10 Ottobre 2024

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Santa Maria Capua Vetere, omicidio Pasquale Guarino. Si stringe il cerchio. VIDEO

Carabinieri sul luogo del delitto di Pasquale Guarino (riquadro) a Santa Maria Capua Vetere
Carabinieri sul luogo del delitto di Pasquale Guarino (riquadro) a Santa Maria Capua Vetere

SANTA MARIA CAPUA VETERE (CASERTA) – É caccia aperta ai tre banditi, probabilmente dell’Est Europa, che mercoledì pomeriggio hanno ammazzato a colpi di pistola nella campagne di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) il 56enne imprenditore agricolo Pasquale Guarino, in seguito ad un tentativo di rapina.

L’uomo è stato raggiunto da tre colpi nel tentativo di difendere la dipendente romena che aveva sé circa tremila euro incassati vendendo la frutta in un mercato; al momento del fatto c’erano anche altri dipendenti di Guarino, tutti stranieri e alcuni italiani. Si stringe il cerchio attorno ai killer.

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I FATTI DI MERCOLEDI’
Una rapina finita in tragedia. Un uomo, Pasquale Guarino, di 56 anni è stato ucciso in un pescheto di sua proprietà a Santa Maria Capua Vetere. La vittima era un commerciante di frutta ed era impegnato in campagna, quando tre uomini col volto coperto lo hanno avvicinato e lo hanno ammazzato a pistolettate vicino il suo camion

Secondo una primissima ipotesi, Pasquale Guarino avrebbe subìto una rapina, ma appena ha reagito, i killer hanno estratto le pistole è l’hanno ucciso. Sul posto ci sono i Carabinieri di Santa Maria Capua Vetere e gli uomini della Scientifica che stanno facendo i rilievi allo scopo di ricostruire la dinamica.

carabinieri campagna Santa Maria Capua Vetere dove è stato ucciso Pasquale GuarinoGiunti anche i sanitari del 118 che hanno trasportato il cinquantaseienne in ospedale dove è però giunto senza vita. Sarebbero stati diversi i testimoni che hanno assistito all’omicidio. 4 persone, si apprende, sono in caserma sotto interrogatorio.

Seguendo l’ipotesi di una rapina finita male, da quanto scrivono i media locali, pare che la Pasquale Guarino avesse  con sé del denaro contante e gli aggressori forse conoscevano bene i suoi spostamenti.

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Indagini sono comunque in corso per accertare dinamica e movente, il quale non si esclude possa ruotare anche attorno a presunti regolamenti di conti nell’ambito dell’attività svolta dall’uomo nel commercio di frutta. Indagini serrate nella sfera privata della vittima.

Camorra, catturato ultimo latitante dei Casalesi, Alberto Ogaristi

Alberto Ogaristi, 30 anni, ritenuto l'ultimo latitante del clan dei Casalesi
Alberto Ogaristi

CASERTA – La Polizia di Stato ha arrestato Alberto Ogaristi, 30 anni, ritenuto l’ultimo latitante del clan dei Casalesi.

L’uomo, sfuggito all’operazione anticamorra “Spartacus Reset” dello scorso marzo (processo in cui è stato rinviato a giudizio).

Alberto Ogaristi è considerato un fedelissimo della fazione Schiavone della cosca di Casal di Principe, in particolare di Carmine Schiavone, figlio di Francesco, detto Sandokan.

Il latitante è stato individuato in un casale di un latitante a Roccamonfina, in provincia di Caserta, anch’egli arrestato per favoreggiamento.

Il blitz è scattato mercoledì mattina, quando gli uomini della squadra mobile di Caserta, diretta dal vicequestore Alessandro Tocco, hanno fatto irruzione nel casale di Roccamonfina prelevandolo e arrestandolo.

A San Mauro Torinese la centrale della "Drog@2.0". 4 arresti

A San Mauro Torinese la centrale della Drog@2.0. 4 arresti dei Carabinieri
A San Mauro Torinese la centrale della Drog@2.0. 4 arresti dei Carabinieri

“Facciamo vuvuzela?”. E’ fioccavano consegne a domicilio di bustine di polvere bianca. Era questa infatti la parola d’ordine, utilizzata da una banda per spacciare droga. Con consegne rapide ed economiche a domicilio al fine di soddisfare la “clientela”. Ma questa tecnica è stata presto scoperta dall’Arma dei Carabinieri di San Mauro Torinese che ha eseguito quattro arresti e segnalato 60 “acquirenti” alle porte del capoluogo piemontese.

Le ordinazioni avvenivano solo tramite telefono, sms o whatsapp, per sfuggire ai controlli dei militari, battere la concorrenza e velocizzare i tempi di consegna. “Drog@2.0” era la strategia di marketing utilizzata dalla banda che da qualche tempo era diventata il punto di riferimento per l’acquisto di cocaina e hashish per più 60 ragazzi di San Mauro Torinese.

Facciamo “vuvuzela” era la parola d’ordine per le ordinazioni telefoniche. Un termine che rievoca il fastidioso suono delle trombette agli ultimi mondiali. Le consegne avvenivano a domicilio, per i clienti più generosi e di vecchia data, e senza costi aggiuntivi, o in posti decisi dal gruppo perché ritenuti più sicuri. I Carabinieri del Nucleo Investigativo hanno notificato un provvedimento restrittivo a quattro persone.

Le indagini, affermano gli inquirenti, hanno accertato che due persone arrestate portavano avanti un’attività di spaccio al dettaglio di cocaina e hashish, particolarmente fiorente e localizzata principalmente nel Comune di San Mauro Torinese. L’approvvigionavano degli stupefacenti avveniva essenzialmente tramite due canali, rappresentati dalle altre due persone, anch’esse comunque con una propria e indipendente attività di smercio al dettaglio.

I clienti, in maniera pressoché identica, hanno avvalorato quanto accertato dai militari e hanno ammesso le proprie responsabilità. Hanno descritto le modalità di acquisto, il gergo usato al telefono, gli incontri fugaci per la consegna della drega e ogni altro aspetto che ha comprovato gravi e convergenti elementi di responsabilità dei quattro arrestati nel traffico di droga. Sono centinaia le cessioni settimanali effettuate dalla banda soprattutto concentrate nel fine settimana a San Mauro Torinese e anche fuori.

Fabrizio Corona con la nuova fiamma Silvia Provvedi FOTO

Fabrizio Corona con Silvia Provvedi
Fabrizio Corona con Silvia Provvedi (Chi)

Da paparazzo professionista e senza “scrupoli” a protagonista del gossip. Fabrizio Corona comincia una nuova vita dopo l’uscita dal carcere e trova nell’ambito delle sue nuove amicizie in comunità, la sua nuova fiamma.

Almeno secondo il settimanale “Chi”, che ha sguinzagliato i suoi paparazzi per paparazzare l’uomo che ha fotografato i vip più famosi. E ci sono riusciti.

Lei, scrive il Settimanale, si chiama Silvia Provvedi, la mora de “Le Donatella”, duo che ha partecipato all’edizione 2012 di XFactor per poi aggiudicarsi la prima edizione dell’Isola dei Famosi di casa Mediaset. La donna è andata a trovare Corona nella comunità Exodus di Don Mazzi, presso cui dovrà scontare un residuo di pena di dieci mesi in affidamento in prova ai Serizi sociali.

Oltre al nuova “love story”, Corona fa parlare di sé anche per il film di cui è protagonista. Una pellicola da poco presentata ai media.

Le Donatella, da sinistra Giulia e Silvia Provvedi, due gemelle di Modena
Le Donatella, da sinistra Giulia e Silvia Provvedi, due gemelle di Modena

Un mese fa Don Mazzi aveva raccontato di come Corona stesse seguendo diligentemente il programma in Comunità dedicandosi anche all’insegnamento dell’informatica ai rifugiati nigeriani ospiti di Exodus, ma che a suo parere qualcosa mancava a Fabrizio: “Anche se qui Corona è felice, credo che gli manchi molto l’affetto di una donna!”. Un desiderio che sembra si stia realizzando.

Se son rose, fioriranno, recita un vecchio adagio. Dalle aule di tribunale, al carcere, alla comunità di Don Mazzi, sembra che l’ex re dei paparazzi stia cambiando. Con buona pace di molti dei suoi detrattori e delle sue innumerevoli “fiammette” che si farebbero arrestare per lui.

Priolo Gargallo (Siracusa), arrestati i killer di Sebastiano Liottasio

Francesco Garofalo, Angelo Sferrazzo presunti assassini di Sebastiano Liottasio a destra ucciso a Priolo Gargallo
Francesco Garofalo, Angelo Sferrazzo presunti assassini di Sebastiano Liottasio, a destra

La Polizia di Stato di Siracusa ha arrestato due persone ritenute presunti responsabili dell’omicidio di Sebastiano Liottasio, il 93enne di Priolo Gargallo (SR) trovato ucciso due giorni fa nella sua abitazione nel corso di una rapina finita male, che ha fruttato pochi euro ai banditi.

Si tratta Francesco Garofalo, 26 anni e Angelo Sferrazzo di 42. Gli Agenti della Squadra Mobile di Siracusa e del Commissariato di Polizia di Priolo Gargallo, al termine di scrupolose indagini di polizia giudiziaria, hanno individuato i due presunti autori dell’efferato delitto dell’anziano, consumato nel corso di una rapina perpetrata nella propria abitazione nella mattinata di lunedì in Priolo Gargallo.

Il quadro gravemente indiziario delineato dagli investigatori, supportato da alcune immagini videoriprese da alcune telecamere private di vigilanza, si è stretto attorno ad un 26enne e un 42enne entrambi residenti a Priolo Gargallo. I due sono stati rinchiusi in carcere con l’accusa di rapina aggravata e di omicidio.

Milano, decapitata la gang latinos. 15 arresti

La gang giovanile “Barrio 18” è al centro dell’indagine conclusa dagli investigatori della Squadra mobile di Milano, che questa mattina hanno arrestato 15 appartenenti alla banda di latinos, a Milano.

Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di presunta associazione per delinquere, tentato omicidio, rapina aggravata, spaccio di sostanze stupefacenti, ricettazione, lesioni personali aggravate, detenzione e porto di armi da sparo e da taglio.

L’attività investigativa, conclusa nell’ottobre dello scorso anno, è iniziata nel dicembre 2013 in seguito alla denuncia per violenza sessuale nei confronti di alcuni appartenenti al gruppo criminale.

Grazie alle intercettazioni telefoniche, ambientali e ai video registrati durante appostamenti e pedinamenti, i poliziotti sono riusciti a ricostruire l’organizzazione della banda e a ricondurre a loro diversi reati. In particolare sono stati assicurati alla giustizia gli autori dell’aggressione col machete a un controllore.

La “Barrio 18” è una delle presunte gang di latinos più pericolose e maggiormente diffuse al mondo, e i suoi appartenenti sono in prevalenza di origine salvadoregna. Agiscono continuamente per controllare quello che considerano il loro territorio, e per fare questo sono in costante lotta contro le bande rivali.

Questa battaglia per il controllo del territorio genera lotte anche cruente, combattute per le strade, fatte di scontri a mano armata, nei quali si utilizzano pistole, machete e coltelli.

Nella loro zona gli affiliati alla gang commettono reati contro il patrimonio, spaccio e rapine in strada, finalizzati ad alimentare una cassa comune dalla quale attingere per le esigenze della banda e dei “fratelli” detenuti.

Durante l’indagine, gli agenti della Mobile milanese hanno sventato anche un tentato omicidio di un appartenente a un gruppo rivale alla gang latinos.

La gang è caratterizzata da una rigida gerarchia interna, cruenti riti di affiliazione, fatti di violenti pestaggi di gruppo, e da un codice di obbedienza che prevede pesanti ritorsioni per i contravventori. I membri del “Barrio 18” si riconoscono per i caratteristici tatuaggi, mentre il territorio viene marcato dai loro graffiti.

Milano, decapitata la gang latinos. 15 arresti del Barrio 18La struttura della gang.
E’ molto articolata la struttura interna dei trinitario. Oltre al capo e ai vice capi – la prima, la seconda e la terza “suprema”, la pandilla si compone di una prima, una seconda e un terza “testa”, della “sicurezza”, di un “tesoriere”, di un “consigliere”, di un “superiore del capitolo”, di una “voce”, di un “incaricato della disciplina”, di un “armiere”, di un “rappresentante”, di un “patriota”, di un “segretario”, di un “verde”, di una “intelligenza”, di una “ombra, di un “secondo soldato” e di un “primo soldato”.

Gli arrestati di martedì 22 settembre, sono quasi tutti salvadoregni ma anche due italiani, un uomo e una donna, hanno un’età superiore rispetto a quella di affiliati ad altre gang: il capo, Denis Josuè Hernandez Cabrera, detto “Gato”, ha 31 anni, il più giovane 21. C’è, però, anche un quasi quarantenne, Juan Carlos Martinez Landaverde, 38 anni, detto “Chacal”. Età e capacità operativa che distinguono “Barrio 18”, dai rivali della MS13, la cosiddetta Mara Salvatrucia, Trinitarios e Latin Kings. Proprio un componente della MS13 era finito nel mirino del “Barrio”, nel 2014. Jahir Lopez Trivino fu salvato dai colpi di machete dagli agenti che già tenevano d’occhio il gruppo. Trivino detto “Peligro”, ecuadoriano, già noto agli agenti della Mobile in quanto coinvolto nell’operazione “Maredos” del 2013 che portò all’arresto di 25 persone, avrebbe in seguito fatto avere notizie di sé l’11 giugno scorso: era tra quelli che alla fermata ferroviaria di Villapizzone colpì con un machete il controllore Carlo Di Napoli che per poco non perse un braccio.

Milano, decapitata la gang latinos. 15 arresti del Barrio 18La banda “Barrio 18” aveva eletto come territorio di competenza quello tra via Sammartini e l’ex Parco Trotter, vicino a via Padova, delimitandolo con graffiti per tenere lontano i malintenzionati delle altre gang. Nel loro armamentario, machete, pistole, pugni di ferro con cui regolavano i conti con i rivali e punivano chi sgarrava alla severa disciplina al loro interno.

Anche loro avevano riti di iniziazione (chi voleva entrare doveva subire un pestaggio) ma rispetto a MS13 e altre gang (gli investigatori ritengono siano a Milano sei o sette), dovevano essere ben più pericolosi se il gip Paolo Guidi, su richiesta del pm Enrico Pavone, contesta loro anche l’aggravante della «scorreria in armi» sulle «pubbliche vie», oltre all’associazione a delinquere, spaccio di droga, rapine e tentato omicidio. Un’aggravante che aumenta, e non di poco, la pena prevista dal reato di associazione a delinquere.

“Il possesso delle armi, custodite in luoghi sicuri – sottolinea il giudice – non era solo finalizzato alla realizzazione dei reati, ma emergeva come una vera e propria modalità comportamentale che permetteva agli associati il pronto e repentino ricorso alla violenza nel caso di scontro con affiliati a bande avversarie”. Una condotta, quella dei membri del `Barrio 18´ «connotata da un aumentato pericolo dell’ordine pubblico e con un particolare allarme sociale tale da distinguersi nettamente rispetto alla mera associazione armata”. L’inchiesta da cui sono scaturiti gli arresti era nata dalla denuncia di una ragazza che aveva subito violenza sessuale da un “Barrio 18”.

Sono state diverse le operazioni della Polizia contro questa gang che faceva “terrà bruciata” ovunque passasse. Rapine, pestaggi, spaccio di droga e tantissimi altri reati come uso di armi di vario tipo e, stile “arancia meccanica”, terrorizzavano chi vi si trovasse di fronte.

Ruby bis, il pg: "Aumentate la pena a Emilio Fede". Non poteva non sapere che era minorenne

Emilio Fede
Emilio Fede

L’ex direttore del Tg4 Emilio Fede “sapeva che Ruby era minorenne” e per questo deve essere condannato per prostituzione minorile: Lo ha detto il procuratore generale della Cassazione, Ciro Angelillis, chiedendo l’aumento di pena per Fede e la conferma della condanna a Nicole Minetti per favoreggiamento della prostituzione nel processo Ruby bis.

Nella sua requisitoria di un’ora davanti alla III Sezione penale della Suprema Corte, il pg Angelillis ha chiesto l’accoglimento della parte del ricorso della Procura di Milano nella quale si contesta l’esclusione del reato di prostituzione minorile a carico di Emilio Fede. “La sentenza d’appello – ha sottolineato il pg – afferma che Fede era il “dominus” nell’organizzazione delle serate di Arcore, è lui che decideva quando una ragazza era troppo invadente e doveva uscire dal giro, era lui che decideva quando fare entrare una ragazza al cospetto di Berlusconi”.

Ruby
Ruby

EMILIO FEDE “NON POTEVA NON SAPERE” LA VERA ETA’ DI RUBY
Ed è “illogico” ritenere che non sapesse la vera età di Ruby. Secondo il pg, dunque, deve essere aumentata la condanna di Fede che in Appello, con l’esclusione della prostituzione minorile, era stata ridotta da 7 anni a 4 anni e 10 mesi, mentre è da confermare la condanna di Nicole Minetti che da 5 anni era stata ridotta a 3 anni di reclusione. Il pg ha chiesto l’annullamento della sentenza d’appello “per l’esclusione della prostituzione minorile” di Ruby “per quanto riguarda la consapevolezza di Fede della sua vera età”. In sostanza, il pg ha chiesto un appello bis solo per ridefinire la responsabilità di Fede e rideterminare la sua condanna. Per il resto ha chiesto il rigetto dei ricorsi dei due imputati.

Nicole Minetti
Nicole Minetti

“Nicole Minetti era la mediatrice tra le ragazze e Berlusconi, anche per quanto riguardava gli appartamenti di Milano 2 e le bollette delle utenze: la garanzia del comodo sistema abitativo faceva parte della ‘posta’ del compenso ed è chiaro, in base a quanto emerge dalle intercettazioni, che senza il denaro e senza gli appartamenti le ragazze non si sarebbero prostituite”, ha sottolineato il pg della Cassazione, Ciro Angelillis.

“Le ragazze andavano ad Arcore con il desiderio di essere scelte per il terzo ‘momento’ delle serate, perché avrebbero guadagnato di più se fossero state scelte per entrare nella stanza con Silvio Berlusconi nella parte finale di quelle serate. Le ragazze – ha proseguito Angelillis – erano disponibili all’intera gamma delle prestazioni che andava dalla partecipazione alla cena, agli spettacolini nella sala del bunga bunga fino all’ulteriore ‘coda’ dell’evento che si concludeva con la selezione delle ospiti più gradite”.

Ritrovati un teschio e ossa umane nei rifiuti. E' giallo a Roma

Ritrovate ossa umane tra due cassonetti in Via Flavio Stilicone la scientifica durante i rilievi 22 settembre 2015 a Roma ANSA/MASSIMO PERCOSSI
Le ossa umane ritrovate tra due cassonetti in Via Flavio Stilicone a Roma
(Ansa/Percossi)

E’ giallo sulla macabra scoperta di ossa umane tra i cassonetti di rifiuti in via Flavio Stilicone, in zona Tuscolana, alla periferia di Roma.

Secondo quanto si è appreso, sono state trovate delle ossa e un teschio dalle “fattezze umane”.

A dare l’allarme sono stati dei dipendenti dell’Ama che hanno notato i macabri “reperti” ai piedi di alcuni cassonetti della spazzatura. Si notano due femori e una testa.

Sul posto la polizia che indaga sulla vicenda. Dai primi riscontri sembra possano essere stati utilizzati per uso medico, ma non si esclude possano appartenere a qualche vittima di lupara bianca, o di scomparsi tempo addietro.

Solo un esame medico legale approfondito saprà dirci se si tratta di ossa trafugate da qualche cimitero o se siamo davanti a vittime “recenti” scomparse anni fa.

I precedenti di scoperte di ossa umane
Non è la prima volta che accade a Roma. Il 23 dicembre dello scorso anno furono trovati al Trullo, nell’estrema periferia della capitale, ossa umane e una maglietta. A fare la raccapricciante scoperta fu un pastore che trovò un teschio, una colonna vertebrale e i resti di una t-shirt.

Fu lo stesso pastore poi a chiamare il 113, indicando agli agenti il punto del terreno dove erano seminterrati e chiusi in un sacco nero i resti umani.

Qualche giorno dopo, sempre nella stessa zona, venne alla luce un altro osso, un femore con ancora presenti brandelli di carne. Inizialmente, venivano prese in considerazione sia la morte naturale sia quella violenta. Ma poi gli investigatori seguirono la pista dell’omicidio.

Nel 2012 un turista segnala a Roma una busta sospetta lasciata dietro a un colonnato di San Pietro. In inglese la scritta “non toccare”. Sul posto arrivano gli investigatori e scoprono che contiene un teschio. Questo ritrovamento alimenterà ancora i sospetti sulla scomparsa di Emanuela Orlandi.

Ladro rimesso in libertà dopo furto. Esce e ruba ancora. Arrestato due volte in poche ore

Roma, Ladro rimesso in libertà dopo furto, esce e ruba ancora. Arrestato due volte in poche oreROMA – I Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Casilina hanno arrestato, due volte nel giro di poche ore, u ladro. Si tratta di un cittadino marocchino di 40 anni, senza fissa dimora, con precedenti, per furto aggravato continuato, danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale.

Il primo arresto è avvenuto nella notte, in via degli Aceri, nel quartiere Centocelle, dove i Carabinieri hanno bloccato il ladro che aveva appena rubato una borsa da una “Smart” in sosta e danneggiato altri veicoli parcheggiati lungo la via, tentando di forzarne le portiere.

Rimesso in libertà il ladro dopo il rito direttissimo, i Carabinieri della Stazione di Roma Centocelle lo hanno di nuovamente arrestato mentre stava forzando e danneggiando le portiere di alcune auto parcheggiate, questa volta in via dei Glicini.

In quest’ultima occasione, nel tentativo di darsi alla fuga, il presunto ladro nordafricano ha opposto anche resistenza ai Carabinieri che lo stavano arrestando. Ora si trova in attesa di essere accompagnato nuovamente in Tribunale per la direttissima

Nunzia De Girolamo lascia Ncd e ritorna in Forza Italia

Nunzia De Girolamo
Nunzia De Girolamo

Nunzia De Girolamo abbandona il Nuovo Centrodestra per approdare al suo vecchio partito: Forza Italia. La decisione era nell’aria da tempo. Troppi gli “scontri” a distanza soprattutto col presidente del Ncd Angelino Alfano, così come erano troppe le distanze anche sul piano politico tra la “vecchia” colomba e il partito fondato due anni fa. ad accelerare la sua scelta la paventata “fusione” del Ncd nel Pd di Matteo Renzi.

E’ la stessa Nunzia De Girolamo ad annunciarlo e a comunicarlo al presidente della Camera. “Ho deciso di lasciare il gruppo di Ap (Ncd-Udc) e di aderire a quello di Fi. La mia scelta è stata assunta sulla base della mia contrarietà alla linea politica del partito”.

Linea disattesa da quella tracciata a fine 2013 che doveva essere “lo strumento per la ricomposizione di un centrodestra moderno in chiave europea. Invece – si rammarica Nunzia De Girolamo – l’esperienza di governo a tempo determinato in alleanza con una forza politica a noi diametralmente alternativa come il Pd, a mio avviso, si sta prolungando oltre il progetto originario”.

Lupi pro #centrodestra, Lorenzin pro #centrosinistra: sembra "Lascia o raddoppia". Ma non e' un gioco, infatti io lascio!

Posted by Nunzia de Girolamo on Martedì 15 settembre 2015

“Pertanto – prosegue De Girolamo – ritengo incompatibile con i miei valori portare avanti questa esperienza all’interno di Ncd e, dopo una serie di colloqui con il presidente Silvio Berlusconi, ho deciso di tornare in Forza Italia. ‎Con il preciso obiettivo e la volontà di contribuire al rilancio della ricomposizione del centrodestra.

“Di questo voglio ringraziare il presidente Berlusconi che ha dimostrato grande comprensione e fiducia per il mio cammino invitandomi a rientrare nel partito nel quale sono nata. Lavorerò nell’interesse del Paese e con l’osservanza dell’organizzazione del partito e del gruppo, mettendomi subito a disposizione del Presidente del gruppo Renato Brunetta che ha accolto con soddisfazione la mia scelta”.

“Insieme a lui ho in programma una conferenza stampa la prossima settimana”, anticipa Nunzia De Girolamo. “Desidero ringraziare tutti militanti e le organizzazioni territoriali di Ap-Ncd che mi hanno sempre dimostrato affetto, sostegno e simpatia e rivolgo un saluto a tutti i dirigenti del partito con i quali ho lavorato. Avverto – conclude De Girolamo – l’emozione di tornare a casa e con questo sentimento, oltre che con il massimo rispetto e umiltà, mi accingo a lavorare per Forza Italia”.

Sardegna, ucciso un altro allevatore ad Alà dei Sardi

Gaspare NiedduUn altro pastore è stato ucciso in Sardegna. L’omicidio è stato compiuto ieri notte nelle campagne di Alà dei Sardi (Olbia Tempio), in Sardegna. La vittima è un allevatore di 38 anni, Gaspare Nieddu, con piccoli precedenti per furto, freddato con alcuni colpi di fucile mentre si trovava alla guida del suo trattore in una zona impervia.

Sul posto sono intervenuti i Carabinieri della Compagnia di Ozieri e quelli del nucleo investigativo di Sassari, insieme al magistrato di Turno. Gli inquirenti sono a caccia del killer e stanno setacciando tutta la zona.

Gaspare Nieddu pare fosse uscito ieri mattina da casa. In tarda serata sono stati i parenti, preoccupati per la sua prolungata assenza, a dare l’allarme. Il corpo senza vita è stato ritrovato nelle campagne solo verso le 23.

Solo qualche giorno fa, un allevatore di 77, Felice Atzori, è stato freddato con due fucilate venerdì scorso in un ovile nelle campagne di Aidomaggiore (Oristano), in località Tanca’e Su Buscu. Il suo corpo è stato trovato dai familiari, preoccupati per il suo mancato rientro a casa. Un esecuzione in piena regola e a distanza ravvicinata.

L’uomo non si era sposato e viveva nella sua abitazione di campagna con la sorella e un nipote. Felice Atzori col suo gregge usciva tutti i giorni al mattino presto e faceva in genere rientro per il pranzo, ma qualcuno questa volta si è fatto trovare in agguato nell’ovile.

Smantellata centrale della droga a Taranto. 16 arresti. VIDEO

Smantellata centrale della droga a Taranto. 16 arresti.
Smantellata centrale della droga a Taranto. 16 arresti. (foto Ingenito)

Agenti della Questura di Taranto, coadiuvati dai Reparti prevenzione Crimine di Bari e Potenza, e da unità cinofile, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 16 persone ritenute responsabili a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. I presunti criminali avrebbero monopolizzato il mercato della droga a Taranto, nei vicoli della “Città vecchia”.

L’organizzazione sgominata era dedita allo spaccio di cocaina, eroina, hascisc, marijuana e metadone. Un ruolo di primissimo piano nell’organizzazione avevano alcune donne.

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Gli investigatori della Squadra Mobile nel corso delle indagini hanno accertato che largo San Gaetano, nella Città vecchia, era diventato una vera e propria centrale di spaccio di droga a Taranto. Centinaia di cessioni di stupefacenti sarebbero state documentate ogni giorno. Un ruolo di primissimo piano nell’ organizzazione avevano alcune donne del gruppo criminale. Ciascun componente del sodalizio aveva uno specifico ruolo: il collettore di denaro, lo spacciatore, il “palo” e l’addetto al trasporto dello stupefacente. La droga veniva spacciata anche alla presenza di minorenni, figli di alcuni indagati.

Le donne spacciavano droga tenendo i figli in braccio e avevano un ruolo centrale nell’attività di confezionamento e cessione delle sostanze stupefacenti. Sono alcuni dei particolari emersi nelle indagini che oggi hanno consentito di smantellare una presunta organizzazione criminale dedita allo spaccio nella città vecchia di Taranto, illustrati dal procuratore capo della Dda di Lecce Cataldo Motta, dal questore di Taranto Stanislao Schimera e dal dirigente della Squadra Mobile Roberto Giuseppe Pititto.

Grazie agli appostamenti e alle riprese di telecamere installate nel borgo antico (“diventate un feudo dell’organizzazione”, ha sottolineato il questore) sono state documentate fino a 100 cessioni al giorno di sostanze stupefacenti (cocaina, eroina, hascisc, metadone e marijuana). Al momento sono state eseguite 16 delle 18 ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del tribunale di Lecce.

I NOMI DEGLI ARRESTATI
Il presunto sodalizio criminale sarebbe stato capeggiato dal 47enne Antonio Pizzolla, coadiuvato dalla moglie Margherita Lombardi (45 anni), dai suoi figli Moris (21) e Denise (26), e dal genero Giuseppe Pavone (27), in veste di promotori, dirigenti e organizzatori. Gli altri arrestati a vario titolo avevano l’incarico di approvvigionare il gruppo e di organizzare l’acquisto ed il trasporto delle partite di droga da immettere nel mercato. I tossicodipendenti si recavano nel circolo ricreativo di Pizzolla per “prenotare” l’acquisto delle dosi, che venivano poi calate con un cestino dal balcone di uno stabile della città vecchia e prese in consegna dai “pusher”.

L’ordinanza è stata notificata in carcere al 50enne Paolo Ciccolella, già detenuto. Gli altri arrestati sono il Giuseppe, Alessandro e Marco D’Antoni (di 34, 28 e 20 anni), Cosimo Marinò (22), Michele, Salvatore e Simone Pizzolante (di 53, 46 e 23 anni) e Ida Chioppa (di 26). Le indagini sono partite la sera del 6 gennaio 2014 a seguito della gambizzazione di Antonio Pizzolla, che fu ferito con un colpo di pistola al ginocchio sinistro all’interno del suo circolo ricreativo, in via Cava.

Banca Popolare di Vicenza, indagato Giovanni Zonin per aggiotaggio

Giovanni Zonin, presidente della Banca Popolare di Vicenza
Giovanni Zonin, presidente della Banca Popolare di Vicenza

Una decina di perquisizioni della Guardia di Finanza sono in corso nella sede della Banca Popolare di Vicenza, nel capoluogo berico, e negli uffici direzionali di Milano, Roma e Palermo.

L’operazione è stata disposta dalla Procura di Vicenza. Le indagini sono dirette dal pm di Vicenza Luigi Salvadori. In Procura, nelle settimane scorse erano giunti esposti da parte di correntisti.

Nell’inchiesta sono indagati, tra gli altri, il presidente della banca Giovanni Zonin, noto imprenditore nel settore del vino e l’ex direttore generale dell’istituto Samuele Sorato. Per entrambi le ipotesi di reato sono aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza.

CHE COS’E’ L’AGGIOTAGGIO

L’aggiotaggio è un reato disciplinato dal codice penale italiano. L’articolo 501, intitolato “Rialzo e ribasso fraudolento di prezzi sul pubblico mercato o nelle borse di commercio”, recita:

«Chiunque, al fine di turbare il mercato interno dei valori o delle merci, pubblica o altrimenti divulga notizie false, esagerate o tendenziose o adopera altri artifizi atti a cagionare un aumento o una diminuzione del prezzo delle merci, ovvero dei valori ammessi nelle liste di borsa o negoziabili nel pubblico mercato, è punito con la reclusione fino a tre anni e con la multa da euro 516 a 25.822

Se l’aumento o la diminuzione del prezzo delle merci o dei valori si verifica, le pene sono aumentate. Le pene sono raddoppiate:

1. se il fatto è commesso dal cittadino per favorire interessi stranieri;
2. se dal fatto deriva un deprezzamento della valuta nazionale o dei titoli dello Stato, ovvero il rincaro di merci di comune o largo consumo.

Le pene stabilite nelle disposizioni precedenti si applicano anche se il fatto è commesso all’estero, in danno della valuta nazionale o di titoli pubblici italiani. La condanna importa l’interdizione dai pubblici uffici». (Wikipedia)

Job Center della droga a Cosenza. 14 arresti, tra cui donne. FOTO/VIDEO

Job Center della droga a Cosenza
Gli arrestati nell’operazione Job Center a Cosenza

La Polizia di Stato di Cosenza ha arrestato all’alba 14 persone (dodici ordinanze in carcere e due ai domiciliari) accusate di avere fatto parte di una presunta organizzazione criminale dedita al traffico di sostanze stupefacenti e, secondo gli inquirenti, collegata alla cosca di ‘ndrangheta degli zingari.

Tra i destinatari delle ordinanze di custodia cautelare vi sono anche alcune donne. I poliziotti hanno eseguito anche 26 perquisizioni nei confronti di altrettanti indagati. L’inchiesta è stata condotta dalla Dda di Catanzaro e dalla Procura della Repubblica di Cosenza.

L’operazione è stata denominata “Job center” e ha impegnato 120 poliziotti. L’indagine è iniziata nell’estate del 2014 su input del questore di Cosenza, Luigi Liguori. I dettagli del blitz saranno resi noti in mattinata dalle forze dell’Ordine.

VIDEO ARRESTI

I NOMI DEGLI ARRESTATI
ABBRUZZESE Celestino di anni 39;
PALMIERI Anna, di anni 35;
PAURA Marco, di anni 27;
MOLLO Ester, di anni 29;
ESPOSITO FORTUNATO Gianluca, di anni 31;
ALOISE Giovanni, di anni 28;
PERRI Giuseppina, di anni 44 (arresti domiciliari);
NOBLEA Francesco, di anni 22;
DE ROSE Vincenzo, di anni 31;
GAMBA Francesco, di anni 47;
MAZZEI Francesco, di anni 21;
BRANCA Michele Francesco, di anni 25 (arresti domiciliari);
PERRI Candido, di anni 49.
ZICARO Amos di anni 26 (arrestato a Roma)

CHIUSO IL JOB CENTER. GUARDA IL VIDEO DELLA POLIZIA DI STATO

In una conferenza stampa, presenti fra gli altri, il procuratore aggiunto di Catanzaro, Giovanni Bombardieri, il procuratore aggiunto di Cosenza Marisa Manzini e il magistrato Vincenzo Luberto, il quale ha sottolineato come la cosca Abbruzzese era in grado di dominare l’intero territorio e i collegamenti tra i clan della Sibaritide e i Rango-Zingari di Cosenza, presunto clan già alla sbarra con gli arresti dei mesi scorsi.

Nel corso dell’incontro con la stampa è stata sottolineata la grande sinergia tra le due procure di Cosenza e Catanzaro. Le indagini, condotte dal sostituto procuratore della Dda Pierpaolo Bruni e dai magistrati di Cosenza Salvatore Di Maio e Domenico Assumma, sono state svolte con l’uso di telecamere che hanno ripreso lo scambio droga-denaro, intercettazioni telefoniche e pedinamenti.

Un ruolo importante l’avrebbe avuto anche Amos Zicari, arrestato a Roma, che una volta alzato il prezzo del suo “lavoro”, sarebbe stato incastrato dal clan. Qualcuno gli avrebbe nascosto droga in casa. Poi una soffiata, l’arrivo della polizia e l’arresto. Un arresto, è stato riferito, festeggiato con champagne dall’organizzazione criminale smantellata stamattina.

“Abbiamo deciso di chiamare questa operazione “Job center” – ha detto il capo della Squadra Mobile di Cosenza, Giuseppe Zanfini, perché l’organizzazione fungeva da vero e proprio ufficio di collegamento”.
Un ufficio di collocamento dedito al reclutamento di pusher giovani e meno giovani “al cui vertice c’era Celestino Abbruzzese”. Le attività di smercio avveniva prevalentemente nel centro storico cosentino, tra vicoli inaccessibili e una diffusa omertà.

L’organizzazione, è stato detto, attraverso i proventi della droga era in grado di retribuire con 400 euro mensili fissi i presunti pusher, più una provvigione sul venduto. Inoltre veniva garantita assistenza legale qualora gli spacciatori si fossero trovati nei guai con la giustizia. Secondo gli inquirenti, un ruolo centrale veniva svolto dalle donne, che facevano da tramite tra i capi della presunta organizzazione criminale e gli spacciatori.

Gli stupefacenti (eroina, cocaina e marijuana) arrivavano dalla Sibaritide, in particolare da Cassano allo Ionio, dove il gruppo degli Zingari di Cosenza ha legami anche familiari.

Tre gravi incidenti tra Emilia e Calabria. Morti 2 ragazzi e una donna

L'auto sulla quale viaggiava la donna di 46 anni mentre stava andando al suo primo giorno di lavoro - In altro incidente a Berra muore Nicolas Longhitano
L’auto sulla quale viaggiava la donna di 46 anni mentre stava andando al suo primo giorno di lavoro

FERRARA – Beffa del destino. Una donna di 46 anni, T.C. di Porto Garibaldi ha perso la vita in un drammatico incidente stradale proprio quando si accingeva a recarsi al suo primo giorno di lavoro. Per cause sconosciute, la donna ha perso il controllo dell’auto ed è finita contro un albero.

La Fiat Panda sulla quale viaggiava la donna si è accartocciata attorno al tronco e per lei, nonostante gli sforzi dei sanitari e dei vigili del fuoco che l’hanno estratta dall’abitacolo, non c’è stato nulla da fare. L’incidente è avvenuto poco dopo le 7.30 tra Portomaggiore e Comacchio. I rilievi sono stati eseguiti dai Carabinieri  di Comacchio.

BERRA – Ieri, un altro incidente ha sconvolto la comunità ferrarese. Un giovane di Berra, Nicolas Longhitano, 21 anni,  verso le 7 di domenica, ha perso il controllo della sua auto ed è uscito di strada andando a sbattere contro un ponte.

L'auto sulla quale viaggiava Nicolas Longhitano nell'incidente a Berra - Ferrara
L’auto sulla quale viaggiava Nicolas Longhitano nell’incidente a Berra – Ferrara

L’incidente si è verificato in via Pampano Brusantina, la strada che collega Cologna con Berra, a pochi chilometri dal paese del ragazzo.

Sul posto i carabinieri di Copparo e Cologna che hanno effettuato i rilievi per accertare le cause dell’incidente, i vigili del fuoco e il 118. Purtroppo, non c’è stato nulla da fare.

Nicolas Longhitano
Nicolas Longhitano

Nicolas Longhitano, scrivono i media locali. era di ritorno da Reggio Emilia dove aveva assistito al concerto di Ligabue insieme alla fidanzata.

Era un appassionato di musica e suonava il basso in un gruppo fatto di amici. Il giovane ha prima accompagnato a casa la ragazza poi il tragico schianto. La comunità di Berrà e dei centri limitrofi sono letteralmente sconvolti per la perdita di Nicolas.

CALABRIA – Un giovane, Francesco Mancuso, di 27 anni, è morto in un incidente stradale avvenuto sulla statale Silana-Crotonese, nei pressi di Celico, Cosenza nella notte tra il 20 e 21 settembre scorso.

Francesco Mancuso era alla guida di una Fiat Grande Punto, quando per cause in corso di accertamento, si è scontrata contro un muro all’ingresso di una galleria.

Sul posto sono intervenuti gli agenti della polizia stradale ed i vigili del fuoco che hanno avviato gli accertamenti per ricostruire l’accaduto. Giunti anche i soccorsi del 118 che non hanno potuto fare altro che constatare il decesso del giovane.

Paternò (Catania), ragazzo armato forza casa dell'ex. Arrestato per Stalking

Paternò (Catania), ragazzo armato forza casa dell'ex. Arrestato per StalkingUn giovane di 25 anni armato di coltello è stato arrestato dai Carabinieri di Catania, in flagranza per il reato di Stalking e porto illegale di arma. I militari lo hanno sorpreso mentre forzava la porta dell’ex fidanzata, una 23enne di Paternò (Catania), che alle continue insistenze dell’ex aveva fatto in tempo ad allertare la centrale operativa del Comando Provinciale di Catania.

Il comando ha immediatamente chiamato i colleghi della locale Stazione che, coadiuvati dai militari del 12° Battaglione “Sicilia”, sono subito intervenuti sul posto bloccando e arrestando l’uomo mentre era ancora “impegnato” a forzare la porta di casa della ragazza.

A seguito di una perquisizione il ragazzo, anche lui di Paternò, è stato trovato in possesso di un coltello. La vittima, confortata dalla presenza dei Carabinieri, ha trovato il coraggio di denunciare l’ex fidanzato che, non accettando la fine del loro rapporto sentimentale, risalente allo scorso anno, l’ha perseguitata con ogni mezzo.

L’arma è stata sequestrata dai militari. Il ragazzo, con precedenti penali, in attesa del rito per direttissima, è stato trattenuto in camera di sicurezza a Paternò. Dovrà rispondere al magistrato di atti persecutori  e porto illegale di armi.

Volkswagen "(Gas) Auto" truccate. Bruciati 13 miliardi in borsa. Colosso rischia 18 mld di multa

volkswagen logo Gas Auto con truffa Betrug Mit Make-upE’ uno tzunami quello che si è abbattuto sulla Volkswagen. Il colosso tedesco, per ammissione dello stesso Ad, Martin Winterkorn, ha falsificato i dati sulle emissioni dei gas di scarico delle auto vendute negli Stati Uniti. Dal 2008 500mila vetture sono state esportate su suolo americano. L’amministrazione Obama, accusa ora Volkswagen di aver ingannato le autorità americane violando le norme antismog in vigore nella grande mela.

Con conseguenze nefaste per il gruppo che oltre a perdere in borsa quasi il 19 percento – che significa in soldoni 13 miliardi di euro bruciati – rischia di pagare un prezzo salatissimo. Il Wall Street Journal parla di una maxi-multa di almeno 18 miliardi di dollari.

Oltre all’onere di ritirare dal mercato americano il mezzo milione di auto vendute dal 2008 ad oggi, tra modelli Volkswagen ed Audi. Un ritiro che è stato ordinato dall’Epa (Eviromental Protection Agency), l’agenzia federale per la protezione ambientale.

Dunque, l’ennesima offensiva dell’amministrazione Usa contro i colossi dell’auto, dopo la stangata su General Motors che ha patteggiato la cifra di 900 milioni di dollari per chiudere definitivamente l’indagine penale sulle sue auto difettose, che avrebbero provocato oltre cento vittime.

Mentre lo scorso anno era stata Toyota ad essere costretta a pagare 1,2 miliardi di dollari. L’Epa, nel dettaglio, accusa Volkswagen di aver intenzionalmente utilizzato un sofisticatissimo software progettato per aggirare i controlli sulle emissioni inquinanti dei propri veicoli, senza cui era difficilissimo imbarcare oltreoceano le centinaia di migliaia di auto col brand Volkswagen.

L'ad di Volkswagen, Martin Winterkorn (Ap)
L’ad di Volkswagen, Martin Winterkorn (Ap)

Software installato sulle centraline dei motori 4 cilindri diesel in grado di attivarsi automaticamente solo quando l’auto sta effettuando un test anti-smog, e in grado di abbattere drasticamente le emissioni. L’accusa dell’Epa è quindi quella di aver violato le norme del Clean Air Act.

“Ricorrere a un congegno teso a eludere gli standar fissati nella legge federale è un atto illegale e una minaccia per la salute pubblica”, attacca l’agenzia, che accusa la Volkswagen di aver violato anche le norme sulla leale concorrenza. Sarà il prosieguo delle indagini a rivelare l’entità delle violazioni del gruppo di Wolfsburg. In particolare i modelli nel mirino sono tutti diesel: dalla Volkswagen Jetta, alla Beetle, alla Golf, passando per la Passat. Ma anche l’Audi 3.

Germania imbarazzata per la violazione delle norme statunitensi. Il portavoce del governo tedesco, Steffen Seibert, ai giornalisti sulla vicenda Volkswagen si è limitato a dire “No comment”.

La vicenda Volkswagen “deve essere chiarita al più presto possibile”. Lo ha affermato il vice-cancelliere tedesco e ministro dell’economia, Sigmar Gabriel, secondo quanto riferisce Bloomberg. “Il made in Germany è sinonimo di qualità a livello mondiale ed è importante fare subito chiarezza”, ha sottolineato.

Volkswagen “deve collaborare con le autorità Usa e chiarire la vicenda sulla manipolazione dei test antismog”, ha detto un portavoce del Ministero dell’Ambiente tedesco.

Mentre in giornata il colosso tedesco è andato in picchiata sul listino di Francoforte, affossata dalla vicenda Usa sulla violazione delle norme antismog. Chiude la peggiore seduta in Borsa degli ultimi sette anni con un tonfo di circa il 20%. A Francoforte il titolo della casa di Wolfsburg lascia sul campo il 18,60% a 132,20 euro per azione.

Bari, 24enne di Altamura muore dopo otto operazioni: indagati 54 medici

Bari, 24enne di Altamura muore dopo otto operazioni: indagati 54 mediciIn poche settimane ha subìto otto interventi chirurgici; in più di due mesi è stato ricoverato in cinque reparti di due diversi ospedali e alla fine del tragico “calvario”, un ragazzo di 24 anni di Altamura è morto, al momento senza un apparente perché.

E’ successo a Bari, dove ora la locale procura al fine di accertare le cause del decesso, ha aperto un’inchiesta indagando ben 54 medici che operano presso l’ospedale della Murgia di Altamura e al Policlinico di Bari per omicidio colposo. Nella giornata di martedì, il magistrato Bruna Manganelli conferirà l’incarico per l’autopsia ai medici legali Roberto Vaglio e Michele De Palma.

Il padre del ragazzo aveva presentato denuncia ai Carabinieri, affermando che il 24enne sarebbe stato dimesso dal pronto soccorso dell’ospedale di Altamura per ben due volte, il 16 e il 17 luglio, con una diagnosi di sospetta colica renale e prescrizione di antidolorifici.

Il 20 luglio, tornato per la terza volta al pronto soccorso, il giovane è stato ricoverato ad Altamura con intervento di asportazione di una cisti. Il giorno dopo, ormai in rianimazione, il ragazzo è stato sottoposto ad un altro intervento per l’asportazione di una parte dell’intestino e poi ad un altro ancora per l’asportazione della milza in necrosi.

Ma l’odissea ospedaliera non era ancora terminata. Il 10 agosto il paziente è stato trasferito al Policlinico di Bari e sottoposto nel giro di un mese ad altri cinque interventi con ricovero nei reparti di Medicina interna e Chirurgia, fino al decesso avvenuto il 14 settembre scorso. Nel registro degli indagati il pm ha iscritto 30 medici di Altamura e 24 del Policlinico, tra chirurghi e anestesisti. Tutti indagati per omicidio colposo.

Sla, positivi i risultati dei trapianti di cellule staminali. Nuove speranze per malati

Positivi primi 18 trapianti staminali su malati Sla
Cellule derivate dalle staminali a 8 settimane dal trapianto (fonte: C. Fuoco et al., EMBOpress)

Buone notizie per i malati di Sla. Sono infatti positivi i risultati dei primi 18 trapianti di cellule staminali cerebrali su malati di sclerosi laterale amiotrofica (Sla) nell’ambito della sperimentazione condotta dal professor Angelo Vescovi. Dimostrata la sicurezza del trattamento e in 3 pazienti si è avuto anche un beneficio neurologico. Nel 2016 partirà la fase 2 su 70 pazienti.

La sperimentazione, di cui si è concluse la fase I mirata a dimostrare la sicurezza del trattamento, si basa sul trapianto di cellule staminali cerebrali umane prelevate da feti abortiti spontaneamente.

Si tratta di una sperimentazione all’avanguardia nell’ambito delle terapie avanzate con cellule staminali, condotta secondo la normativa internazionale vigente e in accordo con le regole EMA (European Medicine Agency), con cellule prodotte secondo lo stretto regime GMP (Good Manufacturing Practice) certificate dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa).

I risultati, ha commentato all’Ansa il responsabile della sperimentazione clinica Angelo Vescovi, professore di biologia cellulare all’università Bicocca di Milano e direttore scientifico dell’Irccs Casa Sollievo della Sofferenza di San Pio, sono ”eccellenti. Tuttavia è ancora presto per poter parlare di una ‘cura’ contro la Sla e sono necessarie ulteriori conferme, con la fase II della sperimentazione ai nastri di partenza nel 2016 su altri 70-80 pazienti”. I risultati della fase I del trial clinico saranno presentati martedì 29 settembre in occasione di un incontro a Roma.

Bari, commando sfonda Ipercoop con escavatore e porta via cassaforte

La vetrata infranta del centro commerciale a Bari
La vetrata infranta del centro commerciale a Bari (photo da lagazzettadelmezzogiorno.it)

Un commando, forse composto da una decina di persone, utilizzando un escavatore, ha infranto una delle 5 porte scorrevoli in vetro di accesso del centro commerciale Mongolfiera di Santa Caterina, a Bari, e ha sradicato, alle 4 del mattino, la cassa continua e il bancomat della Banca Popolare di Bari  posta all’interno del centro commerciale Ipercoop.

Una strada è stata anche cosparsa da chiodi a tre punte dai rapinatori che hanno lasciato di traverso un furgone risultato rubato per impedire l’accesso alle forze dell’ordine. Non è stato quantificato il bottino, ma si suppone sia consistente dal momento che nella cassa continua sono confluiti tutti gli incassi dei negozi nel fine settimana.

Il colpo, secondo quanto si apprende, è stato studiato nei minimi dettagli. Indagano i Carabinieri

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