13 Ottobre 2024

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Oliverio: “Con Psr 2014/20 puntare su agricoltura innovativa”

Oliverio: “Con Psr 2014/20 puntare su agricoltura innovativa”CATANZARO – “Il presidente della Regione Mario Oliverio ha concluso nella sede della “Cittadella”, i lavori della quarta tappa del “Road Show” di “Fieragricola”, manifestazione internazionale che promuove la tecnologia e l’innovazione in agricoltura, che si terrà a Verona dal 3 al 6 febbraio prossimi”. All’evento hanno preso parte numerosi imprenditori agricoli, rappresentanti delle organizzazioni di categoria e alcuni istituti scolastici dei settori agrario e tecnico.

“Oliverio, nel prendere la parola – è scritto in una nota – ha sottolineato come Fieragricola rappresenti un’occasione molto importante per l’agroalimentare calabrese, e per far incontrare l’agricoltura con la tecnologia, l’innovazione e lo sviluppo”. “Con le scelte effettuate nella stesura del nuovo Programma di Sviluppo Rurale 2014/2020 – ha affermato Oliverio – abbiamo puntato fortemente sull’innovazione per rendere più competitiva la nostra agricoltura, sul potenziamento e la valorizzazione delle filiere produttive, e sul ricambio generazionale in agricoltura.

Un Psr Calabria che, dopo il Comitato di sorveglianza del prossimo febbraio, entrerà nella fase operativa, per la quale abbiamo programmato una governance snella ed efficace, che dia risposte certe e celeri e che permetta di erogare le risorse in tempi ragionevoli e utili. I giovani, in particolare, saranno supportati con premialità molto importanti per quanto riguarda l’insediamento in agricoltura, e con il sostegno fino al 70% degli investimenti. Saremo certamente presenti a Verona a Fieragricola con la nostra agricoltura e soprattutto con le nostre aziende, e accoglieremo di buon grado altre iniziative di questo genere in Calabria, che offrono ai nostri imprenditori e ai potenziali imprenditori importantissime informazioni ed opportunità di crescita e di sviluppo”.

Il presidente ha poi ascoltato gli interventi degli studenti e dei docenti presenti in sala. “Dopo aver chiuso in maniera performante la programmazione 2007/2013 dei fondi comunitari – ha spiegato il direttore generale del dipartimento Carmelo Salvino – adesso puntiamo a valorizzare le aree interne, a dare valore aggiunto alle produzioni agricole calabresi e a favorire l’occupazione giovanile. Anche per questo la Regione si sta adoperando per affrontare al meglio le problematiche relative all’accesso al credito. Fieragricola è molto importante per conoscere agli imprenditori le nuove tecnologie, indispensabili per la competitività della nostra agricoltura”.

Milano, controlli a tappeto dell'Arma. Arrestati 4 ricercati

Milano, controlli a tappeto dell'Arma. Arrestati 4 ricercati
Piazzale Corvetto a Milano

MILANO – Ieri sera, durante un servizio di controllo straordinario del territorio nel Quartiere “Corvetto”, i Carabinieri del comando provinciale di Milano hanno arrestato 4 ricercati che si erano volontariamente sottratti all’espiazione di provvedimenti definitivi di pena emessi dall’Autorità giudiziaria.

In particolare sono stati assicurati alla Giustizia due pregiudicati italiani, uno di 48 anni ed uno di 31, entrambi ricercati in quanto colpiti da una pena definitiva di otto mesi di reclusione per violazione delle norme in materia di porto delle armi e la detenzione delle sostanze stupefacenti.

Allo stesso modo, sono incappati nei controlli e quindi tratti in arresto in quanto ricercati, un 52enne, originario della Romania che doveva scontare 11 mesi di reclusione per resistenza e violenza a pubblico ufficiale ed un filippino 50enne su cui pendeva la condanna definitiva di 1 anno di reclusione per lesioni personali.

Nel corso dei controlli sono stati inoltre denunciate in stato di libertà 4 persone di cui due per porto abusivo di coltello e due soprese alla guida senza patente, in quanto mai conseguita.

Sono stati verificati, inoltre, 3 locali pubblici ed identificate 44 persone di cui 19 con precedenti di polizia. I militari dell’Arma di via Moscova proseguono a ritmo serrato l’attività di controllo e prevenzione presidiando le zone “più calde” della metropoli.

Libia, il premier designato Fayez Sarraj "è sfuggito ad attentato"

Libia, presidente designato Fayez Sarraj "sfuggito ad attentato"
Il presidente designato della Libia, Fayez Sarraj

Il premier designato del nascente “governo di accordo nazionale” libico, Fayez Sarraj, è “sfuggito a un tentativo di assassinio” ieri “quando il convoglio di auto su cui viaggiava è finito sotto il tiro di armi da fuoco sulla via verso Misurata”: lo sostiene l’agenzia egiziana Mena citando una “fonte ben informata”.

Nel testo diffuso la notte scorsa, la Mena precisa che Fayez Sarraj proveniva da Zliten dove aveva presentato le condoglianze del proprio esecutivo per le decine di vittime dell’attentato con camion-bomba rivendicato dall’Isis contro un centro di addestramento della polizia, Al-Jahfal.

La fonte ha precisato che Fayez Sarraj ha interrotto lo spostamento a Misurata con l’intenzione di compierlo in elicottero. L’Isis in Libia, come noto, controlla centinaia di chilometri di costa della Libia centrale e ha compiuto attentati in diversi punti del paese, tra cui quello al centro addestramento di Polizia dove sono stati uccisi una sessantina di poliziotti.

Guidonia (Roma), sequestrate 120 tonnellate cibo avariato

Guidonia (Roma), sequestrate 120 tonnellate cibo avariato
Un frame del video dei Nas del sequestro a Guidonia

GUIDONIA (ROMA) -Centoventi tonnellate di cibo avariato destinato ai ristoranti etnici della capitale sono state sequestrate dai Nas a Guidonia (Roma in un deposito di 500 mq appartenente ad un’azienda commerciale di vendita all’ingrosso di alimenti.

Il titolare, un extracomunitario, è stato denunciato e sono state elevate sanzioni per 3.000 euro. Il valore commerciale degli alimenti e dell’immobile sottoposti a sequestro, è stato stimato in circa € 1.300.000. Il cibo era in ambienti malsani con escrementi di roditori e volatili.

Lecce, catturato Fabio Perrone, l'ergastolano evaso. VIDEO

Un frame video della Polizia di Stato mostra un momento della cattura di Fabio Perrone (riquadro)
Un frame video della Polizia di Stato mostra un momento della cattura di Fabio Perrone (riquadro)

Il 6 novembre scorso aveva seminato il terrore all’ospedale di Lecce “Vito Fazzi”, sparando a destra e a manca dopo aver “sfilato” la pistola ad un agente di polizia penitenziaria. Bilancio tre feriti. Poi la fuga rocambolesca dell’ergastolano 42enne Fabio Perrone, su di un’auto sottratta a una signora davanti il nosocomio. Come nei telefilm. In ospedale andò per una colonscopia.

Dopo oltre due mesi di caccia all’uomo, la sua latitanza è finita oggi.  E’ stato trovato a Trepuzzi (Lecce) da agenti della squadra mobile della Questura di Lecce e da agenti della polizia penitenziaria, in casa di alcuni parenti nel suo paese di origine. E’ stato arrestato anche la persone che ospitava Perrone in casa: si tratta di Stefano Renna, di 32 anni, incensurato.

Fabio Perrone era dunque nascosto nel suo paese natale, ed era vestito e armato, anche con un kalashnikov, pronto a sparare. ha tentato di fuggire ma è stato bloccato sul terrazzo dell’abitazione dove era nascosto, in via 2 giugno.

VIDEO DELL’ARRESTO DEL LATITANTE FABIO PERRONE

La sua è stata una evasione da film con una caccia all’uomo che fino ad oggi ha mobilitato costantemente nella zona polizia, carabinieri e polizia penitenziaria. L’uomo – a quanto si è saputo – è stato costantemente protetto nel corso della sua fuga da numerose persone, anche da insospettabili.

Fabio Perrone era evaso il 6 novembre 2015, dopo aver ferito in maniera lieve tre persone utilizzando una pistola sottratta ad uno degli agenti di polizia penitenziaria che lo avevano condotto al terzo piano dell’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce – dal carcere di Borgo san Nicola a Lecce – per essere sottoposto ad un esame medico, una colonscopia. L’uomo durante la fuga si era impossessato di una Yaris, sottratta durante la rocambolesca fuga ad una donna alla quale aveva puntato la pistola alla tempia, nel parcheggio dell’ospedale.

Perrone quel giorno avrebbe agito senza premeditazione: infatti sebbene la visita specialistica fosse da tempo fissata, nella casa circondariale di “Borgo San Nicola”, dove era detenuto Perrone, era stato comunicato solo la sera prima che la mattina seguente sarebbe stato condotto in ospedale. L’uomo, quindi, avrebbe agito al momento, approfittando di alcune circostanze e qualcuno lo ha poi aiutato nel periodo di latitanza. Fabio Perrone, vicino alla organizzazione mafiosa Sacra Corona Unita, nel marzo del 2014 aveva freddato un uomo nel bagno di un bar e per questo stava scontando l’ergastolo.

Reggio Calabria, arrestato presunto membro clan "Ficara-Latella"

Reggio Calabria, arrestato presunto membro clan "Ficara-Latella" Demetrio Domenico PraticòI carabinieri di Reggio Calabria hanno arrestato Demetrio Domenico Praticò, reggino di anni 54, già noto alle forze dell’ordine. L’uomo è ritenuto dagli inquirenti organico alla ‘ndrina “Ficara-Latella”, attiva nella zona sud di Reggio Calabria.

Le accuse per Praticò sono di associazione di tipo mafioso, detenzione illegale di armi, munizioni, materiale esplodente e ricettazione.

I militari hanno eseguito l’ordine di carcerazione emesso dalla procura generale della Repubblica presso la corte d’Appello di Reggio Calabria, dovendo l’uomo scontare la pena residua di 5 anni, 11 mesi e 26 giorni di reclusione, per i fatti commessi nel 2010, nell’ambito dell’operazione di polizia giudiziaria convenzionalmente denominata “Piccolo Carro”, effettuata dal Nucleo investigativo del comando provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria.

Messico, catturato "El Chapo" della droga. VIDEO

Messico, catturato il signore della droga El Chapo Joaquin Guzman
Un momento della cattura in Messico del signore della droga El Chapo, al secolo Joaquin Guzman

Il signore della droga, Joaquìn Guzmàn, detto “El Chapo”, è stato catturato. A darne l’annuncio via Twitter, il presidente messicano Enrique Peña Nieto che ha detto esultante: “Missione compiuta. Lo abbiamo catturato”.

Il portavoce della polizia federale messicana Jose Ramon Salinas ha confermato la cattura di Guzmàn.  Soprannominato “Shorty” per la sua altezza, Guzman è riuscito a evadere due volte dalle carceri messicane. La prima fuga è stata nel 2001 da un carcere di massima sicurezza. Da quanto si racconta, “El Chapo” si era nascosto in un carretto della lavanderia.

L’altra fuga è avvenuta dal carcere di massima sicurezza di Almoloya de Juarez. Qui il signore della droga ha attraverso un tunnel sotterraneo lungo un miglio per poi farsi trovare 140 chilometri a nord di San Juan del Rio, dove due piccoli aerei attendevano il suo arrivo.

VIDEO DELLA CATTURA

Da allora, si era dato alla macchia nascosto in diversi luoghi, tra cui l’Argentina. Nel mese di ottobre, le autorità messicane hanno rivelato che erano sulle tracce di El Chapo, ma un blitz fallì. Lo scorso autunno 34 persone vennero arrestate perché ritenute complici nelle fughe e nei traffici di Guzman.

Joaquin Guzman è a capo del cartello di Sinaloa, conosciuto anche come organizzazione Guzmán-Loera. Si tratta di uno dei più potenti cartelli di trafficanti di droga al mondo che opera nello Stato di Sinaloa, Sonora e Chihuahua.

L’organizzazione gestisce un traffico di droga imponente che negli ultimi anni ha iniziato ad estendersi anche in Europa (Francia, Regno Unito, Paesi Bassi).

Secondo la rivista Forbes El Chapo recentemente, si sarebbe anche infuriato con i miliziani dell’Isis ritenuti responsabili di aver distrutto i carichi di droga in Medio Oriente.

Egitto, assalto Daesh al resort. Feriti due turisti. Uccisi 2 terroristi

Egitto, assalto Daesh al resort. Feriti due turisti. Uccisi 2 terroristi
Hurghada, località sul Mar Rosso in Egitto dov’è avvenuto l’attacco terroristico

Tre uomini armati hanno attaccato l’hotel “Bella Vista” a Hurghada, località balneare egiziana sul Mar Rosso. Nel corso dell’assalto sarebbero rimasti feriti due turisti stranieri, secondo quanto riferito da fonti del personale dell’albergo all’edizione on-line del quotidiano “al-Ahram”. I feriti sarebbero stati accoltellati. Si tratta di una turista danese e di un tedesco.

Stando a quanto trapelato dagli ambienti delle forze di sicurezza locali, si tratterebbe di un commando formato da tre terroristi armati, che sarebbero arrivati via mare: gli assalitori avrebbero aperto il fuoco all’ingresso della struttura. L’intera zona è stata isolata dal resto della cittadina. Non vi sarebbero stati ostaggi.

Nell’intervento delle forze speciali egiziane, due dei tre assalitori sarebbero stati uccisi, secondo testimoni citati dal sito “Al Ahram”. Secondo l’emittente araba “Al Jazeera”, i poliziotti avrebbero recuperato una cintura esplosiva.

L’attacco è avvenuto il giorno dopo che un autobus turistico di israeliani è stato assaltato da uomini armati a Il Cairo, capitale dell’Egitto. I miliziani gli avevano dato fuoco. Nessuno è stato ferito.

Lo Stato islamico dell’Iraq e il Levante (ISIL) – riferisce “Al Jazeera”, ha rivendicato l’attacco al bus del Cairo diretto ai turisti israeliani.

In una dichiarazione su internet è stato detto che l’attacco al bus era stato commissionato dal leader di Daesh Abu Bakr al-Baghdadi. “Colpire gli ebrei ovunque”, era il messaggio.

Non è chiaro se l’attacco al resort “Bella Vista” di Hurghada, sul Mar Rosso in Egitto, sia stato rivendicato dal Califfato Isis, ma dalle modalità tutto lascia presupporre che si tratta di un assalto organizzato. Il fatto che almeno uno dei terroristi avesse una cintura esplosiva appare una “firma” inequivocabile.

Spacciava droga in carcere a Monza complice agente corrotto. Arrestati

Spacciava droga in carcere a Monza complice agente corrotto. Arrestati
Il carcere di Monza

MONZA – Grazie ad un agente di Polizia penitenziaria corrotto, un detenuto nel cercere di Monza riusciva a spacciare droga all’interno dell’istituto di pena. I carabinieri di Milano hanno accertato tutto e li hanno ammanettati entrambi.

L’ordinanza di custodia caustelare è stata emessa giovedì dal gip presso il tribunale di Monza nei confronti di P.S., detenuto italiano di 33anni e di F.M., 40enne, assistente capo del Corpo della Polizia penitenziaria, in servizio presso la Casa Circondariale di Monza. Sono entrambi ritenuti presunti responsabili di concorso in detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio e corruzione.

L’indagine, condotta con il prezioso contributo del personale della Polizia penitenziaria dello stesso Carcere di Monza, e coordinata dalla Procura della Repubblica brianzola, ha avuto origine nell’aprile del 2015 quando, durante una perquisizione presso una delle celle, era stata rinvenuta una Sim Card utilizzata da alcuni detenuti per effettuare comunicazioni non autorizzate con l’esterno.

Sono partiti gli accertamenti che hanno consentito di ricostruire una serie di comunicazioni tra cui, in particolare, quelle indirizzate ai familiari di un detenuto – colpito dall’odierno provvedimento restrittivo – ed acquisire alcuni input informativi circa un “giro” di spaccio all’interno dell’istituto di pena, presumibilmente gestito e riconducibile al suddetto detenuto.

Le indagini, svolte dai militari del Nucleo Investigativo Carabinieri di Milano, condotte anche attraverso delle intercettazioni, hanno permesso di ricostruire il commercio illecito del detenuto, facendo emergere come questi ricevesse l’hashish (un panetto di circa 100/150 gr. ogni mese/due) grazie alla complicità dell’Assistente Capo infedele oggetto del medesimo provvedimento restrittivo.

Il complesso meccanismo di rifornimento della droga e di remunerazione dell’agente penitenziario è stato ricostruito in maniera dettagliata: inizialmente il detenuto impartiva precise istruzioni ai suoi genitori affinché ricevessero, presso il loro panificio di Quarto Oggiaro l’agente, che veniva indicato come “l’uomo delle focacce”, cui dovevano consegnare il denaro necessario ad acquistare lo stupefacente. Successivamente, ricevuto il panetto in carcere e verificato che le cose fossero andate correttamente, il detenuto consegnava all’arrestato una parola in codice (“Ogan”) con la quale recarsi nuovamente al forno per ritirare il prezzo della corruzione, ammontante a 300 euro.

Nel corso delle attività investigativa è emersa un’ulteriore condotta penalmente rilevante a carico dell’Assistente capo. Egli deve rispondere anche di truffa aggravata e di falso ideologico; infatti, tra l’ottobre ed il dicembre 2015, si è assentato indebitamente ed in più occasioni dal servizio, per recarsi in Puglia, presso la propria abitazione, adducendo inesistenti motivi di salute documentati da una serie di certificati di malattia viziati dalla falsità ideologica.

Al riguardo, gli accertamenti svolti dagli inquirenti, hanno permesso di ricostruire come l’Assistente Capo si sia assentato per malattia, dall’inizio del 2013 sino a fine 2015, per 502 giorni, presentando ben 53 certificati medici.

Nella truffa aggravata e nel falso ideologico è coinvolto un medico di famiglia monzese che, al contrario di altri suoi tre colleghi, ha rilasciato i certificati con la consapevolezza della “finta” malattia. La sua posizione è al vaglio dell’Autorità giudiziaria. L’agente di custodia, all’atto del suo arresto, si trovava presso la sua abitazione di Barletta in malattia e per sua esplicita richiesta è stato condotto presso l’istituto di pena militare di Santa Maria Capua Vetere.

Grave incidente stradale a Reggio Calabria, due morti e due feriti

Reggio Calabria, due morti in un incidente stradale sulla 106 a Bocale - Muoiono Eugenio Vadala e Giuseppe Barone - FOTO ARCHIVIO
Incidente stradale (archivio)

REGGIO CALABRIA – Due persone sono morte ed altre 2 sono rimaste ferite in modo serio, in un gravissimo incidente stradale avvenuto sulla statale 106, all’altezza del quartiere Bocale di Reggio Calabria.

Le due vittime sono un ragazzo di 26 anni, Eugenio Vadalà, originario di Lazzaro e un 20enne di Palmi, Giuseppe Barone. Quest’ultimo giovane era uno dei feriti gravi dell’incidente ed è purtroppo deceduto poche ore dopo in ospedale.

Sconosciute le cause del violentissimo impatto frontale. Nell’incidente stradale sono rimaste coinvolte due automobili, una Lancia Y su cui c’era Giuseppe Barone e una Ford Focus a bordo della quale viaggiava Eugenio Vadalà.

A causa dello scontro, una ragazza è rimasta intrappolata nelle lamiere. Sono stati i vigili del fuoco a estrarla viva. La ragazza è ricoverata in ospedale è non sarebbe in pericolo di vita.

Sul posto sono intervenuti gli agenti della polizia stradale per i rilievi del caso, i militari dell’Arma, i vigili del fuoco, i soccorritori del 118 e personale dell’Anas che ha provveduto ha ripristinare la circolazione che ha subìto forti rallentamenti.

Capua (Caserta), un arresto per rapina aggravata

Capua (Caserta), arrestato per rapina aggravata Pasquale Santoro
Il destinatario dell’ordinanza di arresto, Pasquale Santoro

I carabinieri della Compagnia di Capua, hanno eseguito una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di Pasquale Santoro, 26 anni, già detenuto, poiché ritenuto presunto responsabile di rapina aggravata in concorso. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata emessa dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere.

Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore della Repubblica, Giacomo Urbano, sono state avviate a seguito di un tentativo di rapina perpetrata in data 19 febbraio 2015 presso la Farmacia “ De Simone” di Pontelatone, e hanno consentito – spiegano gli inquirenti – di individuare gravi elementi di responsabilità a carico di Pasquale Santoro, il quale, già in data 7 aprile 2015, veniva colpito da medesima misura cautelare.

Successivi sviluppi investigativi hanno permesso di appurare altresì, come l’arrestato, nel corso della stessa serata, subito dopo aver tentato il colpo alla citata farmacia, si fosse reso responsabile di un altrettanta efferata rapina presso la sala scommesse “Game World Intralot” di Macerata Campania, nel corso della quale, sotto la minaccia di una pistola si faceva consegnare la somma di 600 euro. Il provvedimento è stato notificato presso la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere dove Pasquale Santoro è attualmente recluso.

Assenteismo, scoperti furbetti del cartellino al museo di Roma

Roma scoperti assenteisti al museo
Furbetti del cartellino

Puntuali a timbrare il cartellino e altrettanto puntuali ad abbandonare il posto di lavoro magari dopo avere “marcato” la presenza di altri colleghi assenteisti. Nove dipendenti del Museo delle Arti e delle Tradizioni popolari di Roma sono stati smascherati dai carabinieri del Comando Provinciale di Roma: per loro è scattata la misura interdittiva della sospensione dall’esercizio dei pubblici uffici, per la durata di un anno. Assenteismo.

Le indagini, coordinate dalla Procura di Roma e condotte dai Carabinieri del Nucleo operativo di Roma Eur, hanno consentito di accertare come dopo avere timbrato i 9 dipendenti, di età compresa tra i 43 e i 65 anni, si allontanassero dal posto di lavoro oppure timbrassero per conto di altri colleghi che arrivavano più tardi rispetto all’orario previsto o che addirittura non si presentavano al lavoro.

Avviata nel febbraio del 2015, l’attività d’indagine, convenzionalmente denominata “Museum”, è stata svolta attraverso pedinamenti e controlli, con riprese video grazie all’ausilio di videocamere poste in punti nevralgici del Museo, consentendo di accertare un notevole numero di truffe perpetrate dagli impiegati indagati.

Tsunami sul Cesena Calcio: "Frode fiscale da 11 milioni"

Blitz della Finanza sul Cesena Calcio: "Frode da 11 milioni"
Bufera sul Cesena Calcio

CESENA – Riciclaggio, frode fiscale, associazione per delinquere finalizzata all’appropriazione indebita, simulazione di reato e falso in bilancio: sono queste le accuse formulate dagli investigatori della Guardia di Finanza di Cesena che hanno portato al termine l’inchiesta sulla precedente gestione del Cesena Calcio. Coinvolti, tra gli altri, il presidente pro tempore della A.C. Cesena calcio Spa e un imprenditore del settore alberghiero ed edile che opera sul territorio.

L’inchiesta, coordinata dal procuratore della Repubblica di Forlì, Sergio Sottani, ha consentito di accertare una presunta frode fiscale per 11 milioni di euro.

L’ingente mole di documentazione sequestrata nell’aprile del 2014 presso la sede del Cesena, in quelle di numerose società riconducibili direttamente e indirettamente ai due indagati e in alcuni studi di commercialisti e in una societa’ fiduciaria milanese, è stata analizzata dalle fiamme gialle.

Scandagliati oltre mille faldoni di documenti relativi agli apparati contabili di 25 società, eseguiti accertamenti su oltre cento rapporti bancari, riconducibili alle società e ai loro legali rappresentanti, parte dei quali ottenuti, anche, in virtù di una rogatoria internazionale con la Repubblica di San Marino.

Secondo i magistrati, grazie ai numerosi artifici contabili realizzati e all’incredibile volume di fatture per operazioni inesistenti emesse e utilizzate dalle varie società coinvolte nella vicenda penale si ipotizza una frode fiscale per un totale di oltre 11 milioni di euro.

Chieti, ancora truffe col trucco del finto incidente stradale

Chieti, ancora truffe con il trucco del finto incidente stradale
I militari per evitare di essere truffati invitano gli anziani a stare attenti con gli sconosciuti

CHIETI – Alcuni giorni fa un “finto avvocato” era riuscito a truffare un’anziana facendosi consegnare la somma contante di 2.500 euro con il pretesto di doverla utilizzare, a titolo di cauzione, per la liberazione del figlio della donna che sarebbe stato ristretto a seguito di un sinistro stradale, presso un non meglio indicato ufficio di un corpo di polizia.

Ieri, ancora una volta, un “fantomatico assicuratore” è riuscito a portare via 400 euro in contanti ed alcuni oggetti in oro ad una donna di 67 anni di Chieti. Il modus operandi è stato pressoché identico.

L’anziana ha raccontato ai carabinieri della stazione di Chieti Principale – che stanno svolgendo le indagini – di aver ricevuto prima una telefonata a casa. L’interlocutore, presentatosi come assicuratore, la informava che il figlio aveva causato un incidente stradale nel quale erano state coinvolte diverse autovetture e che per evitare ripercussioni di carattere penale era necessario pagare subito i danni alle persone coinvolte per un ammontare di circa 4mila euro.

L’interlocutore precisava che, a breve, sarebbe passato a ritirare il denaro, presso la sua abitazione, un suo collaboratore al quale avrebbe dovuto consegnare quanto richiesto. In effetti, poco dopo, si è presentato alla porta di casa della donna un individuo che, presentatosi come collaboratore dell’assicuratore, si è fatto consegnare il denaro contante a disposizione della donna in quel momento, circa 400 euro, e oggetti in oro di vario genere tali da poter, nel complesso, raggiungere un valore approssimativo di 4mila euro come richiesto dal “fantomatico assicuratore” nel corso della precedente telefonata.

Solo più tardi, l’anziana, dopo essere riuscita a contattare il figlio fino ad allora irraggiungibile, si è resa conto di essere stata truffata decidendo, quindi, di rivolgersi ai Carabinieri per denunciare il fatto.

Ancora una volta i Carabinieri ribadiscono, con particolare attenzione alle persone anziane ed ai loro familiari, di non accettare tali forme di approccio da parte di sconosciuti ma, soprattutto, a non custodire in casa ingenti somme di denaro ed oggetti di valore che possano destare l’attenzione di malintenzionati. In caso di dubbio si potrà contattare immediatamente le Forze di Polizia alle utenze 112 – 113 – 117 che potranno così intervenire tempestivamente.

Omicidio a Lula (Nuoro) ucciso Antonio Longu. Preso killer

Omicidio a Lula (Nuoro) ucciso Antonio Longu. Preso killer Mario Farris
Nel riquadro la vittima Antonio Longu

Un uomo di 71 anni, Antonio Longu, è stato ucciso stamani a Lula (Nuoro) nel cortile della sua abitazione sita in via dei Mille.

La vittima è stata freddata da tre colpi di pistola da distanza ravvicinata. Il movente sarebbe futili motivi: una lite per il posizionamento di un’antenna di condominio.

La persona con cui Antonio Longu avrebbe avuto la lite, sarebbe Mario Farris, di 74 anni, già con precedenti di polizia, indagato per l’omicidio. E’ lui l’uomo che secondo gli inquirenti avrebbe esploso i proiettili all’indirizzo del pensionato.

Le indagini, coordinate dalla Procura di Nuoro, sono state avviate dai carabinieri del locale comando che hanno proceduto ai rilievi e ad ascoltare le prime persone.

Il presunto assassino è domiciliato nello stesso condominio della vittima. Un edificio popolare a due piani. Nel pomeriggio di oggi, Farris, è dovuto ricorrere alle cure mediche in ospedale per un malore. E’ ricoverato, ma fuori dalla sua stanza è piantonato a vista da uomini delle forze dell’Ordine.

Gli inquirenti attendono che le sue condizioni di salute migliorino per porgli le prime domande sull’omicidio di Antonio Longu, ex cantoniere ritenuto da molti una persona “tranquilla”.

Il presunto omicida ha invece un trascorso giudiziario importante. Nel 1974 ha ucciso a roncolate la moglie Franca Fontana, in Germania, dove la coppia era immigrata, e poi ha buttato il cadavere in un affluente del fiume Reno.

Un omicidio crudele se si considera che la donna era al nono mese di gravidanza. Dopo essere stato condannato e aver scontato 24 anni di carcere, Farris è tornato a Lula nella seconda metà degli anni ’90. Oggi viene accusato di un nuovo delitto. Per una antenna condominiale.

Plataci (Cs), arrestati e rilasciati 2 cacciatori per bracconaggio

Plataci (Cosenza), arrestati e rilasciati 2 cacciatori per bracconaggio
Armi, munizioni e beccacce sequestrati dal Corpo forestale ai due cacciatori

PLATACI (COSENZA) –  Sono stati sorpresi nel Parco Nazionale del Pollino mentre praticavano bracconaggio ed avevano già abbattuto alcune Beccacce, uccelli protetti.

Per due cacciatori,  G.C. 32 anni di Cassano allo Ionio e L.C. 48 anni  di Vicenza, sono scattati gli arresti per furto aggravato ai danni dello Stato e denunciati per introduzione di armi e munizioni in area protetta e Zona a Protezione Speciale e bracconaggio. Gli uomini sono stati subito rilasciati dall’autorità giudiziaria in base al disposto dell’articolo 121 del codice di procedura penale.

I due uomini, legati da vincolo di parentela, sono stati sorpresi a Plataci (Cosenza), mentre facevano bracconaggio al termine di una accurata attività di osservazione e pedinamento da parte degli uomini del comando stazione del Corpo forestale di Cerchiara di Calabria dipendente dal Coordinamento territoriale per l’ambiente Cta del Pollino, in località  Giannantonio -Manca di Ilice del comune di Plataci (Cs), zona questa ricadente nel perimetro dell’area protetta calabro-lucana.

I due cacciatori. a bordo di una autovettura. si sono inoltrati, muniti di fucile e cani da caccia, nel bosco, in una zona nota per la migrazione di uccelli come la Beccaccia. I due presunti bracconieri erano muniti anche di telecamera con cui venivano riprese le attività cinofile (ferma e cerca) dei cani in loro possesso sulle Beccacce. Bloccati dagli uomini della Forestale di Cerchiara, gli sono stati sequestrati i due fucili calibro 12 e il munizionamento in loro possesso oltre alla selvaggina da poco abbattuta.

Petilia Policastro frana e i soldi tardano. Sindaco vuole lasciare

Amedeo NicolazziPETILIA POLICASTRO (CROTONE) – Appena pochi giorni fa ha dato vita alla nuova giunta “più giovane d’Italia”. Adesso il sindaco di Petilia Policastro, in provincia di Crotone, Amedeo Nicolazzi, minaccia le dimissioni per il paese che sta venendo giù a causa delle frane.

Il primo cittadino è determinato a lasciare l’incarico perché non ha ricevuto gli aiuti promessi per far fronte al risanamento idrogeologico del suo comune. Il territorio di Petilia Policastro è devastato da oltre 30 frane che hanno portato all’evacuazione di 100 persone dalle proprie abitazioni. Da un anno il Comune attende i finanziamenti, per 5 milioni di euro, per i progetti di risanamento idrogeologico.

Somma che non sarebbe comunque sufficiente ad un piano di risanamento organico. Tuttavia, sarebbe già qualcosa per avviare lavori di recupero e messa in sicurezza del territorio.

Banca Etruria, la Finanza spulcia in 15 società. Ecco i filoni d'inchiesta

Banca Etruria, perquisizioni della Finanza in 15 società
La Guardia di Finanza ha eseguito una serie di perquisizioni in una quindicina di società che avevano ricevuto finanziamenti da Banca Etruria. Le società perquisite dagli uomini della Guardia di finanza hanno sede in Toscana, Emilia Romagna e Lombardia.

Il blitz delle Fiamme gialle di Arezzo è scattato nei confronti di società riconducibili all’ex presidente di Banca Etruria, Lorenzo Rosi, e all’ex consigliere Luciano Nataloni. La perquisizione è finalizzata all’acquisizione di documenti e materiale utile a ricostruire i collegamenti tra le società e la banca.

La perquisizione nei confronti delle società è stata disposta in relazione all’ipotesi di reato contestata all’ex presidente e all’ex consigliere e cioè omessa comunicazione del conflitto di interessi. In sostanza, è l’ipotesi della Guardia di finanza, i due avrebbero concesso finanziamenti di Banca Etruria a società in qualche modo a loro riconducibili senza fare la necessaria comunicazione agli organi dell’istituto.

L’Agi ricostruisce i filoni di inchiesta aperti dalla Procura di Arezzo sul dissesto finanziario di Banca Etruria. I pm coordinati dal procuratore capo, Roberto Rossi, indagano sul reato di ostacolo alla vigilanza da parte degli ex vertici (fascicolo aperto nel marzo 2014 dopo la relazione degli ispettori di Bankitalia), su presunte false fatturazioni e sull'”omessa comunicazione” al Cda del conflitto di interessi in relazione ai fidi concessi dall’istituto di credito a società riconducibili ad alcuni amministratori.

Il blitz scattato stamattina con le perquisizioni, riguarda proprio quest’ultima tranche e vede i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria del capoluogo toscano impegnati nell’acquisire documenti contabili in una serie di aziende riconducibili all’ex presidente Lorenzo Rosi e all’ex consigliere Luciano Nataloni: obiettivo degli inquirenti è appunto capire se la banca aveva convenienza ad eseguire certe operazioni (i finanziamenti avrebbero generato perdite per 18 milioni di euro), se sono state rispettate le condizioni di mercato e se esistono relazioni tra le società in questione.

Sulle scrivanie dei magistrati ci sono anche i ricorsi di diverse associazioni di consumatori per la vendita di obbligazioni secondarie a risparmiatori che non sarebbero stati messi a conoscenza dei rischi connessi a questi strumenti finanziari: la Procura di Civitavecchia, in relazione alla morte del pensionato Luigino D’Angelo – toltosi la vita il 28 novembre scorso dopo aver scoperto che i risparmi di una vita erano finiti in polvere – indaga a sua volta sulle ipotesi di istigazione al suicidio, da un lato, e su quella di truffa (ai danni di D’Angelo ed, eventualmente, di altri risparmiatori), dall’altro.

La vicenda di Banca Etruria nelle scorse settimane ha arroventato anche il dibattito politico con una mozione di sfiducia del M5S al ministro per i Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, il cui padre e’ stato per nove mesi vicepresidente di Banca Etruria: mozione respinta a larga maggioranza dalla Camera, qualche giorno prima che anche l’Antitrust ribadisse l’inesistenza di un conflitto di interessi del ministro nella vicenda del salvataggio dell’istituto di credito.

Oggetto di polemiche pure l’eventuale “incompatibilità” tra il coordinamento delle indagini sul crac svolto dal procuratore di Arezzo e la consulenza dello stesso magistrato con il dipartimento affari giuridici e legislativi della presidenza del Consiglio: ma dopo l’audizione dello stesso Rossi, fissata d’urgenza tra Natale e Capodanno, il presidente della prima commissione del Csm, Renato Balduzzi, ha smentito l’esistenza di un “caso”: “abbiamo iniziato a farci l’opinione che non ci siano margini per aprire una pratica per incompatibilità ambientale o funzionale”. In ogni caso, la commissione ha deciso di acquisire le relazioni di Bankitalia su Banca Etruria per procedere a una “verifica finale” sulla ricostruzione dei fatti e tirerà le fila del proprio lavoro lunedì 11 gennaio.

Reggio Calabria: aveva una pistola in legnaia. Arrestato

candidoni reggio calabriaREGGIO CALABRIA – I carabinieri hanno arrestato in contrada Giancà di Candidoni (Reggio Calabria), Giovanni Tigranate, di anni 75, di Laureana di Borrello.

L’uomo, già noto alle forze dell’ordine, è stato arrestato per il reato di detenzione illegale di arma da fuoco con matricola abrasa e relativo munizionamento.

A seguito di perquisizione effettuata presso la masseria dell’uomo, i militari dell’Arma, hanno rinvenuto una pistola marca “Bernardelli” calibro 6.35 con matricola abrasa e colpo in canna, 6 proiettili dello stesso calibro, il tutto abilmente occultato nella legnaia.

Bimbo morto a Vibo Valentia. Indagati tre medici: "Procurato aborto"

Malasanità, dopo dolori viene mandata a casa ma bimbo muore a ospedale Vibo Valentia
L’ospedale di Vibo Valentia

VIBO VALENTIA – La Procura della Repubblica di Vibo Valentia ha aperto un’inchiesta sulla morte del bimbo dopo che la mamma, una donna di 28 anni, ha avuto dolori addominali ed è stata rimandata a casa. I genitori della ragazza avevano presentato un esposto.

Nell’inchiesta sono indagati tre medici. Si tratta di un medico del reparto di ginecologia e di altri due in servizio nel pronto soccorso. L’iscrizione nel registro delle notizie di reato è un “atto dovuto” per consentire la nomina di consulenti di parte in vista dell’autopsia sul corpicino, che sarà eseguita domani dall’anatomopatologa Katiuscia Bisogni. I magistrati vibonesi ipotizzano il reato di “procurato aborto”.

Le indagini dei carabinieri sono dirette dal procuratore capo, Mario Spagnuolo e dal sostituto Claudia Coluccio, che hanno disposto l’acquisizione della cartella clinica e degli accertamenti clinici fatti dall’inizio della gravidanza.

Il fatto è successo a Vibo Valentia il 26 dicembre scorso, nel giorno di Santo Stefano. La donna si era presentata al pronto soccorso del locale ospedale, con forti dolori all’addome. Dagli accertamenti era emersa una “sofferenza fetale” ma i medici l’hanno rimandata a casa. Mercoledì mattina la donna è tornata in ospedale dove è stata riscontrata la morte del bimbo.

Accertata questa drammatica realtà, la donna è stata sottoposta a parto cesareo dove è stato estratto il corpicino senza vita del bambino. I parenti sconvolti, hanno presentato una denuncia che poi è sfociata nell’apertura di un fascicolo da parte della procura.

Quello di Vibo Valentia è l’ennesimo caso di sospetta “malasanità” in una decina di giorni, in Italia. Nella tragedia di aver perso il piccolo, fortunatamente in questo caso non si è registrata la perdita della madre, come invece negli altri casi. La questione delle morti in sala parto negli ospedali sta assumendo proporzioni preoccupanti.

Nei giorni scorsi il ministro della salute Beatrice Lorenzin ha inviato gli ispettori nei quattro ospedali del Nord. Dai primi risultati non è emersa nessuna responsabilità di medici e ospedali. “Tutto regolare. Solo una drammatica casualità”.

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