10 Ottobre 2024

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La legge Severino all'esame della Consulta. Nel mirino pure la norma dell'Anac

Dall'alto in senso orario, De Luca de Magistris, Scopelliti, Zingaretti e Oliverio
Dall’alto in senso orario, De Luca, de Magistris, Scopelliti, Oliverio e Zingaretti

Martedì 20 ottobre la Corte Costituzionale esamina una delle norme più discusse degli ultimi tempi: la legge Severino e in particolare la sospensione degli amministratori locali colpiti da condanne, anche in primo grado, per determinati reati: dalla corruzione all’associazione mafiosa, dal traffico di droga all’abuso d’ufficio.

Alla Consulta la legge approda veicolata dal caso de Magistris, il sindaco di Napoli che ha avuto una prima condanna per abuso d’ufficio in relazione all’inchiesta Why Not. Anche l’attuale governatore della Campania, Vincenzo De Luca, ai tempi della guida del comune di Salerno era stato colpito dalla legge Severino a gennaio per una condanna per abuso d’ufficio in merito alla costruzione di un termovalorizzatore. Sospeso, il sindaco “sceriffo” fece ricorso al Tar e fu reintegrato nelle sue funzioni.

Il caso De Luca fece andare in fibrillazione il Pd in quanto l’ex sindaco si presentò candidato governatore della Campania e vinse, nonostante pendesse su di lui la scure della Severino. I suoi legali fecero però ricorso che venne accolto dalla prima sezione civile del tribunale di Napoli. Ottenne la sospensiva. Provvedimento confermato qualche settimana dopo da un altro collegio di giudici.

In Calabria, l’ex governatore Giuseppe Scopelliti, ad aprile 2014 venne sospeso dalla Severino per una condanna in primo grado per abuso d’ufficio in relazione al caso Fallara. L’allora presidente non fece ricorso al Tar, ma anzi si dimise contestualmente alla consegna del provvedimento del governo.

Le dimissioni di Scopelliti provocarono lo scioglimento anticipato del Consiglio regionale della Calabria, regione che andò ad elezioni anticipate nel novembre dello stesso anno dove uscì vittorioso Mario Oliverio, del Pd, colpito recentemente non dalla legge Severino ma da un’altra norma molto controversa: il decreto legislativo 39/2013.

L’attuale presidente della Regione è stato sospeso per tre mesi dal conferire incarichi dall’Autorità nazionale anticorruzione (Anac), presieduta da Raffaele Cantone perché l’articolo 8 comma 1 della legge prevede che non poteva nominare un manager all’Asp di Reggio Calabria, Santo Gioffrè, reo di essersi candidato in un piccolo comune senza essere eletto. Oliverio non avrebbe “verificato” tale incompatibilità.

Il presidente, che avrebbe ritenuto la legge confusa e contraddittoria, ha fatto ricorso al Tar del Lazio che proprio nella giornata di oggi ha accolto le tesi del ricorrente e ha sospeso l’interdittiva di Cantone. Il presidente calabrese potrà fare nomine, fino al 4 novembre, quando il collegio entrerà nel merito della vicenda. Non è escluso che il Tribunale amministrativo rimandi tutto alla Consulta.

A fine settembre 2015 toccò la stessa sorte al governatore del Lazio Nicola Zingaretti, sospeso dal fare nomine per tre mesi dopo la nomina di Giovanni Agresti a commissario straordinario dell’Ipab Ss. Annunziata di Gaeta, firmata da Zingaretti “senza verificare eventuali incompatibilità”. Incompatibilità che nel caso, è stato detto da alcuni giuristi, “c’erano tutte” in quanto Agresti sarebbe anche amministratore di una società, la Gest-Var, che gestisce due cliniche private, quindi in “palese conflitto”.

Bisognerà tuttavia attendere l’esito del ricorso al Tar del Lazio di Oliverio, che entrerà nel merito il 4 novembre prossimo per sapere se i giudici rimandino la norma anticorruzione utilizzata da Cantone alla Corte costituzionale.

A1 Milano Napoli, 12 km di coda per un tir in fiamme

A causa di un mezzo pesante andato in fiamme, si sono formate 12 chilometri di coda sull'A1 Milano - Napoli, nel tratto tra Barberino e CalenzanoA causa di un mezzo pesante andato in fiamme, si sono formate 12 chilometri di coda sull’A1 Milano – Napoli, nel tratto tra Barberino e Calenzano in direzione sud. L’incidente – comunica Autostrade per l’Italia – si è verificato all’altezza del km 254. Nel tratto interessato si transita su una sola corsia per consentire le operazioni di ripristino.

Sul luogo dell’incidente sono intervenute le pattuglie della Polizia Stradale, i Vigili del Fuoco e i soccorsi stradali oltre al personale della Direzione 4° Tronco di Firenze. Autostrade per l’Italia consiglia per i veicoli leggeri di uscire a Roncobilaccio, seguire il Passo della Futa SS65, percorrere la strada Militare Barberinese SP08 e rientrare a Calenzano ; per le lunghe percorrenze di uscire a Sasso Marconi percorrere la SS64 Porrettana dir. Pistoia, rientrare in A11 in direzione Firenze e riprendere la A1.

Costanti aggiornamenti sulla situazione della viabilità e sui percorsi alternativi sono diramati tramite: i notiziari “my way” in onda sul canale 501 di SKY Meteo24; sulla app my way scaricabile gratuitamente dagli store di Android e Apple; sul sito autostrade.it; su RTL 102.5; su Isoradio 103.3 FM; attraverso i pannelli a messaggio variabile e sul network TV Infomoving in Area di Servizio. Per ulteriori informazioni si consiglia di chiamare il Call Center Autostrade al numero 840.04.21.21.

 

Milano, sbanda con lo scooter e muore mentre segue la famiglia in auto

Il cavalcavia Bacula a Milano
Il cavalcavia Bacula a Milano

Un uomo di 51 anni è morto dopo aver perso il controllo della moto ed è andato a sbattere violentemente contro uno spartitraffico. E’ successo intorno all’una e mezza la notte tra sabato e domenica sul cavalcavia Bacula, a Milano, in direzione viale Jenner.

La vittima era preceduto dall’auto della moglie che aveva a bordo i due figli. Non vedendolo arrivare, la donna ha atteso un po’ e poi è tornata indietro facendo la tragica scoperta.

L’uomo era riverso a terra in condizioni disperate, il motorino qualche metro più in là. Sconvolta, la moglie ha chiamato i soccorsi ma quando sono arrivati per lui non c’era più nulla da fare. Sul posto sono giunti gli agenti della Polizia per effettuare i rilievi.

Da quanto ricostruito, sembra che l’asfalto quella notte fosse viscido per la pioggia, l’uomo ha perso il controllo dello scooter ed è finito con il corpo contro lo spartitraffico che divide le carreggiate. Le ferite al capo sono state fatali per la vittima. La famiglia stava tornando a casa dopo un sabato sera passato fuori a Milano.

Marcheno, trovato "ucciso" Giuseppe Ghirardini, operaio di Mario Bozzoli

Marcheno - nel riaqudro in alto Giuseppe Ghirardini, in basso Mario Bozzoli e l'omonima fonderia (combo su foto Ansa)
Nei riaqudri in alto Giuseppe Ghirardini, in basso Mario Bozzoli. e in sfondo l’omonima fonderia

Sarebbe stato trovato “ucciso” con un’arma da fuoco, Giuseppe Ghirardini, l’operaio bresciano di 50 anni, addetto ai forni nella fonderia Bozzoli di Marcheno, in alta Valtrompia, svanito nel nulla qualche giorno dopo la scomparsa del proprietario dell’azienda, Mario Bozzoli, le cui tracce si sono perse invece l’8 ottobre scorso. Lo riporta Repubblica nell’edizione online Milano.  Da fonti giudiziarie dell’Ansa, invece, sembrerebbe che “al momento non sono riscontrabili evidenti segni di violenza”. Solo l’esame autoptico saprà svelare se l’operaio è morto per un malore o tramite una pallottola.

Il cadavere esamine di Giuseppe Ghirardini è stato trovato domenica sulle rive di un torrente in località Case di Viso in Valcamonica, poco distante a dove mercoledì pomeriggio aveva abbandonato l’auto a Ponte di Legno, nel Bresciano. Nell’ipotesi di morte provocata da una pistola o fucile, potrebbe trattarsi di suicidio, ma può anche darsi che qualcuno lo abbia messo a tacere, forse perché sapeva troppo sulla scomparsa del suo datore di lavoro.

L’operaio lavorava nell’azienda di proprietà di Mario Bozzoli, l’imprenditore bresciano scomparso nel nulla da oltre una settimana, ed è uno dei tre dipendenti che erano presenti nella fonderia l’ultima volta che il suo datore di lavoro è stato visto.

Nella serata di venerdì (16 ottobre) è stata trovata la sua automobile, una Suzuki Vitara marrone nei pressi di Ponte di Legno nel Bresciano lungo una strada denominata Tonalina.

L'auto di Giuseppe Ghirardini
La Scientifica esamina auto di Giuseppe Ghirardini

La distanza tra il punto di ritrovamento dell’auto e l’ultimo luogo dove il cellulare dell’uomo ha agganciato una cella, all’altezza del passo di Crocedomini, è di circa 80 chilometri.

La vettura, dopo gli accertamenti della Scientifica sul posto durati quasi tutta la notte, è stata portata al comando provinciale dei carabinieri di Brescia dove saranno ultimate le analisi. Al momento non sono trapelate le cause della morte, elemento che sarà accertato con l’autopsia. Un giallo nel giallo che sta suscitando inquietudine in tutto il Bresciano.

La zona dove è stato rinvenuto il corpo di Giuseppe Ghirardini
L’area in riva al torrente dove è stato rinvenuto il corpo di Giuseppe Ghirardini (fotogramma da repubblica.it)

Ghirardini scompare mercoledì scorso 14 ottobre. Lo stesso giorno sembra che l’uomo sarebbe dovuto essere ascoltato dai carabinieri in merito alla scomparsa di Mario Bozzoli, ma invece sarebbe andato a caccia con gli amici. Una battuta in realtà mai avvenuta. Solo una scusa? Con la sua auto ha percorso quasi cento chilometri fino a Ponte di Legno, dove ha abbandonato la sua vettura. Molto probabilmente è stato ucciso (o si è suicidato) quel giorno o forse è morto per un malore. Sarà l’autopsia ad accertare da quanto tempo era morto, se si tratti di un omicidio o altro. Il cadavere, con le temperature molto rigide in quella zona, è probabile si sia conservato bene.

Roma, i timori di Franco Gabrielli sulla sicurezza del Giubileo

Il prefetto di Roma Franco Gabrielli - Preoccupato per la sicurezza del Giubileo- Timore per l'Isis
Il prefetto di Roma Franco Gabrielli

Affrontare il Giubileo straordinario dal punto di vista della sicurezza, “perché è il primo ai tempi dell’Isis”. Secondo il prefetto di Roma, Franco Gabrielli, ciò preoccupa un po’ di più dell’afflusso di pellegrini, attesi a milioni nell’anno giubilare.

“Leggo di previsioni – dice a Pescara il prefetto – di 30 milioni di persone. Ma dove? Ma quando? Ci saranno 30 mila pellegrini in una città dove si muovono 4 milioni di abitanti e dove uno dei principali problemi è la mobilità”.

“Il mio rammarico più grande – ha affermato il prefetto di Roma Franco Gabrielli – è di aver trovato una persona di grande onestà, che avrebbe potuto dare una svolta, e poi questa fine sugli scontrini, ingiusta e ingloriosa”. Pensando a quella che definisce “un’occasione perduta” Gabrielli ha poi aggiunto che “non sarà un semplice cambio di Giunta a risolvere i problemi se non ci sarà una legislazione adeguata e una macchina amministrativa che possa arrecare benefici ai poveri cittadini”. Perché secondo il prefetto il problema di città come Roma “è la macchina amministrativa”.

“La semplificazione che si fa della situazione attuale di Roma, attribuendola a questa Giunta o anche alla precedente è fuorviante”. Così il prefetto di Roma Gabrielli a Pescara per la kermesse di La Repubblica sul prezzo della corruzione.

Gabrielli da prefetto ha avuto incontri nei 15 municipi riscontrando l’interesse a parlare di problemi concreti, e non di “mafia capitale”, da parte di una città “molto arrabbiata, incattivita, esasperata”.

“Quando vado a leggere i decreti legislativi su Roma Capitale non trovo la benché minima soluzione ai reali problemi”, ha detto Gabrielli parlando dei problemi di Roma anche in vista del Giubileo. Per il Prefetto di Roma “La corruzione è un problema di regole, ma anche di cultura”.

“Votare si, votare no. Nella mia visione delle cose non c’è nessuna situazione che per me possa consentire la sospensione della democrazia. E quando mi sono trovato a dover scegliere che tipo di indirizzo dare sullo scioglimento, al di là degli aspetti di carattere politico, primo non volevo essere partecipe di un ulteriore sfregio che avrebbe comportato ricadute in termini di Pil; poi perché non tutti sanno che lo scioglimento per mafia significa sospensione della democrazia per almeno due anni. Alla fin fine la verifica elettorale credo sia sempre necessaria. Ce lo ha insegnato la Grecia”: così il prefetto di Roma, Franco Gabrielli.

Savona, paga l'amico per uccidere il padre e intascare l'eredità. 2 arresti

Da sinistra Rinaldo Costa e Andrea Invincibile tentata rapina e mancato omicidio di Renato Costa a Savona
Nei riquadri, da sinistra Rinaldo Costa e Andrea Invincibile

Un piano studiano nei dettagli, quello di un uomo che ha commissionato l’omicidio del padre per intascare l’eredità. E’ successo ieri sera a Savona, ma fortunatamente il progetto è fallito. I Carabinieri hanno arrestato due uomini: Rinaldo Costa, figlio di un ferroviere 8oenne in pensione e il mancato killer, assoldato con 10mila euro, Andrea Invicibile.

Tutto nasce per il lascito che l’anziano, Renato Costa, avrebbe voluto donare interamente ad una amica della Mauritania, che da qualche anno vive con l’ex ferroviere. Il figlio, Rinaldo, su tutte le furie per lo “sgarbo” subìto dal padre, insieme al suo amico Invicibile orchestra allora il “delitto perfetto” per poter intascare l’eredità in quanto erede naturale.

Il crimine sarebbe dovuto consumarsi sabato sera, nell’appartamento savonese del pensionato in corso Ricci e, una volta terminata la missione omicida, tutto avrebbe dovuto condurre gli inquirenti verso la pista della rapina finita in tragedia.

Andrea Invincibe, probabilmente con una copia della chiave fornitagli da Rinaldo Costa, entra incappucciato in casa e comincia rovistare nelle stanze, nei cassetti e negli armadi per compiere la “falsa” rapina e giustificare così il delitto.

Poco tempo dopo, il proprietario rientra in casa, e vede il figlio sotto il portone di casa che lo saluta dandogli “un bacino”. Una vola sull’uscio dell’abitazione, Renato Costa sorprende il ladro-killer. Ne nasce una furente colluttazione in cui l’aggressore tenta di “asfissiare” con un cuscino Renato Costa. Il pensionato è però riuscito a ferire e a sfilare il passamontagna all’aggressore che si è visto scoperto ed è scappato a gambe levate. L’anziano si è messo a urlare attirando l’attenzione dei vicini che hanno chiamato il 112.

L’ex ferroviere ha raccontato tutta la scena ai Carabinieri, che si sono insospettiti soprattutto per il silenzio del figlio, accorso in casa evidentemente dopo aver visto la fuga dell’amico. Condotto in caserma e interrogato, l’uomo ha confessato il piano diabolico. I militari nel giro di poco tempo arrestano anche Andrea Invincibile, presunto rapinatore e mancato omicida. Il pensionato è ricoverato e sta bene, a parte qualche contusione e un forte spavento.

Unioni civili, è scontro nella maggioranza tra Boschi e Alfano

Unioni civili, è scontro nella maggioranza tra Boschi e Alfano
Il ministro dell’Interno Angelino Alfano, Ncd, con il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi (Ansa Carconi)

 

Le Unioni civili sono da sempre argomento scottante. Se ne parla da quando c’era l’Ulivo di Prodi. Al governo oggi c’è il centro sinistra di Renzi che sulla materia vorrebbe portare a casa una legge che la disciplina. Ma c’è un nodo: Ncd, alleato del premier che le Unioni civili le vede come fumo negli occhi.

Il partito di Alfano, ma anche prima, quando era con il Pdl di Berlusconi, sarebbe disposto a regolamentare i diritti sulle unioni civili, ma il contrasto nasce sull’innesto inevitabile delle unioni omosessuali, l’adozione di minori da parte di coppie dello stesso sesso e, in futuro, fatta la legge, è quasi scontato cominciare a parlare di nozze gay.

Il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, l’altra sara a Porta a Porta ha fatto sapere che prima si lavorerà sulla legge di stabilità, poi, “a gennaio” 2016 si avvierà il confronto sul tema. Oggi sollecitata dopo il muro di Ncd, ha detto in sostanza che il Pd è disposto a fare maggioranze variabili. Il che significa che se Ncd non vota le Unioni civili i dem sono disposti a cercare negli emicicli nuove compagni d’avventura.

“Faremo il possibile per trovare un accordo in Parlamento. Cerchiamo punti di incontro con Ncd, è una fatica che dobbiamo fare. Ma per il Pd questo è un tema irrinunciabile. Se Ncd non darà il suo appoggio faremo accordi, alleanze con altre forze per portare a casa la legge”, ha messo i puntini sulle “i” la Boschi. “Il Pd non basta. Ma questa legge si deve fare – ha sottolineato il ministro delle Riforme alla festa nazionale dell’Idv – è un impegno di civiltà. Non esistono cittadini di serie A e cittadini di serie B”. La Boschi ha ribadito la volontà del Pd di accelerare sulla legge: “Se ci sarà spazio entro dicembre faremo la legge, l’obiettivo del Pd è quello di portarla a compimento il più presto possibile”.

“Anche noi siamo pronti a ogni alleanza in Parlamento e al ricorso al voto segreto, pur di bloccare le adozioni da parte delle coppie gay”, ha replicato a stretto giro il leader di Ncd Angelino Alfano che già aveva fatto sapere di non votare a favore del ddl Cirinnà.

“Ci sono temi su cui si può decidere anche di non sostenere più un governo”, ha detto dal canto suo Raffaele Cattaneo, presidente del Consiglio regionale della Lombardia ed esponente del Nuovo Centrodestra lombardo, che dal palco del convegno sulla famiglia tradizionale organizzato dalla Regione ha espresso il suo “no” al Pdl Cirinnà sulle Unioni civili, accolto da un forte applauso del pubblico.

Sul tema interviene anche l’ex coordinatore del Ncd Gaetano Quagliariello che si era dimesso in dissenso con la maggioranza Pd. “Si continua a fare di tutto per sancire la subalternità di Ncd”, ha detto Quagliariello. “È vero infatti, come afferma il ministro Boschi, che le Unioni civili non fanno parte del programma di governo, ma allora non si capisce per quale motivo i ministri e gli esponenti Pd dell’esecutivo continuino a parlarne e ad assumere iniziative in proposito. Ricordo che il ministro Alfano per correttezza e sensibilità non partecipò al Family Day di piazza San Giovanni. Ma ancora una volta, evidentemente, c’è chi può e chi non può: il Pd può, Ncd non può”, ha chiosato Quagliariello.

Desio (Monza-Brianza) rapine e terrore sui treni lombardi. 7 arresti

Trenord, arrestati da carabinieri di Desio 7 persone per rapine sui treniAll’alba di questa mattina, i Carabinieri della Compagnia di Desio (Monza-Brianza) hanno eseguito sette ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip di Monza e dal gip del Tribunale per i minori di Milano nei confronti di altrettante persone ritenute responsabili di rapina aggravata, lesioni personali e porto abusivo di armi da taglio.

I sette sono accusati di dieci presunte rapine commesse a bordo di treni regionali lombardi “Trenord” sulla tratta Albairate-Saronno e presso la Stazione Ferroviaria di “Ceriano – Parco delle Groane” nel periodo compreso tra febbraio e aprile 2015.

Nell’operazione “Train’s Gang” condotta dai carabinieri di Desio sono stati arrestati cinque marocchini e due italiani (tra cui una donna) per rapina aggravata in concorso. Le rapine – spiegano i militari – avevano destato particolare allarme tra i pendolari, soprattutto studenti, che venivano aggrediti nei pressi delle stazioni ferroviarie e derubati sotto minaccia di coltelli e machete, o intimoriti con percosse.

L’obiettivo della banda era quello di procurarsi contanti per comprare droga nel vicino parco delle Groane. Gli arrestati, infatti, hanno precedenti per stupefacenti e si accontentavano anche di pochi euro pur di soddisfare la dipendenza. Le persone finite in manette (5 marocchini e 2 italiani, tra cui una ragazza) fanno parte di una banda più numerosa su cui gli investigatori stanno ancora indagando.

I colpi contestati sono 10, dal 14 febbraio 2015 all’8 aprile. Le vittime erano tutti pendolari giovani e seduti in vagoni deserti. I rapinatori utilizzavano coltelli e anche un machete per spaventare i malcapitati e in una occasione hanno aggredito due ragazzi che si erano opposti, picchiandoli e provocandogli ferite guaribile in 7 e 10 giorni.

Legge di Stabilità, Pier Carlo Padoan: "7 miliardi per il Sud". Della Valle: "Slogan da campagna elettorale"

Pier Carlo Padoan parla della legge di stabilità
Pier Carlo Padoan

“Non ci sono solo 150 milioni nella legge di Stabilità. Ci sono norme che permettono attraverso clausole di investimenti di attivare 11 miliardi di investimenti pubblici, di cui ben 7 miliardi al Sud”. Lo ha precisato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ai microfoni del Tg1.

Pertanto, manda dire alle opposizioni che criticano la manovra del govenro, “invito a leggere i testi con obiettività e senza fretta”. perché “la legge di stabilità è molto ben equilibrata e tiene conto delle risorse e delle esigenze Paese”.

Le tasse sul  “lavoro le abbiamo già iniziate ad abbattere e continueremo”, assicura Pier Carlo Padoan. “La cancellazione della Tasi è un elemento molto importante, ma solo un elemento, di una strategia che da qui al 2018 comporterà una riduzione su tutti i campi fondamentali a cominciare dalle imprese”.

Il maggior spazio fiscale che in caso arriverà dal via libera della Ue con la cosiddetta clausola migranti, per il ministro dell’Economia “servirà a anticipare misure che in ogni caso saranno prese e in particolare anticipare ma non sostituire”.

Una manovra su cui lo stesso Renzi aveva avvertito l’Ue che se dovessero rispedircela per correzioni, “noi la ripresenteremo identica”. Una ipotesi chee per il ministro è comunque remota. “Penso che questa legge di stabilità non sarà rispedita al mittente. Non c’è nessun timore che si debba avere con l’Europa”.

Intervenendo al convegno dei giovani di Confindustria, Padoan ha parlato dell’innalzamento della soglia di contante da mille a tremila euro, che ad avviso di molti potrebbe favorire evasione e riciclaggio: “C’è chi dice che aumentando il contante aumenta l’evasione: non è vero”, afferma il ministro. “La lotta all’evasione sta cambiando e stiamo avendo risultati positivi”.

“E’ assolutamente giusto che le tasse si taglino ed è un pilastro della politica del governo”, ha sottolineato Pier Carlo Padoan. “Oltre le tasse – ha aggiunto – ci sono le riforme che aspettavamo da tempo”, che oggi “ci permettono di essere il Paese in Europa che ha fatto più riforme strutturali”.

La manovra “concilia due cose apparentemente in contraddizione: sostegno all’economia e risanamento della finanza pubblica”, sottolinea il titolare del Tesoro. “I margini non sono enormi, e saranno sempre più guidati da un principio di efficientamento avendo bene in mente che modello pubblico che vogliamo”, dice Pier Carlo Padoan facendo intendere che la spending review continuerà. Tuttavia, precisa, “non saranno tagli con l’accetta”.

Al ministro replica, sempre dal palco dei giovani industriali a Capri, l’imprenditore Diego Della Valle: In questa legge, attacca, “c’è qualcosa di buono, e qualcosa di una campagna elettorale continua. Quali sono i progetti veri, quelli che permettono di far ripartire il Paese? Questi sono piccoli segnali”, spiega Della Valle, che punta il dito contro “una politica che non piace al popolo. Il popolo ha già detto che questa politica non la vuole vedere. Vorremmo essere rappresentati da persone diverse da queste”, ha concluso il patron di Tod’s

Naufragio in Turchia, 12 morti, tra cui 5 bambini. 11 dispersi

La disperazione di un sopravvissuto del naufragio nelle acque della Turchia in cui sono morti 12 persone tra cui 5 bambini
La disperazione di un sopravvissuto del naufragio nelle acque della Turchia in cui sono morti 12 persone tra cui 5 bambini (Anadolu agency)

Dodici persone morte, tra cui 5 bambini, e 11 dispersi è il drammatico bilancio di un naufragio a largo della Turchia, nel mare Egeo. Lo hanno riferito le autorità turche, citate dall’agenzia turca Anadolu.

Il governatore di Canakkale, Hamza Erkal ha riferito che l’imbarcazione con a bordo 48 rifugiati – la maggior parte di loro siriani e Afghani – è affondata nelle acque turche del Mar Egeo in rotta verso l’isola di Lesbo.

I funzionari della sicurezza hanno individuato e recuperato i cadaveri in mare. Si tratta, ha detto “di un neonato, quattro bambini, cinque donne e due uomini”.

La Guardia costiera turca dopo il naufragio ha salvato altri 25 profughi. L’imbarcazione in legno era partita dalla località turistica turca di Ayvacik, situata nella provincia nord-occidentale di Canakkale e presumibilmente diretta a Lesbo.

“Gli equipaggi della Guardia Costiera sono alla ricerca di almeno altri 11 profughi dispersi”, ha detto Erkal. In un altro incidente, un rifugiato pakistano era annegato sabato dopo essere caduto da una barca che trasportava 38 persone.

La barca era partita dalla costa di Bodrum, situata nella provincia sud-occidentale di Mugla e stava dirigendosi verso la vicina isola greca di Kos.

Inoltre, la Guardia Costiera turca ha riferito di aver arrestato 49 rifugiati siriani che tentavano di raggiungere l’isola greca di Lindos, attraverso il Mar Egeo, dal quartiere Datca della provincia sud-occidentale di Mugla, durante le operazioni di ricerca e salvataggio del naufragio di sabato.

I migranti sono stati portati alla città di Datca, al Centro per l’immigrazione prima di essere prelevato dalla polizia per l’inchiesta a loro carico. L’accusa è di immigrazione clandestina.

Migliaia di persone, per lo più profughi in fuga dal conflitto siriano, hanno cercato di raggiungere l’isola greca di Lesbo, al fine di raggiungere l’Europa occidentale.

Secondo un rapporto dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), quasi 3.000 profughi sono morti attraversando il Mar Mediterraneo nel 2015, tra cui 246 nelle acque tra la Grecia e la Turchia. Le altre nel Canale di Sicilia. Circa 505.700 migranti sono arrivati quest’anno ​​in Europa via mare. Secondo l’Oim, la maggior parte arriva in Grecia.

Il Telegraph parla del tesoro di Alarico che interessò i nazisti

La leggenda di re Alarico - il re mentre viene sepoltoLa leggenda di re Alarico, ha affascinato archeologi e storici e suscitato la curiosità dei media italiani e internazionali. Venerdì è stato il Telegraph di Londra a occuparsi del capo dei Visigoti, artefice del sacco di Roma nel V secolo e che la leggenda narra fu sepolto a Cosenza insieme al tesoro in un luogo sicuro e introvabile, alla confluenza dei fiumi Crati e Busento.

Nell’articolo del quotidiano britannico, il giornalista Nick Squires ripercorre il mito e ricorda che Alarico è stato seppellito con tonnellate d’oro e argento, insieme a una Menorah, un cadelabro ebraico di inestimabile valore saccheggiato dai romani nel Tempio di Gerusalemme nel 70 dopo Cristo e che venne in possesso di Alarico dopo aver messo a ferro e fuoco la capitale dell’Impero.

Il tesoro di Alaraco – scrive “The Telegraph” – “affascinò anche Hitler che inviò a Cosenza il capo delle SS, Heinrich Himmler con un team di archeologi nazisti per cercare di trovare l’antico e leggendario tesoro”. Ma loro missione fallì come sono fallite altre spedizioni fatte prima e dopo i nazisti.

“Le fonti storiche e gli indizi confermano che il tesoro di Alarico fu sepolto a Cosenza”, ha detto sindaco di Cosenza Mario Occhiuto. “Il tesoro era costituito da circa 10 carri pieni di oro e argento, e forse anche il sacro candelabro ebraico, la Menorah”.

“Il Comune e l’amministrazione provinciale – ha proseguito Occhiuto – hanno avviato, per la prima volta, un piano per cercare il tesoro con l’ausilio delle più recenti innovazioni tecnologiche e scientifiche”.

“Pietro De Leo, – scrive ancora il quotiano britannico – storico medievale Università della Calabria aveva dichiarato al Corriere della Sera che “dobbiamo essere cauti. Ci sono pochi dubbi che il re dei Goti fu sepolto a Cosenza. Ma io non credo che ci fosse l’immenso tesoro”, di cui si parla.

Quindi, nuovi scavi potrebbero riprendere a breve. Il comune di Cosenza ha pronto un progetto integrato di ricerca che sarà presentato il 21 ottobre alla Camera dei Deputati. Intanto, al posto brutto Hotel Jolly sorgerà un museo dedicato al re Alarico.

Sull’argomento è utile ricordare che già lo scorso anno si interessò anche Edward Luttwak, il consulente militare del Pentagono che venne a Cosenza per assicurare il suo impegno nella ricerca del tesoro. Luttwack, che è di origine ebraica, conosce bene il valore di una eventuale scoperta del tesoro di Alarico, in particolare l’inestimabile valore simbolico della Menorah.

Nell’agosto del 2014 l’esperto americano aveva detto che avrebbe parlato con esperti militari israeliani che avrebbero usato le stesse tecniche che le forze israeliane hanno usato per scovare i tunnel di Hamas.

Una ricostruzione della sepoltura di Alarico
Una ricostruzione della sepoltura di Alarico

Ricerche basate – disse il consulente della Casa Bianca – su “metodologie che consentirebbero di poter perlustrare il terreno dove potrebbe essere stato sepolto Alarico. Sono riuscito a contattare un giovane ingegnere militare che si occupa dei combattimenti di Gaza e lui mi ha garantito che può venire a Cosenza a presentare il “menù” militare per costi e metodologie da avviare sulle tracce di Alarico”, assicurò Luttwak. “Tutti gli storici del mondo (e non solo) potrebbero venire a Cosenza a vedere non dico la Menorah, oggetto di culto multireligioso, ma almeno le monete, i monili e ciò che si potrà trovare”.

“La città di Cosenza – nota infatti pure il Telegraph – ha tutti i problemi di un sud Italia economicamente depresso, e se si dovesse trovare il tesoro, questo porterà una miniera d’oro in termini turistici”.

Napoli, ucciso un pregiudicato di 24 anni

Agguato a Napoli - ucciso Domenico AportaProsegue la guerra di camorra a Napoli e hinterland. Un giovane, Domenico Aporta, di 24 anni, con precedenti penali e ritenuto vicino al clan di camorra “Vinella Grassi” – è stato ucciso con almeno un colpo di arma da fuoco alla testa la scorsa notte a San Pietro a Patierno, alla periferia di Napoli. Il fratello Mariano, di 21 anni, incensurato, è stato ferito. Indaga la Polizia di Stato.

Domenico Aporta – si apprende dalla Questura di Napoli – aveva precedenti per rapina e stupefacenti, abitava in via Cupa Santa Cesarea e – secondo gli investigatori – risultava legato al clan di camorra Vinella Grassi. Nell’agguato, il fratello Mariano è rimasto ferito ad un braccio.

Il fatto è avvenuto in via Monte Faito, all’altezza del lotto 19.  Quello della scorsa notte è il secondo omicidio compiuto in un mese nel quartiere di San Pietro a Patierno.

Lo scorso 19 settembre, in un agguato, era stato ucciso Andrea Saraiello, 26 anni, incensurato, che aveva pubblicato su Facebook una propria foto con una pistola dorata rivolta verso la testa.

Governo penoso, sul canone Rai prelievo forzoso o Equitalia

canone raiMilioni di italiani saranno forse perseguiti da Equitalia se non dovessero pagare il canone Rai, l’odiatissima tassa sulla tv di Stato. In una delle ultime bozze alla legge di Stabilità è prevista infatti una sanzione di 500 euro per chi “evade” la tassa “non tassa”, definita canone ma che canone non è, del sistema radio televisivo pubblico.

Il governo in questo modo tenta l’ennesimo blitz sulla tassa più odiata ed evasa dagli italiani. Non perché gli italiani decidono di evadere, ma semplicemente perché non vogliono pagare per non guardare i canali Rai. Di concorrenza c’è ne a iosa e la gente sceglie il meglio, anche pagando di più, per un’offerta di gran lunga migliore.

Un tempo c’era l’altro odiatissimo canone sulla Sip, divenuta poi Telecom. Poi, arrivata la concorrenza, gli utenti hanno avuto maggiore scelta per i gestori di telefonia. Non se ne parla più. Solo Enel e Eni, secondo molti illegittimamente, spillano ancora oggi denaro agli utenti del mercato libero per pagare il “pedaggio” sulla rete di distribuzione che costa al netto quanto tutta l’energia consumata. Col risultato che le bollette sono il doppio. Rete costruita coi soldi pubblici quando i colossi italiani dell’energia erano in mano allo Stato, cioè noi. Un furto legalizzato come un furto è il canone Rai.

Oggi, sorvolando sul servizio pubblico più penoso del mondo, con giornalisti nababbi superati dal tempo e programmi shit che sono sospinti dal sistema Auditel (taroccato, come è emerso negli ultimi giorni…), una platea di 22 milioni di italiani sarà forzatamente costretta a onorare un balzello per far fare cassa a Matteo Renzi in vista della riduzione delle tasse che ha promesso. Il premier aveva detto “Noi non siamo quelli che con la mano destra togliamo le tasse e con la sinistra le rimettiamo”. Non solo è vero questo, ma è anche forzoso. Nel senso che l’idea di metterlo nella bolletta elettrica è comunque un prelievo forzosocome potrebbe essere sui conti correnti.

Sapendo bene che il canone Rai è una tassa del tutto illegittima, il governo cerca di cambiare definizione. Non più una tassa legata al possesso del televisore (poi ci arriveremo), ma probabilmente diverrà una tassa sul possesso dei nuovi dispositivi mobili: smarthphone, tablet e pc e tutti quei “device” dove un utente navigando potrebbe “inciampare” in uno di quei siti della Rai intasati di pubblicità e di notizie copia e incolla.

Illegittimo perché? Nella definizione di tassa “per possesso della Tv” non viene affatto spiegato agli italiani il perché se una famiglia possiede nella stessa casa tre televisori dovrebbe pagare una tassa legata a una sola Tv e non a tutt’e tre, come invece è costretto a pagare tre bolli e tre assicurazioni se la stessa famiglia possiede tre automobili. Vale lo stesso per la Tasi, che il governo intende abolire sulla prima casa. Se una famiglia possiede infatti una seconda casa deve pagare la tassa per la seconda, la terza e la quarta abitazione e così via. Allora, il canone è una tassa forfettaria? E, nello specifico, per che cosa? Per quale servizio!?!

Stessa apparente illegittimità nella nuova ipotesi (per fortuna ipotesi) sui dispositivi mobili: Poste le promozioni di gestori telefonici che potrebbero anche fornire a rate lo smartphone in “comodato d’uso” fin quando il cliente non finisce di pagare, chi onora la “tassa sulla Rai”, l’utente che lo acquista a rate o il legittimo proprietario del dispositivo, in questo caso il gestore telefonico?

L’ipotesi di metterlo in bolletta, è follia allo stato puro. Sarebbe improponibile, oltre che illegittimo anche a rate. Un abuso e un prelievo forzoso. Poi perché scegliere la bolletta elettrica anziché, ad esempio, la busta paga, il conto corrente, l’assicurazione dell’auto o la tassa sui rifiuti. Magari, a corto di altre furberie, l’esecutivo s’inventerà una bella accise sui carburanti. Vita natural durante.

L’obiettivo del governo è recuperare l’evasione sul canone. E’ vero, l’evasione è altissima. Ma se nessuno vuole pagare l’odioso balzello della Rai un valido motivo ci sarà pure. Intanto nessuno ha ancora spiegato se questi soldi, circa due miliardi di euro l’anno, vadano a finire anche nelle tasche dei concorrenti. Un mistero. Poi perché con il mercato liberalizzato (per fortuna in assenza di monopolio) consente pluralità di scelta. Auditel a parte, ci sono milioni di persone che non guarda la Rai se non inciampando sui suoi canali posti facendo zapping col telecomando.

Udite udite cosa è scritto nella bozza: sarà il cittadino utente a dover chiedere l’esenzione del canone Rai dichiarando all’Agenzia delle Entrate il mancato possesso di tali mezzi, telefono o tablet eccetera. In buona sostanza non è possibile stare collegati col mondo se non paghi il pedaggio alla Rai. Poi perché mai? Se un utente usa lo smartphone solo per telefonare o massaggiare coi Social come la mettiamo?

Dovrebbe essergli inibita la rete internet, dove eventualmente potrebbe trovarsi per caso nei siti della Rai. Penoso! Per dire, infine, che il canone va soltanto abolito. Altrimenti oscurate i canali. Se non è possibile, abolite proprio il carrozzone Rai che costa inutilmente agli italiani miliardi di euro l’anno per servizi di scarsissima qualità, con capiredattori da 15mila euro più benefit al mese e corrispondenti che fanno un baffo ai manager di Stato, guadagnando finanche più del capo dello Stato. Per non parlare dei vari conduttori che percepiscono milioni di euro di stipendio l’anno per fare un’ora di trasmissione a settimana. Vendetela agli arabi come Alitalia. Un pacchetto tutto compreso…

Campagna "Io non rischio". L'Enac supporta la Protezione civile

Il logo della campagna della Protezione civile "Io non rischio"
Il logo della campagna della Protezione civile “Io non rischio”

L’Enac, l’Ente nazionale per l’aviazione civile, componente del Servizio nazionale della Protezione civile, e Assaeroporti, l’associazione che riunisce numerosi aeroporti nazionali, partecipano con il proprio supporto alla campagna informativa organizzata dal Dipartimento della Protezione Civile “Io non rischio – Buone pratiche di Protezione Civile”.

Enac e Assaeroporti, sensibili ai temi di protezione civile, hanno messo a disposizione i propri canali e strumenti di comunicazione per supportare la campagna e contribuire a diffonderne i messaggi.

La campagna informativa, finalizzata a diffondere la cultura della prevenzione e a sensibilizzare i cittadini sui rischi naturali che interessano il nostro Paese, è giunta alla sua V° edizione. L’appuntamento è per il 17 e 18 ottobre 2015 nelle piazze di oltre 400 comuni italiani, dove quattromila volontari della Protezione civile allestiranno punti informativi per dialogare con i cittadini su comportamenti e accorgimenti da adottare prima, durante e dopo un evento – come terremoto, alluvione, maremoto – per tutelare la propria e l’altrui incolumità.

CERCA LA TUA PIAZZA

La campagna “Io non rischio” è promossa dal Dipartimento della Protezione Civile con Anpas-Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze, Ingv-Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e Reluis-Rete dei Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica.

Partner scientifici sono, inoltre, Ispra-Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, Ogs-Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale, AiPo-Agenzia Interregionale per il fiume Po, Arpa Emilia-Romagna, Autorità di Bacino del fiume Arno, CamiLab-Università della Calabria, Fondazione Cima e Irpi-Istituto di ricerca per la Protezione idro-geologica.

La campagna sarà attiva su twitter con #tweetstorm (tempesta di tweet) che saranno simultanei con l’hashtag #iononrischio2015.

Ulteriori informazioni possono sul sito ufficiale della campagna www.iononrischio.it a cui è possibile accedere anche dalle homepage di ENAC (www.enac.gov.it) e di Assaeroporti (www.assaeroporti.com).

Roma in mano ai borseggiatori romeni. 10 arresti dell'Arma

borseggiatori a Roma 10 arresti dei CarabinieriI Carabinieri del Comando Provinciale di Roma hanno arrestato complessivamente 10 persone con l’accusa di furto aggravato nell’ambito di quotidiani controlli anti borseggio.

Gli arresti sono tutti stati effettuati nel giro di poche ore, segno che esiste una rete non organizzata di borseggiatori  incalliti, autori anche di scippi e e piccoli furti, che messi insieme danno la misura di una capitale in mano a una microcriminalità che opera prevalentemente a danno di turisti.

All’interno della Stazione metropolitana “San Paolo”, i Carabinieri della Stazione Roma San Paolo hanno tratto in arresto tre cittadini romeni, due uomini di 29 e 34 anni ed una 18enne, che dopo aver bloccato temporaneamente le scale mobili hanno tentato di sfilare il portafogli ad un turista straniero.

A piazza Venezia, a bordo del bus “64”, i Carabinieri della Stazione Roma piazza Dante hanno arrestato tre borseggiatori romeni di 43, 44 e 45 anni, che avevano appena scippato il portafogli con 100 euro ad un turista coreano.

Sempre a bordo del bus “64“, all’altezza della stesa piazza, i Carabinieri della Stazione Roma Quirinale hanno arrestato un cittadino algerino, di 23 anni, pregiudicato, subito dopo aver rubato il portafoglio ad una turista americana.

All’interno della metro B, all’altezza della fermata “Castro Pretorio”, i Carabinieri della Stazione Vittorio Veneto hanno bloccato altri due borseggiatori romeni di 41 e 56 anni, che avevano appena sottratto il portafogli con 300 euro ad un turista italiano.

Nei pressi della fermata “Repubblica” della linea “A” della metropolitana, i Carabinieri della Stazione Nomentana, hanno arrestato un cittadino romeno di 57 anni sorpreso mentre stava tentando di alleggerire il portafogli dalla borsa di una donna.

Inquietante a Marcheno. Scompare Giuseppe Ghirardini, operaio di Mario Bozzoli

Le ricerche nella fonderia della famiglia di Mario Bozzoli sullo sfondo (Foto in fonderia Cavicchi)
Le ricerche nella fonderia della famiglia di Mario Bozzoli sullo sfondo (Foto in fonderia Cavicchi)

E’ giallo nel giallo a Marcheno, nel Bresciano. Da martedì sera è scomparso anche un dipendente della Bozzoli Srl, l’azienda dell’imprenditore di 50 anni, Mario Bozzoli, svanito nel nulla giovedì 8 ottobre.

Si tratta di Giuseppe Ghirardini, di 50 anni, uno dei tre operai che erano presenti nella fonderia l’ultima volta che l’imprenditore è stato visto. La sua scomparsa è stata denunciata ieri sera da un parente, ma di lui sembra che non si hanno più notizie da martedì.

Le ricerche dell’uomo sono in corso nei pressi del passo Crocedomini, che collega Valsabbia, Valtrompia e Vallecamonica. L’intera vicenda diventa inquietante. Un capitolo che sfiora il macabro, nonostante finora non si sia vista una sola traccia di sangue. Ma secondo fonti investigative potrebbe essere proprio il mistero della scomparsa di Giuseppe Ghirardini a poter far luce sul giallo di Mario Bozzoli.

Poteva conoscere qualcosa l’operaio scomparso? Cosa aveva visto? Potrebbe trattarsi di un allontanamento volontario?, sono le domande che molti oggi a Marcheno e in tutto il Bresciano si pongono.

Intanto, a distanza di quasi una settimana non c’è nessuna traccia di Mario Bozzoli, scomparso attorno 19.30 nella sua azienda l’8 ottobre.

Dopo serratissime ricerche portate avanti da centinaia di uomini, non è emersa nessuna traccia né fuori l’azienda né dentro. Da parte degli inquirenti c’è massimo riserbo, sebbene il sindaco di Marcheno l’altro giorno abbia esplicitamente affermato che “si sta cercando un cadavere”.

La famiglia dell’imprenditore nei giorni scorsi aveva invitato la magistratura a sottoporre l’azienda sotto sequestro, per facilitare le ricerche dentro e fuori il perimetro aziendale.

Si teme l’omicidio. Non si esclude nessuna pista. Quella del suicidio è possibile, ma abbastanza remota: al di là del suo stato di benessere, l’imprenditore, da quanto riferito dai parenti non dava segni di disturbi mentali o paranoici. Bozzoli era un gran lavoratore e un uomo che stava bene in compagnia. Stimato in tutto il paese.

Le piste del sequestro o dell’omicidio sono quelle al momento privilegiate. Non si esclude che l’uomo giovedì, appena rientrato in azienda per cambiarsi e tornare a casa, qualcuno ben nascosto all’interno, aiutato da altri, lo abbia colpito per poi scaricarlo in uno dei forni dove vengono sciolti i metalli a oltre mille gradi. Questa ipotesi è anche difficile da confutare poiché a detta degli esperti, del corpo non resterebbe nulla. Sarebbe complicatissimo rintracciare tracce biologiche. Mancherebbe oltretutto un valido movente. Perché ucciderlo? Dissidi? E con chi?

Può anche darsi che sia stato sequestrato in azienda e portato via nella notte magari da un ingresso secondario (o condotte sottoterra), eludendo le telecamere di sorveglianza con la complicità del buio. Ma mancherebbe finora una rivendicazione. Nessuna richiesta di riscatto sarebbe stata ricevuta dai familiari.

Familiari che tuttavia cominciano a maturarlo il sospetto del sequestro, tanto che ieri attraverso il legale di famiglia, l’avvocato Patrizia Scalvi, hanno lanciato un appello ai possibili sequestratori: “Mario è malato, curatelo”. Perché questo appello? Evidentemente sono forse a conoscenza di dettagli di cui finora non è trapelato nulla.

Giovedì sera, su disposizione della Prefettura di Brescia, sono state sospese le ricerche di Mario Bozzoli. Stamane invece sono state attivate le ricerche dell’operaio.

Bulgaria, ucciso un migrante afghano. Altro morto nel Eurotunnel

Immigrato alla frontiera tra Turchia e Bulgaria
Immigrato alla frontiera tra Turchia e Bulgaria (Reuters)

Un migrante afghano è stato ucciso giovedì sera dalle guardie di frontiera bulgare al confine con la Turchia, nei pressi di Sredets. Lo ha riferito un portavoce del ministero dell’Interno della Bulgaria.

Secondo il portavoce del Ministero bulgaro, la vittima faceva parte di un grosso gruppo di migranti illegali che cercavano di entrare in Bulgaria dalla Turchia. L’uomo sarebbe morto nel tragitto verso l’ospedale.

Secondo la radio pubblica bulgara BNR, il gruppo di migranti era formato da 48 afghani armati e con atteggiamento aggressivo. Gli afghani non avrebbero obbedito all’intimazione delle guardie di frontiera di tornare indietro.

E’ da accertare se la vittima sia stata raggiunta di rimbalzo da colpi sparati in aria per avvertimento o sia stata colpita direttamente. Il primo ministro della Bulgaria Boyko Borisov ha ricevuto la notizia dell’incidente mentre partecipava alla riunione del Consiglio europeo a Bruxelles sull’immigrazione ed ha lasciato in anticipo il vertice per rientrare in patria.

Si tratta della prima volta in questa crisi dei rifugiati in Europa che una persona viene uccisa mentre cerca di passare la frontiera.

E si registra ancora un morto nell’Eurotunnel tra Francia e Gran Bretagna. Un immigrato è morto dopo essere stato investito da un treno merci nell’Eurotunnel sul bordo della banchina vicino Calais, nel nord della Francia. I soccorsi non hanno potuto identificare la vittima, perché il suo “corpo è stato trascinato per oltre 400 metri”, secondo i vigili del fuoco.

Lo riporta Le Matin online. L’incidente è avvenuto nella notte a Coquelles mentre il treno, un servizio navetta per le merci proveniente dalla Gran Bretagna, è entrato nel lato francese, ha spiegato un portavoce di Eurotunnel.

Nessuna interruzione del traffico è stato causata dall’incidente. Quest’ultima morte porta a sedici il numero di migranti uccisi dal 26 giugno che cercano di raggiungere la Gran Bretagna.

Intanto, i leader europei stanno cercando di accelererare sulla liberalizzazione dei visti per i turchi che vogliono entrare nell’area Schengen. Inoltre, al centro del tavolo, c’è il riavvio delle trattative per l’ingresso della Turchia nell’Ue. Ma la partita più importante per Bruxelles è raggiungere una intesa con il governo turco per frenare l’ndata migratoria dalla Turchia verso il continente. Donald Tusk, il presidente del Consiglio europeo, ha espresso “cauto ottimismo” sulla trattativa.

Via libera del governo alla legge di stabilità

Renzi illustra la legge di Stabilità
Renzi illustra la legge di Stabilità

Approvata la legge di Stabilità dal governo, Matteo Renzi interviene sul ruolo dell’Ue. “Bruxelles non è il maestro che fa l’esame, non ha i titoli per intervenire” sulle scelte economiche del governo. Lo afferma Matteo Renzi, ospite del programma “Attenti a noi 2” su Radio 24, sostenendo che “in questi anni c’è stata subalternità psicologica dell’Italia verso gli eurocrati”. ”Certo di deve consigliare ma non ci deve dire la tassa da tagliare”.

“Ai cittadini interessa il taglio delle tasse. Le tasse non sono più una cosa bellissima e anche da sinistra si è capito che sono una cosa da ridurre”. Poi Renzi difende la decisione del canone Rai in bolletta: “E’ una norma al riparo da impugnative. E’ l’applicazione di un principio liberale”.

Il premier difende anche l’innalzamento a tremila euro del limite dei contanti: “I dati dimostrano che non è il limite ai contanti a ridurre l’evasione ma l’incrocio dei dati e misure che abbiamo preso come la fatturazione elettronica”. Sono tante le misure che passeranno ora al vaglio del Parlamento, la più attesa l’abolizione della tassa sulla prima casa. Ecco in pillole le misure del governo.

Addio alla Tasi, taglio dell’Ires, Canone Rai in bolletta ma anche misure a sostegno della famiglia, delle imprese e per i “più deboli”, sgravi per l’agricoltura e innalzamento al tetto dell’uso dei contanti.

– TASSE SULLA PRIMA CASA ADDIO. E’ la misura sulla quale punta maggiormente il governo. Sono circa 19 mln gli italiani che saranno esentati dal pagamento della Tasi sulla prima casa (anche per gli inquilini). Una misura “per tutti”, ricorda Renzi che spera di rilanciare i consumi vincendo le resistenze dell’Ue. Ha un valore di 3,7 mld.

– VIA L’IMU AGLI IMBULLONATI- Non si conteggeranno più gli imbullonati (i macchinari delle aziende, ndr) per il calcolo delle imposte immobiliari. (350 mln).

– L’IRES PIU’ BASSA D’EUROPA. L’obiettivo è ambizioso. Il governo intende portare l’imposta sul reddito delle società dall’attuale 27,5% al 24% nel 2017 (3,8 mld). La novità è la possibilità che un primo calo possa esserci già nel 2016 se la Commissione Ue autorizzerà un margine di flessibilità dello 0,2% (3,1 mld) per l’emergenza immigrati.

– CARO IVA E BENZINA, PERICOLO SCAMPATO: niente aumento dell’Iva, né nuove accise sulla benzina. E’ la misura più corposa della legge finanziaria ma anche quella che veniva data per scontata. La sterilizzazione delle clausole previste dai governi precedenti vale 16,8 miliardi di euro.

– CANONE RAI ‘CALA’ IN BOLLETTA. Dal 2016 la tassa governativa per la tv pubblica si pagherà all’interno della bolletta elettrica e calerà dagli attuali 113,5 euro a 100 euro nel 2016 e 95 euro nel 2017.

– SUPER AMMORTAMENTI PER LE AZIENDE. Chi investe in azienda potrà ammortizzare il 140% dei propri investimenti. E’ una misura, una tantum, che vuole spingere gli imprenditori a finanziare. La misura varrà per tutto il 2016 ma anche per chi anticipa ed investe a partire dal 15 ottobre 2015 (170 mln solo per l’ultimo trimestre 2015, poi un miliardo per il 2016).

– NO FLESSIBILITA’ PENSIONI MA OPZIONE PART-TIME. Nessun intervento sulle pensioni ma misure specifiche: opzione donna (esteso al 2016), settima salvaguardia degli esodati, innalzamento della no tax area per i pensionati over 75 e facilitazioni per chi si avvicina all’uscita dal mondo del lavoro. Gli over 63 anni, inoltre, potranno optare per il “part time” negli ultimi anni lavorativi con oneri minimi a carico dello Stato (100 milioni). Il sistema, nelle intenzioni dell’esecutivo, dovrebbe favorire l’ingresso di nuovi assunti.

– SGRAVI ASSUNZIONI, ‘MA AFFRETTARSI’. Anche nel 2016 le aziende che vorranno assumere potranno beneficiare delle agevolazioni concesse dal governo. La decontribuzione, però, calerà progressivamente: del 40% l’anno prossimo (834 mln) e ulteriormente nel 2017. Lo sgravio sarà valido in ogni caso sempre fino al 2018. “Affrettarsi”, ha consigliato il premier.

– FONDO SANITA’ SALE, MENO DEL PREVISTO: Si passa dai 109 mld del 2014 ai 110 di oggi fino ai 111 del 2016. L’incremento c’è ma si tratta di 2 miliardi in meno rispetto a quanto inizialmente pattuito con le Regioni. Saranno salvaguardati, promette Beatrice Lorenzin, i livelli essenziali di assistenza.

– ANCORA ECOBONUS E SCONTI MOBILI PER GIOVANI COPPIE. Confermato lo sgravio fiscale del 65% per i lavori di efficientamento energetico al quale si aggiunge un ulteriore misura a favore delle coppie under 35 che, pur senza ristrutturare casa, comprano mobili.

– LOTTA ALLA POVERTÀ. Il governo mette sul piatto 600 milioni per il 2016, 1 mld per i 2017 e altrettanti nel 2018. Le risorse dovrebbero essere destinate ai nuclei familiari in difficoltà economiche al cui interno c’è un minore. Ed aggiunge altri 90 milioni sono destinati a misure a favore di persone disabili che sopravvivono ai genitori. Finanziato per 400 mln il fondo per la non-autosufficienza. Aumentano le risorse per il Servizio Civile.

– OK USO CONTANTI FINO A 3.000 EURO. “E’ una misura che vuole semplificare la vita agli italiani”. Così ha spiegato Renzi presentando l’innalzamento del consenso all’uso del denaro contante dagli attuali 1.000 euro fino a 3mila. L’obiettivo è favorire i consumi.

– NUOVA LINFA ALL’AGRICOLTURA. Fisco agevolato (405 mln) ma soprattutto via l’Imu dai capannoni agricoli e l’Irap per agricoltura e pesca. Le misure nel loro insieme valgono, secondo le stime del ministero, almeno 800 milioni.

– LA  CULTURA PER IL RILANCIO. E’ uno dei “pallini” del premier che con la Legge di Stabilità destina 150 milioni in più nel 2016, 170 nel 2017 e 165 dal 2018. Avremo 500 cattedre d’eccellenza (40 mln nel 2016), l’assunzione di 1000 nuovi ricercatori (45 mln nel 2016) e 6000 borse di medicina. Viene estesa anche ai quotidiani e ai periodici diffusi elettronicamente l’aliquota agevolata dell’Iva al 4%.

– COMUNI VIRTUOSI Con un allentamento del patto di stabilità interno, le amministrazioni con i conti in regola potranno finalmente investire il loro tesoretto di risorse per strade, scuole, marciapiedi e giardini. Si tratta di investimenti stimati in circa un miliardo di euro.

– IL RILANCIO DAL SUD. Circa 450 milioni nel prossimo triennio per la Terra dei Fuochi ma soprattutto risorse per il Fondo di garanzia dell’Ilva di Taranto e lo “stanziamento definitivo” per l’autostrada Salerno-Reggio Calabria.

– PARTITE IVA. “Una sorta di Jobs act per i lavoratori autonomi”, ha definito Renzi le norme per le nuove partite Iva che prevedono un’aliquota forfettaria del 5% sotto i 30.000 euro di reddito. Il costo, secondo le stime, si aggira sui 300 mln.

Tragedia a Roma Eur. Cade cancello e uccide una donna

Il luogo in viale America a Roma Eur dove è caduto il cancello (cerchiato in rosso) ed è rimasta uccisa Isabella Monti, 69 anni
Il luogo in viale America a Roma Eur dove è caduto il cancello (cerchiato in rosso) ed è rimasta uccisa Isabella Monti, 69 anni

Una donna di 69 anni è rimasta schiacciata e uccisa per la caduta di un massiccio cancello di un cantiere a Roma mentre passeggiava in una strada dell’Eur insieme al marito e alla figlia.

Alcuni operai a conclusione della loro giornata di lavoro, avrebbero aperto il cancello quando, per cause sconosciutee in corso di accertamento, ha ceduto e ha travolto in pieno la donna, Isabella Monti.

I familiari hanno subito chiamato i soccorsi e sul posto sono arrivati i sanitari del 118 che hanno trasportato Isabella Monti all’ospedale Sant’Eugenio ma, purtroppo, a causa delle diffuse ferite interne è deceduta poco dopo.

Il cancello apparteneva alla recinzione di un cantiere per la ristrutturazione delle ex Torri del ministero delle Finanze in viale America, quartiere Eur.

Sull’episodio della morte di Isabella Monti indagano i Carabinieri della stazione Eur che cercano ricostruire la dinamica. Da una prima parziale ricostruzione sembrerebbe che il cancello all’apertura sia uscito fuori dai binari, sgangiandosi completamente dalle strutture portanti laterali, e nella caduta ha travolto in pieno la donna che ha riportato ferite alle testa e in altre parti del corpo.

Milano, ragazzo precipitato da Hotel. Inquirenti convinti di caduta accidentale

Il luogo della tragedia. Nel riquadro il ragazzo morto, Elia Barbetti
Il luogo della tragedia. Nel riquadro il ragazzo morto, Elia Barbetti

Potrebbe essere stato uno spinello, a causare un malore a Elia Barbetti, il giovane di 17 anni caduto dalla finestra del sesto piano di una residenza per studenti a Milano. Dopo i primi rilievi effettuati dalla Scientifica che hanno rinvenuto all’interno della camera del giovane tracce di alcool e droghe leggere, gli inquirenti sono sempre più convinti che la caduta del giovane sia stata accidentale.

Il ragazzo a seguito di una serata tra amici accompagnata da presunti spinelli e alcolici, si sarebbe sentito male e si è recato alla finestra per respirare aria fresca, ma una volta appoggiatosi al parapetto è caduto nel vuoto. Questa potrebbe essere una delle ipotesi verosimili delle tragedia. Si attende tuttavia l’autopsia disposta dalla procura milanese. Non è chiaro se i compagni di stanza fossero già andati a dormire nel momento della tragedia.

Elia Barbetti è  precipitato nella notte del 15 ottobre 2015 dal sesto piano dell’Hotel Camplus Living Turro in via Stamira D’Ancona. A dare l’allarme all’alba è stato un vigilante dell’istituto di sicurezza Ivri, che vedendo il corpo del ragazzo a terra ha subito chiamato le forze dell’ordine.

Il giovane è deceduto sul colpo. Sul posto la Polizia di Stato che ha effettuato i rilievi di rito e sta cercando di ricostruire la dinamica dell’incidente. Sono in corso interrogatori. Sul posto, per un sopralluogo, è arrivato il magistrato di turno, Piero Basilone.

Gli inquirenti non escludono alcuna pista: dal suicidio, alla caduta accidentale, alla bravata; ossia al possibile gesto volontario commesso da terzi. Nella camera, da quanto appreso, sarebbero stati trovati alcool e tracce di droghe leggere, il che non esclude nulla.

Elia Barbetti era uno studente del Liceo Statale Enrico Fermi di Cecina (Livorno), arrivato a Milano con la sua classe mercoledì sera per visitare l’Expo. La vittima condivideva la stanza con altri tre compagni. Attorno alle 6, quando la polizia è intervenuta nell’albergo, i ragazzi stavano dormendo.

Il precedente. Il 10 maggio scorso, sempre uno studente di poco meno di 20 anni, cade e muore in circostanze poco chiare dal quinto piano dell’hotel Da Vinci, a Milano. Si chiamava Domenico Maurantoni e frequentava il quinto del liceo Nievo, a Padova.

Dopo mesi di indagini, non si è arrivato a nulla per una morte che ha suscitato in molti, dubbi e perplessità. (modificato il 16 ottobre 2015)

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