12 Ottobre 2024

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Corigliano: "Cartella pazza" di Equitalia. Uomo sfascia l'ufficio

Sfascia l'ufficio di Equitalia a Corigliano Calabro per una cartella pazza
L’ufficio di Equitalia a Corigliano dopo il “passaggio” dell’uomo

Sfascia gli uffici di Equitalia perché ritiene ingiusta una cartella per un fermo amministrativo. E’ successo a Corigliano Calabro (Cosenza) dove un uomo di 40 anni, preso dall’ira contro l’istituto di riscossione, per avergli recapitato una “cartella pazza” è andato dritto negli uffici mettendo a soqquadro l’androne e spaccando le vetrate che separano gli “utenti” dai dipendenti.

Allertate le forze dell’Ordine, l’uomo è stato fermato per danneggiamento aggravato. Al quaratenne sarebbe stata iscritta a ruolo una cartella per un fermo amministrativo. All’apertura della lettera vede una somma totale che evidentemente gli fa perdere la testa.

Va spedito negli uffici di Equitalia della città ionica per chiarimenti e inizia a dire ai funzionari di Equitalia che lui quella tassa non intende pagarla. I dipendenti, gli confermano il calcolo esatto della cartella e allora con un casco picchia forte sulle vetrate fino a mandarle in frantumo per poi sfogare tutta la sua rabbia su sedie e ciò che vi era nell’ufficio.

L’Etna erutta spettacolo e provoca disagi

Eruzione Etna (foto Massimo Lo Giudice - courtesy cataniatoday.it )
Eruzione Etna (foto Salvatore Lo Giudice – courtesy cataniatoday.it )

Spettacolare eruzione dell’Etna questa notte. Il vulcano, attivo dal 19 ottobre scorso, ha cominciato a offrire immagini suggestive, ma anche disagi.

Dal cratere, il vulcano ha iniziato a eruttare magma e nubi di cenere con colonne alte anche centinaia di metri, che sovrastano tutti i territori dei Comuni jonici e interni.

La nuova eruzione, oltre ad appassionare esperti e fotografi tiene mobilitata la protezione civile che sta monitorando la situazione con l’Ingv, l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di Catania. Una pioggia di polvere vulcanica si sta depositando in quasi tutti i centri.

Messina si è svegliata sotto una coltre di polvere vulcanica. Pericolo sulle strade della città, soprattutto per chi viaggia con i ciclomotori a causa del manto stradale reso vischioso. Case, auto strade e terrazze sono piene di sabbia nera.

Disagi negli scali aeroportuali. L’aeroporto di Reggio Calabria è stato chiuso al traffico a causa della cenere provocata dall’eruzione dell’Etna che ha provocato difficoltà all’operatività ed alla sicurezza dello scalo.

La decisione é stata presa in attesa di un possibile cambiamento delle condizioni atmosferiche. La cenere proveniente dal vulcano ha invaso, inoltre, tutta l’area dello Stretto di Messina e la città di Reggio, con conseguenti disagi per gli abitanti.

Catania, sequestro per 12 milioni di euro a presunto clan Carateddi

Catania, sequestro per 12 milioni di euro a clan CarateddiBeni per un valore complessivo stimato in 12 milioni di euro sono stati confiscati dalla Polizia di Stato di Catania a Massimo Leonardi e a sua moglie, Daniela Strano.

I due erano stati arrestati nell’operazione “Revenge 4” con l’esecuzione, da parte della Squadra mobile, su disposizione della Dda, di un’ordinanza cautelare per 20 indagati per traffico di droga aggravato dal favorire il presunto clan Cappello – Bonaccorsi “Carateddi”.

I due sono cognati di Alessandro Bonaccorsi, secondo gli inquirenti, presunto boss del clan Carateddi. Secondo il tribunale, i beni sequestrati sono riconducibili alla coppia.

La proposta del Questore che ha portato all’emissione dell’odierno provvedimento di confisca trae origine – spiega la Polizia di Stato – da una articolata e complessa attività d’indagine, coordinata dalla D.D.A. etnea ed eseguita, dalla locale Squadra Mobile, attività che è culminata il 19.07.2009 in una ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Tribunale di Catania, sez. G.I.P., nei confronti di n. 20 persone, (operazione di polizia denominata “Revenge IV”)  con la quale i predetti Leonardi Massimo e Strano Daniela, sono stati tratti in arresto per aver fatto parte di un’associazione  mafiosa collegata al clan Cappello – Bonaccorsi “Carateddi”  finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti del tipo marijuana e cocaina.

Leonardi Massimo, nello specifico, risulta aver avuto nell’ambito del sodalizio criminale diverse  mansioni organizzative, dal procacciamento di clienti al controllo dei sodali,  fino alla cessione a terzi della piazza di spaccio dietro compenso da corrispondere settimanalmente. Strano Daniela, ha svolto invece la funzione di contabile e di custode del denaro, ricevendo una retribuzione fissa.

Invero, Leonardi Massimo era stato già denunciato ai sensi dell’art. 12 quinquies comma 1 della Legge 356/1992, poiché trovato in possesso di 400.000 euro somma ritenuta riconducibile al cognato Bonaccorsi Alessandro, questi ritenuto elemento di spicco dei Carateddi; nella stessa circostanza la moglie di quest’ultimo, Strano Bruna, era stata trovata in possesso della somma di  393.285 euro nonché di numerosissimi oggetti preziosi (fatti accertati il 3.8.2010).

L’attività d’indagine patrimoniale svolta, ha consentito di accertare la sproporzione tra il valore dei beni intestati a Massimo Leonardi e a Daniela Strano, o a loro comunque riconducibili, ed i redditi leciti dei quali la coppia godeva all’epoca dei relativi acquisti.

In particolare – prosegue la Polizia – si è dimostrato, dall’esame degli atti pubblici di compravendita, che per l’acquisto degli immobili oggetto dell’odierno provvedimento ablativo (tra cui diversi appartamenti e terreni) è stato utilizzato denaro contante, ritenuto derivante dai proventi dell’attività di traffico e spaccio di sostanze stupefacenti.

Le indagini hanno consentito di accertare che Leonardi Massimo, pur non ricoprendo cariche all’interno della società  Metal Ferrosi Srl con sede in Catania c.da Torre Allegra (quest’ultimo è stato socio solo per un anno tra il 1998 ed il 1999) di cui gli attuali soci sono il padre Felice e lo zio Leonardi Salvatore, quest’ultimo anche amministratore unico, immetteva liquidità con lo scopo di riciclare il denaro di provenienza illecita, consentendo pertanto una rilevante crescita aziendale a partire dalla fine degli anni 90 e successivi.

Oltre alla predetta società, è stata confiscata anche la società  Giada Immobiliare Srl, costituita il 20.07.2012 (ovvero il giorno dopo l’esecuzione dell’Ordinanza di custodia cautelare in carcere denominata  “Revenge IV”) di cui la totalità delle quote sono possedute dalla società Metal Ferrosi S.r.l. e dalla madre e dalla zia di Leonardi Massimo, (rispettivamente Scursuni Cantarella Rosa Maria e Stella Delia), in quanto si è dimostrato che i capitali per la costituzione di detta società erano formalmente riconducibili, direttamente o indirettamente (attraverso altre persone comunque familiari) sempre ai coniugi Leonardi Massimo e Strano Daniela.

Il solo volume di affari complessivo annuo delle predette società ammonta a circa 12.000.000 di Euro. 

Costituiscono inoltre oggetto di confisca ben 4 vaste aree di terreni e 7 corpi di fabbrica, tutti ricadenti in ambito cittadino nonché 15 tra autovetture ed autocarri.

Per ultimo, è stata disposta la confisca dei saldi attivi dei conti correnti e dei rapporti bancari e postali dei coniugi Leonardi Massimo/Strano Daniela.

Infine, conclude la Polizia, Leonardi Massimo è stato sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di P.S. per la durata di anni due e mesi sei, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza e di presentazione bisettimanale all’autorità di P.S., con imposizione di cauzione in misura 10.000 euro.

Strano Daniela è stata sottoposta alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di P.S. per la durata di anni uno e mesi sei, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza e con imposizione di cauzione in misura 10.000 euro.

Il valore complessivo dei beni oggetto di confisca (società, terreni, fabbricati, mezzi pesanti, auto, motoveicoli, conti correnti bancari e postali), ammonta a  12.000.000,00 di euro.

Il Capo della Polizia Prefetto Alessandro  Pansa si è congratulato con il Questore di Catania, Marcello Cardona, per “la brillante operazione” eseguita.

Palermo, sette arresti dei Carabinieri per estorsione

Palermo, sette arresti dei Carabinieri per estorsione Misilmeri e Belmonte Mezzagno
In alto, da sinistra: Ravesi Alessandro, Cucca Giosuè, Formoso Pietro. In basso, da sinistra: Ginelli Alessandro, Ciaramitaro F. Antonino, La Barbera Rosario, Pravatà Gaetano. 

I Carabinieri hanno arrestato tra Misilmeri e Belmonte Mezzagno (Palermo), sette persone accusate, a vario titolo, di presunti reati di associazione mafiosa, estorsione, minacce aggravate dal metodo e dalle finalità mafiose, nonché spaccio di sostanze stupefacenti e spendita di banconote contraffatte.

L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata emessa dal Gip del Tribunale di Palermo su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. Le indagini costituiscono la prosecuzione dell’inchiesta “Jafar”.

Gli arrestati sono: Rosario La Barbera 57 anni, Gaetano Pravatà 43 anni, Alessandro Ginelli, 40 anni, Giosuè Cucca 66 anni, Antonino Francesco Ciaramitaro 47 anni, Pietro Formoso 66 anni e Allesandro Ravesi 38 anni. (Ansa)

California, quella di San Bernardino è una strage dell'Isis

California, strage dell'Isis al centro disabili di San Bernardino: "14 morti"
Il Suv nero con i corpi senza vita di Syed Rizwan Farook e Tashfeen Malik, i terroristi jihadisti del centro disabili a San Bernardino (nel riquadro l’uomo)

Gli investigatori che indagano sulla strage di San Bernardino, in California, hanno trovato un “legame” tra la sparatoria e l’Isis. Secondo quanto riferisce la Cnn, che cita fonti investigative, Tashfeen Malik (moglie di Syed Rizwan Farook) avrebbe scritto un post su Facebook in cui ha espresso sostegno al leader dello Stato islamico, Abu Bakr al-Baghdadi. Un messaggio pro-Isis scritto da Tashfeen Malik su Facebook sarebbe stato postato nel giorno dell’attacco al centro per disabili di San Bernardino, in California.

Se non neutralizzati, i killer “erano attrezzati e avrebbero potuto portare a termine un altro attacco”. Lo ha detto il capo della Polizia di San Bernardino, Jarrod Burguan, in merito ai 12 esplosivi e alle migliaia di munizioni trovate a casa di Syed Rizwan Farook e la moglie, Tashfeen Malik, i due killer della strage nel centro per disabili.

Gli esplosivi trovati a casa della coppia responsabile della strage di San Bernardino sono stati recuperati insieme a copie di istruzioni di come fabbricare una bomba prese probabilmente dalla rivista online di al-Qaida “Inspire”. Lo riferisce la Cbs citando fonti la polizia di San Bernardino.

Syed Rizwan Farook e Tashfeen Malik
Syed Rizwan Farook e Tashfeen Malik

Nella sala dove i killer hanno colpito c’erano al momento della sparatoria 75-80 persone, riferisce la polizia, aggiornando sulle indagini sulla sparatoria in California. Dodici delle 14 persone uccise erano dipendenti della contea di San Bernardino. Le autorità hanno diffuso i nomi delle vittime dopo averle identificate.

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Uno dei killer uccisi che ha massacrato a colpi di AK-47 le 14 persone potrebbe avere legami jihadisti. E’ quanto è emerso dalle indagini dell’Fbi a San Baernardino. Le autorità dicono che non escludono la pista terroristica: pista che “potrebbe essere jihadista”. Al momento non ci sono rivendicazioni in tale direzione, ma potrebbe trattarsi di “cani sciolti” americani convertiti all’Islam.

I terroristi uccisi sono Syed Rizwan Farook, 28 anni, e Tashfeen Malik, 27 anni, marito e moglie, “pesantemente armati”, che hanno aperto il fuoco in una sala del centro uccidendo 14 persone e ferendone 17. I due killer hanno colpito mentre era in corso la festa di Natale, sparando per 30 secondi, fermandosi per ricaricare e colpendo ancora. Marito è moglie si erano conosciuti su un sito online. Lei pakistana, lui cittadino americano nato nel Illinois, “oriundo pakistano”. I due si sarebbero incontrati in Arabia saudita e convolano a nozze, con rito musulmano. Rientrano negli Usa già sposati. Sono molto religiosi. Farook lavorava e guadagnava molto bene. Da quanto riferiscono i giornali Usa, circa 70mila dollari l’anno.

L’attacco, secondo quanto detto dalla Polizia, era stato pianificato. Uno dei killer, Syed Rizwan, era presente alla festa di Natale organizzata in una delle sale. La polizia non ha un movente per la sparatoria, “ma non escludiamo la pista terroristica”. Il padre di Farook si è detto scioccato del possibile coinvolgimento del figlio. “Non miè stato detto nulla ancora”, ha detto al New York Daily News. “Era molto religioso. Andava al lavoro, tornava, pregava. E’ un musulmano”.

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E’ di almeno 14 morti il bilancio provvisorio del massacro in un centro per disabili a San Bernardino, in California. L’obiettivo della sparatoria è stato l’Inland Regional Center, noto ospedale per diversamente abili. Jarrod Burguan, capo della Polizia della città, ha confermato che i morti sono al momento quattordici e altrettanti feriti, di cui alcuni anche gravi.  Uccisi 2 killer, mentre un terzo è in fuga. I tre avrebbero aperto il fuoco nella sala in cui si stava svolgendo la festa di Natale dei dipendenti.

Syed Rizwan Farook e Tashfeen Malik
Syed Rizwan Farook e Tashfeen Malik

“I testimoni hanno detto alla polizia di aver visto tre uomini con armi lunghe AK-47“, ha raccontato una fonte della Polizia alla Cnn. La fonte ha riferito che i sospetti sono fuggiti un Suv nero di grossa cilindrata”. Non è chiaro chi siano i killer né per quale ragione abbiano fatto la strage.  Da quanto hanno riferito le autorità, che hanno raccolto le testimonianze, potrebbe trattarsi di uomini di carnagione “bianca” e avrebbero fatto irruzione incappucciati e con tute mimetiche militari.

Gli agenti ora li stanno cercando, mentre sul posto sono arrivati anche gli agenti dell’Fbi. Mobilitata anche la Cia per capire l’origine dei killer. Le autorità americane parlano di “terrorismo interno”, sebbene possa essere di altra natura. Nessuno può escludere l’ipotesi jihadista.

Subito dopo l’incursione dei tre killer, per molti la mente è andata agli attacchi di Parigi e allo spettro dell’Isis. La metodologia di attacco appare insolita rispetto ad altri massacri compiuti negli Usa da psicolabili. Sembrano preparati e professionisti ben organizzati, hanno detto le autorità che indagano a San Bernardino.

California, strage al centro disabili di San Bernardino: "14 morti"
Feriti vengono soccorsi da polizia e sanitari

Un “pacco sospetto” era stato trovato dentro un edificio vicino alla zona della sparatoria a San Bernardino, in California. Ma sulla circostanza non è stata trovata conferma, secondo media Usa.

“Un uomo armato è entrato nel centro e ha iniziato a sparare. Ho visto corpi a terra”. E’ il racconto di una testimone che è riuscita a fuggire alla sparatoria. La donna – ha riferito il marito a un’emittente locale – si è salvata perché si è chiusa a chiave dentro l’ufficio.

“Troppe sparatorie, basta. Il Congresso deve fare di più per prevenire la violenza delle armi da fuoco”: è il commento a caldo sulla Cbs del presidente americano, Barack Obama sulla strage di San Bernardino in California. L’ennesimo, dopo svariati massacri negli Stati Uniti.

Agrigento, vasta operazione antimafia. 9 arresti e 25 indagati

Agrigento, vasta operazione antimafia. 9 arresti e 25 indagati
Gli arrestati dell’operazione “Icaro” (6 in carcere e 3 ai domiciliari)

Una vasta operazione antimafia della Polizia di Stato, denominata in codice “Icaro”, ha assestato un altro colpo al cuore di Cosa nostra. Gli uomini della Squadra mobile di Palermo e di Agrigento hanno eseguito 13 misure cautelari nei confronti di presunti esponenti delle famiglie mafiose di Agrigento e Porto Empedocle. L’operazione ha avuto luogo tra Palermo, Agrigento,  Porto Empedocle, Realmonte, Favara, Cattolica Eraclea e Santa Margherita Belice (Ag).

Il provvedimento riguarda sei ordinanze di custodia cautelare in carcere, tre ai domiciliari e quattro obblighi di dimora. Tra gli arrestati figurano anche il presunto capo della famiglia mafiosa di Agrigento Antonino Iacono e quella della cosca di Porto Empedocle Francesco Messina.

Coinvolti in tutto 34 persone, indagate, a vario titolo, per presunti reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, detenzione illegale di armi e detenzione di sostanze stupefacenti. Con questa operazione gli investigatori hanno accertato in particolare come non si sia mai spezzato lo storico vincolo tra le cosche palermitane e agrigentine, ricostruendo la mappa del pizzo imposto alle imprese.

In particolare “Cosa Nostra” avrebbe tentato di condizionare una serie di importanti opere, tra cui il rigassificatore di Porto Empedocle, ed i trasporti con l’isola di Lampedusa. Il racket avrebbe interessato anche le attività di ristrutturazione di alloggi popolari.

In carcere vanno:
Antonino Iacono, (61 anni), di Giardina Gallotti (frazione di Agrigento); Francesco Messina, (58 anni), di Porto Empedocle; Francesco Tarantino, detto “Paolo”, (29), di Porto Empedocle; Francesco Capizzi, alias “Il milanese”, (50), di Porto Empedocle; Gioacchino Cimino, (61), di Porto Empedocle; Giuseppe Piccillo, (53), di Favara;

Ai domiciliari: 
Giacomo La Sala, (47 anni), di Santa Margherita Belice; Pietro Campo, (63), di Santa Margherita Belice e Emanuele Riggio, (45), di Monreale;

Obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria: 
Vito Campisi, (45 anni), di Cattolica Eraclea; Antonino Grimaldi, (55), di Cattolica Eraclea; Santo Interrante, (34), di Santa Margherita Belice; Gaspare Nilo Secolonovo, (47), di Santa Margherita Belice;

Gli altri 21 indagati:
Antonino Abate, (29 anni), di Montevago; Tommaso Baroncelli, (40), di Santa Margherita Belice; Domenico Bavetta, (34), di Montevago; Carmelo Bruno, (47), di Motta Sant’Anastasia (Catania); Giovanni Campo, 25), di Santa Margherita Belice; Mauro Capizzi, (47), di Ribera; Roberto Carobene, (38), di Motta Sant’Anastasia; Domenico Cucina, (48), di Lampedusa; Rocco D’Aloisio, (46), di Sambuca di Sicilia; Diego Grassadonia, (54), di Cianciana; Piero Guzzardo, (37), di Santa Margherita Belice; Gioacchino Iacono, (36), di Realmonte;  Giuseppe Lo Pilato, (44), di Giardina Gallotti (frazione di Agrigento); Leonardo Marrella, (38), di Montallegro; Stefano Marrella, (59), di Montallegro; Vincenzo Marrella, (41), di Montallegro; Vincenzo Marrella, (60), di Montallegro; Francesco Pavia, (35), di Porto Empedocle; Pasquale Schembri, (53), di Montallegro;  Ciro Tornatore, (80), di Cianciana e Francesco Tortorici, (36), di Montallegro.

La Sicilia, ha dichiarato il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, “è da tempo impegnata nel suo riscatto e le istituzioni sono a fianco della gente onesta che è tantissima e che, grazie ai successi della Squadra-Stato, si sente garantita e avverte ogni giorno la presenza dello Stato”.

Varese, lascia il portatile sul letto e prende fuoco. Un intossicato

Brissago Valtravaglia (Varese), lascia il portatile sul letto e prende fuocoLascia il computer portatile sotto carica sul letto, che a contatto con lenzuola e coperte si surriscalda e prende fuoco. E’ successo a Brissago Valtravaglia (Varese).

Il principio d’incendio ha interessato la camera da letto dell’abitazione di proprietà di un uomo di origini marocchine fortunatamente rimasto illeso.

Sul posto sono intervenuti militari della stazione dei Carabinieri e i Vigili del fuoco di Luino che hanno domato le fiamme.

Un’altra persona, connazionale che stava in casa del proprietario, a causa del probabile fumo inalato, per precauzioni è stato trasportato presso l’ospedale di Luino, dove si trova tutt’ora in osservazione per una possibile intossicazione. I danni alla camera e alla struttura abitativa pare siano contenuti.

E’ probabile che il forte surriscaldamento e il successivo incendio sia stato causato dall’occlusione delle vie di aereazione del dispositivo portatile.

Le case produttrici di laptop vietano in modo categorico di poggiare questi “device” su superfici diversi da tavoli o piani rigidi e ben areati. Anche poggiandoli sulle proprie gambe, si corre lo stesso rischio a causa degli indumenti.

Corigliano, non mandavano i figli a scuola. 22 denuciati

Corigliano, non mandavano i figli a scuola. 22 denuciatiVentidue persone sono state denunciate dai carabinieri della compagnia di Corigliano Calabro nell’ambito di una indagine sulla dispersione scolastica.

I 22 genitori, residenti nei comuni di Cassano allo Ionio e Trebisacce, non avrebbero garantito ai loro figli minorenni la frequenza scolastica. I carabinieri, a seguito di accertamenti in alcune scuole, hanno potuto accertare l’inosservanza da parte dei genitori dell’obbligo scolastico, accusa per la quale sono stati denunciati alla procura di Castrovillari.

Nell’ultimo biennio sono state oltre 50 le persone denunciate dai carabinieri della compagnia di Corigliano alla Procura di Castrovillari e segnalati ai servizi sociali dei rispettivi Comuni.

Nasce l'erede di Facebook: Max. Zuckerberg: "Donerò 45 miliardi di dollari"

Nasce l'erede di Facebook: Max Zuckerberg. Mark Zuckerberg: "Donerò 45 miliardi di dollari" dintesa con la moglie Priscilla Chan
La foto che Marck Zuckerberg ha pubblicato con la lettera a sua figlia. Accanto la moglie Priscilla Chan e la piccola Max

L’ideatore di Facebook, Mark Zuckerberg è diventato papà (e anche filantropo). Martedì è nata Max, una femminuccia avuta da sua moglie Priscilla Chan.

Come “dono” al mondo per la nascita della bimba, Mark e la sua dolce metà diventano benefattori e si impegnano a donare il 99% delle loro azioni nel social network alla filantropia con la creazione della Chan Zuckerberg Initiative. Il valore è di “soli” 45 miliardi di dollari.

L’obiettivo è far crescere Max “in un mondo migliore”, aumentando il potenziale umano e la promozione dell’uguaglianza. “Come tutti i genitori vogliamo che tu cresca in un mondo migliore rispetto al nostro”. In un post su sul suo profilo Facebook, Zuckerberg e Chan titolano: “Lettera a nostra figlia”:

“Faremo la nostra parte e non solo perché ti amiamo, ma perché abbiamo una responsabilità morale di fronte a tutti i bambini della prossima generazione” afferma Zuckerberg in una lettera indirizzata alla figlia Max e pubblicata sul suo profilo Facebook, insieme alla foto della famiglia Zuckerberg.

“Una delle maggiori opportunità per la tua generazione è quella di concedere a tutti l’accesso a internet”: internet – sottolinea Zuckerberg – è “istruzione per chi non vive vicino a una buona scuola. E’ così importante che per ogni 10 persone che ne guadagnano l’accesso, è creato un posto di lavoro. Ancora oggi più della metà della popolazione globale non ha accesso a internet”.

Zuckerberg dice che “la tecnologia da sola non risolve i problemi. Un mondo migliore si costruisce partendo da comunità forti. C’è molto che possiamo fare affinché la tua generazione viva in un mondo migliore. Con l’inizio della prossima generazione della famiglia Chan Zuckerberg, avviamo anche la “Chan Zuckerberg Initiative” per unire le persone nel mondo con l’obiettivo di promuovere il potenziale umano e l’uguaglianza per tutti i bambini”.

“Doneremo il 99% delle nostre azioni Facebook, che al momento valgono 45 miliardi di dollari, per portare avanti questa missione. Sappiamo che si tratta di un piccolo contributo rispetto ai talenti che già stanno lavorando su questi temi” mette in evidenza Zuckerberg. la missiva si chiude con la firma di “mamma e papà”. Con la nascita di Max, il fondatore di Facebook si prende due mesi di “paternità”, giusto per stare accanto alla moglie e accudire la bambina.

L’erede naturale del colosso di Palo Alto – che ha superato di molto un miliardo di utenti connessi al mondo – risponderà a suo tempo alla lettera che le hanno scritto i genitori. Mark da tempo è entrato nella classifica dei paperoni più quotati del mondo.

Catania, rapina all'agenzia di scommesse. Un arresto. VIDEO

Catania, rapina all'agenzia di scommesse. Un arresto. VIDEO
Carmelo Di Mauro, uno degli arrestati per la rapina all’agenzia di scommesse a Catania

La Polizia di Stato di Catania ha arrestato un pregiudicato di 50 anni, Carmelo Di Mauro, in esecuzione a un decreto di fermo emesso martedì dalla Procura della Repubblica di Catania, in quanto l’uomo è ritenuto dagli inquirenti responsabile di rapina aggravata in concorso con altri.

Nella serata del 30 novembre scorso due persone, di cui uno con volto parzialmente coperto da sciarpa e cappello, si sono introdotte nei locali di un centro scommesse ubicato nella zona del corso Italia, intimando ai dipendenti presenti di aprire la cassaforte sotto la minaccia di un taglierino.

I malviventi sono riusciti a impossessarsi di oltre 36 mila euro in contanti. A seguito della segnalazione arrivata al 113, sul posto sono giunti equipaggi dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico (U.P.G.S.P.) e della Squadra Mobile – Sezione contrasto al crimine diffuso.

Gli investigatori della Mobile hanno avviato da subito le indagini, visionando le immagini del sistema di video sorveglianza installato presso l’agenzia di scommesse. La visione dei filmati a circuito chiuso ha permesso di verificare che uno dei due rapinatori aveva agito a volto scoperto. L’uomo era una vecchia conoscenza della Mobile: si tratta, spiega la Polizia di Catania, di “un noto rapinatore”, riconosciuto in Carmelo Di Mauro.

VIDEO DELLA RAPINA

Sul posto è stata fatta arrivare la Scientifica per i rilievi tecnici, gli investigatori dei “Condor” hanno acquisito le dichiarazioni dei dipendenti dell’agenzia, mentre altri agenti si sono recati presso l’abitazione del presunto rapinatore per bloccarlo, ma di lui non c’era alcuna traccia.

La perquisizione domiciliare eseguita presso l’abitazione di Carmelo Di Mauro ha consentito, spiega ancora la Polizia, di acquisire un importante elemento di riscontro per attestare le sue presunte responsabilità nella rapina consumata quella sera.

Nel corso della perquisizione è stata rinvenuta e sequestrata la giacca che indossava Di Mauro in occasione dell’azione criminosa. Sulla base degli elementi raccolti a suo carico dalla Squadra mobile, la Procura della Repubblica di Catania, stante la sua irreperibilità, ha emesso nei suoi confronti un decreto di fermo.

I poliziotti hanno lavorato incessantemente nelle ricerche di Carmelo Di Mauro, fino a quando ieri mattina, l’uomo, sentendosi braccato, ha deciso di costituirsi presso la Questura, dove è stato fermato dagli agenti. Espletate le formalità di rito, Carmelo Di Mauro è stato associato presso la Casa Circondariale di piazza “Lanza”. Sono in corso indagini volte ad individuare il complice dell’uomo.

Gioia Tauro, 344 chili di cocaina nascosti tra alluminio e caffè. Maxi sequestro

Gioia Tauro, maxi sequestro al porto: 344 chili di cocaina
Militari della Guardia di Finanza mostrano parte del maxi sequestro di cocaina a Gioia Tauro

Imponente sequestro di stupefacenti nel porto di Gioia Tauro. La Guardia di Finanza di Reggio Calabria ed il personale dell’Agenzia delle Dogane hanno sequestrato al porto due distinti carichi di cocaina per un peso complessivo di 344 chili e un valore economico per la vendita al dettaglio, di circa 70 milioni di euro.

Le indagini, coordinate dalla Dda di Reggio Calabria, hanno consentito alle Fiamme gialle di individuare e sequestrare cinquantacinque chili di cocaina in un container che trasportava alluminio. Il cassone era proveniente dal Brasile e diretto in Slovenia.

L’altro più consistente carico, 289 chili di cocaina, faceva parte di un container che trasportava caffè, proveniente sempre dal Brasile e diretto a Trieste. Le attività sono state eseguite attraverso una serie di incroci documentali e successivi controlli di container sospetti che transitavano a Gioia Tauro, anche attraverso sofisticate apparecchiature scanner ed unità cinofile della Guardia di Finanza.

Ancona, maxiblitz del Ros. 12 arresti per rapine e droga

Ancona, maxiblitz del Ros. 12 arresti per rapine e drogaMaxioperazione dei Carabinieri del Ros di Ancona, coordinata dalla Dda: sono in corso di esecuzione 12 ordinanze di custodia cautelare e un fermo per una serie di rapine, un tentato omicidio, incendi, furti, estorsione, spaccio di droga e sequestro di persona, commessi fra le province di Macerata, Fermo, Ancona e Pesaro.

Sequestrati 25 chilogrammi di hashish, un chilo di cocaina, tre pistole e alcune divise simili a quelle della Guardia di finanza.

Tra i fatti contestati agli indagati una rapina messa a segno nel luglio 2014 in un casolare di Montegranaro (Fermo) in cui venne simulato un intervento armato di appartenenti alla polizia di stato che ammanettarono e picchiarono le vittime.

Santa Maria Capua Vetere, due arresti per una tentata rapina

Passamontagna e pistole sequestrate dai Carabinieri a Santa Meria Capua Vetere
Le pistole e i passamontagna sequestrati a Santa Meria Capua Vetere

I carabinieri della stazione di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), hanno arrestato, in flagranza per tentata rapina in concorso, aggravata dall’uso di armi, due pregiudicati.

Si tratta di Carmine Di Saverio, di 24 anni e Giuseppe Di Nuzzo, (26), entrambi di Capodrise (Ce). I due sono stati sorpresi dai militari dell’Arma mentre tentavano di rapinare una rivendita di tabacchi di via Fardella a Santa Maria Capua Vetere.

Alla vista dei carabinieri, i malviventi, hanno tentato di scappare a bordo di un’autovettura parcheggiata a breve distanza dal negozio preso di mira. A nulla però è valso il tentativo di fuga poiché sono stati subito raggiunti e bloccati. Uno dei due ha subito cercato di disfarsi di una pistola.

La successiva perquisizione personale e dell’auto, ha consentito ai militari di rinvenire e sequestrare 2 pistole repliche in metallo, prive di tappo rosso e due passamontagna.

Il titolare ed il dipendente del tabacchi hanno riferito che i due rapinatori, con volto travisati, avevano tentato di introdursi all’interno dell’esercizio commerciale e, avendo trovato la porta d’ingresso, in vetro blindato, chiusa, avevano armato le pistole minacciando di esplodere colpi di arma da fuoco all’indirizzo dei presenti, a farli desistere dal loro interno però sono stati i carabinieri sopraggiunti sul posto.

Il mezzo utilizzato per la fuga risulta provento di furto commesso nella serata di ieri in Capodrise (Caserta). Gli arrestati sono stati accompagnati presso la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere.

Caserta, smantellata presunta rete truffatori. Arresti

Nella mattinata odierna i Carabinieri del Reparto Operativo Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Caserta hanno dato esecuzione, nelle province di Caserta e Napoli, ad un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 8 persone (una in carcere e 7 agli arresti domiciliari) gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla falsità materiale, alla frode, al possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi, alla contraffazione di pubblici sigilli o strumenti destinati a pubblica autenticazione e uso di tali sigilli e strumenti contraffatti, alla falsificazione di valori di bollo, introduzione nello Stato, acquisto detenzione o messa in circolazione di valori di bollo falsificati ed alla violazione delle disposizioni in materia di immigrazione clandestina.

Le ordinanze di custodia cautelare sono state emesse dal Tribunale per il Riesame di Napoli che ha accolto l’appello presentato dalla Dda a seguito del rigetto, da parte del Gip, della richiesta di custodia cautelare ed ha deciso secondo le nuove disposizioni legislative in materia di misure cautelari introdotte con la legge 47/2015, art.12.

L’indagine, condotta dal Reparto Operativo dei Carabinieri di Caserta dal maggio 2011 al marzo 2013 attraverso attività tecniche e dinamiche, ha consentito di acclarare – secondo quanto riferisce il Riesame – l’esistenza di un’associazione per delinquere, attiva nelle province di Napoli e Caserta, con ramificazioni in Abruzzo, Lazio e Lombardia, finalizzata, tra l’altro, alla sostituzione di persona, al traffico di documenti d’identificazione e carte di credito ricaricabili, assegni bancari e valori bollati.

E’ stato possibile, quindi, dimostrare – si legge nel corpo dell’ordinanza – l’illecito utilizzo dei suddetti documenti, in Campania e sull’intero territorio nazionale, oltre ad accertare truffe in danno di istituti di credito con il conseguente reimpiego del denaro in attività commerciali sull’isola di Tenerife (Spagna).

Durante l’intera attività investigativa, gli stessi militari dell’Arma hanno provveduto a sequestrare due laboratori clandestini per la fabbricazione di documenti d’identificazione e di permessi di soggiorno falsi nonché per la contraffazione di carte di credito. In tali circostanze si è proceduto all’arresto di di 49 persone ed alla cattura di 2 latitanti, di cui uno nella città di Napoli e l’altro sull’isola di Tenerife.

Omicidio Gentile, il legale di Nicholas Sia: “Giovane è schizofrenico”

Nicholas Sia
Nicholas Sia

Nicholas Sia, il giovane di 19 anni che il 24 ottobre scorso ha ammesso di aver ucciso a coltellate a Catanzaro il diciottenne Marco Gentile, sarebbe “incapace di intendere e di volere”. Lo affermano i consulenti di parte.

Secondo i periti della difesa del giovane, lo psichiatra Raffaele Mauro e lo psicologo Gaetano Marchese, Nicolas Sia “è soggetto affetto da grave patologia psichiatrica e non é capace d’intendere e di volere, così come non lo era nel momento del fatto. Si tratta, in sostanza, di soggetto psicotico schizofrenico”.

Secondo quanto riferisce il difensore di Nicolas Sia, l’avvocato Giancarlo Pittelli, gli specialisti hanno sottoposto il ragazzo ad accertamenti diagnostici all’interno del carcere di Castrovillari, dove è detenuto.

“Le conclusioni dei loro accertamenti – afferma il penalista – sono nette e precise: l’indagato non può stare consapevolmente in giudizio, non è e non era al momento del fatto capace di intendere e di volere e non può rimanere, dunque, in una struttura carceraria poiché la sua patologia, se non adeguatamente curata in ambiente idoneo, è destinata a severa ingravescenza”.

L’avvocato Pittelli ha riferito che sulla scorta della consulenza svolta dai periti di parte, chiederà immediatamente che il gip di Catanzaro proceda ad accertamenti peritali nelle forme dell’incidente probatorio. In estrema sintesi, un istituto consentito dal codice di procedura penale per fare acquisire in atti prima del dibattimento processuale “prove” irripetibili, con l’obiettivo di accorciare i tempi del processo, nonché guadagnare eventuali attenuanti e sconti di pena.

L’omicidio di Marco Gentile è avvenuto lo scorso 24 ottobre su una scalinata di un vicolo a Catanzaro, nei pressi dei giardinetti. La vittima è stata colpita dall’assassino con alcune coltellate al culmine di un litigio per un debito di pochi euro contratto per uno spinello. Il presunto assassino è stato catturato poche ore dopo nelle campagne di Santa Maria. Il giovane davanti agli inquirenti aveva ammesso le sue responsabilità.

Due giorni fa nel capoluogo calabrese, alla presenza del sindaco Sergio Abramo un migliaio di giovani avevano preso parte ad un corteo e ad una fiaccolata in memoria di Marco Gentile, un giovane ritenuto da tutti “un bravo ragazzo”.

Ryanair contro Google e eDreams: "Pubblicità ingannevole"

Ryanair contro Google e eDreams: "Pubblicità ingannevole"Ryanair ha citato in giudizio eDreams e Google perché stanno ingannando i consumatori pubblicizzando tariffe, che Ryanair sottolinea essere inesistenti, tramite il sito eDreams e annunci di ricerca di Google. Lo annuncia la stessa compagnia aerea irlandese in un comunicato ufficiale.

“Google permette a eDreams di utilizzare i sottodomini ingannevoli “Ryanair Voli Economici” e “www.Ryanair.eDreams.com”, e un sito web fotocopia con marchio Ryanair per ingannare i consumatori ed invogliarli a visitare il sito eDreams e prenotare con loro a tariffe gonfiate”, afferma la compagnia guidata da Michael O’Leary, che sottolinea come da anni sia impegnata a combattere casi simili in Europa per salvaguardare i consumatori “da prezzi falsi e costi nascosti”.

Ryanair “non ha problemi con Google che vende spazi pubblicitari, ma l’ha ripetutamente invitata a far rispettare i criteri di trasparenza circa la pubblicità online, dopo numerose denunce da parte di clienti Ryanair che sono stati ingannati, comprando” biglietti “su eDreams ma credendo di prenotare su Ryanair.com”, spiega la società irlandese. “Dopo che Google si è rifiutata di mettere fine a questa pubblicità ingannevole, Ryanair non ha potuto far altro che adire alle vie legali contro eDreams e Google nell’Alta Corte Irlandese”, aggiunge Ryanair.

Questa azione “Google / eDreams” ha un precedente. “Una recente sentenza del tribunale tedesco – ricorda Kenny Jacobs, Chief marketing officer della compagnia irlanedese – ha messo fuori legge la pubblicità ingannevole di eDreams in Germania. Si tratta di mis-selling e ha portato ad un aumento dei reclami dei consumatori, i quali sono ingannati nelle prenotazione dei voli di Ryanair sul sito eDreams che applica tariffe gonfiate e prezzi di gestione nascosti. Noi – ha precisato Jacobs – non abbiamo nessun accordo commerciale con eDreams”.

Omicidio Chiasso, arrestati a Ercolano presunti killer di Angelo Falconi

Omicidio Chiasso, arrestati a Ercolano presunti killer di Angelo Falconi
Da sinistra Mirko e Pasquale Ignorato dopo l’arresto a Ercolano

Sono stati rintracciati e arrestati dai Carabinieri a Ercolano (Napoli), Pasquale e Mirko Ignorato, di 51 e e 23 anni, padre e figlio che sono ritenuti dalla Polizia elvetica presunti responsabili dell’omicidio di Angelo Falconi, l’ex fiduciario 73enne massacrato e sfigurato venerdì scorso in un parcheggio sotterraneo a Chiasso, in Svizzera. I due sono stati trovati dai carabinieri in un appartamento di Ercolano.

I militari gli hanno notificato un mandato di cattura internazionale. Padre e figlio saranno trasferiti nel carcere di Poggioreale, a Napoli.

E’ il pomeriggio di venerdì 27 novembre quando Angelo Falconi, viene ritrovato cadavere nel garage per auto che si trova a ridosso tra Corso San Gottardo e piazza Bernasconi, a Chiasso.

Le indagini coordinate dal magistrato ticinese, Marisa Alfier, iniziano in salita ma con le testimonianze, le telecamere di sorveglianza poste all’interno e all’esterno del parcheggio, e soprattutto gli esercizi commerciali vicino, il mistero che avvolgeva l’omicidio di Chiasso si è gradualmente schiarito. Si indaga nella sfera privata di Falconi e che conduce dritto agli Ignorato, una famiglia originaria di Ercolano, ma da qualche anno residente a Chiasso.

In un blitz della Polizia vengono fermate a distanza di due giorni, la moglie 38enne e l’altro figlio della coppia Ignorato. La figlia minore, interrogata viene invece rilasciata. Sfuggiti nell’operazione della Polizia padre e figlio, scappati al sud Italia.

Viene emesso un’ordine di arresto internazionale a carico di Pasquale Ignorato e il figlio Mirko. I due sono sospettati di essere i presunti esecutori del terribile delitto.

Il movente risiederebbe in una serie di debiti e un avviso di sfratto. La casa in cui abitava la famiglia Ignorato era infatti di proprietà di Angelo Falconi. Il quale avrebbe avviato le procedure di sfratto dopo la morosità degli inquilini.

Mesi ad aspettare, avvisi e le somme da recuperare, anche per presunti altri prestiti. Pare che il debito fosse complessivamente di circa 800mila franchi (oltre 730mila euro). Una circostanza tutta da chiarire.

Da quanto riportano i media ticinesi, sembra che Pasquale Ignorato gestisse una stazione di servizio annessa all’abitazione, in corso San Gottardo; attività che pare navigasse anch’essa nei debiti.

La moglie, invece, avrebbe aperto nei pressi, un negozio di camicie. Il garage sotterraneo, quello dov’è stato trovato ucciso, si trova a poche centinaia di metri dalla stazione di servizio gestita da Ignorato. E là, che l’ex fiduciario verrà ucciso e sfigurato forse al culmine di una lite.

Turchia, bomba in metropolitana a Istanbul. Panico e feriti

Turchia, bomba in metropolitana a Istanbul. Panico e feriti
La zona della metro di Istanbul

Una bomba è esplosa nel pomeriggio di martedì in una stazione di metro a Istanbul. Vi sarebbero un morto e alcuni feriti.

L’esplosione è avvenuta nei pressi della metro di Bayrampasa. La conferma che si sia trattato di un ordigno esplosivo arriva da sindaco della municipalità locale, citato da media turchi.

L’esplosione avvenuta in un passaggio stradale sopra la metro di Bayrampasa, a Istanbul, ha distrutto i vetri di un treno nella stazione della metropolitana. Lo riferisce l’agenzia statale Anadolu, spiegando che per questo motivo i passeggeri sono stati evacuati.

Al momento non è giunta alcuna rivendicazione. L’esplosione di oggi ha generato panico tra le persone in tutta la metropoli turca. La tensione è altissima in Turchia, non solo sul fronte esterno (con la Russia) ma anche interna.

Appena un mese fa un attentato di vaste proporzioni ad Ankara, al corteo pro curdi, causò la morte di oltre 120 persone e diverse decine di ferite.

Due giorni fa è stato invece ucciso nel sud est della Turchia, il capo dell’associazione di avvocati pro curdi, Tahir Elçi. A seguito di questo brutale omicidio, avvenuto in diretta Tv, si erano registrati scontri a Istanbul tra manifestanti curdi e polizia.

Crotone, ladre seriali in trasferta beccate in flagranza. Arrestate

Crotone, ladre in trasferta beccate in flagranza. Arrestate
I Carabinieri della stazione di Crotone con la refurtiva

Venerdì scorso i militari della Stazione di Crotone hanno arrestato di flagranza di reato tre donne catanzaresi in trasferta per furti commessi in supermercati del centro di Crotone.

Intorno alle 17.30 un militare fuori servizio, mentre stava facendo la spesa in un negozio di articoli casalinghi di via Giovanni Paolo II ha notato tre donne che presumibilmente cercavano di occultare dei prodotti nelle proprie borse senza pagarli alla cassa: quindi l’uomo, senza pensarci su due volte, ha immediatamente ellertato i suoi colleghi della Caserma di via della Stazione, i quali sono giunti sul posto in abiti borghesi.

Grazie all’intuizione del Comandante di Stazione, il maresciallo Leonardis, i carabinieri di Crotone hanno proceduto con “calma”, senza cioè effettuare subito un controllo, ma hanno deciso di pedinare le donne per appurare se fossero “in cantiere” altri colpi.

Infatti è stato così. I Carabinieri in borghese hanno seguito l’utilitaria su cui erano le tre donne (con a seguito una bambina di 9 anni) e di fatto assistito in diretta ad altri due raid predatori: uno avvenuto in supermercato in via XXV Aprile, l’altro in via Gallucci.

In quest’ultima circostanza i militari hanno bloccato le donne e hanno rinvenuto nelle loro borse refurtiva per circa 200 euro; a seguito della perquisizione dell’auto è stata rinvenuta ulteriore merce per un totale complessivo di 500 euro.

Le donne sono state quindi arrestate per furto aggravato e su disposizione del magistrato di turno, Francesco Carluccio, poste agli arresti domiciliari nelle rispettive abitazioni a Catanzaro, mentre tutta la refurtiva è stata restituita ai rispettivi esercizi commerciali.

Per A.V. italiana di 25 anni, ha ricevuto un avviso orale; L.P. italiana di 28 anni e Z.D. rumena di 21 anni, tutte con precedenti specifici, oltre alla misura precautelare dell’arresto, vi sarà da parte dei Carabinieri la proposta dell’irrogazione del Foglio di via dal Comune di Crotone.

Ancona, morto anche Fabio Giacconi. Ora è duplice omicidio

Roberta Pierini e Fabio Giacconi. Al centro Antonio Tagliata con la fidanzata e figlia dei Giacconi
Nei riquadri le vittime Roberta Pierini e Fabio Giacconi. Al centro Antonio Tagliata con la fidanzata e figlia dei Giacconi

Non ce l’ha fatta Fabio Giacconi, il padre della sedicenne di Ancona ferito a colpi di pistola dal fidanzato di quest’ultima, Antonio Tagliata, 18 anni, che ha ucciso anche la madre della ragazza, Roberta Pierini. Era in coma irreversibile dopo essere stato centrato da alcuni proiettili.

Adesso per il giovane e per la ragazzina si apre l’ipotesi di duplice omicidio volontario aggravato, consumato lo scorso 7 novembre nell’abitazione dei coniugi Giacconi. La moglie era morta subito. Tagliata è indagato anche per porto abusivo di arma da sparo.

Fabio Giacconi, 49 anni, pilota dell’Aeronautica con missioni in Afghanistan e in Iraq alle spalle, era ricoverato in condizioni disperate a Torrette: proprio oggi il perito della procura, Marco Valsecchi avrebbe dovuto compiere un approfondimento medico legale sulla traiettoria dei quattro colpi di Beretta cal. 9 x 21 che Tagliata aveva esploso contro il militare, uno dei quali l’aveva raggiunto alla nuca, mentre cercava inutilmente scampo nel terrazzo di casa.

Ora il pm Andrea Laurino ha disposto l’autopsia. Era invece morta sul colpo Roberta Pierini, ferita ad un fianco e a un braccio, e finita con un colpo alla testa, come in una vera e propria “esecuzione”, quando era già a terra. I due adulti si sarebbero opposti alla storia d’amore tra i ragazzi, e sarebbero stato questo il movente del duplice omicidio.

Antonio Tagliata e la sedicenne erano arrivati insieme nell’appartamento di via Crivelli 9: lei gli aveva aperto la porta di casa e aveva assistito alla sparatoria, scappando poi con lui. Tagliata, poi fermato insieme all’adolescente, ha ammesso fin da subito di aver colpito i genitori della fidanzata, aggiungendo però che era stata lei a dirgli “spara, spara”.

La sedicenne nega questa circostanza, e sostiene (e in questo caso le due versioni coincidono) che entrambi volevano solo “un chiarimento” con i genitori. Almeno il ragazzo, non però mai chiarito perché per il “chiarimento” aveva portato con sé la pistola e ben tre caricatori.

Convalidato il fermo dei due giovani, il 18enne è rinchiuso nel carcere di Camerino, la ragazza nell’Istituto di pena minorile di Nisida, a Napoli.

Gli investigatori hanno raccolto la testimonianza di una persona che il 7 novembre si trovava in via Crivelli e ha visto i due fidanzati subito prima e subito dopo l’omicidio. “I ragazzi arrivano, parlottano sotto casa, e poi salgono nell’appartamento dei genitori di lei”.

Il testimone, da quanto emerso, ha sentito anche sette colpi d’arma da fuoco (otto in tutto quelli esplosi) rimbombare all’esterno. Dal momento in cui ha visto salire le scale ai due ragazzi, a quando li ha visti ridiscendere sarebbero trascorsi, secondo la deposizione del teste “cinque minuti in tutto”.

Antonio e la fidanzata sarebbero poi andati via a passo veloce, ma “senza correre”. A chiamare i soccorsi furono poi i vicini di casa. Durante la fuga Antonio gettò in un cassonetto l’arma, che ha detto di aver acquistato da uno straniero per 450 euro in una piazza di Ancona, i caricatori, e poi si è disfatto anche del giubbotto e del telefonino.

Il cellulare è stato ritrovato in un parco fra via Tiziano e via Buonarroti. Completo di batteria ma privo di sim, verrà sottoposto a perizia dall’ing. Giuseppe Dezzani, lo stesso esperto informatico incaricato degli accertamenti sul telefonino e i Pc della sedicenne. Dezzani svolgerà il suo incarico come atto irripetibile. Consulente di parte per la difesa della minore è l’analista forense Luca Russo.

Gli altri accertamenti tecnici (sul giubbotto di Tagliata e sull’arma) verranno condotti dai Ris di Roma. La procura valuta anche una perizia calligrafica sui tre biglietti lasciati da Antonio a casa sua: in uno il giovane chiede scusa e preannuncia che si toglierà la vita, nel secondo confessa l’omicidio dei Giacconi, nel terzo si smentisce e scrive che dopo l’omicidio scapperà.

Il Gip di Ancona Antonella Marrone nell’ordinanza con cui ha convalidato il fermo e confermato il carcere per il giovane ha scritto che Antonio Tagliata ha “sparato per uccidere” come in una vera esecuzione. Roberta Pierini, moglie di Fabio Giacconi, è stata colpita alla testa quando era già a terra ferita. Un colpo di grazia alla testa sparato “dall’alto verso il basso” con la calibro 9×21.

“Ho visto fumo e ho fatto fuoco di copertura” ha detto poi il ragazzo confessando il duplice crimine. Nelle 9 pagine di ordinanza “pesa” la sequenza implacabile della sparatoria: i primi colpi contro Roberta Pierini, e gli altri contro Fabio Giacconi. La “colpa” della coppia di 49enni era quella di ostacolare l’amore tra i due ragazzi, la loro relazione intensa nata quattro mesi prima. Secondo l’accusa i fidanzati hanno agito insieme. Una tesi condivisa dal Gip minorile Paola Mureddu, che ha disposto il carcere per la giovane, e dal giudice Marrone che ha confermato la custodia per il diciottenne.

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