13 Ottobre 2024

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Cosenza, scoperta una casa d'appuntamento. Una denuncia

Cosenza, scoperta una casa d'appuntamento. Una denuncia - Immagine repertorio
Una casa d’appuntamento gestita da cinese scoperta a Rende

RENDE (COSENZA) – Gli agenti della squadra mobile di Cosenza e del Reparto prevenzione Crimine Calabria, hanno denunciato un cittadino cinese, Z.C.D., di 49 anni, per sfruttamento della prostituzione. Aveva una casa d’appuntamento in zona Roges.

I poliziotti hanno fermato un’automobile con a bordo un italiano e due cinesi, tra cui una donna. Durante la perquisizione personale, il cinese è stato trovato in possesso di 12 mila 485 euro in contanti, presumibilmente provento della sua “attività”.

Successivamente i poliziotti hanno effettuato una perquisizione domiciliare nell’abitazione di Rende dei due cinesi. L’appartamento, concesso in affitto, è composto da più vani per lo più adibiti a camere da letto, dotate di illuminazione soffusa rossa e pareti dipinte di rosa. L’atmosfera giusta per accogliere clienti in cerca di “svago”.

Gli investigatori hanno poi scoperto che nell’appartamento soggiornavano 4 donne che si prostituivano e un uomo di origini cinesi. Nell’abitazione sono state trovate e sequestrate carte di credito, telefoni cellulari, poster murali ed altro materiale riconducibile inequivocabilmente all’attività di prostituzione.

Valanga uccide due sciatori nel Canton Vallese. Salvati altri 2

Slavina travolge e uccide due sciatori nel Canton ValleseDue persone che stavano sciando fuori pista nella località Tzoumaz, nel Canton Vallese, (Svizzera) sono morte sabato pomeriggio travolte da una valanga. Lo ha reso noto la polizia cantonale precisando che le vittime sono straniere, senza fornire però la nazionalità.

I due facevano parte di un gruppo di 4 persone che hanno affrontato una pista molto ripida, ha precisato all’Ats Jean-Marie Bornet, responsabile dell’informazione e della prevenzione della polizia cantonale.

Gli sciatori “hanno causato il distacco di una placca di neve di circa 200 metri per 250-300 metri”, ha detto precisando che il bosco, poco fitto, non ha potuto svolgere una funzione di protezione. Il pericolo slavine nella zona oggi era segnalato livello “3” su una scala di “5” punti, quindi sufficientemente pericoloso.

Gli altri due sciatori sono riusciti a salvarsi e sono stati trasportati in ospedale. Sarebbero feriti lievemente, ma comunque sotto choc. Delle due vittime non sono ancora state rese note le generalità.

L’intervento del soccorso alpino si è protratto in Canton Vallese sino alle 18 di sabato. Sul luogo della tragedia sono intervenuti gli elicotteri di Air Zermatt, Air Glacier, le guide alpine e le unità cinofile addestrate per la ricerca di dispersi sotto le valanghe. Per le due vittime non c’era più nulla da fare.

Caltagirone, sorprende il ladro in casa e spara. Fermato per tentato omicidio

Caltagirone, sorprende il ladro in casa e spara. Fermato per tentato omicidioCALTAGIRONE (CATANIA) – Un uomo, Giacomo Purità, 65 anni, di Grammichele, è stato fermato dai carabinieri per tentato omicidio dopo che ha ferito a colpi di fucile un ladro che era entrato per rubare in una casa di sua proprietà.

L’uomo ha ricevuto l’allarme via telefono, intorno alle 3.45 della mattina del 15 gennaio, che segnalava una intrusione nella sua seconda abitazione di campagna in contrada Favara, a Caltagirone.

Andato di notte sul posto con la figlia, Giacomo Purità ha portato con sé un fucile regolarmente detenuto, probabilmente perché sospettava la presenza dei ladri. Appena giunto a casa ha infatti notato un furgone parcheggiato davanti la sua abitazione. L’uomo, da quanto scrivono alcuni media locali, avrebbe sparato alle gomme del mezzo per impedirgli la fuga.

Pare che in casa ci fosse ancora un solo ladro che sentendo gli spari è uscito dall’abitazione e si è subito infilato nel mezzo per scappare. E’ a quel punto che Giacomo Purità, in un momento di forte concitazione, lo avrebbe raggiunto e sparato dal finestrino, centrando il presunto ladro, Orazio Lipsia, di 34 anni, all’addome. Il malvivente è ricoverato in gravi condizioni all’ospedale Cannizzaro di Catania.

I carabinieri hanno intanto fermato il proprietario, Giacomo Purità con l’accusa di tentato omicidio ed è stato tradotto direttamente nel carcere di Caltagirone in attesa della convalida da parte dei magistrati.

Donata copia del dipinto "L'Assedio di Cosenza" ai Carabinieri

Donata copia del dipinto "L'Assedio di Cosenza" ai Carabinieri
Il dipinto “L’Assedio di Cosenza”, la cui copia è stata donata all’Arma dei Carabinieri di Cosenza.

Sabato mattina presso la Caserma “P. Grippo”, sede storica del comando della compagnia e stazione dei carabinieri di Cosenza Principale, alla presenza del comandante provinciale dell’Arma di Cosenza, colonnello Fabio Ottaviani, del comandante della compagnia, capitano Jacopo Passaquieti, il prof. Franco Felicetti, presidente dell’Associazione culturale “Centro Storico di Cosenza – Città del Tempo Libero”, ha donato all’Arma dei Carabinieri una copia del dipinto dell’artista inglese Richard Winchop intitolato “L’assedio di Cosenza”.

Si tratta di un dipinto, seppure in copia, estremamente importante sul piano culturale per la città dei Bruzi. Esso rappresenta la conquista di Cosenza a opera del condottiero normanno Roberto il Guiscardo, “presa” che realizzò intorno al 1060 con un esercito allora potente e motivato dal “Signore” di San Marco Argentano.

Donata copia del dipinto "L'Assedio di Cosenza" ai Carabinieri
Un momento della cerimonia di donazione della copia dell’opera ai Carabinieri. A sinistra il comandante provinciale dell’Arma di Cosenza, colonnello Fabio Ottaviani e il comandante della compagnia, capitano Jacopo Passaquieti. Vicino al quadro, a destra, Franco Felicetti

La donazione di Felicetti è un segno di riconoscenza e di gratitudine nei confronti dei militari dell’Arma che, grazie al loro impegno, hanno permesso il ritrovamento e il recupero di due opere d’arte rubate che erano destinate ad essere inserite all’interno del percorso del museo all’aperto nel centro storico cittadino, costituito da ben 25 opere realizzate da diversi artisti europei.

 

Difatti, il 27 maggio 2015 veniva denunciato al comando della stazione Carabinieri di Cosenza, il furto del dipinto realizzato su di un pannello di vetroresina delle dimensioni di metri 2×3, dall’artista inglese Richard Winchop intitolato “L’assedio di Cosenza”. Il giorno successivo (28 maggio 2015), l’opera veniva rinvenuta integra dai militari all’interno di un magazzino abbandonato di via Casini nel centro storico cittadino.

Donata copia del dipinto "L'Assedio di Cosenza" ai Carabinieri
“L’Eccidio dei Valdesi”, opera di Dominguez Gonzales, anch’essa trafugata e recuperata dai militari dell’Arma di Cosenza

Un altro dipinto, di estremo valore simbolico, è quello dell’artista spagnolo Dominguez Gonzales detto (GOYO), dal titolo “L’eccidio dei Valdesi”, il cui furto veniva anch’esso denunciato presso i Carabinieri della città dei Bruzi. Il prezioso dipinto era stato rubato il 6 giugno 2015, mentre erano in corso le attività nel centro storico cosentino per il posizionamento di opere artistiche, per il quale il giorno successivo era prevista la cerimonia d’inaugurazione.

Solo dopo poche ore dalla denuncia, l’opera veniva ritrovato dai Carabinieri della stazione di Cosenza all’interno di un magazzino abbandonato di piazza San Giovanni Gerosolomitano, sempre nel centro storico. Il dipinto era intatto, come il primo. Le due opere artistiche recuperate venivano riconsegnati, all’epoca, a Franco Felicetti, presidente dell’associazione culturale, che oggi ha voluto donare copia de “L’Assedio di Cosenza”, alla Benemerita.

Donata copia del dipinto "L'Assedio di Cosenza" ai CarabinieriChi è Richard Winchop, l’artista de “L’Assedio di Cosenza”
Nato nel 1964 a Fordingbridge in Hampshire, Inghilterra, Richard Winchop ha studiato Storia dell’Arte presso l’Università di York. Dopo la laurea nel 1986, due anni dopo ha iniziato a lavorare come artista free-lance a Glasgow.

Nel luglio 2010 si è trasferito a Lavant, vicino a Chichester nel West Sussex. Dal 2005 i suoi quadri ad olio figurativi sono stati esposti regolarmente a Glasgow, Dublino, Edimburgo e Londra, così come nelle fiere d’arte regionali in tutto il Regno Unito. 

Donata copia del dipinto "L'Assedio di Cosenza" ai Carabinieri
Altro dipinto di Richard Winchop: “Terremoto a Cosenza”

Esperto della storia dei Normanni nel Sud Italia, oltre ad altre importanti opere, ha dipinto sia “L’Assedio di Cosenza”, che rappresentato su olio il “Terremoto a Cosenza” del 1184. Un capolavoro in cui viene ritratta la città dei Bruzi rasa al suolo e la distruzione della cattedrale normanna.

'Ndrangheta, fermato Gregorio Cacciola per estorsione

'Ndrangheta, fermato Gregorio Cacciola per estorsioneREGGIO CALABRIA – I carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, unitamente a personale dello squadrone eliportato Cacciatori di Calabria, hanno sottoposto a fermo di indiziato di delitto, in esecuzione di provvedimento emesso dalla locale Procura distrettuale antimafia, Gregorio Cacciola, di 57 anni, ritenuto elemento di spicco della omonima articolazione territoriale della ‘ndrangheta attiva nel territorio di Rosarno e zone limitrofe. L’uomo è considerato presunto responsabile di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Il blitz risale alla mattina del 15 gennaio.

In particolare, spiega la procura guidata da Federico Cafiero De Raho, il provvedimento restrittivo scaturisce da articolata attività d’indagine, condotta dal nucleo investigativo e dalla Tenenza di Rosarno, che ha permesso, attraverso la captazione di dialoghi ambientali, intercettazioni telefoniche e servizi di videoripresa, di far luce su una serie di vessanti richieste di denaro, nel tempo sempre più consistenti, poste in essere da parte dell’indagato nei confronti dei titolari di un azienda agricola di Candidoni (Reggio Calabria): le reiterate minacce, condotte con metodologia tipicamente mafiosa e finalizzate al versamento della “mazzetta” in corrispondenza del periodo natalizio, avrebbero altresì agevolato la temibile cosca dei “Cacciola”, ingenerando nelle vittime un radicato e concreto timore per la propria incolumità e per l’integrità dei beni patrimoniali, inducendoli ad assumere un atteggiamento non collaborativo con l’Autorità Giudiziaria.

Gregorio Cacciola è zio paterno di Maria Concetta Cacciola, la testimone  di giustizia suicidatasi in circostanze ancora non del tutto chiarite, le cui stesse dichiarazioni hanno peraltro trovato coerente riscontro con l’impianto probatorio assunto nel corso delle indagini, così come per le propalazione di collaboratori di giustizia.

Su disposizione dell’Autorità giudiziaria reggina, Gregorio Cacciola è stato tradotto presso la casa circondariale di Palmi in attesa del giudizio di convalida.

Iraq, raid degli Usa sulla "Fort Knox" dell'ISIL. "In fumo milioni"

Un frame del video dell'attacco amaericano a Mossul Iraq
Un frame del video dell’attacco amaericano a Mossul Iraq (Ansa)

I cacciabombardieri Usa hanno centrato la “Fort Knox” dello Stato islamico a Mosul in Iraq: lo mostra un video della Difesa americana rilanciato dai media statunitensi.

L’edificio dell’ISIL (Islamic State of Iraq and the Levant) viene centrato da una bomba e dopo l’esplosione si nota fluttuare nell’aria una vera e propria colonna di banconote. Gli esperti della Difesa stimano il denaro distrutto in “milioni di dollari”. Il bombardamento risale all’11 gennaio scorso.

Quello in Iraq “è stato un ottimo raid”, ha commentato il generale Llyod Austin, capo del Comando centrale Usa: “Combinato con gli altri bombardamenti che abbiamo fatto contro le infrastrutture per la produzione e la distribuzione di gas e petrolio e altre fonti di finanziamento, si può scommettere che l’Isis senta la tensione sul suo libretto degli assegni”.

Il militare ha precisato che non è il primo raid di questo tipo contro le ‘casse’ dei seguaci di Abu Bakr al Baghdadi: “Hanno bisogno di questi soldi per pagare i combattenti, reclutarne di nuovi e portare a termine le loro attività vergognose”.

Lamezia Terme, bomba a casa di un agente penitenziario

Lamezia Terme, bomba a casa di un agente penitenziario
la saracinesca del garage divelta dall’esplosione a Lamezia Terme

LAMEZIA TERME – Gravissima intimidazione ad un agente della Polizia penitenziaria. Una bomba artigianale è stata fatta esplodere da sconosciuti a Lamezia Terme davanti la saracinesca d’ingresso del suo garage. L’esplosione del rudimentale ordigno ha provocato danni al garage sito in via Marconi.

L’episodio è stato denunciato alla compagnia del carabinieri di Lamezia Terme – guidata dal capitano Fabio Vincelli – che hanno avviato le indagini per risalire agli autori. L’esplosione, avvenuta ieri sera prima di mezzanotte, è stata piuttosto violenta, tanto da essere avvertita a distanza.

Fortunatamente nessun ferito, data la media potenza dell’ordigno; si tratterebbe di un grosso petardo comunque in grado di fare danni. Al momento dell’esplosione l’uomo, S.P., in servizio al carcere di Catanzaro, era nella sua abitazione con i familiari.

Da quanto si apprende, l’atto intimidatorio potrebbe non essere riconducibile all’attività professionale dell’agente penitenziario. Tutte le ipotesi sono tuttavia percorribili, compresa la sfera privata.

Maltempo in tutta la Calabria. Pioggia, freddo e neve in Sila

Maltempo in tutta la Calabria. Pioggia, freddo e neve in Sila
Prima neve a Camigliatello Silano

Torna il maltempo in Calabria. Pioggia e freddo stanno caratterizzando il fine settimana in tutta la regione ed in Sila sono arrivati i primi fiocchi di neve. Da alcune ore le temperature hanno subito una brusca riduzione. A Camigliatello Silano il colonnino di mercurio ha toccato lo zero. Una sottile coltre bianca ha ricoperto la località turistica.

Nelle principali località di montagna si è in attesa della neve abbondante per poter iniziare a sciare. Sono numerosi, infatti, i turisti pronti per raggiungere le zone turistiche in montagna per la stagione invernale.

Sull’Autostrada A3 Salerno – Reggio Calabria e sulle statali il traffico è regolare e non vengono segnalati particolari disagi.

Il maltempo interesserà tutta la Penisola fino alle prossime 36 ore. Le nevicate al Centro Sud interessano Calabria e Sicilia settentrionale. A quote inizialmente superiori ad 800-1000 metri,- è scritto nel bollettino della Protezione civile -, in calo fino a 500-700 metri nella serata ed in successivo abbassamento fino a 300-400 metri nella giornata di domenica 17 gennaio 2016, con temporanei sconfinamenti anche a quote inferiori e con apporti al suolo complessivi moderati, fino ad abbondanti sui settori siciliani.

Calabria, incendiate 3 auto in pochi mesi a presidente Antimafia

A destra il presidente della Commissione regionale anti 'ndrangheta Arturo Bova di Amaroni
A destra il presidente della Commissione regionale anti ‘ndrangheta Arturo Bova

AMARONI (CATANZARO) – Una nuova pesantissima intimidazione al consigliere regionale della Calabria e presidente della Commissione contro la ‘ndrangheta, Arturo Bova. Ignoti, nella notte, hanno hanno appiccato fuoco alla sua automobile ad Amaroni, centro dell’entroterra catanzarese.

Nell’aprile dello scorso anno, Arturo Bova aveva subito un episodio analogo con l’incendio di due sue automobili.
Il consigliere regionale, che è anche avvocato penalista, ha presentato denuncia ai carabinieri di Girifalco che hanno avviato le indagini.

Arturo Bova vive ad Amaroni di cui è stato sindaco sino all’elezione a palazzo Campanella. Bova, esponente del Pd, è stato eletto in Consiglio regionale con la lista Democratici progressisti.

Sull’episodio stanno indagando i carabinieri della Compagnia di Girifalco che cercano di accertare se nella notte ci sono stati movimenti sospetti che possano far risalire agli autori. In paese da quanto appreso, sono state installate molte telecamere di sorveglianza. Nessuna ipotesi viene esclusa circa il movente delle intimidazioni subite dal consigliere regionale.

Intanto è pioggia di solidarietà dalle forze politiche, in particolare tra i dem calabresi e nazionali. Il vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini esprime vicinanza all’esponente politico. “Siamo vicini  – dice – al consigliere Arturo Bova per il gravissimo atto intimidatorio di cui è stato fatto oggetto questa notte. Il Partito Democratico è affianco ai suoi amministratori in prima linea nella tutela della legalità”.

“Noi non arretreremo di fronte alla violenza, non l’abbiamo mai fatto – aggiunge Guerini – e non lo faremo mai. Per il Pd la difesa della legalità è un caposaldo della politica e della democrazia.”

Arnasco, un'esplosione e crolla palazzo. 5 morti. "Una fuga di gas"

Arnasco, un'esplosione e crolla palazzo. 5 morti. "Una fuga di gas" - IMMAGINE ARCHIVIOARNASCO (SAVONA) – E’  cinque morti e un ferito grave il tragico bilancio del crollo nella notte di una palazzina di quattro piani in seguito ad una esplosione per una fuga di gas. Il fatto è successo in frazione Bezzo, nel comune di Arnasco,in provincia di Savona.

I vigili del fuoco hanno estratto dalle macerie il corpo di un uomo. Le altre vittime sono tre uomini e una donna. Una donna è grave all’ospedale San Martino di Genova. Sotto le macerie, secondo i soccorritori non dovrebbero esserci altre persone.

“L’esplosione si é verificata in una palazzina composta da quattro piani ed é stata piuttosto violenta. Io sono stato chiamato intorno alle tre”. Lo dice il sindaco di Arnasco, Alfredo Gallizia, tra i primi ad intervenire in frazione Bezzo di Arnasco, che parla di “ambienti saturi di gas”.

“Mai visto una cosa del genere se non nei film – ha aggiunto il sindaco – ci sono anche delle case con vetri distrutti. Sul posto stanno ancora lavorando le unità cinofile dei vigili del fuoco e i carabinieri”. “La casa – racconta il sindaco – si è sbriciolata. Gli ambienti erano saturi di gas ed é venuto giù tutto. L’area é ora sotto sequestro su disposizione della Procura e presidiata dai carabinieri del comando compagnia di Alassio”.

Orrore a Mestre, pazzo maciulla con la motosega la zia 78enne

Orrore a Mestre, un pazzo, Riccardo Torta, maciulla con la motosega la zia 78enne Nelly Pagnussat
Via Ca’ Venier a Mestre. Squilibrato con la motosega fa a pezzi l’anziana zia (Street view)

MESTRE (VENEZIA) – Fa a pezzi con una motosega la parente vicina di casa e poi si barrica nel suo appartamento. E’ successo intorno alle 20 si venerdì in via Ca’ Venier, in tratto pedonale nel centro di Mestre. La vittima è una donna di 78 anni, Nelly Pagnussat.

L’omicida sarebbe stato identificato in un 60enne, Riccardo Torta, uomo con problemi psichici e pare nipote della vittima. Per compiere l’orrendo e macabro omicidio, Torta avrebbe usato una sega elettrica. A lanciare l’allarme, alcuni vicini che lo avrebbero visto per le scale con la sega che gocciolava di sangue.

Il presunto omicida dopo il delitto si è barricato in casa per qualche ora. Sono state le forze dell’ordine a convincerlo ad aprire la porta dell’abitazione, ma tutto era pronto per un blitz delle teste di cuoio al fine di irrompere in casa. Una volta aperto, l’uomo è stato catturato e portato in un ospedale psichiatrico sotto stretta sorveglianza.

Non è la prima volta che Riccardo Torta è balzato agli onori della cronaca a Mestre. Negli anni ’70 sarebbe stato coinvolto nell’assassinio di un finanziere mediante lanci di pietre da un cavalcavia. In altre circostanze sarebbe l’autore di lanci di mattoni della sua abitazione, posta al quarto piano dello stabile. La vittima risiedeva al secondo piano.

Sul posto sono intervenute le forze dell’ordine tra polizia e carabinieri. Inutili i soccorsi per la donna. La Scientifica sta effettuando i rilievi su un barbaro omicidio che difficilmente troverà spiegazioni.

Attacco Isis a Burkina Faso. 29 morti tra cui un bimbo italiano

Isis, attacco a Burkina Faso. Ostaggi e vittime a Ouagadougou
la mappa degli attentati nel Burkina Faso

Sono almeno 29 le vittime dell’attacco terroristico nel centro di Ouagadoudou, la capitale del Burkina Faso, rivendicato da Al Qaida per il Maghreb Islamico (Aqmi). 56 sono i feriti. Lo riferiscono le autorità del paese africano.

Tra le vittime un bambino italiano, morto insieme alla madre ucraina. Si tratta del figlio e della moglie del proprietario italiano del Cappuccino Café colpito negli attacchi a Ouagadougou. Uccisa anche la zia.

Il terrorismo jihadista ha colpito il Burkina Faso trasformando un hotel di lusso e un ristorante per stranieri in un inferno di morte, piombo e fiamme che hanno squarciato la notte nel centro della capitale Ouagadougou per oltre 12 ore.

L’azione, rivendicata da Al Qaida per il Maghreb Islamico (Aqmi), si è conclusa quando l’Hotel Splendid e il vicino hotel Yibi sono stati “liberati” dalle forze speciali francesi e locali: a fronte di 126 persone – fra cui un ministro burkinabè – portate in salvo, 33 delle quali ferite, i quattro terroristi, fra i quali due donne, si sono lasciati dietro un bilancio di 29 persone trucidate di almeno 18 nazionalità (almeno due delle quali francesi, secondo Parigi, una americana e sei canadesi secondo il premier Justin Trudeau) prima di venire abbattuti uno ad uno.

Durante il blitz all’hotel Splendid, dove i terroristi si erano asserragliati, le forze speciali hanno ucciso 4 jihadisti e liberato 156 persone. Ad annunciare la loro liberazione è stato il ministro per le Telecomunicazioni, Remis Dandjinou, il quale ha aggiunto che tra le persone tenute prigioniere in hotel e poi liberate c’era anche il ministro dei Lavori Pubblici, Clement Sawadogo.

Secondo il sito Le Parisien, che cita fonti locali, a Ouagadoudou oltre all’hotel Splendid, il commando armato, formato da 15 persone, ha anche attaccato l’adiacente Cafè Cappuccino, dove ci sarebbero state altre vittime. Dieci i corpi recuperati finora.

Almeno due francesi morti – Sono almeno due i francesi morti nell’attacco. Lo riferisce BfmTv citando il Quai d’Orsay, il ministero degli Esteri francese.

Rapita una coppia di australiani- Una coppia di australiani è stata rapita nel nord del Burkina Faso da alcuni sconosciuti. Lo ha reso noto il ministero degli Interni, secondo cui, nell’area di Baraboule, sono stati sequestrati un dottore e sua moglie. I due si trovavano nei pressi della frontiera con il Mali.

“L’assalto all’hotel della capitale del Burkina Faso è un attacco terroristico”. Lo ha dichiarato l’ambasciata francese nel Paese africano. Lo Splendid è frequentato da occidentali e dallo staff delle Nazioni Unite.

Mentre il blitz della polizia allo Splendid è terminato, operazioni delle forze di sicurezza sono scattatenel vicino hotel Yibi, dove è stato ucciso il quarto jihadista. Militari hanno allargato il perimetro di sicurezza attorno al luogo dell’attacco. “Zona da evitare assolutamente”, ha scritto su Twitter l’ambasciatore francese a Ouagadougou Gilles Thibault.

Secondo fonti della sicurezza, un componente del commando jihadista è riuscito a barricarsi nel bar “Taxi Brousse” nei pressi dell’Hotel Splendid. Nelle sue mani ci sarebbero ancora alcuni ostaggi.

E’ arrivata via audiomessaggio da parte di Al Qaeda una rivendicazione dell’assalto all’hotel Splendid: a inviarla è stato il ramo del Maghreb islamico (Aqmi). Un terrorista del gruppo, che ha partecipato all’assalto all’albergo, prima che l’operazione delle forze di sicurezza ponesse fine all’attacco, ha registrato un audiomessaggio e lo ha inviato all’agenzia privata mauritana al-Akhbar, che di solito rilancia i comunicati di Aqmi.

Nel messaggio, lungo poco più di tre minuti, l’uomo sostiene di avere visto 11 corpi e che in totale i morti siano 30. Poi minaccia apertamente la Francia: “Combatteremo la Francia fino all’ultima goccia del nostro sangue”. Non è chiaro se il terrorista, che parlava il dialetto hasaniya dell’arabo (cioè quello tipico del Sahel e parlato in Mauritania, Sahara occidentale e nord del Mali), sia morto nell’assalto finale delle forze di sicurezza o sia riuscito a scappare dopo avere registrato l’audiomessaggio.

Prima di questo audio, Aqmi aveva già rivendicato l’attentato con un altro messaggio inviato alla stessa agenzia al-Akhbar, in cui aveva riferito che l’attacco era stato compiuto precisamente dal gruppo Al-Mourabitoun, guidato da Mokhtar Belmokhtar. Lo stesso gruppo di Belmokhtar aveva già rivendicato l’attacco del 20 novembre scorso all’hotel Radisson Blu di Bamako, la capitale del Mali, in cui erano rimaste uccise almeno 19 persone.

Hollande: “Vile attacco” – Il presidente francese Francois Hollande ha ribadito il “sostegno totale al presidente Kaborè e al popolo del Burkina Faso nell’abominevole e vile attacco che ha colpito Ouagadougou”. Lo ha comunicato l’Eliseo, aggiungendo che “le forze francesi sono impegnate a sostenere quelle del Burkina”.

Prima di Hollande era stata l’ambasciata francese a Ouagadougou a dire che “l’assalto all’hotel in Burkina Faso è un attacco terroristico”, ha dichiarato l’ambasciata francese nel paese africano.

Il Burkina Faso ha tenuto da poco le elezioni dopo un colpo di Stato militare che ha fatto decadere il presidente Blaise Compaore, che è stato in carica per 27 anni.

Teverola, distrutto dai videopoker, si vendica sparandogli

Distrutto dai videopoker, Ciro Pieretti si vendica sparando alle macchinetteTAVEROLA (CASERTA) – Un giocatore accanito di videopoker, probabilmente “rovinato” dal gioco, anziché smettere ha deciso di “uccidere” le macchinette fonte dei suoi guai economici ed esistenziali.

L’uomo, in preda all’ira per aver forse perso ingenti somme di denaro, si è presentato in due diversi  locali, il Bar Coffee Time e presso il Bar Ristorante Savaris,  a Teverola (Caserta) e ha cominciato a sparare con una pistola contro i videopoker. In tutto tre quelli presi di mira da Ciro Pieretti, 39 anni, del posto, separato e disoccupato.

Intorno alle 13 di venerdì, i carabinieri della compagnia di Marcianise, lo hanno arrestato al culmine di un inseguimento mozzafiato dove l’uomo si è arreso e fatto ammanettare.

I militari, in transito sulla strada statale 7 bis, hanno notato diversi passanti che allarmati ed in preda al panico si allontanavano velocemente dal ristorante Savaris ed indicando quale autore di alcuni spari una persona che, nel frangente, si stava allontanando a tutta velocità a bordo di autovettura Lancia Y.

Immediatamente i militari dell’arma si sono posti all’inseguimento del fuggitivo riuscendo a bloccarlo dopo circa km 3 all’altezza del centro commerciale “Medì“ dove l’uomo, è stato disarmato ed arrestato. Nel corso della perquisizione personale e del mezzo  i carabinieri hanno rinvenuto una pistola beretta calibro 7.65, modello 70 con matricola abrasa con il colpo in canna ed il caricatore inserito con all’interno ancora 7 colpi.

Sono stati rinvenuti anche  due coltelli e  25 proiettili del medesimo calibro 7.65, distribuite tra gli indumenti e l’abitacolo. Ciro Pieretti in evidente stato di agitazione, all’atto dell’arresto imprecava  nei confronti delle macchinette  ritenendole causa dei suoi problemi economici. Il presunto autore degli spari è stato tradotto presso la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere a disposizione dell’autorità giudiziaria.

Amantea, tenta furto e minaccia la cassiera col coltello. In cella

Amantea, tenta furto e minaccia la cassiera col coltello. In cellaAMANTEA (COSENZA) – Nel pomeriggio i Carabinieri della stazione di Amantea hanno arrestato un cittadino polacco di 52 anni per rapina. L’uomo, residente in Campania e incensurato, nella tarda mattinata di oggi era entrato all’interno di un esercizio commerciale di Amantea e aveva provato a rubare una torcia elettrica nascondendola all’interno di una borsa schermata antitaccheggio.

Quando è stato scoperto dall’addetta alle vendite, il soggetto ha estratto un coltello e, rivolgendolo alla donna, ha proferito frasi minacciose nei suoi confronti per cercare di assicurarsi la fuga.

Chiesto l’intervento delle forze dell’ordine, si è immediatamente portata sul posto una pattuglia dei carabinieri della locale stazione che dopo alcune ricerche hanno rintracciato il presunto aggressore: l’uomo aveva ancora il coltello tra le mani mentre tentava di disfarsi della refurtiva.

Subito bloccato e perquisito dai militari, oltre al coltello usato per minacciare poco prima la commessa, i carabinieri hanno rinvenuto altri 2 coltelli all’interno di uno zaino in suo possesso. Il polacco è stato tratto in arresto. Dovrà rispondere del reato di rapina ai magistrati presso il Tribunale di Paola.

Paura a Vibo Valentia, evacuato palazzo per una frana

Paura a Vibo Valentia, evacuato palazzo per una frana
La grossa voragine che s’è aperta in via Carlo Parisi a Vibo Valentia

VIBO VALENTIA – Paura a Vibo Valentia per gli inquilini di una palazzina di cinque piani. Il terreno antistante uno stabile che è sito su via Carlo Parisi è franato formando una grossa voragine che ha costretto vigili del fuoco la Polizia municipale a evacuare le abitazioni.

Sono diverse le famiglie cui l’amministrazione dovrà trovare una sistemazione alternativa. Le operazioni di sgombero sono ancora in corso. Sono stati gli inquilini a segnalare a vigili e comune la voragine. Un “buco” largo circa  7-8 metri e profondo alcuni metri. Il terreno ha ceduto probabilmente per una infiltrazione d’acqua. A Vibo Valentia in questi giorni è piovuto in modo insistente. In ogni caso sono in corso indagini per accertare l’esatta natura del collasso del terreno.

La zona è stata immediatamente transennata e resa inaccessibile al traffico veicolare e pedonale. Del caso è stata informata la prefettura.

Francia, testano farmaco a base di cannabis. Un morto e 5 gravi

Francia, testano farmaco a base di cannabis. Un morto e 5 graviPARIGI – Una persona è morta e altre cinque sono state ricoverate in gravi condizioni, a Rennes, nell’ovest della Francia, dopo aver assunto una molecola sperimentale nel quadro di un programma di test terapeutico di un’azienda farmaceutica privata. Lo ha rivelato il canale televisivo TF1. Si tratterebbe di un analgesico a base di cannabis.

L’azienda coinvolta sarebbe la Biotrial, che da oltre vent’anni realizza studi di questo tipo per le case farmaceutiche. Non è noto al momento quale azienda abbia sviluppato il medicinale che era in corso di test.

Uno dei pazienti ricoverati “si trova in reparto di rianimazione in stato di morte clinica”, mentre altri 5 sono in gravi condizioni. Lo afferma il ministero della Sanità francese Marisol Touraine in una nota, confermando una notizia di TF1. Il ministro ha parlato di “incidente grave” e ha annunciato che si recherà subito sul posto.

La sperimentazione di terapie a base di cannabis e altre droghe leggere è attualmente oggetto di discussione al Parlamento italiano.

Catanzaro, Gdf scopre truffa da 1 milione per agricoltura biologica

Catanzaro, Gdf scopre truffa da 1 milione per agricoltura biologica - Immagine repertorio
Immagine di repertorio

CATANZARO. I finanzieri del Comando provinciale di Catanzaro hanno scoperto una presunta truffa messa in atto per ottenere illecitamente un milione di euro di fondi comunitari finalizzati all’avvio e lo sviluppo di colture biologiche.

Un imprenditore agricolo della provincia di Catanzaro è stato segnalato alla Corte dei Conti per danno erariale. Nel corso delle indagini, i finanzieri hanno scoperto che la cooperativa agricola ha ottenuto i fondi comunitari ma i soci non avrebbero mai avviato le coltivazioni biologiche.

I fondi, che dovevano essere divisi tra i soci della cooperative per avviare le colture, sarebbero stati distratti attraverso una sistema contabile di compensazione tra l’ammontare dei contributi e la quota di mezzi propri da immettere sotto forma di aumento di capitale sociale.

Cosenza, riduce in fin di vita la convivente. Arrestato

Cosenza, riduce in fin di vita la convivente. ArrestatoHa ridotto in fin di vita la convivente pestandola con calci e pugni. Così, un cittadino rumeno di 34 anni, B.D.F, è stato arrestato dai Carabinieri della Compagnia di Cosenza con l’accusa di maltrattamenti in famiglia e lesioni gravi.

I militari, dopo una richiesta di aiuto al 112 da parte della malcapitata, sono subito intervenuti trovando la donna in Piazza Europa con il volto insanguinato e visivamente tumefatto. Immediatamente soccorsa, è stata accompagnata presso l’Ospedale Civile “Annunziata” di Cosenza dove è tutt’ora ricoverata in prognosi riservata per un trauma cranico, fratture alle coste e al setto nasale.

Fortunatamente la donna, con la forza che le era rimasta, ha riferito ai militari l’episodio di inaudita violenza subìta e ciò ha permesso all’Arma di ricostruire l’accaduto.

Il convivente, intorno alle 2 di venerdì si è presentato a casa della sventurata, sita di via Panebianco, intimandole di farlo entrare. La donna, prevedendo una reazione violenta come successo in altri episodi passati ma mai denunciati, ha tentato di resistere ma l’uomo è comunque riuscito ad aprire la porta d’ingresso e da lì iniziava la violenta aggressione con schiaffi, pugni e calci. Non solo. L’uomo, le avrebbe anche vietato di uscire di casa, in qualche modo segregandola.

In un attimo di distrazione dell’uomo, la donna è riuscita a scappare in strada ed a avvisare i Carabinieri. Provvidenziale l’intervento dei militari poiché il rischio che venisse ricorsa e ancora pestata era elevatissimo. L’Arma, che nella notte ha raccolto sufficienti indizi di colpevolezza, si è recata presso l’abitazione della donna dove hanno subito notato le stanze con evidenti tracce di sangue sparse qua e là per le pareti e sul pavimento.

Elemento, questo, che ha corroborato la tesi investigativa degli inquirenti. I carabinieri, hanno trovavo il presunto aggressore ancora in casa sicuro del fatto che, come le volte passate, la donna non lo avrebbe denunciato.

B.D.F, è stato arrestato all’alba e dopo le formalità di rito, è stato associato presso il carcere di via Popilia a Cosenza, a disposizione dell’Autorità giudiziaria.

Varese, dopo 28 anni preso presunto assassino di Lidia Macchi

Varese, dopo 28 anni preso presunto assassino di Lidia Macchi Stefano Binda
Da sinistra Stefano Binda, presunto autore dell’omicidio di Lidia Macchi, a destra

VARESE – Un uomo, Stefano Binda, 48 anni, è stato arrestato per l’omicidio di Lidia Macchi, la studentessa 20enne trovata morta in un bosco in provincia di Varese nel 1987. L’arresto, a distanza di 28 anni dal fatto, è stato eseguito dalla Squadra mobile di Varese su disposizione del gip di Varese e su richiesta del sostituto pg di Milano, Carmen Manfredda. Da quanto si è saputo l’arrestato è un ex compagno di liceo della vittima.

Stefano Binda avrebbe prima violentato la ragazza e poi l’avrebbe uccisa perché sarebbe stato convinto che lei si era concessa e che non avrebbe dovuto farlo per il suo “credo religioso”. E’ quanto emerge dalla indagini che hanno portato stamani all’arresto. Sia l’uomo che la vittima frequentavano ambienti di comunione e liberazione e avevano studiato allo stesso liceo.

Lidia Macchi era stata uccisa il 7 gennaio 1987 con 29 coltellate. Era andata a trovare una amica ricoverata all’ospedale a Cittiglio (Varese) e non era più tornata a casa. Il suo omicidio aveva fatto clamore anche perché dalla data della sua scomparsa, genitori, amici, compagni e forze dell’ordine l’avevano cercata ovunque fino al ritrovamento del suo corpo due giorni dopo, in un bosco. Lidia Macchi, aveva vent’anni ed era studentessa di legge alla Statale di Milano, e capo guida scout nella sua parrocchia di Varese. I genitori hanno sempre chiesto che venisse scoperta la verità.

L’arrestato inviò lettera – L’uomo arrestato per l’omicidio di Lidia Macchi, la studentessa uccisa a coltellate quasi trent’anni fa a Cittiglio (Varese), si chiama Stefano Binda. L’uomo sarebbe colui che il 9 gennaio dell’87, giorno dei funerali della ragazza, avrebbe inviato una lettera anonima a casa della famiglia Macchi intitolata “In morte di un’amica” che conteneva riferimenti impliciti e inquietanti all’uccisione della giovane.

L’uomo arrestato su disposizione del gip di Varese, Anna Giorgetti, è accusato di omicidio volontario aggravato. L’inchiesta sulla morte della ragazza era stata riaperta nel 2013 dal sostituto procuratore generale di Milano, Carmen Manfredda, che aveva avocato le indagini prima coordinate dalla Procura di Varese.

A far riaprire il caso dell’omicidio di Lidia Macchi è stata una puntata di Quarto Grado condotta da Gianluigi Nuzzi su Rete 4. Nel 2014 fu ricostruito il delitto di Lidia e furono mandate in onda anche le lettere giunte alla famiglia Macchi (di cui parliamo più avanti nell’articolo). La calligrafia di queste missive è stata riconosciuta da una telespettatrice. E questa testimonianza è stata fondamentale.

Nell’ambito della nuova inchiesta il sostituto pg aveva anche archiviato la posizione di un religioso che conosceva all’epoca la ragazza e che era rimasto sempre formalmente sospettato, prima dell’archiviazione. Inoltre, l’inchiesta milanese aveva portato anche ad indagare su Giuseppe Piccolomo, già condannato all’ergastolo per il così detto delitto ‘delle mani mozzate’, avvenuto sempre in provincia di Varese. Una perizia sui reperti ritrovati sul corpo e sull’auto di Lidia Macchi, però, ha portato nei mesi scorsi a scagionare Piccolomo. Negli ultimi giorni la svolta nell’inchiesta, attraverso una serie di testimonianze e riscontri, che ha portato all’arresto di stamattina.

L’autodenuncia in un’agenda – “Stefano è un barbaro assassino”. Sono le parole scritte in un foglio trovato dentro un’agenda rinvenuta a casa di Stefano Binda, l’uomo arrestato oggi per l’omicidio di Lidia Macchi, uccisa nel 1987. La “grafia” del foglio “risulta ascrivibile allo stesso Stefano Binda”. E’ quanto si legge nell’ordinanza di custodia cautelare.

Laureato in filosofia e frequentava casa Macchi – “Siamo stupiti, speriamo che questo serva per fare emergere finalmente la verità”. E’ quanto ha spiegato l’avvocato Daniele Pizzi, legale dei familiari di Lidia Macchi. L’arrestato, Stefano Binda, conosceva la ragazza e qualche volta aveva anche frequentato la sua casa, anche se non era un amico stretto. Frequentava anche, come la studentessa, l’ambiente di Comunione e Liberazione. Laureato in filosofia, l’uomo non era mai entrato nel giro dei sospettati nel corso delle indagini. Tra gli elementi decisivi per arrivare all’arresto anche una perizia calligrafica sulla lettera anonima che venne inviata alla famiglia Macchi il giorno dei funerali.

Le citazioni in latino – “Perché io, perché tu, perché le stelle sono così belle… In una notte di gelo la morte urla, grida d’orrore e un corpo offeso, velo di tempio strappato, giace… Consummatum est…Non è colpa mia, è la morte che ha voluto la sua vita. Io l’amavo, perdonatemi”. Questo il testo della missiva, come riporta il quotidiano Il Giorno. In fondo alla lettera un disegno simile a un’ostia. Il latino e l’ostia sono stati probabilmente gli elementi che hanno fatto entrare in scena Don Antonio Contestabile. In un altro foglio, all’interno di un’agenda rinvenuta a casa di Binda, è stata trovata la scritta “Stefano è un barbaro assassino”. La grafia, secondo l’ordinanza di custodia cautelare “risulta ascrivibile allo stesso Binda”.

L’ingiustizia subita da Don Antonio Contestabile – Don Antonio Costabile era il responsabile del gruppo scout frequentato da Lidia Macchi e ha dovuto convivere con un ingiusto alone di sospetto che ha creato un grave danno alla sua immagine. La sua posizione è stata archiviata dalla Procura di Milano dopo che quella di Varese aveva “dimenticato” nei suoi cassetti il caso. Per anni i pm di Varese avevano indagato “informalmente” su di lui senza mai iscriverlo.

Il primo caso col test del Dna – L’omicidio di Lidia Macchi, che aveva 21 anni, fu il primo caso in Italia in cui si ricorse al test del Dna. Allora l’esame veniva definito test per rilevare l’impronta genetica (“dna finger printing”) e il materiale organico trovato sul corpo di Lidia venne mandato nel laboratorio inglese di Abingdon. Lo stesso laboratorio analizzò anche il sangue delle persone coinvolte nell’indagine.

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