11 Ottobre 2024

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Parigi, Valeria Solesin è stata uccisa dai terroristi. L'Italia piange la sua vittima

Il teatro Bataclan dove è stata uccisa a Parigi Valeria Solesin
Il teatro Bataclan dove è stata uccisa Valeria Solesin

E’ morta Valeria Solesin, la ragazza italiana che stava al teatro Bataclan con il fidanzato quando è iniziato il massacro di Parigi. Lo ha annunciato il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro che l’ha appresa dai familiari. La conferma arriva pure dal console italiano, Andrea Cavallari, davanti all’obitorio a Parigi.

La Farnesina e l’ambasciata italiana in Francia erano mobilitati già nella notte dopo gli attacchi su sollecitazione del fidanzato e degli stessi parenti in Italia che non riuscivano ad avere notizie di Valeria. E’ scattata così una grande mobilitazione per sapere dove fosse la giovane. Anche sui social media.

Giornalisti, italiani in Francia e autorità francesi e italiane hanno scandagliato ospedali e altri luoghi per cercare la donna, dal momento che non risultava nell’elenco delle vittime. Un dato che, per due giorni, ha fatto sperare la madre Luciana Milani.

Alberto Solesin, il padre di Valeria, non aveva ancora avuto notizie ufficiali sulla sorte della figlia, che era al teatro Bataclan durante l’assalto terroristico. “Il fatto che sia morta – ha detto all’Ansa il padre della ragazza – lo sostengono gli amici che erano con lei in base a quanto raccolto attraverso la rete informativa in loco”. La giovane, secondo quanto riferisce il padre, in base alla ricostruzione fatta dagli amici con cui era , tra cui il fidanzato, sarebbe morta già venerdì sera. Ma essendo priva di documenti per l’identificazione ufficiale c’è bisogno di tempo. Ma la conferma della Farnesina ha purtroppo spazzato via ogni speranza.

Non si conoscono al momento i dettagli del ritrovamento, ma è probabile che la ragazza sia rimasta uccisa nel primo assalto alla sala concerti Bataclan e portata nella notte dalla gendarmeria come “salma anonima” all’obitorio insieme a tutte le altre vittime in via di identificazione. Valeria Solesin, da quanto riferito da amici, non aveva con sé documenti.

CHI ERA VALERIA SOLESIN

Valeria Solesin, 28 anni, veneta, stava svolgendo un dottorato in demografia all’Idem (l’istituto di Demografia dell’Università della Sorbona Parigi 1). Valeria studiava in Francia da quattro anni ed è definita dagli amici come “uno dei cervelli in fuga dall’Italia”. Dopo aver conseguito la laurea a Trento, si era trasferita a Parigi per il dottorato in demografia. Nell’ateneo francese si occupava di temi legati alla famiglia e ai bambini, oltre alla comparazione sociologica tra sistema francese e italiano.

La giovane era andata al teatro Bataclan con il fidanzato ed alcuni conoscenti per assistere a un concerto Rock. Durante la fuga, nelle concitate fasi dell’assalto, i due si sono persi di vista e della giovane non si sarebbe saputo più nulla. Valeria Solesin è dottoranda all’Università Paris ed esperta in Welfare e diritto femminile.

“Non abbiamo notizie di Valeria, sappiamo che non è nella lista dei deceduti, è un piccolo conforto. Speriamo sia tra i feriti, ma la Farnesina ci dice che gli ospedali parigini sono “blindati” ed è difficile accedere alle informazioni”, ha detto all’agenzia Ansa Luciana Milani, mamma di Valeria.

E’ invece in salvo il fidanzato di Valeria, Andrea Ravagni, che si trovava in sala al concerto, con la ragazza, con sua sorella Chiara e il fidanzato di quest’ultima, Stefano Peretti, di Verona. “Al momento dell’attacco terroristico con Valeria si sono persi e tuttora non si hanno notizie della ragazza” spiega sempre all’Ansa la zia di Andrea e Chiara Ravagni, Flavia Angeli, che ha sentito oggi al telefono Stefano Peretti.

Valeria Solesin è priva di documenti e probabilmente non è in grado di comunicare o farsi identificare, sempre che le sue condizioni fisiche lo permettano. A dirlo è l’amica che ha dato notizia della scomparsa sui social media seguendo le indicazioni dei genitori della ragazza originaria del centro storico di Venezia.

“Già nella notte – racconta l’amica – abbiamo tentato di contattarla ma non c’è stato nulla da fare nel caos che è seguito all’assalto del Bataclan”. “Sappiamo che era con un gruppo di conoscenti – dice ancora all’Ansa – raccontando quanto è riuscita a ricostruire attraverso le amicizie comuni – e stava entrando a teatro quando deve esserci stato l’assalto. Proprio in questa fase sarebbe stata separata dal gruppo perdendo la borsa con cellulare e documenti che è stata raccolta da una sua amica; poi il nulla”.

“L’unica notizia positiva al momento – aggiunge – è che non è nella lista dei morti ma spero che presto possa avere un filo di voce per far sapere chi è e far avvisare i suoi genitori: siamo in ansia e in attesa”. Valeria, a Parigi da quattro anni per studio, si è laureata a tempo di record a Trento ed è una ricercatrice apprezzata sul piano accademico tanto da aver fatto una rapida ed apprezzata carriera. “Ha un carattere forte e determinato – conclude l’amica – datele la possibilità di comunicare”.

Mentre di Valeria Solesin si sono perse le tracce, sono due i giovani lievemente feriti nell’attentato al Bataclan. Sitratta di Massimiliano Natalucci, di 45 anni, e Laura Appolloni, di 46, entrambi di di Senigallia (Ancona). La donna è stata operata per una ferita (ha una scheggia di proiettile nella spalla destra) e si trova ancora in un ospedale parigino.

E’ stato “miracolato per la quinta volta” Massimiliano Natalucci. Ne è convinta la sorella Federica: “baciato da papa Woytila, in piazza san Pietro a Roma, quando aveva 8 anni, a 15 è scampato alla strage dell’Heysel, dove era andato con nostro padre e uno zio, poi ci sono stati due incidenti stradali gravissimi”.

E anche un altro incidente avvenuto nel gennaio 1989, quando un’auto finì nelle acque del porto di Senigallia, provocando la morte di tre studenti. Tutti amici carissimi di Massimiliano e di Laura Appolloni. “Massimiliano – racconta oggi Federica Natalucci – era stato con loro fino a mezz’ora prima, poi era dovuto tornare a casa in anticipo per un’emergenza familiare”.

Quella tragedia ha particolarmente unito Massimiliano e Laura, che sono sempre rimasti in contatto, anche se il primo poi è andato a vivere all’estero. Le ore trascorse in attesa di avere notizie la scorsa notte – racconta la sorella – “mi hanno fatto rivivere quelle ore angosciose dell’Heysel, quando non c’erano neppure i telefonini e non sapevamo cosa stesse succedendo”. Miracolato cinque volte per merito – ribadisce la sorella – “del bacio del Papa”. A Parigi c’era anche un altro senigalliese, il cuoco Matteo Balducci, che fino a poco prima dell’attacco era nella zona del Bataclan, per poi tornare in albergo.

Francia, Treno Tgv deraglia vicino Strasburgo, 10 morti e feriti

Deraglia Treno Tgv in Francia, 10 morti e 40 feriti
Il canale dove è finito il treno Tgv (Treno alta veocità) dopo il deragliamento.

E’ di almeno 10 morti e una quarantina di feriti il bilancio di un drammatico deragliamento in Francia. Un TGV (Train à Grande Vitesse – treno ad alta velocità) è deragliato durante un viaggio di prova a , comune francese nel dipartimento del Basso Reno, nella regione dell’Alsazia.

Secondo quanto riportato dalla stampa locale, sono una decina i morti. Alcuni feriti sono stati trasportati in ospedale in elicottero. Alcune persone risulterebbero disperse.

Il treno, che stava effettuando un test sulla linea delle ferrovie francesi (Sncf) destinata a diventare il prolungamento dell’Alta velocità tra Parigi e Strasburgo, sarebbe uscito dai binari a causa della velocità eccessiva. Secondo quanto scrive “Le Figaro”, a bordo viaggiavano una cinquantina di persone.

Il Treno è uscito dalle rotaie all’altezza di un ponte ed è finito in un canale d’acqua adiacente. Poco prima del deragliamento, si sarebbe verificato un incendio a bordo. La circostanza non è però stata confermata. Il segretario di Stato francese incaricato dei Trasporti, Alain Vidalies, e il ministro dell’Energia e dell’Ecologia, Ségolène Royal si sono recati sul luogo dell’incidente.

Parigi, identificati 3 terroristi. Commando di 20 persone tra cui donne

Cerchiato in rosso Courcouronnes, luogo dove è cresciuto il terrorista francese che ha ucciso decine di connazionali al Bataclan di Parigi - terroristi isis
Cerchiato in rosso Courcouronnes, luogo dove è cresciuto il terrorista francese che ha ucciso decine di connazionali al Bataclan di Parigi

Le autorità francesi avrebbero identificato alcuni dei terroristi uccisi nei blitz delle teste di cuoio. Si tratterebbe di un siriano, un francese e un egiziano. Secondo quanto è emerso dalle indagini serratissime dell’intelligence francese, nel commando, formato dai 15 ai 20 terroristi (stima al ribasso tenuto conto dell’articolazione degli attacchi) ci sarebbe anche una donna. Questa circostanza è stata riferita alle autorità da una superstite del teatro Bataclan. Ma di jihadiste potrebbero essercene di più.

La gendarmeria ha rinvenuto un passaporto siriano negli indumenti di uno degli attentatori kamikaze che si sono fatti esplodere allo Stade de France, riferisce Bfm-Tv, precisando che sono in corso verifiche per accertare l’origine e l’autenticità del documento. L’uomo era nato nel 1990.

Sempre nei pressi dello stadio, dove si stava giocando l’amichevole Francia Germania alla presenza del presidente Francois Hollande, sul corpo di un altro kamikaze è stato rinvenuto un passaporto egiziano.

Un terzo kamikaze – riferisce invece “Europe1” – sarebbe stato identificato al Bataclan e sarebbe di nazionalità francese. Il kamikaze francese è stato identificato dalle impronte su un dito sezionato. Era già noto ai servizi di sicurezza e schedato per la sua vicinanza con gli ambienti islamici più radicali e ritenuti a rischio. Il kamikaze, secondo quanto si è appreso, era nato nella banlieue parigina, a Courcouronnes. Di tutti e tre non sono stati ancora resi noti i nomi e le foto.

Sono in corso verifiche medico legali per accertare l’identità degli altri cinque terroristi uccisi. Sarebbero in tutto otto i jihadisti uccisi dalle forze speciali, sette dei quali hanno prima sparato e ucciso con Kalashnikov per poi farsi saltare in aria con delle cinture imbottite di espolosivo. Per identificare i resti, sarà necessario fare l’esame del Dna e comparare i risultati con quanto risulta nella bancadati della polizia francese.

Intanto, è di nuovo allame per un’auto con quattro persone armate che ha forzato un casello autostradale nelle Yvelines, a sud-ovest di Parigi. Secondo fonti di “Le Parisien”, la polizia sta inseguendo l’auto, una Citroën Berlingo con quattro uomini pesantemente armati, individuata ad Ablis e diretta a Parigi.

Altra circostanza che potrebbe coincidere con quanto riferito da alcuni superstiti che hanno raccontato alla polizia di un’auto con targa belga scendere armati fino ai denti davanti al teatro Bataclan. Non si esclude che i quattro fuggitivi facciano parte del commando di ieri sera. Al Bataclan sarebbero giunti circa otto terroristi su due auto diverse.

Secondo alcune fonti vi sarebbe una forte correlazione tra gli allarmi bomba lanciati ieri mattina da anonimi (l’hotel dove alloggiava la nazionale tedesca era stato evacuato), con gli attacchi di reali di ieri sera. E’ probabile che i telefonisti anonimi facessero parte proprio del commando dell’Isis per depistare l’attenzione.

Parigi, è allerta per la sicurezza. Alfano: "A Roma 700 uomini in più"

Parigi, è allerta per la sicurezza. Alfano: "A Roma 700 uomini in più"
Il Comitato per l’Ordine e la sicurezza pubblica svoltosi a Roma il 14 novembre 2015 dopo gli attacchi terroristici dell’Isis a Parigi

E’ allerta massima in Europa dopo gli attacchi terroristici dell’Isis a Parigi venerdì 13 novembre. Su porti, aeroporti, ambasciate ma anche musei e altri obiettivi sensibili è stata innalzato il livello di sicurezza.

Schierato in alcuni paesi anche l’esercito. Il presidente francese Francois Hollande che ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale, ha messo in campo “misure straordinarie” dopo “l’atto di guerra” compiuto nella capitale francese.

In tutti i paesi saranno prese misure eccezionali. Le intelligenze europee sono in contatto per stabilire un fronte d’azione comune per individuare possibili cellule islamiche che potrebbero attaccare in qualsiasi momento.

In Italia, subito dopo gli attacchi di ieri sera, il ministro dell’Interno, Angelino Alfano ha convocato per stamane il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza cui hanno tra gli altri partecipato il premier Renzi, lo stesso Alfano, il responsabile dell’intelligence, Marco Minniti, i capi di stato maggiore dell’esercito e i comandanti dei corpi delle forze dell’ordine. L’Italia potrebbe essere più esposta proprio per via del Giubileo straordinario indetto da Papa Francesco che inizierà l’8 dicembre prossimo e che dovrebbe attirare nella capitale milioni di pellegrini.

Alfano ha assicurato che già “da subito” saranno impiegati “700 uomini in più” e “decine di mezzi in più” per la “sicurezza di Roma” e dell’evento giubilare che durerà un anno. Le prefetture italiane sono tutte allertate.

“In considerazione della situazione determinatasi a seguito degli attacchi terroristici a Parigi nella serata di ieri, l’Enac, l’Ente nazionale per l’aviazione civile informa – è scritto in una nota – di aver disposto, già dalla notte scorsa, l’innalzamento delle misure di sicurezza in tutti gli aeroporti italiani”.

L’ente comunica agli utenti che a seguito di questa decisione, potrebbero essere più lunghi i tempi dedicati ai controlli e che potrebbero crearsi delle file, l’Enac invita i passeggeri in partenza dagli scali italiani a recarsi negli aeroporti in anticipo rispetto ai tempi normalmente previsti. Già dalla tragedia dell’aereo russo nel Sinai, l’Enac aveva disposto per gli scali misure di sicurezza aggiuntive.

Per velocizzare il “traffico” è opportuno seguire tutte le istruzioni di sicurezza prima di imbarcarsi. Evitare dunque di portare nei bagagli liquidi (anche una semplice bottiglietta d’acqua), sostanze gel, spry, creme, (anche i trucchi da donna), metalli e altre oggetti che sono citati sui siti delle stazioni aeroportuali e delle compagnie. Oltrepassati i controlli vi sono negozi presso cui poter acquistare i prodotti citati. Ma attenzione: perché in occasione degli scali vi saranno nuovi controlli e si sarà costretti a gettarli prima di reimbarcarsi. Le condizioni variano di paese in paese. Condizioni che diventano da ieri più rigidi.

Intanto, sembra che in queste ore vi siano stati alcuni problemi all’aeroporto londinese di Gatwick. Da quanto informa l’Associazione dell’aviazione civile, l’aeroporto sarebbe stato “evacuato”.

Parigi, Papa Francesco: "Questo non si giustifica. Non è umano"

Attacco a Parigi, Papa Francesco "Questo non si giustifica. Non è umano"
Papa Francesco su attacco a Parigi: “Addolorato e commosso. Non ci sono giustificazioni. Questo non è umano”

Gli attacchi terroristici di Parigi “sono un pezzo” di una “terza guerra mondiale a pezzi”. Così Papa Francesco all’emittente della Cei Tv2000 dopo gli attentati di venerdì sera nella capitale francese. Il Pontefice ha detto che “non ci sono giustificazioni per queste cose”.

Esprimendo cordoglio e vicinanza al popolo francese Papa Bergoglio ha aggiunto “Sono commosso e addolorato. Non capisco ma queste cose sono difficili da capire, fatte da essere umani. Per questo sono commosso, addolorato e prego. Sono tanto vicino al popolo francese tanto amato, sono vicino ai familiari delle vittime e prego per tutti loro”.

Alla domanda se può esserci una “giustificazione religiosa” alla carneficina di Parigi, il Papa ha risposto che “Religiosa e umana. Questo non è umano. Per questo sono vicino a tutta la Francia che le voglio tanto bene”.

VIDEO DELLE PAROLE DI PAPA FRANCESCO A TV2000

In un telegramma all’arcivescovo di Parigi, Ving-Trois. Papa Francesco invoca “Dio Padre di misericordia” per le vittime e per “confortarne i parenti”. “Ancora una volta si condanna con forza la violenza, che non può risolvere niente, e chiede a Dio di ispirare pensieri di pace e solidarietà”.

Il Pontefice ha accolto con “sgomento” le notizie sugli attacchi terroristici a Parigi, ha detto padre Federico Lombardi a Radio Vaticana, spiegando che si sta seguendo con “costernazione queste terribili notizie. Siamo sconvolti da questa nuova manifestazione di folle violenza terroristica. Si tratta di un attacco alla pace di tutta l’umanità”, ha detto il portavoce della Santa Sede.

“Insieme al Papa e a tutte le persone che amano la pace, preghiamo per le vittime e i feriti e per l’intero popolo francese”, ha concluso padre Lombardi spiegando che quanto è avvenuto a Parigi richiede una reazione “decisa e solidale da parte di tutti noi per contrastare il dilagare dell’odio omicida in tutte le sue forme”.

Canelli, Asti. Uccide la moglie Barbara Natale. Trovato il marito. Ha tentato il suicidio

Barbara Natale e Luigi Caramello
la vittima Barbara Natale e il presunto assassino Luigi Caramello

Fine della fuga per Luigi Caramello, il 47enne presunto autore dell’omicidio della moglie, Barbara Natale. L’uomo è stato trovato dalle forze dell’ordine con le vene dei polsi tagliate. Gli inquirenti lo hanno rinvenuto sanguinante nei pressi del cimitero di Bazzana, tra Nizza Monferrato e Mombaruzzo dove si era rifugiato da stamattina.

L’uomo è stato soccorso e trasportato in ospadale. Non sarebbe in pericolo di vita. Voleva evidentemente suicidarsi dopo la tragedia che lo ha visto protagonista stamane a Canelli dove, davanti alla stazione ferroviaria, avrebbe ucciso a coltellate la moglie di 44 anni. Non sopportava forse il peso di quell’azione violenta che ha scosso tutto l’astigiano.

Il dramma si è consumato stamani, attorno alle 8.15. Da quanto riportano i media astigiani, tra i due sarebbe scoppiato un violento litigio sfociato nel sangue. Sul posto sono intervenuti i Carabinieri, la Scientifica e i sanitari del pronto soccorso. Luigi Caramello, dopo l’omicidio di Barbara Natale è stato visto fuggire a bordo di una utilitaria i colore rosso in direzione di Nizza Monferrato.

Per la donna non c’è stato nulla da fare a causa delle ferite profonde, una delle quali al collo. Sarà l’autopsia ad accertare il numero dei fendenti sferrati dall’uomo. E’ caccia all’omicida in tutto l’astigiano.

Canelli, Asti, Barbara Natale uccisa da marito Luigi Caramello
Il corpo senza vita di Barbara Natale coperto da un lenzuolo (frame video da lanuovaprovincia.it)

Secondo quanto ricostruito da la nuovaprovincia.it, i due coniugi residenti a Santo Stefano Belbo erano in fase di separazione. La donna, da due settimane risiedeva ospite insieme alle due figlie di 17 e 20 anni, a casa di un’amica a pochi passi dalla stazione. L’ex marito l’avrebbe attesa in auto alla stazione di Canelli. Appena Barbara Natale è uscita di casa con il suo cane, l’uomo l’avrebbe raggiunta e colpita alle spalle.

Se la dinamica è quasi accertata, non è ben chiaro il movente. Sembrerebbe che all’origine del gesto ci sia la repulsione dell’uomo all’ipotesi della separazione. Una volontà espressa dalla donna che per un periodo è andata a vivere con i figli presso un’amica a Canelli. Probabilmente le liti continue, anche per presunte difficoltà economiche, hanno spinto la donna a dire basta. Non è da escludere un eventuale movente passionale, tutto da accertare. Indagano i carabinieri della locale stazione di Canelli.

L’omicidio di stamane ha portato alla mente il barbaro omicidio di Maria Luisa Fassi, la tabaccaia uccisa con 40 coltellate nel centro di Asti la mattina del 4 luglio scorso da un uomo, Pasqualino Folletto, che è poi stato rintracciato e arrestato dopo una ventina di giorni. Quel delitto aveva sconvolto tutto il Paese.

Attacco Isis a Parigi, lo sdegno dei leader del mondo

Attacco Isis a Parigi, lo sdegno dei leader del mondo
Barack Obama

Mentre Parigi ha subito uno degli attacchi terroristici più gravi dopo l’11 settembre negli Usa i leader del mondo intero seguono con apprensione quanto sta accadendo. Dall’Italia agli Stati uniti alla Russia, tutti si stringono attorno alla Francia e alla città di Parigi.

Il Capo dello Stato Sergio Mattarella esprime “apprensione e forte dolore”. L’orrore che sta sconvolgendo la capitale francese e tutto il Paese lascia esterrefatti e sgomenti – scrive il Capo dello Stato – in un messaggio a Francois Hollande. “Seguo con apprensione e forte dolore gli sviluppi dei barbari attacchi terroristici ancora in corso a Parigi”, dice ancora Mattarella.

“L’Italia piange le vittime di Parigi e si unisce al dolore dei fratelli francesi. L’Europa colpita al cuore saprà reagire alla barbarie”. Così il premier italiano Matteo Renzi che sin dai primi momenti segue da Palazzo Chigi l’evoluzione della situazione.

Il ministro dell’interno Angelino Alfano ha convocato per domani, alle 9.30, al Viminale il Comitato Nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica dopo gli attentati di Parigi. In via eccezionale sarà presieduto dal premier Matteo Renzi. Il premier, in contatto con le cancellerie dei paesi alleati ha espresso il proprio sgomento di fronte alle notizie francesi e la “solidarietà totale” al presidente Francoise Hollande e al popolo francese.

“Questo dramma non riguarda solo Parigi, non riguarda solo la Francia ma tutta l’Europa e tutti coloro che credono nella libertà nei diritti e nella dignità umana”. Lo dice all’Ansa il presidente del Senato Pietro Grasso, in visita ufficiale a Belgrado. “Vicini alla Francia, al dramma delle famiglie delle vittime, uniti contro il terrore #avecParis”: così, in un tweet, il ministro degli esteri Paolo Gentiloni.

Per il presidente degli Stati Uniti Barack Obama la parola d’ordine è “i valori di liberté, egalité e fraternité non sono solo condivisi dal popolo francese, ma anche da noi”. Gli ha fatto eco Hillary Clinton: “Le notizie che giungono da Parigi sono strazianti. Prego per la città e le famiglie delle vittime”.

“I miei pensieri e le mie preghiere sono con tutti coloro che questa sera sono a Parigi”, ha scritto in un tweet l’ex presidente Usa Bill Clinton. “Seguo scioccato gli attacchi di Parigi. La mia piena solidarietà e simpatia al popolo e alle autorità francesi”. Lo scrive su Twitter il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk.

“Sono scioccato dagli eventi di Parigi. I nostri pensieri e preghiere sono con il popolo francese. Faremo tutto ciò che possiamo per aiutare”. Così il premier britannico David Cameron su Twitter.

“Sono profondamente scioccata dalle notizie e dalle immagini che arrivano da Parigi. In queste ore, i miei pensieri vanno alle vittime di questi attacchi evidentemente terroristici, ai loro cari e a tutti gli abitanti di Parigi”. Lo ha detto la cancelliera tedesca Angela Merkel, in una nota ripresa dai media francesi.

Il presidente russo Vladimir Putin ha espresso le sue “profonde condoglianze” a Francois Hollande e a “tutto il popolo francese” in seguito ai “terribili” attacchi terroristici a Parigi.

“Terribili notizie ci arrivano da #Parigi. Il nostro pensiero alle famiglie delle vittime, il nostro sostegno alle autorità”. Lo scrive in un tweet il presidente del parlamento europeo Martin Schulz. “Sono atterrito e sconvolto nel vedere che la Francia è in questo stesso momento colpita dal terrorismo più odioso”. Così il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker. “La mia solidarietà alla Francia e ai francesi”, ha aggiunto, “ho fiducia nel popolo e nelle autorità francesi per superare insieme questa prova”.

Terrore a Parigi. i morti 132 morti. 350 feriti. Arresti in Belgio.

Terrore-a-ParigiSale il numero delle vittime a Parigi. E’ di 132 morti e 350 feriti il bilancio ancora provvisorio degli attacchi terroristici dei jihadisti nella capitale francese. Tra i feriti ce ne sono oltre una novantina in gravissime condizioni.

Al momento sono due gli italiani feriti lievemente e fuori pericolo negli attacchi di venerdi sera. Un’italiana, Valeria Solesin, è morta. Della ragazza veneta 28enne, prima si erano perse le tracce ma poi la tragica notizia data dalla Farnesina. E’ stata uccisa al teatro Bataclan già venerdì sera.

Secondo la procura di Parigi gli autori del massacro sarebbero “tre squadre di terroristi”.  Almeno uno dei kamikaze aveva un biglietto d’ingresso alla partita Francia-Germania, ma è stato fermato ai cancelli dello “Stade de France” dopo che gli addetti ai controlli hanno scoperto che indossava dell’esplosivo. Allora si è fatto esplodere mentre tentava la fuga. Lo riporta il Wall Street Journal, citando un addetto alla sicurezza dello stadio.

In Belgio sono stati arrestati tre fiancheggiatori. Tra gli aggressori un francese, un siriano e un egiziano. Si è scoperto dai passaporti vicino ai resti. Uno di questi, che ha seminato morte e terrore al teatro Bataclan, aveva un passaporto di un rifugiato siriano entrato dalla Grecia.

C’erano “cadaveri ovunque”, hanno riferito i diversi testimoni superstiti degli attentati. E’ l’11 settembre della Francia e dell’Europa; il più grave attacco contro l’occidente dopo gli attentati in America di 14 anni fa.

Sarebbero almeno sei gli attacchi simultanei lanciati dai terroristi dell’Isis attorno alle 21.15, nel cuore della capitale francese.

Il primo, un po’ a nord, allo Stade de France, gli altri tutti in centro: il secondo al Petit Cambodge Restaurant, il terzo nella stessa zona al bar “Le Carillon”, il quarto a Les Halles, il quinto e più sanguinoso al teatro Bataclan, il sesto alla Bella Equipe bar.

GUARDA LA MAPPA INTERATTIVA DEGLI ATTACCHI 

Cinque degli attentatori del califfato sono stati uccisi dalle forze speciali francesi. Alcuni di questi al Bataclan, il teatro dove i terroristi hanno ucciso almeno un centinaio di persone. I miliziani islamici in tutti gli attacchi gridavano “Allah è grande”, è poi con raffiche di Kalashnikov e lancio di granate uccidevano persone inermi.

L’attacco multiplo ha la stessa matrice di Charlie Hebdo: l’Isis, che su Twitter rivendica celebra il 13 novembre 2015: “Questo è solo l’inizio”, minacciano i jihadisti. E a docici ore dall’ecatombe, arriva una nuova minaccia dello Stato islamico, che ha pubblicato un video, senza data, in cui fa sapere alla Francia: “Non vivrete in pace finché continueranno i bombardamenti”, riferisce l’emittente araba “al Arabiya”.

Alcune delle esplosioni e sparatorie sono state udite da rue de la Fontaine au roi, rue de Charonne e appunto al Bataclan, teatro molto frequentato non lontano dalla redazione di Charlie Hebdo. Colpito un ristorante, due coffe bar affollatissimi, una discoteca e altri obiettivi come lo Stade de France mentre si stava giocando Francia-Germania dove era presente il presidente francese Francois Hollande.

FRANCOIS HOLLANDE: “CHIUSE LE FRONTIERE”

“Una decina di spettatori” è stata messa in salvo fuori dalla sala concerti Bataclan, dopo un blitz delle forze di sicurezza. Lo riferisce il sito di “Le Figaro”, citando un testimone sul posto. Proprio nella sala concerti erano stati presi in ostaggio un centinaio di ostaggi. Sono decine i morti in teatro.

VIDEO DEGLI ATTACCHI A PARIGI

ATTACCO ALLO STADIO DOVE C’ERA HOLLANDE
Tre granate sono state lanciate contro lo Stade de France provocando una quarantina di vittime. Anche Kamikaze in azione fuori dallo stadio. Il presidente francese Francois Hollande, appena appresa la notizia è stato portato via dal parco dei principi dove stava assistendo alla partita di calcio tra Francia e Germania. Il presidente si è recato al ministero dell’Interno per fare il punto. Poi ha ordinato la chiusura delle frontiere e dichiarato lo stato d’emergenza nazionale. Non avveniva dal 1944.

Gli spettatori dello Stade de France piano piano sono riusciti a defluire ma è stata dura lasciare lo stadio. Erano stati invitati a uscire dalle porte dell’impianto rimasto aperto, ma nel caos e nel panico totale, diverse migliaia di tifosi (come mostrano le immagini) sono rimasti fermi sul terreno di gioco terrorizzati dalle notizie sugli attentati attorno all’impianto sportivo di parco dei Principi.

Il presidente sta facendo il “punto della situazione” insieme all’intelligence. Hollande ha già disposto lo stato di emergenza nazionale e ha espresso in un messaggio l’appello a restare “uniti” i queste drammatiche ore.

Secondo testimoni, al Bataclan, nel XI arrondissement, sono state viste almeno due persone armate fare fuoco all’impazzata. Gridavano: “Allah è grande”. E poi raffiche di spari con Kalashnikov e esecuzioni sommarie “a uno a uno”.

Proprio venerdì mattina erano stati lanciati due allarmi bomba a Parigi, uno di questi in un albergo che ospitava la nazionale tedesca impegnata stasera contro la Francia in un’amichevole al Parco dei Principi, allo Stade de France, uno degli obiettivi dei terroristi. L’albergo era stato evacuato. Appare inquietante questa coincidenza. Al mattino gli allarmi bomba, la sera le stragi vere per mano di terroristi islamici.

Intanto l’intelligence è al lavoro per capire le dinamiche degli attacchi. La gendarmeria sta cercando di risalire all’identità dei cinque terroristi uccisi. Non si esclude che – come nell’attacco a Charlie Hebdo – gli attentatori fossero fondamentalisti islamici di nazionalità francese. Alcuni esperti notano che per compiere un attacco simultaneo di questa portata occorre una “grande preparazione” e una buona “conoscenza degli esplosivi”.

Inquirenti e medici legali al lavoro per risalire all’identità e alla nazionalità delle persone uccise. I luoghi assaliti sono frequentati anche da molti turisti.

Uccise ladro ad Arzago d’Adda, il Colle "grazia" Antonio Monella

Uccise ladro ad Arzago d’Adda, il Colle "grazia" Antonio Monella
Antonio Monella

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato – ai sensi di quanto previsto dall’art. 87 comma 11 della Costituzione – il Decreto con cui è stata concessa ad Antonio Monella la grazia parziale di due anni di reclusione.

La decisione tiene conto del parere favorevole formulato dal Ministro della Giustizia a conclusione della prevista istruttoria. Per effetto del provvedimento del Capo dello Stato all’interessato rimarrà da espiare una pena residua inferiore a tre anni. Essa rientra dunque nell’ambito di applicabilità dell’istituto dell’affidamento in prova al servizio sociale (art. 47 dell’Ordinamento penitenziario).

Nel valutare la domanda di grazia presentata da Antonio Monella il Capo dello Stato ha tenuto conto del comportamento positivo tenuto dal condannato durante la detenzione (iniziata l’8 settembre del 2014) e della circostanza che il percorso di rieducazione sino a ora compiuto potrebbe utilmente proseguire – se la competente Autorità Giudiziaria ne ravvisasse i presupposti – con l’applicazione di misure alternative al carcere.

Monella è stato condannato in via definitiva alla pena di sei anni, due mesi e venti giorni di reclusione con sentenza della Corte di Assise di Appello di Brescia del 29 giugno 2012, confermata il 25 febbraio 2014, per il delitto di omicidio volontario.

L’ODISSEA DI ANTONIO MONELLA
Il caso Antonio Monella nasce la notte tra il 5 e il 6 settembre 2006, quando dei ladri entrarono alle due di notte in casa sua in via Verga, ad Arzago d’Adda, piccolo centro in provincia di Bergamo. I ladri entrarono mentre la sua famiglia dormiva (moglie e due figli). Anche l’imprenditore dormiva quando venne svegliato da alcuni rumori. Si alza e va a vedere ma si trova di fronte uno dei ladri. Una volta scoperto il malvivente scappò ma non prima di prendere le chiavi dell’auto di Monella, una Mercedes.

Antonio Monella, imbraccio il suo fucile regolarmente posseduto e per dissuadere i ladri a rubargli l’auto, spara un colpo in aria dal balcone di casa. Poi ne sparò un altro all’indirizzo della sua vettura dove i ladri stavano per svignarsela. Intimoriti dagli spari, scapparono. Un colpo ferì un giovane di 19 anni di nazionalità albanese, Ervis Hoxha. Giovane che fu rintracciato in un altro paese dai militari. Sanguinava. Fu portato in ospedale e dopo qualche ora morì.

Da allora Antonio Monella ha subìto 8 anni di processi. Indagato e processato prima per eccesso colposo di legittima difesa, l’accusa si appellò perché era sbagliato il capo d’accusa. I pm riuscirono a far prevalere la loro tesi: non è stata legittima difesa ma omicidio volontario. Da quel momento Antonio Monella frequenta tutte le udienze del suo processo e, di grado in grado, la sentenza passò in giudicato. L’8 settembre 2014 si è presentato volontariamente in carcere per espiare la pena di 6 anni e due mesi inflittagli in Cassazione.

La Lega Nord, in testa Matteo Salvini, contestarono la decisione dei giudici e dalla condanna fece sua la battaglia per far liberare anche attraverso la grazia del capo dello Stato, Antonio Monella, fino all’epilogo odierno con la grazia concessa dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

VIDEO DELL’INCONTRO TRA SALVINI E MONELLA

La soddisfazione del leader del Carroccio è palpabile. E su twitter scrive: La grazia ad Antonio Monella è una vittoria dei cittadini perbene, della Lega e del diritto di difendersi. Una posizione che Salvini e tutta la Lega (ma anche antre forze del centro destra) ha espresso pure per casi analoghi, ultimo in ordine, la storia dell’imprenditore Francesco Sicignano che sulle scale di casa sua a Vaprio D’adda, ha ucciso a ottobre un giovane ladro albanese, Gjergi Gjoni, mentre era andato a rubare di notte con altri complici. L’imprenditore potrebbe subìre la stessa sorte di Antonio Monella. I magistrati infatti lo hanno indagato prima per eccesso colposo di legittima difesa per poi “alzare il tiro”: omicidio volontario.

Marcheno, Giuseppe Ghirardini ucciso dal cianuro. Il giallo Bozzoli resta

Marcheno, Giuseppe Ghirardini ucciso dal cianuro. Il giallo Bozzoli resta
Da sinistra Giuseppe Ghirardini e Mario Bozzoli

Giuseppe Ghirardini, l’operaio trovato senza vita dopo essere sparito dalla fonderia Bozzoli Srl a Marcheno (Brescia), non è morto per cause naturali e di freddo ma è stato ucciso da una dose di cianuro. La conferma arriva dagli inquirenti dopo l’esame autoptico.

Nello stomaco del lavoratore dell’azienda bresciana Bozzoli (il cui proprietario Mario è sparito a sua volta l’8 ottobre scorso) l’autopsia ha rilevato la presenza di un corpo estraneo, simile ad una capsula. Una circostanza non naturale. Questo tipo di veleno è molto difficile da trovarsi. Non è ancora chiaro se il cianuro l’abbia ingerito spontaneamente nel tentativo di suicidarsi o per mano di una terza persona.

Il giallo di Marcheno si infittisce ancora di più. I misteri che avvolgono la morte dell’operaio sono tanti: non è mai stato trovato il cellulare, seppure sia stato accertato che il telefono dello sventurato si era agganciato ad alcune celle di montagna il giorno seguente la sua scomparsa.

Una circostanza che non si spiega e che indebolisce l’ipotesi iniziale che Giuseppe Ghirardini sia morto di freddo o per altre cause naturali. Un malore, si era pensato all’inizio o anche il suicidio. Possibile la seconda ipotesi, esclusa la prima per il cianuro. Ma se si fosse suicidato, si suppone che il telefono l’avrebbe dovuto avere con sé. Invece non è mai stato trovato.

Nemmeno nell’area dove è stato ritrovato il corpo, nei pressi di un rigagnolo, accanto a cui è stata rinvenuta solo una bottiglietta. Non è da escludere, anzi è probabilissimo, che l’abbia gettato nel torrente e poi si sia tolto la vita con la capsula di cianuro. Ma perché? Oltre alla bacca di veleno che giaceva nello stomaco quale altro segreto inconfessabile si è portato via? Cosa sapeva Giuseppe Ghirardini della scomparsa del suo datore di lavoro? Tutte domande che non avranno mai una risposta.

Intanto, non c’è ancora nessuna traccia di Mario Bozzoli, scomparso nel nulla l’8 ottobre scorso all’interno della sua fonderia in Val Trompia. Nella giornata di oggi era previsto lo svuotamento di uno dei forni dentro cui potrebbe essere stato gettato il corpo dell’imprenditore. Gli inquirenti sono alla ricerca di una traccia biologica, anche minima, che può consolidare l’ipotesi che l’uomo è stato effettivamente ucciso e poi buttato in uno dei forni dell’azienda. Forno che fonde il metallo a oltre 1000 gradi.

Processo Escort, quasi 8 anni a Tarantini. 16 mesi a Began

Gianpaolo Tarantini e Sabina Began condannati nel processo escort a Bari
Gianpaolo Tarantini e Sabina Began condannati nel processo escort a Bari

Gianpaolo Tarantini è stato condannato a 7 anni e dieci mesi per il reato di favoreggiamento della prostituzione. E’ questa la sentenza emessa dal tribunale di Bari nell’ambito del processo “Escort” che vede imputate in tutto sette persone. A sedici mesi di reclusione è stata invece condannata Sabina Berganovic, nome artistico Began, “l’ape regina” delle feste a Palazzo Grazioli, che nella sua ultima deposizione ha detto, piangendo, di aver “amato” Silvio Berlusconi.

I sette imputati del processo escort – che riguarda i presunti festini nelle residenze di Berlusconi tra il 2008 e il 2009 ed era partito più di un anno fa – sono accusati a vario titolo di associazione a delinquere e prostituzione.

A tre anni e sei mesi è stato poi condannato Massimiliano Verdoscia, a due anni e sei mesi a Pierluigi Faraone. Assolti invece Letizia Filippi, Francesca Lana e Claudio Tarantini, fratello di Gianpaolo. Nel dispositivo è esclusa l’associazione a delinquere.

Il tribunale ha trasmesso gli atti alla procura per l’eventuale esercizio dell’azione penale nei confronti di Silvio Berlusconi ai sensi dell’articolo 377 del Codice penale (intralcio alla giustizia).

Trasmessi infine atti alla procura affinché valuti l’ipotesi di reato di falsa testimonianza nei confronti di alcune delle ragazze portate da Gianpaolo Tarantini nelle residenze di Silvio Berlusconi affinché si prostituissero. Si tratta di Vanessa Di Meglio, Sonia Carpentone, Roberta Nigro, Ioana Visan, Barbara Montereale e Dino Mastromarco, quest’ultimo ex autista di Gianpaolo Tarantini.

A Patrizia D’Addario, parte civile nel processo “Escort”, è stata colta da malore ed ha perso i sensi nel piazzale del Tribunale di Bari poco dopo la lettura della sentenza con cui non le viene riconosciuto alcun risarcimento dei danni alle parti civili.

La donna è stata soccorsa da sanitari del 118 che l’hanno portata all’interno di un’ambulanza che si trova tuttora sul piazza le Tribunale. D’Addario è la escort barese che con le sue dichiarazioni nel 2009 fece scoppiare il caso del giro di ragazze a pagamento gestito da Tarantini per le feste a casa dell’allora premier Silvio Berlusconi.

“Non mi resta che il suicidio, ditelo”, ha detto disperata Patrizia D’Addario.Fuori dall’aula la donna ha pianto a dirotto davanti alle telecamere spiegando che si aspettava un risarcimento dei danni. Danni che i collegio giudicante non le ha riconosciuto.

Due cinesi fanno sesso in ufficio, ma uno "spione" li filma. VIDEO

Due cinesi fanno sesso in ufficio, ma uno spione li ha filmatiPresi da una irrefrenabile pulsione erotica, due colleghi cinesi hanno fatto sesso in ufficio, ignari che uno “spione”, insieme ad altri uomini e donne, li stesse filmando.

I due quando credevano non ci fosse più nessuno, si sono appartati in un angolo del pianerottolo e si sono lasciati trascinare dalla passione e hanno cominciato prima a baciarsi per poi andare al sodo, facendo sesso in ufficio.

Il video dell’amplesso è stato pubblicato su Vlook, ma presto è diventato virale su tutti gli altri social network del pianeta.

Alcuni media parlano che l’atto sessuale sia stato registrato da telecamere di sorveglianza ma, come si nota nel video, le immagini non sono fisse bensì tremano visibilmente, segno che la registrazione è avvenuta per mano di uno “spione” che sghignazzava insieme ai suoi amici. I due dopo l’amplesso si sono rivestiti e sono tornati a casa.

VIDEO

Da quanto riportano alcuni media cinesi, i due amanti sono stati identificati dall’azienda per cui lavoravano. Al momento non sarebbero stati presi provvedimenti disciplinari contro i due, che avrebbero consumato l’amplesso “fuori dall’orario d’ufficio”.

Germania, sono 8 i neonati morti. La madre confessa: “Li ho uccisi, ma non tutti io”

orrore bambini Wallenfels in Baviera
La casa dell’orrore a Wallenfels in Baviera

Andrea G. ha reso una “parziale confessione” sulla morte degli 8 neonati secondo fonti della polizia citate dall’agenzia di stampa tedesca “Dpa”. Rilasciato il suo compagno 55enne, che era stato fermato poco dopo la macabra scoperta, ma che è stato scagionato quasi subito.

Trattenuta invece lei, che ha affermato di essere la madre di taluni tra i bimbi, e ha ammesso di averne uccisi, ma soltanto alcuni. Le indagini comunque proseguono, e soprattutto si attendono i risultati dell’autopsia sulle piccole salme.


E’ stata rintracciata e arrestata Andrea G., 45 anni, la madre dei piccoli ritrovati cadaveri nella sua ex casa di di Wallenfels, in Baviera, a cento chilometri dal confine con la repubblica Ceca. La donna dovrà spiegare tante cose agli inquirenti tedeschi. I neonati ritrovati della casa dell’orrore sarebbero otto e non sette come era trapelato in un primo momento.

La donna è fortemente indiziata di essere coinvolta nell’infatincidio. Probabilmente i piccoli sono morti strangolati o per soffocamento. Sarà comunque l’autopsia ad accertare con esattezza le cause e il giorno del decesso dei piccoli


I corpicini sono stati rinvenuti senza vita chiusi in una scatola di cartone. E’ quanto emerge dai primi accertamenti della Scientifica tedesca in un appartamento di Wallenfels, Franconia, in Baviera centro settentrionale. Si cerca una donna di 46 anni, probabilmente la madre, donna che aveva “frequenti gravidanze”.

La macabra scoperta è stata fatta dalla polizia tedesca dopo la segnalazione di un nuovo inquilino . Il “cattivo odore” ha indotto la persona a lanciare l’allarme. La polizia tedesca ha avviato un’inchiesta. E’ ancora da stabilire da quanto tempo i bambini fossero morti e per quale causa.

Gli investigatori avevano ritrovato i corpi di soli due neonati in una casa di Wallenfels , a nord di Norimberga, nella Franconia, dopo la chiamata di una vicina di casa. Il sospetto che la madre dei due neonati, una 45enne titolare di un chiosco nella cittadina,  potesse aver nascosto altri corpi di bambini è stato confermato dall’ulteriore ritrovamento di altri 6 corpi. Gravidanze forse gemellari, come gemelli sono due dei tre figli avuti col primo marito. I resti mortali dei bambini erano in una scatola di cartone.

Le autorità tedesche hanno riferito “che è stato raccapricciante vedere i piccoli corpicini morti in quel cartone”. Ci vorrà “agli inizi prossima settimana per eseguire l’esame autoptico”, al fine di accertare le cause della morte. Tuttavia, i cadaveri dei piccoli erano “in avanzato stato di decomposizione”, segno che sono stati forse uccisi e abbandonati nell’appartamento da giorni.

Sospettata la madre di 46 anni, Andrea G. che era sposata e separata.  La donna ha vissuto per 18 anni con il marito nella casa dove sono stati rinvenuti i corpi, scrive il Bild. Secondo chi li conosceva, la donna avrebbe avuto relazioni con più uomini e al momento vivrebbe con i suoi tre figli tra 12 e 13 anni, di cui due gemelli. Nel corso degli anni, hanno riferito i vicini, la donna avrebbe avuto in tutto cinque figli. Qualcuno però ha fatto notare agli inquirenti che la donna “ha avuto più gravidanze. “Era sempre incinta”, dicono i conoscenti.

Non è chiaro se messa incinta dall’ex marito o da altri. I poliziotti tedeschi temono che gli altri cinque bambini ritrovati cadaveri siano sempre della donna che li avrebbe nascosti. E’ orrore macabro allo stato puro, ha raccontato chi ha visto le stanze dell’appartamento.

Sempre i vicini descrivono la donna come “educata e gentile”. Non è escluso che la donna o l’uomo abbiano ucciso i figli al culmine di una violenta lite tra i due. Gli investigatori le danno la caccia in tutta la regione Wallenfels e in alta Baviera.

Fiano Romano, blitz antidroga dei Carabinieri. Tre arresti

Fiano Romano, blitz antidroga dei Carabinieri contro famiglia albanese
Fiano Romano, blitz antidroga dei Carabinieri contro famiglia albanese

Dalle prime luci dell’alba, i Carabinieri della Stazione di Fiano Romano (Roma) hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip del Tribunale di Rieti, nei confronti di tre cittadini albanesi, di 20, 29 e 35 anni, già conosciuti dalle Forze dell’Ordine, poiché ritenuti responsabili di concorso nel reato di detenzione e spaccio di di cocaina.

La complessa attività di indagine, coordinata dal magistrato Rocco Gustavo Maruotti della Procura della Repubblica di Rieti ha consentito di accertare che il sodalizio albanese, legato da vincoli di parentela, gestiva non solo lo spaccio di cocaina nella cittadina di Fiano Romano, ma era diventato il punto di riferimento dei consumatori della zona Tiberina.

Nel corso dei servizi di osservazione, in poco più di due mesi, i Carabinieri di Fiano Romano hanno riscontrato ben 180 episodi di cessione di stupefacente, tutti avvenuti nelle vicinanze dell’abitazione di uno degli arrestati, organizzata quale vera e propria centrale di spaccio, ove previo appuntamento il consumatore poteva recarsi e ricevere la cocaina richiesta.

Sono stati monitorati casi in cui alcuni consumatori, per non destare sospetti, si recavano a casa dello spacciatore in compagnia dei propri figli minori, o in qualche caso barattavano le dose di cocaina in cambio di taniche di carburante.

L’ordinanza ha disposto la custodia cautelare presso il carcere di Rieti per uno degli arrestati, mentre per gli altri due i domiciliari presso le rispettive abitazioni.

Siria, raid Usa avrebbe ucciso Jihadi John, il boia dell'Isis

Mohammed Emwazi alias Jihadi John il boia dell'Isis
Mohammed Emwazi alias Jihadi John il boia dell’Isis

Mohammed Emwazi, alias “Jihadi John”, Il boia kuwaitiano dell’Isis di nazionalità bruitannica, potrebbe essere stato colpito a morte da un drone americano in un raid avvenuto nella città siriana di Raqqa.

E’ quanto sostengono alti funzionari Usa citati dal Washington Post e dalla Cnn, i primi a dare la notizia, precisando che sono in corso verifiche per accertarne la sorte. Fonti militari di alto livello hanno detto alla Bbc che c’è un “elevato grado di certezza” che sia morto.

Si ritiene che ci sia almento un’altra persona sul veicolo del jihadista preso di mira dal raid statunitense. Un funzionario Usa ha detto alla BBC che “Jihadi John” è stato come una sorta di sorvegliato speciale “monitorato con attenzione nel corso di un periodo di tempo”. Intercettati i suoi movimenti e spostamenti.

“Stiamo valutando i risultati dell’operazione di questa notte e daremo informazioni più precise non appena potremo”, ha detto il portavoce del Pentagono, Peter Cook. Un alto funzionario ha aggiunto che il drone avrebbe colpito un’auto sulla quale viaggiavano il boia e altri membri del gruppo di assassini che si fa chiamare i “Beatles” per via dell’origine britannica, ma non ha voluto fornire altri dettagli.

La notizia dell’uccisione di “Jihadi John”, responsabile delle più brutali e sanguinose esecuzioni di diversi ostaggi occidentali e non, “non puo’ essere assolutamente confermata ufficialmente perchè non ci sono nè truppe nè personale di intelligence a Raqqa, in Siria, dove è stato effettuato il raid”, precisa la Cnn.

Chi è “Jihadi John”, il boia dell’Isis
Il suo nome di “battesimo” è Mohamed Emwazi, nato in Kuwait nel 1988 da famiglia benestante ma si è trasferito con la famiglia a Londra all’età di 6 anni dove cresce con un fratello e due sorelle e si laurea in informatica.

E’ diventato uno degli uomini più ricercati al mondo dopo il video della decapitazione del giornalista americano, James Foley, nell’agosto dello scorso anno. Poi ci fu quello del reporter Usa, Steven Sotloff, dell’operatore americano Abdul-Rahman Kassig, dei britannici David Haines e Alan Henning e del giornalista giapponese Kenji Goto.

Nei video dove annunciava le macabre esecuzioni degli ostaggi stranieri è sempre comparso con il volto coperto da un passamontagna, completamente vestito di nero e con un coltello in mano. Un anno dopo l’esecuzione di James Foley, il boia viene identificato dall’intelligence inglese: mesi dopo i giornali britannici pubblicano una foto con il suo vero volto. E i dettagli sul suo passato di ragazzo comune, che amava il football e la bella vita, passare le serate nella movida londinese e fare ciò che fanno i tanto “odiati” occidentali.

Milano, accoltellato ebreo ortodosso. E' caccia all'aggressore. Comunità preoccupate

Milano, accoltellato Nathan Graff un ebreo ortodosso. Comunità ebraica: "Sgomento"
Nathan Graff, l’ebreo ortodosso accoltellato in via San Gimigliano a Milano

Un ebreo ortodosso di 40 anni, Nathan Graf, è stato accoltellato giovedì sera a Milano, davanti ad una pizzeria kosher, in via San Gimignano. Secondo una prima ricostruzione, l’aggressore, coperto da passamontagna, ha raggiunto Nathan Graff alle spalle attorno alle 20.15, colpendolo con alcuni fendenti alla schiena e uno al volto per poi dileguarsi. Ancora ignoto il motivo del ferimento. L’uomo è stato trasportato in condizioni “non gravi” all’ospedale Niguarda dove i sanitari hanno riservato la prognosi. La ferita al volto, da quanto riferito, sarebbe di circa sette centimetri. Le altre ferite sarebbero di lieve entità.

Nathan Graf indossava gli abiti tipici degli ebrei ortodossi. Sull’aggressore ci sono al momento pochi dettagli. I testimoni all’esterno del locale kosher (tipici ristoranti ebraici) lo hanno visto scappare subito dopo senza proferire parole con rivendicazioni. La polizia sul posto ha ascoltato testimoni e sta cercando immagini utili dalle telecamere di sorveglianza poste tra via San Gimignano, via Arzaga e lungo tutte le traverse.

Identikit aggressore ebreo ortodosso Nathan Graf
Ecco l’Identikit dell’aggressore dell’ebreo ortodosso Nathan Graf a Milano. Chiunque lo riconosca chiami la Polizia. Diffuso il 16-12-2015

Fonti della comunità ebraica riferiscono che l’uomo ferito è genero di un rabbino di origini afghane in visita a Milano con la figlia. Dalla comunità, inoltre, esprimono “grande preoccupazione” e temono che il gesto possa avere una matrice razziale e antisemita.

Da quanto emerge dai primi accertamenti della polizia, l’aggressione all’ebreo ortodosso non avrebbe, al momento, evidenze che possano far pensare ad una matrice antisemita. Quello che si sa dell’aggressore, allontanatosi subito dopo il ferimento, è che non avrebbe proferito parole antisemite o razziste, limitandosi forse a farfugliare qualcosa simile al “ti ammazzo”. L’aggressore è stato visto allontanarsi da una donna che portava fuori il cane e lo avrebbe notato togliersi il passamontagna con il quale ha agito. La donna ha riferito che aveva capelli biondi e carnagione chiara.

LE REAZIONI DI SDEGNO DELLA COMUNITA’ EBRAICA
“Esprimo tutto lo sgomento della comunità ebraica per il ferimento del cittadino italiano di religione ebraica ferito a Milano. L’uomo fortunatamente non è grave”. Lo dichiara all’Ansa la presidente della Comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello dopo l’aggressione a Nathan Graf. “Dobbiamo costatare che l’appello dell’Isis di colpire gli ebrei ovunque si trovino purtroppo sta facendo proseliti”.

Meghnagi: “Siamo molto spaventati”  – “La reazione a caldo è difficile, certamente siamo molto spaventati. Ma andiamo avanti e non abbiamo la testa”. A parlare è Walker Meghnagi, ex presidente della comunità ebraica di Milano, che sempre all’Ansa racconta le prime impressioni dopo la notizia dell’accoltellamento di un ebreo di 40 anni a Milano da parte di un uomo incappucciato. “Un’aggressione così non ce la saremmo mai aspettati, siamo molto scossi tutti”.

“I testimoni dicono che l’aggressore era incappucciato. L’agguato deve essere stato organizzato con cura perché è avvenuto a cento metri dal ristorante pizzeria kosher dove vanno a mangiare i ragazzini a pranzo. Comunque abbiamo un dialogo continuo delle forze dell’ordine, ci aiutano con la difesa dei luoghi ebraici”. Si indaga  a 360 gradi per risalire all’aggressore e assicurarlo alla giustizia.

Berlusconi: "Modifica alla Severino era nei patti". Renzi: "Falso"

Berlusconi: "Modifica alla Severino era nei patti" Renzi: "Falso"
Silvio Berlusconi a “Porta a Porta” giovedi 12 nov 2015 (Ansa/Carconi)

Il Patto del Nazareno della discordia. Nell’accordo nella sede del Pd, dice Silvio Berlusconi a Porta a Porta “c’era anche la modifica della legge Severino”. Replica piccata del premier-segretario del Pd, Matteo Renzi che quel patto ha siglato insieme all’allora leader del Pdl, alla presenza di Gianni Letta: “Mai promesso nulla. Forse si confonde con l’altro Matteo”.

Ospite di Bruno Vespa nella “Terza Camera” il leader di Forza Italia ha invece assicurato che le modifiche alla legge Severino faceva parte del “patto”. “Assolutamente sì, faceva parte dei patti”, ha detto Silvio Berlusconi spiegando che nell’accordo con Renzi c’era “la modifica della legge Severino”.

Ciò che era escluso dall’accordo, secondo Berlusconi, era la grazia a lui da parte del Quirinale: “Questo non era nell’accordo”, ma “la Severino si”. Il presidente del Consiglio in carica replica dicendo: “Forse è una delle sue barzellette, ma non fa ridere. Io non ho mai promesso a Berlusconi una modifica della Severino. Probabilmente si confonde con l’altro Matteo”, smentisce Renzi facendo riferimento ad un lapsus di Berlusconi con Vespa.

Sulla legge Severino, dopo i casi De Luca e De Magistris, soprattutto dopo la sentenza della Consulta che ha definito “legittima” la norma, il premier Renzi era intervenuto per escludere ogni ipotesi di modifica.

Ecco in pillole le parole di Berlusconi da Bruno Vespa riassunte dall’Ansa

Mattarella? Fino ad ora no segnali incisivi – “Non l’ho incontro, quindi non posso dare dei giudizi, ma fino ad ora non ha dato segni incisivi”.

Il lapsus, scambiato Renzi con Salvini – “Chi si vuole aggiungere è il benvenuto. Ci siamo noi tre, la grinta la porta Matteo Renzi…la determinazione la Meloni e io la creatività”. Lapsus di Silvio Berlusconi a Porta a Porta che confonde Renzi con Salvini. A Vespa che gli a notare di aver confuso il nome, Berlusconi risponde sorridendo: “E’ tanto che manco dalla tv, sono un po’ in confusione…”, risponde l’ex presidente del Consiglio.

Vedremo nel tempo chi sarà il nuovo leader del centrodestra – “Vedremo proseguendo nel tempo. Ora è molto importante che il centrodestra si sia ricompattato. Questo significa che l’opposizione in Parlamento la faremo insieme, non era accaduto negli ultimi anni. Nel corso del tempo si troverà il nuovo leader del centrodestra che sarà il candidato alle elezioni politiche che forse ci saranno tra due anni”, ha detto ancora Berlusconi.

Torno in campo, ci sono elezioni importanti – “Sto cominciando ad intervenire pubblicamente perché abbiamo elezioni importanti e credo che sia importante per il centrodestra assicurasi il governo di queste città (Roma e Milano su tutte, ndr). Non volevo tornare in Tv prima della corte di Strasburgo, ma siccome non posso aspettare, torno in campo anche perché c’è un sondaggio in cui si dice che il 90% degli italiani è convinto che contro di me ci sia stata una sentenza politica”.

Della Valle? Lo vedrò ma non scende in politica – “No, ho parlato con lui ci siamo dati un appuntamento per un incontro. Lui non vuole fare un nuovo soggetto politico non ha intenzione di diventare un protagonista della politica”.

Libano, ondate suicide a Beirut: decine di morti. Rivendica l'Isis

Libano, ondate suicide a Beirut decine di morti. Rivendica Isis
Un coffe shop devastato da una delle esplosioni kamikaze (Reuters)

E’ strage in Libano dove nel tardo pomeriggio di giovedì tre kamikaze, forse quattro, si sono fatti esplodere nella periferia sud di Beirut, provocando, secondo il ministero della salute libanese, almeno 41 vittime e oltre 200 feriti. Il bilancio, provvisorio, è destinato a salire per la gravità di molti feriti.

Le missioni suicide, rivendicate dall’Isis, sono state compiute nella zona Burj el-Barajneh, area residenziale di Beirut situata al largo della strada principale che conduce all’aeroporto internazionale. La zona è popolata da sciiti e l’area sud di Beirut è una delle roccaforti degli Hezbollah in Libano.

Burj el-Barajneh, è una nota area commerciale e residenziale, famoso per i suoi negozi e bar. Il quartiere ha subito ingenti danni dalle due esplosioni.

Gli attacchi sono avvenuti di sera, quando i viali sono affollati di famiglie che vi si radunano dopo il lavoro. Le forze di sicurezza libanesi hanno invitato i residenti nella zona a stare lontano dai siti dove sono avvenute le esplosioni.

I media locali del Libano hanno riferito che il corpo di un terzo attentatore suicida è stato trovato sulla scena degli attentati. Testimoni hanno detto che le due deflagrazioni sono avvenute a distanza di qualche minuto l’una dall’altra.

“Ero in piedi fuori dal negozio di un mio amico quando si è verificata la prima esplosione”, ha detto ai microfoni di Al Jazeera un ferito. “Questo non è un settore in cui il movimento degli Hezbollah ha uffici di sicurezza o altro. Questa è una zona dove ci sono donne e bambini. Persone normali che fanno facendo la spesa”, ha detto un altro testimone.

Le persone intervistate dall’emittente araba hanno espresso forti preoccupazioni circa la sicurezza dell’area. Già nel 2014 nella stessa zona si sono registrati infatti attacchi suicidi rivendicati da affiliati ad al-Qaeda.

Caso De Luca, le intercettazioni che fanno clamore

Il governatore Vincenzo De Luca e il giudice Anna Scognamiglio
Il governatore Vincenzo De Luca e il giudice Anna Scognamiglio

“Se quelle conversazioni come riportate dai giornali non sono vere, due sono i casi: o sono state trasmesse da chi ha interessi, anche politici, alla diffusione di notizie false, o queste intercettazioni esistono, e stanno da qualche altra parte. E’ comunque una vicenda che desta inquietudine”. Lo dice l’avvoccato Giovanbattista Vignola, legale del giudice Scognamiglio in merito alle intercettazioni diffuse. 

L’avvocato Vignola invita la magistratura a svolgere immediate indagini per accertare le responsabilità della “diffusione di intercettazioni che – dice – sembrano essere difformi dal vero”. “La procura – ha aggiunto l’avv. Vignola – ha il diritto di negare agli avvocati l’accesso agli atti quando questi sono segreti. Ma quando ci troviamo di fronte a una fuga di notizie dovrebbe essere un diritto della difesa entrare in possesso delle carte. Occorrerebbe una norma che lo stabilisse. Ciò che avviene è irriguardoso, paradossale e offensivo nei confronti dei diritti della difesa e delle garanzie del cittadino”, conclude il penalista.

LE INTERCETTAZIONI – ”Io non faccio il direttore generale e va bene, però tu non farai il presidente della Giunta regionale. Io perdo 5 tu perdi 100”. Così Guglielmo Manna si esprimeva in una intercettazione ambientale in un’auto parlando con l’avvocato Gianfranco Brancaccio, uno degli indagati, il 20 agosto scorso.  Manna, marito del giudice Anna Scognamiglio (una dei componenti del collegio del tribunale di Napoli chiamata a decidere sulla sospensione di De Luca), come spiegano gli investigatori, fa riferimento alla decisione favorevole al presidente della Regione del 17 luglio.

”Aveva fatto quello che avevano chiesto loro – è la sintesi degli investigatori della squadra mobile – senza ottenere fino a quel momento alcuna controprestazione e che adesso, con questa seconda occasione (a proposito di un nuovo ricorso contro De Luca presentato da un gruppo di ex consiglieri del centrodestra assegnato al collegio di cui fa parte la moglie) voleva risposte certe altrimenti lui non avrebbe fatto il direttore generale, ma Vincenzo De Luca non avrebbe fatto il presidente della Regione Campania”.

Questo il passaggio della intercettazione: ”Che io non faccio il direttore generale e va bene, però tu non farai il presidente della della giunta regionale, mi pare il discorso è un poco…e io perdo, io perdo 5 e tu perdi 100”. Secondo gli inquirenti, Manna aspirava a un incarico di rilievo nel settore della sanità campana.

Nella stessa conversazione, Manna accenna al nuovo ricorso di cui dovrebbe occuparsi la Scognamiglio. Spiega che una collega di lei ”ha fatto in modo di gestire le carte in modo che ad Anna (Scognamiglio, ndr) tocca praticamente il ricorso abbinato come relatore e praticamente Anna già adesso la settimana prossima deve fissare l’udienza sul giudizio principale”.

”A questo punto voglio capire, perché io i patti li ho rispettati, e si è fatto quello che si era detto”. Così Guglielmo Manna il 20 agosto scorso intercettato. ”Ora sta a loro giocare…”, aggiunge il suo interlocutore, l’avvocato Gianfranco Brancaccio, tra gli indagati.

Non trova riscontro, invece, in Procura a Roma, l’intercettazione, riportata dai quotidiani, tra il giudice civile Anna Scognamiglio, del tribunale di Napoli, e il marito Guglielmo Manna secondo la quale lui avrebbe detto “E’ Fatta”. Negli ambienti giudiziari di piazzale Clodio viene spiegato che quella intercettazione non esiste negli atti al vaglio della magistratura romana.

Caso De Luca: trasferita la giudice Scognamiglio. Disse: "E' fatta"

Caso De Luca: trasferita la giudice Anna Scognamiglio. Disse al marito Manna: "Abbiamo finito, è fatta"
Il governatore della Campania Vincenzo De Luca in conferenza stampa (Ansa/Fusco)

Il presidente del tribunale di Napoli Ettore Ferrara ha disposto il trasferimento ad altra sezione del giudice Anna Scognamiglio, indagata per corruzione in atti giudiziari insieme al governatore della Campania Vincenzo De Luca. Su di lei il Prrocuratore generale della Cassazione Pasquale Ciccolo ha avviato accertamenti preliminari.

Intanto Vincenzo De Luca si difende: “Non so niente di niente”, dice attaccando l’atteggiamento del suo ex capo della segreteria Carmelo Mastursi, indagato nella stessa inchiesta insieme al marito del giudice, Guglielmo Manna, Giorgio Poziello, Gianfranco Brancaccio e Giuseppe Vetrano, ex coordinatore delle liste De Luca.

Secondo l’ipotesi investigativa l’avvocato Guglielmo Manna, marito della Scognamiglio, avrebbe contattato l’allora braccio destro di Vincenzo De Luca assicurando che avrebbe fatto intervenire la moglie a favore del governatore sospeso dalla legge Severino. Questo in cambio di un presunto incarico nella sanità della Regione Campania.

Nell’inchiesta, gli inquirenti hanno intercettato gli indagati. “Abbiamo finito, è fatta”. Così il 17 luglio scorso, il giudice Anna Scognamiglio si rivolge al marito Guglielmo Manna dopo aver scritto la sentenza che consente al governatore di rimanere in carica e lo fa mentre è ancora in Camera di consiglio.

L’uomo fa partire un sms nei confronti di un componente dello staff del governatore, a capo del quale c’è Mastursi, nel quale scrive: “E’ andata come previsto”.

Secondo i magistrati della Procura di Roma, questa intercettazione è l’elemento cruciale alla base dell’inchiesta sul presunto accordo illecito. “Credi di essere intelligente solo tu e invece anche io sono furbo”, aggiunge in un altro passaggio l’avvocato Manna rivolto alla moglie Scognamiglio.

Per i pm romani il presunto accordo illecito prevede una sorta di scambio tra la sentenza favorevole a De Luca e una nomina dello stesso Manna a un posto di prestigio nella sanità campana. Nelle telefonate intercorse, Manna annuncia che andrà a Palazzo Santa Lucia, sede della Regione Campania.

Il 2 agosto, poi, riferisce di essere stato convocato. “Io sto a Ponza, sono stato chiamato”, e lei: “Domani?”. Manna: “Sì in Regione. Ora vedi sto partendo”. La Scognamiglio riprende: “Se dovesse essere quello, te ne vai in ferie e parti. Speriamo bene”. Manna è abbastanza esplicito: “Dovrebbe essere Napoli 1, gira voce. Non ho chiesto Napoli, ma Avellino, Caserta e Benevento”. Il giorno dopo, Manna riferisce: “Sono stato segnato su una specie di bloc notes”.

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