13 Ottobre 2024

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Cuneo, arrestate 8 persone in pochi giorni

Cuneo, arrestate 8 persone in pochi giorniI carabinieri del comando provinciale di Cuneo negli ultimi giorni hanno rintracciato ed arrestato 8 pregiudicati destinatari di provvedimenti di cattura emessi dall’autorità giudiziaria con le accuse di svariati reati quali furto, rapina, maltrattamenti, reati finanziari, truffa, porto abusivo di armi e lesioni aggravate.

Il primo a finire in carcere è stato il 35enne pregiudicato sinti del campo nomade del Passatore, D.V. Su di lui pendeva un provvedimento di arresto emesso dal Tribunale di Cuneo per furto aggravato in abitazione. Ora dovrà scontare una condanna a 2 anni e 2 mesi di reclusione. Il nomade, spacciandosi per dipendente dell’acquedotto, a dicembre 2013 si era introdotto in casa di un anziano 70enne Di Bene Vagienna (Cuneo) riuscendo con l’inganno a depredargli oro, preziosi e 3mila euro in contanti. Le indagini dei carabinieri consentirono però di risalire alla sua identità ed ora dovrà scontare la pena per il reato da lui commesso.

L’altro pregiudicato rintracciato a Cuneo è il 21enne disoccupato marocchino Y.A. ricercato perché su di lui pendeva un provvedimento di cattura del Tribunale di Rimini per rapina. Fermato nei pressi della stazione ferroviaria, l’uomo è stato poi condotto in caserma dove è stata accertata la sua identità e di lì tradotto al carcere di Cuneo.

Infine, sempre sempre a Cuneo, i militari hanno arrestato il 38enne caragliese B.G. perché colpito da un ordinanza di carcerazione del Tribunale di Cuneo per furto aggravato, lesioni personali e porto abusivo di coltello. L’uomo, che già beneficiava dei domiciliari, è stato poi trasferito nel carcere della città piemontese per scontare 5 anni e 6 mesi di reclusione.

A Bra, i carabinieri del luogo, al termine di specifiche indagini, hanno rintracciato ed arrestato il 32enne disoccupato V.T. di Carmagnola (Torino) sul quale pendeva un ordine di carcerazione emesso dal Tribunale di Asti per furto aggravato. Ora si trova nel carcere di Asti dove dovrà scontare una condanna a 2 mesi di reclusione.

Sempre a Bra è stato arrestato il 64enne di origini calabresi F.M. per maltrattamenti in famiglia. L’uomo, colpito da un ordine di carcerazione del tribunale di Torino per quel reato commesso nel capoluogo piemontese alcuni anni fa, ora è ai domiciliari presso una Comunità di Recupero del Roero in regime di detenzione domiciliare.

A Mondovì i carabinieri della locale Compagnia hanno arrestato il 59enne monregalese M.R. in quanto colpito da un ordine di arresto emesso dal tribunale di Cuneo per reati finanziari da lui commessi nel 2007 in provincia di Cuneo. Ora l’arrestato dovrà scontare 4 mesi agli arresti domiciliari.

Ad Alba i militari hanno fatto scattare le manette ai polsi 38enne disoccupato macedone D.D. colpito da un ordine di cattura emesso dal tribunale di Asti per guida in stato d’ebbrezza. I fatti si riferiscono a due anni fa quando i carabinieri della Stazione di Diano D’alba lo sottoposero ad un controllo su strada con l’etilometro e lui risultò positivo all’abuso di alcool. Ora dovrà scontare 2 mesi agli arresti domiciliari per quei fatti.
Sempre ad Alba i militari dell’Arma hanno arrestato anche il pregiudicato 56enne cortemiliese S.G. ricercato perché a suo carico il Tribunale di Asti aveva emesso un ordine di carcerazione per i reati di truffa, danneggiamento fraudolento di beni assicurati, appropriazione indebita e ricettazione. Per quei reati commessi nel 2009 in provincia di Cuneo ora l’uomo arrestato dovrà scontare un anno e 4 mesi ai domiciliari in casa sua.

Morte in sala parto, ispettori assolvono i medici: “Decessi per caso”

Morte sala parto, ispettori assolvono ospedali: Decessi per caso
Una sala parto

Ospedali e medici “assolti”. Le morti di madri e bimbi in sala parto, 5 casi in pochi giorni, sarebbero una “drammatica coincidenza”, una pura casualità. Non risulterebbero infatti particolari responsabilità a carico degli ospedali coinvolti nei quattro casi di donne morte in sala parto mentre stavano per partorire nei giorni scorsi. Le ispezioni della task force voluta dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, secondo quanto apprende l’Ansa, si sono concluse e le relazioni finali saranno consegnate al ministro nei prossimi giorni.

I casi di donne decedute in sala parto, con i piccoli che portavano in grembo, si sono verificati – nell’arco di una settimana alla fine di dicembre – in quattro ospedali: il San Bonifacio (Verona), dove è morta in sala parto Anna Massignan; l’ospedale di Bassano del Grappa, dove gli ispettori inviati dal ministero hanno indagato sul decesso di Marta Lazzarin in una gravidanza arrivata alla ventisettesima settimana; l’ospedale S.Anna di Torino, dove è morta Angela Nesta, e l’ospedale di Brescia dove è deceduta Giovanna Lazzari.

In quest’ultimo caso, come già reso noto dal direttore generale degli Spedali Civili di Brescia, Ezio Belleri, la causa del decesso in sala parto è dovuta ad un’infezione batterica. Nei giorni scorsi lo stesso ministro Lorenzin, aveva sottolineato che il tragico susseguirsi di decessi in gravidanza nelle ultime settimane potrebbe essere “una drammatica casualità, alla quale bisogna però dare risposte”.

Il ministro aveva anche anticipato, sulla base dei primi risultati delle ispezioni, che nel caso dell’Ospedale S.Anna non emergevano “responsabilità dirette”. L’iniziativa del ministero di inviare gli ispettori è un “atto dovuto” per poter consentire al ministro di rispondere in Parlamento. L’esito delle ispezioni non viene accettato dai parenti. Non si esclude che qualche procura delle località dove sono avvenuti i decessi potrebbe approfondire “d’ufficio” i casi e accertare in via giudiziaria se vi siano responsabilità o meno di medici e ospedali.

Vatileaks 2, Chaouqui: "Volevo aiutare Papa non un posto"

Vatileaks 2, Chaouqui: "Volevo aiutare Papa non un posto"
La pierre Francesca Chaouqui

SAN SOSTI (COSENZA) – “Volevo aiutare il Santo Padre, non avere un posto in Curia”. Lo ha detto incontrando i giornalisti in Calabria, Francesca Immacolata Chaouqui, la pierre imputata nell’inchiesta “Vatileaks 2” insieme a monsignor Angel Lucio Vallejo Balda, Nicola Maio e i due giornalisti, Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi, autori di due libri che contengono le presunte “soffiate” di Chaouqui e Balda. Per i cinque accuse pesanti. Francesca Chaouqui, Balda e Maio sono sotto processo per associazione a delinquere e sottrazione e diffusione di documenti riservati mentre per i due giornalisti solo quest’ultimo capo d’imputazione.

Francesca Chaouqui sceglie San Sosti, il paese in provincia di Cosenza dove è nata 35 anni fa, per raccontare la “sua verità”, una verità “difficile” da affermare dopo “la gogna mediatica” cui è stata esposta in seguito all’arresto (e l’immediato rilascio) avvenuto agli inizi di novembre per ordine del pontefice con l’accusa di essere un “corvo” della Chiesa. Insieme a lei finì agli arresti, dietro le mura leonine monsignor Balda, dov’è attualmente detenuto. “Sono imputata – ha detto la donna – in un processo senza prove e se sarò condannata subirò una pena da innocente”.

Chaouqui non risparmia critiche alla stampa, parlando di “processo mediatico”. “Da me – ha detto – non si saprà mai nulla delle conversazioni avute con il Papa o degli atti che ho avuto e letto. Non tradirò mai il mio segreto di Stato, anche se mio figlio dovesse nascere in carcere. Non volevo un posto in Curia, così come hanno detto a Papa Francesco il giorno dopo il mio arresto”.

Chaouqui parla anche del rapporto con Vallejo Balda. “E’ vero – ammette – sono stata io a presentare i due giornalisti a monsignor Balda, ma non c’era nessun accordo per passare loro carte private. E’ stato mons. Balda a consegnare quei documenti per dimostrare che la riforma non era stata messa in pratica”.

E sulla sua nomina in Vaticano, l’esperta di pubbliche relazioni chiarisce. “Sono un’esperta in comunicazione. Il mio curriculum – dice – era idoneo, e nessun cardinale o intrigo di palazzo ha fatto sì che fossi nominata. Se tornassi indietro, anche se dovessi finire in carcere, riaccetterei senza dubbio l’incarico offertomi perché stavo contribuendo al rinnovamento del Vaticano”.

Caso Quarto, interviene Grillo (M5S). Ecco la storia degli "intrecci"

Caso Quarto, interviene Grillo (M5S). Ecco la storia su Capuozzo
La foto postata sul blog di Grillo

Il giorno dopo la bufera sul Movimento Cinque Stelle sul caso di Quarto (Napoli), interviene direttamente il leader Beppe Grillo per dire la sua e affermare che “La camorra non condiziona il M5S”. L’ex comico pone otto domande e otto risposte sulla vicenda. Nel post, in cui si ironizza sulla condanna inflitta a Daniele Ozzimo (Pd) una foto a fumetti con Renzi e il titolo “Intanto #condannanovoi”.

Riepilogando brevemente la vicenda, ieri il quotidiano La Stampa ha pubblicato alcune intercettazioni di un imprenditore in odore di camorra che, a giugno, chiedeva il voto per Rosa Capuozzo, candidata M5S poi eletta sindaco di Quarto, centro di 40mila anime nell’area Flegrea, a una ventina di chilometri da Napoli.

Il Partito democratico appena appresa la notizia rilanciata dalle agenzie è partito all’attacco chiedendo che della questione di occupi la commissione Antimafia. Si tratta di “Notizie inquietanti”, per le quali il vicepresidente della Camera, “Luigi Di Maio dovrà chirire”, dice la vicesegretario Dem Serracchiani. Il M5S replica a stretto giro: “A Quarto siamo parte lesa, il Pd abbia la decenza del silenzio”.

Ecco le intercettazioni di cui tanto si parla e che sono state pubblicate dal giornalista de La Stampa, Guido Ruotolo che nel pezzo spiega che si tratta di “una intercettazione telefonica che risale al primo giugno scorso tra il primo e secondo turno delle comunali di Quarto”.

Intercettazioni contenute nel fascicolo del pm John Henry Woodcook che indaga su presunti intrecci e voto inquinato tra camorra e amministrazione comunale di Quarto. Il 22 dicembre il pm dispone una serie di perquisizioni per acquisire elementi utili alla sua inchiesta giudiziaria, mentre il 23 dicembre, afferma Beppe Grillo sul suo blog, sono state diffuse le intercettazioni.

“L’imprenditore – scrive Ruotolo – legato al (presunto) clan camorrista dei Polverino, Alfonso Cesarano, dà indicazioni di appoggiare al ballottaggio il candidato a sindaco dei Cinque Stelle, Rosa Capuozzo: «Adesso si deve portare a votare chiunque esso sia, anche le vecchie di ottant’anni. Si devono portare là sopra, e devono mettere la X sul Movimento 5 Stelle».

“Per non essere equivocato – prosegue il giornalista de La Stampa – l’imprenditore sospettato di essere colluso con la camorra spiega al suo interlocutore: «L’assessore glielo diamo noi praticamente. E lui ci deve dare quello che noi abbiamo detto che ci deve dare. Ha preso accordi con noi. Dopo, così come lo abbiamo fatto salire così lo facciamo cadere».

La “pecora nera” dei Cinque Stelle, l’uomo del presunto patto inconfessabile con la camorra, Giovanni De Robbio, è stato cacciato dai Cinque stelle quando ormai l’inchiesta del pm John Henry Woodcook cominciava a essere stringente”.

“De Robbio, si legge ancora sul quotidiano torinese – in cambio di voti avrebbe promesso a Cesarano la gestione del campo sportivo e comunque di agevolarlo negli affari legati alla amministrazione comunale. De Robbio avrebbe poi promesso a un altro maneggione, Mario Ferro, l’assunzione al cimitero del figlio. Ma c’è un altro nervo scoperto per i grillini: la scelta recente del sindaco di stravolgere la gestione del campo sportivo. La procura di Napoli aveva sequestrato la società sportiva del camorrista Castrese Parigliola (ora al 41 bis) affidando la squadra di calcio a “Sos Impresa”…”

Questa una breve sintesi dei fatti. Tornando alla reazione del M5S, sul blog il leader Beppe Grillo pone 8 domande e otto risposte per fare chiarezza sul caso:

1) E’ vero che un consigliere M5S è stato indagato dalla DDA?
Sì, ma va precisato che l’ex consigliere De Robbio è stato espulso dal MoVimento 5 Stelle il 14 dicembre 2015 per comportamenti palesemente non conformi al programma, una decina di giorni prima che ricevesse l’avviso di garanzia.

2) E’ vero che i voti raccolti dall’ ex consigliere De Robbio sono stati determinanti per la vittoria a Quarto?
No è falso. Il M5S ha vinto con il 70.79% dei voti pari a 9.744 preferenze contro i 4.020 degli avversari. L’ex consigliere De Robbio ha raccolto 840 voti.

3) E’ vero che il Sindaco ha ceduto alle richieste dell’ex consigliere De Robbio sullo stadio?
No. Le ha respinte facendo sì che rimanesse in mani pubbliche anziché in mani private.

4) È vero che la camorra condiziona il M5S di Quarto?
Assolutamente no. Le indagini dimostrano che il sindaco e l’amministrazione sono parte lesa e non hanno mai ceduto alle pressioni politiche avanzate dall’ex consigliere De Robbio.

5) Il sindaco non ha mai ceduto alle richieste dell’ex consigliere?
Assolutamente no. Il sindaco si oppose anche alla sua nomina a presidente del consiglio Comunale di Quarto nonostante fosse il più votato.

6) E’ vero che il sindaco di Quarto Rosa Capuozzo è indagata?
No, è parte lesa.

7) Perchè il Sindaco non ha denunciato l’ex consigliere?
Perchè non si è mai manifestata una minaccia tale da evidenziare un reato penale nei suoi confronti ma solo pressioni e richieste di tipo politico. Pressioni e richieste politiche che sono sempre state respinte dal sindaco e l’amministrazione di Quarto, in quanto non in linea con il M5S, il suo programma ed i suoi valori.

8) Il sindaco Capuozzo si è resa disponibile ad essere ascoltata dalla Commissione Antimafia?
Assolutamente sì. Il M5S dal primo momento si è reso totalmente disponibile affinchè l’argomento venisse affrontato in antimafia ascoltando anche il sindaco di Quarto.

Mafia Capitale, condanna in primo grado per Daniele Ozzimo

Mafia Capitale, condanna in primo grado per Daniele Ozzimo
L’ex assessore Daniele Ozzimo (Pd) in una foto di archivio (Ansa)

L’ex assessore del Comune di Roma, Daniele Ozzimo, del Pd, coinvolto nell’inchiesta Mafia capitale, è stato condannato dal gup del tribunale di Roma a due anni e due mesi di reclusione nell’ambito del processo alla presunta cupola romana. La condanna è riferita a uno dei filoni d’inchiesta ed è stata inflitta al primo grado di giudizio. L’ex assessore annuncia appello.

Ozzimo è accusato di presunta corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio. L’ex amministratore della giunta Marino, giudicato col rito abbreviato, è tornato libero il 24 dicembre scorso. L’istanza di scarcerazione fu presentata dopo che era caduta l’accusa di corruzione per asservimento della funzione: ad un riascolto in aula Salvatore Buzzi intercettato diceva Ozzimo non prende soldi”.

L’ex assessore comunale di Roma, dopo la decisione del gup ha annunciato ricorso. “Me lo aspettavo – ha detto Daniele Ozzimo – perché si sa come vanno a finire queste cose in questo Paese. Siamo pronti a presentare ricorso in Appello”.

“E’ stata accolta in toto la tesi della procura ma rimaniamo perplessi davanti alla difficoltà di motivare una sentenza di condanna”, ha invece affermato l’avvocato Luca Petrucci, difensore dell’esponente politico dem. “Una volta in cui la procura riconosce, chiedendo l’assoluzione, che non vi è nessun asservimento della funzione, Ozzimo viene condannato – spiega Petrucci – per aver preso 20 mila euro in campagna elettorale regolarmente registrati, e perché ha chiesto a Buzzi di far lavorare una povera diavola, per altro licenziata 4 mesi dopo, a 300 euro al mese. Credo che sia un monito per la politica italiana e credo che nessun politico ne possa uscire vivo”.

La Nasa scopre eruzioni in altre galassie come Eta Carinae

La Nasa scopre eruzioni in altre galassie come Eta Carinae
(Nasa/Esa)

Sembravano “un’esclusiva” della Via Lattea, ma eruzioni gigantesche simili a quelle avvenute due secoli fa nel sistema stellare Eta Carinae sono state osservate per la prima volta in altre galassie.
Ancora misteriosa sotto molti aspetti, l’eruzione di Eta Carinae che avvenne nel 1840, scagliando nello spazio una massa di materia 10 volte superiore a quella del nostro Sole. A scovare dei possibili gemelli di Eta Carinae è stato Rubab Khan, del Goddard Space Flight Center della Nasa, grazie alle immagini raccolte dai telescopi spaziali Spitzer e Hubble.

Pubblicata sull’Astrophysical Journal Letters, la scoperta potrebbe aiutare a capire l’origene degli “strani” cambiamenti di luminosità di Eta Carinae, come quello che due secoli fa la portò a essere per alcuni anni la seconda più luminosa del cielo.

Quel che si conosce con certezza su Eta Carinae la sua composizione: una coppia di grandi stelle, la maggiore con una massa di 90 volte quella del Sole e una luminosità 5 milioni di volte superiore e la minore ha una massa pari a 30 volte il Sole. Attorno alle due stelle sono visibili grandi nubi di gas prodotte da violentissime esplosioni ripetutesi nel tempo, analoghe a quella avvenuta nel ‘800 ma le cui cause sono ancora in gran parte ignote.

Per tentare di capire questo mistero i ricercatori sono andati alla ricerca di coppie di stelle simili e dopo un lungo lavoro analisi delle foto scattate negli anni dai due telescopi hanno scoperto 5 possibili sosia di Eta Carinae.

Stelle come queste sono molto rare e per trovarle i ricercatori hanno dovuto spingere il loro sguardo al di fuori dei confini della Via Lattea. Le 5 ‘gemelle Eta’ si trovano tutte in altre galassie, a una distanza minima di 15 milioni di anni luce, e per poterle analizzare meglio bisognerà attendere il nuovo potentissimo telescopio spaziale James Webb, della Nasa, la cui messa in orbita è prevista nel 2018.

Ozzano (Bologna), arrestati due topi d'appartamento

Ozzano (Bologna), arrestati due topi d'appartamentoI Carabinieri della stazione di Ozzano dell’Emilia hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di D. D., bolognese del 1977 e S. S. J., nata a San Giovanni in Persiceto nel 1980, accusati di aver commesso un furto in danno di una donna 68enne, nella sua casa di Ozzano il 19 ottobre 2015.

Il provvedimento, emesso dal Gip Letizio Magliaro, è scaturito da una richiesta della procura della Repubblica di Bologna, nella persona del sostituto Roberto Ceroni, che ha condiviso le conclusioni dalle indagini svolte dai  carabinieri di Ozzano sul furto patito dalla donna, che sorprendeva D.D. mentre rovistava in casa sua, dove si era introdotto rompendo una porta finestra.

Le immediate indagini si erano avvalse della preziosa testimonianza di un vicino di casa della vittima, un militare dell’Arma fuori servizio, che, sentite le grida della donna, notava il ladro fuggire con un portagioie in mano e salire su una Renault nera condotta da una donna, di cui riusciva a prendere il numero di targa.

Il D.D., vedendo a distanza l’interessamento dell’uomo, proferiva nei suoi confronti frasi minacciose per indurlo a farsi gli affari propri (del tenore “Fatti i caz.. tuoi che tanto vengo a trovare pure te così poi ti ammazzo”), per allontanarsi repentinamente sulla vettura. I Carabinieri giunti poco dopo, sulla scorta della descrizione fornita dal collega, si facevano l’idea che il malfattore potesse essere il D.D., noto pluripregiudicato per reati contro il patrimonio, peraltro da loro visto nei giorni precedenti circolare in zona.

Un immediato sopralluogo presso l’abitazione del D.D. permetteva di constatare la presenza proprio della Renault nera usata per la fuga, poi risultata intestata a D.S.J., consorte del D.D.. Completati gli accertamenti, i militari deferivano la coppia per furto in abitazione in concorso.

Il curriculum criminale dei due, spiegano i militari, entrambi pluricondannati per reati contro il patrimonio, compresi rapine e furti in abitazione, reiterati con costanza negli ultimi 10 anni,  e le modalità esecutive del reato, compiuto in  pieno giorno e con il concreto rischio di poter essere sorpresi dagli abitanti della casa, sono state poste dalle Autorità diudiziarie alla base della richiesta e del successivo provvedimento restrittivo, emesso nella convinzione dell’inefficacia di qualsiasi altro provvedimento diverso dalla misura carceraria.

Parigi, un marocchino l'uomo ucciso. Aveva mannaia e bandiera Isis. "Allahu Akbar", poi il fuoco

Parigi, marocchino minaccia commissariato con mannaia e finta cintura esplosiva. Grida "Allahu Akbar". Ucciso
L’uomo ucciso dalla polizia a Parigi.

PARIGI – Sarebbe un marocchino di 20 anni l’uomo ucciso stamane a Parigi dalla polizia davanti al commissariato La Goutte d’Or, vicino Montmartre. La “minaccia” è stata neutralizzata quando l’uomo gridava “Allahu Akbar”.

Il giovane, simpatizzante di Daesh, già noto alla polizia per un furto commesso nel 2013, aveva in mano una mannaia da macellaio. L’arma, che alcuni testimoni affermano di non aver visto in mano all’uomo,  è visibile in una fotografia scattata da una giornalista che abita di fronte e che ha immortalato la scena.

Il grosso coltello appare abbandonato vicino al corpo dell’uomo ucciso, nel canaletto di scolo fra il marciapiede e la strada. Non sarebbe stata una falsa cintura esplosiva a spingere i poliziotti a fare fuoco oggi a Parigi su un uomo ritenuto un possibile kamikaze ma – secondo fonti dell’inchiesta citate dall’Ansa – “una pochette dalla quale spuntavano fili elettrici”.

L’uomo ucciso aveva un foglio con un disegno della bandiera Isis e una rivendicazione manoscritta in arabo, dove si legge di  “atto per vendicare i morti in Siria”, e dove l’uomo giura fedeltà all’autoproclamato califfo dell’Isis, Al-Baghdadi.

Un uomo armato sarebbe entrato nel commissariato del 18esimo arrondissement di Parigi, ma è stato ucciso dalla polizia francese. L’uomo avrebbe gridato l’ormai celebre frase usata dai terroristi jihadisti, “Allahu Akbar”. Secondo quanto riferito dalla polizia, l’uomo aveva una finta cintura esplosiva. La “minaccia”, a un anno esatto dai fatti di Charlie Hebdo, è stata neutralizzata. Non si conoscono ancora le generalità della vittima.

Secondo I-Télé, l’individuo era “entrato con un coltello nel commissariato del quartiere della Goutte d’Or”. Il posto è nel diciottesimo arrondissement, non lontano da Montmartre e dalla basilica del Sacro Cuore, nel nord di Parigi. Secondo quanto riferito dalla polizia a France TV Info, un uomo sarebbe stato abbattuto con colpi d’arma da fuoco.

L’uomo ucciso questa mattina a Parigi, riferisce tuttavia una testimone “non ha avuto in alcun modo un atteggiamento aggressivo”. “Ero a pochi metri di distanza”, racconta. “Ho visto perfettamente quell’individuo avvicinarsi agli agenti schierati all’ingresso. La testimonianza della signora è stata qualche ora dopo smentita da una giornalista che ha immortalato l’uomo con la mannaia in mano.

Quelli gli hanno chiesto di indietreggiare e lui ha fatto due passi indietro, poi ha ricominciato a camminare verso di loro. Aveva le mani alzate e nessun coltello. Ma la polizia ha aperto il fuoco uccidendolo con tre colpi”.

Il portavoce del ministero dell’Interno, che da subito si era mostrato cauto limitandosi a dire che l’uomo indossava “un dispositivo che potrebbe essere una cintura esplosiva”, ha spiegato che “secondo le prime informazioni che ci sono state riferite, l’uomo avrebbe agito da solo”. Sull’accaduto, ha aggiunto, “bisogna essere estremamente prudenti, è presto per parlare di atto terroristico”.

Appena neutralizzato, il corpo dell’uomo è stato fatto perlustrare da un robot degli artificieri francesi che munito di telecamera ha trasmesso le immagini del cadavere. Sotto il giubotto, riferisce la gendarmeria, “è stata trovata una cintura esplosiva”, risultata poi finta.

Cosenza, rapina alla banca Carime. E' caccia al bandito solitario

Cosenza, rapina alla banca Carime. Caccia ai 2 rapinatoriCOSENZA – Sarebbe una sola persona e non due come riferito in un primo momento  a compiere la rapina alla Banca Carime di Cosenza.

Il rapinatore è entrato nell’istituto di credito a metà mattinata e dopo aver fatto la fila come gli altri clienti, è saltato dietro la cassa, ha minacciato gli impiegati e si è fatto consegnare il denaro custodito nelle casse. Circa 1.800 euro, ha riferito la banca.

Il malviventi, entrato con un’arma bianca per bypassare i metal-detector, subito dopo il colpo è scappato via a piedi, anche agevolato dall’isola pedonale. Non è chiaro se fuori dalla banca, in qualche traversa circostante ci fosse un  complice per prelevarlo e portarlo lontano dall’area della rapina che, com’è noto, è zeppa di telecamere.

Sono in corso le indagini degli agenti della Polizia di Stato, coordinati dal questore Luigi Liguori. Gli investigatori stanno visionando le immagini di videosorveglianza nonché ascoltando possibili testimoni e dipendenti della banca.

Il bottino è stato quantificato in circa 2mila euro. L’uomo solitario ha fatto perdere le proprie tracce. La polizia gli dà la caccia.

Attentato in Libia, decine di poliziotti uccisi a Zliten

Attentato in Libia. Un giovane ferito nell'attentato a Zliten con la maglia "Italia"
Un giovane ferito nell’attentato a Zliten in Libia con la maglia “Italia” (Reuters)

Un camion imbottito di esplosivo è stato lanciato contro un centro addestramento di Al-Jahfal della polizia a Zliten, a nord della Libia, ha provocato la morte di almeno 60 poliziotti. A fornire il bilancio delle vittime sono fonti ufficiali libiche.

Ma i feriti nel centro di addestramento di Al-Jahfal sono comunque decine: il sito di Al Jazeera scrive che tutti i quattro ospedali della zona sono in emergenza in seguito all’attentato, mentre Russia Today dice che l’ospedale di Misurata, che dista 60 chilometri da Zliten, ha chiesto ai cittadini di donare sangue.

Il camion-bomba è stato una “operazione di martirio”, secondo Aamaq, gruppo editoriale collegato all’Isis. L’attacco sarebbe stato poi rivendicato da Daesh. Un azione di morte che è una chiara ritorsione contro il nuovo governo di unità nazionale voluto dall’Onu per la Libia. Governo che ha messo d’accordo Tobruck e Tripoli per affrontare la grave crisi in cui versa il paese.

Garbagnate Milanese, stalking contro la moglie. Arrestato

Paternò (Catania), ragazzo armato forza casa dell'ex. Arrestato per Stalking | Garbagnate MilaneseDal 2011 si sarebbe reso presunto autore di maltrattamenti e atti persecutori nei confronti della moglie D.K., 42enne impiegata di Garbagnate Milanese, la quale aveva sempre sporto le denunce presso i carabinieri di Garbagnate. Diffidato dall’autorità giudiziaria ad avvicinare la donna, sotto le feste di Natale l’uomo l’avrebbe ancora tallonata e minacciata, ma i carabinieri questa volta hanno fatto scattate le manette ai polsi e lo hanno tradotto ai domiciliari.

Il protagonista è un 46enne, R.R, nullafacente e già noto alle forze dell’Ordine. A seguito delle diverse informative inoltrate dai carabinieri di Garbagnate, la Procura della Repubblica di Milano aveva iscritto nel registro delle notizie di reato il marito della donna, giungendo anche ad una condanna da parte del Tribunale il 18 dicembre 2013, alla pena di 1 anno e 5 mesi per i reati nei confronti della moglie.

Attualmente, l’uomo era sottoposto ad indagini preliminari per ulteriori analoghi episodi avvenuti nel 2013, eventi per i quali il Tribunale di Milano gli aveva notificato il divieto di avvicinamento alla moglie ed ai luoghi da lei frequentati.

Nelle scorse festività natalizie, l’uomo aveva reiterato le solite condotte, avvicinandosi all’abitazione della moglie, minacciandola anche tramite telefonate.

A questo punto, i militari di Garbagnate Milanese, che monitoravano gli spostamenti del soggetto, hanno informato tempestivamente il Tribunale circa la violazione degli obblighi da parte dell’uomo. A seguito di questa ulteriore informativa, il tribunale milanese nella il 5 gennaio scorso ha emesso un ordine di custodia cautelare in regime degli arresti domiciliari nel comune di Lissone, sempre nel Milanese.

I carabinieri, da subito si sono messi alla ricerca dell’uomo per eseguire l’ordinanza e nella mattinata di ieri, dopo averlo localizzato in un appartamento a Lissone, lo hanno dichiarato in arresto collocandolo in regime di detenzione domiciliare.

Milano, acciuffati 2 rapinatori seriali dei taxisti. Sono pregiudicati

taxisti MilanoMILANO. E’ terminato ieri sera l’incubo dei taxisti del capoluogo meneghino quando i Carabinieri del Comando Provinciale di Milano hanno tratto in arresto, per concorso in rapina aggravata, due pregiudicati del luogo presunti autori di rapine in danno di taxisti milanesi. 

Ulteriori particolari saranno resi noti nel corso del consueto incontro giornaliero con i giornalisti alle ore 12,00 in Via della Moscova 21, presso la Sala Stampa del Comando Provinciale Carabinieri di Milano.

Reggio Calabria, picchia fratello e gli prende la moto. Arrestato

Reggio Calabria, picchia fratello e gli prende la moto. ArrestatoREGGIO CALABRIA – Un uomo di 53 anni, è stato arrestato dai carabinieri a Reggio Calabria per rapina ai danni del fratello, titolare di una concessionaria. Secondo quanto ricostruito dai militari, il cinquantatreenne, C.D., avrebbe prima colpito al volto il fratello con un oggetto contundente, per poi portargli via uno scooter, privo di targa, che era esposto per la vendita nella concessionaria di auto. L’episodio è stato denunciato ai carabinieri, i quali hanno poi trovato lo scooter nel garage dell’uomo e tratto in arresto. Ancora ignote le cause dell’aggressione.

Palmi (Rc), con l'auto contro guardarail, muore Rosario Ciancio

Reggio Calabria, con l'auto contro il guardarail. Muore 29enne Rosario Ciancio
La vittima, Rosario Ciancio (fb)

PALMI (REGGIO CALABRIA) – Un giovane di 29 anni, Rosario Salvatore Ciancio, è morto in un incidente stradale avvenuto nel tratto dell’Autostrada A3 Salerno – Reggio Calabria, tra Palmi e Gioia Tauro.

Rosario Ciancio, di Palmi, era alla guida della sua Fiat 500 quando il mezzo, per cause ancora in corso di accertamento, si è scontrato contro il guardrail. Violento l’impatto. Il ventinovenne è morto all’istante.

Sul posto sono intervenuti gli agenti della polizia stradale che ha effettuato i rilievi, i sanitari del 118, i vigili del fuoco e il personale dell’Anas che ha ripristinato la circolazione stradale.

Sgomento tra i suoi amici su Facebook. “Buon viaggio amico mio latino..- scrive la sua amica Noemy – “Vivrai dentro il mio cuore. Ciao amico.. Rosario Ciancio”.

Istat: Disoccupazione all'11,3, ai minimi da 3 anni

disoccupazione lavoroIl tasso di disoccupazione a novembre 2015 si attesta all’11,3%, toccando i minimi da 3 anni, ovvero dal novembre del 2012. Cosi’ l’Istat diffondendo i dati provvisori sul mercato del lavoro. Le persone in cerca di occupazione sono 2.871.000 in calo di 48.000 unità su ottobre e di 479.000 unità su novembre 2014.

A novembre gli occupati sono cresciuti di 36.000 unità su ottobre (+0,2%) e di 206.000 su novembre 2014 (+0,9%). Lo rileva l’Istat sulla base dei dati provvisori, spiegando che gli occupati complessivi nel mese erano 22.480.000. I disoccupati sono diminuiti su base tendenziale di 479.000 unità (-14,3%) mentre gli inattivi sono aumentati di 138.000 unità.

Aumentano dipendenti permanenti, calano a termine – La crescita dell’occupazione nel mese di novembre è determinata dall’aumento dei dipendenti permanenti e degli indipendenti mentre “calano i dipendenti a termine”,  rileva l’Istat spiegando che a novembre i dipendenti a tempo indeterminato sono cresciuti di 40.000 unità su ottobre (+0,3%) mentre quelli a termine sono diminuiti di 32.000 unità (-1,3%). Gli indipendenti registrano nell’ultimo mese un aumento dello 0,5% (+28.000). Su base annua i dipendenti a tempo indeterminato sono cresciuti di 141.000 unità (+106.000 quelli a termine).

Soddisfatto il premier Matteo Renzi che sottolinea come il “Jobs Act funziona”. “L’Italia riparte, riparte dal lavoro. E’ la volta buona”.

Cosenza, la Finanza sequestra 26 tonnellate di pellet

Cosenza, la Finanza sequestra 26 tonnellate di pelletVentisei tonnellate di pellet sono state sequestrate dalla Guardia di finanza di Cosenza perché prive della certificazione sulla sicurezza.

I finanzieri hanno fermato un camion sulla statale 106 ed hanno scoperto il pellet nascosto tra un carico di segatura essiccata e compressa in forma di piccoli cilindri. Le Fiamme gialle si sono insospettite dopo aver compiuto verifiche sulla documentazione di trasporto.

L’autotrasportatore è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Cosenza.

Corbelli: "Si farà il cimitero dei migranti". Si parte con 4 mln

Franco Corbelli nell'area dove sorgerà il cimitero internazionale dei migranti
Franco Corbelli nell’area dove sorgerà il cimitero internazionale dei migranti a Tarsia (Cosenza)

Il cimitero dei migranti si farà. Lo rende noto Franco Corbelli, leader del Movimento Diritti Civili. I lavori cominceranno a fine gennaio. L’opera sarà realizzata a Tarsia, in provincia di Cosenza.

Il cimitero, che verrà realizzato dal Comune di Tarsia, Regione Calabria e lo stesso Movimento Diritti Civili, prevede un investimento complessivo di 4 milioni di euro. L’iniziativa è stata possibile grazie alla “sinergia economica” tra Regione e ministero dell’Interno. La prima fase riguarderà l’acquisizione dei terreni, le opere di sbancamento e la realizzazione della recinzione.

Poi si dovrebbe procedere con la costruzione dei loculi e la tumulazione di centinaia di immigrati, donne uomini e bambini, molti dei quali senza un nome, che troveranno riposo eterno nel cimitero internazionale di Tarsia, centro a trenta chilometri da Cosenza.

L’opera è stata fortemente voluta da Franco Corbelli, da sempre impegnato in difesa dei più poveri e delle fasce più deboli. Il leader del Movimento Diritti Civili nei mesi delle drammatiche traversate di immigrati nel Mediterraneo, – dove negli ultimi anni sono morte migliaia di persone – ha sensibilizzato più volte la Regione Calabria e il presidente Mario Oliverio affinché si esprimesse a favore dell’iniziativa. Favorevole anche il sindaco di Tarsia che ha dato l’ok per la location.

Il cimitero internazionale dei migranti sorgerà a breve distanza dal campo di concentramento nazista di Ferramonti, luogo dove vennero trucidati migliaia di ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale. Ogni anno, il 27 gennaio, Giornata della Memoria, a Ferramonti di Tarsia ci sono pellegrinaggi per onorare le vittime del nazismo. L’inizio dei lavori del cimitero dei migranti appare non casuale. Dagli anni a venire chiunque potrà posare un fiore anche sulle tombe ignote di persone che speravano in un futuro migliore.

Mattia Vangieri forse morto per "bravata" o spinto giù scambiato per un ladro

San Giorgio Albanese, 16enne precipita da balcone e muore
Il giovanissimo Mattia Vangieri in due belle immagini dal suo profilo Facebook

SAN GIORGIO ALBANESE (COSENZA) 7 gennaio 2016 – Probabilmente il giovane Mattia Vangieri, il 16enne morto nella notte dell’Epifania cadendo dal balcone di un palazzo a San Giorgio Albanese, è rimasto vittima di una bravata” tra amici.

Un gioco pericoloso tra coetanei che avrebbe spinto una piccola comitiva di amici a “scalare” le palazzine di notte, saltando da un balcone all’altro e magari salire sui tetti. “Sfide” di coraggio tra giovanissimi, pericolose ma che a quell’età è possibile fare.

Così come non è da escludere un’altra più drammatica e ipotetica conclusione: che il ragazzo sia volato giù per mano di terze persone. Qualcuno, che scambiandolo di notte per un ladro, abbia agito d’impulso spingendolo nel vuoto. Due ipotesi tutte da accertare; l’ultima da prendere con le pinze perché si tratterebbe di omicidio. Gli inquirenti, del resto, non escludono nessuna pista.

Il procuratore di Castrovillari, Eugenio Facciolla ha riferito all’Agenzia Italia che “stiamo cercando di capire cosa ci facesse quel ragazzo nei pressi di un’abitazione che non era la sua”.

“Probabilmente il giovane non era da solo – ha aggiunto Facciolla – e stiamo cercando di individuare i soggetti che potevano essere con lui, dopo che il ragazzo era stato ad una festa”.

“Abbiamo appurato – prosegue il procuratore – che ha ceduto una tettoia, e che quindi il giovane è caduto e dai primi riscontri dell’autopsia non ci sarebbero dubbi sulla morte da caduta“. “Se si trattasse di una bravata o di altro – conclude Eugenio Facciolla – non lo sappiamo ancora, ma ogni ipotesi è al vaglio“. 

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6 gennaio 2016 – Mattia Vangieri, un giovane di soli 16 anni, è morto precipitando mentre stava cercando, probabilmente, di salire sul balcone di una palazzina in via Matteotti a San Giorgio Albanese, in provincia di Cosenza.

Sul fatto indagano i carabinieri della stazione di San Giorgio Albanese e della compagnia di Corigliano. La morte, che risalirebbe nella tarda notte dell’Epifania, sarebbe avvenuta per cause accidentali, ma i militari vorrebbero capire perché la vittima, definita da tutti un “bravo ragazzo”, si trovasse nell’edificio che non è nella sua zona di residenza e dove non abitano suoi amici. Il corpo è stato trovato stamani.

Il giovane, da quanto trapelato, era andato a una festa con amici per festeggiare la Befana. Intorno alle 2 sarebbe stato visto in piazza. Non rientrato a casa, sono scattate le ricerche e solo stamani è stato rinvenuto cadavere in una zona del centro arbereshe.

Gli inquirenti cercano di risalire agli amici che erano con lui la scorsa notte per avere un quadro più chiaro del dramma che ha scosso tutta una comunità. La procura della Repubblica di Castrovillari guidata da Eugenio Facciolla ha disposto l’autopsia sul corpo del giovane.

Mattia Vangieri era al terzo anno del liceo scientifico di Acri. Sul suo profilo Facebook appare un ragazzo dalla faccia pulita, sempre sorridente, che amava la vita. Straziati familiari, parenti e amici che non riescono a capacitarsi della tragedia.

“Purtroppo – scrive il su amico Christian su Facebook – se ne vanno sempre i migliori. Ma un affetto sincero non morirà mai. Il ricordo delle persone che ci sono state care vivrà per sempre nei nostri cuori: più forte di qualsiasi abbraccio, più importante di qualsiasi parola. R.I.P Mattia”. [aggiornato il 7 gennaio 2016]

Colonia, decine di donne violentate da branco di 1000 islamici

Colonia, decine di donne violentate da branco di 1000 islamici
La stazione a Colonia durante i festeggiamenti di Capodanno (photo Hans Paul Enterprise)

Un migliaio tra arabi e nord-africani, ospiti come rifugiati a Colonia, in Germania, hanno fatto vivere a Capodanno da incubo a decine di donne, molestandole, palpeggiandole e in alcuni casi stuprandole. Probabilmente tutti islamici, hanno fatto ciò che nei loro paesi è più vietato che in occidente: bere, ubriacarsi, rapinare e stuprare le donne (degli altri).

La polizia tedesca è al lavoro per individuarli dopo circa un centinaio di denunce nei giorni subito dopo aver subito violenza. Si parla di 167 denunce al momento. Intanto la Germania è scossa e ci sono furenti polemiche, indirizzate sopratutto alla cancelliera Merkel, per l’accoglienza dei migranti e le sue politiche sull’immigrazione.

Gli aggressori assalivano le loro vittime tra la stazione ferroviaria e il duomo di Colonia. Le donne, uscite in piazza per festeggiare il nuovo anno, riferisce la polizia, sono state accerchiate, aggredite e rapinate da circa un migliaio di uomini che si erano organizzati in piccoli gruppi.

E’ stato accertato dalla polizia tedesca che erano giovani tra i 15 e i 35 anni, dall’aspetto nordafricano e mediorientale. La Germania, che ha accolto nell’anno appena concluso un milione di rifugiati, è sotto choc. La cancelliera Angela Merkel ha espresso “indignazione” e ha chiesto “una risposta ferma” contro i “predatori” di Capodanno.

La polizia di Colonia ritiene che gli aggressori fossero organizzati, almeno 1.000 e che abbiano agito in piccoli gruppi, che circondavano donne isolate anche con lo scopo di rapinarle. Tre di loro sono stati identificati, ma non ancora arrestati.

Nell’annunciare le novità il ministero dell’interno del Land Renania-Vestfalia e la polizia hanno aggiunto che nessuno è ancora stato arrestato e che si sta indagando su una rete criminale proveniente dalla vicina città di Duesseldorf, che dista una quarantina di chilometri.

L’aggressione di massa in Germania sta dividendo gli animi e ha scatenato anche polemiche dai toni accesi sull’immigrazione e l’accoglienza dei rifugiati dopo che alcune delle vittime hanno riferito di aggressori dall’apparenza “araba o nordafricana”.

Almeno una delle circa 90 donne che hanno sporto denuncia ha denunciato di essere stata violentata. Il tipo di incidenti, secondo la polizia, è simile ad altri avvenuti, su scala minore, a Duesseldorf, dove in passato delle donne sono state distratte con violente molestie sessuali mentre venivano derubate. Le polizie delle due città renane stanno collaborando da alcune ore su questo caso.

Colonia e l’intera Germania sono sotto shock per il capodanno da incubo in cui sono incappate decine di donne che hanno avuto la sventura di attraversare la piazza della stazione centrale di Colonia nella notte di San Silvestro. Circondate, molestate sessualmente, palpeggiate, derubate di soldi e telefonini da uomini ubriachi radunatisi nella piazza che si estende tra lo scalo ferroviario e il duomo.

Secondo quanto riferito dalla polizia, erano un migliaio, imbottiti di alcool, senza più freni e controlli. Hanno sparato una “quantità inaudita” di petardi e fuochi d’artificio, anche ad altezza d’uomo, creando panico. Poi la massa si è frantumata in gruppi più piccoli, che hanno circondato le donne compiendo quello che il capo della polizia di Colonia, Wolfgang Albers, ha definito “pesanti delitti sessuali di una dimensione completamente nuova”. Di certo finora sconosciuta in Germania.

Le testimonianze sono sconvolgenti. “Non siamo di fronte a 1.000 colpevoli”, ha precisato Albers in conferenza stampa ricostruendo la dinamica degli eventi, ma è impossibile e prematuro fornire una cifra precisa. Il numero delle denunce presentate aumenta di ora in ora.

Eurostat: Italia maglia nera per "cervelli" senza lavoro

Eurostat: Italia maglia nera per "cervelli" laureati senza lavoroPoco più di metà dei laureati italiani (il 52,9%) risulta occupato entro tre anni dalla laurea, il dato peggiore nell’Unione europea dopo la Grecia: è quanto risulta da statistiche Eurostat, secondo le quali la media dell’Ue a 28 nel 2014 è dell’80,5%. Per i diplomati la situazione è peggiore con solo il 30,5% che risulta occupato a 3 anni dal titolo (40,2% nei diplomi professionali).

Nel complesso le persone tra i 20 e i 34 anni uscite dal percorso formativo occupate in Italia nel 2014 erano appena il 45% contro il 76% medio in Europa, indietro quindi di oltre trenta punti rispetto l’Ue a 28. In particolare il dato complessivo è lontano da quello tedesco (90%) e britannico (83,2%) ma anche da quello francese (75,2%). L’Italia è in ritardo sia sull’occupazione dei diplomati (per i diplomi non professionali si registra appena il 30,5% di occupati a tre anni dal titolo contro il 59,8% medio Ue e il 67% della Germania) che su quella dei laureati.

Per l’educazione terziaria (dalla laurea breve al dottorato) l’Italia si situa, secondo Eurostat, sempre al penultimo posto dopo la Grecia con il 52,9% (93,1% la Germania). Per l’Italia si è registrato un crollo per la percentuali di occupazione dopo il titolo con la crisi economica e la stretta sull’accesso alla pensione che ha tenuto al lavoro la fascia di età più anziana. In particolare tra il 2008 e il 2014 la media di giovani occupati a tre anni dal titolo nell’Unione europea è scesa di otto punti, dall’82% al 76% mentre in Italia è crollata di oltre venti punti dal 65,2% al 45%.

Nello stesso periodo in Germania la percentuale è cresciuta dall’86,5% al 90% mentre in Francia è passata dall’83,1% al 75,2%. Nel Regno Unito la percentuale è rimasta stabile passando dall’83,6% all’83,2%. In genere i tassi di occupazione dei laureati sono superiori a quelli dei diplomati (questi ultimi risentono del tipo di diploma con un’occupabilità più alta per i titoli professionali) ma l’Italia è all’ultimo posto in graduatoria nella percentuale di giovani laureati.

Secondo le statistiche Eurostat riferite al 2014 sui giovani nella fascia tra i 30 e i 34 anni gli italiani hanno la maglia nera per l’educazione terziaria con appena il 23,9% di laureati a fronte del 37,9% della media Ue. Il dato è migliorato rispetto al 19,2% del 2008 ma meno di quanto abbiano fatto in media gli altri paesi Ue (la percentuale era al 31,2% nel 2008 ed è quindi cresciuta di oltre sei punti).

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