9 Ottobre 2024

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Ferrara, trovato sangue dell'uomo scomparso. A Ravenna trovato un cadavere

Ferrara, trovato sangue dell'uomo scomparso Pierluigi Tartari. A Ravenna trovato un cadavereDa mercoledì non si hanno più notizie di Pierluigi Tartari, pensionato 73enne, scomparso dalla sua villa di Aguscello a Ferrara. Nella casa gli inquirenti hanno trovato tracce di sangue e segni di una colluttazione violenta. Il mistero potrebbe essere chiarito dal ritrovamento oggi della sua auto.

Le indagini al momento sono indirizzate alla ricerca di una persona scomparsa. Tra le ipotesi anche la rapina o l’aggressione, ma ci sono diverse incongruenze, come la scomparsa della vittima.

CADAVERE TROVATO A RAVENNA
Intanto, il cadavere di un uomo, presumibilmente un senegalese, è stato trovato nel primo pomeriggio di sabato su una spiaggia di Casalborsetti, litorale nord di Ravenna. A quanto si è appreso, sarebbe stato ucciso con un colpo di arma da fuoco.

A fare la scoperta e a dare l’allarme è stato il gestore di uno stabilimento balneare. Sul posto i Carabinieri della locale stazione e del nucleo investigativo.

Salute, il tumore al seno si cura con sistema immunitario

Carcinoma mammario - tumore al senoScoperta una “via” nuova contro i tumori alla mammella più difficili: un nuovo studio ha portato alla luce nuove terapie che inducono il sistema immunitario a reagire alla malattia in modo naturale. L’Oncoimmunoterapia – già risultata efficace per il melanoma e il cancro al polmone – attiva le difese naturali dell’organismo e “rieduca” il sistema immunitario a riconoscere il cancro per poi distruggerlo. In futuro, dunque, non sarà più necessario farsi asportare mammelle o ovaio colpiti, come ha fatto l’attrice Angelina Jolie, per evitare il rischio di cancro.

I nuovi farmaci utilizzano una tecnica che impedisce alle cellule cancerose di evadere la sorveglianza del sistema immunitario e trasformarsi in tumore: “L’oncoimmunoterapia – spiega Pier Franco Conte – sembra particolarmente promettente proprio verso quei tumori al seno più aggressivi”. E cosi il temuto gene Brca mutato da “spauraccio” diventa una occasione per una terapia più efficace. La prova arriva da uno studio condotto presso l’Istituto Oncologico Veneto di Padova su 400 pazienti. Consiste nell’utilizzo di farmaci intelligenti inibitori di un enzima chiave nei processi di riparazione che le cellule carcerose sono in grado di utilizzare.

La scoperta più importante è anche che la terapia immune è duratura nel tempo: “il sistema immunitario – prosegue Conte – diventa capace di controllare il tumore molto a lungo. Finalmente si può cominciare a parlare di guarigione”. Ma non è finita qui. La novità della cura è anche che con le nuove tecniche ci sono buone prospettive per la donna di conservare la fertilità e la sessualità anche dopo un tumore al seno guarito. Con questa nuova tecnica si potranno anche evitare in futuro casi Jolie, l’attrice aveva una mutazione ereditaria a carico del gene Brca1 che aumenta il rischio di tumori al seno e all’ovaio e per evitare il rischio della malattia si è fatta asportare gli organi.

“Negli ultimi dieci anni – racconta Conte – la ricerca contro il cancro ha puntato moltissimo sui cosiddetti farmaci ‘intelligenti o farmaci “target”, diretti cioè su bersagli molecolari presenti nelle cellule tumorali con l’obiettivo di modificarne alcune proprietà quali la capacità di replicarsi, di non morire nonostante i danni indotti dalla chemioterapia e radioterapia, di diffondersi ad altri organi”. Questa via ha prodotto risultati significativi che hanno consentito in molti casi di aumentare la probabilità di guarire, soprattutto per alcuni tipi di tumore mammario quali i tumori a recettori ormonali positivi e i tumori Her2 positivi.

“Sono però emersi anche i limiti di queste terapie a causa della capacità del cancro di mutare continuamente – conclude Conte – e quindi di diventate insensibile agli stessi farmaci che funzionavano poco tempo prima. Per cui adesso si sta provando a combattere i tumori utilizzando (oltre ai farmaci target) sostanze che attivano le stesse difese immunitarie dell’organismo”.

Regione Abruzzo, Luciano D'Alfonso vara la nuova giunta

La nuova Giunta regionale dell'Abruzzo targata Luciano D'Alfonso
La nuova Giunta regionale dell’Abruzzo targata Luciano D’Alfonso

Alla fine il governatore della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso ha varato la sua nuova giunta. Chi si aspettava grandi cambiamenti è rimasto deluso. Nel nuovo esecutivo solo un innesto. Andrea Gerosolimo, della lista Abruzzo Civico, entra nel governo regionale al posto di Mario Mazzocca, di Sinistra ecologia e libertà che farà il sottosegretario. Tutto il resto rimarrà invariato, con qualche piccolo movimento di deleghe.

A presentare l’entrata di Gerosolimo (uomo vicino al centrodestra) è stato lo stesso presidente della Giunta regionale, Luciano D’Alfonso, in una conferenza stampa a Pescara. L’annuncio dopo 30 giorni dedicati, come ha detto lo stesso D’Alfonso ai cronisti, alla “rilettura” del quadro governativo.

Le deleghe agli altri assessori “rientrati” saranno “confermate al 90%”, ha fatto sapere il presidente. Il rimpasto è stato fatto dopo una lunga crisi di governo nella Regione Abruzzo. Tutti gli assessori venerdì scorso avevano rassegnato le proprie dimissioni in blocco per consentire al governatore di fare un po’ di “ordine” nella maggioranza che lo sostiene e rilanciare l’azione di governo e far decollare “l’Abruzzo che vale”.

Questo atto “propedeutico” ha consentito a D’Ambrosio di procedere al rimpasto di giunta con l’ingresso del consigliere regionale Andrea Gerosolimo della lista Abruzzo Civico, al posto di Mario Mazzocca (Sel), che sarà sottosegretario. La decisione di inserire Gerosolimo è stata dettata probabilmente dalla necessità tattica di “rafforzare” la maggioranza, posto che il nuovo assessore è molto vicino al centrodestra.

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Non è escluso che il presidente, dopo che gli assessori gli hanno riconsegnato le deleghe, non faccia “piazza pulita” facendo più rimpiazzi, cercando di recuperare anche sulle quote rosa. La sola donna presente nell’esecutivo infatti è Marinella Sclocco che ha (aveva) deleghe al lavoro e politiche sociali. Sembra quasi scontata la sua riconferma.

Critica l’opposizione composta da Forza Italia, Abruzzo Futuro, Ncd e Movimento Cinquestelle che vedono, ciascuno per la propria parte politica, il governo “impantanato” nelle “beghe” interne.

Eletto alle elezioni regionali del maggio 2014, Luciano D’Alfonso è sostenuto da una maggioranza di centrosinistra composta da  Partito Democratico, Centro Democratico, Sinistra Ecologia e Libertà, Italia dei Valori, Abruzzo Civico e Regione Facile. Una maggioranza eterogenea che accomuna tante anime, dai cattolici moderati alla sinistra radicale di Sel che non ha prodotto fin quì i risultati sperati e, almeno in parte, gli obiettivi presentati in campagna elettorale. [modificato il 13/9/2015]

Us Open, storica impresa di Roberta Vinci e Flavia Pennetta. Sarà azzurra la finale

Flavia Pennetta e Roberta Vinci. finale insieme agli Us Open
Flavia Pennetta e Roberta Vinci. finale insieme agli Us Open

Sarà tutto italiana la finale degli Us Open. La tennista azzurra Roberta Vinci ha superato  in tre set Serena Williams, indiscussa regina del tennis mondiale, con il punteggio di 2-6, 6-4, 6-4, nella seconda semifinale e conquista la finale del torneo dove se la vedrà con la connazionale Flavia Pennetta per un derby tutto made in Italy. “E’ il momento più bello della mia vita”: sono le prime parole di Vinci in lacrime.

“Scusami Serena, chiedo scusa agli americani ma oggi era la mia giornata”. Con gli occhi lucidi e la faccia incredula Roberta Vinci sprizza di gioia e ringrazia tutti per l’impresa che l’ha portata in finale battendo la regina del tennis mondiale, Serena Williams. Cosa renderà reale questo momento? “Fammi un’altra domanda. Sono orgogliosa di me stessa e ringrazio il mio allenatore, sono veramente felice di questo momento”.

“Sorry guys”, scusate ragazzi: così Roberta Vinci si è rivolta al pubblico del Flushing Meadows subito dopo aver battuto Serena Williams e conquistato la storica finale tutta italiana degli Us Open con Flavia Pennetta. Il pubblico le ha tributato un lungo applauso.

A 33 anni Flavia Pennetta è da show.  In semifinale ha battuto la romena Simona Halep in due set: 6-1, 6-3 in 59 minuti di gioco. Per poche ore la brindisina è stata la prima italiana a raggiungere la finale nella storia di Flushing Meadows. Ha sconfitto la Halep, numero due del mondo.

Il premier Matteo Renzi soddisfatot per l’impresa storica delle due italiane agli Us Open.

Cade una gru sulla Moschea de La Mecca. E' strage. 107 morti. VIDEO CROLLO

La gru caduta sulla Grande Moschea de La Mecca
La gru caduta sulla Grande Moschea de La Mecca

E’ salito a 107 morti il tragico bilancio del crollo della gru sulla Grande Moschea a La Mecca, in Arabia Saudita, prima Città Santa dell’Islam. Quasi 300 i feriti, alcuni dei quali gravi, che al venerdì affollavano uno dei luoghi spirituali più importanti del mondo.

Secondo le prime informazioni, e le immagini trasmesse dalle tv, la gru che si trovava all’esterno della Grande Moschea è crollata su una parte del tetto del luogo sacro abbattendosi in un settore della sala di preghiera dove si trovavano decine di pellegrini.

Le operazioni di soccorso proseguono e il bilancio, secondo quanto riferito dalla protezione civile, è destinato ad aggravarsi per le condizioni di molti feriti.

L’incidente alla grande Moschea de La Mecca è avvenuto nel quattordicesimo anniversario dell’11 Settembre e a circa dieci giorni dalla festività del Sacrificio (Id al Adha), la principale festa del calendario islamico.

VIDEO DEL CROLLO E IL TERRORE DEI FEDELI

Per l’occasione centinaia di migliaia di persone sono attese nella città saudita. Fedeli che arrivano in pellegrinaggio da tutto il mondo a fine del mese.

Al momento sono ignote le cause del crollo sulla Moschea a La Mecca che ha distrutto, oltre le vite, una parte importante del luogo sacro islamico. Probabilmente, per l’enorme peso, non hanno retto i contrappesi puntellati sui cingolati posti nella parte bassa del gigante di ferro. Non si può comunque escludere un crollo “doloso”. Le autorità saudite indagano sulle cause del drammatico cedimento che ha provocato al momento quasi 100 morti.

La gru, non l’unica, era imponente, utilizzata per sollevare tonnellate di acciao e cemento per lavori di ammodernamento e di allargamento che le autorità saudite avevano iniziato lo scorso anno al fine di triplicare l’area attualmente di 400mila metri quadrati. Area che a lavori finiti può ospitare fino a quasi 2 milioni e mezzo di pellegrini in un solo giorno.

Torino, 7 arresti per la banda dei bancomat. Colpi per 2 milioni

Torino, 7 arresti per la banda dei bancomat. Colpi per 2 mlnSvuotavano i bancomat e le casse continue senza scasso ed esplosivi, ma utilizzando chiavi clonate e codici segreti. I “criminali 3.0” sono stati scoperti dai Carabinieri di Torino, che hanno notificato sette ordinanze di custodia cautelare in carcere per 17 colpi messi a segno in città e in provincia.

Il gruppo criminale agiva con la complicità di una guardia giurata e di un artigiano torinese titolare di un negozio di chiavi. Bottino di oltre 2 milioni di euro. (Ansa)

Gioco d'azzardo, sequestro per 25 milioni alla 'Ndrangheta

Gioco d'azzardo, sequestro di beni alla 'ndranghetaBeni per 25 milioni di euro sono stati sequestrati nell’inchiesta della Dda di Reggio Calabria sul gioco illecito e scommesse online controllati dalla ‘Ndrangheta.

L’operazione è stata compiuta da Carabinieri, Guardia di Finanza, squadra mobile e Dia di Reggio Calabria in collaborazione con Scico e Nucleo Speciale Frodi Tecnologiche di Roma della finanza. I beni sequestrati sono 21 società italiane ed estere, 31 siti nazionali e internali, 36 immobili e molte auto e moto.

Il 22 luglio scorso la Dia di Reggio Calabria aveva smantellato una presunta rete di appartenenti a clan di ‘ndrangheta che gestivano un vorticoso giro d’affari nel gioco d’azzardo e delle scommesse online.

Il blitz si era concluso con l’arresto di 41 persone in tutta Italia e il sequestro di 56 imprese nazionali ed estere, 1.500 punti commerciali e 82 siti nazionali e internazionali, per un valore stimato pari a circa 2 miliardi di euro.

Budapest, arrestato italiano. Col suo Ducato 33 migranti siriani

italiano arrestato per traffico di esseri umani a Budapest
Alcuni frame del video della Polizia ungherese

“Erano soli e infreddoliti”, si è giustificato così un uomo italiano, di 52 anni, fermato nei pressi di Budapest in Ungheria con l’accusa di traffico di esseri umani. A bordo del suo furgone, diretto in Germania, la polizia magiara ha trovato infatti 33 migranti siriani, che erano stati raccolti per strada dal presunto trafficante.

L’uomo è stato intercettato nei pressi del più grande lago d’Europa, a Balaton, ed è stato ammanettato. All’interno del furgone, un Fiat Ducato di color amaranto, i migranti erano stipati seduti e in piedi. L’ambasciata italiana a Budapest su sollecitazioni della Farnesina sta facendo verifiche.

L’uomo è stato subito ammanettato e tradotto in carcere con l’accusa di traffico di esseri umani.  “Erano soli e infreddoliti, mi sono fermato e gli ho dato un passaggio”, avrebbe detto il presunto schiavista made in Italy. Un “passaggio”, secondo quanto appreso, dalla Serbia alla Germania. Quasi mille chilometri.

Ferentino (Frosinone), catturato il presunto omicida di Luciano Bondatti

Omicidio a Ferentino di Luciano Bondatti

E’ stato catturato il presunto omicida di Luciano Bondatti. I Carabinieri del Reparto Operativo – Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Frosinone unitamente a quelli della Compagnia di Anagni e della Stazione di Ferentino, al termine d indagini serrate, avviate a seguito dell’uccisione del 63enne avvenuto nelle campagne di Ferentino lo scorso 10 settembre, hanno fermato un uomo ritenuto responsabile di “omicidio colposo, fabbricazione e detenzione di armi da sparo clandestine e omissione di soccorso”. È un cortaneo della vittima.

Subito dopo il ritrovamento del cadavere era cominciata la caccia all’uomo che ha sparato a Luciano Bondatti. Sulla morte del 65enne di Ferentino, (Frosinone) trovato morto giovedi mattina in una pozza di sangue in località Pareti Cornella, nel Frusinate, nei pressi di un terreno di sua proprietà si è fatto largo a sospetti sulle cause della morte. L’ipotesi iniziale sul decesso dell’uomo era l’attacco di un cinghiale, ma poi l’esame dei medici in ospedale ha svelato un’altra verità.

A uccidere Luciano Bondatti non è stato, come si pensava, un cinghiale ma tre proiettili rinvenuti dai sanitari sul corpo dell’uomo. Si tratta di un omicidio.

Si presume che a crivellare l’uomo di pallettoni sia stato un altro cacciatore al momento non identificato o una persona che gli avrebbe teso una imboscata per motivo al momento ignoti. 

La caccia al cinghiale da quelle parti è molto praticata. Gli inquirenti non escludono alcuna pista: dall’incidente di caccia a un possibile omicidio che può ben celarsi come un incidente “accidentale”.

Al vaglio della Scientifica – oltre ad altri elementi raccolti sul luogo della morte – anche il piombo estratto dal cadavere dell’uomo. Da chiarire se si tratti di pallettoni (usati per la caccia) o di altre munizioni convenzionali. Interrogatori sono in corso per raccogliere quante più testimonianze possibili per risalire all’autore del’omicidio colposo o premeditato.

Luciano Bondatti intorno alle 11 di giovedì, è stato trovato in un lago di sangue in campagna poco lontano dalla sua abitazione. Si era pensato ad un cinghiale ferito che dopo averlo caricato gli aveva azzannato la gamba provocandogli l’emorragia che poi lo ha ucciso.

Trasportato in obitorio a Frosinone, i medici legali gli hanno però trovato tre pallottole nella gamba. Piombo mortale che gli hanno reciso l’arteria femorale e provocato una emorragia. Un giallo che gli inquirenti tendono a risolvere al più presto risalendo all’autore degli spari.

La dignità di Giovanni Scattone e l'indignazione degli ipocriti

Giovanni Scattone
Giovanni Scattone

Se il carcere è un luogo dove fare espiare la pena e al tempo stesso “rieducare” le persone, queste persone poi debbono essere accettate dalla società, altrimenti si rischia di fare della Costituzione italiana carta straccia. Ovvero si abbia il coraggio di cambiare il codice penale e dire ai colpevoli o presunti tali: “Se prendi 5 anni per omicidio colposo, sappi che hai comunque l’ergastolo. Fine pena mai, né dentro né fuori”.

Omicidio colposo fu l’accusa per Giovanni Scattone, sancita dalla Cassazione – quindi condanna passata in giudicato – per la morte della giovane studentessa Marta Russo avvenuta alla Sapienza di Roma nel ’97.

Lui, che si è sempre professato innocente, ha scontato per intero la sua pena per omicidio colposo, lo stesso reato di cui vengono accusati pirati della strada pluriomicidi, ma che a differenza di altri, invece di anni di carcere, si fanno al massimo qualche mese e sono di nuovo a piede libero.

Senza entrare nel merito della vicenda Russo-Scattone, va detto che nessuno può indignarsi se oggi Giovanni Scattone espiando tutta la sua pena riesce a trovare un lavoro e a guadagnarsi da vivere. E’ stato riabilitato, punto. Potrebbe sentirsi indignata, come ha subito manifestato, la famiglia della povera ragazza uccisa, ma il sentimento di rabbia e rancore di un padre o di una madre, comprensibilmente, non si sarebbe placato nemmeno se quell’uomo lo avessero condannato a morte. Ferite del genere non si rimarginano mai. 

In cattedra ci sono saliti tutti. Dai “cattivi maestri” degli anni di piombo fino a gente che non sa fare una O con un bicchiere. Non si comprende perché non potrebbe salirci Scattone che è stato “rieducato” e non risulta abbia costituito bande armate per sovvertire l’ordinamento dello Stato o si sia macchiato di gravi crimini. 

L’ex assistente di Filosofia ha fatto sapere che rinuncia al lavoro perché non si sente sereno, sebbene non abbia “problemi di coscienza”. Le pressioni degli indignados hanno prodotto i loro effetti forcaioli. 

Caro Giovanni Scattone, fregatene delle pressioni del tutto indebite e quella cattedra prendila con la serenità di chi ha pagato il suo prezzo e scontato la sua pena in carcere fino all’ultimo. Sei un cittadino libero. Altrimenti sarebbe una sconfitta per te e per la Società. La tanto invocata Costituzione repubblicana all’articolo 27 recita che “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.

Bene, sei un uomo libero che può riprendersi la propria vita dopo aver pagato errori, anche gravi, del passato. Lascia perdere “l’indignazione degli ipocriti” che in questo paese sembra uno sport praticato a sufficienza e anche male. Nessuno poteva levarti in carcere il diritto al “senso di umanità”, nessuno a maggior ragione, può negarti la dignità di vivere con un lavoro da uomo libero.

Rinvenuta a Roma una dimora arcaica del VI secolo a.C

dimora arcaica scoperta a RomaScoperta a Roma, nei pressi della Stazione Termini, una dimora arcaica risalente all’inizio del VI secolo a.C. L’antica abitazione, situata all’interno di Palazzo Canevari (l’ex Istituto Geologico) si presenta come una delle più importanti scoperte archeologiche avvenute nella Capitale negli ultimi anni. La scoperta è stata presentata oggi alla stampa dal soprintendente del Colosseo, Museo Nazionale Romano e Area Archeologica di Roma, Francesco Prosperetti.

La struttura è stata rinvenuta questa estate durante gli scavi di archeologia preventiva della Soprintendenza condotti all’interno dell’ex Istituto Geologico diretti da Mirella Serlorenzi. La dimora, e i resti rinvenuti, d imostrano che questa parte della città, in epoca arcaica, non era destinata come si riteneva prima della scoperta soltanto all’uso funerario, ma era abitata. La scoperta della dimora, coeva al circuito delle mura serviane, si aggiunge a quella annunciata nel 2013 che hanno portato alla luce un gigantesco tempio databile all’inizio del V secolo a. C.

“Più di recente, approfondendo lo scavo fino alla quota corrispondente a quella della strada, sono stati ritrovati resti più antichi, quelli della dimora”. Si tratta, ha continuato Prosperetti, “di resti di una casa degli inizi del VI secolo a. C., un esempio di architettura arcaica come pochissimi ne restano in questa città”.

Il palazzo in cui è stata effettuata la scoperta, in ristrutturazione, è stato acquistato nel 2015 da CdP Immobiliare Srl. (100% Cassa Depositi e Prestiti) e sarà destinato a sede di società del gruppo Cassa Depositi e Prestiti. I resti, comunque, dovrebbero essere offerti alla fruizione del pubblico. E’ allo studio, infatti, un progetto di musealizzazione dei reperti con la possibilità di renderli visitabili. “Nulla verrà rimosso e stiamo discutendo il modo in cui potrà essere fruito dal pubblico. Ciò che posso anticipare con certezza è che questi ritrovamenti non saranno reinterrati”, ha evidenziato il soprintendente.

I materiali rinvenuti indicherebbero una destinazione domestica, mentre la posizione in una zona elevata della città, le dimensioni, la pianta e la tecnica costruttiva fanno ipotizzare l’appartenenza ad una famiglia di rango. L’eccezionalità della scoperta, ha sottolineato l’archeologa Serlorenzi, consiste nel fatto che “Roma, all’inizio del VI secolo, era molto più ampia di come immaginavamo che fosse prima di quest’ultimo scoperta”.

Questo dipende dal fatto “che le ricerche realizzate in maniera massiva dopo l’Unità d’Italia purtroppo hanno cancellato le tracce più labili. Per cui della Roma arcaica o precedente alcune testimonianze sono state spazzate via”. Ciò significa, ancor più nel dettaglio, che la maggior parte delle informazioni erano sul “Foro e sull’Area Centrale. Si immaginava che quest’area non fosse abitata. Laddove si fanno scavi di emergenza, nelle poche parti di tessuto antico conservate, si vede che non è così”, ha concluso l’archeologa.

Scoperto in Africa l’Homo Naledi, nuovo antenato dell’uomo. FOTO

La ricostruzione dell'Homo Naledi
La ricostruzione dell’Homo Naledi (National Geographic)

E’ stato scoperto in Africa un nuovo antenato dell’uomo. Si tratta di una specie di ominide finora sconosciuta ed estinta che ha caratteristiche diverse rispetto a quelle degli altri ominidi scoperti finora. I ricercatori che l’hanno scoperto, l’hanno definito “Homo Naledi”, così richiamato e descritto sulla rivista “eLife”.

La nuova specie di ominide è stata scoperta in Sudafrica, all’interno della caverna chiamata Dinaledi Chamber, nella “Culla dell’Umanità” ed è stata studiata da un gruppo di ricerca internazionale coordinato dal paleontropologo Lee Berger, dell’università sudafricana di Witwatersrand, a Johannesburg.

Allo studio ha partecipato anche l’italiano Damiano Marchi, dell’università di Pisa. E’ stato possibile ricostruire l’aspetto dell’Homo grazie ad oltre 1.500 resti fossili, che si possono attribuire ad almeno 15 individui.

La ricostruzione è stata fatta mettendo tutte le parti anatomiche del corpo del nostro antichissimo antenato. Software computerizzati 3D hanno potuto dare le sembianze umane ai resti fossili ritrovati. Si stima che l’antenato, sia esistito circa 100.000 anni fa, sebbene non sia ancora chiaro.

Gli studiosi stanno cercando di approfondire l’età dei reperti. La specie rinvenuta in questa scoperta sensazionale, è stata chiamata “Naledi”, che significa “Stella”, in Sotho (o Sesotho), che è una delle lingue parlate in Sudafrica.

Altro dramma a Napoli. Tenta di uccidere la moglie e si suicida

L'auto sulla quale si è suicidato Giuseppe Cafasso
L’auto sulla quale si è suicidato Giuseppe Cafasso

Altro dramma della disperazione a Napoli. Un uomo di 56 anni, Giuseppe Cafasso, ha tentato di uccidere la moglie sparandole addosso tre colpi di pistola e si è poi suicidato con la stessa arma, in strada. Il tentato omicidio è avvenuto nella zona di Fuorigrotta, mentre il suicidio in un’auto in via Marconi, sempre nello stesso quartiere.

La donna è stata portata all’ospedale San Paolo, dove è ricoverata. Da quanto riferiscono i sanitari, la donna non sarebbe in pericolo di vita. Sul posto del tentato omicidio sono intervenuti i Carabinieri del Comando Provinciale di Napoli che stanno effettuando i rilievi di rito.

Giuseppe Cafasso, stamattina, probabilmente al culmine di una lite, ha sparato alla moglie, poi è andato via di casa con la sua Fiat Multipla per raggiungere uno dei parcheggi di via Marconi, nei pressi della sede Rai, dove ha estratto nuovamente l’arma sparandosi e uccidendosi.

Sul luogo del suicidio sono intervenuti sempre i Carabinieri e la Scientifica. Il corpo senza vita è stato notato da alcuni passanti che hanno dato l’allarme. L’uomo non avrebbe lasciato biglietti per spiegare il folle gesto.

Ancora sconosciuto il movente che ha spinto l’uomo all’ennesima tragedia a Napoli. Solo la scorsa settimana, un analogo dramma si era consumato a San Giorgio a Cremano dove una guardia giurata, Antonio Bani, di 55 anni, aveva tentato di uccidere la moglie e poi si è suicidato.

Visita Papa Francesco negli Usa, minacce dall'Isis e dai neonazisti

Papa Francesco e il Patriarca Siro-Ortodosso di Antiochia e di tutto l'Oriente
“PAPA CROCIATO” – La foto di Papa Francesco col Patriarca Siro-Ortodosso di Antiochia e di tutto l’Oriente apparsa su Dabiq, la rivista dell’Isis

Una foto di Papa Francesco è apparsa nell’ultima pagina della rivista dell’Is, pubblicazione dello Stato islamico uscita ieri, definendolo nella didascalia il “Papa crociato”. Un po’ inquietante, a dodici giorni dalla sua visita negli Usa.

Nell’immagine il Pontefice è ritratto insieme al Patriarca Siro-Ortodosso di Antiochia e di tutto l’Oriente (che risiede a Damasco, in Siria) nel suo suo recente incontro a Roma. Nel corpo dell’articolo non si menzionano i due capi della Chiesa cristiana, ma si fa riferimento ai “sapienti governativi apostati” in modo irriverente e intimidatorio.

Dabiq è un periodico pubblicato a Damasco e “si concentra su temi quali il Tawhid (monoteismo), Manhaj (metodologia), hijrah (migrazione), la jihad, e Jamaah (community)” e il nome Dabiq fa riferimento a una città di Aleppo, Siria, citato in un Hadith (tradizione trasmessa oralmente) del profeta Maometto”.

Il portale, fondato da Rita katz, dedica una pagina speciale (gratuita) di monitoraggio sulla visita di Papa Francesco negli Stati Uniti dal 22 al 27 settembre dove si raccolgono tutte le minacce al Santo Padre. Alcune delle quali giunge da ambienti neo nazisti che condannano il Papa per l’apertura della Chiesa ai rifugiati siriani. In un forum dei nazisti, Papa Francesco viene definito  “particolarmente pericoloso” e “deve essere messo in isolamento forzato all’interno del Vaticano.” Altri utenti si spingono a dire che il Papa “vuole annientare la razza bianca” per la sua ultima chiamata ad aprire le porte delle parrocchie ai migranti.

Sempre sul “Dabiq” l’Isis con una sorta di inserzioni pubblicitarie messo “in vendita” due ostaggi, un norvegese e un cinese alludendo alla possibilità di ucciderli qualora nessuno paghi il riscatto: quella pubblicizzata è infatti “un’offerta a tempo limitato”. Nella penultima e terz’ultima pagina di un numero della rivista pubblicato mercoledì, l’Isis pubblicizza in inglese un “prigioniero norvegese in vendita” con un “for sale” riservato anche al cinese.

Quattro foto segnaletiche di due uomini in tuta gialla sovrastano la scritta: “è stato abbandonato dal suo governo, che non ha fatto del proprio meglio per comprare la sua libertà. Chiunque voglia pagare il riscatto per il suo rilascio e trasferimento può contattare” un numero che inizia con +96 (un prefisso che il sito “fakenumber.org” considera “falso”).

La rivista è solo uno degli strumenti che lo Stato islamico usa in maniera estremamente professionale per diffondere il proprio messaggio di terrore. Si nota anche una tendenza a mutuare linguaggi della comunicazione occidentale deformandoli ad uso del progetto terroristico e di creazione di una società con valori islamici esasperati al di là di quanto accettabile anche negli ambienti musulmani più conservatori.

Intanto, la Santa Sede fa sapere che dopo il viaggio in America, Papa Francesco si recherà dal 25 al 30 novembre in Africa. Farà tappa in Kenia, Uganda e Repubblica Centroafricana.

Reporter dà calci ai bimbi migranti. Licenziata, poi si scusa. VIDEO

L'ormai ex reporter ungherese Petra László, nel riquadro, mentre è in azione contro i migranti
L’ormai ex reporter ungherese Petra László, nel riquadro, mentre è in azione contro i migranti

Una reporter della tv ungherese N1TV in servizio al confine con la Serbia, ha preso a calci e sgambettate alcuni migranti tra cui una bambina mentre corrono nei campi.

In alcune riprese effettuate da un altro cameramen si vede chiaramente la donna prendere deliberatamente a calci i migranti mentre fuggono da una carica della polizia vicino al villaggio di Roszke.

In una occasione, sgambetta un padre con il figlio in braccio facendoli cadera a terra, nell’altra dà un calcio ad un giovane e poi si scaglia contro una ragazzina. Un gesto deplorevole e assai grave che ha portato la direzione della Tv a licenziarla in tronco.

VIDEO

La donna si chiama Petra Lazlo, ormai ex dipendente dell’emittente televisiva locale N1TV. Il filmato che la mostra “in azione” è stato postato da un reporter tedesco.

Inondata da vibrate proteste, l’emittente ungherese oggi ha comunicato il licenziamento della donna. “La N1TV considera inaccettabile l’accaduto. Il nostro rapporto di lavoro con la videooperatrice è chiuso. Da parte nostra consideriamo chiuso il caso”.

I apologize for syrien refugies…

Posted by Petra László on Mercoledì 9 settembre 2015

Sui Social network la donna è stata presa di mira e insultata con i peggiori epiteti. E’ stata creata anche una pagina Facebook ad hoc per dare la possibilità alla comunità di sfogarsi contro l’ex video reporter.

Il titolo dato alla pagina è “László Petra, il muro della vergogna”. In poche ore la pagina ha raccolto quasi 20 mila “Mi piace” è una marea di commenti contro l’ex reporter. Poi in un post su Facebook la video reporter si è scusata con i rifugiati siriani.

Casamonica, Vespa e la predica Pd dal pulpito sbagliato. Biagi intervistò Liggio, Cutolo e Buscetta

Il boss mafioso Luciano Liggio intervistato per la Rai da Enzo Biagi (di spalle)
Il boss mafioso Luciano Liggio intervistato per la Rai da Enzo Biagi (di spalle)

Non si scorge il motivo di tanto scandalo dopo che Bruno Vespa ha ospitato in studio a Porta a Porta i parenti del presunto boss Vittorio Casamonica per un’intervista. Fanno più senso gli “indignati” del giorno dopo che ricordano i professionisti dell’antimafia. 

I primi a sollevarsi contro sono stati, pensate, i membri del gruppo Pd in Campidoglio, un gruppo fino a ieri silente su tante questioni che riguardano gli enormi problemi della Capitale; gli stessi con la testa sotto la sabbia quando, nei mesi scorsi – non due secoli fa – è stato azzerato dall’inchiesta Mafia Capitale. Poi del sindaco di Roma Ignazio Marino che ha definito “senza scusanti” il comportamento di Vespa. Da che pulpito…, verrebbe da dire.

Proprio lui, che rientrato dagli Usa, si è ritrovato commissariato a sua insaputa per il pieno coinvolgimento della sua prima giunta sempre nell’inchiesta Mafia Capitale. Il prefetto Gabrielli, che oggi lo sovrintende (quasi come se fosse sindaco facente funzioni…), fu durissimo quando disse che l’esecutivo Marino era “inquinato” da apparati mafiosi. Lui, il sindaco, che ha sempre mentito sulla conoscenza di tal Salvatore Buzzi, poi è stato smentito dalle foto che lo ritraevano insieme. Davvero “senza scusanti”. Solo per questo, un velo pietoso non basterebbe.

Ma cosa ha fatto Vespa? Il suo mestiere di cronista. L’unico peccato che avrebbe commesso è stato quello di avere ospitato nella Tv pubblica “pagata col canone”, la figlia e il nipote del (presunto) capo clan Vittorio Casamonica, i cui funerali che tanto scalpore hanno suscitato, sono stati autorizzati dalle autorità civili e religiose e celebrati, sia puro con sfarzo e spavalderia, dai parenti. Censurabile, certo, come censurabili sono le processioni religiose con gli inchini davanti alle case dei boss mafiosi. Ma posto che c’è stato qualcuno che li ha autorizzati…ogni parola appare superflua. Si può rimanere sconcertati, ma più che coi parenti con chi dà il lasciapassare a questi “eventi”. 

Fosse stata Mediaset, La7 (destinatari di quote del canore sul servizio pubblico?) o Sky a ospitarli non ci sarebbero stati problemi, così come nessuno ha fiatato quando i cronisti di queste emittenti “private” hanno fatto a gara per strappare una intervista ai parenti Casamonica durante i funerali. Chiunque può visionarle sul web. Però l’indignazione non è scattata. I funerali di Casamonica facevano notizia e hanno fatto pure share, per la morbosa curiosità dei propri telespettatori. Non si capirebbe altrimenti che per una settimana di fila i notiziari aprivano con il funerale del boss.

Quanti cronisti, anche “autorevoli”, in passato, hanno intervistato killer, criminali delle peggiori specie, ex terroristi saliti in cattedra, boss mafiosi e pseudo pentiti pubblicando addirittura libri su quei personaggi. Sarebbe lungo l’elenco. Solo una su tutte: l’intervista Rai di uno dei più grandi giornalisti italiani, Enzo Biagi, a Luciano Leggio, (Liggio) spietato boss mafioso di Corleone. Allora nessuno dei benpensanti fiatò. C’è però un archivio in Rai ben fornito che illumina, qualora ve ne fosse bisogno, le menti dei luminari del Pd capitolino. Si tratta di interviste Rai a mafiosi di primo livello realizzate negli anni.

Sul sito della Rai Storia è stata realizzata qualche mese fa una puntata (“Diario Civile”) con il magistrato Franco Roberti, oggi attuale l’attuale procuratore nazionale antimafia che nell’intervista di approfondimento sosteneva: “…Gli archivi della Rai sono piene di interviste ai mafiosi. Si tratta di documentari, di programmi di approfondimenti, telegiornali che hanno raccontato la storia della criminalità organizzata; che hanno provato a capirne di più anche attraverso le parole di un boss.  Giornalisti come Enzo Biagi o Giuseppe Marrazzo (Joe) – dice Roberti – hanno incontrato personaggi come Tommaso Buscetta, Luciano Liggio, Raffaele Cutolo e altri ancora come Tano Badalamenti, o pentiti come Calderone e Mutolo. Il loro obiettivo – dice il procuratore – era quello di farsi raccontare anni di crimini e delitti efferati, ma anche capire cosa passa per la testa di chi commette questi crimini, di capire il loro linguaggio, il modo di atteggiarsi…Oggi guardiamo a queste interviste con il distacco di chi analizza un periodo storico”, affermava fra le altre cose il magistrato. Anche Totò Riina ha rilasciato dichiarazioni importanti dietro le sbarre. Dunque, viene spontaneo dire, ma di che stiamo parlando? 

E che dire sulle fiction televisive esplicitamente mafiose, come la Piovra, il Capo dei capi, l’Ultimo dei corleonesi, solo per citarne alcune. Nessuno ha mandato note di fuoco e di sdegno per condannare pellicole mandate in onda in prima serata, in fascia protetta. Ma forse quei film sono “kitch”. Anzi, gli indignati di oggi contro Vespa, queste fiction le avranno magari guardate seduti comodi in poltrona.

Vespa, se avesse avuto sottomano Matteo Messina Denaro, il capo dei capi di Cosa Nostra super-latitante e super-ricercato, avrebbe magari pagato per farsi rilasciare una intervista, alla stregua di altre grandi testate che, insieme a tanti politici senza titolo, oggi sono strumentali e fanno della morale antimafia (a senso unico) il loro piedistallo fustigatore. 

Modena, rapinato pensionato in villa. Paura in via Guarini

Modena, rapinato pensionato in villa. Paura in via GuariniDue banditi si sono introdotti nella villa di un professionista in pensione e sotto la minaccia di una pistola, lo hanno costretto a consegnare loro oggetti di valore e contante. Insieme alla sua badante, l’uomo è stato imbavagliato e legato con dei cavi elettrici.

E’ successo ieri a tarda sera in via Guarini, nel centro di Modena. Il bottino è consistente: seimila euro in contanti e orologi di valore tra cui un rolex che il pensionato teneva in un posto “sicuro”. Spaventatissimi, il pensionato e la governante, dopo che i banditi sono fuggiti, sono alla fine riusciti a dare l’allarme.

I banditi, secondo il racconto dell’uomo agli investigatori, sarebbero entrati da una porta secondaria cogliendo di sorpresa i due all’interno dell’abitazione. Un’azione durata molti minuti, durante i quali l’uomo non avrebbe opposto resistenza per evitare che la rapina finisse in tragedia, come in altre occasioni. I malcapitati sono stati prima legati e imbavagliati, poi l’uomo sarebbe stato liberato e costretto sotto l’uso della forza a condurli nella stanza dove teneva oro e contanti. E li hanno fatto razzia di tutto.

Sul furto indaga la Polizia di Stato che sta raccogliendo elementi utili per risalire ai banditi. Secondo quanto ricostruito in un primo momento, i ladri sarebbero professionisti e conoscevano bene le abitudini del pensionato che avrebbero pedinato per giorni. I malviventi sono infatti andati sicuri di riuscire a fare il colpaccio.

Molta la paura e la preoccupazione nel quartiere e in tutto il centro di Modena i cui residenti lamentano “scarsa sicurezza” e “l’abbandono” da parte dello Stato. “Non è la prima volta che dobbiamo fare i conti con questa delinquenza”.

Torino, 60 furti e rapine in Piemonte, sgominata banda. 4 arresti

I Carabinieri di Torino durante le perquisizioni
I Carabinieri di Torino durante le perquisizioni

I carabinieri del Nucleo Investigativo di Torino hanno sgominato un’organizzazione criminale specializzata in furti e rapine, commessi di notte e con i proprietari in casa.

Quattro albanesi sono stati arrestati e sono ritenuti responsabili di associazione per delinquere, furto, rapina, ricettazione e detenzione illegale di armi. Le indagini hanno consentito attribuire ai presunti rapinatori 60 furti e rapine commessi in Piemonte.

I militari della sezione antirapina hanno chiuso la base logistica dell’organizzazione e ritrovato e restituito ai legittimi proprietari 18 autovetture rubate nel corso dei furti.

L’operazione ha permesso di sequestrare una pistola clandestina nascosta dal gruppo criminale in aperta campagna a Torino, Lungo Stura Lazio.

La banda potrebbe aver agito altre decine di volte nelle province di Torino e Alessandria. Indagini sono in corso in tutta Italia.

Pd e M5S contro Vespa per i Casamonica in Rai. Il conduttore: "No comment"

Vera e Vittorino Casamonica, ospiti della trasmissione televisiva "Porta a Porta", dietro di loro il conduttore Bruno Vespa (Ansa/di Meo)
Vera e Vittorino Casamonica, ospiti della trasmissione televisiva “Porta a Porta”, dietro di loro il conduttore Bruno Vespa (Ansa/di Meo)

“Nessuna dichiarazione”. Così risponde a LaPresse il giornalista e conduttore della trasmissione Porta a Porta, Bruno Vespa, che martedì sera ha ospitato il nipote e la figlia del presunto capo-clan Vittorio Casamonica. La puntata, andata in onda su Rai 1, ha sollevato polemiche perché non sarebbero stati ricordati da parte del conduttore i reati di cui era accusato il boss. In particolare, alcuni esponenti e partiti politici hanno annunciato di portare la discussione in commissione di Vigilanza Rai.

Contro il conduttore di Porta a Porta si è sollevato un polverone, dopo che ha ospitato in studio per una intervista, i parenti del presunto boss Vittorio Casamonica, Vera e Vittorino, figlia e nipote del capostipite i cui funerali, celebrati in pompa magna, sono stati al centro di una furente polemica nel paese.

Erano presenti in studio la cronista del Corsera, Fiorenza Sarzanini e il direttore del Messaggero Virman Cusenza. La figlia del “re di Roma”, come è stato definito in alcuni manifesti al funerale, ha ribadito in studio che rifarebbe tale e quale il funerale che ha suscitato “sdegno” e “scandalo”.

Sulla presenza nella rete “ammiraglia” della Rai il gruppo del Pd in Campidoglio, e non solo, è stato il primo e esprimere forte dissenso per l’iniziativa del fondatore di “Porta a Porta”. “Vergognoso”. In una nota si legge che “è stato uno spettacolo vergognoso ed offensivo quello al quale i cittadini e le cittadine romane in primis, ma anche tutti gli italiani, hanno dovuto assistere ieri sera durante la trasmissione “Porta a Porta” di Bruno Vespa.

Vedere accomodati – scrive il gruppo capitolino – rappresentanti della famiglia Casamonica nel salotto buono della tv di Stato finanziata con il canone dei contribuenti, doverli sentire rivendicare proprio quei funerali che hanno indignato e offeso la nostra comunità, ascoltarli mentre stabilivano accostamenti improponibili e ignominiosi tra grandi figure della Chiesa e il loro congiunto, è stato un vero e proprio affronto per tutti coloro che sono impegnati nella battaglia contro le mafie e l’illegalità, mettendo spesso a rischio la loro stessa incolumità”, sottolineano i membri del gruppo dem nell’assemblea capitolina.

“Chiediamo ai parlamentari eletti nel collegio di Roma e del Lazio e a quelli che siedono nella commissione di vigilanza Rai – continua la nota – di intervenire perché sia fatta piena luce immediatamente su questa incredibile vicenda, che ha visto esponenti di una famiglia i cui intrecci e commistioni con la malavita organizzata non solo romana sono noti e di lunga data, trovare spazio sulla rete ammiraglia della tv pubblica per rappresentare le loro tesi aberranti, grottesche e provocatorie, peraltro senza la presenza di un contraddittorio che ne potesse smentire o contestare in tempo reale le mistificazioni riportate.

Presenteremo, inoltre, immediatamente all’assemblea di Roma Capitale una mozione di censura di questo abuso compiuto ai danni del servizio pubblico, dell’immagine della Capitale e di tutti coloro che sono impegnati per combattere le mafie e la criminalità organizzata”.

Posizione contraria pure dal commissario del Pd romano Matteo Orfini che definisce “scandalosa” l’iniziativa di Vespa. Dura la posizione del M5S che sul blog di Grillo si legge: “RAI, servizio pubblico paramafioso. La famiglia Casamonica ospitata dalla RAI nel salotto buono di Bruno Vespa per esibirsi davanti a 1.340.000 di italiani (14,54% di share) nell’apologia di Vittorio Casamonica, il boss il cui funerale ha indignato Roma, è un oltraggio a tutti gli italiani onesti”. Dal conduttore al momento non si registra nessuna replica.

Migranti, la Commissione Ue lavora al piano di Beppe Grillo

SINTONIA - Beppe Grillo Jean Claude Junker
IN SINTONIA – Beppe Grillo e Jean Claude Junker

La proposta del leader Cinquestelle, Beppe Grillo, sui migranti sembra sia stata fatta propria dalla Commissione europea che, pur senza citarlo, starebbe lavorando ad un piano di aiuti per i paesi di origini dei migranti, simile a quello proposto dal Movimento 5 Stelle.

Una delle idee a cui si sta lavorando in vista della conferenza della Valletta, è quella di raccogliere fondi della Commissione Ue e contributi degli Stati, per cooperare con i Paesi africani e risolvere all’origine le cause delle migrazioni. L’idea viene definita “trust fund”, un contenitore di risorse dove stati membri e il governo Ue versano quote in proporzione alla loro capacità.

Secondo fonti di Bruxelles, Jean Claude Juncker ne parlerà domani al Parlamento Ue. Il fondo potrebbe partire con una cifra iniziale di un miliardo e mezzo. Ma la cifra dovrebbe variare anche nella misura della partecipazione dei vari Stati membri. “L’iniziativa – spiegano le fonti – è ancora nella sua fase iniziale, e tutta da dettagliare”.

Grillo nei giorni scorsi aveva proposto un piano per aiutare a casa loro i paesi africani e medio orientali, cioè quelle nazioni che sono all’origine degli imponenti flussi migratori.

“E’ obbligatorio – spiegò il leader del M5S – dare a queste persone delle migliori opportunità di vita nelle loro nazioni con investimenti mirati (sanità, infrastrutture, delocalizzazione di aziende produttive) con un nuovo Piano Marshall che potremmo attualizzare in “Piano Merkel” finanziato con una quota dei Pil nazionali da destinare all’Africa con una Commissione di controllo”.

“Non si è udita una sola voce di condanna delle cause, né una strategia di lungo termine per integrare queste persone in una Europa devastata dalla disoccupazione. Vogliamo creare immensi ghetti e banlieue?”, si chiedeva preoccupato il leader M5S.

“La migrazione biblica in corso – disse prima del precipitare della situazione migratoria – non la fermeranno i carri armati, né i fili spinati o l’affondamento dei barconi. Non è arrivata all’improvviso. La UE e i vari governi nazionali sembrano sempre cadere dal pero e strumentalizzano la situazione come se loro non fossero la causa prima del problema”.

Dopo la proposta del fondatore del M5S, Beppe Grillo, l’emergenza migratoria è deflagrata con le immagini di Budapest e la foto del piccolo Aylan Kurdy, tanto da spingere la Commissione europea a studiare un piano che è simile all’idea pentastellata.

Intanto, in un nuovo post sul blog, il fondatore Cinquestelle attacca Repubblica che martedi 8 settembre ha pubblicato un articolo dal titolo “Lavorano e fanno figli: il pil dei migranti è una risorsa per finanziare l’Europa”, un pezzo dal sapore “propagandistico” a favore dell'”invasione migratoria”.

In sostanza, secondo Repubblica, “Per salvare le nostre pensioni servono 250 milioni di profughi entro il 2060”, si legge nel sommario del titolo che da solo, secondo i grillini, “è una tale collezione di assurdità, condita da un tale livello manipolatorio, da meritare l’analisi quasi lettera per lettera”. Il M5S dopo l’uscita dell’articolo ha rilanciato l’hashtag #iononleggorepubblica. Grillo aveva già espresso posizioni a favore del premier ungherese Orban.

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