12 Ottobre 2024

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Borsa, lunedì nero per l'Asia. Shanghai trascina giù Usa e Ue

Borsa, lunedì nero per l'Asia. Shanghai trascina giù Usa e Ue
La Borsa di Tokio (Ansa/Ap)

Lunedì nero per le borse mondiali. Il tonfo asiatico trascina come un effetto domino Usa e Europa. Wall Street, registra la peggiore apertura dal 1932, con il Dow Jones che è sceso brevemente sotto la soglia psicologica dei 17.000 punti. A meta’ seduta, il Dow Jones perde il 2,38% a 17.011,56 punti, il Nasdaq cede il 2,66% a 4.873,54 punti mentre lo S&P 500 lascia sul terreno il 2,44% a 1.994,27 punti. Seduta molto negativa anche per la Borsa di Milano nella giornata del debutto della Ferrari: l’indice Ftse Mib ha chiuso in perdita del 3,2% a 20.733 punti.

Sui mercati europei e Usa pesa appunto il crollo delle borse asiatiche dopo i dati deludenti sulla manifattura cinese e  la tensione in Medio Oriente. Shenzhen ha chiuso in calo dell’8,22%, Shanghai del 6,86%, Tokyo del 3,06%, Seul del 2,17%. La Borsa di Hong Kong, sul finale di seduta, cede il 2,5%.

Chiuse per il resto della giornata le borse di Shanghai e Shenzhen, dopo il crollo del 7% dell’indice comune Csi300. La chiusura della Borsa è scattata alle 13:28 ora locale in virtù del nuovo sistema automatico per arginare la volatilità, introdotto proprio oggi e che aveva già interrotto le contrattazioni per 15 minuti in seguito al calo del 5% dell’indice che replica la performance di 300 titoli scambiati sulle due piazze d’affari cinesi. Il sistema prevede appunto uno stop provvisorio di 15 minuti con una perdita del 5% e la chiusura per l’intera giornata in caso di un calo del 7%.

Il clan Grande Aracri in rapporti con Chiesa e Cassazione

Il clan Grande Aracri in rapporti con Chiesa e Cassazione
Nicolino Grande Aracri

CROTONE – La cosca Grande Aracri, colpita dall’operazione “Kiterion 2” dei Carabinieri, avrebbe tentato di aprire dei canali per avvicinare personaggi eccellenti che avrebbero potuto agevolare gli interessi della consorteria di ‘ndrangheta. Si tratterebbe di ambienti ecclesiastici e ordini di cavalierato e millantati rapporti persino in Corte di Cassazione.

Un contesto emerso già nella prima tranche dell’operazione condotta lo scorso anno e che ora conduce direttamente a Grazia Veloce, giornalista di 72 anni residente a Pomezia, finita agli arresti domiciliari nell’ambito dell’operazione “Kiterion 2” portata a termine oggi dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro.

In particolare, secondo gli inquirenti, Grazia Veloce avrebbe utilizzato le sue relazioni personali in ambienti ecclesiastici romani e in ordini di cavalierato. In questo modo, sempre secondo l’accusa, avrebbe assicurato i rapporti dei vertici del sodalizio criminoso con questi ambienti altolocati.

Un esempio di questi rapporti avviati dal clan crotonese sarebbe stato l’intervento della stessa Grazia Veloce nei confronti di prelati romani per consentire l’avvicinamento del genero del boss Nicolino Grande Aracri, Giovanni Abramo, detenuto a Sulmona per l’omicidio di Antonio Dragone.

La cosca si sarebbe rivolta proprio alla professionista per agevolare il trasferimento del congiunto in un carcere calabrese. Dietro ai rapporti con ambienti influenti spiccano anche le figure dell’avvocato romano Benedetto Giovanni Stranieri (non colpito da questa ordinanza, ma coinvolto nella precedente inchiesta) e della sorella, anch’ella avvocato, Lucia Stranieri, per la quale il gip ha ritenuto di non dovere applicare alcuna misura restrittiva per mancanza di esigenze cautelari, pur riconoscendo il coinvolgimento nell’inchiesta.

I due, in particolare, avrebbero provato ad intervenire sulla Corte di Cassazione che avrebbe dovuto giudicare Giovanni Abramo nel processo per l’omicidio di Antonio Dragone. Secondo il procuratore Giovanni Bombardieri, pero’, “non è stato individuato alcun soggetto in Cassazione con cui ci sarebbe stato un dialogo. Emergono pero’ inquietanti intercettazioni tra gli indagati, ma non si esclude che possa essersi trattato di una millanteria”.

Maddaloni, botte da orbi a vittima di usura. Due arresti

Strano suicidio a Tavoleto ( Pesaro Urbino ) - MaddaloniI Carabinieri della Stazione di Maddaloni (Caserta), nell’ambito di attività d’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, hanno dato esecuzione alla misura cautelare, una in carcere ed una ai domiciliari emessa dall’Ufficio Gip, nei confronti di due persone ritenute presunte responsabili, in concorso tra loro, di lesioni personali aggravate, usura e porto di armi atte ad offendere.

L’indagine trae origine dall’aggressione subita nel mese di febbraio 2015 da un meccanico di 35 anni, originario di San Felice a Cancello.

Ricoverato presso l’ospedale di Maddaloni, i medici lo avevano operato d’urgenza per una frattura pluriframmentaria della rotula dx”. I militari, prontamente intervenuti presso la struttura sanitaria, effettuavano le prime investigazioni consistite nella raccolta di sommarie informazioni testimoniati e nell’accurata formalizzazione della denuncia.

I carabinieri ricostruirono che la vittima, avvicinata da Mario Morgillo, classe 1951, e dai suoi due nipoti Ciro Romano cl. 1996, ed un minore, mentre stava lavorando presso la propria officina meccanica, veniva obbligata a salire su una autovettura per raggiungere un posto isolato dove veniva violentemente malmenato dai tre con l’utilizzo di una mazza da baseball. Le successive indagini, spiega la procura, permettevano di risalire alle ragioni del brutale pestaggio.

Cioè al fatto che la vittima, venuta a conoscenza di un furto di materiale elettrico consumato dal Romano presso la ditta “Lighting Tec srl” dove proprio quest’ultimo risultava impiegato ed aveva timore di essere licenziato, potesse riferire ai titolari quanto accaduto; al prestito di 3.000 euro che il malcapitato doveva ancora restituire al Morgillo, con interessi usurai mensili fino al 15 % ed annui fino al 180%.

Emergeva dunque l’erogazione in due anni, a titolo di interessi, della somma di euro 10.700 che gravava sulla condizione di profonda difficoltà economico – finanziaria in cui versava il malcapitato.

Espletate le formalità di rito, Morgillo è stato associato presso la Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere mentre Romano sottoposto al regime degli arresti domiciliari. La posizione del minore è, invece al vaglio del Tribunale per i Minorenni di Napoli.

'Ndrangheta, sgominata la cosca di Nicolino Grande Aracri

Gli arrestati nell'ambito dell'operazione Kiterion 2 - Grande Aracri
Gli arrestati nell’ambito dell’operazione – Kiterion 2

CROTONE – Nella nottata del 4 gennaio 2016, a Cutro (Crotone), Catanzaro e Roma, oltre cento Carabinieri dei Comandi provinciali di Crotone e Catanzaro, coadiuvato in fase esecutiva dagli organi operativi territorialmente competenti, hanno eseguito una serie di misure cautelari adottate dal Gip del Tribunale di Catanzaro con apposita ordinanza, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia del  capoluogo e nell’ambito del procedimento penale n. 5946/10 Dda.

I provvedimenti hanno colpito 16 persone presunte appartenenti ad una struttura di ‘ndrangheta di amplissima estensione territoriale, che aveva esteso la propria influenza sulle province di Crotone, Cosenza (basso Ionio cosentino), Catanzaro, Vibo Valentia (alto tirrenico), contando anche su propaggini a Roma, in Emilia Romagna e in Lombardia.

La cittadina di Cutro era l’epicentro dell’attività del gruppo malavitoso, caratterizzato da una rigida impostazione piramidale e verticistica capeggiata da Nicolino Grande Aracri (classe 1959, attualmente detenuto e sottoposto al regime carcerario speciale del “41 bis”), considerato il presunto “boss” della stessa Cutro e vertice della coincidente – ma meno estesa – struttura denominata “Locale di Cutro”.

Le indagini sfociate negli arresti di oggi, rappresentano un ulteriore approfondimento di quelle che già il 28 gennaio 2015 diedero vita a 36 “Fermi”, e hanno permesso di attribuire agli affiliati la presunta responsabilità, a vario titolo, di una serie di reati quali associazione di tipo mafioso (sia in termini di appartenenza organica che di concorso esterno); omicidio; ricettazione; estorsioni; usura; rapina; violazioni in materia di armi.

L’attuazione dell’ordinanza ha interessato i territori della provincia di Crotone (comuni di Cutro e Isola di Capo Rizzuto), il litorale Catanzarese e la città di Roma.

Tra le condotte contestate agli indagati vi sarebbero numerose estorsioni tese a imporre subappalti nella fase di realizzazione e gestione di un parco eolico; sistematiche estorsioni ai danni dei villaggi turistici del litorale ionico, a cui venivano anche imposti servizi e prestazioni da parte di ditte vicine al sodalizio criminoso; la partecipazione all’omicidio di Antonio Dragone, capo di una compagine avversa, commesso a Cutro il 10 maggio 2004; il concorso esterno all’associazione, attraverso il tentativo di condizionare le decisioni della Suprema Corte di Cassazione in merito ad un procedimento penale, anche mediante delle dazioni di danaro.

A partire dal 2010, i militari del Nucleo Investigativo del Reparto operativo del Comando provinciale di Crotone e gli omologhi del Comando provinciale di Catanzaro, hanno scandagliato minuziosamente attività ed eventi delittuosi commessi a partire proprio dal 2004 e perpetrati sino a tempi recenti.

Un lavoro, spiegano gli inquirenti, lungo e assai complesso, fatto di intercettazioni telefoniche e ambientali, raccolta di testimonianze e riscontri sul campo, ha permesso agli investigatori e all’Autorità giudiziaria inquirente di ricostruire un quadro analitico di ruoli e responsabilità di quello che è, a tutti gli effetti, uno dei gruppi malavitosi più aggressivi sul territorio.

Di seguito i nomi degli arrestati

Nicolino Grande Aracri, classe 1959; Antonio Grande Aracri, classe 1960; Vito Martino, classe 1970; Romolo Villirillo, (“Pietro U’ Porziano”), classe 1978; Rocco Corda (“Rocchino”), classe 1970; Francesco Lamanna, classe 1961; Alfonso Diletto, classe 1967; Salvatore Scarpino (“Turuzzo”), classe 1965; Angelo Greco, classe 1965; Pasquale Diletto, classe 1979; Michele Diletto (“U Riepulu”), classe 1986; Giuseppe Altilia, classe 1965; Grazia Veloce, classe 1943; Esterino Peta, classe 1988; Gennaro Mellea, classe 1977; Giuseppe Celi, classe 1977

Dei 16 destinatari di provvedimenti cautelari di oggi, in sei si trovavano in stato di libertà: due (Grazia Veloce e Esterino Peta) sono stati sottoposti agli arresti domiciliari, mentre per gli altri 4 (Antonio Grande Aracri, fratello di Nicolino, Rocco Corda, avvocato, nonché Salvatore Scarpino e Giuseppe Altilia) si sono aperte le porte della Casa circondariale di Catanzaro.

Altri dieci soggetti (Nicolino Grande Aracri, Angelo Greco, Gennaro Mellea, Francesco Lamanna, Alfonso Diletto, Vito Martino, Romolo Villirillo, i cugini Pasquale e Michele Diletto, Giuseppe Celi) erano invece in stato di detenzione presso  le carceri della stessa Catanzaro, oltre che di Milano, Oristano, Sassari, Spoleto, Taranto, Torino e Viterbo, in virtù dei già detti “Fermi” del gennaio 2015 o delle ordinanze cautelari attuate nella ricollegata indagine “Aemilia”, condotta dai Carabinieri dell’Emilia Romagna sotto la direzione della Dda di Bologna.

Su ulteriori personaggi – spiegano gli inquirenti – sono stati raccolti elementi tali da configurare responsabilità di rilievo, pur in assenza di presupposti che consentissero l’adozione di provvedimenti cautelari.

Oliverio: Sanità peggio di prima. Ridiscutere il Piano di rientro

Mario Oliverio, presidente della Regione Calabria - Piano di rientro
Mario Oliverio, presidente della Regione Calabria

Il Presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, ha inviato una lettera al Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, in cui chiede la convocazione di un’apposita riunione per ridiscutere il Piano di Rientro dal deficit sanitario in Calabria.

“Le chiedo cortesemente – scrive Mario Oliverio – una apposita riunione per ridiscutere il Piano di rientro dal deficit sanitario per la Regione Calabria a suo tempo concordato con il Governo pro-tempore, i cui piani operativi sono scaduti al 31/12/2015.

Quanto sopra è avvenuto senza che il Servizio sanitario regionale della Calabria abbia manifestato miglioramenti significativi. Ciò dimostra o una inadeguatezza del Piano di rientro (e dei conseguenti piani operativi) ovvero una inefficace gestione degli stessi da parte delle diverse strutture Commissariali succedutesi nel tempo o, peggio, di entrambi”.

“Resto in attesa – conclude il Presidente della Regione – di poter discutere con lei quest’importante argomento divenuto ormai vitale per la Regione Calabria”.

Sel contro Oliverio: "Ha tradito gli impegni assunti"

Sel contro Oliverio: "Ha tradito gli impegni assunti"
Un momento del coordinamento di Sel Calabria

Il governatore della Calabria, Mario Oliverio “perde pezzi” nella sua maggioranza, o perlomeno la indebolisce. Sinistra Ecologia e Libertà, il movimento che fa capo a Niki Vendola, in un incontro dell’Assemblea regionale a Lamezia Terme per fare il punto della situazione organizzativa e politica in Calabria ha lanciato strali al presidente della regione. “Nonostante l’ottima affermazione de “ La Sinistra”, il presidente Oliverio ed il Pd regionale – è scritto in un documento – hanno optato per un governo monocolore, disattendendo gli impegni assunti in fase pre-elettorale. In un anno, nessun incontro ufficiale di Sel né con il partito del Presidente della nostra regione né col presidente stesso”, è l’attacco.

Da oggi in avanti sarà “un coordinamento” chiamato a guidare Sel Calabria “nella fase di transizione verso la costruzione del nuovo soggetto politico “Sinistra Italiana”, a cui anche il partito calabrese vuole dare il proprio contributo in nome dell’unità della sinistra e di un cambiamento necessario, ma troppe volte solo promesso, per la nostra gente, la nostra terra e le generazioni di oggi e di domani”.

All’incontro era presente Maria Pia Pizzolante del Coordinamento nazionale di Sel. Il partito calabrese ha deciso all’unanimità di azzerare la segreteria regionale e nominare Angelo Broccolo, Mario Melfi, Gianni Speranza e Nancy Valente e il tesoriere Franco Barretta come componenti del coordinamento che dovrà guidare il partito calabrese in questa particolare fase di transizione.

“L’assemblea regionale si è svolta alla luce delle conclusioni emerse il 12 dicembre scorso a Seminaria, il workshop organizzato da Sel Calabria che ha visto riuniti a Pizzo in molte anime vicine al partito ma provenienti da altri mondi e dalle diverse espressioni della società civile. Si avvia, dunque, una nuova fase organizzativa e politica di Sel Calabria con un’organizzazione più leggera e dinamica in grado di interpretare nel miglior modo possibile il momento di trasformazione che Sel sta per affrontare”.

“Ripartire dai territori”, viene ribadito nel documento. Occorre “riconquistare sfere e sensibilità di sinistra e che orbitano attorno a Sel, un coinvolgimento ampio e plurale delle assemblee locali, dei singoli e di tutti i movimenti pronti ad affiancare la nuova Sinistra Italiana per le battaglie e le vittorie comuni”.

Queste le indicazioni emerse nel corso dell’assemblea regionale riguardo alla “nuova fase della sinistra in Calabria per dare risposte di cambiamento alla società calabrese, nella convinzione che la nostra terra meriti ciò che avevamo promesso. Sel non vuole sottrarsi al proprio ruolo, ruolo che però merita rispetto e coinvolgimento. Criticità sono state espresse rispetto alla giunta regionale calabrese: le speranze suscitate oltre un anno fa, sono ben lontane dall’essersi concretizzate.

Isis, il "clone" di Jihadi John uccide 5 "spie": "Cameron imbecille"

Isis, il "clone" di Jihadi John uccide 5 "spie": "Cameron imbecille"
Il nuovo boia dell’Isis che imita “Jihadi John”

Tra i miliziani dell’Isis ci sarebbe un “clone” di Jihadi John, al secolo Mohammed Emwazi, il britannico che sarebbe morto in un attacco Usa-Uk in Siria. Si tratta di un affiliato del califfato che imita le sue mosse, pistola in mano (al posto del coltello) e definisce il premier britannico David Cameron “un imbecille”.

In un video citato da Site, il portale di monitoraggio sul terrorismo jihadista, l’uomo si presenta incappucciato e armato di pistola. Le stesse gestualità del cittadino inglese, nato in Kuwait, che era stato indicato dalle intelligence come il boia di Daesh (Isis) prima che venisse “ucciso”.

Nella sequenza video, riferisce Site, si vedono 5 “spie” o presunte tali che vengono giustiziate perché accusate di lavorare per Londra. Il nuovo boia “simula” i modi e il linguaggio di Jihadi John, in perfetto inglese. Probabilmente un cittadino britannico di cui si ignorano al momento le generalità.

Il premier britannico viene additato come “schiavo della Casa Bianca”, un “leader insignificante che ha sfidato” lo Stato islamico. Il boia si rivolge direttamente a Cameron puntando diverse volte la pistola verso la camera. “Britannici, sappiate che vi invaderemo. Pensate che il vostro governo si prenderà cura di voi quando sarete nelle nostre mani?”. “Perderete questa guerra, come avete perso in Iraq e Afghanistan”.

Poi i cinque uomini in ginocchio, tutti in tenuta arancione dopo aver “confessato” in arabo di “lavorare per l’intelligence britannica”, vengono uccisi con un colpo di pistola alla testa. O almeno così lascia credere il montaggio del video. Il filmato si conclude con l’immagine di un bambino che in inglese minaccia di uccidere tutti i miscredenti. Gli esperti sono al lavoro per verificare l’autenticità del video.

Pioggia, vento e neve. Torna il maltempo dopo sole a Natale

Pioggia, vento e neve. Torna il maltempo dopo sole a NataleROMA – Strade chiuse e difficoltà alla circolazione stradale per la neve e la forte bora a Trieste. Anche i treni fermi a causa del ghiaccio sui fili dell’alimentazione ferroviaria. In Calabria, dopo le temperature primaverili delle scorse settimane, torna il maltempo con pioggia e vento forte. Le temperature hanno subito una brusca discesa.

Un nuovo impulso perturbato di origine atlantica raggiungerà l’Italia portando un moderato peggioramento, con deboli nevicate fino a quote di pianura al nord e piogge sparse specie sul basso Tirreno, dice il bollettino della Protezione civile.

Sulla base delle previsioni disponibili, il Dipartimento della Protezione Civile, d’intesa con le Regioni coinvolte – alle quali spetta l’attivazione dei sistemi di protezione civile nei territori interessati – ha emesso, quindi, un ulteriore avviso di condizioni meteorologiche avverse, che integra ed estende quello emesso nella giornata di ieri. I fenomeni meteo, impattando sulle diverse aree del Paese, potrebbero determinare criticità idrogeologiche e idrauliche che sono riportate, in una sintesi nazionale, nel bollettino di criticità consultabile sul sito del Dipartimento (www.protezionecivile.gov.it).

L’avviso prevede, dalle prime ore di domani, lunedì 4 gennaio, precipitazioni nevose fino a quote di pianura su Veneto e Friuli Venezia Giulia, con apporti al suolo generalmente deboli, cui potrà essere associata la formazione di ghiaccio. Sempre dalla mattinata di domani, sono attese precipitazioni, anche a carattere di rovescio o temporale, su Basilicata e Calabria, specie sui versanti tirrenici.

Sulla base dei fenomeni previsti è stata valutata per domani criticità arancione per rischio idrogeologico localizzato sui settori tirrenici centro-settentrionali della Calabria, mentre la criticità gialla sarà sulle restanti aree della Calabria, sulla Sicilia, sulla Campania, su parte della Basilicata, del Lazio e dell’Abruzzo, sull’intero territorio dell’Umbria, sulla Toscana settentrionale e su gran parte dell’Emilia-Romagna.

Il quadro meteorologico e delle criticità previste sull’Italia è aggiornato quotidianamente in base alle nuove previsioni e all’evolversi dei fenomeni, ed è disponibile sul sito del Dipartimento della Protezione Civile, insieme alle norme generali di comportamento da tenere in caso di maltempo. Le informazioni sui livelli di allerta regionali, sulle criticità specifiche che potrebbero riguardare i singoli territori e sulle azioni di prevenzione adottate sono gestite dalle strutture territoriali di protezione civile, in contatto con le quali il Dipartimento seguirà l’evolversi della situazione

Cnr, instabilità ma fino a metà mese senza gelo – Il tempo su gran parte della penisola sarà caratterizzato, in questi primi giorni del 2016, da una fase atmosferica instabile con una serie di perturbazioni in transito da Ovest verso Est e conseguente maltempo con pioggia e, soprattutto, con il ritorno della neve sulle Alpi e sull’Appennino. Così Bernardo Gozzini, direttore Cnr-Lamma, fa il punto, in una nota, sull’andamento meteorologico di avvio 2016. Questo cambiamento, sottolinea l’esperto Cnr-Lamma, “porterà alcuni benefici fra cui il recupero del forte deficit idrico, il ritorno a paesaggi montani più tipici della stagione e soprattutto, attraverso l’azione combinata delle piogge e del vento, la rimozione e il conseguente calo nel livello degli inquinanti e delle polveri sottili nelle nostre città”.

La porta dell’Atlantico attraverso la quale passano nel Mediterraneo le perturbazioni tipiche dell’autunno-inverno, finora chiusa dall’anticiclone, “con l’inizio del 2016 – annuncia Gozzini – si è finalmente riaperta. Questa condizione, insieme con un leggero indebolimento del vortice polare, determina il ritorno del maltempo nord-atlantico, dandoci condizioni meteorologiche più consone al periodo”.

L’apertura di questo canale preferenziale per l’ingresso delle perturbazioni verso il Mediterraneo, secondo le previsioni meteo di Gozzini, “porterà altri due peggioramenti da qui all’ Epifania e le precipitazioni coinvolgeranno anche le regioni del Centro-Sud, con nevicate in montagna”. Ma, conclude, “la situazione assomiglia di più alla ripresa di un autunno, decisamente in ritardo, che all’arrivo di un inverno. Infatti l’aria gelida è arrivata sull’Europa Orientale portando per esempio a Mosca temperature più tipiche dell’inverno russo, ma il freddo ha coinvolto l’Italia solo in parte e al momento non si intravedono all’orizzonte decise irruzioni di aria fredda di origine polare per lo meno fino alla metà di gennaio”.

Dopo il sole torna il maltempo in Calabria

Maltempo in CalabriaDopo il clima primaverile che ci ha regalato giornate natalizie soleggiate, in Calabria e in tutto il centro Sud torna il maltempo. Giornate con pioggia e vento forte, stanno infatti caratterizzando la prima domenica dell’anno con temperature rigide in tutta la regione, in particolare sui rilievi di Sila e Aspromonte.

Nonostante il maltempo non vengono segnalati particolari disagi. Sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria e sulle principali statali il traffico è regolare. Nelle principali località di montagna si attende la neve per dare impulso alla stagione turistica invernale.

Nella mattinata di domani, è l’alert della Protezione civile, sono attese precipitazioni, anche a carattere di rovescio o temporale, su Basilicata e Calabria, specie sui versanti tirrenici.

Sulla base dei fenomeni previsti è stata valutata per domani criticità arancione per rischio idrogeologico localizzato sui settori tirrenici centro-settentrionali della Calabria. Previsioni settimanali con l’ombrello in quasi tutta la regione.

Sibari, un morto e 4 feriti in un incidente stradale

Sibari, un morto e 4 feriti in un incidente stradale. Perde la vita Rocco AurelioDramma della strada sulla statale vicino Sibari, in provincia di Cosenza. Un uomo, Rocco Aurelio, 34 anni, di Amendolara, è morto ed altre 4 persone sono rimaste ferite in un incidente stradale avvenuto sulla strada statale 534 nei pressi di Sibari.

Sul posto sono intervenuti i soccorritori, gli agenti della polizia Stradale, i vigili del fuoco ed il personale dell’Anas. La Polstrada ha effettuato i rilievi per accertare le cause dell’incidente mortale.

Nell’impatto sono rimaste coinvolte tre auto: una Volkswagen Golf, una Nissan ed un Mercedes, quest’ultima è l’auto sulla quale viaggiava la vittima, Rocco Aurelio. L’uomo è morto sul colpo.

Le quattro persone ferite viaggiavano a bordo della Nissan. Sono rimaste invece illese le due persone che erano a bordo della Volkswagen Golf. A causa dell’incidente in cui ha perso la vita Rocco Aurelio, si sono registrati disagi alla circolazione stradale. L’Anas ha ripristinato dopo alcune ore il traffico sul tratto della Ss 534.

Platì, sarebbe stato il figlio 14enne a uccidere Francesco Sergi

Platì, una disgrazia l'uccisione di Francesco SergiPLATI’ (REGGIO CALABRIA) – Francesco Sergi, l’uomo di 36 anni morto in modo “accidentale” nelle campagne di Platì, sarebbe stato ucciso dal figlio di 14 anni. E’ questa emerge dalla ricostruzione degli inquirenti che hanno fatto piena luce su un fatto di sangue che in un primo momento aveva fatto temere un agguato.

Il figlio della vittima, che avrebbe ammesso le sue responsabilità, stava giocando con la pistola del padre. Nel maneggiare l’arma è partito un colpo accidentale, che ha raggiunto il padre, Francesco Sergi, alla testa. Inutili i soccorsi in ospedale.

Quando i carabinieri sono giunti sulla scena del delitto, nelle campagne di Platì, l’uomo era riverso tra i cespugli e la strada. Gli investigatori dell’Arma hanno da subito avviato indagini interrogando amici e familiari e sono riusciti a ricostruire il fatto.

Una disgrazia su cui, secondo quanto appreso, si starebbero effettuando ulteriori accertamenti per capire di più sull’accaduto. [aggiornato il 4 gennaio 2016]

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E’ stata una disgrazia, e non un omicidio, a provocare la morte di Francesco Sergi, il 36enne ucciso da un colpo d’arma da fuoco alla testa nelle campagne di Platì, Reggio Calabria.

In un primo momento si era pensato a un agguato ma poi dalle indagini dei carabinieri è emerso che si è trattato di un incidente.

Francesco Sergi si trovava nel suo fondo agricolo in compagnia di altre persone, tutte identificate. Il gruppo stava maneggiando una pistola dalla quale è partito accidentalmente un colpo che ha raggiunto Sergi alla testa.

Il colpo, da quanto accertato, è partito in modo accidentale nella fase di maneggio dell’arma. Non è ancora chiaro se la pistola fosse legalmente detenuta da chi l’aveva portata nelle campagne dov’è successa la tragedia.

Francesco Sergi, 36 anni, è stato trovato dai familiari in fin di vita nei pressi di un casolare di sua proprietà nella serata di domenica 2 gennaio. La vittima è stata soccorsa dai sanitari del 118 ed accompagnato nell’ospedale di Locri dove è però giunto cadavere.

Immediate le indagini dei militari che hanno condotto interrogatori e ricostruito l’accaduto. Si è trattato di un drammatico incidente, apparentemente involontario.

Medio Oriente, tensione alle stelle tra Iran e Arabia Saudita

Medio Oriente, tensione alle stelle tra Iran e Arabia Saudita
(Ansa)

Tensione alle stelle tra sunniti e sciiti dopo che l’Arabia Saudita, bastione dell’Islam sunnita, ha annunciato oggi l’esecuzione di 47 persone indicate come “terroristi”, tra i quali uno Sheikh sciita, Nimr al Nimr. Immediata la condanna degli sciiti, e in Iran la risposta è subito violenta, con l’ambasciata saudita a Teheran presa d’assalto da decine di manifestanti, che hanno lanciato bombe incendiare contro la rappresentanza diplomatica e l’hanno saccheggiata, prima di essere dispersi dalla polizia.

Le proteste spaziano dall’Iraq al Libano allo Yemen, dove tra l’altro la Coalizione araba a guida saudita che combatte i ribelli sciiti Houthi ha annunciato oggi la fine di una tregua cominciata il 15 dicembre per l’avvio di negoziati. L’Iran, potenza rivale di Riad nella regione, ha detto che l’Arabia Saudita pagherà “a caro prezzo” l’esecuzione di Al Nimr. E la Guida Suprema Ali Khamenei ha ricordato il religioso in un tweet con la sua foto sotto il monito “Il risveglio non si può sopprimere”.

Prima dell’assalto all’ambasciata si era avuto notizia di un primo attacco al consolato saudita a Mashaad, nel nord dell’ Iran: su twitter sono rimbalzati foto e filmati in cui si vedono alcuni dimostranti scalare la recinzione che protegge il consolato ed impossessarsi della bandiera saudita. Nelle immagini si vedono anche divampare delle fiamme. Teheran e Riad hanno convocato i rispettivi ambasciatori per protestare. Da Beirut il movimento sciita libanese Hezbollah, alleato di Teheran, ha affermato di ritenere “gli Usa e i suoi alleati responsabili” per le esecuzioni, perché “coprono i crimini del Regno”.

Decine di sciiti hanno dato vita a una marcia di protesta nelle strade di Qatif, nell’Est dell’Arabia Saudita, dove viveva Al Nimr. La televisione panaraba Al Jazira, che ha diffuso le immagini, non ha fatto cenno ad incidenti. Altre decine hanno manifestato nel vicino Bahrein e la polizia ha fatto ricorso a gas lacrimogeni per disperderli. Il Paese, dove la maggioranza della popolazione è sciita, è retto da una dinastia sunnita.

I governi dello stesso Bahrein e quello degli Emirati Arabi Uniti hanno invece espresso approvazione per le esecuzioni, giudicandole parte della lotta al terrorismo. Dello stesso avviso uno studioso della università islamica Al Azhar del Cairo, Fawzi al Zafzaf, intervistato dalla televisione Al Arabiya. Soltanto quattro dei 147 giustiziati di oggi erano sciiti.

Tutti gli altri – tra cui un cittadino egiziano e uno del Ciad – erano sunniti. Tra di loro, Fares al Shuwail, considerato il leader di Al Qaida nel Regno, in carcere dal 2004. Secondo il ministero dell’Interno di Riad, la maggior parte dei giustiziati era stata condannata per attentati compiuti dalla stessa Al Qaida tra il 2003 e il 2006 in cui erano rimasti uccisi numerosi sauditi e stranieri. Mentre il portavoce del ministero della Giustizia, Mansur al Qufari, ha negato ogni discriminazione confessionale, affermando che i processi sono stati regolari e hanno visto “garantiti i diritti della difesa”. Il portavoce del ministero dell’Interno, generale Mansur al Turki, ha detto che alcuni dei condannati sono stati decapitati e altri fucilati. Le esecuzioni sono avvenute a Riad e in altre 12 città.

Lo Sheikh Al Nimr, che nel 2009 aveva fatto appello alla secessione delle province orientali, ricche di petrolio e dove vive la maggioranza dei due milioni di sciiti del Regno, era stato condannato lo scorso anno da una Corte speciale a Riad per “sedizione” e per avere posseduto armi. Il leader sciita aveva respinto quest’ultima accusa e aveva detto di non aver mai incitato alla violenza. Suo fratello, Mohammad al Nimr, ha riferito che la famiglia è rimasta “scioccata” dalla notizia delle esecuzioni, ma ha fatto appello alla popolazione sciita perché ogni protesta “sia pacifica”.

Mohammad al Nimr è il padre di Ali, il giovane anch’egli condannato a morte per il quale la comunità internazionale si è mobilitata negli ultimi mesi, ma che non compare nella lista dei giustiziati oggi. Amnesty International ha riferito che Ali al Nimr è stato arrestato nel febbraio del 2012, quando aveva 17 anni, ed è stato condannato a morte per rapina a mano armata e per aver attaccato le forze di sicurezza. Quella di oggi è stata la più grande esecuzione di massa in Arabia Saudita dal 1980, quando vennero messi a morte 63 militanti fondamentalisti per un assalto alla Grande Moschea della Mecca l’anno precedente. Nel 2015 invece, secondo varie organizzazioni per i diritti umani, le esecuzioni nel Regno sono state almeno 157, il numero più alto negli ultimi 20 anni.

“Senza dubbio l’illegittimo spargimento di sangue di questo martire innocente avrà un effetto rapido e la vendetta divina si abbatterà sui politici sauditi”: lo ha detto la Guida suprema iraniana Ali Khamenei commentando l’esecuzione dell’imam sciita Nimr al-Nimr da parte di Riad, si legge sul sito web di Khamenei.

Gli Stati Uniti si dicono preoccupati – afferma un portavoce del Dipartimento di Stato -. La vicenda puo’ esacerbare le tensioni settarie nella regione mediorientale. Per questo gli Usa fanno appello a tutti i leader dell’area perche’ raddoppino gli sforzi per un allentamento di queste tensioni.

Omicidio Anna Maria Cenciarini, arrestato il figlio Federico Bigotti

Città di Castello (Perugia) Omicidio Anna Maria Cenciarini, arrestato il figlio Federico Bigotti
Da sinistra Anna Maria Cenciarini e il figlio Federico Bigotti, ritenuto il presunto omicida

PERUGIA – Federico Bigotti è stato arrestato. Gli inquirenti ritengono sia stato lui a sferrare una decina di coltellate sul corpo della madre, Anna Maria Cenciarini, la casalinga trovata in un lago di sangue la mattina del 28 dicembre scorso sulle colline di Città di Castello.

A carico del giovane si ipotizzano i reati di omicidio e maltrattamenti in famiglia. Nella tarda serata del 2 gennaio, il giovane è stato prelevato dai carabinieri a casa del fratello e condotto nel carcere di Perugia.

Il 21enne era stato indagato dopo un interrogatorio fiume nei giorni subito dopo il delitto. Era stato proprio Federico Bigotti a lanciare l’allarme. Il presunto omicida, aveva riferito al numero di emergenza che la madre si era suicidata. Una versione a cui gli investigatori non hanno creduto e lo hanno prima iscritto nel registro degli indagati per poi arrestarlo su un’ordinanza emessa dal gip presso il tribunale di Perugia che ha condiviso le risultanze investigative.

Da quanto scrivono alcuni media locali, sembra che il giovane nella notte tra il 27 e il 28 dicembre avrebbe assunto droghe. Un “vizio” su sui evidentemente la madre Anna Maria Cenciarini non era d’accordo. L’ennesimo “invito” a non abusare di “fumo” le è stato fatale. Federico Bigotti, “stufo” di questi “richiami”, l’avrebbe presa alle spalle e accoltellata fino alla morte.

Il marito della vittima e il figlio minore non erano in casa. Appena dato l’allarme, sulle colline di Città di Castello nelle foto scattate dalle testate umbre, si vede il ventunenne fuori casa mentre la Scientifica faceva i rilievi. Poi è stato portato in caserma per i primi interrogatori. Ieri la notizia del suo arresto per l’ omicidio della mamma.

Morte in sala parto. Altro caso a Brescia. Il 5° in pochi giorni

Morte in sala parto. Altro caso a Brescia. Il 5° in pochi giorni
Gli Spedali Civili di Brescia

Un’altra giovane mamma (30 anni), all’ottavo mese di gravidanza, e la bambina che aveva in grembo, sono morte agli Spedali civili di Brescia. La donna, Giovanna Lazzari, bresciana residente a
, che proprio ieri avrebbe compiuto 30 anni, è arrivata in ospedale mercoledì notte in condizioni gravi con febbre alta ed evidenti sintomi di gastroenterite. In pochi giorni è il quinto caso di donne morte in sala parto. Il ministero della Salute vuol vederci chiaro e invia gli ispettori.

La donna sarebbe stata monitorata tutta notte ma la situazione è precipitata alle otto del mattino di giovedì quando i medici hanno deciso di iniziare il parto cesareo. Il feto però era già morto e la madre in condizioni critiche è stata trasferita nel reparto di rianimazione dove è morta poco dopo. La Procura di Brescia ha aperto un’ inchiesta disponendo l’autopsia sul corpo della giovane mamma e sul feto per capire i motivi della morte. Giovanna Lazzari era sposata e aveva già due figli di un un anno e mezzo e quattro anni.

L’autopsia su Giovanna Lazzari è stata già effettuata e si attendono i risultati. La famiglia della donna aveva presentato un esposto alla Procura di Brescia che ha disposto l’esame autoptico.

Il manager degli Spedali di Brescia: “Medici hanno fatto di tutto”.
“La paziente è stata gestita nel miglior modo possibile” ha detto all’Ansa Ezio Belleri, direttore generale degli Spedali Civili di Brescia: “I medici hanno fatto tutto quello che poteva essere fatto”. “Nei prossimi giorni – ha aggiunto Belleri – faremo una valutazione attenta di tutti i passaggi effettuati, dall’arrivo in pronto soccorso della paziente fino alle gravissime complicazioni che hanno portato al decesso”.

La Task Force ministeriale
Si recherà nei prossimi giorni a Brescia, Bassano del Grappa e a San Bonifacio (Verona) dove nei giorni scorsi sono morte di parto Giovanna Lazzari, Marta Lazzarin e Anna Massignan, la task force istituita presso il Ministero della Salute, per verificare eventuali errori nelle procedure eseguite. Lo annuncia il ministero della Salute, in una nota. La task force composta dai Dirigenti del Ministero e dell’Agenas, dai Carabinieri del Nas e dal rappresentante delle Regioni – precisa il ministero della Salute – dovrà accertare se a determinare i decessi abbiano contribuito difetti organizzativi e se siano state rispettate tutte le procedure previste a garanzia della qualità e sicurezza delle cure. I risultati delle ispezioni verranno resi noti nei prossimi giorni e, indipendentemente da eventuali responsabilità dirette, saranno oggetto di approfondimenti e di ulteriori iniziative da parte del Ministro.

Quello di Giovanna Lazzari, 30 anni, già mamma di due bambini, morta il 31 dicembre a Brescia insieme al bimbo del quale era incinta da otto mesi, è il quarto caso di morte in gravidanza che si è registrato negli ultimi giorni.

VERONA – Il 25 dicembre una 34enne di Meledo di Sarego, nel vicentino, Anna Massignan, è morta nell’ospedale di San Bonifacio, in provincia di Verona, dopo che l’antivigilia di Natale era caduta in casa. Sottoposta ad un cesareo d’urgenza è morta sotto i ferri, mentre il neonato è deceduto successivamente in un altro ospedale.

TORINO – Nella notte del 26 dicembre è morta per arresto cardiocircolatorio in sala parto all’Ospedale Sant’Anna di Torino, Angela Nesta, di 39 anni, incinta al nono mese di una bimba. Poco prima aveva dato alla luce la sua primogenita, nata morta. Secondo l’ospedale si è trattato di una “complicanza rarissima e imprevedibile”. La procura di Torino ha aperto un’inchiesta.

BASSANO DEL GRAPPA – Il 29 dicembre, all’ospedale di Bassano del Grappa, è morta Marta Lazzarin, blogger di 35 anni ricoverata nel pomeriggio alla 27esima settimana di una gestazione che non le aveva mai dato problemi. Era arrivata al pronto soccorso con forte febbre e dolori addominali. Si era perforato il sacco amniotico e il feto era morto, probabilmente da un paio di giorni. Marta è entrata in coma dopo un arresto cardiocircolatorio durante il travaglio per espellere il feto. Vani i tentativi di rianimarla.

FOGGIA – Quello stesso 29 dicembre una ragazza di 23 anni, incinta di nove mesi di una bambina, è morta in casa a Foggia per cause da accertare. In pochi minuti, il corpo è stato portato agli Ospedali Riuniti della città pugliese. I medici, con un cesareo post-mortem, hanno tirato fuori la piccola, rianimandola. La neonata è in discrete condizioni.

Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia: “In Italia si partorisce bene”
“In Italia si partorisce bene, abbiamo alta qualità e uno dei più bassi indici di mortalità materna. Siamo in linea con gli standard Ue”. Ad affermarlo è il presidente della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (Sigo) Paolo Scollo, secondo il quale ”è un fatto casuale” i tanti decessi di questa settimana natalizia, ”anche se vanno accertate le cause”. ”Non penso neanche siano decessi legati – ha detto – a turni di personale nelle festività; sono successi in punti di alta eccellenza che non hanno problemi”

Due scosse di terremoto in Calabria. Nessun danno

Due scosse di terremoto in Calabria. Nessun dannoDue scosse di terremoto sono state registrate dalla rete sismica nazionale la scorsa notte al largo delle coste calabresi. Il primo movimento tellurico si è verificato alle 2:05 davanti la costa calabra nord occidentale, in provincia di Cosenza, ad una profondità di 226 chilometri, e ha avuto una magnitudo di 2.9 della scala Richter.

La seconda scossa di magnitudo 2.3, registrata alle 2:56 al largo della costa in provincia di Reggio, con epicentro in mare ad una profondità di 25 chilometri. Non si registrano danni a cose o persone. Il sisma è stato in particolare avvertito ai piani delle abitazioni.

Vittorio Sgarbi chiama il Ministero di notte per visitare museo

Bronzi, Sgarbi: "Calabria non è in Italia"
Vittorio Sgarbi

Ripreso dal malore che lo ha colpito due settimane fa, Vittorio Sgarbi torna a far parlare di sé con un curioso episodio. Il critico d’arte voleva vedere un quadro esposto ai Musei Mazzucchelli di Mazzano e nella notte ha fatto chiamare il sindaco del Comune bresciano dal ministero dell’Interno. Non riuscendo personalmente a contattare il sindaco di Mazzano, Maurizio Franzoni, per fare aprire il museo, si è messo in contatto con la “batteria” (un centralino istituzionale, ndr) del ministero dell’Interno che ha rintracciato il primo cittadino del paese bresciano.

I carabinieri di Brescia, nella sera tra il 29 e il 30 dicembre, hanno mandato una pattuglia a casa del sindaco che non rispondeva al telefono e gli hanno comunicato di mettersi in contatto con il Viminale. Franzoni, sorpreso dall’insolita visita dei militari, ha chiamato il conoscendo il motivo “dell’urgenza”. Sindaco e Sgarbi sono poi riusciti a parlarsi e la notte di capodanno tra il 31 dicembre e il 1 gennaio, Vittorio Sgarbi ha visitato i Musei Mazzucchelli di Mazzano.

“Alla Batteria del ministero sono tutti miei amici, mi hanno chiesto se era urgente e ho risposto loro che era urgentissimo”, ha riferito Vittorio Sgarbi all’agenzia Ansa confermandquanto accaduto. “Il compito della Batteria è proprio quello di cercare sindaci e parlamentari che non rispondono al telefono”, ha detto Sgarbi.

Il critico ha aggiunto “Non credo che i carabinieri di Mazzano avessero molto di più da fare quella sera che cercare il sindaco del paese con il quale il più grande critico d’arte italiano aveva necessità di parlare”. “Il sindaco – ha continuato Sgarbi – aveva il telefono silenziato e si è scusato per questo, ma è stato contento di incontrarmi perché abbiamo avviato un progetto molto importante per i Musei Mazzucchelli”.

L’italiana Fabiola Gianotti alla guida del Cern

L'italiana Fabiola Gianotti alla guida del Cern
Fabiola Gianotti

Eccellenza e innovazione, attenzione alla formazione dei giovani e l’emozione di trovarsi sulla soglia di qualcosa di nuovo e imprevisto: Fabiola Gianotti è da oggi la prima donna alla guida del Cern nei 61 anni di storia del laboratorio europeo di fisica delle particelle. “Non vedo l’ora di scoprire che cosa la Natura ci riserva”, ha detto in esclusiva all’Ansa il nuovo direttore generale del Cern.

Con Fabiola Gianotti per la terza volta un italiano è a capo del più importante laboratorio di fisica delle particelle a livello internazionale. Il primo era stato il Nobel Carlo Rubbia, dal 1989 al 1994, seguito da Luciano Maiani (dal 1999 al 2003). Un altro italiano, Edoardo Amaldi, era stato tra i fondatori del Cern. Al momento della sua nomina, annunciata nel novembre 2014, Gianotti aveva detto di voler lavorare in nome di scienza e pace, ed ora è pronta a realizzare il suo programma: “mi adopererò – ha detto – per espandere l’eccellenza del Cern nella ricerca scientifica in fisica fondamentale e nello sviluppo di tecnologie innovative. La formazione dei giovani e la collaborazione pacifica di migliaia di scienziati di tutto il mondo sono altri aspetti cruciali della missione del Cern”.

Nata a Roma 53 anni fa, Fabiola Gianotti ha studiato a Milano ed è stata fra i protagonisti della scoperta del bosone di Higgs, annunciata nel luglio 2012. E’ stata un’avventura indimenticabile, ma il periodo che si sta aprendo al Cern promette di non essere da meno. Il più grande acceleratore di particelle del mondo, il Large Hadron Collider (Lhc) ha infatti cominciato a funzionare all’energia record di di 13.000 miliardi di elettronvolt (13 TeV), aprendo territori inesplorati della fisica. Le attese sono grandissime, come dimostra il fermento che sollevato dai dati preliminari che sembrerebbero indicare una nuova particella, ma tutti da confermare. “La prudenza è d’obbligo – ha rilevato Gianotti – perché le indicazioni che abbiamo finora sono estremamente deboli; potrebbero essere il primo vagito di una nuova particella o semplicemente una fluttuazione statistica. Ne sapremo di più a metà del 2016”.

PRESENTAZIONE DEL CERN

Al di là di questi indizi, i dati dell’Lhc potranno rispondere a molte domande cruciali della fisica. “L’Lhc – ha osservato Gianotti – è stato concepito e costruito per affrontare numerose questioni aperte nella nostra comprensione della fisica fondamentale. La scoperta del bosone di Higgs ci ha permesso di far luce su uno dei misteri che ci hanno accompagnato per decenni: l’origine delle masse delle particelle elementari. Altre domande importanti e affascinanti attendono risposte. Fra queste la composizione della materia oscura, che costituisce circa il 23% dell’universo. E poi: perché l’universo è fatto prevalentemente di materia, mentre l’antimateria é scarsissima. Ma ce ne sono molte altre, ed è difficile dire a quali fra queste domande saremo in grado di rispondere più rapidamente, perchè le risposte sono nelle mani della Natura”. Senza contare che “l’Lhc potrebbe anche aprire nuovi quesiti di cui oggi non siamo consapevoli”.

C’è moltissimo da scoprire, tanto che ormai si parla di una ‘nuova fisica’ alle porte: di che cosa si tratta? “Ci sono molte teorie di nuova fisica e fra queste la Supersimmetria è fra le più affascinanti”, ha detto la direttrice del Cern riferendosi alla teoria secondo la quale ogni particella ha una particella speculare e nascosta. “Ma uno scienziato – ha concluso – deve porsi di fronte alla Natura senza idee preconcette. E la sorpresa, scoprire qualcosa di veramente inatteso e non previsto, è la più bella ricompensa per chi fa ricerca. Non vedo l’ora quindi di scoprire che cosa la Natura ci riserva”.

Reggio Calabria, dà calci alle auto e aggredisce carabinieri. Dentro

'Ndrangheta, arrestato il "Principe" Giovanni Maria De Stefano - Reggio CalabriaI Carabinieri di Reggio Calabria hanno arrestato il 1 gennaio 2016, un giovane di 24 anni, M. S. per minacce, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali. Il ragazzo, riferiscono i Carabinieri, è stato sorpreso in evidente stato di alterazione psico-fisica mentre stava colpendo con calci e pugni delle auto in sosta.

Giunta la segnalazione al numero di emergenza 112, i militari sono arrivati sul posto ma M.S., giovane di Reggio Calabria, si è scagliato contro di loro ingiuriandoli, aggredendoli e provocandogli lesioni. L’aggressore è stato subito arrestato.

Cosenza, tenta di investire agente Polstrada. Arrestato

Cosenza, tenta di investire agente Polstrada. ArrestatoPer evitare di essere sottoposto ad un controllo non si è fermato all’Alt della Polizia e ha tentato di investire con la sua automobile uno degli agenti della Polstrada di Cosenza nord fuggendo poi a tutta velocità.

Il protagonista è un uomo di 38 anni arrestato al termine di un inseguimento sull’autostrada Salerno – Reggio Calabria compiuto dalla Polizia stradale e dalla Guardia di finanza.

L’automobile è stata bloccata a Montalto Uffugo ed il trentottenne è stato ammanettato. A bordo del mezzo gli agenti hanno rinvenuto 57 grammi di cocaina. Droga probabilmente destinata allo spaccio.

Botti di Capodanno, 190 feriti e nessun morto. Denunce e 26 arresti

Nessun morto e 190 feriti per i botti di CapodannoNessun morto e 190 feriti (di cui 38 ricoverati) per i botti di Capodanno: è il bilancio del Dipartimento della Pubblica sicurezza che evidenzia “un andamento di ulteriore miglioramento rispetto ai due anni precedenti”, entrambi senza vittime. L’anno scorso i feriti erano stati 253.

I divieti e gli appelli di sensibilizzazione sembrano tuttavia passare inosservati.

Per quanto riguarda il fronte prevenzione e repressione per la vendita di botti di Capodanno, la detenzione e la vendita illegale di fuochi d’artificio, il Dipartimento riferisce che sono state denunciate a piede libero 317 persone – con un leggero incremento rispetto all’anno scorso, quando ne vennero segnalate 256 – mentre sono state arrestate 26 persone, a fronte delle 45 del 2015. Tra i materiali sequestrati, lanciarazzi, armi da sparo, munizioni e materiale pirotecnico pericoloso o non in regola.

Un ferito gravissimo a Potenza, è in rianimazione – Ferito dallo scoppio dei “botti” durante i festeggiamenti per il Capodanno, un uomo di 54 anni, di Potenza, a cui è stata amputata una mano, è ricoverato in rianimazione all’ospedale San Carlo del capoluogo lucano. Secondo quanto si è appreso, l’uomo, le cui condizioni sono “critiche”, ha subito lesioni molto gravi anche all’altro braccio e in altre parti del corpo. L’episodio, su cui indaga la Polizia, è avvenuto in via Lombardia, intorno alla mezzanotte. L’uomo è stato trasportato in ospedale, poco distante, da alcuni parenti.

Pochi feriti e nessuno grave a Milano – Pochi feriti e, almeno secondo i primi dati disponibili, nessuno grave. E’ questo il bilancio, apparentemente positivo, dalla notte di S.Silvestro, a Milano. Il 118 ha effettuato numerosi interventi, e anche i vigili del fuoco, ma i primi per feriti lievi, i secondi per principi d’incendio che non hanno causato vittime. Nella notte milanese di passaggio al primo dell’anno non si registrano nemmeno incidenti stradali di rilievo. Estremamente tranquillo anche lo svolgimento della serata con ‘concertone’ in piazza del Duomo.

30 feriti nel Napoletano, uno è grave – E’ di 18 feriti a Napoli e 12 in provincia il bilancio dei feriti a causa di fuochi d’artificio nella notte di Capodanno, tra cui tre minorenni. Il dato è in netto calo rispetto al 2014. Uno solo dei feriti – secondo il primo bilancio della Polizia – è in condizioni gravi. Si tratta di un uomo ferito a un occhio e a una gamba. Dall’ospedale di Giugliano (Napoli), dove le sue condizioni non sembravano gravi, è stato poi trasferito al ‘Cardarelli’ di Napoli dove è ricoverato in prognosi riservata.

17 feriti nel Salernitano, uno grave – Sono 17 i feriti nel Salernitano a causa dei fuochi pirotecnici nella notte di Capodanno, in aumento rispetto agli 11 del 2015. Uno solo di essi è in gravi condizioni. Si tratta di un 23 enne di Fisciano (Salerno), ricoverato in prognosi riservata all’ospedale Ruggi d’Aragona in seguito allo spappolamento della mano sinistra. In Costiera Amalfitana un 77 enne ha perso due dita ed una falange. A Sarno un uomo di 50 anni ha riportato lo spappolamento della mano sinistra. La prognosi per lui è di 30 giorni. A Cava dei Tirreni un uomo di 51 anni è rimasto ferito alla gamba destra: prognosi di 40 giorni. Il resto dei feriti ha riportato prognosi tra i 7 ed i 10 giorni. A Battipaglia lo scoppio di un petardo ha provocato un’esplosione di bombole di gas al terzo piano di una palazzina in via Leoncavallo. L’appartamento era disabitato. I Vigili del Fuoco hanno sgomberato quattro famiglie.

Un ferito grave a Foggia – E’ di cinque feriti, di cui uno grave, il bilancio a Foggia dei festeggiamenti della fine dell’anno con petardi. Il ferito più grave è un uomo di 53 anni che, a causa dello scoppio di un petardo che stava maneggiando, in via Castrillo, ha subito l’amputazione della mano sinistra. Sempre a Foggia, un ragazzo ha subito ferite ad un occhio e ad una gamba a causa dell’esplosione di un petardo. Meno gravi le ferite delle altre tre persone che hanno fatto ricorso alle cure dei sanitari del Pronto Soccorso degli Ospedali Riuniti di Foggia. I vigili del fuoco sono stati impegnati per diverso tempo per spegnere il fuoco appiccato in numerosi cassonetti della spazzatura a Foggia e in provincia.

Esplosione provoca amputazione dita a 40enne – E’ di due feriti, di cui uno grave, il bilancio dei botti di Capodanno nel Barese. In seguito all’esplosione di un petardo, un uomo di Andria, sulla quarantina, ha perso due dita di una mano ed è stato sottoposto a intervento chirurgico nel reparto di chirurgia estetica del Policlinico di Bari dove i medici hanno tentato di salvare un altro dito della stessa mano. Sempre al Policlinico di Bari è giunto anche un minorenne con ustioni lievi alla fronte. Le ambulanze del 118 hanno soccorso alcuni cittadini che hanno accusato malesseri in piazza Libertà, dove si è esibito Gigi D’Alessio per il Concertone di Capodanno. I malesseri sono stati provocati soprattutto da eccessi di tipo alimentare e di alcol. Infine, un cittadino ha accusato un principio di ipotermia a causa del freddo.

Torino, 4 feriti nella notte per i botti – Quattro persone sono finite in ospedale nella notte a Torino per i botti di Capodanno. Il caso più grave riguarda un quattordicenne rimasto ferito a volto e mani in via Sospello, nel quartiere Borgo Vittoria. Trasportato in ambulanza all’ospedale Giovanni Bosco, ne avrà per un mese. Gli altri feriti – in altre zone della città – sono una ragazza di quattordici anni e due adulti: la prognosi, in tutti i casi, non supera i sette giorni. A Torino i “botti di Capodanno” sono vietati dal 2011.

15enne perde tre dita mano a Catania, uomo l’occhio – Dodici feriti, sei dei quali ricoverati con la prognosi riservata, ma nessuno in pericolo di vita: è il bilancio dei botti sparati a Catania per Capodanno. Tra i casi più gravi un 15enne al quale sono state amputate tre dita della mano sinistra, un 47enne ha perso l’occhio destro mentre a un egiziano di 20 anni un petardo ha ustionato in maniera grave il piede destro. I pazienti più gravi sono ricoverati nell’ospedale Cannizzaro. Indaga la polizia di Stato.

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