9 Ottobre 2024

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Arezzo, ambulanza con paziente contro bus: un morto e 4 feriti

L'ambulanza ribaltata dopo l'incidente ad Arezzo
L’ambulanza ribaltata dopo l’incidente ad Arezzo

Un’ambulanza operativa che stava trasportando un paziente in ospedale si è scontrata con un autobus, ad Arezzo. Il bilancio è grave: un morto e quattro feriti. Il mezzo di soccorso si è ribaltato.

La vittima è un pedone aretino sulla settantina, Lauro Nofri, che sfortunatamente si trovava nei pressi del tragico incidente, tra via don Minzoni e via Romana quando i due mezzi si sono scontrati. Nulla da fare per l’uomo che nell’impatto è rimasto schiacciato.

I quattro feriti sono l’autista e il personale sanitario dell’ambulanza che trasportava a sirene spiegate un ferito di Pistrino al pronto soccorso San Donato.

Si tratta di un signore di 60 anni che era trasportato in codice rosso per avere riportato, a seguito di una caduta moto, un trauma toracico addominale. Nell’impatto, l’uomo, sembra che l’uomo sia rimasto miracolosamente illeso. Solo un forte spavento per lo schianto violento.

Trauma cranico e contusioni lacero contuse alla testa, invece, per un medico di 52 anni. Una donna di 30 anni, alla guida dell’ambulanza, ha anche lei subìto un trauma cranico.

Le due infermiere, hanno invece riportato ferite meno gravi e sono state giudicate guaribili in pochi giorni. La polizia municipale, intervenuta sul posto, ha provveduto a fare i rilievi del caso per ricostruire la dinamica dell’incidente. Ignote quindi le cause dell’impatto, che è stato violento tanto da causare il ribaltamento del mezzo di soccorso.

Da una primissima ricostruzione sembrerebbe che il bus aveva appena attraversato l’incrocio con il semaforo verde, mentre è sopraggiunta l’ambulanza a sirene spiegate diretta col paziente in codice rosso all’ospedale San Donato di Arezzo.

L’autista dell’ambulanza, autorizzata in casi come questi all’alta velocità in città, evidentemente non ha fatto in tempo a frenare per evitare l’impatto. Si sta cercando di capire come mai il mezzo pubblico non si sia fermato quando ha sentito le sirene. Tutto da accertare.

Omicidio Meredith, Knox e Sollecito assolti per “omissioni in indagini”

Da sinistra la vittima Meredith Kercher, a dostra nei riquadri Raffaele Sollecito, Amanda Knox (assolto) e Rudy Gaude (condannato per omicidio in "concorso")
Da sinistra la vittima Meredith Kercher, a dostra nei riquadri Raffaele Sollecito, Amanda Knox (assolto) e Rudy Gaude (condannato per omicidio in “concorso”)

“Clamorose defaillance investigative”, “colpevoli omissioni”, “Amnesie” nelle indagini. Sono questi alcuni dei termini scelti dai giudici della Suprema Corte di Cassazione per motivare l’assoluzione di Amanda Knox e Raffaele Sollecito nell’ambito del processo per l’omicidio di Meredith Kercher, la studentessa inglese uccisa a Perugia il 1 novembre 2007.

Se non vi fossero stati questi errori si sarebbe “con ogni probabilità, consentito, sin da subito, – sottolina la Suprema Corte – di delineare un quadro, se non di certezza, quanto meno di tranquillante affidabilità, nella prospettiva vuoi della colpevolezza vuoi dell’estraneità” di Knox e Sollecito rispetto all’accusa di avere ucciso la ragazza britannica.

Nel processo a carico dei due, oggi definitivamente assolti, c’è stato “un iter obiettivamente ondivago, le cui oscillazioni sono, però, la risultante anche di clamorose defaillance o “amnesie” investigative e di colpevoli omissioni di attività di indagine”, evidenziano i giudici nelle 52 pagine di motivazione.

Per i giudici non hanno “certamente giovato alla ricerca della verità” il “clamore mediatico” dell’omicidio e i “riflessi internazionali” che l’intera vicenda ha avuto. Clamore che ha provocato una “improvvisa accelerazione” delle indagini “nella spasmodica ricerca” di colpevoli “da consegnare all’opinione pubblica internazionale”.

E’ un dato “di indubbia pregnanza” a favore di Knox e Sollecito – “nel senso di escludere la loro partecipazione materiale all’omicidio, pur nell’ipotesi della loro presenza nella casa di via della Pergola” – la “assoluta mancanza di tracce biologiche a loro riferibili” nella stanza dell’omicidio o sul corpo della vittima.

I Supremi giudici – nella sentenza 36080 – rilevano che sul luogo del delitto e sul corpo di Meredith sono “invece state rinvenute numerose tracce riferibili al (Rudy) Guede”, il giovane ivoriano condannato in via definitiva a 16 anni di reclusione per l’omicidio della Kercher “in concorso”, con il rito abbreviato.

Per quanto riguarda il gancetto del reggiseno della vittima, i Supremi giudici rilevano che la “sola traccia biologica” rinvenuta su tale gancetto non offre “certezza alcuna” in ordine alla sua “riferibilità” a Raffaele Sollecito “giacché quella traccia – sottolinea la Cassazione – è insuscettibile di seconda amplificazione, stante la sua esiguità, di talché si tratta di elemento privo di valore indiziario”.

Ad avviso dei giudici il fatto che i pc della Knox e di Meredith “sono stati, incredibilmente, bruciati da improvvide manovre degli inquirenti” sarebbe motivo sufficiente per escludere un nuovo processo a carico delle due persone. I pc, sottolineano ancora la Suprem Corte, “forse avrebbero potuto dare notizie utili”. Gli elementi esistenti sono “esigui” e non porterebbero a nulla.

L’unico colpevole per l’omicidio di Meredith è l’ivoriano Rudy Gaude, con una sentenza passata in giudicato con l’accusa di “omicidio in concorso”. Una definizione che presuppone la partecipazione al crimine di altre persone, al momento non ancora identificate.

Migranti, il NYT: “L’Ue dica come intende affrontare prossime ondate che dureranno anni”

Migranti in rotta verso l'Europa“Nonostante gli applausi di benvenuto in Germania e le lacrime di sollievo dei migranti stanchi, non è chiaro in che modo l’Europa intende affrontare le ondate successive di profughi che i gruppi umanitari assicurano di essere già sulla strada” pronti a partire per i paesi Ue “forse per mesi o addirittura anni, fino a quando le guerre, la povertà e altre cause delle ondate migratorie saranno diminuite”. Se lo chiede il New York Times che ieri ha dedicato un reportage alla crisi migratoria di questi mesi in Europa.

Domenica, Papa Francesco ha invitato le parrocchie cattoliche e le comunità religiose a prendere in rifugiati. E la Germania ha chiesto un sistema di quote per la distribuzione dei migranti in modo uniforme in tutta l’Europa. Il paese di Angela Merkel ha fatto sapere lunedì che la Germania stanzierà 6 miliardi di euro per l’emergenza.

Ma l’Unione europea continua ad essere profondamente divisa su ciò che dovrebbe essere fatto, un dibattito che ha teso i rapporti tra gli stati membri.

Politici di estrema destra, per lo più tranquille finora, hanno fatto sentire la loro voce ieri con la leader francese del Fronte Nazionale, Marine Le Pen, che ha espresso il suo dissenso sulla fotografia del bambino siriano annegato che aveva sconvolto il mondo, utilizzata, a suo avviso, per far “sentire in colpa” gli europei”.

Una riunione dei ministri degli Esteri in Lussemburgo di domenica ha prodotto solo più discordia. Altri colloqui sono in programma per questa settimana. La Germania, che ha assorbe di gran lunga il maggior numero di immigrati – che stima possano essere 800.000 quest’anno – ha invitato le altre nazioni ad accettare più profughi, ma ha trovato molta resistenza, soprattutto nell’Europa dell’Est “guidati” dalle posizioni del primo ministro ungherese Viktor Orbán, che in serata ha detto che se “l’Europa non chiude le frontiere saranno milioni i profughi che dovremmo accogliere”.

Intanto, la Commissione europea avrebbe proposto di assegnare circa il 60% dei 120 mila rifugiati da ricollocare – presenti in Italia, Grecia e Ungheria – a Germania (31.433), Francia (24.031) e Spagna (14.931). Lo scrive il quotidiano spagnolo El Pais, ma non sono ancora chiare le volontà della Commissione guidata da Junker.

Roma, esplode conduttura del gas. Tre operai gravemente feriti

Incidente alla rete gas di RomaEsplode una conduttura del gas a Roma. Il bilancio è di tre operai gravemente ustionati. Le persone erano impegnate stamani in alcuni lavori di manutenzione alle rete in via dei Castani, angolo via delle Rose, a Roma Centocelle.

Sul posto sono intervenute due squadre dei vigili del fuoco, il personale del 118 e la polizia. I tre feriti sono stati soccorsi dal 118 e trasportati in ospedale in codice rosso.

I tre feriti sono stati trasportati dalle ambulanze al Sant’Eugenio. Da quanto appreso, il più grave avrebbe riportato ustioni sul 70% del corpo, gli altri ustioni di circa il 40%.

Ancora da accertare la dinamica dell’incidente. Dalle prime informazioni sembra che gli operai stessero effettuando dei lavori di manutenzione di tubature precarie all’interno di uno scavo quando probabilmente a causa di una esplosione improvvisa della conduttura, sono rimasti feriti. Una grossa fiammata li avrebbe investiti in pieno ferendoli con ustioni in modo molto grave.

Polonia: Runmageddon Nightmare, la "sfida" degli "atleti d'acciao". FOTO

Runmageddon Nightmare - Poland (Photo: Adam Warzawa)
Runmageddon Nightmare – Poland (Photo: Adam Warzawa)

Decine di partecipanti hanno reso spettacolare il “Runmageddon Nightmare” in Polonia. Una sorta di maratona notturna, un’avventura mozzafiato Jungle style dove “uomini e donne d’acciao” hanno dovuto dare prova della loro “forma” e “forza” in un circuito da incubo, appunto.

La manifestazione è avvenuta a Sopot, piccola cittadina a pochi chilometri da Danzica, in Polonia, dove vengono organizzate da qualche anno in diversi moduli.

I circuiti sono tre: il Runmageddon Recruit – 6 chilometri e 30 ostacoli, quello svoltosi ieri. Il Runmageddon Classico, che consiste in un circuito di 12 km e 50 ostacoli, e il Runmageddon Hardcore, per veterani: 21 km e 70 ostacoli, la prova più dura

Quella di sabato non è stata comunque una prova facile: Un Runmageddon Nightmare classico fatto da un percorso di sei chilometri tra filo spinato, paludi di fango, pareti alte, fuoco e trincee che hanno dato filo da torcere agli aspiranti Runmageddon, spettacolo visto da milioni di telespettatori davanti agli schermi polacchi.

Ostacoli a prima vista insormontabili ma che alla fine sono stati superati da molti partecipanti che si sono visti premiare la loro tenacia di “atleti”.

Una corsa alla sopravvivenza, senza limiti e finzioni come in reality tipo l’Isola dei famosi. Se si è capaci si va avanti, altrimenti fuori, dice il regolamento.

Runmageddon Nightmare è una prova di forza, fisica e mentale che viene superata solo “se hai le palle” a prescindere dal sesso, recita l’organizzazione sul sito internet. Strisciare nel fango, attraversare labirinti attorno a filo spinato, nuotare in paludi pericolose in compagnia di biscie e altra roba simile. Tutto realizzato di notte. Un evento unico e spettacolare che le immagini mostrano meglio di tante parole.

Aylan, Diego Fusaro: "Quella foto è l'effetto di una grande menzogna e di una falsa coscienza buonista"

Il filosofo Diego Fusaro
Il filosofo Diego Fusaro

Il quotidiano online IntelligoNews.it, ha pubblicato una interessante intervista al giovane filosofo Diego Fusaro, il quale affronta il tema migranti ed entra nel dibattito sulla foto del bambino siriano trovato morto sulla spiaggia a Bodrun in Turchia.

Una posizione controcorrente che cerca di spezzare “l’unanimismo buonista” di tante istituzioni e governanti europei attenti più agli effetti che alle cause dell’immigrazione. Non a caso, i paesi Ue si sono “svegliati” solo dopo aver visto le drammatiche foto prima dei 71 migranti morti in un camion in Austria, poi la foto di del bimbo siriano Aylan Kurdy, che ha spinto la nomenclatura a essere “più aperti” all’accoglienza; mentre, quanto l’Italia implorava aiuto per le stragi nel Mare Nostrum i vertici Ue giravano la testa all’andamento dei mercati e dello spread lasciando il nostro paese in solitudine ad affrontare un problema di portata colossale.

Anche per correttezza di informazione, va detto che nel Mediterraneo ci sono stati centinaia di “Aylan” morti nell’indifferenza generale e che nessuno ha mai mostrato o fotografato. Per dire che non è sufficiente affrontare l’emergenza come sta facendo l’Ue senza intervenire nei paesi di origine ribaltando i governi corrotti (gli Usa e paesi come Francia, Gran Bretagna e Germania sono stati “bravissimi” in passato a fare questo in Africa e Medio Oriente, ndr) per stabilizzarli con aiuti e bloccare l’ondata migratoria biblica. Perché stando attenti ai soli effetti vi saranno altri Aylan e altre morti.

Sembra abbastanza ovvio che se la casa brucia gli abitanti scappano. Se si permette all’Isis di bruciarli vivi, è naturale che questa povera gente scappa. Se invece, come dice il premier britannico David Cameron: “noi li accoglieremo, ma dobbiamo distruggere chi, come l’Isis, fomenta le guerre nei loro paesi”, è un modo per affrontare le “cause” del problema.

Opinione che da tempo condividono anche il leader della Lega Matteo Salvini e quello del M5S Beppe Grillo, che recentemente aveva fatto una proposta interessante al proposito, invocando un “Piano Merkel” per i migranti. Grillo in sintesi proponeva: I migranti “aiutiamoli a casa loro finanziando tutto con piccole quote di pil degli stati membri, onde evitare che in futuro si creino conflitti sociali in una Europa già disgregata e devastata dalla crisi, dalla disoccupazione e dall’assenza di politiche sociali”. (d.g.)

ECCO L’INTERVISTA
di Andrea Barcariol per IntelligoNews

Si sta discutendo molto sull’opportunità di far vedere la foto shock di Aylan. Qual è la sua opinione?
“C’è un aforisma di Nietzsche molto significativo: “Nessuno mente tanto quanto l’uomo indignato”. Quella foto è l’emblema di una grande menzogna, di una falsa coscienza buonista, che mostra solo gli effetti e mai le cause, mostra solo le tragedie senza mai investigare sulle ragioni, per cui si mostra il bambino morto e non si spiega che quelle morti sono prodotte dal bombardamento etico e dall’interventismo umanitario a stelle e strisce. Contano solo gli effetti, il rovesciarsi delle barche dei clandestini sembra quasi un evento naturale”.

Purtroppo sono tantissimi i bambini morti durante le migrazioni perché proprio questa foto è diventato un simbolo anti-guerra?
“E’ diventata un simbolo perché l’hanno rilanciata tutti i giornali di destra e di sinistra, c’è proprio da essere dubbiosi quando tutti riportano la stessa immagine e danno la stessa visione univoca. Ci dobbiamo chiedere: cui prodest? Il Manifesto è stato il peggiore perché con quella foto non faceva altro che la difesa delle politiche migratorie, l’ha usata per fini propagandistici. Dopo l’uso ideologico di quella foto non sarà più possibile mettere in discussione il concetto di accoglienza senza riserve, senza limiti, quindi il capitale vince perché non ha più barriere che limitino l’arrivo voluto di questi schiavi senza diritti”.

Il Pentagono ha detto che questa emergenza sui migranti durerà per 20 anni. Cosa ne pensa?
“Mi fido abbastanza di quello che dicono perché sono loro la causa, sono loro che hanno bombardato questi Paesi, come la Libia, provocando tutto questo. Quelli che oggi tanto si scompongono e si agitano contro le stragi in mare sono gli stessi che si agitavano affinché venisse bombardata la Libia di Gheddafi o la Siria, c’è una follia generalizzata in tutto questo”.

Qual è stato l’errore più grande dell’Europa sul fenomeno della migrazione?
“Non credo che si tratti di un errore ma di una strategia molto precisa. Il capitalismo ha sempre bisogno dell’esercito industriale, ha bisogno di schiavi per fare lavori umili e sottopagati, a questo servono le ondate migratorie, certamente non per integrare i migranti ma per avere un esercito di schiavi. Per questo non ha senso fare l’elogio dell’immigrazione, così come non ha senso prendersela con i migranti che sono sfruttati in maniera vergognosa. Bisogna comprendere la logica capitalistica”.

Precipita elicottero all'Isola di Montecristo. Salvi per miracolo.

L'elicottero del Corpo forestale dello Stato precipitato all'Isola di Montecristo (Ansa/Us/Cfs)
L’elicottero del Corpo Forestale dello Stato precipitato all’Isola di Montecristo (Ansa/Us/Cfs)

Un elicottero del Corpo forestale dello Stato è precipitato all’Isola di Montecristo. Fortunatamente i tre membri dell’equipaggio che erano a bordo sono salvi. Poteva andare peggio dal momento che è caduto in una zona impervia e a qualche metro dal mare, fermato da un enorme masso, come si nota nelle immagini del Cfs.

Due di loro, tra cui il pilota, sono illesi, mentre un terzo membro è rimasto ferito ed è stato trasportato con l’elisoccorso Pegaso del 118 all’ospedale di Siena. Pare sia fuori pericolo di vita.

Non sono ancora note le cause dell’incidente, ma quella ritenuta più probabile è un’avaria che ha costretto i piloti ad un atterraggio di emergenza o ad un ammaraggio. Il quarto membro dell’equipaggio è riuscito a balzare a terra per coordinare la manovra.

L’elicottero bimotore del Cfs è precipitato in una zona impervia dell’isola, a 20 metri dal mare, sulla costa rocciosa: ora è rovesciato sulle rocce e spezzato in due. E’ stato grazie a dei massi, posti sul costone roccioso in forte discesa, che il velivolo del corpo forestale non è scivolato nelle acque del Tirreno.

 

L’elicottero, un Ab 412 bimotore era decollato dall’aeroporto di Roma Urbe e stava trasportando materiale destinato a Montecristo dove si trova un gruppo di uomini del Corpo forestale che sono subito giunti in soccorso.

Il velivolo è precipitato in una area scoscesa che fa parte del Parco dell’Arcipelago toscano. Il mezzo era partito stamani dall’aeroporto di Roma Urbe alla volta dell’isola per portare attrezzature utili al monitoraggio ambientale, in particolare telecamere per la video sorveglianza dell’isola, Riserva Naturale Statale Integrale che fa parte del Parco dell’Arcipelago Toscano: è una Riserva Biogenetica di circa 1.039 ettari ed è custodita ed amministrata dal Corpo forestale dello Stato. E’ andata bene.

In Italia il Samsung Galaxy S6 edge+. Schermo curvo e ricarica in Wi-Fi. Ma prezzo altissimo

Il nuovo Samsung Galaxy S6 edge+ arriva in Italia
Il nuovo carissimo (1000 euro) Samsung Galaxy S6 edge+ arriva in Italia

Dopo il lancio a metà agosto, è disponibile anche in Italia il Samsung Galaxy S6 edge+, con doppio schermo curvo da 5.7 pollici, fotocamera avanzata, video di alta qualità (full HD), un potente processore e riduzione dei tempi di ricarica. Il prezzo è davvero stratosferico. Quasi mille euro per la versione a 64 giga.

Inoltre, grazie alla Ram a 4GB, offre ampia memoria flash e una potente capacità di elaborazione permettendo agli utenti di usufruire al meglio delle funzioni multitasking, dai giochi ai social network.

Inoltre, la nuova funzionalità Apps edge offre un accesso più rapido alle applicazioni semplicemente facendo scorrere il display sul bordo, mentre People edge consente di raggiungere in modo più immediato i contatti preferiti.

Dalla schermata presente sul profilo laterale, gli utenti possono trovare velocemente i contatti pre-impostati ed inviare direttamente un messaggio o fare una chiamata.

Galaxy S6 edge+, infine, si ricarica completamente in circa 90 minuti mentre con la funzione di ricarica wireless integrata è possibile ricaricarlo “senza cavi” in circa 120 minuti.

Il dispositivo è disponibile in Italia nei colori Black Sapphire e Gold Platinum al prezzo consigliato al pubblico di 839 euro nella versione da 32GB e di 939 euro in quella da 64GB. Tutto bene, ma il prezzo è davvero stratosferico e inaccessibile per i più giovani. Solo per persone ricche…

Malasanità a Massa Carrara, dimesso dall'ospedale muore. La famiglia denuncia. Indaga la Procura

L'ospedale di Massa Carrara. Nel riquadro la vittima Maurizo Del Becaro
L’ospedale di Massa Carrara. Nel riquadro la vittima Maurizo Del Becaro

MASSA CARRARA – Un operaio di Massa di 46 anni, Maurizio Del Becaro, è morto dopo essere stato visitato al pronto soccorso di Massa ed essere stato dimesso poco dopo.

L’uomo, secondo quanto appreso non si era sentito molto bene ed era andato al pronto soccorso per farsi visitare. I medici gli avrebbero diagnosticato ansia e attacco di panico. I sanitari, dopo avergli somministrato dei farmaci tranquillanti, lo hanno dimesso. Si tratterebbe di ansiolitici.

L’uomo ha cominciato a sentirsi male giovedi pomeriggio. Appena dimesso, è tornato a casa dove si è sentito di nuovo male a tarda sera. I familiari lo hanno riportato in ospedale ma prima di arrivare in reparto per essere ricoverato, è deceduto nella notte per cause ancora tutte da chiarire.

I familiari, che temono un nuovo caso di malasanità, hanno formalizzato la denuncia contro i sanitari al Comando dei Carabinieri e la Asl 1 ha aperto un’inchiesta interna per verificare l’accaduto.

Anche la procura ha aperto una inchiesta condotta dal magistrato Elisa Loris, che ha disposto il sequestro della cartella clinica del paziente, a cui, secondo i familiari, era stato diagnosticato un semplice attacco di panico. Già disposta l’autopsia per accertare le cause del decesso di Maurizio Del Becaro, un operaio della Skf, un’azienda di cuscinetti.

L’uomo era di Altagnana, frazione di Massa, dove Del Becaro era molto conosciuto e stimato. “Persona tranquilla, seria e puntuale” lo descrivono amici, vicini e conoscenti.

Europol: "In Ue 30mila trafficanti di migranti per giro di miliardi di euro"

Europol: "In Ue 30mila trafficanti di migranti per giro di miliardi di euro"
Le rotte dei migranti (Agi)

Venire a capo della crisi delle centinia di migliaia di migranti in fuga verso l’Europa non sarà affatto facile. A gestire ed organizzare i loro spostamenti, per un giro d’affari di miliardi di euro, è un autentico esercito di 30.000 persone di molteplici nazionalità coinvolte, a vario titolo, nel traffico di esseri umani. Questa l’impressionante cifra fornita da Robert Crepinko, direttore di Europol, l’agenzia Ue finalizzata alla lotta al crimine.

Al momento Europol e la missione navale Ue “Eunavfor Med” stanno collaborando da una base in Sicilia per identificare e smantellare le reti di trafficanti di disperati. Crepinko ha aggiunto che a breve sarà aperto un altro distaccamento al Pireo in Grecia, per aggredire il flusso dalla Turchia Ma solo 3.000 dei 30.000 sospetti si occupa della gestione della via di fuga in mare attraverso il Mediterraneo.

Il resto, si occupa della rotta attraverso i Balcani e l’Ungheria, come si è visto negli ultimi giorni, o di quelle che atrraversano l’Asia e l’Africa, sempre però con il traguardo comune: l’Europa Secondo Frontex, l’agenzia Ue di controllo delle frontiere, al momento il traffico di esseri umani, incluso quelli destinati a finire sul mercato del sesso in Europa, “è probabilmente il più redditizio che ci sia”, ancora più del contrabbando di armi, droga, ha detto la portavoce Izabella Cooper.

Da ultimo è impressionante come questi trafficanti ricorrano anche ai social media come Facebook ed altri per farsi pubblicità ed attirare migliaia di disperati con tariffe promettenti, che poi finiscono in loro balia. A complicare le indagini l’estrema fluidità dei singoli gruppi. Il capo di Europol cita ad esempio il caso di una banda formata da 16 membri recentemente scoperta in Grecia.

Era formata da due romeni, due egiziani, due pakistani, sette siriani, un indiano, un filippino ed un iracheno. Questa banda da sola ha fatto giungere in Europa via mare, aria e terra, centinaia di siriani fornendo loro anche falsi documenti, realizzando in pochi mesi di attività fino a 7,5 milioni di guadagni.

Guerra di camorra a Napoli, in poche ore uccise due persone

Il luogo dell'agguato a Napoli

Due omicidi nel giro di poche ore sabato notte a Napoli.

In un agguato in piena regola camorristica è rimasto stato ucciso un ragazzo di 17 anni, Gennaro D.C., un minorenne che aveva alle spalle numerosi precedenti di polizia. L’agguato è avvenuto la notte scorsa in piazza Sanità.

Il minore è stato trovato a terra in fin di vita e portato con un’auto all’ospedale Vecchio Pellegrini dove è morto subito dopo. Secondo i primi esami medici, al giovane sono stati individuati un foro allo sterno ed uno alla schiena. La Polizia lo ha trovato a terra, nei pressi della chiesa di San Vincenzo.

L’omicidio probabilmente è stato compiuto da più killer, che avrebbero avvicinato il minore con lo scooter. La Scientifica ha rinvenuto a terra 18 bossoli di due diversi calibri. Il minore, residente in via Santa Maria Antesaecula, avrebbe compiuto 18 anni il prossimo 13 giugno.

Sembra chiara la matrice camorristica dell’agguato, sebbene c’è da attendere gli esiti delle indagini che hanno da subito avviato gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Napoli.

ALTRO AGGUATO IERI SERA. UCCISO UN TRENTENNE

E sempre ieri sera un uomo di 30 anni, Antonio Simonetti, è stato ucciso in un altro agguato mentre usciva dal negozio della sorella, in via Camillo De Meis, nel quartiere di Ponticelli, a Napoli.

L’uomo, con precedenti penali, è stato accompagnato dai familiari all’ospedale Villa Betania, dove è però arrivato cadavere.

In due killer, a bordo di uno scooter con caschi integrali, gli si sono avvicinati e hanno esploso contro cinque-sei colpi di pistola al torace ed alla testa.

Gli omicidi di sabato sera si aggiungono all’agguato a Pasquale Ceraso avvenuto sempre nel quartiere Sanità a il 3 settembre scorso. Una escalation criminale che fa piombare la città agli anni bui delle guerre di camorra che, negli anni scorsi, hanno fatto decine e decine di vittime tra clan contrapposti. “Il Rione Sanità sta diventando Baghdad. È ora che tutti ne prendano coscienza”, dichiara Giuliana Di Sarno, presidente della Terza Municipalità.

Incidente a Roseto Capo Spulico, muore un 16enne di Potenza

L'auto disrtutta dove è morto il 16enne Donato Paradiso
L’auto distutta dove è morto il 16enne Donato Paradiso

Brutto incidente mortale in provincia di Cosenza. Il bilancio è di un morto e due feriti. L’incidente è avvenuto ieri sera in contrada Civita, nei pressi del Villaggio Turistico “Baia del Castello” a Roseto Capo Spulico, Alto Jonio Cosentino.

L’auto, una Fiat Punto, a bordo della quale viaggiavano le tre persone minorenni, due di Potenza e un pugliese, per cause in corso di accertamenti, si è ribaltata ed è finita contro un ulivo. Uno di loro, apparso subito in gravi condizioni, portato nell’ospedale di Rossano, è poi deceduto nel corso della notte, nonostante fosse stato subito operato a causa delle diverse lesioni interne riscontrate dai sanitari. Si tratta del 16enne Donato Paradiso, di Potenza ma era ancora in vacanza a Roseto.

Tra gli altri due giovani feriti, uno sarebbe in condizioni preoccupanti. Si tratta di un diciassettenne, portato nell’ospedale Annunziata di Cosenza.

Sul luogo dell’incidente sono intervenuti i Carabinieri di Roseto Capo Spulico,  la Polizia Municipale, il 118 e i Vigili del Fuoco. Da quanto appreso, l’auto si sarebbe ribaltata per l’alta velocità.

Da quanto appreso, sembra che il guidatore minorenne e senza patente, rimasto illeso nel terribile impatto avrebbe di nascosto sottratto l’auto a suo nonno senza avvisarlo. Una bravata che è costata carissima al giovane Paradiso, seduto sui sedili posteriori, e all’altro giovane ferito in gravi condizioni ricoverato in rianimazione a Cosenza.

Incredibile in Calabria, Monti colpisce ancora. Con una sua legge papocchio, Cantone sospende Oliverio

Il governatore della Calabria Mario Oliverio
Il governatore della Calabria Mario Oliverio

Il presidente dell’autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone ha interdetto per tre mesi il governatore della Regione Calabria Mario Oliverio in virtù di una norma papocchio e contraddittoria varata dal disastroso governo Monti.

Motivo del provvedimento è che il presidente calabrese, insieme alla sua passata giunta ha nominato nel marzo scorso, Santo Gioffré come commissario straordinario dell’Asp di Reggio Calabria, nomina ritenuta illegittima in quanto in violazione dell’articolo 8 comma 1 del decreto legislativo 39/2013, una legge per certi versi simile alla Severino varata a novembre 2012 dall’allora governo bocconiano ed entrata in vigore a maggio 2013, con Letta premier.

Oliverio, insieme agli allora assessori Nino De Gaetano, Carlo Guccione e Enzo Ciconte (che nel frattempo non rivestono più incarichi di governo) firmarono la nomina di Gioffrè al vertice dell’Asp non osservando la norma che vieta a chi, nei cinque anni precedenti sia stato candidato ad elezioni europee, nazionali, regionali e locali in collegi elettorali che comprendano il territorio della Asl.

E Santo Gioffrè nel 2013 era stato candidato a sindaco, non eletto, al comune di Seminara, centro di appena 2.800 anime, in provincia di Reggio Calabria.

L’atto è stato trasmesso al responsabile dell’Anticorruzione e della Trasparenza della Regione Calabria, Gabriella Rizzo che deve attuare il provvedimento di Cantone.

Cosa succederà adesso lo dice il testo papocchio. Il governatore potrà continuare a esercitare le sue funzioni, ma dimezzate. Chi ha infatti conferito l’incarico non potrà firmare nomine per l’arco temporale di tre mesi in quanto interdetto da tale facoltà.

Il comma 2 e 3 dell’articolo 18 testualmente recitano: “I componenti degli organi che abbiano conferito incarichi dichiarati nulli non possono per tre mesi conferire gli incarichi di loro competenza. Il relativo potere è esercitato, per i Ministeri dal Presidente del Consiglio dei ministri e per gli enti pubblici dall’amministrazione vigilante“, in questo caso Gabriella Rizzo, ma atteso che l’interdizione è individuale, potrebbe essere il vicepresidente in carica (Antonio Viscomi) a poter firmare le nomine. Questo è un primo punto non chiaro.

Subito dopo si legge che una volta individuati gli organi di vigilanza, La Rizzo, appunto,”in via sostitutiva possono procedere al conferimento degli incarichi nel periodo di interdizione degli organi titolari”.

Posto che a marzo la giunta era composta da sole quattro persone, Oliverio più Ciconte, De Gaetano e Guccione che non fanno più parte dell’esecutivo, rimane solo il governatore Oliverio a essere inibito.

Ma dov’è il secondo punto oscuro, ossia la contraddizione? Eccola: Il comma 1 dell’articolo 8 del citato decreto legislativo dice che “Gli incarichi di direttore generale, direttore sanitario e direttore amministrativo nelle aziende sanitarie locali non possono essere conferiti a coloro che nei cinque anni precedenti siano stati candidati in elezioni europee, nazionali, regionali e locali, in collegi elettorali che comprendano il territorio della Asl”.

Cioè chi è stato candidato in “elezioni locali” in quest’arco temporale viene rimosso, senza che tuttavia venga specificata la dimensione dell’amministrazione locale. Un dato che viene però riportato al comma 5 dello stesso articolo che testualmente recita:

“Gli incarichi di direttore generale, direttore sanitario e direttore amministrativo nelle aziende sanitarie locali non possono essere conferiti a coloro che, nei due anni precedenti (e non 5, ndr), abbiano fatto parte della giunta o del consiglio di una provincia, di un comune con popolazione superiore ai 15.000 o di una forma associativa tra comuni avente la medesima popolazione, il cui territorio è compreso nel territorio della Asl”.

In buona sostanza chi si è soltanto candidato, anche se non eletto in un comune di tremila anime viene rimosso con conseguente punizione dei firmatari della nomina, mentre chi ha gestito direttamente il potere politico e amministrativo in comuni superiori a 15mila abitanti, avendo quindi maggiori possibilità di esercitare “influenza” corruttiva, potrà essere nominato non dopo 5 anni, bensì soltanto dopo 2. Una norma papocchio e contraddittoria, dicevamo, per certi versi simile alla caotica legge Severino.

Non c’è da meravigliarsi. E’ stata partorita dall’intellighenzia bocconiana che con le sue leggi ha portato l’Italia sul baratro. La legislatura di Mario Oliverio non era partita bene, anzi, ma con questo provvedimento, ingessa non solo l’amministrazione regionale ma paralizza l’intera regione.

Omicidio Korol. Confessano i fermati: “Siamo pentiti”, ma poi mostrano dito medio FOTO/VIDEO

Anatolij Korol, l'eroe che ha cercato di sventare la rapina ed è stato ucciso.
Anatolij Korol, l’eroe che ha cercato di sventare la rapina ed è stato ucciso.

CASTELLO DI CISTERNA (NAPOLI – Sono stati fermati due giovani in Calabria per la rapina sfociata nel sangue a Castello di Cisterna (Napoli), nel corso della quale è stato ucciso Anatolij Korol, 38 anni, l’eroe ucraino freddato davanti alla figlioletta nel tentativo di sventare il furto in un supermercato.

FIGLI DEL BOSS IANUALE DELLA CISTERNINA
Si tratta di fratellastri: Marco Di Lorenzo, 32 anni e Gianluca Ianuale 20enne – figli del boss della Cisternina, Ianuale -bloccati a Scalea, in provincia di Cosenza, dove i due erano giunti in treno.

BLOCCATI A SCALEA (COSENZA), COMUNE SCIOLTO PER MAFIA FREQUENTATO DA TROPPI CRIMINALI
Negli anni, molti criminali e latitanti sono stati fermati in quell’area dell’Alto Tirreno Cosentino, tra Praia a Mare e Scalea, quest’ultimo un comune sciolto per mafia dove d’estate è forte la presenza di turisti napoletani. Un luogo dove insieme a molta gente per bene, viene frequentato da troppi latitanti e criminali della camorra. I due avrebbero pensato di trovare “rifugio” e un po’ di “tregua” nella località turistica dopo la spietata caccia “carsica” degli investigatori in Campania. Secondo quanto è emerso sarebbero stati anche “coperti” da persone con dazioni di somme di denaro e vestiario. Pare che Gianluca Ianuale ad agosto abbia passato qualche giorno di “ferie” anche a Isola Capo Rizzuto, altra splendida località turistica in provincia di Crotone e altro comune sciolto per mafia.

INDAGINI DISCRETE MA MINUZIOSE
Le indagini per rintracciare i killer dell’eroe ucraino sono state infatti serrate e minuziose. Si è partiti dalle registrazioni della telecamera di sorveglianza all’interno del supermercato per poi, tra le tante altre cose, analizzare tabulati telefonici fino a studiare nei dettagli il motorino ritrovato bruciato e abbandonato dai rapitori assassini. Gli inquirenti hanno costruito il “puzzle” di indizi fino a risalire ai due fratelli della Cisternina, area considerata a rischio per l’altissima incidenza criminale. Il procuratore di Nola Paolo Mancuso ha detto che le indagini in un primo momento sono state “dure” ma poi la tenacia li ha spinti a giungere al risultato di oggi. Sono stati scandagliati anche i Social network per cercare indizi. Nulla è stato tralasciato. Molti indizi singoli conducevano insieme a un solo obiettivo: i fratellastri. Per il clamore della vicenda, ha detto il comandante provinciale dei Carabinieri di Napoli, generale Antonio De Vita “molti militari sono rientrati volontariamente dalle ferie” per contribuire alle ricerche perché “sentivano il dovere” di catturare gli assassini.

LA “SOLIDARIETA'” AGLI ASSASSINI REO CONFESSI SU FACEBOOK. MA IN MIGLIAIA RIBATTONO CONTRO: “MARCISCANO IN GALERA”.
Subito dopo l’arresto sono apparsi sul profilo Facebook del killer reo confesso, Gianluca Iuanuale, decine di messaggi di solidarietà sotto forma di cuoricini. Come contro-risposta a questi “emotions” sono stati espressi migliaia di messaggi di ira: “Marciscano in galera”; “Se avesse avuto un cuore non avrebbe commesso il crimine”; “Il cuore grande l’ha avuto Anatolij Korol non quelle m…”, sono alcuni dei tanti messaggi a caso prelevati da tante bacheche su Fb contro i killer dell’eroe di Castello di Cisterna,

TRADITI DA TELEFONI E MOVIMENTI
I due giovani sono stati traditi da telefonate e falsi movimenti. Gli inquirenti, che seguivano le loro tracce come un’auto segue il suo obiettivo su un navigatore, li hanno rintracciati e bloccati a Scalea, (individuati dai Carabinieri di Cosenza in stretto raccordo coi colleghi campani) da dove sono stati immediatamente condotti nella notte in caserma a Castello di Cisterna per verificare il loro coinvolgimento nell’atroce delitto.

In caserma, oltre al procuratore di Nola, Paolo Mancuso, che coordina le indagini, c’erano il legale della famiglia dell’ucraino Giuseppe Gragnaniello e l’avvocato dei due indiziati, Michele Sanseverino.

LA CONFESSIONE
Durante l’interrogatorio i due fratelli, hanno confessato il loro crimine:
“Siamo stati noi”. Si sarebbero detti “pentiti” del loro gesto. Il loro legale ha affermato che i due presunti assassini “sono poveri” e che starebbero offrendo massima “collaborazione”. Appena usciti dalla caserma, però, il più grande, Di Lorenzo, proprio in segno di “pentimento” con strafottenza camorristica ha indirizzato il dito medio a cronisti e fotografi.

LE FOTO 

FERMATI E PORTATI IN CARCERE
I due fratelli sono formalmente in stato di fermo con l’accusa di omicidio e rapina. Nei prossimi giorni sarà il Gip a decidere, sulla base delle risultanze investigative, se convalidare il fermo oppure rilasciarli, ipotesi abbastanza remota per via della confessione e dei numerosi elementi raccolti dagli inquirenti a loro carico.

LA DINAMICA
Durante la confessione i due presunti autori, avrebbero svelato dettagli della dinamica dell’omicidio Korol. Entrati con l’intento di rapinare il supermarket, mai avrebbero immaginato di trovare sulla loro strada criminale un ostacolo come l’ucraino. I due, come evidenzia il procuratore di Nola Paolo Mancuso, sono entrati con passamontagna e casco integrale indossando guanti di lattice per non lasciare impronte.

Appena (ri)entrato l’ucraino, i due sarebbero stati “spiazzati” dal “coraggio” dell’uomo che ha afferrato il Di Lorenzo per il collo disarmandolo e stendendolo a terra. Una stretta “soffocante” che aveva messo il bandito fuori gioco. Da quanto è emerso, poi, il complice più giovane è andato in soccorso del fratello e nella colluttazione Gianluca Ianuale si è prima scagliato con violenza a pugli e calci contro Korol, poi lo ha colpito con una penna che si è spezzata. A un certo punto, riesce a sfilare la pistola che teneva il Di Lorenzo bloccato a terra e ha sparato due colpi verso Korol, uccidendolo.

IL VIDEO DELLA CONFERENZA STAMPA

LE ARMI
Durante i controlli dei militari dell’Arma in via Leopardi, del rione Cisternina, i militari dell’Arma coordinati dal comandante provinciale dell’Arma, generale Antonio De Vita, hanno rinvenuto armi tra cui un fucile mitragliatore, una pistola 7.65 (presumibilmente la stessa utilizzata per l’omicidio) e munizioni che gli investigatori ritengono siano state utilizzate per questo crimine e altri reati.

GLI APPLAUSI AI CARABINIERI DOPO LA CATTURA
Applausi rivolti ai Carabinieri da parte dei dipendenti del supermercato al passaggio a sirene spiegate delle auto con a bordo i due giovani sospettati di essere i presunti autori della rapina e dell’omicidio.

IL GENERALE DE VITA: “UN LAVORO CORALE”
Proprio il generale De Vita ha detto che la cattura dei due presunti assassini è frutto di “un lavoro corale, che non è mai cessato, da quando il cittadino ucraino è finito a terra. Il nostro pressing sul rione Cisternina ci ha portato a effettuare questi fermi, che dovranno passare però al vaglio del Gip. Il lavoro non è finito”.

LA TRAGEDIA SABATO SERA 29 AGOSTO
Anatolij Korol, padre di tre figli, la sera di sabato scorso era andato a fare la spesa nel supermercato “Piccolo”, in paese. Quando ha terminato e stava per uscire col carrello delle compere e la figlia più piccola, si è accorto dell’ingresso di due rapinatori che si erano avvicinati alle casse, pistole in pugno, per farsi consegnare dalla cassiera l’incasso della giornata, sembra 300 euro.

L’uomo, un operaio ucraino da anni residente a Castello di Cisterna con regolare permesso di soggiorno, senza pensarci sopra, rientrò per sventare la rapina ma nella colluttazione è stato ammazzato nel negozio.

Commozione e sdegno in tutto il Paese per questo gravissimo fatto di sangue. I Carabinieri da allora hanno subito aviato indagini serrate per giungere alla cattura dei killer. Oggi la svolta, con il fermo di due giovani indiziati.

FUNERALI IN UCRAINA
Intanto, sono stati celebrati in Ucraina i funerali di Korol, dove è stato sepolto dalla famiglia. L’eroe lascia moglie e tre figli piccoli. Alla famiglia è giunto il cordoglio delle istituzioni nonché la volontà di aiutare la moglie e i piccoli da parte del proprietario del supermercato.

Omicidio a Cagliari, ucciso a coltellate 48enne Carmine Miele. Caccia al killer

Piazza del Carmine a Cagliari dove è avvenuto l'omicidio di Carmine Miele
Piazza del Carmine a Cagliari dove è avvenuto l’omicidio di Carmine Miele

Un uomo di 48 anni, Carmine Miele, è stato accoltellato nel tardo pomeriggio di venerdì in piazza del Carmine, quartiere Stampace, a Cagliari. L’uomo è morto in serata.

Il killer, un uomo di 43 anni ancora ricercato, gli ha sferrato alcune coltellate al petto e all’addome dopo che tra i due vi sarebbe stata una discussione degenerata e culminata col delitto.

Miele è stato subito soccorso dal 118 ma nonostante un primo tentativo di rianimazione, è stato trasportato all’ospedale San Giovanni di Dio dove i medici hanno tentato un delicato intervento chirurgico. Non c’è stato nulla da fare. L’uomo è deceduto poco prima delle 21 per le gravi e irreparabili lesioni agli organi.

Sul luogo del crimine sono intervenuti gli agenti Polizia di Stato, squadra Volante e la Mobile, che hanno acquisito alcune testimonianze utili a rintracciare l’assassino, subito scappato dopo l’omicidio. Da quanto filtra, alcuni testimoni avrebbero riferito che il killer sarebbe fuggito a bordo di uno scooter.

Ancora sconosciuto il movente dell’omicidio ma sembra avere tutte le caratteristiche di un “regolamento di conti” nell’ambito della criminalità. Miele, nel 1990 aveva subìto un agguato ed era rimasto ferito da colpi di pistola. Gli agenti della Squadra Mobile, coordinati dal dirigente Luca Armeni, indagano a tutto campo. E’ caccia serrata all’omicida 43enne, che potrebbe avere le ore contate.

Benevento, incidente a Santa Croce del Sannio, morti due anziani

L'auto dopo l'incidente in cui hanno perso la vita a Santa Croce del Sannio Salvatore Girardi e Maria Mercuro
L’auto dopo l’incidente in cui hanno perso la vita a Santa Croce del Sannio Salvatore Girardi e Maria Mercuro (foto Saverio Minicozzi

Schianto mortale nel Beneventano. Una auto, per cause in corso di verifiche, è sbandata sfondando il guard rail. Due le vittime. Si tratta di Salvatore Girardi, 72 anni e sua cognata Maria Mercuro, di 80 anni, entrambi residenti a Pesco Sannita.

L’incidente è avvenuto nel pomeriggio di venerdì intorno alle 17 a Santa Croce del Sannio, in provincia di Benevento, lungo la variante che dallo svincolo della statale 88 conduce a Centro sannita.

Sul posto sono intervenuti la Polizia stradale, che ha effettuando i rilievi del caso, i Carabinieri, i medici del 118 e i vigili del fuoco. Pare che la donna stesse rientrando rientrando in una struttura per anziani di lunga degenza.

Da quanto appreso, sembra che Salvatore Girardi alla guida dell’auto avrebbe perso il controllo finendo violentemente dritto sullo “sparti traffico” posta al centro per separare due carreggiate.

Tra le cause non si esclude un malore che possa aver colpito il conducente. Saranno tuttavia le indagini della Polstrada a fornire l’esatta dinamica del tragico incidente. L’impatto è stato tremendo. I due anziani sono morti sul colpo.

Profughi, la rischiosa marcia dei disperati da Budapest a Vienna

Profughi da Budapest Vienna a piedi. Dieci giorni di marcia
Profughi da Budapest Vienna a piedi. Dieci giorni di marcia

 

Sono oltre duecento i migranti che si sono messi in marcia da Budapest per Vienna, in Austria. Fra loro donne e bambini per un viaggio che potrebbe durare una decina di giorni. Sono infatti circa 250 i chilometri che separano le due capitali. Si deve tener conto che il gruppo può camminare al massimo per 20-30 chilometri al giorno. Poi accamparsi alla meno peggio con tende viveri che probabilmente saranno forniti da associazioni umanitarie.

Il gruppo nel pomeriggio ha attraversato il Danubio che divide Buda da Pest e si è diretto verso l’autostrada, destinazione Vienna, un’arteria pericolosa dove le auto sfrecciano a 150 chilometri orari. La polizia li accompagnerà per un tratto ma è impensabile che possa seguirli per giorni lungo tutta l’autostrada.

E’ anche possibile fare percorsi alternativi, lungo le statali. La distanza in auto tra le due capitali, è di circa due ore e mezza in autostrada. Ma farli a piedi è tutt’altra cosa. Con donne e bambini al seguito diventa più complicato.

Un’impresa molto rischiosa che mette in luce il dramma ungherese, sia del paese, orientato a bloccare gli ingressi che dei migranti, riusciti ad entrare in Ungheria ma che non riescono adesso a lasciarla. La tensione è alle stelle, tanto che alla stazione di Budapest vi sono stati tafferugli tra forze dell’Ordine e profughi.

I migranti in marciaUn gruppo consistente di due trecento persone, dopo le tensioni nella capitale ungherese, avevano forzato il blocco della polizia a Bicske (60 chilometri da Budapest), dove rifiutavano di scendere dal treno per andare al campo profughi. E’ lì che è morto un immigrato pachistano. Gli altri sono fuggiti attraverso i campi, poi hanno iniziato a camminare lungo le rotaie verso Gyoer (città in direzione ovest).

La denuncia del New York Times: “Polizia Ungherese usa spray negli occhi migranti”. Dopo le “marchiature” coi pennarelli fatte sui migranti dalla polizia ungherese “a scopo identificativo”, il quotidiano americano denuncia che le forze dell’ordine ungheresi avrebbe usato spray urticanti contro donne e bambini alla frontiera tra Ungheria e Serbia.

Il quotidiano documenta tutto attraverso un video. L’episodio è accaduto nella notte del 30 agosto quando un gruppo di profughi siriani è stato respinto dagli agenti di Budapest mentre supplicava l’ingresso in Ungheria. Una donna racconta: “Un agente mi ha fatto segno di venire avanti e poi ha spruzzato lo spray contro di me e il mio bambino”. Le immagini mostrano i bimbi che piangono con gli occhi e il volto rossi.

Intanto Austria e Ungheria (e può darsi anche la Slovacchia) hanno fatto sapere di rifiutare le quote obbligatorie per i profughi, facendo intendere che i loro sono paesi sovrani e che decideranno autonomamente se accogliere o meno. La questione, insomma, diventa sempre più spinosa e bisognerà attendere per capire chi rimarrà col cerino in mano (l’Italia?).

San Giorgio a Cremano, Antonio Bani spara a Carmela Lembo e si uccide

Tragedia a San Giorgio a Creamano. Antonio Bani spara alla moglie Carmela Lembo e si suicida.
Antonio Bani e Carmela Lembo

Una guardia giurata, Antonio Bani, di 55 anni, avrebbe tentato di uccidere la moglie con la propria pistola e poi si è tolto la vita.

La tragedia è avvenuta nell’abitazione della coppia, in via Gramsci a San Giorgio a Cremano, in provincia di Napoli.

La moglie di Bani, Carmela Lembo, colpita da tre proiettili, al torace, alla gola e al braccio, è ricoverata in gravi condizioni all’ospedale “Loreto Mare” di Napoli.

L’allarme è scattato quando alcuni vicini hanno sentito gli spari e poi la donna gridare aiuto. Il figlio della coppia non era in casa per lavoro.

Probabilmente Antonio Bani, convinto di avere ucciso la donna, ha rivolto l’arma verso se stesso è l’ha fatta finita. Al momento è ignoto il movente del tragico gesto.

L'edificio dov'è successa la tragedia a San Giorgio a Cramano (Napoli).
L’edificio dov’è successa la tragedia a San Giorgio a Cramano (Napoli). [Photo Giacomo Di Laurenzio]
Da quanto scrive il Mattino, a seguito del dramma, fuori l’edificio ci sarebbe stata una rissa tra famiglie di parenti della coppia. Per placare gli animi sono dovuti intervenire i Carabinieri che sono subito accorsi sul luogo del tentato omicidio suicidio. L’uomo era già morto, la donna, invece è riuscita a scappare di casa e chiedere aiuto. Da quanto riferito l’ambulanza avrebbe fatto ritardo, tanto che la ferita è stata soccorsa da un vicino di casa.

Giallo sulla morte di Claudio Salini. Forse un "sabotaggio" sulla Porsche

Giallo sulla morte Claudio Salini. La sua Porsche sabotata?
Giallo sulla morte Claudio Salini. La sua Porsche sabotata?

La Porsche sulla quale viaggiava il costruttore Claudio Salini potrebbe essere stata sabotata. E’ questa una delle ipotesi che si fa largo sulla morte del noto costruttore e ripresa venerdì dal “Corriere della Sera”.

I maggiori sospetti li ha avuti l’avvocato Oliviero De Carolis, legale del fondatore del Gruppo Salini, in quanto ricorda che l’imprenditore morto a fine agosto in un drammatico incidente stradale a Roma, avrebbe dovuto testimoniare il 16 settembre prossimo nel processo contro tre uomini vicini ad ambienti camorristici che aveva fatto arrestare lo scorso anno per tentata estorsione. Al momento l’ipotesi prevalente resta l’alta velocità e l’asfalto sconnesso e inadeguato sulla Cristoforo Colombo. Salini uscì di strada con la sua Porsche andando a schiantarsi contro un albero.

“I carabinieri – scrive il Corsera – analizzeranno i tabulati telefonici dell’imprenditore Claudio Salini. Un accertamento tecnico per capire con chi il costruttore quarantenne — appena tornato dalle vacanze in Sardegna — abbia parlato prima di salire sulla Porsche ed eventualmente anche durante il suo tragitto lungo la Colombo.

Il sospetto è che Salini possa essere stato minacciato da qualcuno. E che la sua Porsche possa essere stata sabotata. Ma sono solo sospetti, appunto. A colpire è soprattutto la coincidenza che il 16 settembre prossimo l’imprenditore avrebbe dovuto testimoniare nella prima udienza del processo contro tre casertani che aveva fatto arrestare, con la sua denuncia, alla fine dell’anno scorso per tentata estorsione. Personaggi considerati dagli investigatori dell’Arma vicini agli ambienti della camorra e che pretendevano un risarcimento di 1,8 milioni di euro perché Salini aveva tolto a uno di loro il sub appalto per lavori al polo museale di Bergamo e al nuovo centro affari di Arezzo.

L'imprenditore Claudio Salini
L’imprenditore Claudio Salini

Il terzetto aveva anche organizzato un sequestro lampo del costruttore. Per il momento, sottolinea chi indaga sull’incidente, non ci sono elementi per collegare direttamente la morte di Salini a quella vicenda, ma resta il fatto che Salini era rimasto molto scosso”.

Il Corriere scrive ancora che “la procura, che ha delegato i carabinieri — ma anche l’avvocato Oliviero De Carolis, legale della famiglia Salini —, vuole fare piena luce su tutti gli aspetti di questa storia. Cosa è successo all’imprenditore nei pochi chilometri — meno di tre — percorsi sulla Colombo prima di morire? È possibile che abbia incrociato qualcuno che l’ha spaventato? Era stato minacciato di nuovo, come gli era già accaduto pochi mesi prima?”, viene riportato dal quotidiano di via Soferino.

L’avvocato De Carolis ha chiesto una perizia sui resti della Porsche 911 acquistata da poco, che Salini aveva lasciato per un mese nel complesso residenziale dove abitava a Porta San Sebastiano. Un luogo controllato, dotato di videosorveglianza. Gli esami serviranno per valutare anche l’ipotesi del sabotaggio — presa in considerazione dall’entourage del costruttore —, oltre a quella di un guasto meccanico. Altri accertamenti saranno svolti sulle registrazioni delle numerose telecamere puntate sulla Colombo, dall’abitazione dell’imprenditore al luogo della sua morte. Proprio in quel punto, ieri mattina, sempre su ordine della procura, una dozzina di agenti della polizia municipale ha bloccato la strada per ripetere i rilievi”. Al momento solo sospetti e dubbi che potranno essere fugati solo dopo accurati accertamenti investigativi.

Treviso, pirata ubriaca travolge coppia. Muore Enrico Scarabello

Enrico Scarabello con la moglie Elisa Pirata li investe su cavalcavia san giuseppe a Treviso
Enrico Scarabello con la moglie Elisa

Ancora sangue sulle strade a causa di pirati. Nel Trevigiano una donna di 37 anni, residente a Treviso ha falciato una coppia che stava camminando a piedi. L’uomo, Enrico Scarabello, 38 anni di Carbonera, è morto sul colpo, la moglie, Elisa Zanardo, di 40 anni, è stata ricoverata d’urgenza in ospedale. E’ successo intorno alle 23 di giovedi, sul cavalcavia di San Giuseppe, Noalese, alle porte di Treviso.

La coppia è stata investita dalla una Rover alla cui guida c’era una donna che subito dopo l’impatto, avrebbe proseguito la marcia fermandosi sotto choc circa un chilometro più avanti. Gli investigatori hanno trovato sul luogo dell’incidente lo specchietto laterale dell’auto perso nell’impatto.

La signora, che è in stato di fermo con l’accusa di omicidio colposo e omissione di soccorso, sarebbe stata trovata in presunto stato di ebbrezza. Sottoposta infatti ad alcool test la donna, secondo quanto appreso, non sarebbe stata in grado di completarlo. Alla investitrice sarebbe stato comunque effettuato un prelievo per accertare se fosse ubriaca o meno. Da quanto riferito, la pirata è stata trovata in forte stato confusionale, quasi “addormentata” in auto.

Le cause dell’incidente saranno comunque accertate con i rilievi effettuati dalle autorità, Guardia di finanza e Polstrada accorse sul luogo del tragico incidente, nonché ascoltando la versione della moglie della vittima, ora ricoverata in condizioni non gravi all’ospedale Ca’ Foncello di Treviso.

Il corpo senza vita di Enrico Scarabello sullla strada
Il corpo senza vita di Enrico Scarabello sullla strada

I due stavano tornando a piedi per riprendersi l’auto in un parcheggio, dopo aver assistito a una rassegna musicale in un ristorante giapponese all’Home Festival, che proprio nelle ultime ore è stato inaugurato. Violentissimo l’impatto.

L’uomo è stato investito in pieno sbalzato per una ventina di metri ed è poi caduto giù dal cavalcavia. A seguito dell’urto, la carrozzeria dell’auto si è ammaccata. Inutili i soccorsi. Enrico Scarabello è morto poco dopo l’arrivo del 118 che ha tentato di tutto per rianimarlo.

Da quanto raccontato da uno dei soccorritori, un giovane di colore, sembra che la donna ferita, subito dopo l’incidente, avrebbe gridato aiuto ma nessuno degli altri automobilisti si sarebbe fermato. È stato l’uomo a riconoscere la Rover pirata che aveva investito Enrico Scarabello e la moglie Elisa. Auto che non si era fermata dopo l’impatto. La pirata è stata rintracciata circa un chilometro più avanti e arrestata.

Sconvolta la città per questo ennesimo incidente di pirateria stradale. Il sindaco di Treviso Giovanni Manildo ha scritto su Twitter che si tratta di “Un incidente orribile. Sono vicino alla famiglia della vittima e agli organizzatori di Home festival. Il pirata è stato preso grazie alle forze dell’Ordine”. I due gestivano un vivaio di semi e piante a Carbonera.

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