9 Ottobre 2024

Home Blog Pagina 1188

Due incidenti in Sardegna e Abruzzo. Muoiono 2 giovani

In moto travolto da furgone, muore in Costa Smeralda. Muore Luca Gaetano Eros Pecoraro
La moto travolto da furgone, giovane muore in Costa Smeralda (Ansa)

Due incidenti mortali in Sardegna e Abruzzo. A perdere la vita due giovani, il primo a Olbia in moto, l’altro in auto ad Avezzano, provincia dell’Aquila.

Un barista di 33 anni, Luca Gaetano Eros Pecoraro, originario di Enna, è morto all’alba nello scontro tra la sua moto e un furgone sulla Provinciale 59 che collega Olbia con la Costa Smeralda, in località “Cavallino”.

Da una prima ricostruzione, sembra che Luca Pecoraro, in sella alla sua Yamaha 600, avrebbe perso il controllo della moto e, dopo la caduta, sarebbe stato travolto da un furgone, ma sono in corso i rilievi per accertare la dinamica. Pecoraro è morto sul colpo. Sul posto è intervenuta un’equipe del 118, che non ha potuto far altro che constatarne il decesso.

L’altro grave incidente ad Avezzano, dove un giovane, G.A., 23 anni residente a Roma, ma originario di Pescasseroli, è morto, la scorsa notte, in un incidente stradale avvenuto lungo la statale che collega Pescasseroli ad Avezzano.

Il giovane viaggiava a bordo di una Bmw guidata da un suo amico, I.D.V. 28 anni di Opi, che avrebbe perso il controllo dell’auto finendo contro un albero all’uscita di una curva; il giovane è morto sul colpo, mentre l’amico è stato trasportato, in condizioni critiche, all’ospedale di Avezzano.

Un incidente, quest’ultimo, che somiglia per certi aspetti, a quello avvenuto giorni fa a Roma sulla Cristoforo Colombo, dove ha perso la vita il noto costruttore Claudio Salini.

Celentano alla Merkel, sui profughi hai mentito. Ha ragione Grillo

Adriano Celentano
Adriano Celentano

Adriano Celentano interviene sull’emergenza migratoria scrivendo una lettera alla cancelliera Angela Merkel, attraverso cui si schiera apertamente con il leader del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo che qualche settimana fa aveva invocato “un piano Merkel” per risolvere il problema. “Aiutare nazioni e migranti a casa loro con risorse da attingere a quote dei Pil degli Stati membri”, aveva detto Grillo.

Il molleggiato si rivolge confidenzialmente al numero uno della cancelleria tedesca per dirle “cara Merkel, fra i Premier che in Germania ti hanno preceduto, devo dire che tu (a parte gli errori, ma nessun premier è perfetto, neanche Renzi nonostante il vantaggio della sua giovane età)  sei la più simpatica”.

“Mi ricordi – scrive Celentano – mia sorella Rosa che aveva sempre voglia di ridere e giocare. Però. Ha ragione Grillo. Tu, la scorsa settimana avevi fatto una promessa importante quando annunciasti che la Germania avrebbe BLOCCATO il trattato di Dublino. Ma ieri il portavoce del governo tedesco ha dovuto ammettere che chiunque arrivi in Ungheria, deve registrarsi lì, e lì, sottoporsi  alla procedura di richiesta di asilo”, critica l’artista.

“Perché non mantieni la promessa che hai fatto? Così facendo si rischia di far alzare i famosi MURI del triste e avvilente rifiuto alla disperazione della povera gente che scappa dalla guerra. Mentre invece sarebbe così bello se l’Europa TUTTA, assestasse un sonoro schiaffo a tutti quelli che uccidono”.

Il riferimento e ai cinici e spregiudicati trafficanti di esseri umani “i quali – per il cantante – non hanno ancora capito che non basta farla franca in questa di vita. I GUAI per loro, anche se vivessero 150anni, cominceranno proprio quando la  fine è vicina. Ed è un vero peccato. Come si può rinunciare alle “GIOIE” della vita Eterna per rincorrere la devastante supremazia sui propri simili?”.

Non è la prima volta che Celentano prende posizioni su temi di carattere sociale e politico. Nel maggio scorso prima delle regionale aveva anche criticato lo stesso Grillo (insieme a Renzi) sul tema della sicurezza. “Mentre voi ve la sbattete sul tavolo dei voti a Roma c’è un auto che sfreccia a 180 all’ora e investe nove persone”. In quell’occasione scrisse: “Sto pensando a Matteo Salvini”, che della sicurezza ha fatto il suo cavallo di battaglia.

Profughi, in due giorni 2mila sbarcano in Calabria e Sardegna. Emergenza in tutta l'Ue

Profughi al porto di Cagliari
Profughi al porto di Cagliari (Ansa/Ap Photo/Gregorio Borgia)

Proseguono senza soste gli sbarchi di profughi nel Sud Italia, tra ieri e oggi sono duemila le persone approdate in tre diversi porti. Venerdi mattina circa 1.200 migranti, soccorsi a largo delle coste libiche, sono sbarcati in Calabria in due diversi sbarchi.

A Crotone sono arrivati 860 migranti a bordo della nave Bourbon Argos di Medici senza Frontiere. Sette persone sono state accompagnate in ospedale per accertamenti.

A Reggio Calabria è giunta la nave Phoenix con a bordo 332 migranti di vari nazionalità. Tra questi c’erano anche 105 donne e 105 minori. Le Prefetture di Reggio Calabria e Crotone hanno coordinato le attività di assistenza e accoglienza.

Giovedi 781 migranti sono invece sbarcati a Cagliari dalla nave norvegese Siem Pilot, che aveva a bordo anche sei cadaveri morti prima che venissero recuperati in mare su carrette di fortuna.

Uomini e donne – undici delle quali incinte e anche tanti bambini, che hanno subito trovato rifugio nelle tende e nel campo allestiti dalla Prefettura e dalla Protezione civile, prima di raggiungere le varie strutture di accoglienza sparse in tutta l’Isola.

Ma il peso dei flussi migratori si sente in tutta l’Europa, che è meta preferita non solo via mare ma anche sul dorsale dei Balcani. In Ungheria nelle ultime 24 ore si è registrato in un solo giorno l’arrivo di 3.313 migranti e profughi. Come ha riferito la polizia locale, citata dai media serbi, si tratta di circa mille arrivi in più rispetto alle 24 ore precedenti. La provenienza per lo più da Siria, Afghanistan, Pakistan.

Sull’esodo biblico di migranti e rifugiati dalla Siria e dal Nordafrica verso l’Europa è intervenuto anche il Pentagono americano. Si tratta, ha detto il generale Martin Dempsey, capo di stato maggiore delle forze armate Usa. di “una emergenza enorme, una crisi reale”.

In una intervista esclusiva alla Abc, Dempesy si è detto “preoccupato” e ha sottolineato la necessità per tutti di agire “sia unilateralmente che con gli alleati”, considerando ciò che sta avvenendo “come un problema generazionale” e mettendo sul piatto adeguate risorse che permettano di affrontare la crisi per almeno 20 anni.

Intanto, dopo le tensioni dei giorni scorsi a Budapest, il treno gremito di migranti partito dalla capitale ungherese verso Sopron, (alla frontiera verso l’Austria) si è fermato a Bicske dove funziona un campo profughi.

I poliziotti ieri hanno tentato di far scendere tutti quelli che non hanno documenti ma i profughi si rifiutano e scandiscono “No camp. Help us”.  Sono quindi scoppiati tafferugli tra i migranti e la polizia. Una coppia con un neonato si è sdraiata sui binari, minacciando il suicidio; la polizia ha ammanettato il padre del piccolo costringendo la famiglia a desistere dal gesto.

In una lettera alle autorità europee diffusa oggi da Le Monde, Francoise Hollande e Angela Merkel chiedono la creazione immediata di “hot spot”- centri per migranti e richiedenti asilo – che dovranno essere “pienamente operativi al massimo entro la fine dell’anno”.

L’Alto commissario Onu per i rifugiati Antonio Guterres ha esortato oggi l’Ue a mettere in atto un “programma di ricollocazione di massa” con la partecipazione obbligatoria di tutti gli Stati membri per un numero stimato di circa 200mila rifugiati.

Diabete tipo 2, la chirurgia più efficace dei farmaci

Diabete tipo 2: Francesco Rubino illustra teoria
Francesco Rubino illustra la sua teoria

La chirurgia metabolica risulta più efficace della terapia medica convenzionale nel controllo a lungo termine del Diabete tipo 2. Sono queste le conclusioni di un nuovo studio eseguito in collaborazione dall’Università Cattolica di Roma e dal King’s College di Londra, in Inghilterra.

Lo studio, pubblicato dalla prestigiosa rivista medica “The Lancet” è il primo a documentare i risultati a 5 anni dall’intervento chirurgico in uno studio randomizzato specificamente rivolto a comparare questo nuovo approccio terapeutico con la terapia medica convenzionale.

In precedenza, diversi studi avevano dimostrato che la chirurgia bariatrica (o chirurgia della obesità) può causare un significativo miglioramento del diabete tipo 2, una osservazione che ha portato a considerare il diabete come una specifica indicazione al trattamento chirurgico (in questo caso si parla di “chirurgia metabolica”).

Studi clinici randomizzati avevano inoltre dimostrato che i risultati della chirurgia sono superiori a quelli della terapia medica almeno nel breve termine (1-2 anni). Fin ora, tuttavia, non esistevano studi randomizzati con risultati a lungo termine.

Il nuovo studio ha seguito un gruppo di 60 pazienti diabetici di età compresa fra i 30 e I 60 anni e con indice di massa corporea (BMI) superiore a 35Kg/m2. Attraverso un sistema computerizzato di randomizzazione, i pazienti sono stati sottoposti a trattamento medico convenzionale (20 pazienti sottoposti a dieta, esercizio fisico, ipoglicemizzanti orali e/o insulina) o a chirurgia gastrointestinale attraverso due tipi di interventi comunemente utilizzati: il bypass gastrico (20 pazienti) o la diversione biliopancreatica (20 pazienti).

Il bypass gastrico consiste nella riduzione dello stomaco e nel bypass del primo tratto d’intestino tenue, mentre la diversione biliopancreatica richiede la rimozione di circa metà dello stomaco e un bypass intestinale di maggiore lunghezza.

Dei 60 pazienti originariamente coinvolti nello studio, 53 hanno completato il follow-up a 5 anni con l’obiettivo principale di misurare la durata di remissione del diabete dopo i vari tipi di terapia. La remissione del diabete è stata definita come mantenimento di livelli di emoglobina glicosilata inferiori a 6.5% (glicemia non-diabetica) in assenza di alcun tipo di terapia farmacologica per almeno un anno.

Lo studio ha inoltre analizzato i seguenti parametri: percentuale di recidiva di iperglicemia dopo remissione, utilizzo e il numero di farmaci antidiabetici (ipoglicemizzanti orali e/o insulina) e cardiovascolari (anti-ipertensivi e farmaci anti-colesterolo), cambiamenti di peso, indice di massa corporea, pressione arteriosa, livelli di lipidi plasmatici, rischio cardiovascolare, qualità della vita, complicanze a lungo termine da diabete o da chirurgia.

In totale, il 50% dei pazienti sottoposti a chirurgia ha mantenuto una remissione di malattia a 5 anni, mentre nessun paziente in terapia convenzionale ha ottenuto remissione. Indipendentemente dalla remissione, i pazienti chirurgici hanno mantenuto livelli di glicemia inferiore e hanno necessitato di un minor numero di farmaci anti-diabetici e cardiovascolari per tutta la durata dello studio.

Il rischio cardiovascolare calcolato nei pazienti chirurgici si è rivelato essere circa la metà di quello dei pazienti sottoposti a terapia convenzionale. I pazienti chirurgici hanno inoltre riportato indici di qualità di vita migliori rispetto ai pazienti in terapia tradizionale.

Non si è osservata alcuna mortalità da chirurgia né complicanze chirurgiche maggiori nel lungo termine. La diversione biliopancreatica si è dimostrata piè efficace nel mantenere la remissione di iperglicemia a 5 anni rispetto al bypass gastrico (67% vs 37%), tuttavia i pazienti con bypass gastrico hanno avuto meno complicanze nutrizionali rispetto a quelli sottoposti a diversione biliopancreatica. Per questa ragione, gli autori dello studio suggeriscono che il bypass gastrico sia l’intervento a miglior rapporto rischio-beneficio nel trattamento del diabete tipo 2.

Circa il 50% dei pazienti con iniziale remissione della iperglicemia dopo intervento chirurgico hanno avuto successivamente sviluppato una recidiva di lieve iperglicemia. Sulla base di questa osservazione, gli autori dello studio suggeriscono che il monitoraggio del valori glicemici debba essere continuato anche nei pazienti che vanno incontro a remissione della malattia.

Nei pazienti con recidiva di iperglicemia a 5 anni i valori medi di emoglobina glicosilata erano tuttavia del 6.7% (valore che indica un controllo glicemico ottimale), a fronte di una terapia consistente solo in dieta più o meno associata alla assunzione di metformina (un farmaco antidiabetico orale).

Prima dell’intervento chirurgico, gli stessi pazienti avevano invece valori di emoglobina glicosilata superiori a 7.0% (indicanti un inadeguato compenso glicidico) nonostante venissero trattati con diversi farmaci anti-diabetici e/o con insulina. In totale, più del 80% dei pazienti sottoposti a chirurgia hanno mantenuto livelli di emoglobina glicosilata inferiori a 7.0%, (obiettivo ideale del trattamento del diabete secondo i criteri della American Diabetes Association) in assenza di alcun trattamento farmacologico o con la sola assunzione di metformina.

“La capacità della chirurgia di garantire un ottimale controllo glicemico e una riduzione della necessità di insulina e altri farmaci dimostra che questo nuovo approccio terapeutico al diabete possa avere vantaggi anche sotto il profilo del rapporto costo-beneficio”, sostiene Il Professor Francesco Rubino, senior author dello studio e direttore della cattedra di Chirurgia Bariatrica e Metabolica del King’s College di Londra.

I pazienti sottoposti a terapia medica nello studio hanno sviluppato un maggior numero di complicanze da diabete nel corso dei 5 anni rispetto ai pazienti trattati chirurgicamente. Gli autori tuttavia suggeriscono cautela nell’interpretate questo dato date le dimensioni relativamente piccole dello studio che non consente quindi conclusioni definitive sulla possibilità di prevenire le complicanze del diabete (per esempio, infarto miocardico, ictus, insufficienza renale etc).

Geltrude Mingrone, primo autore dello studio, Professore di Medicina Interna alla Cattolica e di Diabetologia e Nutrizione al King’s College di Londra spiega: “La minore incidenza di complicanze da diabete osservata in questo studio dopo il trattamento chirurgico è in linea con i risultati di studi precedenti non randomizzati; tuttavia studi di maggiori dimensioni e idealmente multicentrici sono necessari per poter verificare in via definitiva se la chirurgia sia più efficace della terapia convenzionale anche in termini di riduzione delle complicanze, non solo di controllo glicemico. Ciò detto, è indubbio che la chirurgia metabolica è in grado di causare una drammatica riduzione del rischio cardiovascolare associato al diabete”.

Come prevedibile, i pazienti sottoposti a chirurgia in questo studio hanno goduto di una maggiore riduzione del peso corporeo rispetto ai pazienti sottoposti a terapia tradizionale. Tuttavia, non si è osservata alcuna differenza in termini di peso fra i pazienti chirurgici con e senza remissione di malattia. Analogamente, non si è osservata differenza fra i pazienti che hanno sviluppato recidiva di iperglicemia e coloro che sono invece riusciti a mantenere una remissione della malattia a lungo termine. Questa osservazione corrobora l’ ipotesi che i meccanismi attraverso i quali la chirurgia migliora il diabete non siano legati alla perdita di peso.

Studi sperimentali sul modello animale eseguiti in precedenza dal Professor Rubino avevano già dimostrato come le modificazioni della anatomia gastrointestinale possono avere effetti diretti sulla regolazione del metabolismo degli zuccheri e sul diabete. “I risultati di questo studio clinico aggiungono ulteriore supporto alla evidenza scientifica che indica nel tratto gastrointestinale un target biologicamente ideale per interventi rivolti alla cura del diabete. In particolare, credo – spiega  il Professor Rubino – che questi risultati impongano il riconoscimento della chirurgia gastrointestinale come una legittima opzione terapeutica per il trattamento dei pazienti con diabete di tipo 2”.

L’argomento sarà al centro della consensus conference dal titolo “Diabetes Surgery Summit” che si terrà a Londra il 28-30 Settembre 2015 nel corso del Terzo Congresso Mondiale sulle Terapie Interventistiche per il Diabete. L’evento è organizzato dal King’s College di Londra in collaborazione con le maggiori organizzazioni diabetologiche del mondo.

Note sul King’s College London

King’s College London è una delle top 20 università del mondo secondo il 2014/15 QS World University Rankings, e fra le più antiche in Inghilterra. King’s College ha più di 26,500 studenti da oltre 150 paesi del mondo e impiega circa 6,900 persone. L’università è attualmente nella seconda fase di un progetto di ristrutturazione del campus universitario con un investimento di oltre un miliardo di sterline. Per maggiori informazioni: www.kcl.ac.uk/newsevents/About-Kings.aspx.

Policlinico Gemelli RomaPoliclinico Gemelli della Università Cattolica

Il Policlinico Gemelli è l’ospedale universitario della Università Cattolica, fondato nel 1964 da padre Agostino Gemelli. Uno dei più importanti ospedali Italiani, riconosciuto a livello internazionale. Da 50 anni il Policlinico Gemelli offre centri di eccellenza diagnostici e terapeutici in ogni area della medicina è un riferimento importante per il sistema sanitario Italiano. Il Gemelli offre terapie avanzate e personalizzate secondo le necessità di ogni singolo paziente, con circa 95,000 ricoveri e 250,000 visite ambulatoriali ogni anno. L’Università Cattolica/Policlinico Gemelli forma professionisti del settore medico biologico con circa 200 laurati in medicina e chirurgia e 270 diplomi per dottorati di ricerca ogni anno.

Duplice omicidio Palagonia, il Gip convalida l'arresto dell'ivoriano

Omicidio di Palagonia, Catania. Da sinistra la prima vittima Vincenzo Solano e a destra il presunto autore del duplice omicidio. Un profugo della Costa D'Avorio
Omicidio di Palagonia. Da sinistra la prima vittima Vincenzo Solano e a destra Mamadou Kamara, presunto autore del duplice omicidio.

E’ stato convalidato l’arresto di Mamadou Kamara, l’ivoriano di 18 anni accusato di avere ucciso per rapina, nella loro villa di Palagonia, il 30 agosto scorso i coniugi, Vincenzo Solano, di 68 anni, e la moglie, Mercedes Ibanez, di 70. Lo ha deciso il Gip di Caltagirone accogliendo la richiesta della Procura.

Il giovane era stato fermato dalla Polizia di Stato lo stesso giorno dell’omicidio. Il Procuratore di Caltagirone, Giuseppe Verzera, che venerdì mattina alle 10 terrà una conferenza stampa nell’aula magna del Palazzo di Giustizia, sottolinea che “il Gip ha confermato l’impianto dell’accusa” e ribadisce che “l’inchiesta continua”.

Sul fronte delle indagini c’è stato un nuovo sopralluogo della Polizia Scientifica nella villa della famiglia Solano. Intanto investigatori della Squadra mobile della Questura e del commissariato della Polizia di Stato di Caltagirone stanno visionando le immagini di numerose telecamere di sorveglianza sequestrate a Palagonia.

Ci sarebbero dei frame in cui si vedrebbe Kamara da solo, senza complici. Intanto, la polizia postale di Catania continua a esaminare il cellulare in uso all’indagato alla ricerca di elementi utili alle indagini.

Gli inquirenti sono risaliti per caso a Mamadou Kamara, un profugo ivoriano ospite del centro Cara di Mineo. In una serie di controlli di routine nel Cara, il giovane è stato perquisito e nel suo borsone gli agenti hanno trovato dispositivi tecnologici, tra cui un laptop, una fotocamera e un telefono cellulare. Dinnanzi “all’imbarazzo” del profugo che non ha saputo fornire spiegazioni, gli investigatori si sono insospettiti e hanno cominciato a indagare per capirne di più.

Hanno così cominciato a fare qualche telefonata, tra cui una delle figlie dei Solano, che ha confermato che quel telefono era in uso al papà e fornendo loro l’indirizzo ove recapitare gli stumenti evidentemente rubati. Le forze dell’Ordine si sono subito recati nell’abitazione dei coniugi Solano per restituire il mal tolto, ma una volta entrati dal cancello hanno fatto la macabra scoperta: entrando a villa Solano hanno trovato il corpo senza vita di Mercedes Ibanez spiaccicato a terra; salendo al piano superiore i poliziotti hanno rinvenuto il corpo di Vincenzo Solano in una possa di sangue con un profondo taglio alla gola: l’uomo, diranno i primi soccorritori, è stato sgozzato.

Il presunto assassino in un primo momento era stato accusato di ricettazione, ma col passare delle ore la sua posizione si è aggravata. Tutti gli indizi del duplice omicidio portavano a lui. Sui vestiti sono state rinvenute tracce di sangue, probabilmente appartenenti all’uomo. Quella sera l’ivoriano si sarebbe introdotto a villa Solano con lo scopo di fare una rapina, ma alla reazione della coppia li avrebbe massacrati. A lui avrebbe tagliato la gola con un grosso coltello, alla donna una sorte crudele. Secondo quanto emerso dall’autopsia, l’avrebbe prima violentata e poi lanciata dal secondo piano per poi tornarsene come se nulla fosse al Cara di Mineo.

Qualche giorno dopo la figlia della coppia, Rosita Solano, si era sfogata contro le istituzioni: “E’ anche colpa dello Stato se ai migranti vengono qui a rapinare e a uccidere. Renzi venga qui a spiegare”. Il leader della Lega in risposta alla donna ha invece detto che “E’ solo colpa dello Stato”, levando la congiunzione “anche”. Ne è nata una polemica politica col Pd che ha accusato il segretario del Carroccio di strumentalizzare sui morti: “Salvini è disumano”.

Solo ieri sono stati celebrati i funerali  a Palagonia. Migliaia di persone hanno preso parte al rito funebre in un clima di grande commozione. Un brutale duplice delitto che ha scosso tutta l’Italia.

Bambino siriano, morto anche Gabin, fratello di Aylan. Reporter: “Pietrificata”. FOTO

Gabin-Kurdy fratellino AylanSono morti anche la mamma Zahim di 27 anni e il piccolo Gabin  fratellino di 5 anni di Aylan, il bimbo di tre anni le cui foto che lo ritraggono senza vita su una spiaggia hanno commosso il mondo.

Lo ha riferito il padre Abdullah Kurdi che – ha fatto sapere – vuole tornare nella città siriana per seppellire la famiglia.

Le autorità turche, intanto, hanno arrestato i 4 scafisti per la morte del bambino siriano di 3 anni, Aylan, annegato insieme alla madre e al fratellino e ad altri migranti dopo che sono affondate due delle imbarcazioni su cui viaggiavano.

Il piccolo Aylan stava fuggendo con la famiglia da Kobane, l’enclave curda nella Siria del nord per mesi terreno di aspri combattimenti con gli jihadisti dell’Isis.

I quattro sospettati fermati, tutti siriani tra i 30 e i 41 anni, sono accusati di “aver causato la morte di più di una persona” e di “traffico di esseri umani”, ha riferito l’agenzia di stampa turca Dogan.

La foto del piccolo Aylan, che viene ritratto mentre giace senza vita sulla spiaggia ha fatto il giro del mondo, suscitando commozione e rabbia.

A sinistra il piccolo Aylan, il Bambino siriano trovato morto sulla spiaggia in Turchia e a destra il padre Abdullah Kurdi
A sinistra il piccolo Aylan, il bambino siriano trovato morto sulla spiaggia in Turchia e a destra il padre Abdullah Kurdi

Il padre del bambino siriano, Abdullah Kurdi, unico sopravvissuto, che ha perso la moglie 27enne Zahim Kurdi e i bambini Aylan a Gabin, ha fatto sapere che seppellirà la sua famiglia in Siria, a Kopana.

Nilüfer Demir, la fotoreporter dell’agenzia turca Dogan News Agency (DHA), autore degli scatti che hanno fatto il giro del mondo, ha affermato che appena ha notato il bambino siriano sulla spiaggia “sono rimasta pietrificata, ma ho dovuto scegliere di fare il mio lavoro di giornalista.

Nilüfer Demir, la fotoreporter che ha scattato le foto di Aylan. A destra il piccolo giace senza vita sulla spieggia
Nilüfer Demir, la fotoreporter che ha scattato le foto di Aylan. A destra il piccolo giace senza vita sulla spieggia

E così ho scattato le foto perché era giusto che la gente sapesse e conoscesse questi drammi. Dentro di me ho sentito una sensazione di tristezza e rabbia”, ha detto la reporter.

“Percorrendo la costa – ha aggiunto – ha notato cento metri più avanti anche il corpo di altri migranti e del fratellino di Aylan, Galib Kurdy. “Erano senza giobbotto di salvataggio”, ha raccontato la reporter.

A sinistra Aylan Al-Kurdi, il bambino siriano ritratto con la maglietta rossa sulla spiaggia. A destra il fratellino Gabin di 5 anni morto anche lui con la madre, trovati a 100 metri di distanza.
A sinistra Aylan Al-Kurdi, il bambino siriano ritratto con la maglietta rossa sulla spiaggia. A destra il fratellino Gabin di 5 anni morto anche lui con la madre, trovati a 100 metri di distanza.

In realtà, i “lifejackets”, ha spiegato il padre dei bambini: “li avevamo, ma non abbiamo avuto il tempo di indossarli perché appena l’imbarcazione ha iniziato a imbarcare acqua, per il panico di tutti, si è capovolta. Eravamo a 500 metri dalla riva”, ha detto in lacrime Abdullah Kurdi che ha fatto sapere di essere giunto “a riva a nuoto nella notte. Ho tentato di afferrarlo ma mi è scivolato”.

La reporter ha affermato che si trovava alle 6 del mattino del 2 settembre scorso sulla costa Akyarlar del distretto di Bodrum, nella provincia di Mugla, dicendo che i corpi dei migranti e del bambino siriano “erano ancora a terra a due giorni dall’affondamento dei gommoni”.

 

A Torino eseguito trapianto di reni senza anestesia totale. La prima volta in Italia

Trapianto di reni su paziente sveglio
Trapianto di reni su paziente sveglio (Ansa)

Per la prima volta in Italia è stato trapiantato un rene a un paziente sveglio, ossia con anestesia locale e non totale.

L’intervento è stato eseguito nell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino, senza anestesia generale, ma con sola anestesia combinata peridurale e spinale.

Il paziente, un 38enne di Napoli, era affetto da Sindrome di Alport. Il donatore è un uomo di 41 anni, deceduto a Novara per un grave trauma cervicale con conseguente arresto cardiocircolatorio. Oltre ai reni, la famiglia ha concesso la donazione di altri organi come cuore, fegato e reni.

L’intervento, secondo l’equipe torinese è riuscito con successo “senza complicanze”, ma si dovrà attendere il processo post operatorio per accertare la piena funzionalità dell’organo, già riscontrato “compatibile” per l’uomo, prima del trapianto. Non era mai stato eseguito un intervento di questo livello senza anestesia generale e questo apre le porte a nuove frontiere chirurgiche.

La Sindrome di Alport è una condizione genetica caratterizzata dalla progressiva perdita di funzione sia renale che uditiva. La malattia può inoltre interessare gli occhi. La presenza di sangue nelle urine (ematuria) è quasi sempre riscontrabile nella patologia. A indentificarla per la prima volta fu il dottor Cecil A. Alport nel 1927, da cui prende il nome la Sindrome che mette “fuori gioco” i reni.

La malattia può essere ereditaria. “Nella maggior parte (80-85%) dei pazienti affetti da Sindrome di Alport, la patologia è trasmessa con un’ereditabilità legata all'”X”, dovuta a mutazioni nel gene COL4A5″, è spiegato su Wikipedia.

Scafati (Salerno), Giuseppe Desiderio ucciso con 30 coltellate. C'è un arresto

Carabinieri a Scafati (Salerno) davanti al luogo del ritrovamento dell'auto con dentro la vittima Giuseppe Desiderio - riquadro
Carabinieri a Scafati (Salerno) davanti al luogo del ritrovamento dell’auto con dentro la vittima Giuseppe Desiderio – riquadro

È stato arrestato a Pompei (Napoli), a casa di un lontano parente che non sospettava nulla, il presunto assassino di Giuseppe Desiderio, il venditore ambulante di 56 anni, incensurato, ucciso mercoledì pomeriggio a Scafati (Salerno) con una trentina di coltellate al torace. Si tratta di Pasquale Balzano, 46 anni, anche lui incensurato, con il quale la vittima ha lavorato: è stato bloccato dai Carabinieri dopo qualche ora di indagini. La lite sfociata nell’omicidio sarebbe stata causata da dissidi sui proventi della loro attività da ambulante.

Il cadavere è stato trovato in via Lo Porto a Scafati (Salerno) all’interno del bagagliaio della propria vettura. La convivente dell’uomo ucciso, già ieri, aveva indicato ai carabinieri il soggetto con problemi psichici con il quale la vittima condivideva l’attività commerciale e con il quale aveva avuto, di recente, alcuni dissidi. Sull’omicidio di Giuseppe Desiderio stanno indagando i Carabinieri del Reparto Territoriale di Nocera Inferiore, coordinati dal capitano Michele Avagnale.

Giuseppe Desiderio, fratello di Salvatore Desiderio, conosciuto come “Sasà ‘o barbiere”, ritenuto vicino al clan Matrone e attualmente detenuto nel carcere di Sulmona. Il 13 luglio la sorella, Filomena Desiderio, fu ferita da alcuni colpi di arma da fuoco davanti casa, a Scafati. Era scensa in strada dopo che qualcuno le aveva citofonato alla sua abitazione.

Agguato a Napoli, ucciso il pregiudicato Pasquale Ceraso. FOTO

omicidio a Napoli nel quartiere Sanità. Ucciso pregiudicato Pasquale Ceraso
Il corpo senza vita di Pasquale Ceraso ucciso in un agguato a Napoli

Agguato mortale a Napoli. Un uomo oltre i 60 anni, Pasquale Ceraso, pregiudicato, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco stamani a Napoli, poco prima delle 8 nel quartiere Sanità.

Il cadavere è stato trovato all’interno di una Twingo in via Santa Teresa degli Scalzi.

L’allarme è stato dato da alcuni cittadini della zona che hanno riferito di aver udito degli spari attorno alle 7.30.

Secondo quanto riferito da testimoni sarebbero stati diversi i proiettili esplosi dai killer in direzione dell’uomo che non ha avuto scampo. E’ deceduto in auto. Da quanto si è appreso, l’uomo è stato centrato più volte con una calibro 765.

Indaga la Polizia di Stato che non esclude possa essersi trattato di un regolamento di conti nel giro del crimine organizzato. Con ogni probabilità i killer che hanno teso l’agguato, indossavano caschi integrali ed erano in sella ad uno scooter. Mezzo che nelle strettoie del quartiere rende più agevole la fuga.

Bimbo siriano morto, ecco le foto choc che sono da monito all’Ue

Il bimbo siriano morto in mare in Turchia (photo Nilüfer Demir)
Il bimbo siriano Aylan Kurdy morto in mare in Turchia (Foto Nilüfer Demir)

Il dramma dei profughi sta assumendo proporzioni apocalittiche. L’ultima tragedia in ordine, è quella registrata in Turchia dove le immagini stanno facendo il giro del mondo. Non ci sono parole per commentare le foto di un bambino, un piccolo profugo siriano, il cui corpicino senza vita è stato trovato in spiaggia a Bodrum, a Sud del paese.

Il quotidiano britannico “The indipendent” ha deciso di pubblicare le foto “choc” proprio per lanciare un forte messaggio all’Europa: ”Se queste immagini non cambiano l’atteggiamento dell’Europa nei confronti dei rifugiati, cosa può farlo?”, si chiede il tabloid inglese.

Il bimbo siriano, ritratto morto nelle foto – che pubblichiamo facendo uno “strappo” alla deontologia professionale, non per impressionare benpensanti e radical chic, ma per associarci all’appello sacrosanto dell’Indipendent di scuotere la “coscienza” di questa Ue – era a bordo su una barca insieme alla sua famiglia. Il piccolo, dell’età apparente di due anni e mezzo – tre, si vede disteso senza vita sulla spiaggia con il viso ripiegato in giù su di un lato. Una guardia turca poi lo prende in braccio per portarlo via. Si chiamava Aylan Al-Kurdi e aveva un fratellino più grande di lui. I suoi genitori volevano per lui un futuro migliore lontano dalla loro Siria in mano all’Isis.

Il natante, per cause sconosciute, è improvvisamente affondato mentre attraversava il breve tratto di mare che da Badrum porta all’isola greca di Kos. Un viaggio di poche miglia da farsi in un’ora al massimo. Qualcosa deve essere andato storto. Almeno altre nove persone sono morte in quel naufragio. Avevano pagato per quel tragitto circa mille dollari a scafisti e trafficanti cinici e spregiudicati che sembra nessuno riesca a fermare.

LEGGI LA TESTIMONIANZA DELLA FOTOGRAFA CHE HA SCATTATO LE FOTO

Bambino-siriano-morto-in-mare_SPN

Il bimbo siriano morto in mare in Turchia (photo Nilüfer Demir)

Immagini, queste, che, come scrive il quotidiano britannico “Sono straordinarie e servono come duro monito ai leader europei”. Foto che impongono una seria riflessione alla Ue, che si è mezza “scandalizzata” quando ha visto le immagini raccapriccianti dei 71 cadaveri nel camion in Austria. Una classe politico burocratica che fino ad allora ha sempre ignorato il dramma che vive l’Italia e che vivono i “deportati” del Terzo millennio nel Mediterraneo, le cui acque pullulano di cadaveri. Alla vista dei cadaveri le loro coscienze dovrebbero dare segnali di reazione. Dovrebbero.

Dopo il Canale di Sicilia, il flusso maggiore di migranti sta avvenendo via terra, dalla Siria alla Turchia e poi su lungo il dorsale balcanico. Destinazione Germania, Francia e Gran Bretagna. La terra promessa per molti disperati che scappano dai conflitti, dalla fame e dalla miseria. In cerca di una vita migliore.

In attesa che si svegli l’inutile e costosissima Onu, se l’Europa non vuole i profughi, faccia un piano di aiuti concreto a favore di questi paesi, defenestrando dittatori al potere e catturando i trafficanti. L’Occidente ha tutti i mezzi. Tutti i Servizi segreti del mondo sanno chi sono e dove vivono gli schiavisti. E poi dicano a Ban Ki Moon di mandare i caschi blu fino a quando quelle regioni non saranno stabilizzate.

AGGIORNAMENTO Sono morti anche la mamma e il fratellino di 5 anni di Aylan, il bimbo di 3 anni annegato ieri le cui foto hanno commosso e indignato il mondo. Lo ha riferito il padre, unico sopravvissuto, che vuole tornare nella città siriana per seppellire la famiglia. “Mi è scivolato dalle mani…”. LEGGI 

Pianiga (Venezia). Trovati morti Gianni Garbin e Daniela Masaro. E' ancora mistero. FOTO

Pianiga, Il corpo della povera Daniela Masaro viene portato via. Nel riaquadro Gianni Garbin
Il corpo della povera Daniela Masaro viene portato via. Nel riaquadro Gianni Garbin (Photo da ilgazzettino.it)

Si indaga a ritmo serrato per chiarire le cause della morte della coppia, i cui corpi senza vita sono stati trovati mercoledi nella loro abitazione a Pianiga, in provincia di Venezia. Si tratta di Gianni Garbin, 57 anni e la moglie e Daniela Masaro, 55enne. Potrebbe trattarsi di omicidio suicidio.

La donna è stata trovata in camera da letto, al piano superiore, da quanto appreso, “in un lago di sangue all’altezza della testa”, mentre l’uomo è stato trovato impiccato in garage; il basculante aperto ha insospettito alcuni familiari, che hanno fatto la drammatica scoperta e hanno dato subito l’allarme.

A trovare i due cadaveri – secondo quanto scrive il quotidiano ilgazzettino.it – “è stato il marito della sorella di Daniela, corso in via Papa Luciani dopo aver ricevuto l’inquietante chiamata di Gianni. “Siamo in pericolo, voglio farla finita” sono le parole che Garbin avrebbe detto con un filo di voce prima di togliersi la vita”.

Sul posto a Pianiga indagano i Carabinieri e la Scientifica. Intervenute anche ambulanze e i Vigili del Fuoco, che dopo aver aperto la porta di casa hanno visto l’uomo e poi la donna ormai senza vita. Per la coppia non c’era ormai nulla da fare. Si cerca di capire cosa sia successo. Gli inquirenti stanno interrogando parenti e vicini per avere un quadro più chiaro. Pare che Gianni Garbin abbia lasciato un biglietto d’addio.

 

Nessuna pista è quindi esclusa. Tutte le ipotesi sono aperte. Anche quella di un eventuale atto violento commesso da terzi. E’ mistero fitto. Vicini e conoscenti avrebbero indicano le vittime come persone “tranquille”.

I due coniugi vivevano in una casa su due livelli in via Papa Albino Luciani 16, lui era dipendente di un macello, lei era infermiera all’ospedale di Dolo.

Sul luogo del crimine è giunto il magistrato di turno. Pianiga è un comune italiano di oltre 12mila abitanti della città metropolitana di Venezia, in Veneto. Una cittadina dove la quiete si tocca con mano. Una quiete interrotta dal tragico fatto di sangue in casa Garbin.

[last-modified]

Ancora morti sulla 106 jonica. Muore il regista Giuseppe Petitto, affermato talento calabrese

L'auto distrutta su cui viaggiava Giuseppe Petitto. Nel riquadro il regista
L’auto distrutta su cui viaggiava Giuseppe Petitto. Nel riquadro il regista

Il regista Giuseppe Petitto, 45 anni, originario di Catanzaro ma residente a Roma, è morto in un grave incidente stradale avvenuto all’alba di mercoledì sulla statale 106, nei pressi di Pietragrande, tra Soverato e Copanello. C’è un ferito.

Da una prima ricostruzione sembra che Petitto si dirigesse verso Sud quando, per cause ancora in corso di accertamento, con la sua Alfa Spider Coupe si è scontrato violentemente con un mezzo pesante. Sul posto sono intervenuti gli agenti della Polstrada, i Carabinieri, i Vigili del fuoco e il personale dell’Anas.

A causa dell’incidente, la statale è provvisoriamente chiusa in entrambe le direzioni per consentire i rilievi e accertare l’esatta dinamica dell’incidente. La 106 jonica è denominata la strada della morte per via della sua insicurezza. Non sono pochi gli incidenti mortali che si sono verificati nel corso degli ultimi anni sull’arteria che da Taranto conduce a Reggio Calabria.

Giuseppe Petitto al lavoro con il regista tedesco Wim Wenders
Giuseppe Petitto al lavoro con il regista tedesco Wim Wenders

Giuseppe Petitto, regista e produttore cinematografico, era nato nel luglio del 1969 a Stalettì, in provincia di Catanzaro. Laureato in Giurisprudenza e diplomato in Regia alla scuola nazionale di Cinema del Centro sperimentale di Cinematografia, era uno dei più giovani e promettenti talenti del cinema italiano. Sempre originale e molto legato al tema dei diritti umani.

 

Nel corso della sua breve ma intensa carriera ha diretto, prodotto e montato cortometraggi di finzione e documentari distribuiti nelle sale cinematografiche di diversi paesi europei e degli Stati Uniti, prodotti con importanti emittenti nazionali e internazionali.

Ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali per i suoi film, che si concentrano prevalentemente su diritti umani, temi sociali e di politica internazionale, tra i quali lo “Human Rights Watch Nestor Almendros Award for courage and commitment in human rights filmmaking”.

C’è molta commozione nel mondo del cinema per la grave perdita del giovane e apprezzato regista e produttore cinematografico. Il presidente di Film Commission della Basilicata, Paride Leporace, esprime cordoglio per la scomparsa del suo amico. “Addolorato per la morte di un regista calabrese che realizzò un ottimo documentario su Giacomo Mancini a 10 anni della scomparsa. Ti sia lieve la terra Giuseppe”.

Sul profilo Facebook di Giuseppe Petitto arrivano migliaia di messaggi che lo ricordano come un grande professionista e una persona dal cuore grande. Ma anche messaggi di “rabbia” per quella “strada della morte” che da vent’anni la classe politica e istituzionale “non vuole ammodernare”.

Il cuoco Massimiliano Di Matteo vince il "Master Chef" d'Israele

Massimiliano Di Matteo il nuovo "Master Chef" di Israele
Massimiliano Di Matteo il nuovo “Master Chef” di Israele

TEL AVIV – Il cuoco abruzzese di Pescara, Massimiliano Di Matteo, sposato da 13 anni con un’israeliana e da 18 mesi in Israele, ha vinto la finale della quinta edizione “Master Chef” a Tel Aviv sbaragliando le ultime due concorrenti rimaste in gara. “Gli ho fatto vedere e assaggiare la cucina italiana che non conoscono quella di mia madre, di mia nonna. Quella delle tradizioni delle nostre parti”,  ha spiegato il cuoco.

Massimiliano Di Matteo, 40 anni, rivendica la genuinità della sua cucina: ”mia madre – ha detto – è cresciuta a Roseto degli Abruzzi in una famiglia di contadini e a 15 anni preparava il pane per tutti. Io sono venuto su in questo ambiente e lì ho imparato. Loro mi hanno insegnato”.

Per vincere però ha cucinato anche piatti tratti da due grandi chef italiani: Davide Scabin e Niko Romito, piemontese il primo e abruzzese il secondo. ”Li ammiro entrambi, anche se – spiega ancora – non li conosco di persona”.

Quello ispirato a “Scabin” (Davide, il cuoco perfezionista, ndr) è stato un filetto impanato cucinato a bassa temperatura. Quello invece modellato su Romito (Niko) lo ha presentato ieri sera durante la finale: “assoluto di cipolle con bottoni di formaggio e zafferano”.

E nel corso della gara ha fatto assaggiare tutta una serie di piatti tratti dalla tradizione di casa sua: ”quello che ha avuto maggiore riscontro fino alla finale è stata una salsiccia di fegato, bucce di arancia e peperoncino. Un successo”, ha detto soddisfatto Massimiliano Di Matteo, il nuovo “Master Chef” israeliano.

Acqua potabile prodotta dall’aria? E’ possibile con Awa Modula

L'innovativo macchinario Awa Modula per produrre acqua dall'aria
L’innovativo macchinario Awa Modula per produrre acqua dall’aria

Grazie a un progetto fortemente innovativo, è possibile produrre acqua potabile direttamente dall’aria. L’obiettivo è portare il prezioso liquido per la vita e l’ambiente, in zone ad alta desertificazione e siccità. L’innovazione, rivoluzionaria, arriva dalla Svizzera e si chiama “Awa Modula” (Air to water to air).

Il sistema creato dalla start up “Seas – Societè de l’eau aérienne Suisse” è stata presentata a Expo in un convegno organizzato nel padiglione della Svizzera. La tecnologia è in grado di produrre acqua dall’aria ovunque, senza bisogno di avere fonti di acqua già esistenti da trattare (mare o fiumi, laghi e acque reflue) e permette di avere a disposizione una fonte praticamente inesauribile di acqua, esattamente dove necessita.

Con “Awa Modula” si può ottenere acqua potabile arricchita di sali minerali ma anche acqua per uso agricolo, distillata per uso alimentare, farmaceutico, ospedaliero, industriale. I sistemi permettono di produrre acqua dall’aria con macchine da 2.500 a 10.000 litri al giorno, modulabili sino a centinaia di metri cubi.

awa modula Seas Societè de l'eau aérienne Suisse
La sede della Seas “Societè de l’eau aérienne Suisse”

“La tecnologia – ha spiegato la docente di Idraulica, Ambientale ed energetica, Anna Magrini, dell’Università di Pavia – è frutto di oltre quattro anni di ricerca e sviluppo e garantisce un impatto ambientale basso o nullo, non rilascia impurità nell’ecosistema locale e offre una fonte illimitata e inesauribile di acqua potabile”.

La start up Seas, nata nel 2014, ha donato alcuni mesi fa alla onlus UnaKids, che lavora per garantire migliori condizioni di vita ai minori nelle regioni colpite dalla guerra, un sistema capace di produrre 2.500 litri di acqua potabile al giorno. Il nuovo sistema è stato introdotto per il momento in alcune zone di America Latina (Messico, Perù, Ecuador), Isole Caraibiche, Nord Africa, Sud Africa, Libano, Emirati Arabi e comunque in tutte quelle aree dove c’è bisogno d’acqua.

Si sveglia dal coma dopo caduta in mare. E accusa: “E’ stato lui a buttarmi giù”

La nave Costa Fortuna, nel riquadro Laura Stuardo
La nave Costa Fortuna, nel riquadro Laura Stuardo

E’ giallo sulla disavventura di Laura Stuardo, una donna torinese di 53 anni che il 19 luglio scorso, durante una crociera tra i fiordi norvegesi con la bella Costa Fortuna, avrebbe tentato il “suicidio” lanciandosi dal suo balconcino da oltre trenta metri nelle gelide acque del mare del Nord.

Ricoverata all’ospedale di Bergen, in Norvegia, poi trasferita alle Molinette di Torino, le sue condizioni sono subito apparse subito disperate. L’impatto con l’acqua è stato molto violento tanto da mandarla in coma per qualche settimana.

Fortunatamente Laura Stuardo si è risvegliata e le sue prime parole dopo essersi risvegliata dal coma sarebbero state: “Non ho tentato il suicidio”. Secondo quanto riporta mercoledì il quotidiano La Repubblica per Laura Stuarda, sarebbe stato “lui a buttarla giù”. Lui, è G. P., il compagno con cui la donna convive da un anno circa e insieme si erano imbarcati sulla lussuosa nave per fare una crociera tra i fiordi.

Intanto la procura ha aperto una inchiesta per “tentato omicidio a carico di ignoti”. Tuttavia, – specificano gli inquirenti – questo non esclude che possa essersi trattato di disgrazia”. Del resto, il compagno si è sempre difeso sostenendo di essere estraneo. “G. P., scrive il quotidiano “La Stampa”, ha raccontato di aver tentato, inutilmente, di salvare Laura Staurdo ma di non essere riuscito ad afferrarla in tempo. Secondo lui la donna ha cercato di suicidarsi”.

Un mistero carico di qualche comprensibile “contraddizione” poiché Laura Stuardo avrebbe ricordi per così dire “sbiaditi”. In entrambi i casi sembra “sbiadito” anche il movente. Gli interrogativi restano: che motivo avrebbe avuto lei di togliersi la vita? Quale sarebbe stato il motivo che avrebbero spinto l’uomo a buttarla giù? Mistero fitto.

Da un primo colloquio con gli inquirenti, scrive l’agenzia Ansa,” si è soltanto sentita di affermare con assoluta certezza che non si è trattato di un atto volontario. “Ero felice, contenta – avrebbe dichiarato – non aveva alcun motivo di uccidermi”.
Per questo sarà risentita appena le sue condizioni di salute lo permetteranno. La torinese il 20 luglio scorso era caduta dal balcone della sua cabina mentre la nave era ferma in banchina a Flamm, in Norvegia. Immediatamente soccorsa, era stata trasportata in ospedale con un elicottero.

Secondo quanto apprende l’Ansa, Laura Stuardo, che si trova in un centro di riabilitazione neurologica in provincia di Torino, non accusa nessuno, ma non ha neppure fornito indicazioni precise su quanto è accaduto. Unica cosa che pare certa è che lei abbia negato di aver agito secondo un preciso proposito autolesionista. I Carabinieri, che hanno acquisito la cartella clinica dell’ospedale norvegese dove venne ricoverata subito dopo essere precipitata dalla nave, non hanno al momento in programma di sentire il compagno che era con lei durante la crociera.

Scippo in diretta a Napoli. Delinquente sfila orologio a turista. Preso. Bel biglietto da visita VIDEO

Il delinquente che scippa il turista inglese a Napoli
Il delinquente che scippa il turista inglese a Napoli

Scippo “in diretta” a Napoli. Un turista inglese era appena era appena sceso dal suo taxi quando un delinquente coperto col casco, poi invididuato e arrestato, si è avvicinato fulmineo, gli ha afferrato il braccio sfilandogli dal polso un “Hublot” del valore di 35mila euro.

Appena commesso il furto il giovane scippatore ha saltato la siepe andando in strada dov’era atteso da un complice che lo ha prelevato in scooter.

Si vede lo il giovane coprire con la mano la targa del motorino pensando di essere più furbo. Ma non è servito a nulla. E’ stato individuato, ammanettato e sbattuto a Poggioreale.

E’ successo tutto sotto gli obiettivi delle telecamere di sorveglianza installate all’ingresso di un grande albergo della centralissima piazza Municipio. Molti gli “spettatori” inerti tra automobilisti e passanti.

Nel video acquisito e diffuso dall’Arma dei Carabinieri si vede tutta la scena che mostra il “bel biglietto da visita” della bella Napoli e di tutto il Paese.

Il fatto di cronaca è successo qualche giorno fa. A distanza di una settimana i Carabinieri della Compagnia di Napoli centro sono riusciti a identificare e sottoporre a fermo lo scippatore. Si tratta di un 33enne napoletano, già noto alle forze dell’ordine. Durante la perquisizione domiciliare a casa del fermato i militari hanno trovato casco e indumenti indossati al momento dello scippo.

Intanto proseguono le indagini per identificare il complice che lo aspettava poco più avanti, alla guida di uno scooter. Per il 33enne è già stato convalidato il fermo ed è stata disposta la custodia cautelare in carcere.

Un bel biglietto da visita per la bella Napoli e per l’Italia. Probabilmente il turista inglese, certamente ricco, non metterà mai più piede nel nostro Paese a causa di imbecilli e delinquenti di questa natura.

Migranti, Germania chiede di sospendere Schengen. Anzi no. Marcia indietro di Bolzano

Immigrati alla frontiera del Brennero. Germania: "Rafforzare i controlli alla frontiera Baviera"
Immigrati alla frontiera del Brennero. Germania: “Rafforzare i controlli alla frontiera Baviera” (Epa)

Dopo la Gran Bretagna, orientata a chiudere le frontiere anche per i comunitari, arriva dalla Germania la richiesta all’Italia di ripristinare i controlli alle frontiere sospendendo il trattato di Shengen sulla libera circolazione.

L’Italia, dal canto suo ha comunicato la disponibilità a ripristinare i controlli al confine del Brennero e a sospendere temporaneamente gli accordi di Schengen, analogamente a quanto avvenuto in occasione del G7, ma dalla Provincia autonoma di Bolzano arriva la precisazione:

LA RETTIFICA 
“Non si tratta di una sospensione degli accordi di Schengen al Brennero, ma esclusivamente di un’intensificazione dei controlli”, precisa il governatore Arno Kompatscher, rettificando così un comunicato stampa della Provincia autonoma di Bolzano pubblicato precedentemente.

Il provvedimento aveva reso noto la Provincia di Bolzano serve “come misura temporanea per permettere alla Baviera di riorganizzarsi e fronteggiare l’emergenza contingente” – un numero di profughi stimati tra i 300 e i 400.

IL COMUNICATO PRECEDENTE
“La Baviera – si legge nella prima nota della Provincia di Bolzano – registra un’ondata record di arrivi di profughi nelle ultime ore, principalmente attraverso la rotta dei Balcani, che sta creando una situazione ingestibile: si lavora per cercare nuove strutture e far fronte nell’immediato alla crescita esponenziale del numero di migranti.

Davanti a questa emergenza la ministra bavarese Emilia Müller ha contattato l’assessore altoatesina Martha Stocker, per chiedere un sostegno logistico temporaneo nell’accoglienza di profughi. Il governatore altoatesino Arno Kompatscher ha informato il Governo italiano e chiesto il necessario via libera di Roma per un intervento di aiuto alla Baviera, “nell’ottica di un’autonomia responsabile e solidale, ma anche di una strategia di respiro europeo in grado di muoversi oltre i confini regionali e nazionali”.

“Il Governo – si legge ancora nella nota – si è prontamente attivato a sostegno della richiesta della Germania comunicando la disponibilità a ripristinare i controlli al confine del Brennero e a sospendere temporaneamente gli accordi di Schengen, analogamente a quanto avvenuto in occasione del G7.

La Provincia di Bolzano accoglierà quindi per qualche giorno – come misura temporanea per permettere alla Baviera di riorganizzarsi e fronteggiare l’emergenza contingente – un numero di profughi stimati tra i 300 e i 400. Saranno reperite alcune palestre, dove gli impianti igienici e le infrastrutture sono già funzionanti, mentre nella gestione e nell’assistenza la Provincia attiverà la Protezione civile e la collaudata collaborazione delle associazioni locali di volontariato. Le spese per questo intervento umanitario straordinario saranno a carico dello Stato”.

[last-modified]

Grave incendio a Parigi. 8 morti fra cui 2 bimbi. "E' doloso". Fermato un uomo

Incendio mortale a Parigi. Otto mortiLa gendarmeria francese ha fermato una persona a Parigi sospettata di essere coinvolta nell’incendio divampato all’alba nella capitale francese e che ha causato otto morti, fra cui due bambini.

Quattro sono i feriti con ustioni di vario grado trasportati in ospedale. Due sarebbero in gravi condizioni.

L’incendio è scoppiato per cause ancora sconosciute nella rue Myrha, il cuore del quartiere della Goutte d’or, ai piedi di Montmartre, nella capitale d’Oltralpe.

Secondo quanto si è appreso, due degli abitanti del palazzo si sarebbero lanciati dalle finestre. Le fiamme si sono propagate dal pianterreno attraverso la tromba delle scale di uno stabile fino a raggiungere mansarde e tetto.

E’ probabile che il rogo mortale sia di natura dolosa. Fonti della polizia sul luogo dell’incendio hanno confermato all’agenzia di stampa Ansa che la pista dolosa è quella privilegiata, ma hanno precisato che “al momento non si può determinare se si sia trattato di una semplice azione stupida e incauta sfuggita al controllo o ci fosse reale volontà di nuocere” alla vita altrui.

Imponenti i soccorsi. La zona è stata fatta evacuare e molti mezzi dei vigili del fuoco francesi sono ancora impegnati nelle operazioni di spegnimento delle fiamme copiose nell’edificio.

La rue Myrha, Goutte d'or, Montmartre dove è avvenuto l'incendio mortale a Parigi
La rue Myrha, Goutte d’or, Montmartre dove è avvenuto l’incendio mortale a Parigi

 

Lumezzane (Brescia): anziano uccide la moglie e tenta suicidio

Omicidio suicidio a Lumezzane Brescia Bruno Caprioli, ha ucciso a coltellate la moglie Natalina BadiniAncora un omicidio a Brescia e un tentato suicidio. Un anziano di 76 anni, Bruno Caprioli, ha ucciso a coltellate la moglie Natalina Badini di 70 anni e ha poi tentato di togliersi la vita ingerendo alcune pastiglie. E’ accaduto a Lumezzane, nel Bresciano.

La donna è morta, mentre l’uomo è attualmente in ospedale in condizioni critiche nel reparto di terapia intensiva. La donna, di 70 anni, era malata da tempo.

Probabilmente il marito nel vederla, soffrire avrebbe deciso di farla finita per entrambi. Tuttavia il movente è da stabilire. Sarebbe stato proprio Bruno Caprioli ad avvertire al telefono il figlio: “Ho ucciso la mamma” avrebbe detto prima di tentare di assumere le pastiglie e farla finita. Ora è ricoverato in terapia intensiva agli Spedali Civili di Brescia.

Quello di Lumezzane è il secondo caso di omicidio suicidio in meno di ventiquattro ore. Solo martedi a Sedena di Lonato, nel Bresciano, un uomo di 41 anni ha strangolato l’ex fidandata moldava di 18 anni e poi si è suicidato impiccandosi. L’uomo avrebbe lasciato un biglietto d’addio con scritto “Non avrei potuto vivere senza di lei”. La ragazza lo aveva lasciato e lui non accettava questo epilogo per una storia d’amore durata qualche mese.

NOTIZIE DALLA CALABRIA

ITALIA E MONDO