9 Ottobre 2024

Home Blog Pagina 1191

Virginia, reporter spara a suoi ex colleghi e si suicida. "Ho vendicato la strage di Charleston"

Sequenza choc della sparatoria in Virginia (Ansa)
Sequenza choc della sparatoria in Virginia (Ansa)

Vester Lee Flanagan, il killer che in Virginia ha ucciso una reporter e un cameraman mentre erano in diretta tv, si è sparato ed è morto un paio d’ore dopo nell’ospedale dove era stato ricoverato. In gravi condizioni, invece, la direttrice della Camera di commercio locale che al momento della sparatoria stava parlando alle telecamere della WDBJ7, una affiliata della Cbs. Ad intervistarla era Alison Parker, 24 anni, supportata dal cameraman Adam Ward, 27 anni, le vittime.

Il killer, 41 anni, afroamericano, anch’egli ex reporter della WDBJ7, quindi ex collega delle due vittime, ha ripreso il momento in cui si è avvicinato e ha aperto il fuoco contro Alison. Immagini choc da lui stesso riprese con lo smartphone e che si aggiungono a quelle agghiaccianti catturate con la telecamera da Ward prima di essere a sua volta colpito dal killer.

In un documento inviato via fax alla Abc, Vester Lee Flanagan avrebbe spiegato di aver voluto vendicare la strage di Charleston, dove il 17 giugno scorso un giovane “bianco” ha fatto irruzione nella Chiesa afroamericana e ha fatto strage di nove persone di colore.

“Perchè ho fatto questo?”, scrive nel documento inviato all’emittente tv che l’ha divulgato. “Per vendicare la strage di Charleston”. “Quello che mi ha mandato fuori di testa è stata quella sparatoria. E sui miei proiettili ho inciso le iniziali delle vittime”.

“Ho pagato la caparra per la pistola il 19 giugno”. Armato, ha poi teso l’imboscata ai suoi ex colleghi. Ce l’aveva soprattutto con Alison, definita dal killer come una reporter che avrebbe commentato la strage con una certa “soddisfazione”. “Alison – ha scritto Vester Lee Flanagan – ha fatto commenti razzisti. L’hanno assunta dopo questo?”. Il video della sparatoria che ha realizzato col suo smartphone, il killer l’ha postato su tutti i social network.

Il killer suicida nelle sue ventitrè pagine ha anche scritto di aver sofferto sul lavoro “discriminazione razziale, molestie sessuali e di essere stato oggetto di bullismo”. “Ho tutto il diritto di essere arrabbiato, e la strage della Chiesa di Charleston è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso”.

Flanagan, dopo aver compiuto la sua “missione di morte”, era fuggito a bordo di una Ford Mustang del 2009, e si era sparato dopo che la polizia lo aveva raggiunto ed affrontato sulla Virginia Interstate, una delle principali arterie stradali dello Stato.

“Una sparatoria tragica, un altro esempio di violenza delle armi divenuta troppo comune negli Stati Uniti”: questo il commento della Casa Bianca sull’uccisione di due reporter in diretta Tv. “Il Congresso – ha esortato il portavoce di Barack Obama, Josh Earnest – passi la stretta sulle armi da fuoco”.

Il possesso di armi negli Stati Uniti, aveva detto Obama,  “è la mia frustrazione”. Non aver avuto la “determinazione” di incassare una legge contro l’uso delle armi, per il presidente Usa è l’unico neo “del mio mandato presidenziale”. Il problema per Obama è che i maggiori ostacoli sul varo di una “stretta sulle armi” li trova nei “grandi elettori” presidenziali, in genere a capo di multinazionali di armi.

 

Centrodestra, staffetta Berlusconi Salvini per la leadership

Intesa Salvini e Berlusconi - Patto Salvini e BerlusconiIl ticket Matteo Salvini-Silvio Berlusconi per “mandare a casa Renzi”. E la rinnovata alleanza tra Lega e Forza Italia, che si fonda su basi solide, visto che i contenuti del programma sono già concordati, mancano da definire solo i punti relativi all’Europa, sui quali “dobbiamo ancora accordarci”.

Dopo settimane, se non mesi, in cui il leader del Carroccio si è guardato bene dal dare il suo placet ufficiale a una rinnovata intesa con il Cavaliere, anzi non ha mancato di prendere le distanze da Forza Italia su alcuni temi, a partire dalla famiglia di appartenenza in Europa (“come allearsi con chi sta nel Ppe”, aveva detto ad esempio Salvini), oggi Salvini scioglie la riserva e in due diverse interviste sembra spianare la strada alla realizzazione del progetto berlusconiano.

Prima, infatti, sul Corsera dà ragione a Berlusconi sulle primarie per le comunali: “Se c’è l’accordo non si fanno” – salvo poi rilanciarle a livello nazionale “se esistono differenze, ed esistono”, su candidato e programmi -, e successivamente dalle colonne di Panorama si dice più che disponibile a un ticket con l’ex premier (“Sarebbe la soluzione migliore”, vista la “sua esperienza che mi sarebbe molto utile”, spiega).

Salvini, inoltre, svela di aver svolto un sondaggio a Ferragosto tra i militanti della Lega e il risultato è stato favorevole a una nuova alleanza con gli azzurri: “Anche i nostri ormai hanno capito che per mandare a casa Renzi bisogna allearsi con Forza Italia”.

Parole che vengono accolte dal partito di Berlusconi con un cauto ottimismo. In pochi, infatti, si affrettano a commentare (lo fanno Brunetta, Girò e Gelmini). Il timore, viene spiegato, è che si tratti solo dell’ennesima mossa tattica di Salvini. E il rischio di lasciargli campo libero alla guida del centrodestra viene considerato “elevato dagli azzurri. “Matteo sa che se si dovessero fare davvero le primarie nel centrodestra perderebbe con Berlusconi, meglio allora – sono i ragionamenti a caldo di alcuni big di FI – la scalata dall’interno, tenendo buoni noi e il Cavaliere.

Il quale, ancora in Sardegna per qualche giorno, continua a tessere la tela del nuovo progetto che coinvolgerà il partito, qualunque sia il nome – “Altra Italia” o ancora Forza Italia, o anche entrambi, il primo futuro perno della nuova coalizione di centrodestra, e fiore all’occhiello dell’ex premier, il secondo “contenitore” dell’attuale classe dirigente e dei parlamentari da riconfermare – l’importante, viene spiegato, è che la struttura sia più snella e che raccolga facce nuove, capitanate dagli annunciati ’20 saggi che saranno nella compagine governativa in caso di vittoria.

Ad ogni modo, per il momento Berlusconi non commenta le parole di Salvini, attende la ripresa dei lavori dopo la pausa estiva per tornare a fare il punto con i suoi e magari mettere in agenda un nuovo faccia a faccia con il segretario leghista.

Una cosa, però, deve essere ben chiara al suo interlocutore lombardo: il leader sono e resto io, è il ragionamento del Cavaliere – ed ogni decisione va concordata con me. E i primi frutti stanno arrivando, spiegano i fedelissimi: Salvini ha capito che senza Berlusconi e Forza Italia non va da nessuna parte.

Sul tavolo, resta l’ipotesi di tornare a dialogare con il Pd – nessun nuovo patto, però, è l’imperativo – in vista della ripresa dell’iter sulle riforme (la posizione di Grasso sulle modifiche e i numeri risicati al Senato per Renzi potrebbero giocare a favore di Berlusconi), ma con il vero obiettivo di cambiare l’Italicum (premio di maggioranza da assegnare alla coalizione e non più alla lista). Del resto, a differenza di Salvini, che oggi ipotizza il ritorno alle urne nel giro di un anno, Berlusconi appare ai suoi più prudente. E la dead line del 2018 non gli dispiacerebbe affatto: serve tempo per la riorganizzazione complessiva a cui sta lavorando.

Biancavilla (Catania), rapina in villa finisce male. Ucciso Alfio Longo. (E' stata la moglie – update)

La villa a Biancavilla. A destra la vittima Alfio Longo
La villa a Biancavilla. A destra la vittima Alfio Longo

Sarebbe di poche centinaia di euro il bottino per il quale due malviventi hanno ucciso Alfio Longo in una rapina  avvenuta la scorsa notte nella sua villa in zona Vigne, contrada Crocefisso di Biancavilla, Catania.

Due banditi, col volto coperto, hanno fatto irruzione nella villa del malcapitato e lo hanno colpito ripetutamente alla testa con un bastone. Illesa la moglie Enza Ingrassia che è riuscita a dare l’allarme dopo essersi liberata. Da quanto raccontato dalla donna, il marito Alfio Longo si era ribellato al tentativo di rapina scatenando la violenta reazione degli aggressori.

I due rapinatori dopo essere entrati in casa forse facendo rumore, hanno svegliato marito e moglie e li hanno minacciati per avere soldi e oggetti preziosi. I due malviventi, che sarebbero italiani, avrebbero separato marito e moglie, legandoli in due stanze diverse. Quando la donna è riuscita a liberarsi ha trovato il corpo del marito senza vita e ha avvisato i Carabinieri.

BREAKING NEWS: E’ STATA LA MOGLIE VINCENZINA INGRASSIA A UCCIDERE MARITO ALFIO LONGO >> leggi (update 28-8-2015) 

Sul caso indaga l’Arma che sta dando la caccia ai due killer. Non si esclude che i due aggressori siano della zona. Dalle modalità della rapina sembra che i banditi “conoscevano bene” le abitudini della coppia. Resta un mistero il perché i cani nella villa dell’anziano non abbiano abbaiato in piena notte. Nessuno li avrebbe sentiti.

Alfio Longo, un elettricista in pensione da quanto appreso è stato aggredito e ammazzato con “brutalità inadita”. Una sorta di “arancia meccanica” senza scrupoli. L’uomo, quando la moglie è riuscita a liberarsi e a chiamare i soccorsi, era già senza vita.

“Non ci posso ancora credere, siamo sconvolti, una cosa incredibile”, ha affermato uno dei cognati di Alfio Longo. “Ci hanno detto che c’è stata una rapina – aggiunge – e che lui ha reagito e gli hanno rotto la testa. Un atto terribile. Vogliamo sapere cosa è accaduto e chiediamo che sia fatta giustizia”.

“È stata una scena orribile, la moglie ha chiesto aiuto e noi siamo entrati nella villetta e abbiamo visto il corpo sul letto: una scena indimenticabile”, commenta invece Giuseppe Amato, uno dei tre vicini che poco prima delle 5 di stamattina è entrato nella villetta di Alfio Longo allertato dalle urla della moglie della vittima, Enza Ingrassia. “Lei piangeva – afferma – e parlava di una rapina. Abbiamo chiamato il 112 e non abbiamo toccato nulla”.

Mafia, riforma 416 ter. Pd: "Pronta norma interpretazione". M5S attacca: "Caporetto"

Mafia, riforma 416 ter, M5S caporetto norma. Pd: Pronta legge intepretazionePredisporre una legge di interpretazione autentica sul 416 ter, il reato di voto di scambio politico mafioso la cui riforma tante polemiche ha suscitato nell’aprile del 2014 quando venne approvata, e che continua a provocare discussioni nelle aule dei tribunali.

Ad un anno e mezzo dalla riforma del 416 ter, approvato per la prima volta nel 1992, riformato nell’aprile del 2014 tra le polemiche e oggetto da 23 anni di una battaglia senza esclusione di colpi, oggi arriva una novità da chi fu il relatore del provvedimento, il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle commissioni Giustizia e Antimafia.

Oggetto del contendere, tra i magistrati che devono applicare la norma, è il riferimento al metodo mafioso di cui al terzo comma del 416 bis (il reato di associazione mafiosa): l’interpretazione autentica servirebbe a chiarire che secondo il legislatore il reato è commesso quando le parti si accordano e chi riceve la promessa di voti ha coscienza di accordarsi con un mafioso.

Ma quale è oggi lo stato di applicazione della norma? La riforma ha permesso di poterla utilizzare, visto che fino al 2014 era praticamente inutilizzata perché mutilata, come dicono i difensori, o rende impossibile la repressione di questo reato se non viene dimostrato il metodo mafioso, cosa molto complicata da fare, come sostengono i detrattori? Le sentenze degli ultimi mesi, per la verità, danno ragione all’una e all’altra tesi.

In Campania, per esempio, nel marzo di quest’anno, il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), accogliendo la richiesta del pm della Dda di Napoli, ha condannato a 7 anni di carcere l’esponente del clan dei Casalesi Alessandro Cirillo, ex braccio destro del capo dell’ala stragista del clan Giuseppe Setola, proprio per il reato di voto di scambio politico-mafioso così come modificato nell’aprile 2014 e commesso in occasione delle elezioni comunali di Casal di Principe. Ancora più recentemente, il 28 maggio scorso, la Corte d’Appello di Torino ha pronunciato 45 condanne al termine del troncone principale del processo Minotauro, relativo alla presenza delle cosche nel capoluogo piemontese e dintorni, con una sentenza che riconosce il voto di scambio.

Al tempo stesso, il 27 maggio scorso, il procuratore aggiunto di Palermo Vittorio Teresi ha bacchettato il legislatore che, modificando il reato di voto di scambio, chiede la prova della intimidazione mafiosa esercitata per l’ottenimento della preferenza. Proprio questo aspetto avrebbe fatto che sì che il Gip di Palermo ha inteso non poter procedere per il 416 ter nei confronti di 4 politici siciliani arrestati per compravendita di voti nelle elezioni siciliane del 2012.

Allo stesso modo, la Cassazione il 3 giugno 2014 ha annullato con rinvio alla Corte di appello di Palermo la sentenza con la quale era stato condannato per voto di scambio l’on. Antinoro, mancando, secondo i giudici, un esplicito riferimento alle modalità mafiose con le quali i voti promessi sono stati in concreto procurati. “Ma il metodo mafioso – osserva Mattiello – è l’appartenenza al sodalizio criminale. Il mafioso è tale perché appartiene al sodalizio mafioso. Se questo è il fuoco, bisognerà che gli inquirenti provino che il soggetto che accetta la promessa di voti, in cambio della promessa di soldi o di altra utilità, sia consapevole di accordarsi con chi concretamente agisce in un sodalizio mafioso”.

La proposta di una legge interpretativa non convince però il senatore M5S Mario Michele Giarrusso. “Il relatore è in difficoltà perchè è la Caporetto della norma. Va espunto dal Codice il fatto che debba essere dimostrato il “metodo mafioso” che non era previsto nella formulazione del ’92”. La legge interpretativa piace invece all’ex procuratore di Torino Gian Carlo Caselli.

Il 416 ter colpisce l’accordo politico-mafioso, ovvero il fatto che il politico promette denaro “o altre utilità” in cambio del consenso elettorale. Proprio la dicitura “o altre utilità” è stata inserita con la riforma, che prima faceva riferimento esclusivamente al denaro. Altro punto fortemente contestato sono le pene, che la riforma del 2014 ha abbassato e che in Commissione Giustizia nelle scorse settimane sono state alzate, portandole da un minimo di 6 anni ad un massimo di 12.

Francia, spari in un campo rom. 4 morti tra cui bimbo di 6 mesi

sparatoria in un campo nomadi 3 morti a Roye Francia gendarmiSono salite a quattro le vittime, tra cui un bambino di pochi mesi e un poliziotto, della sparatoria in un campo nomadi a Roye, Somme, nel nord della Francia.

Lo conferma la prefettura locale. La sparatoria è iniziata intorno alle 16.30  Secondo quanto di apprende, a sparare sarebbe stato un uomo per un presunto regolamento di conti nel campo rom. Non è noto se l’individuo in questione facesse parte della comunità dei nomadi.

Le autorità avevano affermato che le vittime erano tre: un uomo, una donna e un lattante di pochi mesi, tutti e tre “parte della comunità dei nomadi”. Erano almeno quattro i feriti di cui due in serio pericolo di vita. Lo sparatore è rimasto ferito, un bambino di tre anni e due poliziotti, uno dei quali è morto.

sparatoria in un campo rom. 3 morti a Roye FranciaSecondo BFMTV, l’uomo armato aveva già ucciso “una donna, un uomo e un bambino di sei mesi” prima dell’arrivo della polizia. I gendarmi sono stati poi “accolti da spari quando sono arrivati“.

Due di loro sono stati colpiti. Tutta l’area del campo è stata circondata dalla polizia francese. Sul luogo sono giunte diverse ambulanze, vigili, e un elicottero.

 

Amante non vuole rapporti sessuali con una 46enne, lei lo sequestra

Amante non vuole rapporti sessuali con una 46enne, lei lo sequestraNei fatti di cronaca ci si è abituati al contrario. Questa volta, invece, i ruoli si sono invertiti ed è stata la donna a chiudere a chiave l’amante reticente, nel seminterrato della propria abitazione, perché colpevole di essersi rifiutato di avere altri rapporti sessuali con lei.

Il singolare episodio – avvenuto ad Arzano, popoloso comune dell’hinterland a nord di Napoli – è un tipico caso da numeri al Lotto: e, infatti, c’è chi subito si è precipitato al botteghino per tentare la sorte. Protagonisti sono una quarantaseienne, nata nel Napoletano ma trasferitasi in Liguria dopo la separazione con il marito, e un giovane di 25 anni, anche lui del posto.

Alcuni amanti della cabala si sono sbizzarriti nel formulare una quaterna che sintetizza i fatti: gli anni dei due protagonisti della storia (46 lei e 25 lui); l’amante che si allontana, che fa 87, e i carabinieri (24), intervenuti per arrestate la donna.

La signora, tornata in Campania per trascorrere un periodo di ferie, ha fatto la conoscenza del giovane con il quale ha poi deciso di concedersi una fugace relazione estiva. L’incontro tra i due è stato organizzato a casa di lei: dopo avere consumato, il giovane amante ha chiesto di andare via. La donna, però, ancora desiderosa della sua presenza, non è stata per nulla d’accordo.

Alle insistenze del giovane di lasciare l’alcova, ha reagito usando le maniere forti: ha preso le chiavi e all’ennesimo “no” opposto dal ragazzo ha risposto chiudendolo nel seminterrato dalla sua abitazione. Il giovane, visibilmente spaventato, è riuscito a chiedere aiuto ad alcuni passanti i quali hanno subito avvertito i carabinieri. I militari hanno trovato la donna in casa e il ragazzo chiuso a chiave nel locale.

Dopo averlo liberato, il giovane ha spiegato i fatti ai carabinieri, che hanno arrestato la 46enne con l’accusa di sequestro di persona. La donna è stata portata ad Aversa (Caserta), davanti a un giudice del Tribunale di Napoli Nord, che ha deciso di convalidare il provvedimento d’arresto e disposto l’obbligo di firma, in Liguria, fino al momento in cui sarà celebrato il processo per direttissima.

Expo, record di ingressi ad agosto. In una settimana 850mila

albero della vita foto expo 2015La capacità di attrazione di Expo ad agosto è stata superiore al caldo, pur intensissimo, di questa anomala estate 2015: in una sola settimana – dati ufficiali – hanno varcato i tornelli dell’Esposizione Universale di Milano più di 850 mila persone, per l’esattezza 856.002. E in un solo giorno si è toccato il picco di 153.249. E’ avvenuto il 20 agosto, il giorno successivo alla visita della Cancelliera tedesca Angela Merkel, quando i visitatori furono “solo” 130.152. Il giorno successivo, 20mila in più.

Un record. Nonostante il caldo, il mese di agosto è andato al di là delle più rosee aspettative a detta degli stessi responsabili di Expo. “E’ stata una bellissima sorpresa” aveva commentato nei giorni scorsi il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia. Oggi il commissario unico, Giuseppe Sala, ha commentato i numeri ufficiali. Nell’ultima settimana, dal 17 al 23 agosto, è stato un exploit: “I dati ci dicono che agosto è stato il “mese dei francesi”. Abbiamo riscontrato una grande affluenza soprattutto nelle persone che hanno acquistato biglietti validi per due giorni. E la permanenza media in Expo si è allungata: prima era di 6-7 ore, nell’ultima settimana è salita a 9 ore”.

Per questo si stanno cercando soluzione per distribuire maggiormente gli afflussi, anticipando di un’ora l’apertura di due ingressi (Roserio e Merlato), quelli che non incidono sul traffico della metropolitana.

I dati della settimana post ferragosto sono i più alti del mese. Oltre al picco di 153.249 (20 agosto), per complessivi 856.002 ingressi, questi i numeri nel dettaglio: 17 agosto, 112.828; 18 agosto: 114.627; 19 agosto, 130.152; 21 agosto: 134.386; 22 agosto: 124.872; 23 agosto: 85.888.

“I dati degli accessi – precisa Expo – includono gli accrediti (personale di servizio ed ospiti giornalieri) per un ammontare valutato intorno alle 8.000 unità al giorno in queste settimane”.

A fine luglio, esattamente a metà percorso dell’Esposizione, i biglietti emessi erano stati complessivamente 10,1 milioni, in linea con le aspettative. Per l’esattezza, 10.129.254 a tutto il 31 luglio. E nel solo mese di luglio gli ingressi complessivi erano stati 2,8 milioni. I dati di agosto, alla luce del boom di ferragosto, si annunciano superiori. Expo precisa peraltro che, per esigenze di “assoluta trasparenza”, renderà noti gli ingressi settimana per settimana.

Marò, fallita la diplomazia. Amburgo respinge ricorso dell'Italia

I marò Massimiliano Girone e Salvatore Latorre
I marò Massimiliano Girone e Salvatore Latorre

Marò ancora sulla graticola. Il ricorso dell’Italia al tribunale del mare ad Amburgo si è risolto con un nulla di fatto. Respinto. Bocciato. L’assise tedesca non assumerà infatti alcuna “misura temporanea” richiesta dall’Italia sui fucilieri della Marina militare Latorre e Girone in attesa della conclusione dell’iter giudiziario tra India e Italia.

Il nostro Paese aveva chiesto al Tribunale di consentire il rientro di Salvatore Girone dall’India e la permanenza di Massimiliano Latorre in Italia come misure temporanee. “L’Italia e l’India devono sospendere ogni iniziativa giudiziaria in essere e non intraprenderne di nuove che possano aggravare la disputa” tra i due paesi.

Controversia che va avanti da tre anni, quando i militari italiani sono stati arrestati in seguito alla morte di due pescatori indiani che l’India ritiene siano stati uccisi dai due marò in acque internazionali.

Il verdetto con cui il Tribunale di Amburgo ha respinto la richiesta italiana di misure temporanee per Girone e Latorre (già in Italia da mesi per malattia) è stato preso a maggioranza, senza l’unanimità dei giudici: 15 i voti a favore e sei contro.

Visto che sarà compito dell’arbitrato internazionale all’Aja “giudicare nel merito del caso”, il Tribunale del Mare “non considera appropriato prescrivere misure provvisorie riguardo la situazione dei due marine italiani poiché questo toccherebbe questioni legate appunto al merito del caso”, si legge nella sentenza. Entro il 24 settembre l’Italia e l’India dovranno presentare “un rapporto di ottemperanza con le misure previste” dal verdetto del Tribunale di Amburgo.

Ad ogni modo il verdetto del Tribunale di Amburgo non cambia per ora la situazione dei due marò italiani. Salvatore Girone dovrà restare in India, mentre Salvatore Latorre non può contare sulla permanenza in Italia al termine del periodo concessagli dall’India per ragioni di salute. Il rischio, abbastanza concreto, è che anche Latorre tornerà nel paese asiatico in attesa di un processo definito “farsa” dall’opinione pubblica italiana.

L’India si era opposta alla richiesta italiana dell’arbitrato al tribunale del mare. Il ministro degli Esteri Gentiloni aveva replicato che era Amburgo ad esprimersi sulla vicenda. L’ennesimo tentativo, quello dell’Italia, miseramente fallito come sono fallite tutte le “mosse diplomatiche” di questi anni che dovevano consentire il rientro definitivo dei militari in Italia. Se fossero stati Marines degli Usa probabilmente sarebbero rientrati in un “batter d’occhio”. Evidentemente, il peso della diplomazia italiana è “insufficiente” per poter far fronte a questo tipo di “dispute”.

Due Jet precipitano in Svizzera e in Gran Bretagna. 12 morti e feriti

Precipita uno Jet in volo. Un morto in Svizzera
Precipita uno Jet in volo. Un morto in Svizzera (Epa)

Ancora un incidente aereo. Il secondo in due giorni. Due velivoli leggeri si sono scontrati in volo durante un airshow nel nord della Svizzera e almeno uno degli aerei si è schiantato dopo l’impatto. Lo schianto è avvenuto nel villaggio di Dittingen, nei pressi di Basilea.

Le squadre di soccorso sono sul posto. La vittima, secondo quanto riferiscono i media loacali, sarebbe un pilota 50enne. L’uomo alla cloche del secondo aereo è riuscito invece a mettersi in salvo lanciandosi con il paracadute.

I due velivoli, della formazione tedesca Grasshoppers si sono urtati in volo e sono precipitati. Un aereo è finito contro un capannone. Un terzo aereo della pattuglia è riuscito ad atterrare senza alcun problema. Le cause della tragedia sono ignote.

Precipita uno Jet in volo. Un morto in Svizzera
Il capannone dove si è schiantato il Jet in Svizzera. (Epa)

La polizia di Basilea ha confermato l’incidente e riferito che il bilancio è di almeno una morto. La tragedia è avvenuta poco prima di mezzogiorno durante un airshow a Dittingen, nel cantone di Bâle-Campagne.

Alcuni testimoni riferiscono di aver visto uno degli aerei schiantarsi su un fienile alle 11.20 circa di domenica. Nessun civile è stato colpito. Il pilota dell’altro aereo coinvolto nello schianto è riuscito a paracadutarsi, mettendosi in salvo.

La palla di fuoco dopo l'incidente aereo in Gran Bretagna
La palla di fuoco dopo l’incidente aereo in Gran Bretagna

Intanto sale a 11 il numero delle vittime dell’incidente avvenuto ieri quando un jet si è schiantato sulla statale A27 durante uno spettacolo aereo, nel West Sussex, in Gran Bretagna.

L’incidente è avvenuto quando, forse per una manovra azzardata, il velivolo non è riuscito a completare il “giro della morte” precipitando su alcune auto di una statale molto trafficata  L’impatto ha causato una esplosione visibile da molto lontano. Il bilancio è gravissimo: undici morti e decine di feriti.

Catanzaro, omicidio Antonia Rotella. Fermato indiziato. In casa la refurtiva

Omicidio a Catanzaro, il cadavere di Antonia Rotella viene portato via
Il cadavere di Antonia Rotella viene portato via (photo credit: corrieredellacalabria.it)

Si chiama Leonardo Procopio, alias “Lupin”, la persona sospettata di aver imbavagliato e ucciso Antonia Rotella, l’anziana di 90 anni trovata cadavere nel suo appartamento venerdì sera a Catanzaro. Lo hanno rivelato gli inquirenti durante la conferenza stampa indetta dopo il fermo dell’uomo. In casa gli hanno trovato i contanti frutto della rapina alla donna. Circa 2mila euro.

Procopio, pregiudicato, è stato portato in mattinata nella caserma dei Carabinieri per accertamenti e a seguito di un serrato interrogatorio, è giunto il decreto di fermo per il delitto. Il presunto assassino è stato portato al carcere di Fiano. Sull’uomo, secondo gli investigatori, gravano forti indizi di colpevolezza. Il pregiudicato avrebbe non solo confessato il delitto con rapina di circa duemila euro in oro e 60 in contanti, ma anche di aver malmenato una vecchietta per trenta euro qualche giorno prima.

Secondo i riscontri investigativi dei militari, sarebbero molti i dettagli che indicherebbero Leonardo Procopio come possibile autore del delitto, consumato dopo un tentativo di rapina. Gli accertamenti dei Ris hanno evidenziato che la signora, che viveva da sola e non aveva figli, è stata legata e poi strangolata, forse nel tentativo di farsi confessare dove fossero i soldi e gli oggetti preziosi.

Antonia Rotella, una signora anziana di quasi 90 anni, è stata legata e strangolata nella tarda serata di ieri a Catanzaro. Il suo corpo è stato trovato nel suo appartamento, in via Alessandro Turco, nel capoluogo calabrese.

L’allarme è scattato quanto alcuni conoscenti non riuscendo ad avere sue notizie hanno avvertito i parenti i quali si sono recati nell’abitazione e hanno fatto la triste scoperta. Il cadavere dell’anziana donna è stato trovato con le mani legate nella camera da letto dell’abitazione; era riverso a terra con segni di violenza sul collo. L’ipotesi che si fa strada è quella di un omicidio a scopo di rapina.

Sul luogo del delitto si sono recati gli uomini del comando dei Carabinieri, il nucleo radiomobile nonché reparto operativo, la Scientifica e il magistrato Fabiana Rapino che stanno cercando di fare luce sul delitto di Antonia Rotella.

Dall’esame esterno del cadavere sono emersi i segni della violenza cui è stata sottoposta l’anziana prima di essere uccisa, presumibilmente con lo scopo di farle rivelare dove nascondesse in casa denaro o preziosi.

Migranti, Europa sotto assedio. Caos e feriti al confine tra Grecia e Macedonia

Immigrazione: migliaia di migranti passano confine Grecia Macedonia;scontri con polizia, 8 feriti
(Ansa/Ap)

Week end di passione per migliaia di migranti e Europa sotto assedio dal mare e da terra. Dopo i tremila migranti tratti in salvo su una trentina di carrette del mare nel Canale di Sicilia, migliaia di migranti hanno oltrepassato il confine tra Grecia e Macedonia. In duemila sono riusciti a forzare i blocchi della polizia e sono entrati nel Paese bancanico.

I migranti hanno superato il filo spinato che marca il confine con la Grecia; diverse persone sono rimaste ferite quando la polizia ha cercato di fermare l’assalto alla frontiera in un altro punto del confine. La polizia, in assetto antisommossa, ha sparato lacrimogeni e granata assordanti per dissuadere gli immigrati.

Il caos è iniziato quando la polizia ha deciso di far passare un piccolo gruppo di migranti con bambini piccoli al seguito. La folla allora ha iniziato a premere e il gruppo è stato compresso contro il cordone di polizia. Molti bambini e donne, almeno una incinta, si sono accasciati al suolo – apparentemente svenuti – dopo aver passato il cordone. Molti profughi sono riusciti ad entrare dopo che la polizia avrebbe rinunciato ad intervenire, lasciando intendere un cambio di atteggiamento delle autorità di Skopje.

La polizia ha usato granate assordanti per cercare di bloccare il flusso di persone ma la maggior parte di loro si sono diretti verso la stazione ferrovia di Gevgelia. Nelle ultime 24 ore in Macedonia sono entrati “826 profughi, di cui 163 minori; tra questi figurano 25 ragazzi senza genitori”, dice all’Ansa Ivo Kotevscki, portavoce della polizia macedone. “Com’è possibile – dichiara – che questi ragazzi siano arrivati da soli fino a qui, perché le autorità greche non li hanno fermati?”.

 

Kotevscki ha quindi confermato che le autorità al confine, quando lo ritengono opportuno, fanno passare piccoli gruppi di 200 persone. Ed è questo il momento più delicato perché la folla cerca di fare irruzione.

Dopo una notte e una giornata di tensioni, le autorità macedoni avevano finalmente consentito a due gruppi di circa 200 migranti ciascuno, principalmente famiglie, di attraversare il confine che corre lungo la linea ferroviaria. L’intenzione, riferisce l’agenzia macedone Mia, è di dare la precedenza ai più deboli, donne, bambini e anziani, in proporzione alla capacità del Paese di “accoglierli e aiutarli”, ma senza quantificare.

La Commissione Ue, intanto, colta alla sprovvista dalla reazione di Skopje, ha messo le mani avanti dicendo di dovere ancora esattamente stabilire i fatti, ricordando di avere già assegnato 90mila euro di aiuti alla Macedonia e di avere in partenza a settembre un programma per la gestione dei migranti in collaborazione con la Turchia e gli altri paesi dei Balcani occidentali. Bruxelles, che ha sottolineato di stare “seguendo da vicino gli sviluppi” della situazione, si è però detta anche “pronta ad aiutare con ulteriore assistenza”.

Inizia il contro esodo con incidenti, code e molti disagi

code e disagi per il contro esodo estivo 2015Si annuncia molto “caldo” il contro esodo di questa estate. Numerosi i disagi, incidenti e code oltre i venti chilometri. Quella più lunga, oltre 21 km, si è formata sulla A23, da Udine Nord fino a oltre il nodo di Palmanova, in direzione sud. Ma su tutta la rete di autostrade e strade principali è stata una giornata di “passione”, a conferma che la gran parte degli italiani ha scelto questo fine settimana per rientrare a casa dalle vacanze.

Sulla A23, sin dalla mattinata di sabato si era formato un serpentone di auto lungo 20 chilometri e dove già dalle 8,30 era stata chiusa l’entrata di Udine Sud in direzione Venezia per evitare agli utenti di ritrovarsi imbottigliati. Il flusso di vacanzieri di ritorno dalle coste della Dalmazia e dal Centro ed Est Europa ha invece incrementato i rallentamenti alla barriera di Trieste Lisert, con code di circa quattro chilometri.

Coda di otto chilometri sulla A22, tra Dogana del Brennero e Vitipeno e 6 km, sempre in direzione sud, tra Carpi e il bivio con l’A/1. Altra coda di 6 chilometri sulla A12 tra Massarosa e Viareggio, direzione Viareggio. Incolonnamenti di tre chilometri sulla A26, tra Masone e il bivio con l’A10, in direzione Genova, sulla A4 fra Villesse (Gorizia) e Latisana (Udine), e sulla A1 tra Arezzo e Valdarno, sempre in direzione nord, per un incidente. Coda di tre chilometri anche tra Savona e Spotorno, e di 2 tra Bordighera e Ventimiglia, in direzione della Francia.

Come da previsione il traffico in questo primo week end di contro esodo- sia pure agevolato dal divieto di circolazione per i mezzi pesanti dalle 8 alle 16- è stato da “bollino rosso”. E al rientro generale si sono sommate le partenze degli ultimi ritardatari. Il risultato di questo mix sono stati rallentamenti e incolonnamenti, soprattutto ai valichi di confine e in uscita dalle località turistiche. Mentre si sono registrate fino a due ore di attesa per gli imbarchi a Messina in direzione di Villa San Giovanni.

A funestare il week end diversi incidenti, avvenuti soprattutto in montagna. Nel bellunese, in Val Carazzagno, un uomo di 55 anni di Padova è scivolato in un dirupo ed è morto dopo una caduta di 200 metri. In Alto Adige, in val Passiria, un escursionista è precipitato mentre percorreva un sentiero che porta sulla Cima Altissima (3.480 m); sotto choc i suoi tre compagni, accompagnati a valle dai soccorritori.

Un altro alpinista italiano era morto ieri a causa di una caduta poco sotto la cima del Grauhorn, vetta delle Alpi Lepontine in Svizzera: si chiamava Oliviero Bellinzani ed era conosciuto anche con il soprannome di l’uomo con le ali perchè dal 1977 scalava le montagne senza una gamba. Non c’e’ stato niente da fare nemmeno per il pilota settantenne di un deltaplano precipitato da un’altezza di una ventina di metri subito dopo il decollo, a San Miniato (Pisa): non si esclude un malore all’origine della disgrazia.

Ancora per quanto riguarda i valichi di confine, sulla A9, coda di 1 km tra Como Monte Olimpino e Chiasso per l’uscita in Svizzera; coda in entrata alla barriera di Como Grandate per traffico intenso e di 2 km tra Como Monte Olimpino e Como Grandate, in direzione Milano. Mentre al Traforo del Monte Bianco, attesa di un’ora in direzione Francia e di 45 minuti verso l’Italia.

Chi, a differenza della gran parte degli italiani,ha deciso di andare in vacanza in questi giorni, deve mettere in conto un veloce peggioramento delle condizioni del tempo, che si avrà all’inizio della settimana prossima al Nord e al centro. L’estate, assicurano però i meteorologi, tornerà in carreggiata da mercoledì 26 quando l’alta pressione africana riporterà sole e caldo.

Nozze combinate tra italiane e mediorientali. Indaga Anti terrorismo

Nozze combinate tra italiane e mediorientali. Indaga Anti terrorismoMatrimoni combinati tra italiani indigenti e immigrati, per avere il permesso di soggiorno. E’ quanto emerge a Roma, nell’ambito di una vicenda su cui indaga l’Antiterrorismo, per scongiurare il rischio di infiltrazioni terroristiche attraverso nozze di comodo. Sposi italiani sono reclutati in mense per poveri, stazioni e case occupate a Roma.

La Sezione Antiterrorismo della Questura di Roma conferma all’Ansa di aver avviato indagini sulla vicenda. Recentemente, due giorni dopo l’attentato al Cairo dello scorso 11 luglio, all’organizzazione clandestina sarebbero arrivate due richieste urgenti con offerte di pagamento raddoppiate, in particolare quelle di un siriano, che ha concluso la trattativa mentre era in attesa nel deserto.

In generale, le tariffe pagate dagli stessi immigrati alla rete clandestina che combina i matrimoni sono di alcune migliaia di euro. Alla futura sposa italiana viene fornito un biglietto aereo per l’Egitto, dove vengono celebrate le nozze, spesso prima con rito religioso copto o cattolico, poi avviene la registrazione del matrimonio nel Paese di origine e in Italia.

Sempre all’Ansa una donna di 33 anni ha ammesso di essere alle sue terze nozze combinate. “Lo faccio per soldi e per mia figlia”, ha affermato la donna. Oggi la pagano fino a 9 mila euro per sposare un “mediorientale” che non conosce e non ha mai visto. Avrà modo di conoscerlo solo sull’altare in Egitto.

Un fenomeno “diffuso” su cui l’Anti terrorismo vuol vederci chiaro perché si teme che dietro le nozze combinate possano celarsi intenti che possono minacciare la sicurezza nazionale.

Omicidio a Crotone, fermato un nigeriano in Svizzera

Clement Ebuh presunto killer di Pietro Scida
Clement Ebuh, presunto killer di Pietro Scida

Si è fatta luce sull’omicidio di Pietro Scida a Crotone. È stato individuato e fermato dalla polizia di Stato in Svizzera il nigeriano Clement Ebuh, di 22 anni, ritenuto l’autore dell’omicidio dell’uomo, ucciso a coltellate nei giorni scorsi a Crotone.

Ebuh è stato identificato attraverso alcune immagini delle telecamere di videosorveglianza mentre tentava di gettare nella spazzatura un sacco di pastica. Nel corso delle indagini è emerso che a giugno scorso la vittima aveva avuto un litigio con il nigeriano il quale aveva cercato insistentemente di entrare in casa di Scida, con il quale aveva una frequentazione.

Pietro Scida era stato trovato senza vita nella sua abitazione la scorsa settimana. Sul suo corpo sono state rinvenute ferite al collo compatibili con delle coltellate e il volto coperto da un torcione da cucina. L’uomo, da tempo a Milano, era tornato a Crotone da circa un anno. Non è ancora chiaro il movente del delitto.

Nel corso delle indagini è emerso che a giugno scorso la vittima aveva avuto un litigio con il nigeriano il quale aveva cercato insistentemente di entrare in casa di Scida, con il quale aveva una frequentazione.

Pietro Scida è stato ucciso con due coltellate al collo. Per il delitto è stato usato un coltello da cucina con manico nero e lama di circa 15 cm, che è stato lasciato infilato nella gola della vittima. Dopo l’omicidio la parte superiore del corpo, che giaceva su una copiosa quantità di sangue, è stata coperta da più asciugamani e da una tovaglia da tavola. Clement Ebuh è stato ripreso mentre cercava di disfarsi di una busta di plastica in un cassonetto dell’immondizia.

Seguendo i filmati delle telecamere gli agenti della squadra mobile di Crotone sono riusciti ad acquisire i dettagli anatomici, nonché individuare con certezza gli indumenti indossati dall’extracomunitario che riusciva a far perdere le sue tracce. Durante le indagini i poliziotti hanno seguito il nigeriano anche attraverso le tracce telefoniche. Nelle scorse ore il telefono di Ebuh è stato rintracciato proprio al confine con la Svizzera.

I poliziotti hanno presentato in Procura un’informativa ed il pubblico ministero di turno ha emesso un provvedimento di fermo. Sono stati poi avviati accertamenti con il Servizio centrale operativo, il Servizio di Polizia scientifica ed la Divisione Sirene del Servizio per Cooperazione Internazionale di Polizia di Roma, finalizzati a rintracciare il nigeriano, oltre che con la Squadra Mobile della Questura di Como, la quale riusciva a verificare che, effettivamente, il ricercato aveva chiesto asilo presso una struttura di Chiasso. Le ricerche si sono poi concluse con il fermo di Clemente Ebuh.

Secondo quanto è emerso dalle indagini della squadra mobile di Crotone, il presunto assassino di Pietro Scida sarebbe richiedente protezione internazionale. Alla commissione per il riconoscimento dello status di rifugiato, secondo quanto riferito dagli investigatori nel corso di una conferenza stampa, il nigeriano aveva detto di essere omosessuale e di aver avuto problemi in patria per il suo orientamento sessuale.

Il sostituto procuratore di Crotone Francesco Carluccio, nel corso della conferenza stampa, ha evidenziato che “l’aspetto relativo alla richiesta di asilo è ancora in fase di approfondimento”. All’incontro con i giornalisti c’erano anche il questore vicario di Crotone, Roberto Pellicone, il capo della squadra mobile Giovanni Cuciti ed il vice Massimiliano Migliaccio.

Durante le indagini i poliziotti hanno accertato che Ebuh, la mattina dell’11 agosto, ossia quella successiva all’omicidio, si era recato presso una cooperativa sociale a Isola di Capo Rizzuto, presso la quale era titolare di un alloggio in quanto richiedente protezione internazionale, per cambiarsi gli abiti ed allontanarsi senza farvi più ritorno.

La perquisizione compiuta dai poliziotti nel posto letto di Ebuh ha permesso di recuperare, nascosti tra il materasso e la rete del letto, la maglietta ed i bermuda indossati la sera dell’omicidio. Peraltro, l’analisi dei tabulati telefonici ha consentito di verificare come, proprio la sera del delitto, c’era stato un contatto telefonico tra la vittima ed il nigeriano fermato.

Brescia, i killer di Frank confessano. “Vendeva più di noi”

Adnan Muhammad e Singh Sardjit presunti killer dei coniugi di Brescia Seramondi
Adnan Muhammad e Singh Sardjit presunti killer dei coniugi di Brescia Seramondi

Sarebbero i diretti concorrenti di “Frank”, i presunti esecutori materiali del duplice omicidio di Brescia avvenuto martedì mattina 11 agosto all’interno della pizzeria “da Frank” dove sono stati uccisi i coniugi Francesco Seramondi e Giovanna Ferrari, titolari del locale. Si tratta di due stranieri asiatici, un indiano e il pakistano Muhammad Adnan che avevano una pizzeria nello stesso piazzale. I due presunti assassini avrebbero confessato: “Si, siamo stati noi. Guadagnavano troppo. I clienti tutti da loro”, e così hanno eliminato la concorrenza.

I due uomini sono stati arrestati nel pomeriggio di domenica a Casazza, nel Bergamasco e poi portati in Questura a Brescia dove sono stati sottoposti a interrogatorio da parte del magistrato Valeria Bolici che ne ha ordinato l’arresto, con l’accusa di essere gli autori del duplice omicidio.

Gli agenti della Squadra mobile di Brescia hanno anche recuperato l’arma che ritengono sia stata utilizzata dai due killer. Un fucile a canne mozze, lo stesso che gli investigatori avevano visto nel video di sorveglianza imbracciato da uno dei killer, entrambi col casco integrale, e con cui sono stati ammazzati la signora Ferrari e il signor Seramondi.

I due presunti assassini, come è emerso, concorrenti dei locali di Seramondi, avevano teso alla coppia un agguato nel locale. Un missione di morte durata una manciata di minuti per poi fuggire in moto.

Quando si è appreso che c’era un video che li aveva ritratti (seppure parzialmente) durante l’esecuzione, per i killer è scattato il conto alla rovescia.

Il movente, secondo quanto hanno ricostruito dagli inquirenti, era la concorrenza e i molti dissidi che si trascinavano nel tempo tra i gestori dei due locali.

Da quanto riferito, Francesco Seramondi aveva ceduto la prima pizzeria da asporto “Dolce e Salato”, poi fallita qualche mese dopo il passaggio di quote. Le due attività erano nello stesso piazzale, una davanti all’altra.

Proprio la rivalità sul mercato, oltre ad accordi economici non rispettati, rappresenterebbero il movente della morte dei coniugi Seramondi. Pare che gli assassini dovessero ancora del denaro alle vittime, ma non erano più in condizioni di pagare.

Tra Seramondi e i suoi killer i rapporti iniziarono ad incrinarsi nel 2010 quando un’ordinanza del Comune di Brescia obbligava la proprietà del Dolce e Salato a chiudere alle 22, per motivi di ordine pubblico, mentre la pizzeria da Frank poteva rimanere aperta tutta la notte.

I due presunti assassini, “sbarazzando”, la concorrenza avrebbero potuto esseri i soli a sfornare pizze e focacce attirando i clienti rimasti orfani di “Frank”, quindi realizzando maggiori profitti nel loro locale.

Roma, è dell'ultrà laziale Gabriele Di Ponto piede mozzato. Ucciso e forse fatto a pezzi

Polizia Scientifica sul luogo del ritrovamento del piede mozzato di Gabriele Di Ponto (al centro)
Polizia Scientifica sul luogo del ritrovamento del piede mozzato di Gabriele Di Ponto (al centro)

E’ stato identificato l’uomo al quale qualche giorno fa è stato mozzato un piede poi “ripescato”  da un pescatore sugli argini del fiume Aniene, a Roma. Si tratterebbe dell’ultrà laziale Gabriele Di Ponto, 36 anni, già noto alle forze dell’Ordine. Una storiaccia macabra.

Gli investigatori sono risaliti a Gabriele Di Ponto confrontando i Dna di alcuni soggetti in loro possesso – presumibilmente pregiudicati – con quello estratto dal piede. La scritta “SS Lazio irriducibili della Curva Nord “tatuata sul piede – assieme all’altra, “Oggi è un bel giorno per morire” – ha indirizzato le indagini negli ambienti degli ultrà del Lazio Calcio.

Gli inquirenti hanno consegnato i tessuti e le indicazioni da seguire agli esperti del Policlinico Gemelli, coordinati dalla dottoressa Fidelia Cascini, che dopo gli esami hanno consegnato alla polizia i risultati degli esami genetici svolti sui tessuti del piede sinistro, mozzato alla caviglia.

E sono giunti alla conclusione che il piede apparterrebbe a Gabriele Di Ponto, ultrà sfegatato con alle spalle un passato non proprio sereno. E’ stato più volte in carcere per i reati più svariati.

Gabriele Di Ponto
Gabriele Di Ponto

Dalle foto che appaiono di Gabriele Di Ponto si nota che era appassionato di tatuaggi. E si era infatti tatuato gran parte del corpo. Dopo avere ottenuto il codice genetico, adesso si cerca il corpo dell’uomo. Si cerca di capire dove sia stato ucciso e poi gli assassini hanno mozzato il piede, probabilmente con una sega, gettandolo nel fiume.

Gabriele Di Ponto
Gabriele Di Ponto

Tutte le ipotesi sono al vaglio degli inquirenti. Non si esclude che i killer lo abbiano fatto affondare nel fiume con delle zavorre dopo avergli tagliato il piede sinistro, cosi come non è remota l’ipotesi che il corpo sia stato fatto totalmente a pezzi, rinchiuso in un sacco e poi, con l’oscurità, con dei pesi calato nell’acqua. Il sacco evidentemente si è rotto ed è fuoriuscito il piede. Horror puro.

Secondo quanto trapelato dalle indagini, dietro la scomparsa dell’ultrà Gabriele Di Ponto ci sarebbe il mondo dell’ala più estrema del tifo, che con dallo spaccio di droga sconfina nel crimine puro.

Messina, morte di Ilaria Boemi. C'è l'identikit del pusher

Ilaria Boemi
Ilaria Boemi (Fb)usher

Ha un identikit il pusher che avrebbe ceduto la dose letale di “ecstasy cattiva” a Ilaria Boemi, la ragazza di 16 anni trovata cadavere cinque giorni fa sul lungomare di Messina. Lo spacciatore, secondo la ricostruzione della Polizia, ha tra i 20 e i 25 anni, capelli rasta, altezza media. A fornire gli elementi sul presunto pusher alla polizia che indaga sulla morte di Ilaria è stata una delle ragazze indagate nell’ambito dell’inchiesta aperta dalla Procura. La giovane ha descritto agli investigatori anche l’abbigliamento indossato dallo spacciatore.

“Stanno proseguendo le indagini e vogliamo arrivare a chi gestisce questo tipo di commercio di sostanze stupefacenti sintetiche in città”, afferma il capo della squadra mobile di Messina, Giuseppe Anzalone. “Abbiamo individuato e denunciato chi ha ceduto e chi aveva la droga – aggiunge – sono una 18enne e una 16enne. Ora puntiamo a capire chi organizza questo canale di vendita di stupefacenti”.

Il capo della squadra mobile sottolinea come la polizia di Stato, coordinata dalle Procure distrettuale e per i minorenni di Messina, “abbia cercato di fare un lavoro accurato” che “in breve tempo ha permesso di farci a risalire a queste due ragazzi”. “Ora – aggiunge – cercheremo di individuare chi vende in modo diffuso questo tipo di droghe, che fanno male quanto le altre e purtroppo sono in voga tra più giovani”. “Proseguiremo – conclude il capo della squadra mobile di Messina – con gli interrogatori anche oggi: non è escluso che nei prossimi giorni ci possano essere altre persone denunciate o che si eseguano dei fermi”.

Ilaria Boemi è stata rinvenuta senza vita la mattina del 10 agosto sulla spiaggia del lungomare del Ringo a Messina. L’allarme era stato dato da un ciclista su segnalazione di due coetanee che erano fuggite. Le ragazze, amiche della vittima, sono state poi rintracciate e indagate. Sono state loro a rivelare alla polizia la presenza di una terza persona che avrebbe ceduto o venduto la pasticca di ecstasy letale che avrebbe causato la morte alla ragazza. Da qui, la ricostruzione corporea dello spacciatore fatta dalle ragazze alla Polizia.

Diabete, a settembre si terrà a Londra il 3° congresso mondiale

Diabete, a settembre si terrà a Londra il 3° congresso mondiale. Evento organizzato dal prof Francesco Rubino
Il professor Francesco Rubino. Ha dichiarato “guerra” al Diabete

Si svolgerà a Londra, Dal 28 al 30 settembre 2015, presso il Westminster Park Plaza Hotel, il 3° congresso mondiale sulla chirurgia del Diabete. Un raduno senza precedenti per rivedere le ultime ricerche in chirurgia metabolica e per lo sviluppo di nuove linee guida per lo sviluppo di un approccio moderno, multi-modalità per la cura del diabete di tipo 2.

Nell’ambito del Congresso ci sarà una consensus conference cui parteciperanno tutte le maggiori società diabetologiche del mondo, incluse quella americane ed europee.

Si discuterà, fra le altre cose, delle implicazioni della chirurgia da un punto di vista economico e di Sanità pubblica. Ci sarà infatti la presenza dei responsabili di diversi sistemi sanitari nazionali e delle maggiori assicurazioni degli Stati Uniti.

A far parte del comitato organizzativo dell’evento, il prof. italiano Francesco Rubino, uno dei maggiori esperti a livello mondiale di chirurgia bariatrica che di recente ha avuto assegnata, dal King’s College di Londra, la prima cattedra al mondo sulla chirurgia bariatrica e metabolica.

Intervista a Francesco Rubino sulla cura del Diabete
Il Prof. Francesco Rubino illustra la sua teoria

“Si tratta – spiega Francesco Rubino – di un evento storico da un punto di vista medico, perché le nuove linee guida potrebbero cambiare gli algoritmi terapeutici del diabete in maniera abbastanza importante per il prossimo decennio data l’introduzione della chirurgia”.

“La partecipazione a questo evento offre un’occasione unica per stare al passo con la scienza e seguire la chirurgia metabolica”. Un modo “per ampliare gli orizzonti della cura del diabete e sviluppare la ricerca per gli anni a venire”, dice Rubino nella lettera di benvenuto. Per l’evento è stato realizzato un sito web ad hoc

Francesco Rubino ha dichiarato guerra al Diabete
Il prof Francesco Rubino

Lo scorso anno il “National Institute of Health and Care Excellence” (NICE), autorevole istituto per l’eccellenza clinica ha inserito nelle sue linee guida il trattamento chirurgico sviluppato dal professor Rubino, che ha dimostrato negli anni come la chirurgia bariatrica applicata a pazienti “non obesi” possa restituire una qualità di vita di gran lunga migliore e addirittura la “remissione della malattia”.

Con questa scelta il NICE britannico ha di fatto dato il via libera al National Health Service (NHS) a valutare il trattamento a carico dello Stato per pazienti diabetici “non in sovrappeso” nell’ambito delle attività del Servizio sanitario inglese che garantiva la sala operatoria soltanto a pazienti obesi, ossia con un indice di massa corporea (BMI, Body mass index) superiore a 40 punti, secondo una scala di riferimento scientifico.

Le nuove linee guida del Nice riducono a 30 il livello di BMI minimo per il quale si deve raccomandare la chirurgia nei pazienti con diabete (nel resto del mondo è 35). Questo ha aperto le porte della sala operatoria a centinaia di migliaia di pazienti che soffrono di diabete di tipo 2 ma che non sono in sovrappeso.

Una decisione, quella britannica, che potrebbe far risparmiare ai Servizi sanitari nazionali – che intendessero seguire le linee guide del NICE – diversi miliardi di euro in trattamenti farmacologici. Con una differenza: che con la chirurgia bariatrica il costo è una tantum, con le cure convenzionali i Ssn devono farsi carico ogni anno di spese stratosferiche per “tamponare” la malattia, ma non la guarigione definitiva.

Vacanze e tragedie. Giovedi 6 morti e molti feriti da Nord a Sud

Vacanze e tragedie. Giovedi 6 morti e molti feriti da Nord a Sud
(Ansa)

Vacanze e tragedie. Giornata campale oggi per i turisti a due giorni da Ferragosto. Sono state almeno sei le vittime di incidenti da Nord a Sud, tra mare e montagna. Diversi i feriti giunti negli ospedali dislocati per la Penisola. Un bilancio drammatico cui non si contano gli incidenti stradali e marittimi lievi.

In Sicilia, un 43enne, Salvatore Allegra, è annegato mentre faceva il bagno nel lungomare di Aci Castello, nel Catanese. L’uomo, che lavorava come cameriere, dopo un tuffo dagli scogli è stato trascinato dal mare mosso ed ha perso la vita. Sul posto i carabinieri e la guardia costiera.

In Campania, una barca a vela è stata travolta da un motoscafo nel porto di Marina d’Arechi a Salerno. Una delle persone che si trovavano a bordo della barca a vela è morta mentre l’altra è rimasta gravemente ferita ed è stata trasportata all’ospedale dove viene sottoposta ad un intervento chirurgico. Due barche avrebbero assistito all’impatto; su una delle due c’era una famiglia di turisti tedeschi: testimoni, dunque, che sembra la Capitaneria di Porto stia sentendo. Il recupero del morto e del ferito è stato effettuato da operatori Opsa (Operatore polivalente salvataggio in acqua) della Croce Rossa Italiana che a seguito di un protocollo d’intesa con la Capitaneria di Porto di Salerno sono presenti a bordo delle motovedette della Guardia Costiera. Tra i primi a intervenire anche il personale dell’Humanitas.

In Toscana, un sub è morto nel mare antistante l’isola di Giannutri (Grosseto) e due suoi compagni di immersione sono stati trasferiti all’ospedale Misericordia per accertamenti. Le loro condizioni non sarebbero gravi. I tre si erano immersi nella tarda mattinata quando all’improvviso uno di loro avrebbe accusato un malore. Quando sul posto dove i sub si erano immersi sono arrivate la motovedetta dei carabinieri e quella della Capitaneria di Porto Santo Stefano con a bordo i medici del 118, l’uomo era già deceduto.

In Lombardia, uno scout di 19 anni è morto  in un incidente in canoa. Sebastiano Chia, questo il nome del giovane, abitava in provincia di Bergamo. Il ragazzo, con altri otto canoisti del Gruppo Scout di Bergamo, era partito da Cassano d’Adda (Bergamo) nei giorni scorsi e stava scendendo il fiume con l’intento di arrivare a Cremona come meta finale.

La notte scorsa aveva alloggiato con i suoi compagni all’oratorio San Luigi di Pizzighettone e stamani tutti e nove sono partiti da Gera d’Adda, frazione di Pizzighettone, dalla sponda lodigiana del fiume. Poco dopo la partenza, il ragazzo è stato risucchiato dalla corrente, in quel punto molto forte. La canoa si è incastrata in una chiusa e si è ribaltata. Nonostante indossasse il giubbotto salvagente il ragazzo è finito sott’acqua. Il capo scout si è tuffato nel tentativo di soccorrerlo ma la corrente del fiume ha avuto la meglio. Quando da Cremona sono giunti i vigili del fuoco, non hanno potuto fare altro che recuperare il corpo e l’imbarcazione.

Un escursionista milanese 50enne è morto invece precipitando in un canalone per circa 30 metri durante la salita al Pizzo Tre Signori. L’alpinista, in compagnia di un amico, stava percorrendo il sentiero Cadorna al confine tra le province di Lecco e di Sondrio ed era poco distante dalla cima, quando è caduto. L’allarme è stato lanciato dall’amico e sul posto sono giunti l’elisoccorso da Bergamo, il Soccorso Alpino e i carabinieri di Casargo (Lecco). Il corpo è stato recuperato e trasportato all’obitorio dell’ ospedale di Merate (Lecco).

In Emilia Romagna, un bagnante sulla sessantina è morto a Lido Adriano, sul litorale ravennate, per un annegamento forse preceduto da un malore che lo ha colpito durante una nuotata in prossimità del Bagno “Arcobaleno”. Ad accorgersi dell’uomo, ormai cianotico, verso le 18.50 è stato un militare dell’Esercito che si trovava al mare per qualche ora di svago e che ha poi caricato su una tavola da surf il sessantenne per portarlo a riva. Sono quindi stati avvertiti i bagnini di salvataggio della zona che a quell’ora, ormai smontati dal lavoro, si trovavano al punto firma. Poco dopo sono intervenuti anche 118 e Capitaneria, ma per il bagnante non c’è stato nulla da fare nonostante i reiterati tentativi di rianimarlo. Nessuno dei gestori dei Bagni limitrofi lo ha riconosciuto: non è escluso che possa essere giunto da una spiaggia libera.

Omicidio a Crotone. "Ucciso" Pietro Scida. S'indaga nel privato

La polizia scientifica (immagini archivio Ansa) Pietro Scida omicidio a CrotoneUn uomo di 49 anni, Pietro Scida, è stato trovato senza vita nella sua abitazione in via Ruffo, a Crotone, nella tarda serata del 12 agosto. Secondo le prime ricostruzioni degli inquirenti si tratterebbe di un “omicidio”.

Ciò che ha insospettito gli inquirenti è che Scida è stato trovato in una pozza di sangue con il volto coperto da uno strofinaccio. Il cadavere presentava alcune ferite da taglio all’apparenza compatibili con delle coltellate. Alla scoperta del cadavere si è giunti dopo la denuncia dei familiari che non avevano avuto più notizie dell’uomo.

Dopo aver trascorso un periodo in Germania, Pietro Scida era rientrato in Calabria da un anno. Gli investigatori indagano a 360 gradi, sebbene si concentrino molto sulla sfera privata dell’uomo.

Le indagini sono condotte dalla squadra mobile sotto il coordinamento della locale procura. Si attende l’esame autoptico per avere maggiore chiarezza sul “delitto”. Dopo la scoperta del cadavere presso l’abitazione di Pietro Scida si sono recati i Vigili del fuoco, le Forze dell’Ordine e la Polizia Scientifica per effettuare i rilievi di rito.

In un primo momento sembrava che la morte potesse essere “naturale”, ma alcuni elementi hanno indotto gli inquirenti ad affrofondire le indagini.

NOTIZIE DALLA CALABRIA

ITALIA E MONDO