12 Ottobre 2024

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Nonantola (Modena), impatto frontale. Muore una donna

Nonantola (Modena), impatto frontale. Muore Luise Leonilde
Nonantola sulla mappa

NONANTOLA (MODENA) – Una giovane donna di 35 anni, Luise Leonilde, è morta nel pomeriggio di sabato a causa di un brutto incidente stradale a Nonantola, in provincia di Modena.

La sua auto, una Lancia Ypsilon nera, nel tratto appena dopo il ponte Navicello, sulla via Nonantolana, si è scontrata frontalmente, attorno alle 17, con un furgone Scudo di colore bianco che proveniva in senso contrario. Violentissimo l’impatto.

Luise Leonilde, che viaggiava in direzione di Nonantola, è deceduta all’ospedale di Baggiovara dov’era stata ricoverata d’urgenza. Nello schianto è rimasto ferito anche il conducente del furgone, un uomo di 53 anni.

Sul luogo dell’incidente sono subito intervenuti i sanitari del 118, i vigili del fuoco e la Polstrada di Modena nonché la Polizia municipale che ha proceduto ad effettuare i rilievi per accertare la dinamica del tragico incidente.

Bologna, evade dai domiciliari e accoltella una donna

Bologna, evade dai domiciliari e accoltella una donna filippinaBOLOGNA – Evade dai domiciliari e se ne va a spasso per le vie della città. A un certo punto si ferma, inquadra una donna filippina che stava tranquillamente guardando le vetrine dei negozi, e la accoltella alla schiena senza motivo e senza neppure conoscerla. E’ successo in via Toscana, alla periferia sud di Bologna, attorno 12.15 di venerdì.

La vittima è una donna originaria dell’est asiatico, di 42 anni. L’aggressore è un bolognese con problemi di tossicodipendenza. La donna si trova ora all’ospedale Maggiore di Bologna in prognosi riservata. Ha un polmone perforato da un coltello.

L’autore del gesto, T.L., di 44 anni, nel pomeriggio è stato rintracciato e sottoposto a fermo per tentato omicidio dai poliziotti della squadra mobile della questura di Bologna.

Gli agenti sono giunti all’uomo in poco meno di ventiquattro ore. Gli uomini della Squadra mobile lo hanno identificato per un cittadino bolognese nato nel 1971 e pregiudicato.

La perfetta sinergia e collaborazione fra personale dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico e Squadra Mobile ha consentito di rintracciarlo, fermarlo per tentato omicidio aggravato da futili motivi e arrestarlo per evasione in quanto non aveva rispettato la misura a suo carico degli arresti domiciliari.

Il Cardinale Tarcisio Bertone dona al Bambin Gesù 150mila euro

Il Cardinale Tarcisio Bertone dona al Bambin Gesù 150mila euro
Il Cardinale Tarcisio Bertone (Epa/Cezaro De Luca)

“Il cardinale Tarcisio Bertone, riconoscendo che quello che è successo ha costituito un danno per il Bambin Gesù, ha voluto venirci incontro, devolvendo una somma di 150 mila euro”. Lo ha fatto sapere il presidente dell’ospedale pediatrico Mariella Enoc, a margine di una visita fatta oggi dal Segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, alla struttura. “E’ una donazione volontaria, non un risarcimento”, specifica il prelato.

Enoc ha spiegato che Bertone “ci è venuto incontro con una donazione di 150mila euro per sostenere i nostri progetti di ricerca per le malattie dei bambini orfani” mentre “le altre situazioni, più articolate e più particolari, sono al vaglio delle amministrazioni del Vaticano”. La vicenda dell’appartamento di Bertone, “ha destato tanto scalpore – ha aggiunto il presidente del Bambin Gesù – il mio compito è stato quello di capire meglio che cosa è successo e di trovare anche delle soluzioni”. Secondo Enoc l’incontro di oggi con il cardinale “è stato molto sereno. Ho capito che tutto questo ha fatto un danno e ora cerco di fare qualcosa”.

“Le responsabilità – ha aggiunto – saranno appurate però io vorrei che il clima di questo ospedale fosse un clima che guarda al futuro e che col passato si riconcilia”. Alla domanda su quali siano le “altre responsabilità”, Enoc ha replicato: “Sono certamente di persone che hanno gestito l’ospedale. Si sta quindi valutando se ci sono state responsabilità nel dare effettivamente denaro che non fosse dato per lo scopo esatto per il quale doveva essere dato. Ripeto, è tutto in mano all’amministrazione e alla giustizia vaticana, lo stanno facendo loro, io non posso dire a che punto è questo processo. A me piace dire che l’ospedale e la fondazione non dovranno avere nessun danno”. “Ho detto – ha concluso – che avrei fatto in modo che fossero riportati a casa soldi direttamente o indirettamente tolti. Nel caso del cardinale, indirettamente. Quello che si verificherà tolto direttamente, questo sarà il Vaticano che lo appurerà”.

La posizione di Bertone – Il mio contributo al Bambino Gesù è una donazione volontaria” resa possibile grazie “ai miei risparmi e ai vari contributi di beneficenza ricevuti negli anni per finalità caritative”. Lo spiega all’ANSA il cardinale Tarcisio Bertone, specificando che per la somma di 150mila con cui si è impegnato pagherà con versamenti a rate. “E’ una donazione volontaria, non è un risarcimento, perché io non ho fatto nessun danno personalmente, io ho sempre aiutato, sia ad esempio, quando ero a Genova, l’ospedale Gaslini, poi anche il Bambino Gesù”.

“Ho avuto un colloquio con la dottoressa Enoc – spiega quindi all’Ansa -. Pur riconoscendo la mia totale estraneità” con il fatto che fondi della Fondazione Bambino Gesù sia confluiti nelle spese di ristrutturazione del suo appartamento “mi sono detto disponibile ad aiutare un progetto per i bambini per dimostrare il mio attaccamento all’ospedale che ho seguito per tanti anni come segretario di stato”. “Allora – prosegue – Enoc mi ha segnalato un progetto di ricerca per malattie rare che tocca una cinquantina di bambini. Io ho dato il mio impegno a versare una somma per questa ricerca specifica”.

Alla domanda su come possa avere tale disponibilità, Tarcisio Bertone replica: “Io ho già detto che erano frutto di risparmi e anche di aiuti per opere di carità, ho sempre fatto beneficenza e poi la mia vita non è lussuosa come si continua stereotipamente a dire. Farò questa donazione in diverse rate”. “Se uno vuole farsi questa domanda – aggiunge il cardinale – la domanda non è solo per me ma anche per molti altri, c’è da chiedersi se posso aver raccolto per beneficenza dei fondi, io ho tenuto anche piccole fondazioni sempre per aiutare famiglie povere e gente che ha bisogno di aiuto”. “Adesso – continua – devolverò in rate successive questa somma, capisco le insinuazioni che ci possono essere ma bisogna dire che io ho lavorato per tanti anni nella mia vita e ho avuto anche uno stipendio. Chi mi ha visitato in questi giorni, ha constatato com’è questo appartamento”.

Turchia, strage di bambini in un naufragio nell'Egeo

Migranti in mare nel drammatico naufragio di Rodi, GreciaUn naufragio nella notte al largo delle coste turche, nel mare Egeo, ha provocato una strage di bambini. Si parla di 18 migranti tra cui 10 bimbi.

Il bilancio potrebbe essere più grave. Le autorità turche cercano di capire quante persone trasportava il battello affondato.

Il naufragio è avvenuto “nella notte” davanti alle coste occidentali turche e l’imbarcazione puntava all’isola greca di Calimno.

La Guardia costiera turca ha potuto salvare 14 migranti provenienti da Siria, Iraq e Pakistan. Ieri quattro profughi siriani, tra cui altri tre bambini, erano annegati nel naufragio di un barcone partito dalla turchia e diretto all’isola greca di Farmaco (Farmakonisi).

La carretta del mare è affondata nella baia di Bodrum, già nota per essere la stessa che avevano intrapreso i genitori di Aylan Kurdy, mentre “cercava di raggiungere l’isola greca di Kos.

Questa e altre isole greche sono a pochi chilometri dalla costa turca rappresentando una meta attraente per profughi che cercano di entrare nell’Ue.

Dramma a San Giorgio a Liri. Spara alla ex e si suicida

SAN GIORGIO A LIRI (FROSINONE) – Non avrebbe accettato la fine della relazione con la sua ragazza. Per questa ragione, un giovane di 25 anni di Cassino, Graziano Brugnolo, si è armato, ha raggiunto la “sua” donna, Annachiara D’Onofrio, studentessa universitaria di 30 anni e le ha sparato alcuni colpi con l’intento di ammazzarla. Poi ha rivolto la pistola calibro 22 al suo petto e si è suicidato.

L’ennesima tragedia “passionale”, se di passione si tratta, è avvenuta stamane in strada a San Giorgio a Liri, in provincia di Frosinone.

Annachiara D’Onofrio, di Formia, ferita al petto, è stata trasporta con l’elisoccorso all’ospedale Goretti di Latina, dov’è ricoverata in gravissime condizioni,  mentre l’uomo è morto sul colpo. Per il giovane sono stati inutili i soccorsi.

Sul posto, a San Giorgio a Liri, sono giunte le forze dell’Ordine e la Scientifica per i rilievi del caso. Non è ancora chiaro quanti colpi siano stati sparati contro la donna prima che l’uomo esplodesse quello decisivo  al suo cuore. Un cuore già spezzato dalla fine del rapporto e forse eroso dalla gelosia.

Secondo quanto appreso, sembra che la coppia di fidanzati fosse entrata in crisi da tempo, per cui lei avrebbe deciso di troncare il rapporto sentimentale. Il 25enne, non accettando l’epilogo della storia d’amore, probabilmente perché innamorato, ha deciso univocamente la soluzione finale, stretto dall’angoscia di non poter vivere senza di lei.

Sul suo profilo Facebook, molti amici di Brugnolo piangono la sua morte. La bacheca si affolla man mano di cuoricini. Nelle foto è sempre sorridente e con tanti amici. Era una persona “speciale”, a detta di molti. Un ragazzo sensibile calamitato dal fascino di una ragazza, per lui molto “speciale”. E sulla sua bacheca sono diverse i messaggi indiretti per esprimere il suo amore, probabilmente non corrisposto. “Le insicurezze uccidono quello che hai di bello”, è uno dei tantissimi post. Sul letto di un ospedale, la donna che combatte con tutte le sue forze, insieme a quella dei medici, per sopravvivere alle conseguenze drammatiche di un raptus e agli istinti irrefrenabili della passione umana.

Sul grave fatto di sangue indagano i carabinieri del comando provinciale di Frosinone e della compagnia di Pontecorvo. Quella di oggi è l’ennesima tragedia passionale in Italia. Un dramma che colpisce duramente due intere famiglie e che ha suscitato sgomento e commozione in tutto il frusinate.

Tritolo nave "Laura C", arrestato a Reggio Calabria membro dei Tegano

Reggio Calabria, arrestato un membro della cosca Tegano Filippo GirondaI Carabinieri di Reggio Calabria hanno arrestato Filippo Gironda, un reggino di 40 anni, per presunta associazione di stampo mafioso ed estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Il provvedimento è stato eseguito in esecuzione all’ordine di sostituzione di misura cautelare, emessa dal Gip presso il tribunale di Reggio Calabria, a seguito della condanna a 12 anni di carcere rimediata dall’uomo, già con precedenti penali.

In particolare, Filippo Gironda è stato ritenuto organico alla ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale denominata cosca “Tegano”.

Gironda si sarebbe attivato per ottenere la restituzione del tritolo sequestrato nell’aprile 2012, dello stesso tipo di quello rinvenuto nelle stive della nave “Laura C”, affondata durante l’ultimo conflitto mondiale nei fondali antistanti Saline Joniche (Reggio Calabria), provento di un furto ai danni dell’indicato sodalizio.

Il mercantile “Laura C”, ritenuto un deposito di armi ed esplosivo a disposizione della ‘ndrangheta, di recente è stata definitivamente sigillata su disposizione della Dda di Reggio Calabria.

Cuneo, finto medico raggirava incapaci. Denunciato

Cuneo, finto medico raggirava incapaci. Denunciato
(immagine repertorio)

BORGO SAN DALMAZZO (CUNEO) – Da anni si qualificava – senza averne titolo – quale medico chirurgo specialista in “micro terapia oncologica” con tanto di diploma di Laurea esposto in bella vista presso la propria abitazione adibita a studio.

A porre fine all’illecita attività sono stati i carabinieri della Stazione di
che, raccogliendo indiscrezioni e voci circolanti in paese, sono riusciti a scoprire l’identità completa del finto medico. Si tratta di T.A. classe 1952.

Le indagini condotte in maniera approfondita, rese ancor più complicate dal fatto di dover persuadere le vittime a sporgere denuncia, hanno tra l’altro fatto emergere, una “triste” vicenda nella quale il presunto millantatore, tramite raggiri e sfruttando lo stato di bisogno delle vittime aveva carpito la buona fede di una donna  affetta da importante patologia, inducendola ad assumere integratori alimentari a base di funghi (in libera vendita), garantendole con tale terapia una rapida regressione della malattia sofferta.

Le indagini tutt’ora in corso, anche con l’ausilio di sofisticati sistemi telematici, consentiranno agli inquirenti di accertare se, e in quale misura, T.A. abbia percepito compensi per l’attività illecita svolta.

Intanto, si tirano le somme su quanto rinvenuto nell’abitazione del “medico” a seguito di perquisizione disposta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cuneo, ovvero timbri, carta intestata e biglietti da visita. Inoltre gli investigatori hanno scovato una borsa contenente attrezzi medicali, un lampeggiante blu a calamita per auto, alcune mostrine da bavero per medico rianimatore “118” e un tagliando da esporre sull’auto recante la dicitura” medico in visita domiciliare”.

L’uomo è stato denunciato in stato di libertà per esercizio abusivo della professione medica e circonvenzione di incapace.

Nascondevano armi e munizioni, arrestata una famiglia

Motta San Giovanni, Reggio Calabria: Nascondevano armi e munizioni, arrestata famiglia Laganà
foto repertorio

I carabinieri di Melito Porto Salvo hanno eseguito a Motta San Giovanni un’ordinanza di custodia cautelare a carico di tre persone, una coppia di coniugi ed il figlio, accusati di detenzione abusiva di armi e munizioni. Si tratta di Primo Antonino Laganà, 58 anni; la moglie, Anna Cannistraci, 55, ed il figlio Giovanni, 39.

I tre indagati avrebbero occultato in un casolare tre pistole e 200 munizioni. Primo Laganà e la moglie erano già detenuti per il possesso di 25 chili di marijuana che avevano nascosto in una stalla di loro proprietà.

Il nuovo provvedimento restrittivo giunge a conclusione delle indagini avviate lo scorso mese di settembre, quando i Carabinieri della Stazione di Lazzaro avevano arrestato i coniugi Laganà che durante una perquisizione domiciliare, venivano trovati in possesso di più di 25 chili di marijuana, occultati all’interno di una loro stalla a Motta San Giovanni.

Le attività investigative, coordinate e dirette dalla procura, hanno consentito di attribuire alla famiglia l’illecita detenzione di tre armi da fuoco, nonché di sequestrare più di 200 munizioni rinvenute in prossimità di un casolare parte delle quali nascoste sotto il terreno.

Alla luce dei presunti reati contestati, si sono aperte le porte del carcere per Giovanni Laganà, figlio di Primo Antonio, quest’ultimo già detenuto dallo scorso mese di Settembre per l’illecito possesso di stupefacenti ed al quale è stato notificato l’ulteriore provvedimento restrittivo.

Anche nei confronti della donna, già sottoposta agli arresti domiciliari per la medesima violazione del marito, è stato notificato il provvedimento restrittivo che le impone gli arresti domiciliari anche per l’ulteriore reato contestato.

Riforma Credito Cooperativo: “Renzi, sulle BCC ci sei o ci fai?”

Riforma sul Credito Cooperatico: "Renzi, sulle BCC ci sei o ci fai?"
Luca Barni

Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta di Luca Barni, direttore generale della Banca di Credito Coopertivo (BCC) di Busto Garolfo e Buguggiate (Milano), in merito alla paventata volontà del premier Matteo Renzi di procedere all’accorpamento delle BCC sparse sul territorio nazionale.

di Luca Barni*

Ho letto e ascoltato le dichiarazioni del presidente del Consiglio Matteo Renzi sulle BCC. Ha detto che ci sono troppi CdA e troppi direttori Generali, che troppi si sono divertiti a fare i banchieri e che bisogna mettere in sicurezza il sistema delle BCC. Bene, conosciamo tutti le regole della comunicazione. Quando si sa di avere punti deboli si sposta l’attenzione su altri bersagli. Ma, tattica dell’homo politicus a parte, nel merito dell’argomento quanta approssimazione, signor presidente! Così tanta da lasciarmi un sospetto; chi fa queste dichiarazioni ci è o ci fa?

Se le BCC giocassero a fare i banchieri, allora come si spiega il 16,02% di CET1, la riconosciuta misura della solidità di un istituto, del sistema delle banche di credito cooperativo? Ma quanto è il CET1 per le sicurissime banche grandi? Più basso. Parlo per la BCC che io dirigo: il CET1 è il 16,67%: produciamo reddito, siamo un’azienda sana.

Quando il presidente parla di mettere in sicurezza il nostro sistema sa che quando, in questi anni, alcune BCC sono state in difficoltà il sistema del Credito Cooperativo le ha sostenute con il proprio fondo di risoluzione senza avere un euro dalle altre banche e, soprattutto, dai cittadini contribuenti? Visto che siamo sull’argomento qualcuno mi spieghi perché quando falliscono altre banche (quelle grandi e sicure, secondo il presidente) il sistema delle BCC deve andare loro in soccorso? Perché le BCC devono andare in soccorso delle altre banche senza essere, a loro volta, soccorse alla bisogna? È il caso dei quattro recenti salvataggi: non erano BCC, ma le BCC pagano un conto salatissimo, 250 milioni. Domanda semplice: è logico?

Come si fa a trinciare giudizi come quelli del premier su 37mila persone che lavorano nelle BCC, che negli anni di crisi hanno sostenuto più delle big del credito piccole imprese e famiglie? Che poi in qualsiasi categoria ci siano mele marce è scoprire l’acqua calda: forse non ce ne sono fra i politici? E dovremmo per questo mettere la croce su tutta la politica? No. Mi rendo conto sia più facile generalizzare che distinguere, ma quando si fanno affermazioni pesanti come quelle sentite in questi giorni, qualche distinguo sarebbe di buon senso.

Voglio richiamare un valore che, a qualsiasi uomo e politico, è caro: la democrazia. Ebbene, io credo che la democrazia non si misuri soltanto nelle urne, ma anche nella tenuta degli attori sociali ed economici. Le BCC, lo sanno tutti, sono un esempio di democrazia economica: ogni socio è proprietario, tutti i soci sono uguali perché a una testa corrisponde un voto. La democrazia non ha azionisti di maggioranza e noi, del nostro operato, non dobbiamo rispondere ai poteri forti, ma soltanto ai soci. Diamo, forse, fastidio a qualcuno?”

*Direttore generale della BCC di Busto Garolfo e Buguggiate (Milano)

Pratella (Caserta), caccia il padre malato di casa. Arrestato 41enne

Pratella (Caserta), caccia il padre malato di casa. Arrestato 41ennePRATELLA (CASERTA) – Un uomo di 41 anni, Lorenzo Delle Cave, è stato arrestato a Pratella per maltrattamenti in famiglia continuati e violenza privata. L’uomo avrebbe cacciato fuori di casa il padre malato lasciandolo all’addiaccio.

E’ il triste epilogo dell’ennesima vicenda di violenza consumata tra le mura domestiche. Questa volta a farne le spese è un padre, vedovo da molti anni, “costretto” a vivere nella sua abitazione in comunione con il figlio.

La vittima, un signore di 67 anni, affetto da una grave malattia, per lunghi mesi avrebbe subìto presunte minacce e angherie del figlio convivente. Nella casa, secondo quanto accertato dai militari, vi era anche il nucleo familiare del 41enne.

La vittima sarebbe stato privato dei beni di prima necessità oltre che di quell’affetto che in un contesto familiare dovrebbe risultare naturale. Lo stato delle cose è pero peggiorato ancora giovedi 17 dicembre, quando il figlio ha deciso di non voler più la presenza del padre in quella casa e, dopo avergli fatto la valigia, lo ha messo alla porta senza che questi avesse altra possibilità alloggiativa, lasciandolo in sostanza all’addiaccio con rischi altissimi per il suo già precario stato di salute.

I militi della Stazione di Prata Sannita, immediatamente allertati dai vicini di casa, sono intervenuti ed hanno dapprima condotto l’anziana persona in Caserma e subito dopo convocato il figlio per mediare una riconciliazione o, quanto meno, per trovare una soluzione idonea ad entrambi.

La posizione intransigente e violenta del figlio, Lorenzo Delle Cave, deciso più che mai ad allontanare il genitore dall’abitazione di proprietà di entrambi, ha indotto i militari ad arrestarlo per i reati di maltrattamenti in famiglia continuati nonché per violenza privata.

Il 41enne è stato condotto in stato di detenzione domiciliare presso l’abitazione in attesa del rito direttissimo che si terrà presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Per l’anziano genitore è intervenuta l’amministrazione comunale che lo ha ospitato presso un locale Bed & Breakfast in attesa di poter trovare una giusta soluzione.

Siria, l'Onu approva accordo per la pace. Assad rimane in sella

Siria, l'Onu approva accordo per la pace. Assad rimane in sellaIl Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha adottato all’unanimità una risoluzione sulla Siria al termine del lungo vertice a New York per dare il via ai negoziati di pace formali tra il governo e l’opposizione.
La risoluzione sulla Siria parla del processo di pace e del cessate il fuoco nel Paese mediorientale, ma non menziona il punto cruciale: il futuro del presidente Bashar al Assad.

La riunione sulla Siria “è stata difficile ma si è conclusa bene con l’accordo sulla necessità di andare avanti e dare un forte mandato all’inviato speciale Onu Staffan de Mistura per avviare il negoziato tra i rappresentanti dell’opposizione e del regime”: lo ha detto Federica Mogherini a New York. “Ci aspettiamo che questo avvenga nel mese di gennaio”.

Kerry, ancora nette differenze su futuro Assad – “Rimangono nette differenze sul futuro di Bashar al Assad”: lo ha detto il segretario di Stato Usa, John Kerry. “La maggior parte dei Paesi del Gruppo Internazionale di sostegno sulla Siria – ha aggiunto – ritiene che il presidente Assad abbia perso la credibilità per governare”.

Lavrov, vertice non su futuro Assad, ma su opposizione – Durante il vertice sulla Siria a New York “si è parlato della questione del futuro di Bashar al Assad, ma la posizione russa è stata molto chiara, ossia che questo summit non era su Assad ma sul cercare di trovare un’opposizione accettabile per i negoziati e un accordo sulla lista dei gruppi terroristici”: così Serguei Lavrov, al termine della riunione “formato Vienna” al Palace Hotel. “Speriamo che il governo di Damasco e l’opposizione abbiano l’opportunita’ di iniziare i negoziati in gennaio”, ha aggiunto.

Ban, prima risoluzione su processo politico – “E’ la prima risoluzione del Consiglio di Sicurezza che riguarda il processo politico in Siria e rappresenta quindi un passo importante su cui lavorare”: lo ha detto il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, dopo il voto. “Le Nazioni Unite sono pronte a lanciare negoziati in Siria mediati dall’inviato speciale dell’Onu, Staffan de Mistura”, ha aggiunto Ban.

“Sconfiggeremo l’Isis, e lo faremo strappando loro il territorio e tagliando le loro risorse”. Lo afferma il presidente americano, Barack Obama, nella conferenza di fine anno alla Casa Bianca. Obama sottolinea che e’ necessario smantellare le loro infrastrutture. “Non avranno alcun posto sicuro”.

“Assad deve lasciare per far sì che nel paese si metta fine al bagno di sangue”. Obama spiega che Assad ha perso legittimità fra i siriani e non ci sarà pace senza un governo legittimo.

Poi sulla corsa alla Casa Bianca: “Credo che avremo un candidato alla nomination democratica forte e straordinario, credo che il mio successore sarà democratico e mi impegnerò a fondo perché questo accada”.

Via libera Nato ad aerei e navi per difesa Turchia – La Nato ha dato il via libera all’invio di aerei radar, caccia e navi nel Mediterraneo orientale per incrementare la difesa della Turchia “in considerazione della situazione instabile della regione”. Lo si apprende da fonti dell’Alleanza.

Banca Etruria, la Camera "salva" il ministro Maria Elena Boschi

Banca Etruria, la Camera "salva" il ministro Maria Elena Boschi
Il ministro Maria Elena Boschi in aula alla Camera durante l’intervento sulla sfiducia (Ansa/Carconi)

La Camera dei Deputati ha respinto in aula la mozione di sfiducia contro Maria Elena Boschi, ministra per le Riforme e per i rapporti col Parlamento. I voti a favore sono stati 129 , 373 i contrari. La mozione di sfiducia era stata presentata dal Movimento 5 Stelle dopo la bancarotta delle quattro banche, tra cui Banca Etruria, di cui il padre del ministro era un tempo ai vertici. I grillini avevano denunciato, fra l’altro, un “conflitto di interessi”.

A favore della sfiducia hanno votato M5S, Si-Sel, Lega Nord, Fdi-An. Hanno espresso voto contrario il Pd, Area popolare, Conservatori e riformisti di Fitto, Ala di Verdini, Scelta civica, Pi-Cd, Psi, minoranze linguistiche. Forza italia, invece, non ha partecipato al voto.

“Se mio padre fosse stato davvero favorito – ha detto in aula Maria Elena Boschi – sarei la prima a dimettermi. Ma sono state dette un sacco di falsità: è in corso un attacco politico contro il governo e la mia famiglia”. “Sono orgogliosa di far parte di un governo che esprime un concetto molto semplice: chi sbaglia deve pagare, chiunque sia, senza differenze e favoritismi. Se mio padre ha sbagliato deve pagare. Non c’è spazio per doppie misure e favoritismi”, ha affermato.

“Leggendo l’intervento del ministro Boschi e le risposte in aula, mi pare del tutto evidente che si sia trattato di un clamoroso boomerang per il Movimento 5 stelle”, è invece il commento di Matteo Renzi da Bruxelles, appreso il voto di Montecitorio. “Questo governo ha salvato 1 milione di persone” continua Renzi, sottolineando che “non c’è alcuna reticenza a dire che ha permesso di salvare 7.200 stipendi ed un milione di correntisti e senza mettere un centesimo di denaro pubblico: lo abbiamo fatto con i soldi delle banche”. E, continua il premier “lo abbiamo fatto senza alcun conflitto di interessi”. La mozione di sfiducia “ha paradossalmente consentito al ministro Maria elena Boschi di dimostrare che non c’è stato alcun favoritismo”. “Il tempo delle leggi ad personam è finito” conclude Renzi.

Intanto la mozione di sfiducia al governo, già calendarizzata alla Camera per il 15 gennaio, sarà presentata anche al Senato. “Non abbiamo alcun dubbio che la mozione di sfiducia al governo sarà presentata anche al Senato, e che conseguentemente ci sarà una relativa calendarizzazione della stessa, con la possibilità, per l’alternanza tra i due rami del Parlamento, di discuterla sempre a gennaio a Palazzo Madama”. Così Renato Brunetta, capogruppo Fi alla Camera.

Dramma nel Catanzarese. Morti 2 operai in incidenti sul lavoro

Due gravissimi incidenti sul lavoro in Calabria. Due operai sono morti in altrettanti incidenti accaduti a Caraffa e Girifalco, due centri in provincia di Catanzaro. Nel primo incidente la persona deceduta è Gregorio Muzzì, 39 anni, precipitato dal carrello elevatore che stava utilizzando, insieme ad un collega rimato ferito in modo grave, per collocare una grondaia in un palazzo in costruzione.

Nell’altro incidente é morto Leonardo Caruso, 40 anni, caduto, nella marmeria in cui lavorava, in un pozzo utilizzato per la raccolta delle acque reflue.

I due operai, da quanto appreso, sono morti sul colpo. Inutili i soccorsi. Gregorio Muzzì, dipendente di un’impresa privata, per cause in corso d’accertamento, è precipitato dal carrello elevatore che stava utilizzando, insieme al collega rimasto ferito, per collocare una grondaia di scolo ai bordi di un tetto di un palazzo.

Leonardo Caruso, la vittima di Girifalco, era dipendente della marmeria in cui si è verificato l’incidente. Per cause ignote, l’uomo è caduto in un pozzo utilizzato per la raccolta delle acque reflue della lavorazione dei marmi.

Il magistrato di turno della Procura della Repubblica di Catanzaro ha disposto l’autopsia sui corpi di entrambe le vittime. Le indagini sui due incidenti sul lavoro vengono condotte dai carabinieri della Compagnia di Girifalco.

Sesso a pagamento con minorenne, arrestato sacerdote di Gioia Tauro

Pedofilia, arrestato un sacerdote della Piana di Gioia TauroUn sacerdote di 44 anni della Piana di Gioia Tauro, è stato arrestato questa mattina dalla Polizia di Stato perché accusato di presunta prostituzione minorile.

L’arresto è stato eseguito al termine di complesse indagini coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria.

Gli investigatori della Squadra Mobile di Reggio Calabria hanno notificato al religioso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip su richiesta della locale Procura della Repubblica.

L’uomo è anche indagato per sostituzione di persona, detenzione di materiale pedopornografico ed adescamento di minorenni.

L’indagine trae origine da un controllo effettuato, nello scorso mese di marzo, da un equipaggio della Polizia di Stato che ha sorpreso l’indagato in compagnia di un minore, a bordo della sua autovettura, in un luogo appartato e poco frequentato.

Nel corso del controllo, il minore riferiva di aver conosciuto quel soggetto (il sacerdote) – che si era presentato sotto nome falso – su una chat per omosessuali. Al magistrato della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, precisava successivamente di averlo conosciuto pochi mesi prima, attraverso un’applicazione per smartphone, denominata Grinder, che consente interazioni virtuali fra diversi utenti, attraverso scambi di immagini e messaggi di testo.

Il minore ha aggiunto che l’uomo con il quale era stato controllato e con il quale si era sentito in precedenza diverse volte, gli aveva riferito che era un ricercatore scientifico di un paese della Piana di Gioia Tauro (Reggio Calabria) di 35 o 38 anni.

La vittima ha dichiarato di aver concordato con l’uomo un incontro su What’s-App e di aver ricevuto da lui un compenso di 20 euro per un rapporto sessuale orale consumato in macchina poco prima che i poliziotti li controllassero.

I primi accertamenti effettuati dalla Squadra Mobile, consentivano di riscontrare che il soggetto che aveva consumato a pagamento l’atto sessuale con il minore era un sacerdote di una parrocchia della Piana di Gioia Tauro.

Gli approfondimenti della sezione specializzata nel contrasto ai delitti in pregiudizio di minori e reati sessuali, svolti con l’ausilio di numerose attività di intercettazione, riscontravano pienamente le dichiarazioni rese agli inquirenti dalla giovane vittima.

Nel corso di un’accurata perquisizione disposta dall’Autorità giudiziaria, gli investigatori della Polizia di Stato sequestravano all’indagato numerosi files relativi ad immagini e video a sfondo omosessuale, anche autoprodotti, e numerose chat con richieste di incontri sessuali, con soggetti minori o con adulti, a pagamento e non, alcuni dei quali consumati.

Il religioso è indagato anche per sostituzione di persona, detenzione di materiale pedopornografico ed adescamento di minorenni. In sostanza, il sacerdote si sarebbe presentato sotto falsi nomi e diceva di svolgere professioni diverse da quella effettiva e deteneva materiale pedopornografico che avrebbe acquisito chattando e che aveva memorizzato nei suoi smartphone di ultima generazione.

La minuziosa ricostruzione dei fatti operata dagli specialisti della Squadra Mobile, anche attraverso numerose deposizioni testimoniali, consentiva di formulare a carico dell’uomo, circostanziate ipotesi d’accusa, pienamente condivise ed accolte dall’Autorità giudiziaria. Il religioso è stato rintracciato presso la canonica della parrocchia ove esercitava il suo ministero ed al termine degli adempimenti di rito veniva condotto in carcere a disposizione dell’Autorità giudiziaria di Reggio Calabria.

Cosenza, scoperta evasione fiscale da 10 milioni di euro

Cosenza, scoperta evasione fiscale da 10 milioni di euro
La Guardia di finanza di Cosenza

COSENZA – La Guardia di finanza di Cosenza ha scoperto una evasione fiscale da 10 milioni di euro nel settore immobiliare. Durante una verifica fiscale ad una società cosentina sono state scoperte una serie di operazioni finanzieri con una impresa immobiliare di Roma. Sono emerse una serie di fatture false per compravendite immobiliare inesistenti. Il titolare della società è stato denunciato. I finanzieri hanno avviato le procedure per il sequestro di beni equivalenti alle somme evase. (Ansa)

Terrorismo, via libera dall'Onu al contrasto finanziario dello Stato islamico

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato all’unanimità la risoluzione che vieta il finanziamento del terrorismo dello Stato islamico
L’Onu approva la risoluzione contro i finanziamenti allo Stato islamico

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato all’unanimità la risoluzione volta a contrastare il finanziamento del terrorismo e a imporre sanzioni contro l’autoproclamato “Stato islamico”.

La seduta del Consiglio di Sicurezza dell’Onu era presieduta dal capo del Tesoro statunitense Jack Lew.

La risoluzione,  elaborata congiuntamente dagli Stati Uniti e dalla Russia, estende le sanzioni allo Stato islamico, già in vigore da diversi anni contro il gruppo terroristico di “al Qaeda”.

Il documento ha lo scopo di porre fine ai flussi finanziari esterni che foraggiano con denaro il terrorismo islamico in cambio di petrolio di contrabbando e la vendita di beni artistici e storici, in alcune aree siriane e irachene saldamente in mano al Califfato.

La  risoluzione di contrasto al finanziamento allo Stato islamico dell’Onu colpisce anche le singole persone,  gruppi  o organizzazioni che collaborano con lo Stato islamico.  Le sanzioni sono pesanti. In particolare, c’è il congelamento dei beni,  il divieto di ingresso nei territori degli Stati membri e l’embargo sulle armi sulle nazioni che fanno parte dell’Onu.

Storica intesa per la Libia, governi di Tripoli e Tobruk uniti

Storica intesa per la Libia, governi di Tripoli e Tobruk uniti
La firma dell’intesa per la Libia è stata accolta
da un grande applauso. Rappresentanti di Tripoli e Tobruk,
visibilmente commossi, si sono abbracciati. (Ansa)

Spiragli di speranza per la Libia. Dopo grandi sforzi della comunità internazionale è stata firmata a Skhirat, in Marocco, l’intesa per un governo di unità nazionale che dovrà dare stabilità al paese. Erano presenti le delegazioni di Tripoli e Tobruk, che fino ad oggi hanno rappresentato due forme di governo, ma solo quella di Tobruk era riconosciuta.

La firma è stata accolta da uno scrosciante applauso da tutti i rappresentanti governativi libici, visibilmente commossi per essere giunti ad un accordo unitario per il futuro del martoriato paese.

“Oggi è una giornata storica per la Libia”, ha commentato l’inviato speciale Onu, Martin Kobler, uno dei precursori di questo accordo, parlando a Skhirat. “Tutte le parti hanno fatto delle concessioni mettendo l’interesse del Paese davanti a tutto. La comunità internazionale continuerà il suo appoggio al futuro governo libico”.

“Le porte rimangono aperte anche per quelli che oggi non erano presenti” a Skhirat, ha scritto su twitter Kobler. “Il nuovo governo si deve muovere urgentemente per rispondere alle preoccupazioni di coloro che si sentono marginalizzati”. “L’Isis rappresenta una sfida per il futuro governo di intesa nazionale. C’è bisogno di un dialogo nazionale globale per trovare un modo per lottare contro i terroristi”, ha rilevato Kobler. “State cambiando le pagine della storia”, ha aggiunto rivolgendosi ai delegati a Skhirat.

Il quadro il Libia, a seguito di questo accordo dovrebbe cambiare. Il nemico numero uno resta per tutti il terrorismo di Daesh.

Bombe e Bazooka a Reggio Calabria. 2 condanne

Bombe e Bazooka a Reggio Calabria. 2 condanne per intimidazioni a Giuseppe Pignatone e Salvatore di Landro
Il magistrato Salvatore Di Landro

I giudici del tribunale di Catanzaro hanno condannato a 8 anni e 6 mesi Luciano Lo Giudice, fratello del boss pentito Nino, e a 5 anni e 8 mesi Antonio Cortese per gli attentati dinamitardi del 2010 contro la Procura generale di Reggio Calabria e l’abitazione del Procuratore generale Salvatore Di Landro e per l’intimidazione all’ex procuratore, ora capo della Procura di Roma, Giuseppe Pignatone. E’ stato assolto Vincenzo Puntorieri.

Nella notte del 26 agosto del 2010, sotto l’abitazione del procuratore generale di Reggio Calabria, Salvatore Di Landro, è stata fatta esplodere, davanti al portone del palazzo, un ordigno che ha divelto il portale d’ingresso e devastato l’atrio, procurando anche danni ad alcune abitazioni vicine. Non ci furono feriti, ma il messaggio lanciato al magistrato reggino fu molto chiaro.

Lo stesso messaggio che a Di Landro fu mandato a gennaio dello stesso anno, quando in piena notte, due persone col volto coperto e a bordo di uno scooter collocarono un ordigno ad alto potenziale sotto il portone della procura generale di Reggio Calabria.

A ottobre 2010, in prossimità della sede del Consiglio regionale della Calabria, la polizia ha rinvenuto un bazooka “donato in regalo” dalla ‘ndrangheta all’ex capo della procura di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone, ora procuratore capo a Roma. Una minaccia che destò, come gli altri, molto allarme. Oggi le condanne. Il Pm, Domenico Guarascio, aveva chiesto condanne tra 10 a 8 anni per i due imputati.

Putin minaccia Erdogan "La Turchia non provi a volare in Siria"

Putin minaccia Erdogan "La Turchia non provi a volare in Siria"
Vladimir Putin durante la conferenza stampa di fine anno

E’ ancora scontro tra Russia e Turchia dopo l’abbattimento del jet russo al confine siriano. Nella conferenza stampa di fine anno, Valdimir Putin torna all’attacco contro la politica di Erdogan. “In Turchia – ha detto – vedo un processo di islamizzazione strisciante, Atatürk si starà rivoltando nella tomba”, ha detto riferendosi al primo presidente della Turchia.

“La Russia – ha aggiunto – ha sistemato il suo sistema di difesa aerea in Siria, provi ora la Turchia a volare nello spazio aereo siriano”. Un affronto diretto al suo “nemico” giurato Recep Tayyip Erdogan, a cui manda a dire che “prima dell’abbattimento del jet russo da parte di Ankara, gli aerei turchi violavano sempre lo spazio aereo siriano”.

“Abbattendo un bombardiere russo nella zona di confine tra Turchia e Siria – ha proseguito Putin -, forse Ankara voleva fare cosa gradita agli Usa”.

Vladimir Putin ha puntualizzato però che la Russia continuerà a sostenere l’iniziativa degli Stati Uniti per la stesura di una risoluzione Onu sulla Siria. “Mosca è soddisfatta. Dopo aver studiato il progetto, forse anche il governo e le autorità siriane saranno d’accordo”.

Per quanto riguarda la questione ucraina, Putin ha affermato che intende rispettare gli accordi di Minsk (siglati con i “garanti” Francia e Germania) ma bisogna anche vedere cosa c’è scritto negli accordi”, dice definendo “manipolatorie le azioni di Minsk nell’applicazione dell’intesa”.

Putin guarda con attenzione anche alle elezioni Usa 2016 e definisce il candidato repubblicano Donald Trump “talentuoso”. “E’ una persona vivace e talentuosa senza alcun dubbio. Non spetta a noi valutare i suoi vantaggi ma è un leader assoluto della campagna presidenziale”, è l’esplicito endorsement del capo del Cremlino in risposta indiretta a Barack Obama.

Melito Porto Salvo, arrestato il killer di Jelly Singh

Melito Porto Salvo, arrestato il killer di Jelly Singh. Sitratta di connazionale Kumar Rakesh
Risolto l’omicidio di Jelly Singh avvenuto a giugno a Melito Porto Salvo. Arrestato il presunto killer Kumar Rakesh, nella foto

I carabinieri della Compagnia di Melito Porto Salvo hanno arrestato Kumar Rakesh, cittadino indiano, di 37 anni, accusato dell’omicidio preterintenzionale del connazionale Jelly Singh, di 42 anni.

Il provvedimento è stato emesso da Gip presso il tribunale di Reggio Calabria su richiesta della locale procura.

I fatti risalgono allo scorso mese di giugno, quando i carabinieri intervenivano all’interno dell’ex caseificio “Libri” di Melito Porto Salvo, luogo in stato di abbandono e ormai divenuto rifugio per “senza fissa dimora”, dove era stato segnalato il corpo senza vita di un giovane uomo.

Gli inquirenti dopo i primi rilievi, da subito hanno seguito la pista dell’omicidio. Dai primi esami visivi, infatti, i militari hanno potuto notare evidenti ecchimosi sul corpo del malcapitato, oltre a ferite provocate presumibilmente da alcune coltellate.

Le indagini dei carabinieri si sono da subito dirette nel giusto verso e proprio all’interno della cerchia di connazionali amici della vittima è stato individuato il suo presunto assassino.

All’origine dell’omicidio, ci sarebbe la vendetta per un danneggiamento subito. Come acclarato in sede di indagini, infatti, alcuni giorni prima dell’omicidio, Jelly Singh, già conosciuta in paese come un bevitore di alcool, aveva incendiato l’abitazione utilizzata dal Rakesh, il quale, dopo un’insistente ricerca, aveva infine rintracciato Jelly Singh presso l’ex caseificio e ingaggiato con lui una discussione, poi degenerata in una vera e propria colluttazione fisica.

Il presunto omicida, già all’indomani del rinvenimento del cadavere del suo connazionale, più volte sentito dagli inquirenti, aveva fornito varie e contrastanti versioni sui fatti, ammettendo, comunque, sin da subito, di aver colpito Jelly Singh alla nuca con un bastone e di essersi subito dopo allontanato dall’ex caseificio dove, a suo dire, avrebbe lasciato la vittima dell’aggressione ancora in vita.

Kumar Rakesh, al termine delle formalità di rito, è stato condotto presso la Casa circondariale Arghillà di Reggio Calabria. Per lui pende la pesante accusa di omicidio  preterintenzionale.

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