12 Ottobre 2024

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Seregno, sgominata banda di spacciatori "contabili"

Seregno, sgominata banda di spacciatori "contabili"
I Carabinieri di Seregno mostrano il denaro sequestrato alla banda

Blitz contro una presunta banda di spacciatori sgominata nella notte dai Carabinieri della Compagnia di Seregno (Monza Brianza). Quattro gli arresti: tre marocchini e un italiano.

L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata emessa dal Gip presso il Tribunale di Monza, Dott. De Lillo, nei confronti di Bouazza Daoudi, classe 1983; Brahim Daoudi, classe ’78; Mustapha Kacimi, classe ’83 e l’italiano Nicola Fabrizio Lorusso, classe 66, tutti accusati di concorso in detenzione ai fini spaccio di sostanze stupefacenti.

Il provvedimento restrittivo è frutto di un’intensa attività investigativa, durata un anno, scaturita a seguito del tentato omicidio di un 37enne marocchino pregiudicato che, nel pomeriggio del 15 gennaio 2015, a Seregno, nei pressi del “Bar 918”, era rimasto gravemente ferito al volto ed alla testa dopo essere stato aggredito da un suo connazionale successivamente tratto in arresto dai Carabinieri di Seregno.

I presunti malfattori arrestati agivano soprattutto nel week end, spesso in pieno giorno, nei pressi di scuole, cimiteri e centri commerciali ed avevano sviluppato un volume d’affari di circa 10.000 euro a settimanali che, durante l’intero periodo di monitoraggio, dallo scorso gennaio ad oggi, ha superato il mezzo milione di euro

L’indagine dei carabinieri di Seregno, guidati dal capitano  Danilo Vinciguerra, ha documentato un “giro” di clienti stimato in 200 persone appartenenti ad ogni categoria sociale e a diverse fasce d’età. La banda era particolarmente attiva nei territori attraversati dalla statale 36 del Lago di Como e dello Spluga ed agiva in provincia di Monza – Brianza e di Como.

Seregno, sgominata banda di spacciatori "contabili"
Stalcio del quaderno dove la banda registrava gli incassi 

Il sodalizio, particolarmente attivo anche nel reclutamento di nuovi pusher, si era insediato all’interno di una villa di Seregno che utilizzava come base logistica ed al cui interno i malviventi tagliavano e confezionavano la droga destinata alla vendita al dettaglio.

I militari dell’Arma, nel corso delle indagini hanno sequestrato oltre 250 dosi di cocaina da mezzo grammo ciascuna, più di 130mila euro in contanti ed arrestato, in flagranza di reato, altri 4 spacciatori appartenenti allo stesso gruppo criminale.

Sempre nel corso delle indagini, gli investigatori hanno rinvenuto un blok notes dove erano registrati gli incassi giornalieri e settimanali del sodalizio che riusciva ad accumulare fino a 40mila euro al mese.

Aldo Moro, rivelazioni "scottanti" intreccio Br e 'Ndrangheta

Aldo Moro, rivelazioni "scottanti" intreccio Br e 'Ndrangheta
Aldo Moro

A 37 anni dall’omicidio dello statista Dc Aldo Moro, ci sarebbero delle nuove ed esplosive rivelazioni nel rapimento e nell’uccisione del leader democristiano per mano delle Br.

Si tratta di rapporti tra le Brigate rosse e la ‘ndrangheta, quest’ultima con un ruolo che non sarebbe secondario nel caso che sconvolse il paese nel ’78.

Lo segnala la relazione della commissione d’inchiesta bicamerale che fa il punto sul lavoro finora svolto. Nuovi elementi di interesse sarebbero emersi durante la collaborazione avviata con le Procure di Milano, Brescia e Reggio Calabria. Diversi indizi sono stati raccolti in merito alla notizia, circolata in ambienti ‘ndranghetisti, dell’esistenza di un’arma “sporca” impiegata a via Fani nel rapimento di Aldo Moro e l’uccisione della scorta.

Il camorrista Raffaele Cutolo, ascoltato in carcere da alcuni esponenti della Commissione, avrebbe riferito di aver appreso durante la sua detenzione da un boss della ‘ndrangheta di contatti intercorsi, con riferimento al sequestro di Aldo Moro, tra le Brigate Rosse e ambienti ‘ndranghetisti in relazione al reperimento di armi.

La Commissione ha accertato che nel carcere in cui all’epoca si trovava Cutolo vi era un solo detenuto appartenente alla malavita organizzata calabrese, il cui nome era compatibile con quello riferito dalla stesso Cutolo”.

Non è certo una novità il dibattito su presunti rapporti tra ‘ndrangheta e bierre: nel 1993 – scrive Repubblica – si è svolto il processo Moro quater che ha avuto come oggetto proprio la presenza o meno del ‘ndranghetista Antonio Nirta tra rapitori di Aldo Moro. Il suo nome fu fatto dal pentito Saverio Morabito al pm Alberto Nobili.

Reggio Calabria, rapina 40mila euro a una commerciante. Preso

Reggio Calabria, rapina 40mila euro a una commerciante. Preso Bruno Magazzù
Carabinieri a Reggio Calabria. Nel riquadro il presunto autore della rapina, Bruno Magazzù

REGGIO CALABRIA – Mercoledì mattina i Carabinieri di Reggio Calabria hanno arrestato, in flagranza di reato, Bruno Magazzù, 28enne reggino, con precedenti per reati contro il patrimonio ed in materia di droga.

La segnalazione di un cittadino al numero “112”, che allertava la centrale operativa in merito ad una rapina consumata, poco prima, nei pressi dell’Istituto di Credito Monte Paschi di Siena, in viale Calabria, ha permesso alla pattuglia dell’Arma dei Carabinieri di intervenire tempestivamente sul posto, prendendo immediati contatti con la vittima ancora in stato di shock, nonché con i passanti che avevano assistito alla rapina.

Secondo gli elementi raccolti dall’Arma, la donna, verso mezzogiorno, si stava recando in banca per depositare l’incasso delle due precedenti giornate lavorative di un esercizio commerciale sito nelle vicinanze, pari a 40mila euro in contanti. Giunta sul marciapiede della filiale, la donna 48enne era stata affrontata da due soggetti travisati da passamontagna, i quali, sotto la minaccia di una pistola, strattonandola e colpendola alla testa con il calcio dell’arma, le avevano asportato la borsa, dandosi alla fuga per le vie limitrofe.

Le immediate ricerche diramate dalla locale centrale operativa e l’intuito investigativo dei due militari intervenuti, ha consentito dopo aver parcheggiato l’auto ed al termine di un inseguimento a piedi effettuato in diverse vicoli adiacenti viale Calabria, di intercettare Bruno Magazzù in via Loreto, dove il presunto responsabile è stato immobilizzato e sottoposto a perquisizione personale.

Nel corso della perquisizione Bruno Magazzù veniva trovato in possesso di una pistola giocattolo di colore nero priva di tappo rosso caricata a salve e trattenuta nella mano destra, un passamontagna, un paio di guanti in lattice occultati nel calzino destra ed una busta in plastica contenente 31.940 euro suddivisi in banconote di piccolo taglio, provento della rapina. Tutto il bottino è stato posto sotto sequestro, unitamente ad uno scooter Aprilia Atlantic 250 privo di targhe e risultato rubato, rinvenuto nelle vicinanze, utilizzato dai due rapinatori.

Alla luce di quanto accertato, Bruno Magazzù veniva immediatamente arrestato e condotto presso la caserma di viale Calabria, da dove, al termine delle formalità di rito, è stato tradotto presso la Casa circondariale di Arghillà, a disposizione dell’Autorità giudiziaria reggina, davanti la quale dovrà rispondere del reato di rapina aggravata.

Indagini dei militari sono in corso al fine di identificare il complice. L’operazione odierna si colloca in un più ampio contesto di interventi sul territorio che ha interessato alcuni quartieri ad alta criticità della città, quali rione Modena, rione Marconi e Ciccarello.

Castrovillari, scontro fatale per un uomo di Catania

Castrovillari, scontro fatale per Massimo Orofino di CataniaUn uomo, Massimo Orofino, 41 anni, di Catania, è morto in un incidente stradale avvenuto sulla strada statale 534 “di Cammarata e degli Stombi” che collega la fascia ionica con il territorio del comune di Castrovillari.

Lo scontro, sulle cui cause sono in corso accertamenti, ha coinvolto tre mezzi: un autoarticolato e due autovetture. Un’altra persona è rimasta ferita ed è stata portata in ospedale.

Sul luogo, oltre al 118 ed ai Vigili del Fuoco, sono intervenuti gli agenti della Polstrada di Rossano, i carabinieri e personale dell’Anas. A nulla sono valsi i tentativi dei sanitari di rianimare Massimo Orofino.

Imola, minaccia con la pistola il suo ex dipendente. Arrestato

Imola, minaccia con la pistola il suo ex dipendente. Arrestato
Il militari dell’Arma di Imola mostrano pistola e munizioni del barista

Un imprenditore di Imola avrebbe minacciato con una pistola, un suo ex dipendente licenziato poco tempo prima. In seguito a liti per questioni di natura economica, l’uomo, un 54enne, ha invitato in un seminterrato il giovane, di 24 anni che secondo il suo racconto sarebbe stato minacciato con l’arma.

I carabinieri di Imola, a seguito della denuncia dell’ex dipendente, hanno individuato e arrestato l’imprenditore, titolare di un bar in centro, per porto abusivo di arma da fuoco e minaccia aggravata.

I FATTI – Poco prima delle 23 di ieri, il 24enne si è rifugiato presso la caserma dei Carabinieri di Imola dicendo di essere stato minacciato con una pistola dal suo ex datore di lavoro, titolare di un bar del centro.

La centrale operativa del 112 ha informato subito una pattuglia di Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile che si trovava nelle vicinanze, impegnata in un servizio di controllo del territorio. All’arrivo dei militari, il 54enne riferiva di avere avuto soltanto una discussione verbale con il 24enne a causa di alcuni problemi finanziari che si erano recentemente venuti a creare con l’interruzione del rapporto di lavoro.

Agli inquirenti però, la versione fornita dall’uomo è apparsa fin da subito priva di alcuni dettagli che il giovane aveva fornito. Ipotesi che ha trovato conferma qualche istante dopo, quando un Carabiniere, ispezionando un vaso da fiori collocato nelle vicinanze del bar, ha trovato una pistola semiautomatica, marca Beretta, modello 948, calibro 22, con il colpo in canna, cinque proiettili nel caricatore e il carrello bloccato a causa di un inceppamento del meccanismo di sparo.

Successivamente, in un cantiere situato nella vicinanze, sono stati rinvenuti tre proiettili dello stesso calibro dell’arma. Ulteriori approfondimenti investigativi hanno permesso di appurare che, al termine di una discussione tra i due soggetti, scaturita all’interno del locale, il 54enne, dopo aver invitato il giovane a seguirlo nel seminterrato, lo aveva minacciato con una pistola mettendo il colpo in canna.

Messo alle strette, alla luce della testimonianza di alcuni clienti che avevano parzialmente assistito ai fatti, il 54enne ha ammesso il possesso abusivo dell’arma che apparteneva a un parente della sua attuale compagna, deceduto una trentina di anni fa.

I Carabinieri hanno perquisito l’abitazione del 54enne e all’interno di un armadio della stanza da letto hanno trovato la confezione dell’arma, una copia della denuncia di detenzione che la persona deceduta aveva fatto quando era ancora in vita, una seconda canna e altre munizioni calibro 22.

In sede di rito direttissimo, celebratosi questa mattina nella aule giudiziarie del Tribunale di Bologna, l’arresto è stato convalidato e la sentenza è stata posticipata per la richiesta dei “termini a difesa”.

Cosenza, svolta nell’omicidio di Antonio Taranto. Arrestato Domenico Mignolo

Antonio Taranto
Antonio Taranto

Svolta nell’omicidio di Antonio Taranto avvenuto il 29 marzo 2015 in via popilia a Cosenza.

I carabinieri, dopo mesi di articolate indagini, hanno arrestato all’alba quello che si ritiene il presunto autore del delitto.

Si tratta di Domenico Mignolo, di 28 anni, ritenuto vicino alla cosca “Rango-Zingari”.

Secondo quanto ricostruito dai militari dell’Arma, Mignolo per una sorta di risentimento nei confronti di un esponente del clan – il quale non gli avrebbe pagato il mantenimento in carcere – lo avrebbe individuato tra alcune persone, lui spara nel mucchio e avrebbe colpito per errore il giovane Antonio Taranto, 26 anni.

L’omicidio di  Taranto avvenne la scorsa domenica delle Palme nell’androne di una palazzina popolare del secondo lotto di via Popilia. Il delitto suscitò grande commozione tra amici e conoscenti perché il giovane era ritenuto da tutti un “bravo ragazzo”.

San Giorgio delle Pertiche, scambia coppia per ladri e spara. Ragazzo ferito

Auto carabinieriSAN GIORGIO DELLE PERCHE (PADOVA) – Pensava fossero ladri, invece era una coppietta di giovani fidanzati che stavano appartati vicino l’abitazione di un uomo che ha preso il fucile e ha fatto fuoco.

Così, un giovane di 20 anni è stato ferito da un colpo esploso da un residente che aveva scambiato la coppia per dei ladruncoli.

E’ accaduto nella tarda serata di ieri a San Giorgio delle Pertiche, in provincia di Padova. Il giovane è ora ricoverato in ospedale con una prognosi di 40 giorni. Illesa ma sotto choc la fidanzata.

I carabinieri, intervenuti sul posto, hanno denunciato l’uomo per lesioni personali aggravate, danneggiamento, esplosioni pericolose e porto abusivo di armi.

Frodi a Venezia, decine di arresti e sequestri per milioni

Frodi a Venezia, decine di arresti e sequestri per milioniUna organizzazione dedita per anni alle frodi fiscali e al riciclaggio è stata sgominata dalla Guardia di Finanza di Venezia che ha compiuto decine di arresti e posto sotto sequestro beni per milioni di euro.

Nell’operazione, eseguite centocinquanta perquisizioni in varie regioni, dal nord al sud d’Italia. La base operativa dei presunti dell’organizzazione era lungo la riviera del Brenta.

Trentola Ducenta, un "Jambo" da 60 milioni per il clan Zagaria dei Casalesi

Blitz contro il clan dei Casalesi riconducibile a Zagaria. 24 arrestiDalle prime ore del mattino una vasta operazione congiunta Polizia e Carabinieri di Caserta, è stata portata a termine contro il clan camorristico dei Casalesi facente capo al noto Michele Zagaria.

Le ordinanze interessano 24 persone, tra cui il sindaco di Trentola Ducenta, – tuttora ricercato – e riguardano fra l’altro i presunti reati di associazione a delinquere di stampo camorristico, concorso esterno in associazione mafiosa, riciclaggio ed estorsione. Sequestrato un imponente centro commerciale del valore di sessanta milioni di euro, direttamente riconducibile allo stesso Michele Zagaria.

Tra i destinatari c’è anche il sindaco di Trentola Ducenta, Michele Griffo che è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Insieme a lui, un’ordinanza di divieto di dimora è stata emessa anche a carico dell’ex sindaco del centro casertano, Nicola Pagano, nonché nei guai sono finiti alcuni assessori e il responsabile dell’ufficio tecnico del comune.

Al centro dell’inchiesta c’è il centro commerciale “Jambo” di Trentola Ducenta sequestrato oggi che, rileva il gip, “a partire dall’anno di costruzione ad oggi è diventato una potenza economica, il cui valore è passato dai due miliardi di lire agli attuali 60 milioni di euro e ciò è stato possibile grazie alla forza politica ed imprenditoriale di Michele Zagaria”.

L’operazione contro i Casalesi è condotta dalla Squadra Mobile di Caserta e dal Ros dei Carabinieri di Napoli – Distaccamento di Caserta. Le indagini, coordinate dalla Dda di Napoli presso la procura di Napoli guidata dal procuratore Giovanni Colangelo, hanno portato alla luce un complesso sistema criminale finalizzato al riciclaggio dei proventi dei delitti consumati dagli indagati, tra i quali spiccano amministratori locali ed esponenti dell’imprenditoria casertana.

L’ indagine, che ha consentito una ricognizione della composizione attuale del clan di Michele Zagaria specie con riferimento agli esponenti di livello più elevato e quindi ai collegamenti di tale clan con personaggi politici ed imprenditori del casertano, tuttavia, ha il suo baricentro in quella che deve ritenersi, sotto il profilo patrimoniale, la più importante azione di contrasto contro il clan Zagaria e le sue eccezionali capacità imprenditoriali.

In particolare – spiega la procura – attraverso plurime e convergenti fonti di prova di diversa natura (accertamenti patrimoniali, dichiarazioni di collaboratori e di testi, consulenze tecniche, intercettazioni) si è dimostrato a livello di gravità indiziaria, così come ritenuto dal Gip, come a partire dal 1997 fino all’attualità, quello che era un piccolo centro commerciale del valore stimato di circa 2 miliardi di vecchie lire, il “Jambo” di Trentola Ducenta, sia diventata, grazie agli investimenti e alle attività in suo sostegno svolte dal clan Zagaria, una imponente realtà commerciale del valore di 60 milioni di euro che è stata sottoposta a sequestro preventivo in quanto ritenuta dal Gip nella sostanziale disponibilità del capo clan.

L’ indagine, infatti, ha evidenziato come la crescita del centro commerciale “Jambo” si sia determinata, con riferimento ad ogni suo aspetto, proprio attraverso l’ utilizzazione della forza economica, politica e mafiosa di Michele Zagaria. E così gli stessi terreni su cui venivano costruiti, nel corso del tempo, i numerosissimi ampliamenti del centro commerciale, erano direttamente individuati ed acquisiti da Michele Zagaria e dai suoi uomini che poi mettevano i formali proprietari del centro commerciale­  nelle condizione di concludere i contratti d’ acquisto.

Ma non solo, dice la procura. “Si è anche accertato che per consentire lo sviluppo del centro commerciale e fare posto alla “creatura” commerciale del capo camorra venivano spostati i limitrofi capannoni commerciali appartenenti ad altri soggetti. Soprattutto grazie agli interventi degli uomini del clan venivano, non solo, rilasciate le licenze edilizie necessarie (anche illegittime ed anche emesse consentendo una imponente evasione fiscale) ma addirittura venivano promosse e realizzate opere pubbliche – talora anche pericolose per la pubblica incolumità- a servizio del “Jambo” e delle sue nuove esigenze commerciali.

Ci si riferisce in particolare alla costruzione di un nuovo svincolo sulla strada statale ss 265 che, come segnalato inutilmente dagli organi preposti, non rispettando alcune distanze di sicurezza mette in pericolo gli automobilisti in transito.

Proprio gli approfondimenti investigativi su questa vicenda (che, secondo il giudice delle indagini preliminari, dimostrava il pieno ed assoluto dominio del clan sulle amnistrazioni locali) consentivano di accertare come il sodalizio, non contento di realizzare opere pubbliche in favore delle proprie imprese, riuscisse (grazie, ancora, alla propria capacità di comando sulle pubbliche amministrazioni) a realizzare, in prima persona, attraverso propri imprenditori, lo stesso svincolo.

Nello specifico, grazie ad una consulenza tecnica svolta dalla Polizia di Stato, si è infatti accertato che, come pure dichiarato da un collaboratore, la quasi totalità delle buste contenenti le offerte della gara (che erano oltre 100) erano state previamente aperte, in modo da consentire all’impresa mafiosa di aggiudicarsi la gara formulando l’offerta vincente.

In particolare, le quote della società C.I.S. Meridionale Srl, proprietaria del centro commerciale, sono state ritenute dallo stesso giudice per le indagini preliminari come sostanzialmente riconducibili a Michele Zagaria, reale dominus dell’iniziativa economica.

Michele Zagaria, durante la sua latitanza, si incontrava con la dirigenza del Centro Commerciale per delineare le strategie imprenditoriali del centro commerciale stesso, e fra queste, non ultima la scelta dei patners commerciali che dovevano operare all’ interno del centro commerciale fra cui la catena di supermercati presente nel centro.
Importante evidenziare che tutto il sistema economico che ruotava intorno al centro commerciale in questione era direttamente riconducibile a Michele Zagaria e ai suoi fiduciari a partire dalle ditte di pulizie impegnate nel centro commerciale a quelle che realizzavano le opere di ampliamento del centro.

Nel corso dell’inchiesta è emerso in particolare sulla base di dichiarazioni acquisite da collaboratore ritenuto attendibile dallo stesso Gip, che, per anni, gli uffici e gli ambienti riservati del predetto centro commerciale, venivano utilizzati quale luogo di incontro fra l’allora latitante Michele Zagaria e i vertici del clan nonché con molti imprenditori ed esponenti politici.

Sono state ritenute, altresì, dimostrate dal Gip, gravi collusioni fra l’Amministrazione di Trentola Dugenta, Comune nel quale è ubicato il Centro Commerciale, ed il clan Zagaria. L’accertamento di tali rapporti illeciti fra s<;>dalizio criminale ed Amministrazione Pubblica ha consentito di elevare contestazioni concorso esterno in associazione mafiosa ( Gruppo Zagaria) a carico di locali pubblici amministratori che esercitavano le loro funzioni pubbliche in modo da soddisfare (specie nel settore delle licenze edilizie e degli appalti) le richieste provenienti dal clan Zagaria e dalle aziende riferibili al medesimo ( fra cui il Centro Commerciale Jambo). In cambio di tale sostegno il clan forniva appoggio elettorale ai pubblici amministratori collusi.

Il complesso di tali elementi ha consentito al Gip, su richiesta di questo Ufficio, di disporre il sequestro dell’intero complesso aziendale denominato Centro Commerciale Jambo. Il decreto di sequestro del centro commerciale, tuttavia, prevedendo la nomina di un amministratore giudiziario consentirà la prosecuzione delle attività commerciali ivi ubicate.

Il contesto delle indagini partendo dai predetti interessi economici del clan Zagaria ha consentito di ricostruire ulteriori profili strutturali ed operativi della medesima organizzazione. Di rilievo, in proposito, si sono rivelate le pregresse investigazioni svolte in occasione per la cattura dell’allora latitante Michele Zagaria, attualizzate dalle indagini svolte a riscontro delle recentissime propalazioni di collaboratori di giustizia che hanno vissuto fianco a fianco con Michele Zagaria durante quegli anni. E’ emersa – secondo quanto afferma il Gip nell’ordinanza – una vasta rete di affiliati e concorrenti del clan che operavano per conto di Zagaria sia nel settore del sostegno economico del clan che nella distribuzione ed imposizione delle macchinette slot machine dei territori sottoposti al controllo del sodalizio.

In particolare, l’attività ha consentito di far emergere l’esistenza di due distinti gruppi criminali, quello di Casapesenna (Caserta) e quello di Trentola Ducenta, entrambi sotto l’egida di Michele Zagaria e coordinati da personaggi ritenuti come sua diretta espressione.  L’indagine, infatti, ha consentito di far rilevare delle modalità estremamente accorte di comunicazione tra i fra i soggetti appena menzionati basandosi esse su: un uso meticolosamente riservato del telefono cellulare, caratterizzato da conversazioni dal contenuto criptico, a volte telegrafico, finalizzate per lo più a realizzare appuntamenti di persona senza riferimenti chiari al luogo dove incontrarsi;

All’impiego di utenze telefoniche “dedicate”, ossia destinate a contatti tra una stretta cerchia di persone o tra due singoli interlocutori; all’impiego di numerosi autoveicoli a noleggio o in prestito; all’approvvigionamento di sofisticati e costosi strumenti elettronici, realizzati allo scopo di inibire o rilevare i segnali GSM emanati da rilevatori GPS e trasmettitori ambientali, utilizzati dalla polizia giudiziaria.

Inoltre, le attività d’intercettazione, hanno in particolare consentito di delineare le figure di Giovanni e Giuseppe Garofalo come protagonisti nella gestione, di interne( point, sale giochi e centri scommesse.

Bianco, Reggio Calabria: accoltella l'ex e tenta il suicidio

Bianco, Reggio Calabria: Giuseppe Gambettola accoltella l'ex e tenta il suicidioEnnesimo caso di femminicidio in Calabria. Un ragazzo di 26 anni, Giuseppe Gambettola, è stato fermato dai carabinieri a Bianco (Reggio Calabria) per il tentato omicidio dell’ex fidanzata di 24 anni. Il ventiseienne è entrato nell’abitazione della ragazza e dopo averla aggredita l’ha accoltellata alla gola, al torace e all’addome.

I carabinieri, attraverso le immagini delle telecamere di videosorveglianza, hanno identificato il presunto autore dell’aggressione e lo hanno fermato. La ragazza è ricoverata nell’ospedale di Locri in condizioni disperate.

Dopo il femminicidio, Giuseppe Gambettola ha tentato il suicidio ingerendo varichina ed è ricoverato in prognosi riservata nell’ospedale di Gioia Tauro.

L’uomo si trova attualmente piantonato in ospedale dopo essere stato arrestato dai carabinieri che lo hanno soccorso. Restano stabili, intanto, le condizioni della giovane ragazza. Tra i due la relazione era finita circa un mese fa. E proprio la fine della relazione sarebbe all’origine del tentato omicidio.

Attentati Parigi, identificato il terzo terrorista del Bataclan

Attentati Parigi, identificato il terzo terrorista del Bataclan
La foto degli attentatori di Parigi. Cerchiato in rosso Foued Mohamed Aggad, il terzo kamikaze del Bataclan (Ansa/Centimetri)

Sarebbe stato identificato dalla polizia francese il terzo kamikaze che assaltò il teatro Bataclan il 13 novembre a Parigi, provocando la morte di 90 persone.

Secondo fonti dell’inchiesta, il suo nome era Foued Mohamed Aggad, di Strasburgo, ed era andato in Siria con il fratello Karim e un gruppo di otto altri residente del quartiere della Meinau. La maggior parte di queste persone è stata fermata nella primavera 2014 al loro ritorno in Francia (il fratello è attualmente detenuto) ma Aggad era rimasto sul posto.

“Se avessi saputo l’avrei ucciso prima”, ha detto il padre in lacrime. “Quale essere umano potrebbe fare ciò che ha fatto? Se avessi saputo che un giorno avrebbe commesso una cosa del genere l’avrei ucciso prima”.

Intanto, in Germania, tre radicali islamici sono stati arrestati ieri con l’accusa di aver pianificato attentati nel Paese: il primo attacco avrebbe dovuto colpire Berlino. Lo riporta il quotidiano Bild, secondo il quale uno dei tre sospetti avrebbe fra l’altro svolto attività di reclutamento per Isis.

Civitavecchia, fallisce la banca e uomo si suicida dopo aver perso i risparmi

Civitavecchia - Roma Si suicida dopo aver perso tutti i risparmi per banca fallitaLa banca fallisce e vede i suoi risparmi di una vita andare in fumo. Le sue ultime parole, prima di suicidarsi, le ha lasciate scritte su un bigliettino, ritrovato dalla moglie accanto al corpo senza vita del marito.

Lui, un 68enne di Civitavecchia, non ha retto al colpo ed ha deciso di farla finita impiccandosi alla scala della sua villetta dopo aver scoperto di aver perso tutti i suoi risparmi nel fallimento della banca. A dare l’allarme è stata la stessa moglie che ha avvertito la polizia intervenuta sul posto.

Della tragedia, avvenuta il 28 novembre ma di cui solo oggi si è avuta notizia, si sono interessate anche le associazioni di consumatori Adusbef e Federconsumatori che hanno espresso le condoglianze per la tragedia che ha colpito “un risparmiatore di Civitavecchia che si è suicidato dopo aver appreso di aver perso i risparmi di una vita investiti nella Banca Popolare dell’Etruria e Lazio, oggetto dell’esproprio criminale del risparmio anticipato del bail-in”.

SALVINI: “COLPA BANCA ETRURIA E ASSENZA GOVERNO”.
“Pensionato suicida a Civitavecchia perché, per colpa di Banca Etruria e di un governo assente, aveva perso i risparmi di una vita – scrive su Facebook il segretario della Lega Matteo Salvini -. Un suicidio di Stato. Domani alle 15.30 sarò ad Arezzo (corso Italia 179) per incontrare i risparmiatori fregati da Banca Etruria, dall’Europa e dal governo”.

Nell’esprimere “le condoglianze alla vedova”, Federconsumatori e Adusbef non nascondono la loro ira, ma esortano “i risparmiatori truffati a non commettere gesti sconsiderati”.

Adusbef e Federconsumatori che “combattono da anni contro i mandanti, la cui omessa vigilanza ha bruciato sudore e sangue di 130.000 famiglie ridotte sul lastrico”, annunciano di aver chiesto al Procuratore capo di Civitavecchia, Gianfranco Amendola, di aprire una indagine per istigazione al suicidio,verificando se il decreto di Bankitalia recepito dal Governo, sia compatibile con le norme penali e con la Costituzione italiana, che all’art. 47 tutela il pubblico risparmio”.

Aveva 10mila files di pedopornografia sul Pc. Arrestato

Reggio Calabria - Uomo 32 anni aveva 10mila files di pedopornografia sul Pc. Arrestato
Polizia Postale al lavoro nel contrasto alla pedopornografia online

Un uomo di Reggio Calabria era in possesso di oltre diecimila files di pedopornografia, tra video e foto, con immagini di minori. Ma non è sfuggito alla rete della Polizia postale che l’ha individuato, arrestato e tradotto in carcere.

Si tratta di un disoccupato di 32 anni. All’uomo è stata notificata una ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip presso il tribunale di Reggio Calabria che ha accolto la richiesta della Procura della Repubblica reggina.

L’uomo è stato ritenuto gravemente indiziato per reati di detenzione e divulgazione di materiale pornografico, realizzato mediante l’utilizzo di minori di diciotto anni, che avrebbe poi inserito in rete mediante il software peer to peer denominato “eMule”, consentendone la condivisione da parte di altri utenti del web.

Presso il domicilio dell’indagato era infatti già stato rinvenuto e sequestrato materiale informatico che, analizzato dagli investigatori, aveva consentito di acquisire elementi di riscontro sull’acquisizione e successiva  divulgazione di video con preadolescenti vittime di abusi sessuali, accertando, inoltre, l’esistenza di apposite “cartelle”, create scientemente dal presunto responsabile, per classificare le diverse tipologie di immagini e video conservati, quantificate in oltre diecimila files.

Non vengono esclusi la presenza di altri video o immagini relativi ad abusi su minorenni che nel frattempo l’arrestato potrebbe essersi procurato nel proseguire la sua attività criminosa, oggi interrotta dall’operazione di polizia, che assume una particolare valenza sociale in funzione preventiva e di tutela dei minori.

Prosegue incessante l’impegno della Polizia di Stato nelle attività di prevenzione e contrasto al grave fenomeno criminale della pedopornografia online. In tale ottica, al fine di sensibilizzare tutti gli internauti e prevenire simili reati, la Polizia Postale raccomanda di prestare attenzione ai contenuti scaricati tramite programmi come E-mule, ovvero software che permettono agli utenti di collegarsi ad una rete denominata peer to peer, come Edonkey, che consente la condivisione e contestualmente la divulgazione del materiale ivi contenuto. E’ consigliabile, infatti, effettuare una preview dei contenuti di interesse (anteprima), onde evitare il download di immagini e video la cui detenzione è sanzionata penalmente.

Molinella (Bologna), cadavere incastrato sotto l'auto. E' giallo

Molinella (Bologna), cadavere incastrato sotto l'auto. E' gialloI Carabinieri della stazione di San Martino in Argine e del Nucleo operativo e radiomobile di Molinella (Bologna) stanno indagando per stabilire la dinamica che ha portato alla morte di un 73enne, imprenditore agricolo di Molinella, che nella serata di ieri è stato rinvenuto, senza vita, all’interno della sua azienda agricola, incastrato sotto il paraurti posteriore di una Toyota Yaris, intestata alla moglie.

La scoperta è stata fatta intorno alle ore 20:40 da un socio dell’uomo, che aveva avviato le ricerche del 73enne su richiesta della moglie, preoccupata per il mancato rientro del marito che si era allontanato da casa nel tardo pomeriggio, a bordo dell’auto, per sbrigare alcune incombenze in azienda.

Sul posto sono intervenuti il magistrato di turno della Procura della Repubblica di Bologna, i Carabinieri della Sezione investigazioni scientifiche del comando provinciale di Bologna, i Vigili del fuoco, i sanitari del 118 e il medico legale. Su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, l’auto è stata sequestrata.

Non è chiaro se si tratti di una morte accidentale o per mano di terzi. L’esame autoptico, se disposta dal magistrato, potrà fare piena luce sulle cause misteriose della morte dell’uomo.

Bologna, scontro tra auto e motocarro. Morta una 22enne

San Matteo della Decima Bologna, scontro tra auto e motocarro. Morta la 22enne Giulia BellagambaBOLOGNA – Tragico scontro frontale stamane sulla strada Provinciale 255, all’altezza di San Matteo della Decima, frazione San Giovanni in Persiceto, nel Bolognese.

Per cause ancora in corso di accertamento, un autocarro si è scontrato con una Fiat Panda alla cui guida c’era una ragazza di 22 anni, Giulia Bellagamba, che a seguito del violentissimo impatto è morta.

Sul posto sono giunti i carabinieri del nucleo operativo e radiomobile di San Giovanni in Persiceto, i vigili del fuoco e i sanitari che non hanno potuto fare altro che constatare il decesso sul colpo della giovane ragazza.

L’uomo alla guida dell’autocarro, un 56enne di Poggio Renatico, è stato trasportato al Pronto Soccorso dell’Ospedale Maggiore di Bologna. Da accertare le cause dell’impatto.

Caserta, algerini clandestini bruciano viva una loro connazionale

San Felice a Cancello - Caserta, algerini clandestini Fakir Ali Cherif, Bach Sais Rachid bruciano viva una loro connazionale
Da sinistra Fakir Ali Cherif e Bach Sais Rachid

CASERTA – Due algerini, per motivi al momento ricostruiti come “futili”, avrebbero dato fuoco a una loro connazionale e, mentre ardeva viva sul letto, la osservavano con spietata freddezza. La donna è in fin di vita col 60 percento di ustioni sul corpo.

L’ennesimo caso di estrema violenza e crudeltà su una donna si è verificato a San Felice a Cancello (Caserta). I due protagonisti sono stati arrestati dai carabinieri di Maddaloni, allertati da un vicino di casa. I militari hanno impedito ai due di portare a termine il macabro delitto, irrompendo nell’abitazione e arrestandoli in flagranza di reato. Avevano ancora tra le mani la bottiglia di liquido infiammabile e un accendino.

Si tratta – spiegano i Carabinieri – di due cittadini algerini Fakir Ali Cherif, classe 1968, residente ad Afragola (Napoli), di fatto domiciliato in San Felice a Cancello e Bach Sais Rachid, classe 1968, senza fissa dimora, entrambi clandestini, ritenuti responsabili di tentato omicidio in concorso ai danni di una loro connazionale, compagna di Fakir Ali Cherif, in corso di identificazione.

I due, infatti, avrebbero gettato dell’alcool etilico sul corpo della donna dandole fuoco con un accendino. I militari dell’Arma, intervenuti sul posto a seguito di una chiamata pervenuta sul numero di pronto intervento 112 da parte di un vicino di casa, hanno fatto irruzione all’interno dell’abitazione, dove hanno sorpreso i due algerini che osservavano la donna, stesa sul letto, mentre stava ardendo viva.

Dopo una breve colluttazione, i carabinieri sono riusciti a bloccare i due e, con l’ausilio di un lenzuolo, hanno spento le fiamme che divampavano sul corpo della malcapitata, garantendo a quest’ultima gli immediati soccorsi da parte del personale del 118 giunto sul posto.

Il successivo sopralluogo ha permesso di recuperare e repertare la bottiglia contenente il liquido infiammabile ed un accendino, materiale utilizzato dai due rei per commettere l’efferato delitto.
Dai primi accertamenti risulterebbe che il movente sia riconducibile ad una lite scaturita, per futili motivi, tra Fakir Ali Cherif e la compagna.

La vittima è stata trasportata presso il centro grandi ustioni dell’ospedale Cardarelli di Napoli, presenta il 60% del corpo lesionato ed è attualmente ricoverata in prognosi riservata, in pericolo di vita.
Gli arrestati sono stati accompagnati presso la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere (CE), su disposizione della competente Autorità Giudiziaria.

Maddaloni (Caserta), blitz contro il clan Belforte. 10 arresti

Maddaloni (Caserta), blitz contro il clan Belforte. 10 arrestiNelle prime ore della mattinata odierna, i Carabinieri della Compagnia di Maddaloni, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, nelle provincie di Caserta e Frosinone, hanno esegui un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 10 indagati, affiliati al presunto “clan Belforte”, ritenuti responsabili di estorsione ed usura con l’aggravante del metodo mafioso. L’indagine ha consentito, tra l’altro, di accertare come gli indagati procedessero a richieste estorsive anche nei confronti di due truffatori, obbligandoli a versare mensilmente parte dei guadagni illeciti.

Le ordinanze sono state emesse dal Gip presso il tribunale di Napoli  su richiesta della Procura della Repubblica di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia, che hanno svolto un’articolata indagine investigativa.

L’indagine è culminata con 2 persone arrestate (in carcere), 7 obblighi di dimora e firma e l’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria. I dieci, dono i presunti responsabili, a vario titolo, di estorsione ed usura con l’aggravante delle modalità mafiose. Alcune di questa persone, secondo gli inquirenti, sarebbero presunti affiliati al clan Belforte – fazione di Maddaloni.

L’indagine trae origine dal duplice arresto del mese di aprile, eseguito a carico di due persone accusate di aver posto in essere reiterate condotte di tentata estorsione ai danni di una ditta impegnata nella realizzazione di canali per l’installazione delle fibra ottica nel comune di Maddaloni ed altri limitrofi.

Le investigazioni, condotte da aprile ad agosto 2015, attraverso attività tecniche e dinamiche, corroborate dalle dichiarazioni delle persone offese, hanno consentito agli inquirenti di acclarare l’attività estorsiva ed usuraia da parte del citato gruppo criminale nel comune di Maddaloni, delitti finalizzati a favorire e agevolare la supremazia nell’organizzazione camorristica denominata Clan Belforte – fazione di Maddaloni; individuare tra le vittime delle estorsioni, oltre a commercianti ed operai, anche soggetti dediti alla commissione di truffe, a loro volta costretti a versare parte dei proventi illeciti; accertare come gli indagati concedessero, a famiglie indigenti, prestiti di esigue somme in denaro, dai l00 ai 1.000 euro, applicando, per la restituzione, tassi di interesse variabili tra il 20% ed il 50% mensile;

Nell’ambito della stessa attività è stata delineata la condotta del titolare di una nota rivendita di caffè nei confronti di un concorrente, al quale aveva tentato di impone l’esclusività della distribuzione del proprio prodotto nel comune di Maddaloni.

Giubileo, Papa Francesco ha aperto la Porta Santa.

Giubileo, Papa Francesco apre la Porta Santa
Papa Francesco mentre apre la Porta Santa (foto Ansa)

Papa Francesco ha aperto la Porta Santa della basilica di San Pietro. Finita la messa sul sagrato, ha indossato un mantello bianco e ascoltato il diacono leggere le parole di introduzione al rito. Quindi è entrato nell’atrio e, dopo aver recitato una preghiera, ha salito i gradini e ha aperto la porta, sostando in silenzio sulla soglia.
“Abbandoniamo ogni paura, viviamo la gioia”, ha detto il Pontefice.

Sono state stimate circa 50mila persone presenti in Piazza San Pietro per l’inaugurazione del Giubileo Straordinario della Misericordia. Sin dalla notte, migliaia di pellegrini hanno atteso l’apertura dei varchi prevista per le 6 di stamani. La mattinata è iniziata con un leggera pioggia.

Maglie strette per i pellegrini in arrivo alla Basilica di San Pietro. Sono più filtri di controllo. Al primo, le forze dell’ordine guardano borse, tasche e anche passeggini e carrozzine.

DIRETTA VIDEO DEL CENTRO TELEVISIVO VATICANO

Non mancano i problemi tecnici. Ascensori e montascale fuori servizio alla stazione metro di Roma Ottaviano-San Pietro, una di quelle che serve l’area della basilica dove stanno arrivando migliaia di pellegrini. Anche alla stazione centrale Termini le scale mobili all’interno della stazione, lato piazza dei Cinquecento, sono fuori uso.

I pellegrini in Piazza San Pietro (Ansa/Brambati)
I pellegrini in Piazza San Pietro (Ansa/Brambati)

Papa Francesco, alle 9.30 ha iniziato a celebrare la santa messa per l’avvio del Giubileo. Poi aprirà la Porta Santa della Basilica di San Pietro.  A mezzogiorno è previsto l’Angelus e nel pomeriggio l’omaggio di Bergoglio alla statua dell’Immacolata a piazza di Spagna.

Sul fronte della sicurezza l’area è super blindata. Sul campo 3.000 uomini delle forze dell’Ordine di ogni corpo, compresi 900 vigili di Roma. Dalle 6 alle 19 no-fly zone in un raggio di 10 km.

Tecnologie all’avanguardia supporteranno il piano operativo del Questore di Roma, Nicolò D’Angelo facilitando il complesso coordinamento dei servizi sul campo.

Tutte le telecamere disponibili sullo scenario operativo, sono state censite in una speciale anagrafica e convogliate presso il Centro di gestione dell’evento della Questura di Roma. Esse supporteranno le decisioni del Questore D’Angelo.

Ogni Dirigente responsabile della zona di servizio sarà dotato di uno smartphone che trasmetterà in tempo reale immagini di prossimità direttamente dal teatro operativo.

Donald Trump: "Chiudere frontiere Usa ai musulmani"

Donald Trump: "Chiudere frontiere Usa ai musulmani"
Il candidato repubblicano alle presidenziali Usa 2016 Donald Trump

Il candidato repubblicano in corsa alle presidenziali Usa, Donald Trump intende chiudere le frontiere americane a tutti coloro che sono di fede musulmana. Lo afferma un comunicato del suo staff della campagna elettorale.

“Donald J. Trump chiede una totale e completa chiusura all’ingresso dei musulmani negli Stati Uniti fino a quando i rappresentanti del nostro Paese non capiscono cosa sta succedendo”, si legge nella nota, che cita uno studio di Pew Research “tra gli altri, secondo cui – si legge nel comunicato – c’è grande odio verso gli americani tra una grande fetta della popolazione musulmana”. Il comunicato menziona poi una serie di recenti rilevamenti.

In un comizio Trump aveva detto che centinaia di migliaia di musulmani negli Stati Uniti “si sono rallegrati per gli attacchi dell’11 settembre”.
Il candidato repubblicano prende a balzo il recente attentato a San Bernardino, in California, per entusiasmare i suoi sostenitori e rivolgere un messaggio di sicurezza agli indecisi. Trump ha anche detto che bisogna schedare tutti i musulmani in un database e invitato ad alzare il livello di sorveglianza nelle moschee.

Le parole di Donald Trump “sono totalmente contrarie ai nostri valori come americani, ma anche contrari alla nostra sicurezza”. Lo ha detto il consigliere per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca Ben Rhodes riferendosi alla richiesta, formulata dal candidato repubblicano, di impedire l’ingresso dei musulmani negli Stati Uniti.

Prima del teatro alla Scala. Tanti vip tra sorrisi e cecchini sui tetti

Prima del teatro alla Scala. Tanti vip tra sorrisi e cecchini sui tetti
Matteo Renzi, la moglie Agnese e il sindaco di Milano Giuliano Pisapia alla prima della Scala (Ansa)

In una piazza della Scala totalmente blindata, con cecchini sui tetti e metal detector, si è aperta stasera la stagione 2015/2016 del teatro alla Scala di Milano con l’opera di Giuseppe Verdi “Giovanna d’Arco”.

In sala molti “vip” dello spettacolo, della borghesia milanese e di tante istituzioni tra cui il premier Matteo Renzi accompagnato dalla moglie Agnese. Presenti anche i ministri Dario Franceschini (Beni culturali) e Graziano Delrio (Infrastrutture e trasporti).

Piazza super blindata, dove comunque non sono mancate le proteste e le contestazioni di ogni inaugurazione. In scena per la serata inaugurale della Scala l’opera verdiana, preceduta dall’Inno d’Italia, diretta dal maestro Riccardo Chailly (al debutto nella prima scaligera), con la soprano russa Anna Netrebko, nel ruolo della Pulzella d’Orleans.

Accanto a lei il tenore Francesco Meli (Carlo VII), mentre il baritono Carlos Alvarez, non ancora guarito dalla bronchite, è stato sostituito da Devid Cecconi per la parte di Giacomo.

Potenziati i controlli per entrare in teatro, anche con l’uso, molto discreto, del metal detector. Tra gli spettatori della prima, oltre alle autorità come il premier, i ministri e il sindaco Giuliano Pisapia, tanti personaggi della finanza, della politica, dello spettacolo e del giornalismo.

Presenti inoltre il presidente del Consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, Gianni Letta, Antonio Campo dall’Orto, Alessandro Sallusti insieme a Daniela Santanchè, Patti Smith, Valeria Marini, Roberto Bolle. Molte ospiti hanno scelto un abbigliamento ispirato al tema dell’opera.

L’Inno di Mameli, eseguito dall’Orchestra della Scala diretta da Riccardo Chailly, ha aperto la serata inaugurale. Durante l’esecuzione dell’Inno il pubblico in teatro si è alzato in piedi. A conclusione tutti hanno applaudito insieme al presidente del Consiglio Renzi e al sindaco di Milano Pisapia, che assistono all’opera dal palco reale insieme alle rispettive consorti.

L’inaugurazione di stasera precede il grande evento del Giubileo Straordinario della Misericordia che Papa Francesco inaugurerà domani a Roma in una piazza San Pietro super blindata per l’allarme terrorismo. Il pontefice procederà con l’apertura della Porta Santa come fece 15 anni fa il suo predecessore Giovanni Paolo II.

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