12 Ottobre 2024

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Sinopoli, le armi della 'ndrangheta in un cimitero. VIDEO

Sinopoli, le armi della 'ndrangheta in un cimitero. VIDEO
Le armi rinvenute dai carabinieri a Sinopoli

A Sinopoli, i Carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria, con il supporto dello Squadrone eliportato cacciatori “Calabria” hanno effettuato numerose perquisizioni locali e domiciliari, nonché rastrellamenti in aree rurali aspromontane, anche in un cimitero, dov’è stato rivenuto un arsenale di armi.

Si tratta di un bazooka mod. M80 calibro 64 mm. di fabbricazione ex jugoslava, completo di razzo ed armato; un ordigno artigianale del peso di 750 grammi circa, contenente esplosivo ad alto potenziale completo di detonatori elettrici e miccia; due carabine; quattro fucili a pompa; un fucile automatico; un fucile sovrapposto; circa 200 cartucce di vario calibro e alcuni serbatoi per armi.

Tutte le armi trovate a Sinopoli, riferiscono i carabinieri, risultano efficienti ed in ottimo stato di conservazione. L’operazione scaturisce da un servizio di controllo del territorio finalizzato alla prevenzione e repressione dei reati in territorio di influenza di importanti articolazioni della ‘ndrangheta.

VIDEO DEL SEQUESTRO DI ARMI NEL CIMITERO DI SINOPOLI

Sul posto, per consentire ai militari il repertamento e sequestro di quanto rinvenuto in condizioni di sicurezza, è stato necessario l’intervento di personale specializzato artificiere antisabotaggio e della Sezione investigazioni scientifiche del nucleo investigativo. Le armi ed il munizionamento saranno trasmesse al Ris Carabinieri per tutti i necessari accertamenti.

Le armi di maggiore potenza, erano occultate in un loculo del cimitero di Sinopoli che si trovava all’interno di una cappella. I militari sono riusciti a rinvenire una “porta” di marmo che dall’esterno sembrava poter ospitare barem ma in realtà era un piccolo bunker dove le cosche conservavano l’arsenale.

Melito Porto Salvo, chiede 5 euro di aumento ma viene quasi ucciso. Arrestato autore

Melito Porto Salvo, chiede 5 euro di aumento ma viene quasi ucciso. Arrestato presunto autore
Virgilio Foti, presunto autore del tentato omicidio ai danni di un cittadino ucraino

I Carabinieri della Compagnia di Melito Porto Salvo hanno arrestato, in esecuzione di ordinanza di applicazione di misura cautelare in carcere assentita dal Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, e dal Procuratore Aggiunto Gerardo Dominijanni, Virgilio Foti, di 43 anni, accusato del tentato omicidio del cittadino ucraino Vyacheslav Kholodkov di 48 anni.

Il provvedimento restrittivo giunge a conclusione delle indagini avviate lo scorso mese di maggio, quando i Carabinieri della Stazione di Melito Porto Salvo intervenivano in seguito ad una segnalazione che indicava la presenza, in Via Zinziluso di quel Centro, di un uomo sanguinante riverso in terra.

Le attività investigative hanno consentito poi di ricostruire la precisa dinamica degli eventi. Si è potuto infatti verificare come il Kholodkov lavorasse da più di dieci anni per conto della famiglia Virgilio Foti, occupandosi dei terreni ed accudendo gli animali  per una paga, oltretutto in nero, di venti euro giornaliere, ed è proprio nella paga che deve ricercarsi il movente dell’efferato gesto.

Qualche giorno prima, infatti, il bracciante ucraino aveva avuto una discussione con Virgilio Foti, al quale aveva chiesto un aumento di cinque euro giornaliere, oltre a  vedere regolarizzata la propria posizione lavorativa.

La richiesta – secondo quanto potuto ricostruire dagli organi investigativi – non deve aver trovato d’accordo Foti che, pur avendogli sul momento risposto positivamente, di fatto, qualche giorno dopo, approfittando della zona particolarmente isolata in cui si trovava, alla guida del suo autocarro puntava volontariamente Kholodkov, che stava percorrendo a piedi una stradina che porta all’azienda dello stesso Virgilio Foti e lo avrebbe investito in pieno, per poi passargli nuovamente sopra in retromarcia e abbandonarlo sanguinante sulla strada.

Kholodkov, tutt’ora convalescente per le gravi ferite riportate, inizialmente è stato reticente per paura di ritorsioni nei suoi confronti, ma ha poi deciso di credere nelle Istituzioni riferendo l’accaduto.

Soverato, uccide la figlia e la chiude in valigia. Arrestata Marianna Roshka

Il segnaposto indica Via Umberto I a Montepaone
Il segnaposto indica Via Umberto I a Montepaone

Partorisce in casa una bambina, ma lei, una donna ucraina di 32 anni, l’avrebbe prima soffocata per poi occultarne il suo corpicino senza vita in una valigia, avvolto in un’asciugamani. La svolta nelle indagini per la morte della neonata, avvenuta lo scorso mese di agosto a Soverato, c’è stata martedì mattina, quando i militari di Soverato hanno arrestato la madre ritenuta responsabile di omicidio volontario ed occultamento di cadavere. Si tratta di Marianna Roshka, da tempo residente nella cittadina ionica.

L’ordinanza è stata emessa dal Gip presso il tribunale di Catanzaro su richiesta della locale Procura dopo alcuni mesi di articolate indagini. Il giudice per le indagini preliminari ha posto la donna gli arresti domiciliari presso una casa protetta per sole donne in Catanzaro.

I FATTI – Marianna Roshka, la mattina del 17 agosto 2015, a seguito del ricorso alle cure da parte di personale del 118, veniva trasportata presso il pronto soccorso dell’Ospedale di Soverato, dove il personale medico immediatamente le diagnosticava l’avvenuto parto che la donna ha sempre negato. Roshka aveva già partorito in casa, uccidendo la bimba e la gravidanza sarebbe stata nascosta anche al convivente che, accerteranno gli inquirenti, era sua figlia biologica.

L’intervento dei Carabinieri consentiva di rinvenire, avvolto in un’asciugamani all’interno di una valigia, il corpicino di un neonato di sesso femminile, presso la dimora estiva Marianna Roshka, in Via Umberto I, a Montepaone.

Dall’attività investigativa immediatamente avviata, diretta dal pm titolare dell’indagine, Alessandro Prontera, della procura della Repubblica di Catanzaro e coordinata dal procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri,  è emerso che Marianna Roshka, nonostante il suo aspetto fisico esteriore, aveva sempre negato il suo effettivo stato di gravidanza, anche nei confronti del compagno, con cui aveva avuto altri due figli.

Le indagini, svolte successivamente anche con l’ausilio di personale tecnico del Ris di Messina e del Reparto analisi criminologiche del Racis di Roma – stilando e relazionando anche sui profili psicologici e le dinamiche familiari –, hanno consentito di accertare che il parto era effettivamente avvenuto all’interno della casa estiva della donna – stabilendo le dinamiche del fatto e collocandolo temporalmente nella prima mattinata – e che la neonata era figlia biologico di quest’ultima e del suo convivente.

In particolare, dall’esame autoptico, è emerso che la neonata fosse nata viva – in quanto la bimba, presentando ossigeno nei polmoni, aveva effettivamente respirato alla nascita – e, successivamente, deceduta per soffocamento ed emorragia. Un quadro che ha convinto il gip sulla scorta degli elementi raccolti dalla Procura della Repubblica di Catanzaro.

Torino, arrestato Rocco Schirripa per l’omicidio del giudice Bruno Caccia

il magistrato ucciso Bruno Caccia. Nel riquadro il presunto autore Rocco Schirripa
il magistrato ucciso Bruno Caccia. Nel riquadro il presunto autore Rocco Schirripa

Secondo la Dda di Milano sarebbe stato un torinese di origini calabresi, Rocco Schirripa, di 62 anni, a dare il “colpo di grazia” al procuratore capo di Torino,  Bruno Caccia ucciso la sera del 26 giugno 1983.

L’uomo, attualmente panettiere alla periferia di Torino, è stato arrestato stamani dalla Polizia di Stato.  Secondo la ricostruzione della procura milanese che ha coordinato le indagini sull’omicidio del magistrato, Domenico Belfiore, ex ndranghetista già condannato all’ergastolo per il delitto, e il suo “soldato”, Rocco Schirripa, avrebbero atteso il magistrato a bordo di un’auto, appostati vicino alla sua casa.

Belfiore, esponente di spicco della ‘ndrangheta in Piemonte, avrebbe sparato a Bruno Caccia dalla vettura, ferendolo. A quel punto, secondo le accuse dei pm di Milano, Rocco Schirripa sarebbe sceso dall’auto, per finire il procuratore con un colpo di pistola alla testa.

Rocco Schirripa è stato incastrato grazie ad una lettera anonima inviata dagli inquirenti milanesi a Domenico Belfiore, In seguito alla lettera sono state intercettate le “reazioni” sul coinvolgimento di Schirripa.

Il magistrato Bruno Caccia fu ucciso la sera del 26 giugno 1983, mentre portava a spasso il suo cane sotto casa, sulla precollina di Torino. 32 anni nel chiaroscuro, in quanto si era risaliti al mandante ma non a uno dei presunti esecutori materiali.

Per l’omicidio del giudice fu arrestato, 10 anni dopo, nel 1993, quello che è stato ritenuto il mandante del delitto. Domenico Belfiore, esponente di spicco della ‘ndrangheta piemontese, poi condannato all’ergastolo e dallo scorso 15 giugno ai domiciliari per motivi di salute.

Bruno Caccia stava indagando su numerosi fatti di ‘ndrangheta tra cui alcuni sequestri di persona. Le indagini che hanno condotto alla svolta dell’omicidio di Bruno Caccia sono state riaperte anche in seguito alle richieste dei legali della famiglia del procuratore freddato nell’83.

Reggio Calabria, arrestata persona sfuggita all'arresto in blitz "Saggio Compagno"

Reggio Calabria, arrestata persona sfuggita all'arresto in blitz "Saggio Compagno" Saverio Napoli
frame del video dell’operazione Saggio Compagno
I militari dell’Arma di Reggio Calabria hanno arrestato Saverio Napoli, 51 anni, di Cinquefrondi, in esecuzione al provvedimento di fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria – Direzione Distrettuale Antimafia, per associazione di tipo mafioso.

Saverio Napoli era irreperibile dal 15 dicembre scorso 2015, quando si era sottratto all’esecuzione del provvedimento giudiziario emesso nell’ambito dell’operazione convenzionalmente denominata “Saggio Compagno” che ha portato in carcere 36 persone

'Ndrangheta, arrestato il "Principe" Giovanni De Stefano. FOTO

'Ndrangheta, arrestato il "Principe" Giovanni Maria De Stefano
Gli arrestati dell’operazione “Il Principe”

All’alba di stamane, la Squadra Mobile della Questura ed il Nucleo Investigativo del Reparto operativo dei Carabinieri di Reggio Calabria hanno dato esecuzione ad un decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria guidata da Federico Cafiero de Raho, nei confronti di cinque persone accusate, a vario titolo, di presunta associazione mafiosa, estorsione ed intestazione fittizia di beni, aggravati dalle finalità mafiose.

Si tratta di Giovanni Maria De Stefano, alias “Il Principe“, 39 anni; Fabio Salvatore Arecchi, 38 anni: Francesco Votano, detto “Ciccia”, di 27 anni; Vincenzo Morabito, detto “Dino”, 47 anni; Arturo Assomma, di 30 anni.

L’operazione, spiegano gli inquirenti, è il frutto di due distinte ed originariamente autonome attività investigative condotte dalla Squadra Mobile e dal R.O.N.I. dei Carabinieri di Reggio Calabria: le prime incentrate sulla figura e sulle attività criminali di Giovanni Maria De Stefano, rampollo della famiglia rimasto in libertà, che esercitava il governo territoriale della cosca; le seconde sulle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Enrico De Rosa con riferimento alle attività estorsive poste in essere ai danni della CO. BAR S.p.a., esecutrice dei lavori di ristrutturazione del Museo archeologico della Magna Grecia di Reggio Calabria.

Il coordinamento delle attività investigative e la fusione degli esiti autonomamente raggiunti in ciascun procedimento, ha consentito all’Autorità Giudiziaria di fotografare, con straordinaria chiarezza, i contorni della struttura dirigenziale territoriale della cosca De Stefano, da anni egemone nel territorio di Reggio Calabria, le modalità operative funzionali alla fluida gestione dell’organizzazione di ‘ndrangheta, nonché di accertare dettagliatamente l’esecuzione di un’estorsione protratta nel tempo ed esercitata con svariate modalità esecutive ai danni dei rappresentanti della suddetta società CO.BAR.

Le indagini hanno consentito di dimostrare come la cosca De Stefano agisca con speciale autorevolezza criminale nella zona di centro della città di Reggio Calabria, attraverso l’esercizio dell’intimidazione. Peraltro, recentemente sono stati scarcerati Orazio De Stefano classe 1959 (scarcerato in data 19 settembre 2014) e Paolo Rosario De Stefano, classe 1976, (scarcerato in data 19 agosto 2015).

Entrambi erano stati arrestati dopo lunghi periodi di latitanza, al pari del più grande dei figli del defunto “don Paolo”, ossia Carmine De Stefano, classe ‘68, che aveva pienamente condiviso col più noto fratello Giuseppe, classe ’69, gran parte delle vicende giudiziarie afferenti il clan mafioso, ereditando unitamente a quest’ultimo, la reggenza e la gestione criminale della cosca.

Nel periodo antecedente a dette scarcerazioni, un ruolo speciale era ricoperto da Giovanni Maria De Stefano, figlio del defunto Giorgio De Stefano, quale unico rampollo della storica famiglia che – all’indomani della sua liberazione, avvenuta nel mese di settembre 2009 – l’aveva rappresentata sul territorio, assumendone la reggenza.

A Giovanni De Stefano (unitamente a Vincenzino Zappia, già detenuto poiché arrestato dalla Polizia di Stato, nell’ambito dell’Operazione “Il Padrino”, nel mese di dicembre dello scorso anno), viene contestato il ruolo di capo e promotore con compiti di direzione, decisione, pianificazione e individuazione delle azioni e delle strategie del sodalizio criminoso. Nello specifico, egli assumeva le scelte più rilevanti in ordine alle concrete modalità di controllo e gestione delle molteplici attività economiche e degli esercizi commerciali esistenti e/o di nuova apertura nel territorio di Reggio Calabria. Coordinava e pianificava le attività delittuose, anche di natura estorsiva, ai danni di ditte o imprese operanti nel territorio, reinvestendo i proventi illecitamente ottenuti e destinando una parte degli stessi a garanzia di un adeguato sostegno economico dei sodali detenuti e dei loro familiari. Dirimeva le varie problematiche ed i contrasti, interni ed esterni al sodalizio, anche in ordine alla suddivisione tra gli associati degli ingenti ricavi illecitamente prodotti ed accumulati. Cooperava costantemente anche con gli altri soggetti al vertice della medesima articolazione territoriale della ‘ndrangheta ai fini della realizzazione del programma criminoso.

Un ruolo di primo piano è attribuito a Demetrio Sonsogno (già detenuto, poiché tratto in arresto nell’ambito dell’operazione Tatoo condotta dalla Squadra Mobile nel mese di novembre 2013), quale dirigente organizzatore, con compiti di diretto controllo e gestione delle attività estorsive – poste in essere direttamente e per il tramite di altri sodali – e d’infiltrazione degli interessi patrimoniali della cosca nell’economica lecita, nonché di controllo delle attività economiche avviate e da avviare, anche al fine di garantire il necessario sostegno ai massimi dirigenti della cosca detenuti ed ai loro familiari.

Nell’ambito della cosca De Stefano, Fabio Salvatore Arecchi e Francesco Votano (unitamente, anche con compiti e condotte diverse, ad Enrico De Rosa) hanno il ruolo di partecipi, con lo stabile compito di fungere da continuativi intermediari tra i sodali e, in particolare, tra DE STEFANO Giovanni e gli altri associati, ricevendo e riportando svariati messaggi funzionali alla migliore operatività della cosca e collaborando fattivamente alle attività economiche intestate
fittiziamente all’ARECCHI, le cui sedi operative divenivano anche punto logistico per lo scambio di messaggi tra i sadali e strumento di riciclaggio delle attività delittuose perpetrate dalla cosca.

Giovanni Maria De Stefano, Vincenzino Zappia, Demetrio Sonsogno, Vincenzo Morabito, Arturo Assumma (e Enrico De Rosa, per cui si procede separatamente) rispondono anche dell’accusa di estorsione aggravata posta in essere ai danni CO.BAR. Spa, la società che ha eseguito i lavori di ristrutturazione del Museo della Magna Grecia di Reggio Calabria.

Invero, costoro, in tempi diversi e con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso , con minacce e violente intimidazioni, costringevano Vito Matteo Barozzi e la società CO.BAR Spa (di cui lo stesso Barozzi è il titolare del 95% delle quote sociali ed amministratore) a
Corrispondere – tramite il geometra Domenico Trezza ed in quattro distinte occasioni – somme di

denaro di differente importo ed in particolare, notano gli investigatori: in una prima occasione, a consegnare a Vincenzo Morabito, detto Dino, una somma di denaro pari a 15/20mila euro circa (somma successivamente prelevata da Enrico De Rosa e da Sonsogno). In una seconda occasione, a consegnare al Sonsogno ed a De Rosa nei pressi di un ingresso laterale del Museo della Magna Grecia di Reggio Calabria una somma di denaro pari a 45/50.000 euro circa; in una terza occasione, a consegnare a Enrico De Rosa una somma di denaro pari a 50.000 euro circa (somma successivamente da quest’ultimo corrisposta al Sonsogno); Nella quarta occasione, a consegnare ad Arturo Assumma una somma di denaro pari a 50/60.000 euro circa (somma successivamente prelevata da De Rosa e corrisposta a Sonsogno).

Giovanni Maria De Stefano e Fabio Salvatore Arecchi sono anche indagati per il d elitto di intestazione fittizia di beni, perché, in concorso fra loro, al fine di eludere le disposizioni in materia di misure di prevenzione patrimoniale, Giovanni De Stefano avrebbe attribuito fittiziamente ad Fabio Arecchi Salvatore la formale titolarità dell’impresa individuale G.D.C. Distribuzione di Fabio Arecchi, avente ad oggetto il “commercio all’ingrosso di caffè, zucchero, bevande ed
alimenti vari”, con unità locale dislocata dapprima a Reggio Calabria in via del Salvatore, civico 28/30 ed infine, dal maggio 2013, soltanto in via Vecchia Provinciale, numero 101 (luogo dove la predetta impresa ha anche la sede legale).

Contestuahnente verrà data esecuzione al sequestro preventivo dei beni costituenti il patrimonio aziendale dell’impresa individuale “G.D.C. Distribuzione di Fabio Arecchi “, avente ad oggetto il “commercio all’ingrosso di caffè, zucchero, bevande ed alime nti vari”, con unità locale dislocata dapprima a Reggio Calabria in via del Salvatore, 28/30) ed infine dal maggio 2013 in via
Vecchia Provinciale 101.

Il quadro complessivo delle risultanze investigative ha consentito di ritenere sussistente il pericolo di fuga in capo a Giovarmi Maria De Stefano, Vincenzo Morabito , Arturo Assumma, Francesco Votano e Fabio Salvatore Arecchi, sicché, nei confronti degli stessi, è stato emesso dalla Dda di Reggio Calabria il provvedimento di fermo di indiziato di delitto eseguito dai Carabinieri e dalla Polizia di Stato nella mattinata odierna.

L’operazione “Il Principe” prende il nome dall’appellativo con cui i sodali erano soliti chiamare Giovanni Maria De Stefano, il quale, da diversi anni, svolge funzioni di reggente della omonima cosca di ‘ndrangheta, segnatamente nel settore delle estorsioni.

Lamezia Terme, scontro sull'A3 Salerno Reggio Calabria. Un morto

Lamezia Terme, scontro sull'A3 Salerno Reggio Calabria. Muore Bruno CiconteLAMEZIA TERME (CATANZARO), – Un uomo, Bruno Ciconte, di 76 anni, di Gerocarne, è morto in un incidente stradale avvenuto sull’A3 Salerno-Reggio Calabria in prossimità dello svincolo di Lamezia Terme.

Bruno Ciconte era alla guida di un Pick Up carico di legna che si è scontrato con un autocarro. Sul posto, con i mezzi di soccorso del 118, sono intervenuti gli agenti della Polstrada e i vigili del fuoco. Presente anche personale dell’Anas.

Gli agenti hanno effettuato tutti i rilievi del caso per accertare l’esatta dinamica del tragico incidente. Per l’uomo, purtroppo, non c’è stato nulla da fare.

Milano, sequestrate 21 tonnellate di alimenti orientali pericolosi

Milano, sequestrate 21 tonnellate di alimenti orientali pericolosiI Carabinieri del Nas di Milano, in collaborazione con la locale Asl – nell’ambito di mirati controlli tesi ad individuare e contrastare illecite transazioni di alimenti potenzialmente pericolosi per la salute pubblica, destinati alla ristorazione in occasione delle imminenti festività natalizie – hanno sequestrato 21 tonnellate di alimenti di origine animale provenienti dall’estremo Oriente e importati illegalmente nel territorio nazionale, in violazione dei dettami imposti dalla Comunità europea che ne dispone il divieto assoluto di introduzione nei territori degli Stati Membri.

Le derrate alimentari, riferiscono i carabinieri, erano stipate in un Tir proveniente dalla Grecia che, sbarcato nel porto di Brindisi, aveva raggiunto un capannone di una ditta di import-export extra Ue, situata nella zona industriale a nord ovest del capoluogo meneghino. I prodotti erano già pronti per essere distribuiti ai numerosi ristoranti etnici di Milano e delle province lombarde.

Gli alimenti rinvenuti e sottoposti a sequestro penale dai militari dei Nucleo anti sofisticazioni per un valore complessivo di oltre 200.000,00 euro, sono peraltro risultati privi di qualsiasi documentazione utile ad individuarne la provenienza e la tracciabilità, rendendo pertanto vano ogni possibile controllo circa la qualità o la scadenza.

Il legale rappresentate della ditta di import-export è stato denunciato alla competente autorità giudiziaria per importazione e commercializzazione di prodotti alimentari di origine animale provenienti dall’estremo Oriente e commercio di sostanze alimentari pericolose per la salute pubblica.

Duplice omicidio Pordenone, indagata Rosaria Patrone, fidanzata di Giosuè Ruotolo

Duplice omicidio Pordenone, indagata Rosaria Patrone, fidanzata di Giosuè Ruotolo
Giosuè Ruotolo e la fidanzata Rosaria Patrone in una foto del 2013 (Facebook)

La Procura della Repubblica di Pordenone, guidata da Marco Martani, ha iscritto nel registro degli indagati Rosaria Patrone, la fidanzata di Giosuè Ruotolo, il militare 26enne indagato per il duplice omicidio di Trifone Ragone e Teresa Costanza, trucidati a colpi di pistola la sera del 17 marzo scorso nel parcheggio del centro Fitness dove i due si allenavano.

“Favoreggiamento e false attestazioni”, sono le accuse che i magistrati di Pordenone muovono verso Rosaria Patrone. La ragazza verrà nuovamente interrogata mercoledì mattina in Procura.

La donna è la nuova indagata di questo puzzle ma, stato è ribadito in maniera categorica il mancato coinvolgimento della studentessa nell’omicidio: la donna, dice il suo legale, Costantino Catapano, il giorno del duplice delitto si trovava in Campania, a mille chilometri di distanza da Pordenone.

L’avvocato di Rosaria Patrone, ha manifestato tranquillità: “Pensavamo di aver chiarito tutto nelle tre sessioni-fiume di audizione cui la mia assistita era stata sottoposta. Evidentemente non è così e dunque ci affidiamo all’antico adagio secondo cui la giustizia deve fare il proprio corso e siamo fiduciosi”.

La donna è accusata di favoreggiamento e false attestazioni. Avrebbe contribuito a fornire alibi o copertura al fidanzato omettendo alcuni dettagli di cui poteva essere a conoscenza o modificando e cancellando la cronologia di taluni messaggi e chat in internet.

La posizione di Giosuè Ruololo, dopo l’interrogatorio fiume del 6 ottobre scorso in procura si era complicata. Aveva cambiato versione. Rispetto al “stavo a casa a giocare con la play station”, ammise che si trovava con la sua auto nei pressi del luogo del delitto e di aver “fatto sport al parco san Valentino”, lo stesso spazio verde dove si trova il laghetto dove è stata rinvenuta l’arma del delitto. La sua auto era stata immortalata dalle telecamere all’ora del crimine.

Banca Etruria, Sergio Mattarella: "Accertare responsabilità"

Banca Etruria, Sergio Mattarella: "Accertare responsabilità"
Il capo dello Stato, Sergio Mattarella

“Di fronte a gravi e recenti episodi relativi ad alcune banche locali che hanno suscitato comprensibile preoccupazione, occorre un accertamento rigoroso e attento delle responsabilità. Sono di importanza primaria la trasparenza, la correttezza e l’etica”.

Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in merito alla bancarotta delle 4 banche tra cui Banca Etruria, nel tradizionale discorso Quirinale alle Alte cariche dello Stato.

“Avere cura della Repubblica – ha aggiunto Mattarella – vuol dire tutelare e valorizzare il risparmio, elemento di forza caratteristico della nostra economia. Si avverte fortemente l’esigenza di un riordino e di un recupero di razionalità nel processo legislativo. Le riforme non riguardano solo l’organizzazione costituzionale, ma dovranno anche imprimere una svolta rispetto all’uso improprio di strumenti e procedure.

“Al Quirinale – ha ricordato il Capo dello Stato – si stanno approntando interventi di possibile sostegno, valutando caso per caso, al fine di tutelare quanti sono stati indotti ad assumere rischi di cui non erano consapevoli. Il nostro sistema creditizio – ha detto poi Mattarella – ha resistito ai colpi della crisi, dimostrandosi più solido di altri. Lo attesta il fatto che abbiamo dovuto effettuare salvataggi bancari miliardari, a differenza di quanto avvenuto in altri paesi nella Ue dove debiti privati sono stati trasformati in debiti pubblici. Sul fronte europeo, dopo avere responsabilmente approvato mediazioni e compromessi per giungere a soluzioni condivise, abbiamo il dovere di chiedere – come ha fatto il Governo – che siano integralmente onorati gli impegni previsti in materia di Unione bancaria. Rassegnarsi a una Unione bancaria lacunosa e vulnerabile – come hanno evidenziato anche la Commissione Ue e Bce – esporrebbe l’intera Europa a rischi di carattere sistemico”.

Rimanendo in campo economico, nel suo discorso Sergio Mattarella ha ricordato che “il 2015 si chiude con un segno positivo per il Pil e per l’occupazione. Certo, è ancora insufficiente per compiacerci della ripresa, sapendo che un gran numero di nostri concittadini cerca ancora lavoro”.

“L’Europa è la dimensione minima attraverso la quale gli Stati membri dell’Unione possono attuare una politica efficace. E’ un’illusione – sottolinea – pensare di proteggersi con muri e fili spinati. E’ un errore storico ritardare la necessaria azione comunitaria in tema di accoglienza, di riconoscimento e ricollocazione dei rifugiati, di contrasto ai trafficanti di esseri umani, di rimpatri, più in generale di politiche dell’immigrazione”.

“Ringrazio vivamente il presidente Piero Grasso per le parole cordiali che ha voluto rivolgermi e per le interessanti considerazioni da lui svolte, a conclusione di un anno davvero impegnativo per il nostro Paese, e per l’Europa di cui siamo cittadini”.

“La violenza terroristica ha fatto ingresso nei nostri luoghi e nella nostra vita: dobbiamo sconfiggerla, con le armi della civiltà che abbiamo costruito. Vincere l’estremismo vuol dire anzitutto non farci snaturare. La necessaria azione di contrasto, volta a garantire la sicurezza, sarà più forte se accompagnata dalla testimonianza di valori, di principi, di diritti umani universali”.

“La riforma della pubblica amministrazione è un tassello essenziale per il rafforzamento del sistema-Italia. Mi auguro che la sua attuazione consenta di raggiungere i risultati sperati”. Mattarella ha ringraziato i “tanti dipendenti pubblici che hanno servito e servono con disciplina e onore il nostro Paese, mettendo nel lavoro quella passione civica che, in molti casi, consente di superare limiti, difficoltà, carenze strutturali”, ha concluso Sergio Mattarella

Qualità della vita, Calabria ultima. Reggio Calabria mai così in basso

Qualità della vita, Calabria ultima. Reggio Calabria mai così in basso
Reggio Calabria

E’ Reggio Calabria la Provincia in cui si vive peggio secondo la classifica “Qualità della vita” del Sole 24 Ore che mette a confronto le province rispetto a sei aree tematiche. Nessun’altra provincia ha un posto al sole. Vibo Valentia è penultima (109) preceduta da Catanzaro (100), Cosenza (98) e Crotone (89). Prima provincia resta Bolzano.

Reggio Calabria ha i piazzamenti peggiori nei primi tre capitoli, Tenore di vita, Affari e lavoro Servizi: alta è infatti la quota degli impieghi a rischio (36%), basso il patrimonio familiare medio (193mila euro contro una media di 345mila), la quota di export sul Pil (meno del 2%), la dotazione di asili nido (coperto meno del 2% dell’utenza), pessimo il voto di Legambiente.

La stima, ha riferito il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, in una intervista al tg3 Rai Calabria, è riferita al 2013 e 2014, quando cioè lui non era ancora stato eletto primo cittadino

La top ten, scrive il Sole, è occupata dai centri del Nord e del Centro (con l’aggiunta di Olbia-Tempio), di piccole o medie dimensioni (salvo appunto il caso di Milano e, in parte, di Firenze), spesso situate lungo l’arco alpino (come Bolzano, Trento, Sondrio, Cuneo, Aosta). Bolzano ritorna al primato per la quinta volta in 26 anni di ricerca (dopo 2012, 2010, 2001 e 1995).

Dopo la Lombardia, sempre nella top ten, è la Toscana la regione più rappresentata, con Siena stabile (nona come nel 2014) e il capoluogo Firenze che mette a segno un notevole miglioramento, salendo al quarto posto.
Nella parte finale si concentrano invece le province del Mezzogiorno, restituendoci l’immancabile fotografia di un’Italia tagliata in due. Le province più in difficoltà delle altre aree territoriali sono, per il Centro, Frosinone (84ª) e, per il Nord, Asti (75ª)..

Corruzione Fifa, squalificati per otto anni Blatter e Platini

Corruzione Fifa, squalificati per otto anni Blatter e Platini
Sepp Blatter e Michel Platini (photo Patrick B. Kraemer/Keystone via AP, File)
La commissione etica della Fifa ha squalificato per 8 anni da tutti gli incarichi il presidente Sepp Blatter e il suo vice Michel Platini.

La pesantissima squalifica arriva dopo che sarebbe stato accertato il presunto versamento di due milioni di euro in favore dell’ex campione bianconero e presidente dell’Uefa da parte del maggiore organo del calcio mondiale, fondi che sarebbero stati approvati dallo stesso Blatter. Questa provvedimento stronca al momento le ambizioni di Platini di essere eletto alla presidenza della Fifa nel dopo Blatter; elezioni a cui si era candidato e che si terranno a inizio 2016 dopo le dimissioni di Blatter.

“Sono triste per il calcio e per la Fifa”, queste le prime parole di Josef Blatter dopo la squalifica per 8 anni da parte della Commissione etica. “Sono stato trattato come un punching-ball” – ha detto il presidente uscente della federcalcio mondiale, che in conferenza stampa ha anche annunciato: “andremo in appello”. “Sono un cittadino svizzero – ha aggiunto Blatter – Per la legge svizzera se uno viene sospeso per 8 anni deve avere commesso qualcosa di molto molto grave. Ho intenzione di continuare a combattere. Ricorrerò in appello al Tas e alla giustizia Svizzera”.

“Io continuo a essere il presidente della Fifa”, ha detto Josef Sepp Blatter in conferenza stampa. “A me dispiace, io non me ne vergogno, ha aggiunto Blatter- mi vergogno delle prove che hanno presentato. Il presidente può essere sollevato solo dall’assemblea generale”.

“Nessuna novità, il verdetto era stato scritto quattro mesi fa. Per questo non sono sorpreso”. E’ questa la prima reazione di Michel Platini all’Ansa dopo la squalifica di otto anni che gli ha comminato la commissione etica della Fifa.

La vicenda riguarda il versamento di 2 milioni di dollari a favore di Platini, approvato da Blatter nel 2011 per prestazioni professionali risalenti ad alcuni anni prima. Entrambi, nel frattempo sospesi per 90 giorni dai loro ruoli di numeri 1 rispettivamente di Fifa e Uefa, respingono le accuse di illecito e conflitto d’interessi ed hanno già preannunciato ricorso.

Giovedì scorso Blatter è stato protagonista di un’audizione di otto ore di fronte alla Commissione esubito dopo il responso, ha fatto sapere che terrà una conferenza stampa. Platini, al contrario, si è polemicamente rifiutato di comparire all’udienza che per lui era in programma venerdì.

La bufera nella Fifa inizio quando le autorità americane fecero un blitz in un albergo svizzero arrestando gli allora verti della federazione. Platini, a seguito dello scandalo Fifagate, accusò duramente Blatter di presunte condotte illecite. Poi ci furono le elezioni è il plenipotenziario della Fifa, Joseph Blatter venne rieletto presidente, salvo dimettersi qualche settimana dopo. Elezioni fissate a febbraio 2016, l’ex capitano della Juve si era candidato per la successione. Ruolo che con la squalifica non potrà più ricoprire, almeno al momento.

Frosinone, arrestata in Romania la primula rossa di "Sex in the city"

Frosinone, arrestata in Romania la primola rossa di “Sex in the city”FROSINONE – Individuata dalla Squadra Mobile di Frosinone, in Romania, la “primula rossa” dell’associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione, smantellata nei mesi scorsi dagli stessi investigatori di Frosinone.

“Sex in the city” il nome dell’operazione della Polizia di Stato che aveva portato all’arresto, a giugno scorso, di quattro dei sei componenti la banda malavitosa, tutti cittadini rumeni accusati di far venire in Italia, con la promessa di un lavoro onesto, proprie connazionali per poi obbligarle, anche con la violenza, a prostituirsi nella zona ASI del capoluogo.

Dopo l’arresto a settembre di quest’anno del quinto componente, una scrupolosa attività d’indagine porta finalmente sulle tracce di colui che muove le redini dell’organizzazione criminale: un trentenne rumeno.

A condurre al giovane, oltre alle intercettazioni telefoniche, i trasferimenti di denaro, tramite il circuito Western Union, del provento dell’attività criminale, tutti diretti al capo banda presso una cittadina della Romania.

Le precise indicazioni fornite all’Interpol dagli investigatori della Squadra Mobile di Frosinone consentono, circa 10 giorni fa, alla Polizia Rumena di rintracciare il giovane ed arrestarlo, per poi avviare la procedura dell’estradizione in Italia.

Stamattina la consegna dell’uomo nelle mani degli agenti della Mobile, presso l’aeroporto di Fiumicino, ed il suo accompagnamento presso la Casa Circondariale frusinate affinché risponda, dinanzi all’Autorità giudiziaria italiana, delle presunte responsabilità che gli vengono contestate.

Imola, spara al cane della vicina che abbaia. Arrestato 75enne

Imola, spara al cane della vicina che abbaia. Arrestato 75enneIMOLA – Il cane abbaia tanto da mandarlo su tutte le furie. Così, un uomo di 75 anni, ha preso una delle tante pistole che aveva in casa e ha fatto fuoco. E’ successo attorno alle 15 di sabato scorso,

E’ stata la stessa proprietaria del cane ad allertare il 112. La donna, di Imola, ha chiamato il 112 affermando che il suo vicino di casa, residente in un’abitazione situata in Viale d’Agostino, si era affacciato alla finestra e le aveva sparato al cane, fortunatamente senza colpirlo, che abbaiava nel cortile situato tra le due unità abitative.

All’arrivo dei militari di Imola, la donna ha confermato quello che aveva appena segnalato al telefono, mentre l’uomo, identificato nel 75enne, dopo aver fornito una descrizione vaga dei fatti, collaborava con i militari che avevano deciso di perquisirgli l’abitazione, consegnandogli le “uniche armi ad aria compressa” che lo stesso sosteneva di avere in casa: una carabina e un pistola semiautomatica.

Gli inquirenti, però, non credendo alle parole dell’uomo, anche sulla scorta dei suoi precedenti specifici di polizia, decidevano di proseguire il controllo esaminando ogni angolo della casa. La perseveranza dei militari è stata ricompensata dal ritrovamento di un vero e proprio arsenale: due pistole a tamburo, una calibro 22 e una calibro 7,65, caricata con 5 proiettili, tre pistole clandestine, di cui una semiautomatica calibro 6,35, caricata con 5 proiettili, una a tamburo e una da tiro sportivo, calibro 22.

Inoltre, sono stati rinvenuti: 20 proiettili calibro 7,65, 50 proiettili calibro 6,35, 47 proiettili calibro 22, tre ottiche da puntamento, un numero imprecisato di piombini calibro 4,5, un proiettile calibro 22, 12 dardi da balestra, 28 cartucce calibro 12 ed altri proiettili simili.

Su disposizione del magistrato di turno della Procura della Repubblica di Bologna, il 75enne è stato arrestato e sottoposto agli arresti domiciliari a disposizione dell’Autorità giudiziaria. Le Armi e le cartucce rinvenute sono state poste sotto sequestro.

Monfalcone (Gorizia), falsi ricongiungimenti. Denunciati 200 somali

Monfalcone (Gorizia), falsi ricongiungimenti. Denunciati 200 somaliMONFALCONE (GORIZIA) – È stata chiamata “Operazione Pandora” l’attività investigativa della Squadra Mobile della Questura di Gorizia che ha già portato alla denuncia di più di duecento persone straniere che indebitamente avevano presentato richieste di ricongiungimento familiare e percepito denaro a vario titolo.

Dal 2014 un gran numero di somali, tutti maschi, già presenti in Italia con regolari permessi di soggiorno per asilo politico o protezione sussidiaria, hanno avviato procedure per l’acquisizione della residenza presso il comune di Monfalcone.

L’improvviso aumento di presenze di colore in città ha suscitato perplessità negli enti locali che hanno segnalato il fatto alla Questura, con conseguente avvio di un’attività d’indagine. Si è così scoperto che il fenomeno non era in alcun modo collegato alle dinamiche lavorative e che la quasi totalità di quei soggetti insediatisi nel territorio di Monfalcone avevano contestualmente avviato anomale procedure di ricongiungimento familiare in favore di loro connazionali residenti all’estero.

Giovandosi della possibilità d’invio telematico della documentazione, senza comparire di persona allo sportello, con la mediazione di un’agenzia d’affari e disbrigo pratiche amministrative di quella cittadina, le richieste dei somali pervenivano corredate da fotocopie di documenti alterati.

Talvolta gli stessi richiedenti presentavano in altri luoghi d’Italia analoghe richieste di ricongiungimento familiare a favore di soggetti indicati con lo stesso grado di parentela ma con dati anagrafici diversi.

Circa 200 somali sono stati pertanto denunciati alla locale Procura della Repubblica per aver avviato procedure di ricongiungimento familiare attraverso l’esibizione di documenti alterati con conseguente revoca dei nulla osta rilasciati e diniego di quelli ancora in corso di trattazione e, di pari passo, si è osservata la sostanziale scomparsa di esuberanti presenze somale.

In stretta collaborazione con l’Agenzia delle Entrate – Ufficio Territoriale di Monfalcone, le indagini si sono estese anche nei confronti di centinaia di cittadini del Bangladesh già lì residenti che negli anni 2013 e 2014 hanno avviato procedure telematiche di richiesta di assegni familiari e detrazioni d’imposta per familiari a carico di lavoratori dipendenti.

Al momento sono già stati deferiti all’Autorità Giudiziaria per presunta truffa aggravata undici cittadini del Bangladesh residenti a Monfalcone che avevano indebitamente fatto richiesta e ottenuto l’erogazione di assegni per familiari a carico, mai entrati in Italia. Sono già iniziate le procedure per recuperare le somme indebitamente percepite da parte dell’Inps.

Camorra, nove arresti tra il clan Bidognetti dei Casalesi. FOTO

Camorra, nove arresti tra il clan Bidognetti dei Casalesi
Gli arrestati nell’operazione della Dda di Napoli

Blitz dell’Arma all’alba contro presunti affiliati al clan Bidognetti dei Casalesi. I Carabinieri di Aversa hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip presso il Tribunale di Napoli, a seguito di indagini coordinate dai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, nei confronti di nove persone, che gli inquirenti ritengono membri della fazione Bidognetti.

Si tratta di Samir Sassaoui, Giuseppe Di Cicco, Giuseppe Ventre, Francesco Cilindro, Massimo Gallucci, Luciano Mariniello, Lorenzo Tamburrino, Manuel Verde e Luciano Di Cicco.

Gli arrestati sono ritenuti responsabili di associazione per delinquere di tipo mafioso ed estorsione commessa con l’aggravante del metodo mafioso. Il provvedimento si inquadra in un’articolata attività di indagine condotta da febbraio 2014 a dicembre 2015, che avrebbe permesso di raccogliere inconfutabili elementi di colpevolezza nell’ambito di un solido quadro indiziario, corroborato dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, consentendo inoltre di attribuire agli attuali indagati i rispettivi ruoli all’interno dell’articolazione attiva a Lusciano (Caserta) e facente capo ai fratelli Di Cicco, dell’associazione mafiosa denominata “clan dei casalesi – fazione Bidognetti”.

Nel corso delle indagini, spiegano gli investigatori, è stata acclarata la commissione di diverse estorsioni, consumate e tentate, ai danni di commercianti ed imprenditori, costretti a versare ratei in denaro o consegnare altre utilità, nel territorio di operatività del gruppo criminale, in occasione delle canoniche festività. Le estorsioni venivano attuate anche attraverso l’imposizione, ai titolari di alcuni esercizi pubblici di Lusciano, di prodotti da acquistare.

Elezioni Spagna: si affermano i popolari di Mariano Rajoy

Elezioni Spagna: si affermano i popolari di Mariano Rajoy
Il primo ministro spagnolo e leader dei Popolari, Mariano Rajoy (Ansa/Epa)

Dopo lo spoglio del 99% delle schede, il Pp del premier Mariano Rajoy vince le politiche spagnole, ma perde la maggioranza assoluta in parlamento, con il 28,7% e 122 deputati su 350. Il Psoe di Pedro Sanchez arriva secondo con il 22% e 91 seggi, davanti a Podemos, 20,7% e 69 deputati, ed a Ciudadanos, 13,9 e 40 seggi. Per il Psoe è il peggiore risultato dalla fine del franchismo, per il Pp dal 1982. Izquierda Unida ottiene due seggi, e i vari partiti nazionalisti, che potrebbero rivelarsi decisivi per la laboriosa formazione di una maggioranza di governo, 26 (9 la sinistra repubblicana catalana, 8 la lista Dl del presidente secessionista catalano Artur Mas, 6 il partito nazionalista basco Pnv, 2 gli indipendentisti baschi di Bildu, 1 i nazionalisti delle Canarie).

Podemos, paese ha deciso cambio sistema – Alle politiche di oggi la Spagna ha deciso “un cambio di sistema” ha affermato Pablo Iglesias. Il leader di Podemos ha detto che “è nata una nuova Spagna”, sottolineando come il Psoe abbia ottenuto oggi il “peggiore risultato elettorale” dalla fine della dittatura franchista. Quello del Pp, ha aggiunto, è il peggiore dal 1982.

Podemos, ha detto il numero due del partito Inigo Errejon, “sarà lo strumento politico fondamentale perché in Spagna si chiuda la porta alla corruzione e alla diseguaglianza”.

Sanchez, spetta a Rajoy tentare un governo – Il leader socialista spagnolo Pedro Sanchez, arrivato secondo, ha affermato che spetta ora al premier Mariano Rajoy, leader del Partido Popular, primo nelle urne, tentare di formare il nuovo governo. Sanchez si è congratulato con Rajoy per il risultato elettorale.

Il voto ‘storico’ della Spagna, che alle politiche di oggi ha detto addio al sistema del bipartitismo al potere dalla morte del dittatore Franco, dando una vittoria fragile al premier Mariano Rajoy, rende a forte rischio la governabilità del paese. Il Partido Popular di Rajoy arriva primo con ‘solo’ 122 seggi su 350 in parlamento. Perdendo quindi la maggioranza assoluta di 186 deputati conquistata nel 2011.

Sulla base dei primi dati, la Spagna potrebbe dovere rinunciare definitivamente non solo alla comodità del bipartitismo – vince il Pp o il Psoe – che ha governato il paese dal ritorno della democrazia 40 anni fa, ma anche alla sua leggendaria stabilità politica entrando in scenari ‘all’italiana’. I risultati delineano infatti un quadro di difficile governabilità. Nessun partito ottiene la maggioranza assoluta.

E il risultato in seggi del Pp rende difficile un governo minoritario di Rajoy. O allora si dovrebbe fare ricorso a una qualche improbabile stampella di qualche deputato di piccoli partiti nazionalisti. Questa situazione complicata rischia di dare un ruolo senza precedenti al giovane re Felipe VI, che potrebbe dover mediare per nuove alchimie che consentano di evitare un ritorno anticipato alle urne. Una ipotesi che preoccupa gli ambienti finanziari, in un paese ancora in convalescente uscita dal tunnel della crisi più profonda dell’ultimo mezzo secolo. L’unica coalizione che matematicamente garantirebbe i 176 seggi è una ‘grosse-koalition’ alla tedesca fra Pp e Psoe, già da tempo ipotizzata per garantire la stabilità del paese dall’ex-premier socialista Felipe Gonzalez. Lo stesso Rajoy venerdì per la prima volta non ha escluso categoricamente questa ipotesi.

Il nuovo parlamento spagnolo eletto oggi si costituirà formalmente il 13 gennaio prossimo, 20 giorni dopo che i risultati delle elezioni saranno stati resi noti ufficialmente, cioè mercoledì prossimo. L’investitura del nuovo presidente del governo, designato dal re, tradizionalmente interviene circa due settimane dopo la formazione del Congresso e del Senato. Le date più probabili, secondo la tv pubblica Tve, sarebbero fra il 25 e il 29 gennaio, salvo particolari difficoltà nella costituzione della nuova maggioranza

Paternò (Catania), 66enne ucciso con 30 coltellate. Caccia al killer

Paternò (Catania), Natale Antonio Pedalino 66enne ucciso con 30 acoltellate
Nel riquadro la vittima, Natale Antonio Pedalino

Un uomo di 66 anni, Natale Antonio Pedalino, originario di Paternò (Catania), è stato trovato ucciso ieri sera verso le 22 a bordo strada di una zona di campagna a Paternò.

L’uomo aveva sul corpo segni evidenti di arma da taglio. Sul posto dopo una segnalazione sono giunti i Carabinieri della compagnia di Paternò e del Nucleo investigativo di Catania. I militari indagano per omicidio.

Gli inquirenti scavano nella vita dell’uomo cercando elementi utili per risalire al killer. Al momento pare si escludano collegamenti della vittima con la criminalità organizzata.

Da quanto è emerso Natale Antonio Pedalino, esodato, cioè senza lavoro né pensione, sarebbe morto intorno alle 17 di ieri. Sul corpo presentava i segni di almeno una trentina di coltellate, tra addome e mani. Un delitto efferato.

Il ritrovamento è avvenuto soltanto in tarda serata in contrada “Cotoniera”. Non è escluso che sia stato assassinato in un altro posto per poi essere trasportato in campagna. E’ caccia all’uomo in tutto il Catanese.

La bomba sul volo Air France era finta. Arrestato un ex poliziotto

Paura sul volo Mauritius Parigi per una "bomba" a bordo
La rotta del Boeing Air France. L’aereo era partito da Port Louis e atterrato a Mombasa, in Kenia

La polizia francese ha arrestato un poliziotto in pensione di 58 anni, uno dei passeggeri sul volo Air France Mauritius-Parigi, potrebbe essere accusato di aver posizionato il finto ordigno a bordo del Boeing 777 costretto domenica a un atterraggio di emergenza a Mombasa, Kenia. Lo riferiscono fonti della polizia francese. La sua compagna è stata ascoltata come testimone dei fatti.

La coppia, interrogata dalla polizia di frontiera, è stata fermata all’alba di oggi (6,50 locali), appena atterrata in Francia all’aeroporto di Roissy. Secondo l’equipaggio, l’ex poliziotto durante il volo si era alzato diverse volte per recarsi alla toilette, luogo dove avrebbe piazzato il finto ordigno.

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PARIGI 20 DIC. 2015 – Una “ordigno esplosivo” sarebbe stato trovato a bordo dell’aereo Air France in volo dall’isola Mauritius a Parigi. Il velivolo è stato costretto ad effettuare un atterraggio di emergenza a Mombasa, in Kenia. Lo hanno annunciato le autorità aeroportuali kenyane sulla loro pagina Facebook.

L’allarme è scattato dopo che sul Boeing 777, con a bordo 459 passeggeri e 14 membri dell’equipaggio, sarebbe stato rinvenuto un pacco ordigno nel bagno. Una volta atterrato, tutti i passeggeri sono stati evacuati e il dispositivo, che è stato rimosso dagli artificieri, è in fase di analisi.

L’esplosivo o presunto tale, “è stato portato in un posto sicuro fuori dall’aeroporto” dagli artificieri della Marina kenyana, spiegano le autorità aeroportuali kenyane,

Tutto l’aeroporto di Mombasa e le strutture vicine sono state messe in sicurezza. Il Boeing 777 della Air France era partito da Port Louis, Mauritius. Dopo più di 5 ore dal decollo, con il grosso jet in quota di crociera a 39mila piedi, il ritrovamento dell’ordigno e il successivo atterraggio di emergenza a Mombasa, attorno alle 3 del mattino.

Al momento non è chiaro chi abbia trovato la “bomba” in bagno, se uno dei passeggeri o un membro dell’equipaggio. Le autorità keniote, secondo fonti citate da alcuni media di Mombasa, starebbero controllando uno per uno i passeggeri. Finora sono stati individuati e “bloccati due sospetti”.

Non è escluso chi ha piazzato l’ordigno a bordo già all’aeroporto dell’isola Mauritius. Potrebbe trattarsi, come nel caso dell’Airbus russo precipitato in Egitto, di “un addetto esterno” e che tra i passeggeri ci fosse un complice con un detonatore, sfuggito al metal detector, pronto a fare esplodere il velivolo sui cieli nord maghrebini o europei.

La Camera approva la Legge di Stabilità. Ora passa al Senato

La Camera approva la Legge di Stabilità. Ora passa al Senato
L’aula della Camera (Ansa/Carconi)

La Camera ha approvato il ddl di Stabilità. I voti a favore sono stati 297, quelli contrari 93. Quattro gli astenuti. La manovra va ora al Senato per la terza lettura. In nottata il consueto Cdm per l’approvazione della nota di variazione di bilancio dopo l’ok alla stabilità. Le modifiche alla legge di stabilità – si legge in una nota di Palazzo Chigi sul Cdm – rideterminano l’indebitamento netto nel 2,4% del Pil per il 2016 e confermano, per gli anni successivi, il percorso programmato degli obiettivi di finanza pubblica.

Il provvedimento aumenta ancora di taglia, era a 993 commi prima di approdare nell’aula di Montecitorio. Ora, con una quarantina di emendamenti approvati sul filo di lana, si arriva ben oltre i 1.000 commi. Sale anche il valore della manovra, che ora ‘pesa’ 35,4 miliardi contro i 29,6 miliardi iniziali. E’ l’effetto delle misure introdotte al Senato ma soprattutto del capitolo sicurezza e cultura approvato in commissione Bilancio alla Camera dopo gli attentati di Parigi. Quel solo emendamento – con gli 80 euro per le forze di polizia, i fondi contro il cyber crime, le risorse per le attrezzature,ma anche con i 500 euro ai diciottenni e i fondi per le periferie – vale 2,4 miliardi. E la copertura porta il deficit dal 2,2% al 2,4%. Gli interventi introdotti si sommano così alle misure previste al varo del Consiglio dei Ministri: l’addio alla Tasi prima-casa che vale 3,7 miliardi, gli sgravi per le assunzioni, il superammortamento sugli investimenti delle imprese. Scompare, invece, il ventilato calo dell’Ires, l’imposta sui redditi delle società, già nel 2016. Bisognerà attendere il 2017.

Le ultime modifiche introdotte in aula – 26 solo del governo – sono spesso di dettaglio. Due quelle importanti. La prima modifica la norma che consente la sospensione dei contenziosi amministrativi che riguarda le concessioni di alcuni arenili. Ora questa questo non vale per i Comuni e municipi commissariati o sciolti per mafia. L’obiettivo è escludere la spiaggia di Roma, Ostia, immortalata nel crudissimo film Suburra. L’altra norma riguarda le famiglie numerose, con più di tre figli minorenni, ma dipenderà solo dall’attuazione se davvero diventerà un aiuto concreto. Potranno chiedere la ”carta della famiglia” che, in base all’Isee, consentirà di ottenere sconti a servizi privati e pubblici che aderiranno all’iniziativa. Inizialmente era prevista con tre figli under26, ma poi nella riformulazione la platea è stata ristretta. L’obiettivo della card famiglia è di accedere a sconti sull’acquisto di beni e servizi, oppure di ottenere riduzioni tariffarie con soggetti pubblici o privati che aderiscono all’iniziativa.

In pratica per ottenere ”abbonamenti famiglia” ai trasporti ma anche per creare uno o più gruppi di acquisto, come i Gas. La Camera, che in alcuni momenti ha votato all’unanimità – come per l’esclusione della spiaggia di Suburra e per un emendamento che impone al governo una relazione prima della privatizzazione delle Fs sull’impatto economico e occupazionale della dismissione – si è però scaldata su un emendamento presentato dal leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni che puntava puntava ad escludere dai calcoli dell’Isee le pensioni di invalidità e le indennità di accompagnamento. Valeva 3 milioni ma ha impegnato i lavori per un’ora. Sono volate parole grosse quando il deputato Pd, Marco Causi ha spiegato che con il nuovo Isee aumentano i benefici per le famiglie con disabili, i deputati del M5s gli hanno ricordato che era stato ritirato, dopo una dura battaglia, l’emendamento che dava 1 milioni alla fondazione RomaEuropa gestita dalla moglie. Alla replica di Gennaro Migliore (Pd) sono spuntati cartelli e la Boldrini, che presiedeva, ha minacciato di sospendere la seduta. L’emendamento è però stato bocciato a grande maggioranza. (Corrado Chiominto per l’Ansa)

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