10 Ottobre 2024

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Montebello (Vi), auto uccide ciclista indiano e Giuseppe Nori

Montebello (Vi), auto falcia ciclista e suo soccorritore Giuseppe Nori. Morti
Il luogo del doppio dramma sulla regionale 11 a Montebello

MONTEBELLO (VICENZA) – Duplice tragedia su una regionale del Vicentino. Un uomo a bordo di un’auto tampona un ciclista, si ferma per prestare soccorso ma sono stati entrambi travolti da un’altra utilitaria che viaggiava nella stessa direzione.

Sono morti entrambi sul colpo, sia il ciclista che l’uomo che gli prestava soccorso, Giuseppe Nori, 59enne di Montorsi. L’incidente è avvenuto ieri sera intorno alle 21 sulla regionale 11, a Montebello (Vicenza), nei pressi del casello autostradale.

L’uomo era alla guida di una Suzuky Grand Vitara aveva tamponato una bicicletta su cui si trovava un immigrato indiano residente a residente a Montecchio. Giuseppe Nori è sceso per prestare soccorso al ferito, ma è sopraggiunta una Fiat Punto il cui conducente non è riuscito a evitare l’impatto causando due vittime.

Sul posto sono giunti i Vigili del fuoco di Arzignano, le forze dell’Ordine e i soccorritori del Suem, i cui medici hanno tentato di rianimare i due uomini, ma per loro non c’era più nulla da fare. L’impatto è stato molto violento.

Berlino, terrorista dell'Isis ferisce sergente poi viene ucciso

Rafik Y nel processo a Stoccarda nel 2008
Rafik Y. nel processo a Stoccarda nel 2008

E’ stato ucciso il terrorista iracheno, affiliato alla rete di Al Qaeda-Isis, che stamane prima delle 10 dopo aver minacciato persone in strada, ha accoltellato una poliziotta, una sergente di 36 anni. Il nome dell’aggressore ucciso è Rafik Y., 41 anni ed era già noto all’intelligence tedesca.

Nel 2008 era stato processato a Stoccarda per reati terroristici e poi condannato. Portava il braccialetto elettronico alla caviglia, ma poi l’uomo è riuscito a disfarsene proprio prima di compiere l’agguato nel quartiere berlinese di Spandau.

Tutto ha avuto inizio alle 9.48, quando alla centrale di polizia sono giunte numerose telefonate con la segnalazione di un uomo che impugnava minaccioso un’arma da taglio. “Un pazzo con la barba con un coltello, c’è un pazzo con un coltello”.

Immediato l’intervento dei poliziotti sul posto. L’uomo, secondo quanto scrive Bild, ha afferrato la poliziotta e l’ha ferita appena sopra il giubbetto antiproiettile. Due colleghi del sergente, hanno estratto l’arma d’ordinanza e hanno sparato cinque, sei colpi contro l’aggressore.

Il luogo dell'aggressione a Berlino SpandauIl presunto terrorista, Rafik Y, è stato colpito una sola volta, mentre un proiettile “amico” si è conficcato nel rene della poliziotta, già accoltellata dall’iracheno.

La sergente è stata subito soccorsa con l’eliambulanza e, da quanto appreso “è fuori pericolo”. Il presunto terrorista Rafik Y. è stato anch’egli soccorso, ma è deceduto prima che potesse raggiungere l’ospedale.

L’intelligence tedesca sta cercando di ricostruire tutta la vicenda per capire se l’uomo facesse parte di una cellula dormiente dell’Isis operante a Berlino e in altre città tedesche, oppure se fosse un lupo solitario fedele al Califfato.

L’aggressione a Berlino, nel quartiere Spandau, avviene a poche ore da un appello del Califfato dell’Isis che aveva invitato tutti i migranti musulmani a “non recarsi dai miscredenti in Europa”. La Germania di Angela Merke ha accolto nei giorni scorsi migliaia di profughi siriani in fuga dal terrore fondamentalista islamico.

Renzi a Piacenza: "Stato di emergenza e deroga al patto"

Renzi mentre sorvola il Piacentino. Alle sue spalle, il capo della protezione civile Curcio. Poi a Piacenza per fare il punto coi sindaci
Renzi mentre sorvola il Piacentino. Alle sue spalle, il capo della protecione civile Curcio.

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha effettuato un sorvolo in elicottero nel Piacentino per rendersi conto delle devastazioni dell’alluvione di lunedi scorso.  Il premier era accompagnato dal capo della Protezione civile Fabrizio Curcio.

Renzi è rimasto impressionato per i danni dal maltempo in Emilia Romagna. Una stima precisa non è stata ancora fatta, ma da quanto filtra, sarebbero centinaia i milioni di euro di danni a case, auto, strade, agricoltura, imprese, capannoni industriali, macchinari, sistema fognario, acquedotti e reti energetiche.

Per far fronte a questa massa di danni, Renzi ha annunciato che nei prossimi giorni “il Governo dichiarerà lo stato di emergenza: l’esecutivo – ha detto – è pronto a fare la propria parte, come ha fatto anche altrove, con una deroga del patto di stabilità per i Comuni maggiormente colpiti e con uno spazio di libertà di rinvio fiscale”.

Renzi nel PiacentinoSubito dopo il premier è giunto a Piacenza per incontrare in Prefettura i sindaci dei Comuni alluvionati per fare il punto insieme alla protezione civile. Intanto non ci sono novità sul fronte delle ricerche di Filippo Agnelli, il papà di Luigi, trovato senza vita nel letto del Nure, il fiume da cui sono stati travolti, insieme alla loro Jeep.

RENZI SORVOLA LE ZONE ALLUVIONATE

Monza, suicidio dopo licenziamento. Ma ha mani legate. E' giallo

Giallo a Monza, licenziato si suicida. Ma ha le mani legateNon avrebbe sopportato il licenziamento, avvenuto con una lettera dall’azienda per cui lavorava. Così un un uomo di 40 anni, avrebbe deciso di farla finita impiccandosi in via Benedetto Marcello. Condizionale d’obbligo, poiché l’uomo, da quanto si è appreso, è stato trovato senza vita a penzoloni, ma con le mani legate dietro la schiena.

Un giallo che anima le menti dei criminologi e degli investigatori. Come avrà fatto l’uomo ha impiccarsi e allo stesso tempo legarsi le mani non davanti, ma dietro la schiena?

La tragedia, che ancora non è certo se sia avvenuta per mano di terzi, si è consumata ieri sera attorno alle 20 in un appartamento in via Benedetto Marcello 13, a pochi passi dalla Villa Reale di Monza.

Via Benedetto Marcello Monza
Angolo con via Benedetto Marcello a Monza (Street View)

Secondo quanto scrive Monzatoday.it, a far scattare l’allarme, è stata un’amica della vittima, che avrebbe provato a chiamarlo inutilmente. Non ricevendo risposta, la donna si sarebbe rivolta al proprietario di un ristorante al piano terra dell’edificio dove viveva l’uomo.

Ad un controllo del titolare del locale al secondo piano, avrebbe trovato la porta socchiusa. Una volta entrato in casa del quarantenne, la tragica scoperta con tutti i particolari di un giallo su cui gli investigatori tendono a fare al più presto luce. Accanto al corpo sarebbe stata rinvenuta anche la lettera di licenziamento.

Inutili i soccorsi. Gli operatori del 118 non hanno potuto far altro che constatare il decesso dell’uomo. Indagini delle Forze dell’Ordine che privilegiano la pista del suicidio, ma cercano anche di chiarire la circostanza delle mani legate dietro la schiena. Una circostanza “anomala” che tinge di giallo un probabile suicidio.

Trani, arrestati due topi d'appartamento in flagranza

Trani, arrestati due topi d'appartamento in flagranzaI Carabinieri Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Trani hanno arrestato due cittadini georgiani, sorpresi mentre tentavano di mettere a segno un furto in un appartamento.

Il fatto è successo nel primo pomeriggio di ieri, nel centro cittadino di Trani. Un’agente della Polizia Penitenziaria, al rientro presso la propria abitazione e libero dal servizio, ha notato uno sconosciuto nei pressi dell’ingresso di casa, poi rivelatosi un “palo”.

L’osservazione prolungata ha innescato una discussione con il malvivente che, compreso di aver destato sospetti, ha allertato i due complici ed è fuggito a bordo di un’autovettura di colore scuro.

La prontezza di riflessi dell’agente, che ha immediatamente contattato i Carabinieri, ha permesso alla Centrale Operativa della locale Compagnia d’inviare sul posto una “gazzella” dell’Arma, che ha fermato i due 29enni, entrambi con precedenti per lo stesso reato, sorpresi in flagranza mentre cercavano di scardinare la porta d’ingresso di un appartamento.

Sottoposti a perquisizione personale, i due sono stati trovati in possesso di attrezzi rudimentali usati per lo scasso, consistenti in un cacciavite ed un gancio in ferro di una gruccia per indumenti, poi sottoposti a sequestro.

I due georgiani sono stati arrestati con le accuse di tentato furto aggravato in concorso e possesso ingiustificato di strumenti da scasso. I due stranieri, su disposizione della Procura della Repubblica di Trani sono stati associati presso la locale casa circondariale.

Agrigento, arrestati due scafisti per duplice omicidio a Lampedusa

 

Immigrazione: migranti a bordo nave militare Arrestati a agrigento due scafistiLa Squadra mobile di Agrigento ha arrestato, su provvedimento di fermo emesso dalla Procura della Repubblica di Messina due scafisti.

Si tratta di Sene Daouda, senegalese di 20 anni, e Bojang Lamin, coetaneo del Gambia.

I due sono accusati, oltre che di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, di presunto omicidio pluriaggravato. I fatti risalgono allo sbarco dello scorso 28 agosto quando a Lampedusa giunsero 131 migranti soccorsi in acque internazionali, su un gommone che versava in precarie condizioni di galleggiabilità.

Sullo stesso gommone furono recuperati i corpi di due donne morte a causa delle esalazioni del carburante. La Squadra mobile di Agrigento ha condotto gli interrogatori a Lampedusa dei superstiti dove sono emersi i gravi indizi a carico dei due stranieri.

Reggio Calabria, prestito in cambio di sesso. Sospeso direttore di banca

Reggio Calabria, prestito in cambio di sesso. Sospeso direttore di bancaUn direttore di banca avrebbe minacciato di non concedere un mutuo se una cliente dell’istituto non avesse reso  all’uomo prestazioni sessuali. Così un funzionario di una nota banca di Reggio Calabria è stato raggiunto da una misura interdittiva per due mesi eseguita dai finanzieri del Comando provinciale della Guardia di finanza di Reggio Calabria su disposizione del gip della locale procura. Il provvedimento è stato notificato anche all’istituto bancario.

L’uomo, S. D., di 43 anni, abusando della sua posizione, avrebbe preteso dalla donna presunte prestazioni hard in cambio della concessione del prestito. Un “do ut des” che la donna ha nettamente rifiutato e denunciato ai Finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria.

Le Fiamme gialle, a seguito dell’esposto della cliente della banca, hanno svolto indagini e dopo aver raccolto elementi indiziari sulle presunte responsabilità del funzionario, hanno investito della questione la procura reggina che, una volta esaminato gli esiti investigativi ha chiesto al gip la misura di sospensione delle funzioni per due mesi. Una richiesta accolta dal giudice ed eseguita dagli stessi finanzieri.

Terzigno, minaccia l'ex con un cacciavite. Arrestato per Stalking

Terzigno, minaccia l'ex con un cacciavite. Arrestato per StalkingA poco più di 48 ore dall’arresto dello stalker di Terzigno, Napoli, si è replicata la stessa scena nello stesso centro nel Napoletano. C’è mancato poco alla tragedia se non fossero arrivati i militari dell’Arma dei Carabinieri a sventare un possibile omicidio.

Un uomo, di 45 anni, dopo aver inseguimento in auto la ex compagna, scende dall’auto e armato di un cacciavite picchia al finestrino urlando di voler fare una strage.

Nel frattempo arrivano i Carabinieri a sirene spiegate, lo stalker risale in auto e parte. Dopo un breve inseguimento i militari lo bloccano e lo ammanettano per violenza privata e stalking.

Lui è un 45enne di San Giuseppe Vesuviano, Luigi Iervolino, un commerciante già noto alle Forze dell’Ordine, mentre la vittima è una donna 33enne, anche lei costretta da tempo a subire atti persecutori da parte dell’ex compagno. Iervolino era stato denunciato dalla ex già nel 2012 per Stalking.

A scatenare la furia dell’uomo ancora una volta sembra essere stata l’incapacità di accettare la fine di una relazione durata qualche anno. Una gelosia morbosa che gli avrebbe lo avrebbe portato a infierire con minacce la donna.

L’uomo è adesso in caserma per le formalità di rito. Sarà trasferito in Carcere a Poggioreale, a Napoli, in attesa dell’udienza di convalida da parte del Gip.

Solo pochi giorni fa sempre a Terzigno, l’omicidio di Enza Avino, una donna di 36 anni. Il suo ex compagno Nunzio Annunziata, l’ha raggiunta in auto e l’avrebbe freddata con alcuni colpi di pistola. Fuggito è stato rintracciato e arrestato. Il padre della vittima si era sfogato: “Mia figlia l’aveva più volte denunciato, perché non siete intervenuti?”. Ieri sera un gesto forse emulativo, ma i militari sono arrivati in tempo.

Pirata della strada falcia e uccide a Bologna donna polacca. Ricercato

Il luogo dove Teresa è stata travolta e uccisa dal pirata a Bologna
Il luogo dove Teresa è stata travolta e uccisa dal pirata a Bologna (photo da Resto del Carlino)

Ancora un pirata della strada, ancora un “omicidio stradale”. Ieri sera attorno alle 20, una donna polacca di 56 anni, è stata falciata e uccisa da un’auto che ha fatto perdere poi le proprie tracce. Sono in corso indagini a Bologna per omicidio colposo e omissione di soccorso.

La donna è stata investita da un’auto pirata in via Rigosa, nella periferia della città, dove la vittima abitava. La donna verso le 20 stava camminando sul ciglio della strada e stava facendo ritorno verso casa insieme al compagno che camminava in bici.

Quando a un certo punto è stata travolta da una macchina a forte velocità. Inutili i soccorsi. L’investitore non è stato ancora rintracciato. In un fosso sono stati trovati alcuni pezzi presumibilmente della vettura.

Secondo quanto scrive il Resto del Carlino, da una prima ricostruzione, ascoltando anche i racconti dei vicini, ieri verso le 19,40 Teresa, questo il nome della sfortunata, è scesa alla fermata dell’autobus 54 di via Olmetola per poi tornare a casa a piedi, accompagnata dal compagno che la seguiva in bici. Imboccata via Rigosa, però, il compagno l’ha distanziata e lei, che camminava sul ciglio della strada quando è stata investita.

Gli inquirenti sono sulle tracce dell’omicida che non si è fermato a prestarle soccorso. Presumibilmente il pirata viaggiava ad una velocità superiore ai limiti consentiti. La Polizia municipale, coordinata dal Pm Gabriella Tavano, sta conducendo le indagini. I vigili stanno già acquisenso le registrazioni delle telecamere di sicurezza poste nella zona dove si è consumato l’ennesimo crimine della strada. Sotto choc il compagno Francesco che camminava in bici un po’ più avanti della sua donna.

Paura per terremoto in Cile. Magnitudo 8.3. Morti, feriti e danni. FOTO/VIDEO

Terremoto in Cile mappaUna fortissima scossa di terremoto, magnitudo 8.3, è stata registrata nella serata di ieri in Cile. Il sisma ha fatto tremare Santiago e un’ampia zona del Paese. Tanta paura, da nord a sud, cinque persone morte, un milione di evacuati preventivamente in poche ore. E’ allarme tzunami.

L’epicentro è stato localizzato a 11 chilometri di profondità nella zona di Illapel, circa 200 km a nord di Santiago, la capitale dove molti edifici hanno tremato con violenza. E lo stesso è successo a molti chilometri di distanza, ben al di là della Cordigliera delle Ande.

Il terremoto è infatti stato avvertito chiaramente in diverse regioni del nord e del centro dell’Argentina, tra l’altro anche in città lontane dal Cile, quali Buenos Aires e Rosario. Dal Pacifico, la scossa è sembrata voler raggiungere persino l’Atlantico, attraversando il continente, visto che i riflessi del sisma sono stati sentiti anche in Uruguay e Brasile.

Oltre che in Ecuador e Perù, dove si sono accese le allerta tsunami. Nonostante i cileni siano abituati ai terremoti, a Santiago e non solo questa volta la paura è stata tanta e i nervi sono saltati a molti dei 6,6 milioni di abitanti della città.

“Lunga, molto lunga”, così è stata definita la prima scossa di magnitudo 8.3 registrata alle 19:54, poi seguita da altri “sacudones”, d’intensità minore ma consistente: la terra è infatti tremata cinque minuti dopo (7.1 la magnitudo), alle 20:03 (6.1), alle 20:16 (6.8) e così via.

Cinque ore dopo la prima scossa, le repliche registrate sono state ben 32. La presidente Michelle Bachelet ha in una conferenza stampa ha cercato di portare tranquillità, ma si è mostrata anche molto prudente “di fronte a questo duro colpo della natura. Anche se c’è stato uno tsunami il flusso delle ondate sta calando, ma ci possono essere – ha avvertito – altre repliche. Stiamo quindi valutando minuto per minuto la situazione”.

La guardia rimane alta. A preoccupare era tra l’altro proprio l’allerta maremoto che ha innescato l’ordine di evacuare lungo tutta la costa, fatta scattare via telefonini e con grande tempestività dalla Protezione civile, forte di un’esperienza fatta dopo la megascossa e conseguente tsunami nel sud del paese il 27 febbraio 2010: i morti furono 524.

E infatti in qualche punto della costa, a nord della capitale, il mare si è ritirato per poi risalire e penetrare nella terra con onde di quattro metri e più: alla Serena, 470 km al nord di Santiago, e nel balneario di Pichidangui, un pò più vicino alla capitale. Dopo l’allarme, l’obiettivo per tutti è stato quindi quello di allontanarsi dal Pacifico, e dal rischio appunto delle mareggiate.

Il destino è sembrato tra l’altro aver teso quasi una trappola a molti cileni che si stavano preparando per un atteso ponte venerdì in occasione di una popolare festività. In tanti si stavano quindi dirigendo alle tante località di mare del Paese: poi la terra ha tremato, il mare è diventato una minaccia e l’ordine giunto da Santiago è stato proprio quello di fare retromarcia e allontanarsi quanto prima dalla costa.

Duplice omicidio Pordenone. Carabinieri trovano "oggetto" nel lago. Forse è l'arma

Sommozzatori impegnati nelle ricerche dell'arma nel vicino laghetto a Pordenone
Foto archivio (Ansa)

I sommozzatori dei Carabinieri hanno trovato nel laghetto del parco di San Valentino, a Pordenone, un oggetto che potrebbe essere riferibile a un’arma: la scoperta è stata fatta venerdì pomeriggio nel corso delle indagini legate al duplice omicidio dei fidanzati Trifone Ragone e Teresa Costanza uccisi lo scorso marzo.
Dagli investigatori il riserbo è totale: è stato soltanto confermato il ritrovamento, ma non sono stati diffusi dettagli sulla parte dell’arma.

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Potrebbe essere a una svolta il giallo dell’omicidio dei fidanzati Trifone Ragone e Teresa Costanza, uccisi il 17 marzo scorso nel parcheggio di una palestra a Pordenone. Giovedì mattina i sommozzatori di un reparto specializzato dei Carabinieri, in arrivo da Genova, cercheranno l’arma del delitto nel laghetto del parco di San Valentino, la più vasta area verde della città poco lontana dal luogo del delitto.

L'auto dentro la quale sono stati uccisi Trifone Ragone e Teresa Costanza a Pordenone
L’auto dentro la quale sono stati uccisi Trifone Ragone e Teresa Costanza a Pordenone

Il duplice omicidio è avvenuto la sera del 17 marzo. La coppia, appena uscita dalla palestra dove si allenava, entra in auto e vengono avvicinati dal killer, forse con un complice, che li ha uccisi a sangue freddo nella vettura parcheggiata davanti a un fitness club. A terra la Scientifica troverà sei bossoli espulsi da una semiautomatica 7,65. Sarebbe questa l’arma che gli inquirenti ritengono possa trovarsi nel laghetto.

Le indagini degli inquirenti sono state finora molto serrate per risalire all’autore del duplice omicidio. Si sta cercando di ricostruire un puzzle molto difficilissimo, ma non impossibile.

Trifone Ragone e Teresa Costanza i fidanzati uccisi a Pordenone il 17 marzo scorso 2015
Trifone Ragone e Teresa Costanza i fidanzati uccisi a Pordenone il 17 marzo scorso 2015

L’arma del delitto è un pezzo di questo quadro indiziario. Finora a Pordenone sono state rese centinaia di testimonianze, esaminati tabulati telefonici, i cellulari di Trifone Ragone e Teresa Costanza, perquisizioni domiciliari, nonchè scavato nelle vite sentimentali precedenti.

Manca il movente. Perché uccidere la coppia? Si ipotizza la pista passionale (qualcuno rifiutato dalla bella Teresa o viceversa…) ad un possibile “sgarro” fino a probabili debiti. Gli inquirenti non escludono nulla. Il ritrovamento dell’arma del delitto sarebbe un punto importantissimo per le indagini. (updated il 19-9-2015)

Rosy Bindi e il Dna camorristico di Napoli. Roberti: "Ha ragione"

Franco Roberti e Rosy Bindi
Franco Roberti e Rosy Bindi

“La camorra è parte costitutiva della società a Napoli”, aveva detto la presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi durante la visita della commissione nel capoluogo campano.

Apriti cielo. Venne giù il finimondo, con attacchi incrociati all’ex ministro della Sanità. Dal sindaco de Magistris e il governatore De Luca, fino al procuratore Colangelo hanno preso le distanze. Anche esponenti del suo movimento, il Partito democratico, hanno espresso “sconcerto” per una frase che nel Sud Italia appare abbastanza ovvia. E’ cioè che la società civile è lo specchio fedele del degrado, del malaffare e delle connivenze.

In soccorso della dirigente dem scende ora il procuratore nazionale Antimafia, Franco Roberti, che di mafie e cultura mafiosa, in quanto in prima linea, ne sa forse qualcosa in più di quelli che hanno attaccato la Rosy Bindi.

“Io stesso – ha detto Roberti in  in audizione davanti alla Commissione Antimafia – ho definito già in passato la camorra elemento costitutivo della società napoletana. Se non guardiamo in faccia questa realtà – ammonisce – se proseguiamo con i negazionismi, non possiamo approntare interventi strutturali” per combatterla.

“Esiste una Napoli virtuosa e onesta – ha detto Roberti – ma accanto c’è una Napoli camorrista e plebea” che “trova la sua linfa in quelle povertà crescenti e in quelle diseguaglianze”.

Bindi prima che ascoltasse Roberti non è indietreggiata ma ha anzi rincarato. “Se qualcuno si è offeso non posso chiedere scusa perché ne sono convinta. Non negare la camorra è il primo atto per combatterla”. E ribadisce: “La camorra è parte costitutiva della società a Napoli, questo è ormai un dato centenario. Perché dobbiamo scandalizzarci di questa affermazione? Così si diventa complici”, ha detto la presidente della Commissione.

Argentina, Interpool a caccia dell'italiano Ottavio Gigli per omicidio. Ma qualcosa non torna

Da sinistra la vittima Guillermo Martinez e a destra (maglia bianca) Ottavio Gigli, presunto omicida
Da sinistra la vittima Guillermo Martinez e a destra (maglia bianca) Ottavio Gigli, presunto omicida

RIO NEGRO (ARGENTINA) – Non ci sono tracce di Ottavio Gigli, il milionario italiano trapiantato da 20 anni in Argentina, che Polizia locale e l’Interpool stanno cercando dalla fine di agosto con l’accusa di avere ucciso a coltellate il suo amico Guillermo Martinez. Gigli, origini fiorentine, ha 52 anni. Un avvocato che non esercita, ma fa l’imprenditore.

L’omicidio sarebbe avvenuto lo scorso 31 agosto nella sua casa in via Cordoba a General Roca, una località della provincia argentina di Rìo Negro, nel sud del Paese. Secondo la Polizia, anche il figlio Taddeo è sparito nel nulla. Da una prima lettura sul possibile movente, Ottavio Gigli avrebbe avuto presunti debiti con Martinez, un imprenditore.

Pendenze per cui sarebbero nate liti violente nei giorni precedenti il delitto. Attirato a casa di Gigli, Martinez e l’italiano se le sarebbero date di santa ragione fino a quando il presunto omicida, avrebbe preso un coltello da cucina e ucciso il suo ex amico. Questa ricostruzione filtra da alcuni siti internet.

Secondo una ricostruzione apparsa sul sito Clarin.com i due si sarebbero “incontrati per bere insieme del whiskey nell’appartamento di Gigli, poi, dopo aver assunto cocaina, l’improvviso accoltellamento alle spalle, con 7 fendenti mortali che hanno raggiunto organi vitali come cuore e polmoni”. La polizia, ha scoperto infatti tracce di stupefacenti e bottiglie di whiskey nella villa del presunto omicida.

L’imprenditore fiorentino avrebbe poi chiamato il figlio, dicendogli di passare a prenderlo, avrebbe raccolto una borsa piena di vestiti per poi fuggire insieme. I due sono arrivati fino a Buenos Aires, dove sarebbero passati dalla casa di alcuni parenti. Poi, secondo quanto detto dalla moglie del ricercato alla polizia, nessuna notizia”.

L’Interpool e la polizia argentina hanno setacciato ogni possibile luogo ove potrebbe essersi rifugiato l’italiano, ma gli inquirenti temono che insieme al figlio abbia già lasciato il paese per una destinazione al momento ignota.

Ma qualcosa non torna nelle ricostruzioni. La pista più battuta sul movente sono i presunti debiti che Gigli avrebbe contratto con il suo “migliore amico”. E’ probabile. Ma appare strano dal momento che l’italiano era molto ricco. Avrebbe anche ereditato in Italia cifre importanti, si parla di qualche milione di euro. Quindi un uomo facoltoso.

Perché uccidere proprio il suo migliore amico e, fra le altre cose, proprio a casa sua? E se lo avessero incastrato? Cosi fosse, appare evidente la fuga perché in questa ipotesi, Gigli ha capito subito che chi gli avrebbe teso la trappola (chi ha commissionato l’omicidio) non avrebbe tralasciato nulla. Operazioni “raffinate” che non danno via di scampo…Tutto sarebbe stato studiato a tavolino per far fuori Martinez e far ricadere le responsabilità su Gigli. Un delitto perfetto con impronte di Gigli dappertutto, come ovvio, a casa sua. Sui tavoli, sulle bustine di cocaina, sulle bottiglie di whiskey, bicchieri, sul coltello. Poi i debiti… Sembra un vero giallo ad incastro, sia il delitto che la fuga. Senza parlare del movente che pare abbastanza debole.

Bettola (Piacenza), ancora senza esito le ricerche di Filippo Agnelli. VIDEO CHOC DEL NURE

auto schiacciate dalla furia delle acque del Nure a PiacenzaPIACENZA – Sono riprese oggi le ricerche di Filippo Agnelli, 67 anni, l’uomo disperso da lunedì, ma a più di tre giorni dalla catastrofe che ha investito il Piacentino, l’enorme sforzo dei soccorritori non ha dato gli esiti sperati. Filippo Agnelli è stato travolto in auto dalla furia del Nure con il figlio a Recesio, tra Pontedellolio e Bettola. Il figlio, Gigi Agnelli, è stato ritrovato ieri, purtroppo senza vita.

All’imponente spiegamento in campo si è aggiunta un’unità mobile del Soccorso alpino proveniente da Modena. Ieri qualche chilometro a valle del punto in cui il Nure si è portato via un centinaio di metri della strada provinciale sono stati trovati la Jeep Cherokee su cui viaggiavano padre e figlio, che qualche secondo prima di essere inghiottito dalle acque aveva postato un drammatico post su Facebook in cui diceva che l’aveva appena scampata. Sono molte le persone che in queste ore drammatiche si stanno stringendo attorno ai parenti.

Intanto, non si può dire cessata l’emergenza in Valnure a tre giorni dall’alluvione che ha colpito una vasta porzione dell’appennino piacentino. La situazione più grave si registra a Farini dove sono crollati alcuni edifici in via Roma e altri sono ancora inagibili, compresi la chiesa e il municipio.

VIDEO CHOC DEL CROLLO DELLA PROVINCIALE SUL NURE

La telecamera di sorveglianza della provinciale che costeggia il torrente Nure, ha ripreso i momenti drammatici del crollo della strada con le auto che finiscono nelle acque del fiume in piena. E’ buio pesto, ma i fari delle auto illuminano bene la furia del Nure che risucchia la strada e qualche auto.

VIDEO CHOC DELLE AUTO CHE FINISCONO NEL FIUME IN PIENA

E’ tornata l’elettricità, ma non ancora completamente il gas e l’acqua dei rubinetti deve essere bollita. I collegamenti con le frazioni sono comunque stati ripristinati e i residenti sono raggiungibili. Le forniture di alimentari e medicinali sono quindi possibili.

A Ferriere, invece, la provinciale da Salsominore fino al confine con la Liguria è interrotta. Alcune frazioni come Cattaragna, Castagnola, Cassimoreno, S.Gregorio, Pomarolo, Boschi, Torrio sono isolate senza luce e telefono e senza la possibilità di approvvigionarsi di alimentari e medicinali. Si tratta di piccoli gruppi di case in cui risiedono soprattutto anziani, con un ulteriore problema legato al fatto che l’ospedale più vicino, a Bobbio, al momento non è raggiungibile.

Migranti, Giorgio Squinzi: "La priorità è dare lavoro agli italiani"

Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi
Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi

“In questo momento non è l’immigrazione che può risolvere i nostri problemi. Abbiamo bisogno innanzi tutto di ridare lavoro agli italiani”. E’ quanto sostiene il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi.

“Sarà una visione un po’ egoista – aggiunge il capo degli industriali – ma cominciamo a ridare un futuro ai nostri giovani”.

Secondo Squinzi, gli immigrati non rappresentano una risorsa perché “mi sembra di capire che la maggior parte ha come come destinazione finale altri paesi”.

Il presidente di Confindustria, a margine della presentazione della fondazione E4Impact, ricorda che in Italia “abbiamo una disoccupazione al 13% e quella giovanile è al 40%”. Ad ogni modo, “l’immigrazione alla lunga è sempre un fenomeno positivo. Ma – ribadisce – l’obiettivo di chi viene in Italia è, per la maggioranza, andare in altri paesi”.

Le stime del governo di una crescita dello 0,9% nel 2015 “sono dati statistici, per forza sono credibili. Poi possiamo discutere se ci basta una crescita dell’uno per cento”, sostiene ancora Squinzi, sottolineando che “dobbiamo prendere atto che il clima sta cambiando”. “Dopo tredici trimestri negativi, gli ultimi due sono stati positivi e riteniamo lo saranno anche i prossimi”, conclude Squinzi.

Lecce, prostituzione nei centri massaggi. A capo un prof. universitario VIDEO

prostituzione peonia rossaUn giro di prostituzione nei centri benessere e massaggi gestito da una presunta associazione criminale composta da italiani e cinesi, tra cui anche un docente universitario: è la scoperta fatta nel corso di indagini durate almeno due anni dagli agenti della Squadra mobile di Brindisi nell’ambito delle quali all’alba sono stati eseguiti 10 arresti, otto in carcere e due ai domiciliari, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare disposta dal Gip Maurizio Saso su richiesta del Pm Savina Toscani.

Un docente di matematica e fisica a capo dell’organizzazione
E’ un docente di seconda fascia di Matematica e Fisica all’Università del Salento, il professore universitario arrestato insieme ad altre 9 persone in una operazione condotta dai poliziotti della Squadra mobile di Brindisi. Si tratta di Chu Wengchang, detto “Vincenzo“, 57 anni, residente a Lecce, a cui viene contestato il ruolo di presunto capo e promotore dell’associazione per delinquere italo-cinese. Secondo l’accusa, adottava tutte le decisioni operative impartendo direttive per la gestione della prostituzione nei centri massaggi di Lecce e Gallipoli.

In tutto sono indagate 15 persone. Le accuse sono di aver costituito una presunta associazione per delinquere composta dal almeno quattro articolazioni operative nelle città di Brindisi, Lecce, Gallipoli e Taranto, finalizzata al favoreggiamento, all’induzione e allo sfruttamento della prostituzione di ragazze di nazionalità cinese poste “in vendita” in diversi centri massaggi e abitazioni private.

A quanto accertato dagli investigatori, le donne venivano costrette con violenza a prostituirsi e in caso di rifiuto venivano minacciate. In un caso è stato accertato che alla donna era stata anche paventata l’uccisione di parenti in Cina.

Il volume d’affari stimato dagli investigatori è di circa 150mila euro al mese. L’operazione è stata chiamata “Peonia rossa” dal nome di uno dei centri massaggi localizzati dai poliziotti.

Mafia, arrestato Michele Amabile, affiliato della cupola americana

Michele Amabile (Polizia di Stato Matera)
Michele Amabile (Polizia di Stato Matera)

La Polizia di Stato ha arrestato stamani, nell’aeroporto di Fiumicino – proveniente da New York – Michele Amabile, presunto affiliato a Cosa Nostra americana e coinvolto nell’inchiesta cosiddetta “Underboss” della questura di Matera relativa al tentativo di estorsione ai danni di un imprenditore di Matera (la vicenda portò a otto arresti).

Ad Amabile, estradato dagli Stati Uniti, è stata notificata anche un’ordinanza di custodia cautelare della Procura distrettuale di Reggio Calabria, nell’ambito dell’operazione “New bridge”.

Michele Amabile, secondo gli inquirenti, avrebbe mantenuto legami forti con la criminalità campana risultati determinanti all’atto di fornire appoggi logistici all’Underboss della famiglia mafiosa italo-americana “Gambino”: Francesco “Ciccio” Palmeri.

La figura di Amabile, è scritto in una nota della Polizia di Matera, come quella di Palmeri, emergeva fin dal principio dell’inchiesta quando, nell’ambito di un’indagine internazionale coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria e dall’Eastern District di New York, venivano intercettate una serie di sue conversazioni telefoniche con alcuni indagati di quel procedimento.

Di seguito Palmeri, per porre in essere la richiesta estorsiva nei confronti di un noto imprenditore materano, si affidava ai servizi di un pericoloso gruppo di malviventi campani, con influenti proiezioni criminali anche a New York City, tra i quali proprio Amabile residente da anni negli Usa.

Egli, infatti, risultava pienamente organico a quell’associazione, mostrandosi spesso tra gli attori principali dei loro propositi delinquenziali tra cui, appunto, il tentativo di estorsione nei confronti dell’imprenditore lucano.

A tal proposito Amabile, contribuiva fattivamente all’organizzazione e messa in opera delle azioni delittuose oggetto d’indagine arrivando ad accompagnare l’Underboss nei suoi “viaggi” a Matera, passaggi fondamentali del disegno criminoso.

Come si ricorderà, l’indagine in parola fu avviata dalla Squadra Mobile di questa Questura a seguito di quanto comunicato dai collaterali organismi investigativi statunitensi i quali riportavano che “Ciccio l’americano” (Francesco Palmeri) veniva inviato in Italia dalla famiglia mafiosa “Gambino” di New York al fine di intimorire gravemente un imprenditore materano ed indurlo, così, a sborsare un milione di euro a titolo di interessi per un vecchio “prestito personale” concessogli anni prima.

Per realizzare tali propositi, Palmeri si affidava alle prestazioni d’opera di un pericoloso gruppo di malviventi campani, capeggiati da Amabile, con influenti proiezioni anche a New York City, per il tramite del loro leader, risiedente ormai da anni a Brooklyn.

L’indagine in argomento si è conclusa, come detto, con l’emissione di provvedimenti cautelati in carcere a carico di otto degli indagati eseguiti in Basilicata, Campania, Sicilia, Lombardia e Stati Uniti d’America, con l’operazione di Polizia denominata, appunto, “Underboss” che oggi, con l’estradizione anche di Amabile, ottiene l’ennesimo prestigioso risultato per la Giustizia italiana.

Determinante l’attività internazionale disimpegnata dall’Interpol – Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia (Scip) che ha curato tutte le attività relative all’estradizione di Amabile e che ha provveduto personalmente al suo prelievo in New York e al suo trasferimento in Italia. Così come determinante, ancora una volta, è risultata la collaborazione con l’Ufficio della Polizia di Frontiera di Roma Fiumicino che ha curato tutte le attività susseguenti all’arrivo in Italia dell’estradato.

Migranti, Orbán insultato per aver chiuso l'Ungheria. Ora tutti lo imitano con muri militari

Il premier dell'Ungheria Viktor Orbán su migranti alza muri di filo spinato, gli altri paesi muri di militari
Il premier dell’Ungheria Viktor Orbán (Afp/GettyImages)

Lo hanno attaccato con tutti gli epiteti dispregiativi possibili, Viktor Orbán, il primo ministro ungherese: “Nazista, essere disumano, Hitler”. La sua colpa? Aver chiuso i confini alzando “muri” di filo spinato lungo la frontiera tra Ungheria e Serbia. “Di qua non si passa. Se ci provate vi tocca il carcere”.

L’attacco maggiore l’ha avuto nel picco di maggior affluenza quando le stazioni ungheresi, i campi aperti ai confini, le tratte ferroviarie pullulavano (e pullulano ancora) di profughi. A un certo punto il primo ministro ha deciso di usare tolleranza zero verso chi entra nel suo paese da clandestino o migrante economico irregolare, come è stato deciso di chiamarli.

Angela Merkel, dopo aver costretto la Grecia alla fame a al successivo referendum per qualche miliardo per il piano di salvataggio e dopo aver fatto piangere una bambina palestinese dicendole “Non puoi restare, qui non c’è posto per tutti”, da buona samaritana ha deciso di accogliere decine di migliaia di profughi siriani.

“Sono persone di un certo livello, istruite, educate e lavoratori. Perfette per la Germania…”, filtrava dalla cancelleria. Possiamo dire che li ha selezionati prendendosi il meglio dei migranti. Per usare una metafora ironica, Merkel passa dalla “razza ariana” alla “razza siriana”. Ha perfino stanziato 6 miliardi l’anno per l’accoglienza, la sistemazione e l’integrazione. Tutto calcolato.

I conti glieli ha fatti il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble, colui che messo a ferro e fuoco la Grecia di Tsipras per gli stessi miliardi stanziati per i profughi, costringendo poi i greci dopo il referendum a stare sotto usura col mega prestito dell’Esm, il cosiddetto fondo “Salva Stati”.

Poi quando Merkel ha visto Orbán non retrocedere di un millimetro, l’Austria, la stessa nazione che riempiva d’insulti il primo ministro dell’Ungheria, l’Olanda, Francia e tutti i paesi dell’Est si sono accodati a Orbàn, rimettendo i controlli alle frontiere: “Vietato passare”. Non lo fanno coi muri di filo spinato, ma alzando muri di militari armati e in tenuta antisommossa. 

La cancelliera, anche spinta dai tanti malpancisti interni al suo paese, è stata costretta a fare marcia indietro sospendendo temporaneamente gli accordi di Schengen e ripristiando controlli ai confini. “Adesso basta, siete troppi”, ha fatto sapere ai migranti cui era stato fatto credere di poter entrare nell’Eldorado tedesco.

Adesso l’Unione europea litiga sulle quote. Tutti sbraitano contro Orbán che respinge i migranti, ma non li vogliono a casa loro. Troppo comodo. Intanto l’Unione ha annunciato di fare una guerra senza frontiere agli scafisti e ai trafficanti di esseri umani. Mossa purtroppo tardiva. Ma con questa Ue lacerata e senza una politica comunitaria, i criminali possono dormire sonni tranquilli e continuare i loro loschi traffici. Di sicuro non tremano agli annunci d’aria fritta e ipocriti dell’Europa.

Facebook accontenta gli utenti e mette il pulsante "Non mi piace"

Mark Zuckerberg: introduco il pulsante non mi piace su FacebookDa anni molti utenti chiedono sotto i post su Facebook il pulsante “Non mi piace”. E il fondatore e Ceo Mark Zuckerberg è disposto ad accontentarli. Il nuovo pulsante è pronto per essere testato e sarà a pronto per le prossime settimane.

Parlando al quartier generale di Facebook, a Menlo Park, il numero uno di Palo Alto ha ammesso che “Mi piace” non è sempre “appropriato”, come quando gli utenti vogliono esprimere empatia per una notizia negativa”. Fino ad oggi ci sono solo tre pulsanti: “Mi piace”, “commenta” e “condividi”.

A chi non piace un post può darsi che lo legga ma poi lo ignora. Il “Non mi piace”, già previsto in altri canali come You Tube, è un modo per dare all’utente la possibilità di esprimere una “opinione” diversa, a Facebook invece di creare maggiori interazioni per far scorrere in cima nei feeds solo notizie che hanno avuto maggiori interazioni come del resto avviene ora per le Pagine, dove un post per essere visibile deve avere molti mi piace, commenti e condivisioni.

Altrimenti gli tocca l’oblio. Se un post di una Pagina non ha interazioni ma si desidera farlo comparire nel flusso di notizie occorre pagare, senza avere comunque la certezza che il post venga effettivamente visto, come lamentano molti proprietari di pagine che hanno pagato anche diverse decine di euro.

Charlie Hebdo e la "vergogna" oltre i limiti della satira monnezza

La satira fuori luogo di Charlie Hebdo
La satira fuori luogo di Charlie Hebdo

Monnezza. Definirle di cattivissimo gusto è poco. Oltraggioso per i morti (soprattutto dei bambini), monnezza in libertà, appunto. E’ quanto ha escogitato Charlie Hebdo, il periodico satirico colpito nella strage di gennaio a Parigi, è sommerso da una valanga di critiche per alcune vignette del numero sulla tragedia dei migranti. Indignazione sul web soprattutto per il disegno con un cartello pubblicitario che riporta la scritta “Promozione: due menù-bambino al prezzo di uno”.

Nella vignetta si affaccia un clown del Mac Donalds che campeggia sulla spiaggia accanto al cadavere del piccolo Aylan Kurdy. Una vignetta considerata “vergognosa” e “disdicevole che oltrepassa il diritto di satira”. “Offensiva e del tutto gratuita”.

Charlie Hebdo e la contestata vignetta su Aylan
Charlie Hebdo e la contestata vignetta su Aylan

Altra vignetta contestata è quella raffigurante Gesù con accanto le scritte “i cristiani camminano sulle acque”. Poi si vede un bambino nel mare e la dicitura “i bambini musulmani annegano”. E su Twitter, dopo #jesuisCharlie, nasce l’hashtag #jenesuispasCharlie.

Il settimanale satirico oltrepassa i limiti e sbeffeggia i bimbi morti
Il settimanale satirico oltrepassa i limiti e sbeffeggia i bimbi morti

Nove mesi fa un attentato contro la redazione, costò la vita a 12 persone, fu perpetrato dai fratelli Kouachi, poi uccisi dalla polizia. Il giornale era da tempo nel mirino degli integralisti islamici per le sue vignette satiriche su Maometto. “Quando è il momento di tacere, taccia anche la satira”, è scritto su un post. Quella su Aylan e i bambini morti annegati in cerca di una vita migliore è monnezza che nulla ha a che fare con la satira, possa essere partorita anche da raffinati “intellettuali” francesi.

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