11 Ottobre 2024

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Ignazio Marino torna in sella e beffa Renzi. Pd non ha numeri per mandarlo via

Ignazio Marino e Matteo Renzi
Ignazio Marino e Matteo Renzi

Come ampiamente paventato, il sindaco di Roma Ignazio Marino ha ritirato le dimissioni presentate il 12 ottobre scorso. Si torna al punto di partenza, con il sindaco che invoca “un confronto in aula”, ma intanto “beffa” Renzi, Orfini e tutto il Pd che non hanno da soli i numeri per mandarlo a casa: con dimissioni in blocco o mozione di sfiducia. L’opposizione dal canto suo gongola e non intenderebbe andare in soccorso al duo Renzi-Orfini.

La mossa di Marino di ritirare l’addio è consentita dal comma 3 dell’articolo 53 del Testo unico degli enti locali (D.lgs. n. 267/2000) che testualmente recita: “Le dimissioni presentate dal sindaco o dal presidente della provincia diventano efficaci ed irrevocabili trascorso il termine di 20 giorni dalla loro presentazione al consiglio. In tal caso si procede allo scioglimento del rispettivo consiglio, con contestuale nomina di un commissario”.

Il termine utile era il 2 novembre. Adesso si aprono scenari imprevedibili che saranno di inasprimento certo delle tensioni già esistenti tra Marino e i renziani già da settimane nel panico. Sono stati infatti questi ultimi a costringerlo a lasciare causa “il malgoverno della città”. Lui, il sindaco, dopo un tira e molla politico alla fine ha ceduto, ma ha ricordato a tutti che aveva i famosi 20 giorni per ripensarci qualora non giungessero dal Nazareno “segnali politici”.

Ignazio Marino nella lettera scritta ai romani aveva chiesto una “verifica politica” che evidentemente non è arrivata dal Pd romano e nazionale. “Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”, dice un vecchio adagio.

Nel pomeriggio, nella sede del Pd, Matteo Orfini ha incontrato i consiglieri dem da cui è emerso che i consiglieri del Pd si sono detti pronti a dimettersi in massa nel caso in cui Ignazio Marino avesse ritirato le sue dimissioni.

Intanto, al ritiro delle dimissioni di Marino si registrano i definitivi abbandoni dell’assessore ai trasporti Stefano Esposito, del vicesindaco di Roma Marco Causi e di Marco Rossi Doria, assessore alla Scuola. “Le mie dimissioni sono già partite – spiega Esposito – e non credo che sarò il solo”.

Con Marino tornato in sella, il Partito democratico cerca di fargli evaporare la poltrona con le dimissioni dei 19 consiglieri dem. Ma per arrivare allo scioglimento serve il 50 percento del consiglio, ossia 25 consiglieri che si dimettono in blocco. Non è però scontato che tutti i 19 del Pd siano d’accordo. Rimangono i 5 eletti della lista civica per Marino che sarebbero per il no, i consiglieri di Sel (4, no) e di Centro democratico (1, da vedere). Con una inedita alleanza tra Pd e M5S si arriverebbe a quota 23. Mettendoci ipoteticamente il consigliere di Centro democratico si arriverebbe a 24.

L’opposizione dal canto suo gongola e non sembra disposta a sacrificare la legislatura per fare un favore né al Pd né a Orfini men che meno a Renzi. Forza Italia, Fdi, Marchini e gli altri vorrebbero fare esplodere le contraddizioni interne al Pd semplicemente stando fermi. In politica del resto non esiste il reato di “omissione di soccorso”. Bisognerà capire che faranno i fittiani e il gruppo misto.

C’è da capire poi un’altra cosa. Se sembra acclarato che a Ignazio Marino prima ancora dell’exit strategy pd non siano giunti “segnali” in questi giorni, è anche vero che il sindaco non è stato con le braccia conserte: ha testato gli umori dei singoli consiglieri e per arrivare alla decisione di ritirare le dimissioni saprà il fatto suo. Non è da escludere che possa varare una giunta inedita con dentro espressioni di diverso colore politico, anche dalle file dell’opposizione.

Stava giornate su Facebook, la madre le vieta lo smartphone e la figlia la uccide

omicidio di Patrizia Crivellato Melito Porto Salvo

Stava giornate intere su Facebook e, quando la madre ha notato che il suo rendimento a scuola era scarso le ha vietato di usare telefono e pc. Lei, la figlia 17enne, infastidita dai continui richiami, l’ha uccisa nella notte con un colpo alla testa con freddezza e determinazione.

Sarebbe questo il movente dell’omicidio di Patrizia Crivellaro, la donna trovata uccisa con un colpo alla testa il 25 maggio scorso a Melito Porto Salvo (Reggio Calabria). I Carabinieri, a conclusione di mesi di indagini, hanno arrestato la ragazza ritenuta presunta responsabile del delitto.

L’accusa per la giovane è gravissima: omicidio aggravato dai motivi abbietti e futili. Il movente sarebbe riconducibile a dissidi tra madre e figlia, nello specifico la diciassettenne non avrebbe digerito i continui rimproveri da parte della madre per lo scarso rendimento a scuola, dovuti molto probabilmente alle continue “distrazioni”  che la ragazza aveva con smartphone e social. Da qui, il divieto categorico della madre a non usare più il telefono. Un “avvertimento” perentorio che avrebbe fatto scattare nella ragazza la furia omicida.

La vittima era stata trovata morta nella propria abitazione di Melito con ferite di arma da fuoco alla testa nella notte del venticinque maggio scorso. Patrizia Crivellaro, impiegata come infermiera presso la clinica “Villa Anya” a Melito Porto Salvo era la moglie di un agente della polizia ferroviaria. In casa al momento del delitto vi era soltanto la figlia minorenne che allertò lo zio materno: “Qualcuno ha sparato a mamma”.

Sul posto intervennero i carabinieri della locale caserma ed i sanitari del 118 che avevano trasferito la donna in coma, all’ospedale Riuniti di Reggio Calabria nell’ultimo disperato tentativo di salvarle la vita. La donna morì poco dopo a seguito delle irreparabili lesioni riportate alla testa.

In un primo momento si pensava al suicidio, ipotesi subito scartata per gli elementi emersi dall’autopsia. Interrogata più volte, la minore ha sempre smentito qualsiasi coinvolgimento e di non aver mai maneggiato l’arma. Ma è stata sconfessata da più incongruenze. Due su tutte: dagli esami stub sulla ragazza, sono emerse tracce univoche che indicherebbero che ha sparare sarebbe stata la giovane. A chiudere il cerchio, gli esami sulla pistola da parte del Ris di Messina da cui emergono le impronte del dito indice della 17enne, la quale in più circostanze raccontò che ha uccidere la madre era stato un uomo alto oltre due metri.

La svolta dopo cinque mesi dall’omicidio. I carabinieri, dopo scrupolose indagini sono riusciti a ricostruire dinamica e movente del delitto risalendo alla figlia di 17 anni della vittima. Sarebbe stata lei ad aver preso l’arma, probabilmente sottratta di nascosto al padre poliziotto, e uccidere la madre Patrizia Crivellaro con freddezza e senza farsi tanti scrupoli, dopo i frequenti rimproveri sullo scarso andamento scolastico dovuto alla “dipendenza” da Facebook.

La ragazza, terminate le formalità di rito, è stata tradotta, su disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minori di Reggio Calabria, in un Istituto penitenziario minorile fuori regione.

Un dramma nel dramma, quello vissuto dall’uomo che ha perso in modo assurdo la moglie e ora anche l’unica figlia, ritenuta presunta responsabile del crimine.

Ancora nubifragi in Campania. Salernitano e Sannio più colpiti

alluvione nel sannioUn violento nubifragio sta interessando Salerno e zone limitrofe dalle prime ore della mattina. I vigili del fuoco del comando provinciale stanno intervenendo per soccorrere automobilisti rimaste in panne su strade e sottopassi allagati nei quartieri Torrione e Pastena.

Smottamenti si registrano nelle zone collinari e nell’Agro Nocerino. Strade e scantinati invasi dall’acqua anche a Lancusi, Fisciano e Baronissi. Frane e smottamenti e valloni in pericolo. Nel Sannio dalle 5 di stamane un nuovo nubifragio si è abbattuto colpendo soprattutto la Valle Caudina, che non era stata interessata in maniera grave dalle alluvioni del 15 e del 19 ottobre scorsi.

Sono numerosi gli interventi in corso da parte dei vigili del fuoco del comando provinciale di Benevento che stanno lavorando per mettere in sicurezza alcuni corsi d’acqua che per l’ingrossamento dovuto alla forte pioggia stanno trascinando a valle detriti e fango dal monte Taburno.

Frane anche nella valle Telesina, dove la statale risulta interrotta nei pressi di San Pietro. Al momento, tuttavia, la situazione e’ sotto controllo, ma l’allerta arancione diramata dalla protezione civile regionale durerà fino alle 22 di oggi.

La Protezione Civile della Campania aveva emanato ieri un avviso di criticità “arancione” dalla mezzanotte tra mercoledì e giovedì e per le 24 ore successive. Le zone interessate sono Piana Campana, Napoli, Isole del golfo, Area vesuviana, Penisola Sorrentino-Amalfitana, Monti di Sarno, Monti Picentini, Sannio, Alto Sele, Piana del Sele, Alto e Basso Cilento. Su Alto Volturno, Matese e Vallo di Diano, invece, l’avviso di criticità è di colore giallo (criticità moderata). Criticità moderata anche per il Sannio già colpito dai violenti nubifragi della scorsa settimana in cui vi sono stati alcuni morti e molti danni.

Allerta anche in Calabria dove il Centro funzionale multirischi dell’Arpacal ha diffuso un avviso di criticità per possibili precipitazioni intense valido dalle 8 di domani sino alle 16 di venerdì. La criticità è moderata, di livello 1 e colore arancione. Ciò vuol dire che “nelle aree a rischio di frana e/o inondazione, sono attese precipitazioni che potrebbero determinare fenomeni di dissesto localizzati o diffusi e di intensità da moderata a media che possono costituire pericolo per la incolumità delle persone”.

Tangenti per facilitare appalti in Rfi. Arrestato Dario Lo Bosco

Tangenti per "evitare intoppi" in Rfi. Arrestato Dario Lo Bosco
Dario Lo Bosco, presidente Rfi

Mazzette per appalti pubblici sulla rete ferroviaria italiana. Arrestati tre funzionari accusati di concussione: In manette anche il presidente di Rfi (Rete Ferroviaria Italiana), Dario Lo Bosco. Il manager avrebbe intascato una tangente di 58.650 euro legata ad un appalto per l’acquisto di un sensore per il monitoraggio delle corse dei treni.

L’inchiesta è coordinata dalla procura di Palermo e condotta dalla Squadra mobile palermitana diretta da Rodolfo Ruperti. Sono in corso numerose perquisizioni e sequestri da parte degli investigatori nella sede di Rfi, a Roma; negli Uffici del Comando del Corpo Forestale della Regione Sicilia e nella sede palermitana dell’Ast (Azienda Siciliana Trasporti). Gli investigatori stanno effettuando anche numerose perquisizioni domiciliari a carico di altri indagati.

I tre indagati sono agli arresti domiciliari: oltre a Dario Lo Bosco la misura cautelare riguarda i funzionari del Corpo forestale Giuseppe Marranca e Giuseppe Quattrocchi. Al centro dell’inchiesta due distinte vicende: quella che coinvolge Marranca e Quattrocchi è relativa a un appalto per l’ammodernamento della rete di comunicazione via radio; l’altra, che riguarda Lo Bosco, ha per oggetto l’acquisto di un sensore.

Salvatore Marranca, invece, avrebbe ricevuto una mazzetta di 149.500 euro e Giuseppe Quattrocchi di 90 mila. Lo Bosco è anche presidente dell’Azienda siciliana trasporti.

Nell’indagine è coinvolto un grosso imprenditore agrigentino, Massimo Campione, titolare di una società di costruzioni. Fermato recentemente dalla polizia, è stato trovato con una lista di nomi, con accanto delle cifre: una sorta di libro mastro delle tangenti in cui risulterebbe il dirigente di Rfi Dario Lo Bosco. L’ imprenditore starebbe collaborando con gli inquirenti.

Oltre alle tre persone finite oggi agli arresti domiciliari, la procura ha iscritto nel registro degli indagati, Pietro Tolomeo, ex dirigente generale della forestale, Giovanni Tesoriere, preside di ingegneria alla Kore di Enna, Libero Cannarozzi, ingegnere alla forestale, e Maria Grazia Butticè, compagna dall’imprenditore agrigentino Massimo Campione, che ha distribuito le mazzette ai funzionari pubblici. Per Tolomeo la procura aveva chiesto gli arresti domiciliari ma il gip li ha respinti. In settimana gli interrogatori di garanzia per Dario Lo Bosco e gli altri due arrestati.

La Camera approva il ddl sull'omicidio stradale. Ora al Senato

La Camera approva il ddl sull'omicidio stradale. Ora al SenatoVia libera della Camera alla proposta di legge sull’omicidio stradale. Il provvedimento passa con 276 voti favorevoli e 20 contrari e 101 astenuti, Forza Italia e Movimento 5 Stelle. Il testo passa ora all’esame del Senato. La norma era attesa da molto tempo. Per i pirati della strada che uccidono persone saranno inasprite severamente le pene. Non sarà più omicidio colposo, ma un reato che prevede pene fino a 12 anni nei casi più gravi.

Questi, in sintesi, le principali novità contenute nel testo:

– OMICIDIO STRADALE: L’omicidio stradale colposo diventa reato a sè, graduato su tre varianti: resta la pena già prevista oggi (da 2 a 7 anni) nell’ipotesi base, quando cioè la morte sia stata causata violando il codice della strada. Ma la sanzione penale sale sensibilmente negli altri casi: chi infatti uccide una persona guidando in stato di ebbrezza grave, con un tasso alcolemico oltre 1,5 grammi per litro, o sotto effetto di droghe rischia ora da 8 a 12 anni di carcere. Sarà invece punito con la reclusione da 5 a 10 anni l’omicida il cui tasso alcolemico superi 0,8 g/l oppure abbia causato l’incidente per condotte di particolare pericolosità (eccesso di velocità, guida contromano, infrazioni ai semafori, sorpassi e inversioni a rischio).

– LESIONI STRADALI: In via speculare, stretta anche per le lesioni stradali. Ipotesi base invariata ma pene al rialzo se chi guida è ubriaco o drogato: da 3 a 5 anni per lesioni gravi e da 4 a 7 per quelle gravissime. Se comunque ha bevuto (soglia 0,8 g/l) o l’incidente è causato da manovre pericolose scatta la reclusione da un anno e 6 mesi a 3 anni per lesioni gravi e da 2 a 4 anni per le gravissime.

CONDUCENTI MEZZI PESANTI: L’ipotesi più grave di omicidio stradale (e di lesioni) si applica ai camionisti e agli autisti di autobus anche in presenza di un tasso alcolemico sopra gli 0,8 g/l.

– FUGA CONDUCENTE: Se il conducente fugge dopo l’incidente (omissione di soccorso) scatta l’aumento di pena da un terzo a due terzi, e la pena non potrà comunque essere inferiore a 5 anni per l’omicidio e a 3 anni per le lesioni. Altre aggravanti sono previste se vi è la morte o lesioni di più persone oppure se si è alla guida senza patente o senza assicurazione. è inoltre stabilito il divieto di equivalenza o prevalenza delle attenuanti su specifiche circostanze aggravanti. La pena è invece diminuita fino alla metà quando l’incidente è avvenuto anche per colpa della vittima.

– REVOCA PATENTE: In caso di condanna o patteggiamento (anche con la condizionale) per omicidio o lesioni stradali viene automaticamente revocata la patente. Una nuova patente sarà conseguibile solo dopo 15 (omicidio) o 5 anni (lesioni). Tale termine è però aumentato nelle ipotesi più gravi: se ad esempio il conducente è fuggito dopo l’omicidio stradale, dovranno trascorrere almeno 30 anni dalla revoca.

– RADDOPPIO PRESCRIZIONE: Per il nuovo reato di omicidio stradale sono previsti il raddoppio dei termini di prescrizione e l’arresto obbligatorio in flagranza nel caso più grave (bevuta “pesante” e droga). Negli altri casi l’arresto è facoltativo. Il pm, inoltre, potrà chiedere per una sola volta di prorogare le indagini preliminari.

– PERIZIE COATTIVE: Il giudice può ordinare anche d’ufficio il prelievo coattivo di campioni biologici per determinare il dna. Nei casi urgenti e se un ritardo può pregiudicare le indagini, il prelievo coattivo può essere disposto anche dal pm.

Taranto, mazzette su appalti Marina militare, arrestati 2 ufficiali

Nuova bufera sui vertici della Marina militare alla base navale del Chiapparo di Taranto – Due ufficiali della Marina militare sono stati arrestati a Roma e ad Ancona dai carabinieri di Taranto per concorso nel reato di concussione nell’ambito di appalti gestiti da Forze Armate.

Ai due è stata notificata un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Taranto, Pompeo Carriere, su richiesta del sostituto procuratore Maurizio Carbone. Contestualmente è in esecuzione un decreto di sequestro preventivo per equivalente per un importo complessivo di 500 mila euro.

Ai domiciliari, con obbligo di braccialetto elettronico, sono finiti il capitano di corvetta Alessandro Dore, ora in servizio presso il Comando Scuole della Marina Militare di Ancona, e il capitano di fregata Giovanni Caso, attualmente in servizio presso l’Ufficio Centrale del Bilancio e degli Affari Internazionali del ministero della Difesa.

I provvedimenti di sequestro sono a carico di 10 indagati: 8 ufficiali (compresi i due arrestati), un sottufficiale ed un dipendente civile della Marina Militare. I due arrestati rispondono per presunti illeciti commessi quando erano in servizio al quarto Reparto della Direzione di Commissariato di Taranto della Marina Militare (Maricommi).

Le misure cautelari scaturiscono dall’attività investigativa condotta dai militari dell’Aliquota Operativa della Compagnia di Taranto e del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo provinciale, che aveva già portato ad altri otto arresti.

Durante gli interrogatori di garanzia, a quanto si è appreso, si registrarono importanti ammissioni di responsabilità, in particolare da parte di un indagato che, nel fornire ulteriori nomi di imprenditori costretti a pagare tangenti, supportò quanto già appurato nella prima fase dell’indagine. Il sistema ideato, secondo l’accusa, faceva sì che gli imprenditori concussi fossero vittime di un sistema di tangenti che in alcuni casi si trasferiva da un comandante all’altro.

Lo scorso gennaio finirono in manette sette persone sempre a Taranto per presunte tangenti sugli appalti. Furono arrestati di cinque ufficiali, di cui due in servizio allo Stato maggiore a Roma, un sottufficiale e un dipendente civile. Secondo i pm vi sarebbe stato un giro di tangenti paria al 10% rispetto al valore dell’appalto sui lavori di manutenzione delle navi militari e sulle forniture alle Marina. A marzo 2014 finì nella rete dei Carabinieri il capitano di fregata Roberto La Gioia, in servizio nella base navale di Chiapparo, a Taranto.

Castello di Cisterna, presi i complici dell’omicidio Korol. VIDEO

I presunti complici Emiliano Esposito e Mario Ischero coinvolti nell'omicidio di Anatolij Korol
I presunti complici Emiliano Esposito (a sinistra) e Mario Ischero, coinvolti nell’omicidio di Anatolij Korol a Castello di Cisterna

Sono finiti in manette anche due complici dei rapinatori che il 29 agosto scorso uccisero Anatolij Korol, l’ucraino che a Castello di Cisterna difese la cassiera di un supermercato. Si tratta di Emiliano Esposito, 40 anni e Mario Ischero, 48 anni. I due sono accusati di aver fornito a Gianluca Ianuale e al fratellastro Marco Di Lorenzo le armi e lo scooter con i quali hanno compiuto la rapina, e fatto da basisti.

I due fratellastri, figli di un boss, furono arrestati a Scalea il 5 settembre scorso: a inchiodarli, dopo un lungo e paziente lavoro investigativo dei carabinieri, partito dalle immagini dei sistemi di videosorveglianza ma anche dal ritrovamento di uno zainetto con disegni e nomi di persone. Uno di questi ha portato gli uomini dell’Arma su Facebook e da qui all’individuazione dei due fratellastri e poi del loro covo.

Gianluca Ianuale, figlio del boss, detenuto, ammettendo le sue responsabilità con il pm, in un verbale contenuto nelle pagine della misura cautelare emessa dal gip Sebastiano Napolitano, per Esposito e Ischero, ricorda che a occuparsi di trovare la pistola e lo scooter necessari alla rapina al supermercato “Piccolo” di Castello di Cisterna era stato il fratellastro Marco Di Lorenzo. E proprio Di Lorenzo, in due verbali di interrogatorio di queste settimane, precisa il racconto delle fasi preparatorie al “colpo”.

“La valutazione dei gravi indizi di colpevolezza a carico dell’Esposito e deIl’Ischero – scrive il gip nell’ordinanza – va operata sulla base delle piu volte citate dichiarazioni della Ianuale e del Di Lorenzo divenuti, dopo iI fermo, collaboratori di giustizia”.

VIDEO DELLA RAPINA E DELL’OMICIDIO DI ANATOLIJ KOROL

“L’idea della rapina mi è venuta di venerdì – dice Di Lorenzo – inizialmente volevo farla con Emiliano Esposito, che per un certo tempo ha abitato vicino al supermercato a casa della sorella. Ma poi lui si è tirato indietro. Allora ne ho parlato con mio fratello Gianluca. Emiliano mi ha procurato la pistola. Poi mi sono fatto dare da lui anche lo scooter Honda Sh nero, che aveva nel suo garage (risultato rubato il 7 agosto scorso, ndr).

Mario Ichero era andato nel supermercato a fare dei panini e io lo ho incaricato di vedere se c’era del denaro nelle casse”. Dato che il basista risponde a quel quesito in modo affermativo, i due fratellastri vanno in via Alveo ed entrano nel negozio per compiere il colpo.

Anatolij Korol
Anatolij Korol

Come si evince dal video diffuso dai Carabinieri di Napoli, era pomeriggio tardi. Anatolij Korol ha finito da poco di fare la spesa e ha con sé la figlia più piccola, un anno e mezzo. I due entrano decisi e urtano Korol che stava uscendo. L’ucraino lascia la figlioletta in custodia a una persona e accortosi di ciò che stava accadendo rientra con la busta della spesa in mano mentre gli altri clienti se la danno a gambe levate.

La poggia in un angolo all’ingresso e va dritto verso Marco Di Lorenzo che a colto coperto dal casco sta minacciando con l’arma la cassiera e le intima di consegnargli l’incasso. Korol lo prende e lo trascina. Con una “presa di testa”, Anatolji riesce a stenderlo a terra. Riesce a prevalere, quando vista la scena interviene il fratellastro più giovane, Gianluca Iuanale, che scippa la pistola a Di Lorenzo e apre il fuoco due volte il fuoco contro di l’ucraino. I due scapperanno con lo scooter. Qualche giorno più tardi, i due criminali saranno rintracciati dai Carabinieri entrambi a Scalea, in Calabria.

Mantova sarà la Capitale italiana della Cultura 2016

Mantova sarà la Capitale italiana della Cultura 2016Culla del Rinascimento, corte dei Gonzaga, Patrimonio dell’umanità per l’Unesco, dopo un’agguerrita battaglia a suon di progetti e recuperi del patrimonio, è Mantova a vincere il titolo di Capitale italiana della cultura 2016.

L’annuncio, con tanto di busta sigillata arriva direttamente dal Ministro dei beni culturali e del turismo, Dario Franceschini, in un Salone del Consiglio Nazionale al Mibact mai tanto affollato di sindaci, assessori e tifo da stadio.

“No, non me lo aspettavo, ma ero consapevole del ruolo e della bellezza di Mantova”, commenta a caldo Mattia Palazzi, sindaco Pd eletto da appena 4 mesi, che con la sua città ha battuto 9 rivali eccellenti (su 24 iniziali) come Aquileia, Como, Ercolano (favorita fino all’ultimo), Parma, Pisa, Pistoia, Spoleto, Taranto e Terni.

Per loro, però, la corsa è tutt’altro che conclusa, perchè proprio tra le finaliste battute il 25 gennaio si proclamerà la Capitale del 2017, per poi andare a regime, anno dopo anno, dal 2018.

In palio, oltre allo scettro, un milione di euro per realizzare il progetto presentato e l’esclusione delle risorse investite dal vincolo del patto di stabilita’. E i complimenti fioccano, anche dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in visita in Colombia, secondo fonti di palazzo Chigi.

A fare la differenza per Mantova è stata forse l’esperienza già vissuta nella corsa al titolo di Capitale europea della cultura 2019 (vinto da Matera), se, come dice il presidente della Giuria selezionatrice, Marco Cammelli, “per il 2016 abbiamo valutato la prossimità della scadenza, chi aveva cioè meno strada da fare per arrivare all’obbiettivo, essendo il nuovo anno alle porte.

Il resto delle motivazioni, saranno disponibili solo a valutazione conclusa anche per il 2017”. “Non e’ solo un milione di euro che ci arriverà – commenta il sindaco Palazzi – E’ il riconoscimento a una città piccola, ma con una vocazione internazionale e un patrimonio straordinario”.

Ignazio Marino resiste e manda nel panico Orfini e il Pd

Ignazio Marino resiste e manda nel panico Orfini e il Pd
Ignazio Marino

Il Pd teme il rischio molto concreto che il 2 novembre il sindaco di Roma Ignazio Marino ritiri le proprie dimissioni. Le avvisaglie per un epilogo del genere si palesano ora dopo ora. Ed è ormai guerra di nervi tra il chirurgo e il suo partito. Ma i dem, qualora dovesse presentarsi una situazione di questo tipo, sono pronti a sfiduciarlo in aula.

Il sindaco, dopo le “truppe cammellate” che a centinaia si sono assiepate nella piazza del Campidoglio per dar forza e sostegno al “nostro sindaco” invitandolo a ritirare le dimissioni, Marino aveva rivolto un messaggio che lascia spazio a poche interpretazioni: “Non vi deluderò”.

E ieri in un altra uscita il primo cittadino ha affermato che “questa giunta lavora e guarda oltre, Roma deve andare avanti”, ha detto tagliando il nastro di una strada in periferia “attesa da anni”, sottolinea. Poi convoca la giunta, studia delibere e annuncia che nei prossimi giorni taglierà altri nastri. E varerà il progetto Fori completamente pedonali, più che un testamento un biglietto da visita della sua amministrazione. Questi ultimi giorni da sindaco per Ignazio Marino, ammesso siano gli ultimi, sono quelli “del fare”.

Poi c’è il capitolo della telefonata di Renzi a Valentino Rossi che ha fatto infuriare Marino. “A me non mi ha mai chiamato”, avrebbe detto. Ormai sciolto dal giuramento col Pd, si presenta come un primo cittadino super attivo. Anche scaltro. Di sicuro non sembra intenzionato a mollare, anzi.

Il Pd intanto studia le contromosse al possibile scacco al re: ovvero il ritiro delle dimissioni che Marino tiene come ultima, decisiva carta a suo favore. Tramontata, pare, l’opzione sfiducia, che lacererebbe ulteriormente un Pd romano ormai sfibrato, i consiglieri dem potrebbero decidere di dimettersi in massa.

Ma non saranno seguiti da Sel che “neanche prende in considerazione l’ipotesi dimissioni”. Il commissario Matteo Orfini non vuole neanche pensarci ad un ripensamento del sindaco. I bene informati, apprende l’Ansa, dicono che abbia assicurato il Nazareno che Marino dal 2 novembre, giorno in cui scade il tempo per il ritiro delle dimissioni, non sarà più sindaco di Roma.

Insomma che questa settimana il caso Ignazio Marino sarà chiuso per sempre. Ma in casa dem non tutti ci credono e parlano di una “situazione di stallo”, di “calma prima della tempesta”. E se lo scenario predetto da Orfini non si avverasse aumenterebbe sicuramente il malcontento strisciante per la gestione commissariale del partito romano. La compagine dei consiglieri capitolini inoltre non è poi così compatta.

Uniti sì nel volere l’uscita di scena di Marino, ma divisi sulle modalità. “Non voterò la sfiducia assieme a chi ha lasciato la città a Mafia Capitale”, tuonava ieri il capogruppo Pd Fabrizio Panecaldo. E molti la pensano come lui. Per questo il M5S punzecchia i dem: “Votate con noi la sfiducia e ponete fine a questo circo”.

Ma sarebbe anche una firma sotto la condanna a morte del Pd capitolino che si consumerebbe in un’aula Giulio Cesare trasformata in mattatoio politico. Per questo i consiglieri Pd attendono un segnale dal partito nazionale che li liberi dal vicolo cieco in cui si trovano.

Ma Renzi, lontano chilometri anche fisicamente, non vuole mischiarsi nel caos Roma. Per questo c’è un commissario Pd preposto e un gruppo capitolino. Poi, tolto di mezzo Ignazio Marino, il segretario si impegnerà col “dream team”. Intanto il sindaco dimissionario continua a lavorare nel suo fortino Campidoglio. “Questa città ha patito corruzione e criminalità, noi abbiamo mostrato discontinuità -dice- domani e dopodomani inaugureremo altri cantieri. Roma deve andare avanti”. Se anche lui debba andare avanti con Roma lo deciderà a breve. Firmando il ritiro delle sue dimissioni.

Si vedrà il due novembre se Marino riesce a resistere oppure lascia. La legge “mi dà venti giorni di tempo”, ha sempre ripetuto, lasciando sulla graticola Orfini e suoi a Roma. Occorre capire se in questi giorni il dimissionario è riuscito a comporre una nuova maggioranza, cosa molto difficile ma non impossibile, oppure tutte queste avvisaglie sono un modo tenere col fiato sospeso la sua ormai ex maggioranza.

Se Ignazio Marino riuscirà a restare, lo farà in teoria senza i 19 consiglieri Pd. Che poi è tutto da vedere chi firmerà le dimissioni in massa. Panecaldo ha comunque già fatto sapere che non voterà (e da capogruppo inviterà i suoi a non votarla) la sfiducia. Potrebbe esserci qualcuno che pur di non tornare alle elezioni e non rifarsi la campagna elettorale, è disposto a “fare il bene della città” e sostenere Marino in aula. Dove si trovano? Sia nel Pd che nelle fila dell’opposizione.

Catanzaro: omicidio Gentile, Nicolas Sia resta in carcere

Il giovane Nicolas Sia, fermato con l'accusa di essere l'autore dell'omicidio di Marco Gentile
Nicolas Sia, fermato con l’accusa di essere il presunto autore dell’omicidio di Marco Gentile

E’ stato convalidato l’arresto di Nicolas Sia, 19 anni, fermato dalla polizia con l’accusa di essere l’autore dell’omicidio di Marco Gentile, il 18enne accoltellato a Catanzaro sabato scorso per un debito di 10 euro per l’acquisto di uno spinello e morto qualche ora dopo in ospedale.

Lo ha deciso il gip presso il tribunale di Catanzaro Assunta Maiore, al termine dell’udienza di convalida. Nicolas Sia, assistito dall’avvocato Giovanni Merante, resta quindi in carcere. Il presunto killer non ha risposto alle domande del magistrato.

Dalle risultanze investigative emergono fortissimi indizi di colpevolezza a carico del giovane. Per i pm sarebbe stato lui ad accoltellare a morte Marco Gentile nel pomeriggio del 24 ottobre scorso.

Dopo l’omicidio, il presunto assassino è scappato via dal centro raggiungendo le campagne vicino a Catanzaro Lido, dove dopo qualche ora è stato rintracciato e fermato dalla Polizia.

Catanzaro: omicidio Gentile, Nicolas Sia resta in carcere
La vittima Marco Gentile

L’accusa è omicidio premeditato. Nicolas Sia, secondo la ricostruzione degli investigatori sarebbe andato all’incontro con il giovane armato di un coltello con la presunta intenzione di accoltellarlo per fargli pagare il debito di dieci euro che Gentile aveva contratto in cambio di una canna. L’arma ancora non è stata trovata. Si presume che l’autore del delitto se ne sia disfatto durante la fuga.

E’ di importanza cruciale ritrovare l’arma poiché, oltre alle tracce di sangue della vittima ci sono anche impronte e tracce biologiche dell’assassino. Il silenzio di Sia davanti ai pm è una probabile strategia difensiva. Spetterà adesso al tribunale del Riesame decidere tra qualche tempo se scarcerarlo o meno.

Intanto, il pm Paolo Petrolo, ha affidato al dott. Pierantonio Ricci, l’incarico di effettuare l’autopsia, che é in programma nel pomeriggio di oggi martedì 27 ottobre. Da un primo esame, il ragazzo sarebbe stato raggiunto da più coltellate, sia alla gola che al petto. Fendenti che avrebbero falciato la carotide sul collo causando una massiccia perdita di sangue e il conseguente decesso.

Camorra, blitz antidroga contro clan dei Casalesi. 21 arresti

Camorra, blitz antidroga di polizia e carabinieri contro il clan dei Casalesi. 21 arrestiVasta operazione contro lo spaccio di droga: arrestate 21 persone ritenute legate al clan dei Casalesi, fazione Bidognetti-Schiavone di Casal di Principe, e al clan Vanella-Grassi di Secondigliano. Nel blitz impegnati uomini della Polizia di Stato e dei Carabinieri di Caserta. Le indagini sono coordinate dalla Dda di Napoli, l’accusa associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti.

Secondo gli investigatori il clan dei Casalesi, attraverso i figli di elementi di spicco della cosca, ha gestito direttamente lo spaccio della droga sul territorio casertano mentre negli anni si occupava esclusivamente di finanziarne il traffico.

In passato lo spaccio nelle roccaforti del clan dei Casalesi era severamente vietata e i boss la punivano anche con la morte. Gli inquirenti hanno ora scoperto invece che le sostanza stupefacenti, venivano vendute anche a Casal di Principe, a san Cipriano d’Aversa, Villa Literno e in altri comuni limitrofi. I carabinieri, nel corso delle perquisizioni eseguite nelle abitazioni di alcune persone arrestate hanno sequestrato oltre 200 grammi di cocaina, circa 20mila euro in contanti e munizioni.

I pusher del clan vendevano le sostanze stupefacenti anche a Casal di Principe, a san Cipriano d’Aversa, Villa Literno e altri comuni limitrofi.

Emersi legami con il gruppo camorristico di via Vanella Grassi, a Secondigliano, dove gli emissari dei Casalesi acquistavano la droga. Tra le 19 persone arrestate figurano anche Ettore e Giuseppe Pacifico, figli di Dionigi Pacifico, arrestato di recente dalla Squadra Mobile della Questura di Caserta e ritenuto elemento di spicco del clan dei Casalesi.

In passato l’attività di spaccio di droga nelle roccaforti del clan dei Casalesi era severamente vietata e i boss la punivano anche con la morte. Gli inquirenti hanno ora scoperto invece che le sostanza stupefacenti, venivano vendute anche a Casal di Principe, a san Cipriano d’Aversa, Villa Literno e in altri comuni limitrofi. I carabinieri, nel corso delle perquisizioni eseguite nelle abitazioni di alcune persone arrestate hanno sequestrato oltre 200 grammi di cocaina, circa 20mila euro in contanti e munizioni.

‘Ndrangheta, 6 arresti per usura. Indagato ex capogruppo Idv nel Lazio

guardia finanza

La Guardia di finanza ha eseguito sei ordinanze di custodia cautelare nei confronti di una serie di soggetti legati alla cosca Mancuso della ‘ndrangheta calabrese. Diciassette complessivamente gli indagati tra cui anche l’ex capogruppo dell’Idv ed ex assessore alla Regione Lazio, Vincenzo Maruccio.

Sono in corso una ventina di perquisizioni a Roma e nelle province di Bergamo, Catanzaro e Vibo Valentia e sequestri di immobili, società e conti correnti, anche in Svizzera e negli Usa, per oltre 5 milioni.

Agli indagati, i finanzieri del Comando di Roma e del Nucleo speciale di polizia valutaria, contestano, a vario titolo, i reati di usura, abusiva attività finanziaria, intestazione fittizia di beni e riciclaggio di denaro di provenienza illecita, aggravati dalle modalità mafiose.

I dettagli dell’operazione saranno forniti in una conferenza stampa in programma stamane nella sede del Nucleo di polizia tributaria di Roma alla presenza del procuratore aggiunto della Dda di Roma Michele Prestipino.

Il 13 novembre 2012, Vincenzo Maruccio, calabrese di origine, era stato arrestato con l’accusa di peculato per essersi appropriato illecitamente di circa un milione di euro dai fondi del gruppo Idv, partito da cui poi era stato poi espulso. Già nelle indagini di allora, i pm lo accusavano di presunta usura e riciclaggio.

Il gip Flavia Costantini, firmataria allora dell’ordinanza di custodia cautelare, parlava di Vincenzo Maruccio come di ”una persona che, pur percependo cospicui introiti come consigliere regionale ed essendo, al contempo, l’amministratore esclusivo di una piccola fortuna – 2 milioni e mezzo di euro nell’arco di due anni e due mesi – era perennemente pressato dalla necessità di reperire denaro”. Denaro che reperiva “violando ogni regola”, scrivevano i magistrati.

Catania, blitz della Polizia contro la pedofilia. Tre arresti

Catania, blitz della Polizia contro la pedofilia. Tre arresti

Le indagini della Polizia Postale hanno permesso di identificare un’associazione di pedofili. Sono tre le persone arrestate dalla Polizia di Catania nell’ambito di un’operazione che ha portato a smantellare una rete di pedofilia online. Nella stessa inchiesta, denominata “Cloud”, sono indagate 14 persone, e per la prima volta in questo tipologia di reato è stata contestata l’associazione per delinquere.

Lo scambio di materiale pedopornografico avveniva in un gruppo strutturato online e non accessibile a chi non faceva parte della rete di pedofili.

Ulteriori dettagli saranno diffusi durante la conferenza stampa che si terrà in mattinata in Procura. Tra Catania e Siracusa, ma anche nel resto del paese e all’estero, da anni è attiva l’associazione “Meter”, una onlus contro la Pedofilia sorta per volontà di Don Fortunato di Noto, che da tempo si batte contro la pedofilia e per la tutela dell’infanzia.

Nella sua lunga attività di ricerca di siti pedofili, su segnalazione di Don Di Noto, sono stati chiusi dalla Polizia postale centinaia di siti pedopornografici in Italia e all’estero.

Agguato a Bari, è giallo sull’omicidio di Giuseppe Sciannimanico

La scena dell'omicidio. Nel riquadro Giuseppe Sciannimanico
La scena dell’omicidio. Nel riquadro Giuseppe Sciannimanico

E’ un vero e proprio giallo l’omicidio dell’agente immobiliare 28enne, Giuseppe Sciannimanico, ucciso a Bari in circostanze misteriose. Un delitto che nessuno riesce a spiegarsi. L’agguato è avvenuto ieri sera in via tenente De Liguori, nel quartiere Japigia del capoluogo pugliese.

Il giovane, incensurato, è deceduto nella notte al Policlinico di Bari, in seguito alle ferite riportate al torace e alla testa. Secondo quanto accertato dalla Squadra Mobile, intervenuta sul posto, Giuseppe Sciannimanico, che tutti conoscevano come Beppe, è stato freddato con due colpi di pistola calibro 9. Inutile il tentativo di salvarlo con un intervento chirurgico d’urgenza per estrargli i proiettili. Il giovane è morto in sala operatoria.

Secondo una prima ricostruzione Beppe Sciannimanico – che lavorava per una nota azienda immobiliare a Santo Spirito – è andato forse, per lavoro, con lo scooter in via De Liguori quando, per motivi tutti da accertare, avrebbe incontrato il killer o più persone che gli hanno esploso contro due colpi di pistola, entrambi andati a segno. E’ anche possibile un errore di persona o che qualcuno gli abbia teso un tranello. Già, ma perché? Non è escluso che l’omicidio possa essere maturato nell’ambito dell’attività che il giovane svolgeva oppure per questioni passionali.

AGGIORNAMENTO: CATTURATI I PRESUNTI AUTORI DELL’OMICIDIO DI GIUSEPPE SCIANNIMANICO >> LEGGI

Sciannimanico è arrivato sul posto nel tardo pomeriggio, in moto e con in testa il casco. Alle 18.30/19.00 è già buio. Beppe parcheggia proprio davanti a tre palazzi, forse oggetto di interesse lavorativo. E si avvia per qualche decina di metri a piedi fino all’incrocio. Col casco sotto il braccio attende forse qualcuno. Un qualcuno con cui aveva preso un appuntamento? Non si sa. Ma perché prendere lo scooter (pare fosse aziendale) e fare i circa 20 chilometri che separano la sede di Tecnocasa di via Napoli a S. Spirito, e arrivare al lato opposto di Bari? Mistero. Così come è un mistero comprendere se il sia arrivato in moto, in auto o a piedi. Sembra che sulla strada non vi siano telecamere di sorveglianza. Indagini complicate ma non impossibili.

ricostruzione dell'omicidio di Giuseppe Sciannimanico - Beppe Sciannimanico ucciso a BariSe non c’erano telecamere, gli inquirenti starebbero scandagliando le telefonate che la vittima e l’agenzia hanno effettuato e ricevuto. Da quanto trapela in ambienti giudiziari, pare che l’agenzia avesse ricevuto una o più telefonate da qualcuno che avrebbe richiesto un appuntamento per valutare un immobile. Appartamento che forse era tra quei tre palazzi. Ipotesi. Gli investigatori,  in ogni caso, non escludono nessuna pista. Neanche quella sentimentale.  Magari uno “sgarbo” inconsapevole commesso nella cerchia delle proprie conoscenze.

Il giovane non aveva precedenti ed era considerato da tutti “un bravo ragazzo”. Agli inquirenti non risulterebbero amicizie “border line”, per cui resta difficile decifrare l’agguato. Strano omicidio. Un vero e proprio giallo.

Per tutti, il ragazzo era Beppe. Una faccia pulita, disponibile e sempre sorridente come appare sul suo profilo Facebook. Un ragazzo che amava la vita e stare in compagnia. La rabbia degli amici che si sfogano in città. “Perché proprio lui, era un’ottima persona”, si sfoga chi lo conosceva bene.

La Polizia interroga parenti, amici e conoscenti di Giuseppe Sciannimanico per avere un quadro più chiaro sul movente. Indagini a 360 gradi per un un omicidio al momento inspiegabile.

Mangiare pomodoro aiuta a prevenire il cancro

Pomodoro ciliegino pachinoMangiare un pomodoro potrebbe equivalere a bere 50 bottiglie di vino rosso, ma solo per quanto riguarda la presenza di una sostanza antiossidante amica delle cellule, il resveratrolo. Il primo superpomodoro che protegge le cellule dai processi degenerativi, come quelli all’origine di invecchiamento e tumori, è stato ottenuto dai ricercatori del centro di ricerca britannico John Innes, fra i quali vi è l’italiano Eugenio Butelli.

Descritto sulla rivista Nature Communications, il super pomodoro potrebbe diventare una “fabbrica” di questa sostanza da estrarre per ottenere integratori o cibi arricchiti. Oltre al resveratrolo, il superpomodoro è ricchissimo anche di un’altra sostanza che aiuta a prevenire i tumori, la genisteina, che è contenuta nella soia.

Ottenere il super pomodoro ricco di antiossidanti è stato possibile aggiungendo nel suo Dna i geni responsabili della produzione del resveratrolo nella vite e della genisteina nei legumi. Inoltre è stata aggiunta una proteina chiamata AtMYB12, che si trova nella pianta più utilizzata nei laboratori di ricerca di tutto il mondo, l’arabetta comune (Arabidopsis thaliana). La proteina agisce come un “rubinetto” per aumentare la produzione delle sostanze antiossidanti perché amplifica l’attività dei geni coinvolti nella loro “fabbricazione”.

Duplice omicidio a Roma, uccisi due giovani. Forse movente passionale

L'incrocio presso cui è avvenuto il duplice omicidio a Roma di Mirko Scarozza e Fabio Ventre
L’incrocio presso cui è avvenuto il duplice omicidio a Roma di Mirko Scarozza e Fabio Ventre

Duplice omicidio a Roma. Due giovani romani sono stati uccisi ieri sera a colpi di pistola nella capitale, nel quartiere periferico di Ponte di Nona. Un agguato in piena regola. I due sono stati feriti alla testa e al fianco e sono deceduti poco dopo in ospedale.

Si tratta di Mirko Scarozza e Fabio Ventre di 35 e 26 anni, entrambi di Tor Bella Monaca e già noti alle forze dell’Ordine. L’agguato è avvenuto nei pressi dell’incrocio tra via Raul Follereau e via Berta Von Suttner, a Ponte di Nona, in una zona isolata alla periferia della capitale.

Sul posto sono giunti i carabinieri della stazione Settecamini, oltre alla Scientifica che ha effettuato i rilievi. Si attende l’esito dell’esame autoptico che dovrebbe essere fatto domani.

Il 35enne era agli arresti domiciliari. Le vittime, secondo quanto risulta agli investigatori, sarebbero stati vicini ad ambienti dello spaccio di droga e avevano precedenti penali. Il duplice omicidio a Roma potrebbe essere avvenuto nel contesto criminale in cui le due vittime avevano maturato una certa “esperienza”.

Non è quindi escluso possa trattarsi di un regolamento di conti per presunte partite di stupefacenti non pagate, come non è da escludere la pista passionale, che nelle ultime ore sta assumendo corpo. Oppure entrambe. Sembra quasi acclarato che i delitti siano maturati in ambienti del crimine, dove uno sguardo di troppo su una donna può suscitare reazioni imprevedibili.

Nella notte sono state eseguite perquisizioni in “ambienti” della zona. I carabinieri del Nucleo investigativo del Gruppo di Frascati e della Compagnia di Tivoli cercano testimoni che possano rivelare elementi utili alle indagini. Si indaga a tutto campo.

L’Oms e la carne cancerogena. Il NYT elogia la Dieta Mediterranea

Dieta MediterraneaPrima che l’Organizzazione mondiale della Sanità bollasse oggi la carne come “cancerogena”, almeno quella trattata e zeppa di conservanti, come wurstel, hamburger, insaccati, prosciutti e scatolame il News Tork Times qualche giorno fa fece un grande elogio alla “Dieta Mediterranea”. Il quotidiano statunitense ha dedicato al piccolo centro campano Pollica-Acciaroli, provincia di Salerno un lungo articolo a firma Anahad O’Connor.

Va da sé che la Dieta mediterranea “Made in Italy” è patrimonio che appartiene a tutto il Mezzogiorno per le peculiarità climatiche e culinarie, il New York Times ha voluto centrare l’attenzione su Pioppi, minuscola frazione del piccolo paesino nella regione governata da Vincenzo De Luca che, appresa la notizia, il vulcanico governatore ha invitato tutti “ad andare a vivere in Campania”, per “stare meglio e vivere più a lungo”.

In verità vi sono tantissimi centri come “Pioppi” in Calabria, Sicilia, Puglia e Basilicata, regioni baciate dal Sole per nove mesi l’anno e dove la “macchia mediterranea” è presente in tutto il suo splendore. Ambiente che favorisce la produzione di olio extravergine di oliva di altissima qualità, vini straordinari e cibi genuini carenti di grassi cancerogeni dove primeggiano frutta, ortaggi e legumi che sono apprezzati non solo dai centenari dei luoghi della longevità, bensì anche dai pochi turisti che si calano lungono lo Stivale in cerca di relax, buon cibo e benestare. Del resto, è nel Sud Italia che è nato il cosiddetto “Agroalimentare”, settore che insieme al Turismo potrebbe far da traino all’economia locale, ma purtroppo, per molteplici fattori, non lo è.

L’articolo del quotidiano Usa, ha preso spunto dal documentario dal titolo “Pioppi Protocol”, realizzato dal cardiologo britannico Aseem Malhotra, che si candida ad essere il lavoro più esaustivo mai realizzato sulla salute del cuore. Protagonista del documentario, come racconta il NYT, appunto la piccola frazione di Pioppi, dove per decenni svolse la sua attività di ricerca il medico statunitense Ancel Keys e dove il dottor Malhotra e una troupe, diretta dal regista Donal O’Neill, si sono recati per scoprire i segreti della dieta. Quindi, è il cibo o lo stile di vita il segreto? Entrambi. Certo, lo stress non favorisce la longevità, in particolare se associato al “fast food” disordinato dove si sa quanto e dove si mangia ma non si conoscono le proprietà nutritive di ciò che si ingerisce. Non è un caso se le malattie cardiovascolari (primo fattore di mortalità al mondo), il diabete e gli stessi tumori hanno una eccentuata proliferazione soprattutto in occidente.

Al centro della tesi del cardiologo londinese vi è la convinzione che “non c’è una vera e propria Dieta Mediterranea. Non c’è mai stata. I veri segreti della longevità del Mediterraneo – spiega Malothra – sono certamente anche il cibo, ma ci sono ulteriori fattori legati a uno stile di vita che abbiamo ormai dimenticato. Siamo quindi tornati alla fonte per recuperare queste lezioni”.

E la fonte che racchiude il segreto della longevità è proprio la piccola frazione di Pollica, (ma non solo, ndr) dove la dieta mediterranea è uno “stile di vita”, e il cibo “è una scusa per socializzare con amici e familiari, – scrive il New York Times – ricordando come “la gente trascorre un sacco di tempo all’aria aperta” e camminare e andare in bicicletta sono le attività fisiche preferite.

Aseem Malhotra ha ora lanciato una campagna pubblica per raccogliere 50.000 sterline che serviranno a produrre e a distribuire “The Pioppi Protocol”. All’origine della decisione, il rischio che i finanziamenti di aziende e multinazionali del settore possano “condizionare” il documentario. Ma la “bomba” pubblicata oggi dall’Iarc, affiliata dell’Oms, dovrebbe smorzare le tensione. La dieta Mediterranea, è salutare e fa vivere bene e a lungo. Fuori dai protocolli degli Ogm.

“The Pioppi Protocol” sarà dapprima distribuito, in più lingue, a medici e amministratori impegnati nel settore sanitario di svariati paesi del mondo e in seguito sarà accessibile al pubblico internazionale.

“Il documentario e l’articolo del New York Times ci riempiono di soddisfazione e di orgoglio – spiegava il sindaco di Pollica, Stefano Pisani – La mia comunità e l’intero Cilento rappresentano da sempre il modello ideale di uno stile di vita sano. L’attenzione che il mondo scientifico internazionale ci riserva deve spingerci ad impegnarci sempre di più”.

Dopo il report dell’Oms pubblicato oggi sulla prestigiosa rivista scientifica “The Lancet”, che ha relegato la carne quale una delle maggiori cause dei tumori, il luminare italiano della lotta al cancro, l’oncologo Umberto Veronesi, spiega: “Il mio consiglio da vegetariano da sempre è quello di eliminare del tutto il consumo di carne, e questo per motivi etici e filosofici. Detto ciò, lo studio dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sulla cancerosità della carne rossa e trattata non ci coglie di sorpresa”, dichiara Veronesi all’Ansa. Il professore precisa inoltre come tutti gli studi che vanno nella direzione di identificare nuovi possibili fattori di rischio per il cancro sono comunque un “grande passo avanti”.

E’ Pioppi l’omebellico della dieta mediterranea, un piccolo centro del Sud Italia che insegna i sani stili di vita al mondo intero. Cibi e stili di vita inimitabili che sono il vero “Made in Italy”

Oms: Wurstel, insaccati e hamburger sono “carne cancerogena”

oms hamburger wurstel carne cancerogenaLe carni lavorate come i wurstel, bacon, insaccati, prosciutti ma anche hamburger, scatolame e carni lavorate “sono cancerogene”, e vanno inserite nel “gruppo 1” delle sostanze che causano il cancro a pericolosità più alta come il fumo e il benzene. Lo afferma l’International Agency for Research on Cancer (IARC) dell’Oms. Meno a rischio quelle rosse non lavorate, inserire fra le “probabilmente cancerogene”. Addio dunque ad hamburger e hot dogs che sono il cibo privilegiato dei più giovani. Ma pure le carni in scatola e le sfuse. Donnose alla pari o più del fumo. Meglio la dieta mediterranea, avvertono gli esperti.

La decisione è stata presa, si legge nel documento, dopo aver revisionato tutti gli studi in letteratura sul tema. “Il gruppo di lavoro ha classificato il consumo di carne lavorata nel “gruppo 1″ in base a una evidenza sufficiente per il tumore colorettale. Inoltre è stata trovata una associazione tra consumo e tumore allo stomaco. La possibilità di errore non può invece essere esclusa con lo stesso grado di confidenza per il consumo di carne rossa”.

Che alcune carni come quelle rosse o quelle più grasse siamo rischiose per la salute non è certo una novità. Non si contano le prese di posizione da parte della comunità scientifica e medica. Questa sarebbe invece la prima classificazione ufficiale da parte della più alta istituzione sanitaria mondiale fra le sostanze che causano i tumori.

LA LISTA OMS DELLA CARNE CANCEROGENA

Carni in scatola, hot dogs, prosciutto: sono solo alcuni esempi di carni trattate, considerate cancerogene per l’uomo dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Sono invece considerate “probabilmente cancerogene” le carni rosse: questa categoria, spiega l’Oms, “si riferisce a tutti i tipi di carne di muscolo di mammifero, come ad esempio manzo, vitello, maiale, agnello, montone, cavallo e capra”, da cui si ricavano hamburger, bacon, salsicce, prosciutti crudi e cotti,, wurstel e scatolame.

Le carni trattate o lavorate sono quelle indicate come più pericolose per l’uomo, essendo state inserite dall’Oms nel “gruppo 1” per rischio cancerogeno. Le carni lavorate, spiega l’Oms, includono le carni che sono state trasformate “attraverso processi di salatura, polimerizzazione fermentazione, affumicatura, o sottoposte ad altri processi per aumentare il sapore o migliorare la conservazione”.

La maggior parte delle carni lavorate contiene maiale o manzo, ma le carni lavorate possono anche contenere altri tipi di carni rosse, pollame, frattaglie o prodotti derivati dalla carne come il sangue. Esempi di carni lavorate includono dunque, avverte l’Oms, gli hot dogs, prosciutto, salsicce, carne in scatola, hamburger, bacon, preparazioni e salse a base di carne.

La notizia della “condanna” da parte dell’agenzia per la ricerca sul cancro dell’Oms, IARC, era uscita sulla stampa inglese ma l’Organizzazione mondiale della Sanità aveva nei giorni scorsi comunicato che “nessun materiale embargato” era stato condiviso o violato. Secondo le indiscrezioni pubblicate alla vigilia dal britannico “Daily Mail” arriverebbe una bocciatura anche alla carne rossa fresca, che potrebbe essere inserita nella “enciclopedia dei cancerogeni” ed etichettata come “lievemente meno pericolosa” rispetto ai lavorati industriali.

“La decisione della International Agency for Research on Cancer (IARC) dell’Oms di inserire carni lavorate e carni rosse nella lista delle sostanze cancerogene – è il commento di Carmine Pinto, presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) – è un invito a tornare alla dieta mediterranea”.

“La Iarc – spiega Pinto – conferma dati che conoscevamo da tempo ovvero che la presenza di conservanti o di prodotti di combustione in questi alimenti è legata ad alcuni tipi di tumore. Per quanto riguarda le carni rosse è una questione di modalità e di quantità, non esiste una “soglia di esposizione” oltre la quale ci si ammala sicuramente.

Il messaggio che dobbiamo dare è che la carne rossa va consumata nella dovuta modalità, una o due volte a settimana al massimo. Il messaggio principale è invece un invito a tornare alla dieta mediterranea, che ha dimostrato invece di poter diminuire il rischio di tumore”.

Secondo uno studio Aiom il 9% degli italiani nel 2010 mangiava carne rossa o insaccati tutti i giorni, il 56 percento 3-4 volte a settimana. Per il ministero della Salute il cancro del colon-retto, quello di cui si è trovata la maggiore associazione con il consumo di carne lavorata, è in assoluto il tumore a maggiore insorgenza nella popolazione italiana, con quasi 55.000 diagnosi stimate per il 2013.

Terremoto a Hindu Kush, tra Pakistan e Afghanistan. VIDEO. Centinaia i morti

Hindu Kush EarthQuake - Terremoto a Hindu Kush pakistan Afghanistan
La mappa con l’epicentro del violento terremoto che ha colpito la regione Hindu Kush tra Pakistan e Afghanistan

E’ di 330 morti e migliaia di feriti il bilancio provvisorio di un violentissimo terremoto nella zona di Hindu Kush, regione a nord del Pakistan al confine con l’Afghanistan.

Il sisma, di magnitudo 7,5 gradi della scala Richter è stato avvertito anche in tutto il nord indiano mentre ad Islamabad la gente è uscita nelle strade.

L’epicentro è localizzato al confine fra Afghanistan, Tagikistan e Cina. Nella provincia di Baghlan molte case sono state danneggiate da frane, mentre restano difficili le comunicazioni telefoniche per i danni ai ripetitori. Leggeri danni agli edifici sono stati segnalati anche a Kabul.

I media pachistani hanno sottolineato che si è trattato di una serie di scosse della durata di vari minuti e che il sisma è stato chiaramente avvertito a Lahore, Islamabadm Rawalpindi, Peshawar, Kohat e Malakand, dove la gente si è precipitata in strada. Il governo ha attivato le procedure di emergenza e di protezione civile. Diversi i crolli nella parte settentrionale del Pakistan, area da giorni colpita peraltro da forti temporali. Un edificio scolastico è stato oggetto di crolli. Morta una studentessa, decine di feriti gravi.

VIDEO DEL TERREMOTO IN HINDU KUSH

Express Tv riferisce di almeno 200 dei feriti che sono ricoverati nel Lady Reading Hospital di Peshawar nel nord-ovest pachistano. Tra le vittime ci sono anche quattro bambini nel distretto tribale nord occidentale di Bajaur.

Due donne invece sono morte nella valle di Swat, a nord di Islamabad. Altri tre bambini sono rimasti uccisi nel crollo di una recinzione nel distretto di Dir Inferiore. A Islamabad, Rawalpindi, Lahore, Karachi e altre città si sono viste scene di panico tra gli abitanti. Diversi uffici, ai piani alti, sono stati evacuati.

In alcune zone sono saltate le linee telefoniche. “Ho visto donne e bambini urlare di paura nelle strade” è il tweet di Shiraz Hassan di Rawalpindi, la città gemella della capitale. Per molti è stato come rivivere i momenti del forte terremoto di 10 anni fa. L’8 ottobre del 2005 una scossa di magnitudo 7.6 gradi devastò la regione del Kashmir e la provincia di Khyber Pakhtunkwa causando 87 mila morti e 2,8 milioni di senzatetto.

In Afghanistan si registrano undici morti e decine di feriti nella provincia settentrionale di Takhar il primo bilancio provvisorio delle vittime del terremoto che ha colpito oggi la regione dell’Hindu Kush.

Cesena, ammazza l'ex moglie davanti ai tre bimbi. Arrestato

L'ingresso dello stabile in via Milani a Cesena dove è avvenuto l'omicidio di Nadia Salami
L’ingresso dello stabile in via Milani a Cesena dove è avvenuto l’omicidio di Nadia Salami

Tragedia familiare a Cesena. Un cittadino marocchino di 35 anni, Rachid Rahali, ha ucciso a coltellate la moglie Nadia Salami dalla quale era separato. Il dramma, avvenuto davanti ai tre figli, si è consumato in via Milani 35, nello stabile ex Roverella in pieno centro città.

L’uomo si recava abitualmente a visitare i figli ma il rapporto con la moglie era burrascoso. Ieri l’ennesimo litigio e le coltellate mortali. E’ stato lui stesso a chiamare il 118 e a farsi arrestare dai Carabinieri di Cesena. Quando sono giunti i militari dell’Arma, si è fatto ammanettare senza opporre resistenza.

Rachid Rahali e Nadia Salami quando si incontravano, litigavano spesso come hanno testimoniato alcuni vicini. Ieri sera prima delle 23, l’ennesimo litigio poi l’uomo ha sferrato diverse coltellate alla moglie che è spirata prima che potessero arrivare i sanitari del 118.

Quando sono arrivati i Carabinieri la donna era in una pozza di sangue. L’uxoricida, era sporco di sangue e confuso. Poi tra le lacrime e si è fatto portare via sotto lo sguardo smarrito dei tre figlioletti (di 3, 4 e 5 anni), terrorizzati dalla violenza inaudita perpetrata dal loro papà contro, la loro mamma Nadia Salami.

Da quanto si apprende, sembra che l’uomo non avrebbe accettato la fine del loro rapporto. Un matrimonio, si racconta, nato male e finito nel peggiore dei modi con grandi dissidi per l’affido dei figli. Figli che non avranno più una madre e con ogni probabilità saranno affidati ad un istituto.

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