, sono di varie nazionalità.

FOTO CHOC (IMMAGINI SENSIBILI)

Aperto un fascicolo d’inchiesta sulla morte dei 4 migranti, tre donne ed un uomo: l’uomo è morto per annegamento poco prima che iniziassero le operazioni di soccorso nel canale di Sicilia. Le tre donne, invece, sono morte per le esalazioni di benzina.

Sul corpo presentano anche gravi ustioni. La Guardia Costiera ha fatto sapere che ieri sono stati salvati 1.430 migranti. Settecento migranti sono giunti nel porto di Vibo Valentia con Medici senza Frontiere. Tra i migranti ci sono circa 30 bambini e 150 donne, molte delle quali incinte. La maggior parte dei profughi sono famiglie di origine siriana con diversi bambini; il resto provengono da Costa d’Avorio, Mali, Camerun, Nigeria, Sudan, Eritrea, Etiopia, Bangladesh e Pakistan.

Ed emergono altri particolari choc dopo lo sbarco della nave Poseidon, ieri, nel porto di Palermo, con a bordo 571 migranti e 52 cadaveri. I sopravvissuti hanno raccontato che i migranti sono stati picchiati a morte dagli scafisti per restare nella stiva.

L’emergenza non accenna a diminuire, anzi prosegue a ritmo impressionante il flusso migratorio dai paesi mediorientali e nord africani. Uomini, donne e bambini che fuggono dalle loro terre alla ricerca di una vita migliore in Europa, ma spesso rimangono vittime o delle acque o dei trafficanti che li torturano e uccidono.

Biancavilla, è stata la moglie Enza Ingrassia ha uccidere marito. Delitto (quasi) perfetto

La vittima Alfio Longo con la moglie Enza Ingrassia, presunta assassina
La vittima Alfio Longo con la moglie Enza Ingrassia, presunta assassina

Colpo di scena a Biancavilla, nel Catanese dove nella notte tra mercoledi e giovedi è stato ucciso, nella sua villa, a bastonate in testa, l’anziano di 67 anni Alfio Longo. Non c’è mai stata una rapina. Sarebbe stata la moglie Vincenzina “Enza” Ingrassia a uccidere il marito colpendolo violentemente con un ceppo di vite in testa. E’ quanto avrebbe confessato la stessa moglie. In casa i Carabinieri avrebbero trovato anche armi e piante di marjuana.

La donna è stata fermata dai Carabinieri di Catania dopo ore di interrogatorio ed ha ammesso le sue responsabilità sul delitto. Il marito – ha detto la donna agli inquirenti, “aveva scatti violenti” e lo avrebbe ammazzato, inscenando poi una rapina, perché “stanca di subire la sua violenza”. Ora spetta al Gip convalidare il fermo in arresto per omicidio.

Lucida, Enza Ingrassia avrebbe messo in atto il suo piano diabolico in piena notte: due rapinatori, Alfio Longo che si ribella ai presunti banditi, legati in due stanze diverse, poi lei che è riuscita a liberarsi vede il cadavere in una pozza di sangue e dà l’allarme in lacrime ai Carabinieri. Niente di tutto ciò.

La donna si sarebbe inventato tutto. Alcuni dubbi erano emersi fin da ieri. Delle piccole incongruenze che andavano approfondite, come hanno fatto i Carabinieri del comando provinciale di Catania e della compagnia di Paternò. Nella notte è emersa la verità: sarebbe stata Enza Ingrassia a uccidere a colpi di ceppo in testa il marito Alfio Longo, ex elettricista in pensione, perché “stanca della sue violenze”.

Già ieri si parlava di “gialli”Ad esempio, la notte della tragedia nessuno nella zona aveva sentito abbaiare i cani della coppia. “Strano – aveva commentato un vicino – si fanno sentire spesso e anche da lontano”. Ed è proprio questo uno “dettagli”, evidentemente, che la donna avrebbe trascurato. I cani di solito abbaiano all’ingresso di intrusi. 

Un altro dubbio che avevano gli investigatori era la scelta dell’obiettivo da parte dei rapinatori: una villetta di lavoratori, ma non di persone ricche. In una zona, hanno raccontato i vicini, che “è stata sempre tranquilla”.

E infine anche il bottino: poche centinaia di euro e, soprattutto due anelli dell’uomo, compresa la fede nuziale della vittima, e non quella della moglie. Un particolare quest’ultimo che oggi ha un’altra chiave di lettura: non una rapina, ma una separazione violenta con omicidio in piena notte, con lucida follia criminale. Un delitto quasi perfetto, quello presunto di Enza Ingrassia, non fosse stato per la trascuranza di due dettagli “cruciali” e per l’intuito dei Carabinieri.

L’autopsia sul corpo del pensionato Alfio Longo, verrà effettuata venerdi all’ospedale Garibaldi di Catania.

Istanbul, rissa in un negozio. Ex pugile Mohammed Fadel Dobbous stende 20 persone. VIDEO

pugile stende stende venti persone a IstanbulUn turista irlandese, Mohammed Fadel Dobbous, apre il frigorifero di un negozio di alimentari a Istanbul e per sbaglio fa cadere tutte le bottiglie conservate.

Il proprietario esce di scatto, inizia a litigare con lui e brandisce una mazza, minacciandolo.

Ne nasce presto una rissa contro molte persone. L’uomo, però, non è un viaggiatore qualsiasi ma un pugile professionista, e ha facilmente la meglio sul negoziante. A quel punto una decina di abitanti del posto, per lo più altri negozianti, si scaglia contro il turista-pugile.

Come in un film di Bud Spencer e Terence Hill, lo colpiscono con sgabelli alla schiena e mazze, ma lui resiste e a più riprese li stende tutti. Persino una coltellata ha ricevuto.

Il video, risalente al primo agosto scorso, è stato registrato dalle telecamere di sorveglianza e diffuso sul web. La clip è stata ripresa dalle tv turche, diventando virale sui social network.

Intervistato da una emittente televisiva, il turista pugile ancora con un braccio ingessato, la spalla dolente e con una ferita da coltellata ha affermato: “Si sono messi contro la persona sbagliata. Non ero ubriaco, non bevo”, ha detto.

“Quando l’acqua è caduta a terra – ha raccontato Mohammed Fadel Dobbous – mi sono scusato con i proprietari di negozi, ma mi hanno attaccato con bastoni”.  E a quel punto, accerchiato, si è difeso da oltre quindici commercianti turchi inferociti vicini del negoziante “bastonatore”.

pugile stende venti persone a Istanbul. racconto
Tutti stesi a terra in una manciata di minuti. Mohammed Fadel Dobbous, ex pugile professionista che ora insegna il celebre sport, è  cittadino irlandese ma è nato in Kuwait. Il video postato su You Tube ha collezionato oltre un milione di visite in poche ore. Senza contare gli altri Social network come Facebook e Twitter. Appunto una scazzottata “virale”.

L’INTERVISTA AL PUGILE

Strage migranti in Austria, società Hyza: "Camion venduto nel 2014"

Il camion della società di prodotti avicoli Hyza dove sono stati rinvenuti i cadaveri di decine di migranti in Austria
Il camion della società di prodotti avicoli Hyza dove sono stati rinvenuti i cadaveri di decine di migranti in Austria (Ansa/Ap)

Il camion dove sono stati ritrovati i corpi senza vita di decine di immigrati in Austria era stato venduto nel 2014, insieme altri 20 camion dalla società “Hyza”, azienda che opera nel settore dei prodotti avicoli con sede in Slovacchia, a sette diverse ditte private sempre nella Repubblica di Slovacchia.

La società, il cui brand ha fatto in “negativo” il giro del mondo, si difende e, nell’esprimere “cordoglio per la tragedia”, precisa che il nuovo proprietario del camion frigorifero utilizzato per la tratta dei migranti pare l’avesse a sua volta venduto alla MasterMobilKer Kft in Ungheria. Nè il vecchio proprietario né MasterMobilKer hanno rimosso etichette e il brand Hyza.

Gli investigatori austriaci, una volta accertati i passaggi di proprietà del mezzo, cercano di capire chi possa essere stato l’ultimo acquirente che ha celato la tratta (e la strage) dietro il marchio Hyza.

Al momento, scrive la società, “stiamo collaborando con la Polizia austriaca” per cercare di risalire ai trafficanti che hanno causato la strage sull’autostrada al confine tra Austria el’Ungheria.

Tutti veicoli della società “Hyza” – spiega Hiza – sono monitorati con il sistema GPS e sono tutti nella Repubblica di Slovacchia”.

“Questo camion utilizzata per il crimine con targa ungherese è stato eliminato dalla nostra proprietà e venduto nel 2014 insieme ad altri 20 camion a sette differenti aziende private nella Repubblica slovacca”.

“Il nuovo proprietario non ha rimosso il marchio sul veicolo e lo ha venduto in Ungheria alla società MASTERMOBILKER, KFT”.

“Siamo molto dispiaciuti per la tragedia ed esprimiamo le nostre sincere condoglianze alle famiglie delle vittime”, conclude la nota di Hyza, che ha sentito il dovere di precisare per difendere l’immagine della propria azienda, estranea al rinvenimento dei cadaveri su uno dei suoi ex mezzi di trasporto.

Austria, 71 i morti nel camion. Tra loro donne e bambini siriani. 3 arresti

Il punto in Austria dove è stato ritrovato il camion carico di migranti morti
Il punto in Austria dove è stato ritrovato il camion carico di migranti morti

E’ drammatico il bilancio della strage di migranti in Austria, trovati cadaveri in un camion abbandonato sull’autostrada A4, vicino Vienna. La Polizia parla di 71 corpi tra i quali 59 uomini, 8 donne e 4 bambini.

Intanto, in Ungheria sono state arrestate tre persone sospettate di essere i trafficanti di esseri umani. Il camion era con targa ungherese ma, probabilmente, per depistare, i presunti criminali non avevano rimosso le etichette pubblicitarie e il marchio di una nota azienda slovacca di prodotti avicoli che ieri ha precisato che “quel camion era stato venduto nel 2014”.

I migranti erano deceduti da giorni, hanno confermato le autorità in una conferenza stampa a Eisenstadt. I documenti di viaggio siriani rinvenuti, potrebbero suggerire che si tratta di rifugiati fuggiti dalla Siria.

Giovedi mattina decine i migranti sono stati trovati morti soffocati in un camion abbandonato in autostrada parcheggiato sulla corsia di emergenza vicino al confine orientale tra Austria, Ungheria e Slovacchia.

La Polizia austriaca ha affermato che il numero accertato è di 20 morti, ma ha aggiunto che le vittime potrebbe essere addirittura 50. E’ probabile che il camion abbia sostato giorni sotto il sole perché, da quanto rivelato dai medici accorsi sul posto, i loro corpi avevano cominciato a decomporsi. I medici stimano che gli immigrati possano essere morti dai 4 ai 5 giorni scorsi.

Sarà comunque l’autopsia a stabilire il giorno del decesso e da lì risalire con le numerose telecamere tragitto e soste ed eventualmente identificare gli autori della tratta. I criminali avrebbero avuto dei complici che li hanno prelevati in auto una volta abbandonato il camion.

Il mezzo adesso è stato spostato in una località segreta per un esame dettagliato. Dalle prime immagini sembra che il camion fosse destinato al trasporto di galline, dotato di impianto di refrigerazione. Le scritte appaiono essere in lingua slovacca e si evincono anche estensioni web .sk. Non è dato sapere se il camion fosse stato rubato all’azienda di trasporto di prodotti avicoli. La targa è però ungherese.

Al momento non si conosce ancora l’origine degli immigrati ma sono decine di migliaia i migranti che, provenienti da paesi in conflitto in Medio Oriente e Africa, stanno cercando di farsi strada verso l’Europa sia via terra attraverso i Balcani che via mare mediante il Canale di Sicilia.

ATTENZIONE: IMMAGINI SENSIBILI

Il ministro dell’Interno dell’Austria, Johanna Mikl-Leitner, in una conferenza stampa ha chiesto all’Unione europea di istituire dei “centri di accoglienza” ai confini Ue “per permettere il trasferimento in sicurezza di profughi nei 28 stati membri”. “Questo è adesso il passo più importante”.

“Troveremo il modo di distribuire il carico e le sfide in modo equo”, ha detto la cancelliera tedesca Angela Merkel, che ieri aveva definito vergognosi gli attacchi al centro migranti. Merkel si è detta “sconvolta” dalla tragedia del camion carico di migranti morti in Austria.

Il macabro ritrovamento del camion di oggi avviene proprio nel giorno del summit sull’immigrazione a Vienna. Dal vertice nella capitale austriaca “è emersa finalmente una maggiore consapevolezza comune nell’Ue e la necessità che ognuno si assuma la sua responsabilità sull’immigrazione”, ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. “Fino a tre mesi fa – ha aggiunto – l’Italia e la Grecia sembravano da sole, purtroppo la durissima realtà, come la tragedia di oggi, ha fatto sì che adesso ci sia un diverso linguaggio”.

Intanto, approderà in serata nel porto di Palermo la nave svedese Poseidon con a bordo 571 migranti e le 52 salme scoperte nei giorni scorsi. Si tratta delle vittime dell’ultima tragedia avvenuta nel Canale di Sicilia, che erano rinchiuse nella stiva di un barcone soccorso ieri dall’unità svedese impegnata nell’operazione Triton.

I migranti sarebbero deceduti a causa dei gas di scarico dei motori dell’imbarcazione. La Prefettura di Palermo, che coordina le operazioni, ha già predisposto la macchina dell’accoglienza – Asp, Croce rossa, Protezione civile e Caritas – per garantire a tutti controlli sanitari e assistenza.

Il leader della Lega Matteo Salvini su twitter attacca: o si fanno campi d’accoglienza in nord Africa o contiamo 50 morti al giorno.

Mafia Capitale, Renzi non scioglie Roma ma "commissaria" il sindaco Marino

Il sindaco Marino e il premier Renzi sorridenti. Mafia Capitale, Renzi non scioglie Roma ma "commissaria" il sindaco Marino
ALTRI TEMPI. Il sindaco Marino e il premier Renzi sorridenti.

Il Consiglio dei ministri presieduto da Matteo Renzi non scioglie per mafia il comune di Roma ma commissaria il sindaco Ignazio Marino affidando al prefetto super poteri. Lo chiamano “raccordo istituzionale” col Franco Gabrielli, ma appare abbastanza chiaro che si tratta di un esautoramento di poteri.

A tre mesi dall’inizio del Giubileo straordinario indetto da Papa Francesco, irrompe sul tavolo del governo la questione di “Mafia Capitale”. Durissima la relazione del prefetto di Roma Franco Gabrielli che ha ritenuto come la giunta Marino sia stata “inquinata” da elementi “organici” alla mafia (la giunta precedente al rimpasto, ndr).

Il sindaco Marino, intanto, prosegue rilassato le sue vacanze negli States e a poco sono valsi gli appelli delle forze politiche, compreso il Pd, per un rientro immediato per affrontare di persona tutta la vicenda. Ad illustrare i dettagli della decisione del Cdm in conferenza stampa, il ministro dell’Interno Angelino Alfano, che ha annunciato lo scioglimento del comune di Ostia sempre per i fatti emersi da “Mafia Capitale”

Per Roma, non si procederà allo scioglimento (secondo molti esperti “da sciogliere per gli elementi emersi”), benché in vista dell’evento universale come il Giubileo non si vorrebbe dare all’estero l’immagine di una capitale europea come Roma “con macchia mafiosa”, sebbene lo stesso prefetto aveva indicato nella sua “requisitoria” che la passata giunta sia stata inquinata da apparati criminali come quelli emersi nell’inchiesta Mafia Capitale (Buzzi & Carminati)

Sarà il prefetto capitolino, com’era già stato fatto filtrare nei mesi scorsi, a occuparsi della gestione del Giubileo. Alfano spiega che è stato lui a proporre “di assicurare al prefetto di Roma (Gabrielli) la pianificazione con il sindaco di un piano di interventi di risanamento in 8 ambiti”.

Di fatto un “affiancamento” che ha il sapore di sottrazione dei poteri al sindaco. Primo cittadino e rappresentante del governo si erano pure telefonati dopo la “fuga di notizie” del commissariamento del Giubileo all’insegna di una cordiale e fattiva “collaborazione” ma, evidentemente, l’estate ha portato altri “consigli”…Segnali di elezioni anticipate?

Virginia, reporter spara a suoi ex colleghi e si suicida. "Ho vendicato la strage di Charleston"

Sequenza choc della sparatoria in Virginia (Ansa)
Sequenza choc della sparatoria in Virginia (Ansa)

Vester Lee Flanagan, il killer che in Virginia ha ucciso una reporter e un cameraman mentre erano in diretta tv, si è sparato ed è morto un paio d’ore dopo nell’ospedale dove era stato ricoverato. In gravi condizioni, invece, la direttrice della Camera di commercio locale che al momento della sparatoria stava parlando alle telecamere della WDBJ7, una affiliata della Cbs. Ad intervistarla era Alison Parker, 24 anni, supportata dal cameraman Adam Ward, 27 anni, le vittime.

Il killer, 41 anni, afroamericano, anch’egli ex reporter della WDBJ7, quindi ex collega delle due vittime, ha ripreso il momento in cui si è avvicinato e ha aperto il fuoco contro Alison. Immagini choc da lui stesso riprese con lo smartphone e che si aggiungono a quelle agghiaccianti catturate con la telecamera da Ward prima di essere a sua volta colpito dal killer.

In un documento inviato via fax alla Abc, Vester Lee Flanagan avrebbe spiegato di aver voluto vendicare la strage di Charleston, dove il 17 giugno scorso un giovane “bianco” ha fatto irruzione nella Chiesa afroamericana e ha fatto strage di nove persone di colore.

“Perchè ho fatto questo?”, scrive nel documento inviato all’emittente tv che l’ha divulgato. “Per vendicare la strage di Charleston”. “Quello che mi ha mandato fuori di testa è stata quella sparatoria. E sui miei proiettili ho inciso le iniziali delle vittime”.

“Ho pagato la caparra per la pistola il 19 giugno”. Armato, ha poi teso l’imboscata ai suoi ex colleghi. Ce l’aveva soprattutto con Alison, definita dal killer come una reporter che avrebbe commentato la strage con una certa “soddisfazione”. “Alison – ha scritto Vester Lee Flanagan – ha fatto commenti razzisti. L’hanno assunta dopo questo?”. Il video della sparatoria che ha realizzato col suo smartphone, il killer l’ha postato su tutti i social network.

Il killer suicida nelle sue ventitrè pagine ha anche scritto di aver sofferto sul lavoro “discriminazione razziale, molestie sessuali e di essere stato oggetto di bullismo”. “Ho tutto il diritto di essere arrabbiato, e la strage della Chiesa di Charleston è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso”.

Flanagan, dopo aver compiuto la sua “missione di morte”, era fuggito a bordo di una Ford Mustang del 2009, e si era sparato dopo che la polizia lo aveva raggiunto ed affrontato sulla Virginia Interstate, una delle principali arterie stradali dello Stato.

“Una sparatoria tragica, un altro esempio di violenza delle armi divenuta troppo comune negli Stati Uniti”: questo il commento della Casa Bianca sull’uccisione di due reporter in diretta Tv. “Il Congresso – ha esortato il portavoce di Barack Obama, Josh Earnest – passi la stretta sulle armi da fuoco”.

Il possesso di armi negli Stati Uniti, aveva detto Obama,  “è la mia frustrazione”. Non aver avuto la “determinazione” di incassare una legge contro l’uso delle armi, per il presidente Usa è l’unico neo “del mio mandato presidenziale”. Il problema per Obama è che i maggiori ostacoli sul varo di una “stretta sulle armi” li trova nei “grandi elettori” presidenziali, in genere a capo di multinazionali di armi.

 

Centrodestra, staffetta Berlusconi Salvini per la leadership

Intesa Salvini e Berlusconi - Patto Salvini e BerlusconiIl ticket Matteo Salvini-Silvio Berlusconi per “mandare a casa Renzi”. E la rinnovata alleanza tra Lega e Forza Italia, che si fonda su basi solide, visto che i contenuti del programma sono già concordati, mancano da definire solo i punti relativi all’Europa, sui quali “dobbiamo ancora accordarci”.

Dopo settimane, se non mesi, in cui il leader del Carroccio si è guardato bene dal dare il suo placet ufficiale a una rinnovata intesa con il Cavaliere, anzi non ha mancato di prendere le distanze da Forza Italia su alcuni temi, a partire dalla famiglia di appartenenza in Europa (“come allearsi con chi sta nel Ppe”, aveva detto ad esempio Salvini), oggi Salvini scioglie la riserva e in due diverse interviste sembra spianare la strada alla realizzazione del progetto berlusconiano.

Prima, infatti, sul Corsera dà ragione a Berlusconi sulle primarie per le comunali: “Se c’è l’accordo non si fanno” – salvo poi rilanciarle a livello nazionale “se esistono differenze, ed esistono”, su candidato e programmi -, e successivamente dalle colonne di Panorama si dice più che disponibile a un ticket con l’ex premier (“Sarebbe la soluzione migliore”, vista la “sua esperienza che mi sarebbe molto utile”, spiega).

Salvini, inoltre, svela di aver svolto un sondaggio a Ferragosto tra i militanti della Lega e il risultato è stato favorevole a una nuova alleanza con gli azzurri: “Anche i nostri ormai hanno capito che per mandare a casa Renzi bisogna allearsi con Forza Italia”.

Parole che vengono accolte dal partito di Berlusconi con un cauto ottimismo. In pochi, infatti, si affrettano a commentare (lo fanno Brunetta, Girò e Gelmini). Il timore, viene spiegato, è che si tratti solo dell’ennesima mossa tattica di Salvini. E il rischio di lasciargli campo libero alla guida del centrodestra viene considerato “elevato dagli azzurri. “Matteo sa che se si dovessero fare davvero le primarie nel centrodestra perderebbe con Berlusconi, meglio allora – sono i ragionamenti a caldo di alcuni big di FI – la scalata dall’interno, tenendo buoni noi e il Cavaliere.

Il quale, ancora in Sardegna per qualche giorno, continua a tessere la tela del nuovo progetto che coinvolgerà il partito, qualunque sia il nome – “Altra Italia” o ancora Forza Italia, o anche entrambi, il primo futuro perno della nuova coalizione di centrodestra, e fiore all’occhiello dell’ex premier, il secondo “contenitore” dell’attuale classe dirigente e dei parlamentari da riconfermare – l’importante, viene spiegato, è che la struttura sia più snella e che raccolga facce nuove, capitanate dagli annunciati ’20 saggi che saranno nella compagine governativa in caso di vittoria.

Ad ogni modo, per il momento Berlusconi non commenta le parole di Salvini, attende la ripresa dei lavori dopo la pausa estiva per tornare a fare il punto con i suoi e magari mettere in agenda un nuovo faccia a faccia con il segretario leghista.

Una cosa, però, deve essere ben chiara al suo interlocutore lombardo: il leader sono e resto io, è il ragionamento del Cavaliere – ed ogni decisione va concordata con me. E i primi frutti stanno arrivando, spiegano i fedelissimi: Salvini ha capito che senza Berlusconi e Forza Italia non va da nessuna parte.

Sul tavolo, resta l’ipotesi di tornare a dialogare con il Pd – nessun nuovo patto, però, è l’imperativo – in vista della ripresa dell’iter sulle riforme (la posizione di Grasso sulle modifiche e i numeri risicati al Senato per Renzi potrebbero giocare a favore di Berlusconi), ma con il vero obiettivo di cambiare l’Italicum (premio di maggioranza da assegnare alla coalizione e non più alla lista). Del resto, a differenza di Salvini, che oggi ipotizza il ritorno alle urne nel giro di un anno, Berlusconi appare ai suoi più prudente. E la dead line del 2018 non gli dispiacerebbe affatto: serve tempo per la riorganizzazione complessiva a cui sta lavorando.

Biancavilla (Catania), rapina in villa finisce male. Ucciso Alfio Longo. (E' stata la moglie – update)

La villa a Biancavilla. A destra la vittima Alfio Longo
La villa a Biancavilla. A destra la vittima Alfio Longo

Sarebbe di poche centinaia di euro il bottino per il quale due malviventi hanno ucciso Alfio Longo in una rapina  avvenuta la scorsa notte nella sua villa in zona Vigne, contrada Crocefisso di Biancavilla, Catania.

Due banditi, col volto coperto, hanno fatto irruzione nella villa del malcapitato e lo hanno colpito ripetutamente alla testa con un bastone. Illesa la moglie Enza Ingrassia che è riuscita a dare l’allarme dopo essersi liberata. Da quanto raccontato dalla donna, il marito Alfio Longo si era ribellato al tentativo di rapina scatenando la violenta reazione degli aggressori.

I due rapinatori dopo essere entrati in casa forse facendo rumore, hanno svegliato marito e moglie e li hanno minacciati per avere soldi e oggetti preziosi. I due malviventi, che sarebbero italiani, avrebbero separato marito e moglie, legandoli in due stanze diverse. Quando la donna è riuscita a liberarsi ha trovato il corpo del marito senza vita e ha avvisato i Carabinieri.

BREAKING NEWS: E’ STATA LA MOGLIE VINCENZINA INGRASSIA A UCCIDERE MARITO ALFIO LONGO >> leggi (update 28-8-2015) 

Sul caso indaga l’Arma che sta dando la caccia ai due killer. Non si esclude che i due aggressori siano della zona. Dalle modalità della rapina sembra che i banditi “conoscevano bene” le abitudini della coppia. Resta un mistero il perché i cani nella villa dell’anziano non abbiano abbaiato in piena notte. Nessuno li avrebbe sentiti.

Alfio Longo, un elettricista in pensione da quanto appreso è stato aggredito e ammazzato con “brutalità inadita”. Una sorta di “arancia meccanica” senza scrupoli. L’uomo, quando la moglie è riuscita a liberarsi e a chiamare i soccorsi, era già senza vita.

“Non ci posso ancora credere, siamo sconvolti, una cosa incredibile”, ha affermato uno dei cognati di Alfio Longo. “Ci hanno detto che c’è stata una rapina – aggiunge – e che lui ha reagito e gli hanno rotto la testa. Un atto terribile. Vogliamo sapere cosa è accaduto e chiediamo che sia fatta giustizia”.

“È stata una scena orribile, la moglie ha chiesto aiuto e noi siamo entrati nella villetta e abbiamo visto il corpo sul letto: una scena indimenticabile”, commenta invece Giuseppe Amato, uno dei tre vicini che poco prima delle 5 di stamattina è entrato nella villetta di Alfio Longo allertato dalle urla della moglie della vittima, Enza Ingrassia. “Lei piangeva – afferma – e parlava di una rapina. Abbiamo chiamato il 112 e non abbiamo toccato nulla”.

Mafia, riforma 416 ter. Pd: "Pronta norma interpretazione". M5S attacca: "Caporetto"

Mafia, riforma 416 ter, M5S caporetto norma. Pd: Pronta legge intepretazionePredisporre una legge di interpretazione autentica sul 416 ter, il reato di voto di scambio politico mafioso la cui riforma tante polemiche ha suscitato nell’aprile del 2014 quando venne approvata, e che continua a provocare discussioni nelle aule dei tribunali.

Ad un anno e mezzo dalla riforma del 416 ter, approvato per la prima volta nel 1992, riformato nell’aprile del 2014 tra le polemiche e oggetto da 23 anni di una battaglia senza esclusione di colpi, oggi arriva una novità da chi fu il relatore del provvedimento, il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle commissioni Giustizia e Antimafia.

Oggetto del contendere, tra i magistrati che devono applicare la norma, è il riferimento al metodo mafioso di cui al terzo comma del 416 bis (il reato di associazione mafiosa): l’interpretazione autentica servirebbe a chiarire che secondo il legislatore il reato è commesso quando le parti si accordano e chi riceve la promessa di voti ha coscienza di accordarsi con un mafioso.

Ma quale è oggi lo stato di applicazione della norma? La riforma ha permesso di poterla utilizzare, visto che fino al 2014 era praticamente inutilizzata perché mutilata, come dicono i difensori, o rende impossibile la repressione di questo reato se non viene dimostrato il metodo mafioso, cosa molto complicata da fare, come sostengono i detrattori? Le sentenze degli ultimi mesi, per la verità, danno ragione all’una e all’altra tesi.

In Campania, per esempio, nel marzo di quest’anno, il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), accogliendo la richiesta del pm della Dda di Napoli, ha condannato a 7 anni di carcere l’esponente del clan dei Casalesi Alessandro Cirillo, ex braccio destro del capo dell’ala stragista del clan Giuseppe Setola, proprio per il reato di voto di scambio politico-mafioso così come modificato nell’aprile 2014 e commesso in occasione delle elezioni comunali di Casal di Principe. Ancora più recentemente, il 28 maggio scorso, la Corte d’Appello di Torino ha pronunciato 45 condanne al termine del troncone principale del processo Minotauro, relativo alla presenza delle cosche nel capoluogo piemontese e dintorni, con una sentenza che riconosce il voto di scambio.

Al tempo stesso, il 27 maggio scorso, il procuratore aggiunto di Palermo Vittorio Teresi ha bacchettato il legislatore che, modificando il reato di voto di scambio, chiede la prova della intimidazione mafiosa esercitata per l’ottenimento della preferenza. Proprio questo aspetto avrebbe fatto che sì che il Gip di Palermo ha inteso non poter procedere per il 416 ter nei confronti di 4 politici siciliani arrestati per compravendita di voti nelle elezioni siciliane del 2012.

Allo stesso modo, la Cassazione il 3 giugno 2014 ha annullato con rinvio alla Corte di appello di Palermo la sentenza con la quale era stato condannato per voto di scambio l’on. Antinoro, mancando, secondo i giudici, un esplicito riferimento alle modalità mafiose con le quali i voti promessi sono stati in concreto procurati. “Ma il metodo mafioso – osserva Mattiello – è l’appartenenza al sodalizio criminale. Il mafioso è tale perché appartiene al sodalizio mafioso. Se questo è il fuoco, bisognerà che gli inquirenti provino che il soggetto che accetta la promessa di voti, in cambio della promessa di soldi o di altra utilità, sia consapevole di accordarsi con chi concretamente agisce in un sodalizio mafioso”.

La proposta di una legge interpretativa non convince però il senatore M5S Mario Michele Giarrusso. “Il relatore è in difficoltà perchè è la Caporetto della norma. Va espunto dal Codice il fatto che debba essere dimostrato il “metodo mafioso” che non era previsto nella formulazione del ’92”. La legge interpretativa piace invece all’ex procuratore di Torino Gian Carlo Caselli.

Il 416 ter colpisce l’accordo politico-mafioso, ovvero il fatto che il politico promette denaro “o altre utilità” in cambio del consenso elettorale. Proprio la dicitura “o altre utilità” è stata inserita con la riforma, che prima faceva riferimento esclusivamente al denaro. Altro punto fortemente contestato sono le pene, che la riforma del 2014 ha abbassato e che in Commissione Giustizia nelle scorse settimane sono state alzate, portandole da un minimo di 6 anni ad un massimo di 12.

Francia, spari in un campo rom. 4 morti tra cui bimbo di 6 mesi

sparatoria in un campo nomadi 3 morti a Roye Francia gendarmiSono salite a quattro le vittime, tra cui un bambino di pochi mesi e un poliziotto, della sparatoria in un campo nomadi a Roye, Somme, nel nord della Francia.

Lo conferma la prefettura locale. La sparatoria è iniziata intorno alle 16.30  Secondo quanto di apprende, a sparare sarebbe stato un uomo per un presunto regolamento di conti nel campo rom. Non è noto se l’individuo in questione facesse parte della comunità dei nomadi.

Le autorità avevano affermato che le vittime erano tre: un uomo, una donna e un lattante di pochi mesi, tutti e tre “parte della comunità dei nomadi”. Erano almeno quattro i feriti di cui due in serio pericolo di vita. Lo sparatore è rimasto ferito, un bambino di tre anni e due poliziotti, uno dei quali è morto.

sparatoria in un campo rom. 3 morti a Roye FranciaSecondo BFMTV, l’uomo armato aveva già ucciso “una donna, un uomo e un bambino di sei mesi” prima dell’arrivo della polizia. I gendarmi sono stati poi “accolti da spari quando sono arrivati“.

Due di loro sono stati colpiti. Tutta l’area del campo è stata circondata dalla polizia francese. Sul luogo sono giunte diverse ambulanze, vigili, e un elicottero.

 

Amante non vuole rapporti sessuali con una 46enne, lei lo sequestra

Amante non vuole rapporti sessuali con una 46enne, lei lo sequestraNei fatti di cronaca ci si è abituati al contrario. Questa volta, invece, i ruoli si sono invertiti ed è stata la donna a chiudere a chiave l’amante reticente, nel seminterrato della propria abitazione, perché colpevole di essersi rifiutato di avere altri rapporti sessuali con lei.

Il singolare episodio – avvenuto ad Arzano, popoloso comune dell’hinterland a nord di Napoli – è un tipico caso da numeri al Lotto: e, infatti, c’è chi subito si è precipitato al botteghino per tentare la sorte. Protagonisti sono una quarantaseienne, nata nel Napoletano ma trasferitasi in Liguria dopo la separazione con il marito, e un giovane di 25 anni, anche lui del posto.

Alcuni amanti della cabala si sono sbizzarriti nel formulare una quaterna che sintetizza i fatti: gli anni dei due protagonisti della storia (46 lei e 25 lui); l’amante che si allontana, che fa 87, e i carabinieri (24), intervenuti per arrestate la donna.

La signora, tornata in Campania per trascorrere un periodo di ferie, ha fatto la conoscenza del giovane con il quale ha poi deciso di concedersi una fugace relazione estiva. L’incontro tra i due è stato organizzato a casa di lei: dopo avere consumato, il giovane amante ha chiesto di andare via. La donna, però, ancora desiderosa della sua presenza, non è stata per nulla d’accordo.

Alle insistenze del giovane di lasciare l’alcova, ha reagito usando le maniere forti: ha preso le chiavi e all’ennesimo “no” opposto dal ragazzo ha risposto chiudendolo nel seminterrato dalla sua abitazione. Il giovane, visibilmente spaventato, è riuscito a chiedere aiuto ad alcuni passanti i quali hanno subito avvertito i carabinieri. I militari hanno trovato la donna in casa e il ragazzo chiuso a chiave nel locale.

Dopo averlo liberato, il giovane ha spiegato i fatti ai carabinieri, che hanno arrestato la 46enne con l’accusa di sequestro di persona. La donna è stata portata ad Aversa (Caserta), davanti a un giudice del Tribunale di Napoli Nord, che ha deciso di convalidare il provvedimento d’arresto e disposto l’obbligo di firma, in Liguria, fino al momento in cui sarà celebrato il processo per direttissima.

Expo, record di ingressi ad agosto. In una settimana 850mila

albero della vita foto expo 2015La capacità di attrazione di Expo ad agosto è stata superiore al caldo, pur intensissimo, di questa anomala estate 2015: in una sola settimana – dati ufficiali – hanno varcato i tornelli dell’Esposizione Universale di Milano più di 850 mila persone, per l’esattezza 856.002. E in un solo giorno si è toccato il picco di 153.249. E’ avvenuto il 20 agosto, il giorno successivo alla visita della Cancelliera tedesca Angela Merkel, quando i visitatori furono “solo” 130.152. Il giorno successivo, 20mila in più.

Un record. Nonostante il caldo, il mese di agosto è andato al di là delle più rosee aspettative a detta degli stessi responsabili di Expo. “E’ stata una bellissima sorpresa” aveva commentato nei giorni scorsi il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia. Oggi il commissario unico, Giuseppe Sala, ha commentato i numeri ufficiali. Nell’ultima settimana, dal 17 al 23 agosto, è stato un exploit: “I dati ci dicono che agosto è stato il “mese dei francesi”. Abbiamo riscontrato una grande affluenza soprattutto nelle persone che hanno acquistato biglietti validi per due giorni. E la permanenza media in Expo si è allungata: prima era di 6-7 ore, nell’ultima settimana è salita a 9 ore”.

Per questo si stanno cercando soluzione per distribuire maggiormente gli afflussi, anticipando di un’ora l’apertura di due ingressi (Roserio e Merlato), quelli che non incidono sul traffico della metropolitana.

I dati della settimana post ferragosto sono i più alti del mese. Oltre al picco di 153.249 (20 agosto), per complessivi 856.002 ingressi, questi i numeri nel dettaglio: 17 agosto, 112.828; 18 agosto: 114.627; 19 agosto, 130.152; 21 agosto: 134.386; 22 agosto: 124.872; 23 agosto: 85.888.

“I dati degli accessi – precisa Expo – includono gli accrediti (personale di servizio ed ospiti giornalieri) per un ammontare valutato intorno alle 8.000 unità al giorno in queste settimane”.

A fine luglio, esattamente a metà percorso dell’Esposizione, i biglietti emessi erano stati complessivamente 10,1 milioni, in linea con le aspettative. Per l’esattezza, 10.129.254 a tutto il 31 luglio. E nel solo mese di luglio gli ingressi complessivi erano stati 2,8 milioni. I dati di agosto, alla luce del boom di ferragosto, si annunciano superiori. Expo precisa peraltro che, per esigenze di “assoluta trasparenza”, renderà noti gli ingressi settimana per settimana.

Marò, fallita la diplomazia. Amburgo respinge ricorso dell'Italia

I marò Massimiliano Girone e Salvatore Latorre
I marò Massimiliano Girone e Salvatore Latorre

Marò ancora sulla graticola. Il ricorso dell’Italia al tribunale del mare ad Amburgo si è risolto con un nulla di fatto. Respinto. Bocciato. L’assise tedesca non assumerà infatti alcuna “misura temporanea” richiesta dall’Italia sui fucilieri della Marina militare Latorre e Girone in attesa della conclusione dell’iter giudiziario tra India e Italia.

Il nostro Paese aveva chiesto al Tribunale di consentire il rientro di Salvatore Girone dall’India e la permanenza di Massimiliano Latorre in Italia come misure temporanee. “L’Italia e l’India devono sospendere ogni iniziativa giudiziaria in essere e non intraprenderne di nuove che possano aggravare la disputa” tra i due paesi.

Controversia che va avanti da tre anni, quando i militari italiani sono stati arrestati in seguito alla morte di due pescatori indiani che l’India ritiene siano stati uccisi dai due marò in acque internazionali.

Il verdetto con cui il Tribunale di Amburgo ha respinto la richiesta italiana di misure temporanee per Girone e Latorre (già in Italia da mesi per malattia) è stato preso a maggioranza, senza l’unanimità dei giudici: 15 i voti a favore e sei contro.

Visto che sarà compito dell’arbitrato internazionale all’Aja “giudicare nel merito del caso”, il Tribunale del Mare “non considera appropriato prescrivere misure provvisorie riguardo la situazione dei due marine italiani poiché questo toccherebbe questioni legate appunto al merito del caso”, si legge nella sentenza. Entro il 24 settembre l’Italia e l’India dovranno presentare “un rapporto di ottemperanza con le misure previste” dal verdetto del Tribunale di Amburgo.

Ad ogni modo il verdetto del Tribunale di Amburgo non cambia per ora la situazione dei due marò italiani. Salvatore Girone dovrà restare in India, mentre Salvatore Latorre non può contare sulla permanenza in Italia al termine del periodo concessagli dall’India per ragioni di salute. Il rischio, abbastanza concreto, è che anche Latorre tornerà nel paese asiatico in attesa di un processo definito “farsa” dall’opinione pubblica italiana.

L’India si era opposta alla richiesta italiana dell’arbitrato al tribunale del mare. Il ministro degli Esteri Gentiloni aveva replicato che era Amburgo ad esprimersi sulla vicenda. L’ennesimo tentativo, quello dell’Italia, miseramente fallito come sono fallite tutte le “mosse diplomatiche” di questi anni che dovevano consentire il rientro definitivo dei militari in Italia. Se fossero stati Marines degli Usa probabilmente sarebbero rientrati in un “batter d’occhio”. Evidentemente, il peso della diplomazia italiana è “insufficiente” per poter far fronte a questo tipo di “dispute”.

Due Jet precipitano in Svizzera e in Gran Bretagna. 12 morti e feriti

Precipita uno Jet in volo. Un morto in Svizzera
Precipita uno Jet in volo. Un morto in Svizzera (Epa)

Ancora un incidente aereo. Il secondo in due giorni. Due velivoli leggeri si sono scontrati in volo durante un airshow nel nord della Svizzera e almeno uno degli aerei si è schiantato dopo l’impatto. Lo schianto è avvenuto nel villaggio di Dittingen, nei pressi di Basilea.

Le squadre di soccorso sono sul posto. La vittima, secondo quanto riferiscono i media loacali, sarebbe un pilota 50enne. L’uomo alla cloche del secondo aereo è riuscito invece a mettersi in salvo lanciandosi con il paracadute.

I due velivoli, della formazione tedesca Grasshoppers si sono urtati in volo e sono precipitati. Un aereo è finito contro un capannone. Un terzo aereo della pattuglia è riuscito ad atterrare senza alcun problema. Le cause della tragedia sono ignote.

Precipita uno Jet in volo. Un morto in Svizzera
Il capannone dove si è schiantato il Jet in Svizzera. (Epa)

La polizia di Basilea ha confermato l’incidente e riferito che il bilancio è di almeno una morto. La tragedia è avvenuta poco prima di mezzogiorno durante un airshow a Dittingen, nel cantone di Bâle-Campagne.

Alcuni testimoni riferiscono di aver visto uno degli aerei schiantarsi su un fienile alle 11.20 circa di domenica. Nessun civile è stato colpito. Il pilota dell’altro aereo coinvolto nello schianto è riuscito a paracadutarsi, mettendosi in salvo.

La palla di fuoco dopo l'incidente aereo in Gran Bretagna
La palla di fuoco dopo l’incidente aereo in Gran Bretagna

Intanto sale a 11 il numero delle vittime dell’incidente avvenuto ieri quando un jet si è schiantato sulla statale A27 durante uno spettacolo aereo, nel West Sussex, in Gran Bretagna.

L’incidente è avvenuto quando, forse per una manovra azzardata, il velivolo non è riuscito a completare il “giro della morte” precipitando su alcune auto di una statale molto trafficata  L’impatto ha causato una esplosione visibile da molto lontano. Il bilancio è gravissimo: undici morti e decine di feriti.

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