10 Ottobre 2024

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Caso Crocetta, chiesto giudizio immediato per giornalisti de l'Espresso

Da sinistra il giornalista de l'Espresso Piero Messina e il governatore della Regione Sicilia Rosario Crocetta
Da sinistra il giornalista de l’Espresso Piero Messina e il governatore della Regione Sicilia Rosario Crocetta

La procura di Palermo ha chiesto il giudizio immediato per Piero Messina e Maurizio Zoppi, i giornalisti dell’Espresso che, a luglio scorso, pubblicarono la notizia, poi rivelatasi falsa, di un’intercettazione in cui il medico Matteo Tutino avrebbe detto al presidente della Regione Rosario Crocetta a proposito dell’ex assessore alla Salute, Lucia Borsellino, “questa va fatta saltare come suo padre”. I due cronisti sono accusati di calunnia e di diffusione di notizie false ed esagerate.

Il fatto risale allo scorso mese di Luglio, quando il settimanale pubblicò una intercettazione che scatenò un caso politico con richieste di dimissioni per Crocetta provenienti anche dal Pd. Il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi aveva smentito più volte l’esistenza dell’intercettazione e, insieme lui, altre tre procure siciliane smentirono.

I cronisti hanno sostenuto di aver avuto la notizia da un ufficiale dei carabinieri, l’ex capo dei Nas ora in servizio in Lombardia, Mansueto Cosentino. L’ufficiale dell’Arma, interrogato dai magistrati palermitani, smentì categoricamente i due giornalisti, facendo scattare così per Piero Messina l’iscrizione per calunnia e rivelazione di notizie false mentre per Maurizio Zoppi fu addebitata solo la diffusione di notizia falsa. L’inchiesta è stata coordinata direttamente dal procuratore Lo Voi, coadiuvato dal sostituto Claudio Camilleri.

La smentita della presunta fonte, (il carabiniere), ha lasciato i cronisti con il cerino in mano. Dell’intercettazione audio non è stata trovata traccia. I giornalisti e il direttore dell’Espresso si difesero dicendo che quel tracciato esisteva ed era inserito in un fascicolo secretato di uno dei tre filoni di indagine in corso sull’ospedale Villa Sofia di Palermo. In realtà non riuscirono a dimostrae l’esistenza di un documento importantissimo per il giornale: la prova regina del dialogo tra Tutino e Crocetta in cui il primo dice al secondo che la figlia di Paolo Borsellino avrebbe dovuto fare la fine del padre.

Posato il polverone, il governatore siciliano Rosario Crocetta, ha parlato di “dossieraggi” contro di lui e ha citato il settimanale chiedendo un mega risarcimento di 10 milioni di euro per diffamazione a mezzo stampa. Poi l’ammissione in una intervista a Cruciani, de La Zanzara, che in quelle ore concitate della pubblicazione, lui, Crocetta, avrebbe pensato al suicidio.

A tre mesi di distanza arriva la richiesta di giudizio immediato per i due giornalisti. Sull’istanza della procura, il Gip dovrà pronunciarsi entro cinque giorni. L’Ordine dei giornalisti aveva anche aperto una indagine conoscitiva per eventualmente procedere ad un’azione disciplinare, censura o avvertimento, ma non si esclude che l’Ordine, in caso di condanna, possa procedere direttamente alla radiazione dall’Ordine.

Vaccini in calo, allarme di pediatri e Iss. "Oltre soglia sicurezza"

Vaccini in calo, allarme dei pediatri e dell'Iss. "Oltre soglia di sicurezza" vaccinazioni- pertosseIl calo delle coperture vaccinali in Italia è ormai “drammatico” e serve l’approvazione immediata da parte delle Regioni del nuovo Piano Nazionale Vaccini. Lo afferma il neopresidente dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), Walter Ricciardi, secondo cui siamo ormai al limite della soglia di sicurezza per evitare grandi focolai di malattie infettive.

Il fenomeno, sottolinea la Società Italiana di Pediatria, è già in atto. “Stiamo assistendo al ritorno di malattie che credevamo debellate – afferma il presidente della Sip Giovanni Corsello -. Un esempio tra tutti è la morte di bambini per pertosse, malattia che sta avendo una recrudescenza nei bambini nei primi mesi di vita, proprio per il calo della copertura vaccinale”.

“La copertura vaccinale nel nostro Paese – rileva invece Ricciardi – è al limite della soglia di sicurezza e diventa ormai improcrastinabile l’approvazione del nuovo Piano Nazionale per la Prevenzione Vaccinale proposto da Ministero della Salute, Consiglio Superiore di Sanità, Istituto Superiore di Sanità ed Agenzia Italiana del Farmaco al Tavolo di coordinamento per la prevenzione delle Regioni italiane”.

I dati dell’Istituto Superiore di Sanità pubblicati dal Ministero della Salute, si legge in una nota dell’Iss, indicano infatti un tasso di vaccinazioni al di sotto degli obiettivi minimi previsti dal precedente piano che è ‘scaduto’ nel 2014. “Scendono al di sotto del 95% le vaccinazioni per poliomielite, tetano, difterite ed epatite B e la percentuale scende ulteriormente per le vaccinazioni contro il morbillo, la parotite e la rosolia che raggiunge una copertura dell’86%, diminuendo di oltre 4 punti percentuali”.

“Questa situazione, che tende progressivamente a peggiorare – precisa il presidente dell’Iss, Walter Ricciardi -, rischia di avere gravi conseguenze sia sul piano individuale che collettivo poiché scendere sotto le soglie minime significa perdere via via la protezione della popolazione nel suo complesso e aumentare contemporaneamente il rischio che bambini non vaccinati si ammalino, che si verifichino epidemie importanti, che malattie per anni cancellate dalla protezione dei vaccini non siano riconosciute e trattate in tempo.

Per Ricciardi “E’ necessario che, a fronte dei dubbi dei cittadini, gli operatori siano in grado di far comprendere che la mancata vaccinazione crea un rischio enormemente più alto rispetto a quello temuto di eventuali effetti collaterali.

E’ inammissibile che un operatore sanitario pubblico, in scienza e coscienza, possa avanzare dubbi sull’efficacia e sull’opportunita’ dei vaccini – dichiara Riccairdi -, di un atto che ha anche un valore etico per la tutela della salute pubblica. In questo senso e’ necessaria una nuova alleanza tra medici, operatori sanitari, ricercatori e industria per evitare che il patrimonio di salute pubblica conquistato in anni di campagne vaccinali vada disperso.

Se oggi è possibile avanzare dubbi sull’opportunità di una campagna vaccinale e’ perche’ probabilmente si e’ persa la memoria storica delle epidemie e della mortalita’ infantile che prima che fossero scoperti vaccini e antibiotici falcidiavano letteralmente intere generazioni. Spetta agli operatori del Servizio Sanitario Nazionale per primi ristabilire questa memoria e difenderla dalle campagne denigratorie che mettono a rischio la salute di tutti e percio’ il valore piu’ alto del loro lavoro quotidiano”.

Vicenza, vermi nei letti degli anziani all'Ipab. Ira di Zaia

L'Ipab Salvi-Trento di Vicenza - Vermi nei letti degli anziani. Ira di Luca Zaia
L’Ipab Salvi-Trento di Vicenza

“Dalle ore 11 di oggi è attiva l’ispezione che ho disposto con urgenza”. Lo dice il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia, “particolarmente amareggiato e adirato”, dopo aver preso visione di un video di una ventina di secondi nel quale appare il piede di un anziano ricoverato all’Ipab San Camillo del capoluogo vicentino con piaghe sui talloni, adagiato su un letto con le lenzuola sporche sul quale sono presenti dei vermi.

“I fatti gravi dell’Ipab Salvi-Trento di Vicenza vanno immediatamente chiariti, avviando un’indagine seria e approfondita sulle responsabilità”. Lo dicono i sindacati confederali di Vicenza.

“Appena ho visto le immagini, ho chiesto immediatamente a Ipab e Ulss indagini per verificare la situazione”: è il commento del sindaco Achille Variati.

“È necessario che vengano svolte verifiche scrupolose sulle condizioni del servizio di assistenza ed in particolare sulla situazione igienico-sanitaria poiché nelle immagini si vedono sporcizia ed incuria – dice il sindaco -. Se l’incuria fosse confermata dalle indagini, che dovranno anche far comprendere se si sia trattato di un caso isolato o di una situazione generalizzata, ci troveremmo di fronte a una situazione inaccettabile”.

Kos, Grecia. Ancora bambini siriani morti. Ecco le foto choc che devono far vergognare più di Aylan

Un bambino siriano trovato morto sulla spiaggia di Kos - foto choc bambini siriani
Un bambino siriano trovato morto sulla spiaggia di Kos (kosnews.gr)

Ancora altri bambini annegati, ancora altre immagini choc dei loro corpicini adagiati senza vita sulla spiaggia.

Morti come Aylan e Garbin Kurdy, i due fratellini siriani annegati assieme alla madre dopo che il loro gommone si è rovesciato tra le acque che collegano la città turca Bodrum all’isola greca di Kos.

Ed è proprio sulla spiaggia di Kos che sono stati rinvenuti i cadaveri dei due bambini, probabilmente siriani.

Non è chiaro a quanto possa risalire il naufragio, nè la loro morte. Uno dei bambini aveva tra i 3 ed i 5 anni di età. l’altro forse non aveva nemmeno compiuto l’anno.

Un bimbo siriano trovato morti sulla spiaggia di Kos - - foto choc bambini sirianiIl bimbo siriano più piccolo è in avanzato stato di decomposizione ed era sulla spiaggia di un hotel, nella stessa zona dove è stato trovato il corpo dell’altro bambino siriano. Solo nell’ultimo weekend, la Guardia costiera greca ha condotto 57 operazioni nell’Egeo, salvando 1.743 migranti.

Il ritrovamento rievoca il dramma della morte di Aylan e del fratellino Garbin, le cui foto hanno fatto il giro del mondo suscitando sdegno e commozione. Difficile conoscere la sorte dei genitori dei bambini. Le autorità greche sperano che qualcuno possa identificare i bambini siriani per dargli degna sepoltura.

Le immagini choc di questi bambini siriani serviranno questa volta a suscitare, oltre che sdegno, una vibrata reazione dell’Ue contro i trafficanti di esseri umani?

Mesola (Ferrara). Non accettava divorzio. Uomo uccide la figlia e si suicida

La villetta di via Alfonso II d'Este a Mesola dove è stata scoperta la tragedia
La villetta di via Alfonso II d’Este a Mesola dove è stata scoperta la tragedia

Non accettava la separazione con la moglie e che l’unica figlia andasse a vivere con la donna. Sarebbe questo il movente che ha spinto un uomo di 50 anni a uccidere prima la figlia 21enne e poi si è suicidato con una pistola detenuta regolarmente per uso sportivo. Il dramma familiare è avvenuto a Mesola, piccolo centro in provincia di Ferrara.

Da quanto appreso, al momento la moglie sembra sia all’estero, in Marocco. A dare l’allarme alcuni parenti che non avevano notizie da giorni. I Carabinieri e i vigili del Fuoco stamattina intorno alle 10.30 hanno dovuto sfondare la porta in una delle villetta a schiera di via Alfonso II d’Este a Mesola, e hanno fatto la tragica scoperta. I corpi erano in un lago di sangue.

Sulla vicenda indagano i carabinieri della compagnia di Comacchio. La famiglia sarebbe di origine nord africana, ma residente a Mesola da anni, perfettamente integrata e regolare. L’omicidio-suicidio potrebbe risalire a domenica 4. L’uomo era un autista di camion, mentre la figlia una studentessa universitaria.

L’ipotesi al momento più seguita è quella di una tragedia generata da un raptus omicida maturato in contesto di forte depressione per via della separazione dalla donna, e l’idea che la figlia seguisse la madre ha fatto scattare in lui la molla omicida-suicida.

Greta e Vanessa. Aleppo: "Pagato riscatto di 11 milioni". Bufera sul governo che negò

Greta Ramelli e Vanessa Marzullo le due ragazze rapite e liberate grazie al pagamento di un riscatto di 11 milioni di euro, dicono fonti giudiziarie di Aleppo, Siria - vicenda Greta e Vanessa
Greta Ramelli e Vanessa Marzullo le due ragazze rapite e liberate grazie al pagamento di un riscatto di 11 milioni di euro, dicono fonti giudiziarie di Aleppo, Siria (Ansa/Percossi)

11 milioni di riscatto per Greta e Vanessa. Molti lo sospettarono, adesso ci sarebbe conferma ufficiale da fonti attendibili. E cioè che per il rilascio di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due ragazze italiane “rapite” in Siria lo scorso anno, sarebbe stato pagato un riscatto di circa 11 milioni di euro.

A confermarlo fonti giudiziarie di Aleppo, secondo cui una delle persone coinvolte nel negoziato è stata condannata per essersi intascata circa metà del riscatto. Il “tribunale islamico” del Movimento Nureddin Zenki, una delle milizie già indicata come coinvolta nel sequestro, ha condannato Hussam Atrash, descritto come uno dei signori della guerra locali, capo del gruppo Ansar al Islam.

L’ipotesi del riscatto è sempre stata negata con ostinazione dal governo italiano, ma media e opinione pubblica non hanno mai creduto che le due Greta e Vanessa siano state rilasciate grazie alla “generosità dei rapitori”. Anche le ragazze hanno sempre negato di essere a conoscenza del pagamento di un riscatto per loro conto.

Secondo le fonti di Aleppo, nei giorni concitati del rapimento di Greta e Vanessa, intermediari italiani sarebbero volati in incognita in Siria per consegnare il denaro ai rapitori, tra cui Atrash, il negoziatore condannato con l’accusa di essersi intascato mezzo malloppo.

L’Agenzia Ansa afferma di aver ricevuto una copia digitale del testo della condanna emessa il 2 ottobre scorso dal tribunale Qasimiya del movimento Zenki nella provincia di Atareb.

Secondo la condanna, Atrash, basato ad Abzimo, la località dove scomparvero Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, si è intascato 5 dei 12 milioni e mezzo di dollari, equivalenti a poco più di 11 milioni di euro. I restanti 7 milioni e mezzo – affermano fonti di Atareb interpellate dall’Ansa telefonicamente – sono stati divisi tra i restanti signori della guerra locali.

Adesso la patata abbastanza bollente è in mano al governo Renzi. Tocca all’esecutivo spiegare in Parlamento quella che la stampa ha definito “colossale menzogna” su Greta e Vanessa. Come, dove e perché ha pagato il riscatto e soprattutto da dove il governo Renzi ha preso i soldi per foraggiare gruppi islamisti in Siria. Mesi fa su alcuni organi di stampa si malignò pure sul fatto che le due ragazze italiane sarebbero state “vicine” ai rapitori. Una ipotesi che finora pare non abbia trovato riscontri. (modificato 5-10-2015, ore 19:40)

Papa Francesco ai vescovi: "Sinodo non è il Parlamento che fa compromessi"

Papa Francesco introduce il Sinodo sulla Famiglia 2015
Papa Francesco introduce il Sinodo sulla Famiglia 2015

“Vorrei ricordare che il Sinodo non è un convegno o un “parlatorio”, non è un parlamento o un senato, dove ci si mette d’accordo”, e si scende a compromessi. Lo ha detto Papa Francesco aprendo i lavori del sinodo sulla Famiglia.

“Il Sinodo – spiega il Santo Padre – è un’espressione ecclesiale, cioè è la Chiesa che cammina insieme per leggere la realtà con gli occhi della fede e con il cuore di Dio; è la Chiesa che si interroga sulla sua fedeltà al deposito della fede, che per essa non rappresenta un museo da guardare e nemmeno solo da salvaguardare, ma è una fonte viva alla quale la Chiesa si disseta per dissetare e illuminare il deposito della vita”.

Papa Bergoglio ricorda che il Sinodo è “lo spazio dell’azione dello Spirito Santo”, un luogo di “coraggio apostolico”, “umiltà evangelica” e “orazione fiduciosa”, dice davanti ai vescovi. Per tornare poi a ribadire ciò che aveva detto in premessa nel suo discorso di introduzione al Sinodo della Famiglia 2015.

Ossia, che “il Sinodo non è un parlamento, dove per raggiungere un consenso o un accordo comune si occorre al negoziato, al patteggiamento o ai compromessi, ma l’unico metodo del Sinodo è quello di aprirsi allo Spirito Santo, con coraggio apostolico, con umiltà evangelica e con orazione fiduciosa; affinché sia Lui a guidarci, a illuminarci e a farci mettere davanti agli occhi non i nostri pareri personali, ma la fede in Dio, la fedeltà al magistero, il bene della Chiesa e la salus animarum”.

VIDEO DIRETTA SINODO SULLA FAMIGLIA 2015

Ieri, il pontefice aveva evidenziato che “una Chiesa con le porte chiuse tradisce se stessa e la sua missione, e invece di essere un ponte diventa una barriera”.

Nessun cenno esplicito né ieri né oggi al monsignore che aveva ammesso di essere gay ed è stato rimosso da tutti gli incarichi in seno al Vaticano, ma Papa Francesco ha però sottolineato che “l’uomo che sbaglia deve essere sempre compreso e amato”, e “la Chiesa deve cercarlo, accoglierlo, accompagnarlo”. Un messaggio evidentemente rivolto anche al prete che ha fatto outing. 

Bologna, lo scontro mortale sulla Porrettana provocato da ubriaco recidivo

La statale Porrettana all'altezza di Lovoleto di Granarolo, Bologna, su cui è avvenuto l'incidente mortale
La statale Porrettana all’altezza di Lovoleto di Granarolo, Bologna, su cui è avvenuto l’incidente mortale (Street View)

Incidente mortale nel Bolognese. Due persone sono morte e due sono rimaste ferite in un grave incidente stradale avvenuto verso le 22.30 di ieri a Lovoleto di Granarolo, sulla statale Porrettana, in provincia di Bologna.

Le vittime, che viaggiavano su una Fiat Panda, sono un uomo e una donna di 59 e 58 anni. Nello scontro, che ha coinvolto una Honda Accord, sono rimasti ferite anche altre due persone di 42 e 56 anni. Trasportati d’urgenza all’ospedale Maggiore di Bologna, le loro condizioni sono di media gravità.

Sul posto, oltre al 118, sono intervenuti i Vigili del Fuoco per estrarre le vittime dall’abitacolo. I Carabinieri hanno effettuato i rilievi per accertare le cause dell’incidente.

Da quanto emerso dagli accertamenti clinici sui conducenti, il 42enne alla guida dell’Honda avrebbe avuto un tasso alcolico di 2,7 g/l, più di cinque volte il limite.

Il 42enne, italiano, presunto recidivo, con una condanna per guida in stato di ebbrezza del 2005, era alla guida della sua Honda quando, nei pressi di una semicurva sulla Porrettana, si è schiantata frontalmente contro la Panda su cui viaggiavano le due vittime. (modifica: 5-10-2015, ore 22:08)

Omicidio Pierluigi Tartari, catturato "Uber", il capo croato che prelevava. VIDEO/FOTO

Da sinistra Costantin Fiti e Patrik Ruszo presunti responsabili dell'omicidio Tartari (foto Polizia di Stato - Ferrara)
Da sinistra Costantin Fiti e Patrik Ruszo presunti responsabili dell’omicidio Tartari (foto Polizia di Stato – Questura di Ferrara)

La Polizia di Stato ha arrestato il presunto capo della banda accusata del sequestro, della rapina conclusa con l’omicidio di Pierluigi Tartari, il 73enne scomparso il 9 settembre scorso da Aguscello (Ferrara) e ritrovato massacrato a morte il 25 settembre in un casolare abbandonato nei pressi nella locale casa circondariale di via Arginone a Ferrara.

Finisce così la latitanza di Ivan Pajdek, croato di 51 anni, noto come “Uber”. Il presunto bandito è stato arrestato in Slovacchia, suo paese d’origine, dove si era rifugiato a casa della compagna.

Per il crimine di Pierluigi Tartari erano stati già arrestati gli slovacchi Patrik Ruszo e Costantin Fiti, entrambi poco più che ventenni. Proprio Ruszo, una volta individuato e fermato aveva indicato il luogo dove era stato lasciato il corpo di Pierluigi Tartari.

Gli agenti della Polizia di Ferrara si recarono sul posto ma fecero fatica poiché la vecchia e fatiscente cascina era impenetrabile. Lo hanno trovato in avanzato stato di decomposizione, che fa presumere che l’uomo sia stato ucciso il giorno stesso del sequestro e della rapina.

La vittima Pierluigi Tartari, 73 anni era scomparso da Aguscello (Ferrara) il 9 settembre scorso. Ritrovato cadavere venerdi notte
La vittima Pierluigi Tartari, 73 anni era scomparso da Aguscello (Ferrara) il 9 settembre scorso. Ritrovato cadavere venerdi notte 25/26 settembre 2015

Poi la confessione piena rilasciata agli inquirenti. Sarebbe stato lui “insieme ad altri” l’autore materiale dei colpi mortali al povero pensionato. “L’ho ucciso con altri, il corpo lo abbiamo abbandonato (in un casolare) in campagna”, ha detto il presunto killer alla Polizia.

Ruzso è stato catturato sul treno Bologna Venezia. Ha svelato i dettagli raccapriccianti del sequestro, della rapina e dell’omicidio. Ha detto agli investigatori che non ha agito da solo ma con altri cui la Questura di Ferrara sta dando la caccia.

Il croato Ivan Pajdek detto Uber presunto capobanda dell'omicidio di Pierluigi Tartari sequestrato e ucciso a Aguscello (Ferrara)
Il croato Ivan Pajdek detto Uber presunto capobanda dell’omicidio di Pierluigi Tartari sequestrato e ucciso a Aguscello (Ferrara)

Si cercano altri della banda. Il cerchio si è chiuso attorno a tre persone, tra cui appunto Ivan Pajdek, alias Uber, croato 50enne anni, il capo del gruppo criminale catturato in Slavacchia in queste ore.

La Questura di Ferrara ha diffuso un video delle telecamere di sorveglianza di banche mentre il presunto capo della gang che ha ucciso Pierluigi Tartari preleva col suo bancomat.

VIDEO DI “UBER” MENTRE PRELEVAVA COL BANCOMA DI TARTARI

Non è escluso che il criminale croato, dopo aver estorto con la forza il Pin al pensionato, abbia ordinato ai complici di tenerlo in vita fin quanto provasse che il codice segreto fosse valido. Una volta accertato questo, è presumibile che abbia dato l’ordine di ucciderlo e abbandonarlo presso il casolare.

Martellago, (Ve). Pirata senza patente uccide pensionato. Presa

Auto pirata Martellago L'auto pirata chiusa nel garage a Martellago Venezia
Auto pirata Martellago L’auto pirata chiusa nel garage a Martellago Venezia (Ansa)

Un uomo di 79 anni, Gino Stevanato, stava attraversando la strada sulle strisce con il suo cane, domenica mattina a Martellago, provincia di Venezia, ma un’auto pirata ad alta velocità l’ha falciato uccidendolo sul colpo.

Sul posto a Martellago sono giunti i Carabinieri e i soccorritori del 118 che hanno provato a rianimare Gino Stevanato ma non c’è stato nulla da fare.

Il pirata, a bordo di un suv, si è dato subito alla fuga cercando di scamparla, ma i Carabinieri l’hanno rintracciato e arrestato. Si tratta di una donna, Alina Matei, 25 anni, di nazionalità romena.

I militari dell’Arma durante gli accertamenti scopriranno che alla donna era stata sospesa la patente di guida. Gli esami tossicologici diranno se la ragazza era in stato di ebrezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti.

Martellago, Venezia, donna senza patente investe e uccide pensionato. Arrestata (Ansa)
Il luogo dell’incidente a Martellago (Ansa)

Dopo l’investimento a Martellago e la fuga, Alina Matei aveva chiuso l’auto in garage e si era barricata in casa, a Noale, nel Veneziano. Ma è stata individuata e arrestata dai Carabinieri. Dovrà rispondere di due gravi reati: omicidio colposo e omissione di soccorso. Il suv è completamente ammaccato nella parte anteriore.

Palermo sott'assedio criminale: due agguati in poche ore. E' allarme sicurezza

Il luogo in via Conciliazione dove è stato ucciso Salvatore Sciacchitano - Omicidio in quartiere Falsomiele a Palermo
Il luogo in via Conciliazione dove è stato ucciso Salvatore Sciacchitano nel riquadro

Due agguati in poche ore a Palermo. Un uomo gambizzato, l’altro ucciso. Il primo è avvenuto in via dell’Allodola, dove 32enne, Luigi Cona, titolare della rosticceria il Bocconcino, è stato colpito alle gambe con diversi colpi di pistola da due banditi in sella ad uno scoorer.

L’altro agguato, questa volta mortale, sabato sera verso le 19.30 in via della Conciliazione, sempre a Palermo. A cadere sotto i colpi dei sicari è Salvatore Sciacchitano, 29 anni. L’uomo si trovava tra il Punto Snai e la rosticceria Ganci in via della Conciliazione, una traversa di via Oreto. Stessa area dove è avvenuta la gambizzazione di Luigi Cona e dove meno di un mese fa è avvenuto un altro omicidio.

Pare ci sia anche un ferito. Testimoni ascoltati dagli inquirenti, in classico stile omertoso, non avrebbero risposto alle domande. Interrogati anche parenti della vittima, per acquisire elementi utili alle indagini.

Indagini serrate dei Carabinieri che cercano di capire le dinamiche dei due fatti di sangue e in ogni caso la recrudescenza criminale che sta vivendo la città negli ultimi tempi. Si cerca di acquisire le registrazioni delle telecamere di sorveglianza. Per gli investigatori i due fatti di Luigi Cona e Salvatore Sciacchitano, avvenuti nel quartiere Falsomiele – zona ad elevata incidenza criminale e grosso centro per lo spaccio di droga- sarebbero strettamente collegati.

I Carabinieri, coordinati dal pm Luca Battinieri, stanno ricostruendo il movente dei due gravi episodi di sangue. I militari dell’Arma non escludono nessuna pista, sebbene quella criminale nell’ambito di un regolamento di conto resta la più battuta. Intanto, il sindacato di Polizia Consap, per bocca del segretario palermitano, Igor Gelarda, lamenta i troppi episodi criminali e invoca più uomini e mezzi.

Renzi va in Rai e torna l'incubo del canone in bolletta

Matteo Renzi a In Mezz'ora torna incubo del canone in bolletta
Matteo Renzi a In Mezz’ora (Ansa/Onorati)

Sconti Ires, sul canone Rai, crescita e Verdini. Il premier Matteo Renzi a “In mezz’ora” delinea i contorni della legge di stabilità e parla degli scenari economici italiani ma, il giorno dopo l’ok ai primi articoli delle riforme parla anche dell’apporto dei senatori verdinani. Ecco quello che ha detto il presidente del Consiglio dalla Annunziata.

Torna l’incubo del canone in bolletta – “In legge di stabilità riduciamo il canone Rai e contemporaneamente diciamo che lo devono pagare tutti attraverso un meccanismo” che potrebbe essere quello del pagamento in bolletta. “Oggi costa 113 euro, il prossimo anno costerà 100 euro. Chi è onesto e paga, paga meno”. Il canone in bolletta per molte parti politiche è una “forzatura” su cui il governo aveva già tentato un “blitz” nei mesi scorsi, ma poi l’idea si era arenata per le vive proteste delle associazioni dei consumatori e delle opposizioni.

Gli  interrogativi senza risposta: ad esempio non sarebbero ancora chiari alcuni punti. E cioè, se il canone Rai è una tassa sul “possesso della Tv”, perché se una famiglia possiede tre Tv non deve pagare la tassa anche per gli altri due televisori come l’assicurazione o bollo per due o tre auto? Il canone Rai è una tassa forfetaria?

Altro punto importante: non è affatto chiaro se la ripartizione “dell’odioso canone Rai” avviene in quote anche per emittenti private, come Mediaset. Per molti oppositori, all’idea del canone in bolletta, “cavillo incostituzionale”, c’è il timore che ogni emergenza od ogni tassa, alla bisogna, possa essere inserita in bolletta dell’energia elettrica, il cui costo è stato già aumentato. Una tassa, il canone Rai, da molti definita illegittima, che comunque andrebbe a colpire le fasce deboli già oberate dei tributi locali. C’era pure stato pure un parere della Commissione Ue. Parere positivo sulla legittimità della legge, ma che non è assolutamente vincolante.

Pil arriverà all’uno per cento – La stima di crescita del Pil – secondo Renzi – è stata rivista al rialzo ma “secondo me arriverà all’1%”.

Dal 2016 taglio dell’Ires – “Il prossimo anno ci sarà anche, a dispetto delle aspettative, un intervento significativo sul lavoro, di riduzione delle tasse per le imprese. Volevo portarlo nel 2017, credo che riusciremo ad anticiparlo almeno in parte al 2016”.

Rientro dei capitali – Il premier fatto anche delle stime sul rientro dei capitali e spiegato come verranno usate queste coperture nella stabilità. “Il primo miliardo e mezzo è già entrato con la voluntary disclosure (collaborazione volontaria). Sul prossimo anno saremo molto prudenti nella legge di stabilità, metteremo poco: 2-2,5 miliardi. Ma sono convinto che dalla Svizzera arriverà una cifra intorno ai 5 miliardi”. “Con il collegato alla legge di stabilità – ha detto ancora – ci saranno mille poltrone tagliate ma non ci saranno tagli alla sanità”.

Verdiniani? Chi vota riforma aiuta l’Italia – “Sulle riforme – dice il presidente del Consiglio – credo che ci sia un gruppo di persone che fa una scelta utile per l’Italia. Chi appoggia le riforme aiuta l’Italia”. “I senatori che stanno con Verdini le riforme le avevano già votate: l’incoerenza non è di chi sta votando le riforme ma di chi ha cambiato idea”.

Non è più il tempo dei furbetti – Ma per tradurre questi annunci in atti concreti, c’è bisogno della collaborazione di tutti. “Le tasse le abbassiamo e le pagano tutti e chi è onesto paga meno: in Italia è finito il tempo dei furbi”.

Nubifragio Costa Azzurra, sono ripartiti gli italiani dell'Unitalsi bloccati sui treni.

Nubifragio in Costa Azzurra, Linee ferroviarie inagibili (Unitalsi/Twitter)
Nubifragio in Costa Azzurra, Linee ferroviarie inagibili (Unitalsi/Twitter)Cinque “treni bianchi” dell’Unitalsi, con a bordo circa 2.500 italiani reduci da un pellegrinaggio a Lourdes, sono bloccati da ore lungo la linea ferroviaria Francia-Italia, nell’area dove la notte scorsa si è scatenato un violento nubifragio.

Sono tutti ripartiti i treni dei pellegrini dell’Unitalsi bloccati in Costa Azzurra, Francia, a causa del maltempo. Sono oltre 2.500 e suddivisi in cinque treni. Raggiungeranno le loro destinazioni in fortissimo ritardo, ma sono in viaggio.

I pellegrini stanno bene, la preoccupazione e la tensione non sono mancate durante le interminabili ore di attesa a Marsiglia e Tolone. Tra i viaggiatori dell’Unitalsi c’erano infatti numerosi malati, alcuni in lettiga, e disabili.

I treni Unitalsi stavano rientrando in Italia dopo il pellegrinaggio nazionale a Lourdes dal 28 settembre al 3 ottobre. I vettori che si sono fermati sono quelli delle sezioni marchigiana, pugliese, calabrese, siciliana orientale ed emiliana.

Erano bloccati a Cannes quello delle Marche, a Tolone quelli della Sicilia e della Calabria. La presidenza nazionale dell’Unitalsi ha attivato una task-force a Roma e Lourdes per raggiungere con macchine e pulmini i treni soprattutto per potere portare ai pellegrini i generi di prima necessità: acqua, cibo e coperte.

nubifragio Costa Azzurra pellegrini Unitalsi bloccati sui treni
Pellegrini Unitalsi bloccati sui treni in Francia (Unitalsi/Twitter)

Attivi anche Croce rossa e Protezione civile francese che stanno assistendo i pellegrini fermi da ore a causa dell’alluvione in CostaAzzurra.

“I pellegrini sono preoccupati ma illesi”, ha detto il presidente dell’Unitalsi Salvatore Pagliuca. “Gli ammalati sono assistiti ed il loro viaggio sta durando più di 15 ore, e grazie al servizio di tutti volontari a bordo la situazione è sotto controllo”.

“Il disastro è stato grande, con il crollo di ponti e l’interruzione delle linee ferroviarie. Siamo stati in contatto tutta la notte sia da Roma sia da Lourdes con i referenti dei diversi treni unitalsiani.

La situazione è sotto controllo e grazie alla presenza dei nostri volontari i pellegrini sui treni stanno vivendo questo momento di disagio con grande serenità”, racconta il presidente nazionale dell’Unitalsi. “Nelle cappelle allestite su ogni treno si sta pregando per le vittime dell’alluvione e per il Santo Padre che apre il Sinodo dei Vescovi per la Famiglia”.

Nubifragio Costa Azzurra Roulotte capovolte dalla furia dell'acqua
Nubifragio Costa Azzurra Roulotte capovolte dalla furia dell’acqua

I malati sono scesi dai treni per un passeggiata, per un canto o per un girotondo. In particolare alla stazione di Tolone, i volontari dell’Unitasi hanno accompagnato a terra i ragazzi disabili per permettere loro di abbassare la tensione.

“Siamo fermi ad Arles dalle 23 di ieri sera e dovremmo ripartire via Modanne per l’Italia da un momento all’altro: ma non capisco perché il treno continua a rimanere fermo”, domanda Ugo Bogotto, giornalista e operatore Unitalsi. “In questo treno – spiega Bogotto – siamo circa in 500: 150 dal Piemonte e il resto dall’Emilia Romagna. Non ci sono malati gravi e al momento va tutto bene. Abbiamo viveri per ora, ma problemi potrebbero esserci se le ore di attesa dovessero prolungarsi troppo”.

Torino, scontro frontale all'alba. 3 morti carbonizzati: due giovani e un agente penitenziario

Torino, scontro frontale all'alba. 3 morti carbonizzati: due giovani e un agente Mattia Battilomo
Il luogo dell’incidente frontale tra due auto dove sono morte tre persone sulla Torino – Ceresole (Ansa/Bucci)

Tragico schianto frontale all’alba fra due auto nel Torinese. Drammatico il bilancio: 3 morti carbonizzati e un ferito in gravissime condizioni.

L’incidente è avvenuto al chilometro 4 della Sp460 Torino-Ceresole, tra Leinì e Lombardore.

Una delle vittime è Mattia Battilomo, agente della Polizia penitenziaria. Aveva 29 anni, originario di Sessa Aurunca (Caserta), sposato e padre di un bimbo di nove mesi. L’uomo viaggiava a bordo di una Fiat Punto con un collega, ferito in modo grave e ricoverato all’ospedale di Ciriè. Entrambi erano sulla corsia di marcia in direzione Rivarolo. Si stavano recando al lavoro.

L’auto di Mattia Battilomo ha preso fuoco dopo essersi scontrata con una Grande Punto proveniente da Torino. Quest’ultima, sulla quale viaggiavano le altre due giovani vittime, è andata completamente distrutta e ha preso anch’essa fuoco.

I resti delle due Punto sulla Sp460 Ceresole Torino
I resti delle due Punto sulla Sp460 Ceresole Torino

Sul luogo dell’incidente sono intervenuti gli agenti della Polizia stradale di Chivasso e i vigili del fuoco di Torino. Chiamati pure i soccorritori del 118, che però hanno potuto fare ben poco. I tre sono morti sul colpo dopo il violentissimo impatto e poi finiti dalle fiamme.

La Polizia ha proceduto a fare i rilievi del grave incidente dove sono morti i due giovani e l’agente Mattia Battilomo. Sono in corso accertamenti per accertare la dinamica del frontale. Secondo una prima ricostruzione, una delle due auto sarebbe sbandata e avrebbe invaso la carreggiata opposta.

Francia, alluvione in Costa Azzurra. 17 morti e 4 dispersi. FOTO/VIDEO

Francia, violento nubifragio sulle Alpi marittime. 13 morti e dispersi in Costa AzzurraCOSTA AZZURRA (FRANCIA) – Diciassette morti e quattro dispersi nelle inondazioni in Costa Azzurra: è il nuovo drammatico bilancio delle inondazioni in Costa Azzurra. Le forze dell’ordine e la Croix Rouge stanno cercando tre dispersi nella zona di Mandelieu La Napoule.

Una tromba d’aria con piogge torrenziali si è abbattuta ieri sera fino a dopo la mezzanotte su tutta la regione, fino Nizza e Cannes, inondando anche la celebre Promenade des Anglais. Al momento – mentre il sole è tornato sulla Costa azzurra – 35.000 case restano senza elettricità e la rete ferroviaria risulta ancora bloccata in diversi punti. Una quindicina i treni fermati e costretti a trascorrere la notte sul posto con tutti i passeggeri all’interno. Alla stazione di Nizza sono stati accolti oltre 500 turisti.

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Tre anziani sono annegati quando la loro casa di riposo vicino ad Antibes è stata inondata dall’acqua dell’alluvione. Altre cinque persone, a quanto viene riferito, sono morte dopo essere rimaste in trappola mentre cercavano di parcheggiare la propria auto in un luogo riparato. Secondo le autorità francesi, al momento vi sono anche alcuni dispersi, sei, e diversi feriti.

La Costa Azzurra è la parte più colpita con smottamenti, strade trasformate in fiumi in piena, negozi e case basse allagati, auto sommerse da fango e detriti, torrenti esondati. La paura è ancora tanta. Le autorità invitano a non uscire di casa dopo un nubifragio che in Costa Azzurra sembra non avere precedenti recenti.

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Il presidente francese Francois Hollande ha ringraziato i soccorritori esprimendo la “solidarietà” di tutta nazione. La città di Nizza si stima abbia ricevuto il 10 % delle precipitazioni medie annuali in due soli giorni. Il fiume Brague è straripato, inondando le città vicine.

Le immagini postate sui social media sono eloquenti. In uno stadio durante una partita di calcio dalle copertura degli spalti scendono cascate.

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Apprensione tra i tifosi che sono saliti sulla parte superiore delle gradinate. Poi la partita è stata “forzatamente” sospesa. Sulle strade di Cannes l’acqua ha raggiunto il mezzo metro, non di meno a Nizza e in tutta la Costa Azzurra.

“Alcune auto sono finite in mare “, ha detto il sindaco Davis Lisnard. “Abbiamo salvato molte persone e ora dobbiamo essere vigili contro i saccheggi “. L’autostrada principale che attraversa la zona è stata chiusa, i treni si sono fermati e centinaia di turisti hanno cercato riparo nella notte all’aeroporto di Nizza. Oltre 35mila case sono senza elettricità. I danni si stimano in decine di milioni di euro, al momento. (modificato il 5 ottobre 2015)

Cosenza, lite con sparatoria in famiglia. Arrestati padre e figlio

Cosenza, lite con sparatoria in famiglia. Arrestati padre e figlio Francesco e Mario SibarelliPrima lui spara al fratello colpendolo al ginocchio e poi il figlio tenta di investire lo zio ferito mentre questo cerca di raggiungere la sua auto.

I due aggressori, Francesco e Mario Sibarelli, rispettivamente di 59 e 24 anni, sono stati arrestati dai Carabinieri a Cassano all’Ionio per tentato omicidio.

La lite con la sparatoria era avvenuta il 23 settembre scorso, mentre oggi è stata eseguita l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Castrovillari (Cosenza).

La sparatoria sarebbe avvenuta al termine di una lite originata da futili motivi inerenti la gestione delle proprietà fondiarie di famiglia. La vittima, fratello di Francesco Sibarelli, è un imprenditore di 47 anni ed è rimasto ferito al ginocchio con colpi da arma da fuoco. Ne avrà per qualche settimana.

Calatabiano (Catania), omicidio Ruccella. Si costituisce il killer. Ha confessato Paolo Cartelli

Calatabiano (Catania), donna uccisa in casa per rapina - morta Amalia Ruccella
I carabinieri hanno fermato il presunto omicida della donna di 75 anni, Amalia Ruccella, assassinata ieri nella sua abitazione a Calatabiano, nel Catanese.

Si tratta di Paolo Cartelli, 36 anni. L’uomo ha confessato il delitto e si è costituito. Secondo l’indagato l’omicidio non sarebbe stato volontario e premeditato: avrebbe reagito durante una lite per un credito, di lieve entità, che sostiene vantare nei confronti della donna. (aggiornato 4 ottobre 2015 ore 23:58)

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Una donna di settantacinque anni, Amalia Ruccella, è stata uccisa con un colpo di bottiglia alla testa da un ladro sorpreso a rubare nella sua abitazione, nel centro di Calatabiano, in provincia di Catania.

La donna pare avesse ritirato stamattina la sua pensione. Trasportata con un elicottero del 118 nell’ospedale Cannizzaro di Catania è deceduta appena dopo il ricovero. Sul posto per le indagini i Carabinieri della compagnia di Giarre, del Ris di Messina e del reparto operativo di Catania. E’ caccia all’assassino.

Secondo una prima ricostruzione, sembrerebbe che il killer rapinatore fosse già in casa ad attendere l’anziana donna. Amalia Ruccella vedendolo, avrebbe reagito urlando e l’omicida l’ha colpita ripetutamente con una bottiglia in testa. L’aggressore è poi fuggito con i soldi sottratti dalla borsa. Sono in corso accertamenti per capire se vi sono effrazioni a porte e finestre e se mancano altri oggetti di valore.

Altra ipotesi che non si esclude, è che il killer avrebbe pedinato la vittima fino all’abitazione per poi barricarsi e rapinare Amalia Ruccella. Alle urla dell’anziana l’ha colpita a morte per zittirla ed è fuggito con la refurtiva.

Sacerdote rivela di essere gay. Ira del Vaticano. Lui: "Non sono il solo"

Monsignor Krysztof Charamsa, 43 anni, il teologo che ha ammesso di essere gay. alle spalle il compagno Eduard
Monsignor Krysztof Charamsa, 43 anni, il teologo che ha ammesso di essere gay. alle spalle il compagno (Ansa/Del Castillo)

Non bastava la Chiesa invasa da pedofili, corvi e preti sposati. Le diatribe interne al Clero senza fine (Il libro “Via col vento in Vaticano” rivelò molto…) Di tutto e di più. L’avvento di Papa Francesco dopo l’era Ratzinger, dimessosi dopo essersi “stufato” di tutti questi “scandali”, pare non abbia sortito gli effetti sperati per una “Chiesa normale”.

A una settimana dalla fine del viaggio di Papa Francesco negli Usa, dove ha ribadito l’importanza della famiglia fondata tra uomo e donna, ecco un sacerdote teologo che esce allo scoperto e si dichiara gay a due giorni dal Sinodo sulla Famiglia, appuntamento importante che vuole proprio ribadire la centralità della Famiglia che ruota, come natura vuole, attorno al maschio e alla femmina, capace di procreare come avviene da secoli e millenni in tutte le società esistite.

Tutto ha avuto inizio con un’intervista sul Corriere della Sera in cui il teologo Krzysztof Charamsa, 43 anni, polacco, ha dichiarato: “Voglio che la Chiesa e la mia comunità sappiano chi sono: un sacerdote omosessuale, felice e orgoglioso della propria identità. Ho un compagno. Sono pronto a pagarne le conseguenze, ma è il momento che la Chiesa apra gli occhi di fronte ai gay credenti e capisca che la soluzione che propone loro, l’astinenza totale dalla vita d’amore, è disumana. Vorrei con la mia storia scuotere un po’ la coscienza di questa mia Chiesa. Al Santo Padre rivelerò personalmente la mia identità con una lettera”.

Charamsa è ufficiale della Congregazione per la Dottrina della Fede e segretario aggiunto della Commissione Teologica Internazionale vaticana, oltre che docente alla Pontificia Università Gregoriana e al Pontificio Ateneo Regina Apostolorum. Molto attivo sui social network, da twitter a linkedin, il teologo gay ha anche un suo blog, attivato alla fine di questo mese agosto.

Immediata e dura la presa di posizione del Vaticano. “Monsignor Charamsa non potrà continuare a svolgere i compiti precedenti presso la Congregazione per Ddottrina della Fede e le università pontificie, mentre gli altri aspetti della sua situazione sono di competenza del suo Ordinario diocesano”, ha detto il portavoce della Santa Sede padre Federico Lombardi. “La scelta di operare una manifestazione così clamorosa alla vigilia del sinodo – ha aggiunto Lombardi – appare molto grave e non responsabile, poiché mira a sottoporre l’assemblea sinodale a una indebita pressione mediatica”.

Il teologo, invece, spiega di parlare alla vigilia di questo appuntamento proprio perché “vorrei dire al Sinodo che l’amore omosessuale è un amore che ha bisogno della famiglia. Ogni persona, anche i gay, le lesbiche o i transessuali, porta nel cuore un desiderio di amore e familiarità”. Charamsa definisce Papa Francesco “fantastico” perchè “ci ha fatto riscoprire la bellezza del dialogo, non dialogavamo. Ora il Sinodo sulla Famiglia sia davvero di tutte le famiglie e nessuna sia esclusa”.

Monsignor Krysztof Charamsa, dopo la reazione del Vaticano all’intervista, non è apparso per nulla “intimorito” e anzi ha rilanciato: “Dedico il mio coming out ai tantissimi sacerdoti omosessuali che non hanno la forza di uscire dall’armadio”. E alla domanda se ci siano “tantissimi” gay anche in Vaticano ha annuito, commentando: “In ogni società di soli uomini ci sono più gay che nel mondo come tale”.

Poi Krysztof Charamsa ha detto di dover “parlare di ciò che ho subito al Sant’Uffizio, che è il cuore dell’omofobia della Chiesa cattolica, un’omofobia esasperata e paranoica”. E sull’annunciata sospensione dagli incarichi ha replicato semplicemente: “Cercherò lavoro”. Tuttavia il prelato aggiunge che “è pronto per la stampa, in italiano e in polacco, un libro in cui metto la mia esperienza a nudo”.

Sulle ragioni del suo coming out, ha spiegato che “arriva un giorno che qualcosa si rompe dentro di te, non ne puoi più. Da solo mi sarei perso nell’incubo della mia omosessualità negata, ma Dio non ci lascia mai soli. E credo che mi abbia portato a fare ora questa scelta esistenziale così forte, forte per le sue conseguenze, ma dovrebbe essere la più semplice per ogni omosessuale, la premessa per vivere coerentemente, perché – aggiunge – siamo già in ritardo e non è possibile aspettare altri cinquant’anni”.

Un ruolo anche di “sofferenza” per il teologo cui più di qualcuno esprime opinioni di dissenso sui social: “Avrebbe potuto scegliere benissimo di continuare la sua vita omosessuale fuori dalla Chiesa: bastava dimettersi”. “E’ sicuramente uno dei tanti infiltrati che ci sono nella Chiesa che la minano dall’interno per distruggerla”, dice una ragazza mentre un uomo afferma che “il fatto di uscire allo scoperto a due giorni dal Sinodo sulla Famiglia è il chiaro tentativo di confondere il messaggio netto di Papa Francesco sulla Famiglia naturale”.

Afghanistan, raid Usa colpisce per errore campo Msf. Bilancio sale a 20 morti

Afghanistan, raid Usa colpisce per errore campo MsfE’ di almeno 20 vittime il bilancio dei “danni collaterali” dovuti ad un clamoroso errore in un raid aereo americano a Kunduz, in Afghanistan che ha colpito l’ospedale di Medici senza Frontiere.

Il bilancio è al momento provvisorio. Morti sanitari e pazienti dell’organizzazione umanitaria. Decine sono i feriti e, secondo quanto afferma Msf, ci sarebbero decine di dispersi.

L’attacco in Afghanistan era stato annunciato dalla Nato e aveva lo scopo di sostenere le truppe di Kabul contro i Talebani, nella riconquista della città. La struttura a Kunduz è andata completamente distrutta sotto i bombardamenti dell’aviazione Usa.

“Le forze aeree Usa hanno condotto un raid aereo alle 2,15 ora locale (le 23,45 ora italiana) nella citta’ di Kunduz:..contro singole forze ostili. Il raid potrebbe aver causato danni collaterali ad una vicina struttura medica. Su questo incidente è stata aperta un’inchiesta”, ha dichiarato il colonnello Brian Tribus in un comunicato.

In precedenza Msf aveva denunciato che “alle 2,10 (appena 5 minuti di differenza con l’orario del raid Nato, ndr)…il centro traumi di Msf a Kunduz è stato colpito ripetutamente volte durante un intenso bombardamento ed è stato gravemente danneggiato”.

Il centro traumi di Msf è l’unica struttura medica nella regione dell’Afghanistan in grado di prestare cure ospedaliere. Il personale medico sta facendo di tutto per garantire la sicurezza del pazienti”, ha proseguito Msf aggiungendo che al momento del bombardamento erano 105 le persone ricoverate nella struttura e oltre 80 sanitari tra nazioni e internazionali di Msf erano presenti nell’ospedale.

Il direttore di MSF, Bart Janssens, ha dichiarato: “Siamo profondamente scioccati per questo attacco in Afghanistan , l’uccisione del nostro personale e dei pazienti e il pesante prezzo che bisogna pagare per l’assistenza sanitaria a Kunduz.”

Immediata anche la denuncia anche dei Talebani di questo nuovo caso di un attacco Nato che ha causato vittime tra la popolazione afghana: il portavoce degli ex studenti coranici, Zabihullah Mujahid ha detto che “il raid in Afghanistan ha ucciso pazienti, dottori ed infermieri mentre nessun combattente era nella struttura al momento del raid”. Dal Pentagono ancora nessuna dichiarazione.

Roma, disabile minorenne picchiato da balordi su un bus . Arrestati due albanesi

Roma, disabile minorenne picchiato da balordi su un bus . Arrestati due albanesiDisabile e minorenne. Incapace quindi di difendersi. Il ragazzo sale su un bus e trova sulla sua strada già di per sé in salita due balordi – che verranno poi arrestati – lo hanno prima spintonato e mentre uno faceva da schermo con il proprio corpo, l’altro ha iniziato a colpire il ragazzo con schiaffi, pugni e con un giornale arrotolato; il tutto mentre lo copriva di insulti. “Indiano di m…, sei solo un mangia riso”.

I compagni di scuola del ragazzo aggredito, appena si sono resi conto di quello che stava accadendo, sono intervenuti in sua difesa: avrebbero cercato di aggredire e picchiare anche uno di loro. I due aggressori sono stati arrestati dalla Polizia.

Si tratta di Moni Eduart, di 33 anni e Dauti Roland di 32. Sono entrambi cittadini albanesi. Avrebbero insultato un ragazzo disabile a bordo di un bus a Roma con epiteti offensivi della dignità umana, prima di passare per le vie brevi: picchiarlo selvaggiamente mentre il giovane ragazzo indiano era impossibilitato a muoversi e difendersi.

E’ questa la ricostruzione emersa nel corso dell’udienza davanti al giudice monocratico che ha convalidato l’arresto dei due ai domiciliari. I due albanesi sono accusati di lesioni personali aggravate e di violenza privata e violazione della legge Mancino sull’odio razziale.

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