13 Ottobre 2024

Home Blog Pagina 1137

Lo studente Giulio Regeni sparito in Egitto. Si teme rapimento

Giulio Regeni scomparso al Cairo in Egitto
Giulio Regeni
Uno studente italiano di 28 anni, Giulio Regeni, è scomparso la sera del 25 gennaio mentre si trovava a Il Cairo, in Egitto. Lo annunciano l’Ambasciata d’Italia in Egitto e il ministero degli Esteri. Il titolare della Farnesina Paolo Gentiloni, ha parlato con il suo omologo egiziano, Sameh Shoukry al fine di capire le circostanze della scomparsa del giovane. La preoccupazione prevalente è che Giulio Regeni sia stato rapiti a scopo di riscatto.

“Gentiloni ha richiesto il massimo impegno per rintracciare il connazionale e per fornire ogni possibile informazione sulla sue condizioni”, si legge in una nota del ministero.
Giulio Regeni è originario di Fiumicello, in provincia di Udine. Secondo quanto si è appreso, la sua famiglia è partita mercoledì per la capitale egiziana.

Il 28enne si trovava a Il Cairo per un dottorato di studio.

Cosenza, denunce per maltrattamenti e guida in stato ebrezza

Cosenza, denunce per maltrattamenti e guida in stato ebrezzaLa squadra volanti della Questura di Cosenza, alle direttive del Questore Luigi Liguori, hanno denunciato in stato di libertà un uomo classe 88, ritenuto responsabile di lesioni personali e maltrattamenti in famiglia mediante l’uso di minacce e violenza nei confronti della coniuge convivente di un anno più piccola.

Gli addetti al 113, avvisati dalla donna, hanno immediatamente inviato sul posto l’unità operativa.

Giunti sul posto, gli agenti, richiedevano l’intervento dei sanitari del 118, i quali hanno prestato le necessarie cure mediche alla donna.

Poco più tardi, i poliziotti hanno denunciato in stato di libertà un cittadino ucraino, classe 79, per inosservanza alla normativa sul codice della strada.

In particolare personale dell’Upgsp,  nelle prime ore del mattino sono intervenuti in via Alimena per un incidente stradale, nel quale era rimasto coinvolto, quale conducente, un ucraino residente a Cosenza. Accompagnato presso il locale nosocomio, dopo le prime cure, risultava positivo all’uso, oltre il limite massimo consentito, di sostanze alcoliche. L’uomo, è stato denunciato in stato di libertà per guida in stato di ebbrezza alcolica.

Padova, in un incidente di caccia il padre uccide il figlio

Padova, in un incidente di caccia il padre uccide il figlioUn colpo di fucile partito accidentalmente dal fucile del padre ha ucciso il figlio 15enne. E’ accaduto sabato pomeriggio a Bovolenta (Padova). Sul posto i carabinieri che stanno cercando di ricostruire l’accaduto.
L’incidente sarebbe avvenuto mentre il padre stava appoggiando l’arma a terra, al termine di una battuta di caccia.

Il padre, secondo le prime informazioni, è titolare di una azienda agricola. Affranto il nonno materno, che ai giornalisti ha detto di aver capito che qualcosa di grave era accaduto sentendo arrivare un’ambulanza che poi non è ripartita immediatamente.

La giovane vittima si chiamava Enrico Zanettin. Con il padre Sandro, 42 anni, stava compiendo una battuta di caccia ai colombacci in mezzo ai campi. Il ragazzino è stato colpito in pieno petto ed è morto prima dell’arrivo dei soccorsi.

Yara, respinta rischiesta di scarcerazione di Massimo Bossetti

Yara, respinta rischiesta di scarcerazione di Massimo Bossetti
Massimo Bossetti

Massimo Bossetti, imputato per l’omicidio di Yara Gambirasio, rimane in carcere . I giudici del tribunale del Riesame di Brescia hanno respinto al richiesta dei suoi legali di porre il muratore agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico.

E’ la decima volta che i giudici respingono una richiesta di scarcerazione del muratore in carcere dal 14 giugno del 2014 per l’omicidio della tredicenne bergamasca. Gli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini chiedevano la concessione dei domiciliari, eventualmente con il braccialetto elettronico, contestando, in particolare, il pericolo di reiterazione del reato.

Il periodo di circa sei mesi dalla decisione della Cassazione la quale aveva stabilito che per Massimo Bossetti l’unica misura adeguata è il carcere “è molto breve e per ciò del tutto inidoneo” ai fini della difesa che chiedeva la concessione degli arresti domiciliari per il muratore accusato dell’omicidio di Yara Gambirasio.

E, secondo i giudici del Riesame di Brescia che hanno respinto la richiesta, “questa particolare brevità esclude che possa concretamente prospettarsi un significativo nuovo atteggiamento psichico dell’imputato di spontaneo affidamento alle norme e prescrizioni, a fronte di una condotta illecita tanto grave e consolidata con l’abbandono della vittima dopo l’aggressione”

Anno giudiziario, boom di cause contro le banche

Anno giudiziario, boom di cause contro le bancheA Milano sono “sempre in numero rilevante le cause bancarie” che hanno “ad oggetto il tema di grande attualità della responsabilità fatta valere da singoli risparmiatori-investitori nei confronti di banche-promotori finanziari” per “difetto di informazione” o per “la rischiosità dei prodotti”. Lo si legge nella relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario milanese del presidente facente funzione della Corte d’appello, Marta Chiara Malacarne. E all’inaugurazione c’è stato anche spazio per le proteste a partire da quella dei cancellieri in attesa di riqualificazione.

La protesta dei cancellieri – Gennaro Migliore, neo sottosegretario alla Giustizia, prende la parola e i cancellieri, con il drappo rosso al braccio, voltano le spalle. È la protesta dei cancellieri, ancora in attesa, come si legge in un volantino che è stato distribuito, “di una risposta concreta riguardo alla agognata riqualificazione”. “Siamo gli unici lavoratori – si legge – che non hanno avuto una progressione di carriera da oltre 20 anni”.

Bologna, boom pratiche sui migranti – Aumentano in modo esponenziale nei tribunali del distretto di Bologna le pratiche sui migranti e l’asilo politico. Lo ha rilevato il presidente della Corte di Appello Giuseppe Colonna, durante l’inaugurazione dell’Anno giudiziario. In “sicura ascesa”, ha detto, sono infatti i dati dei procedimenti civili che riguardano l’immigrazione (come espulsioni, permessi di soggiorno, azioni contro la discriminazione) e la protezione internazionale, che “pur essendo difficilmente individuabili sotto il profilo statistico, perché inseriti in una voce comprendente anche altre controversie”, tra luglio 2014 e giugno 2015 sono stati 470 (+18%)”.

“In aumento esponenziale secondo i dati del terzo trimestre 2015, che indicano 376 sopravvenuti, con un aumento stratosferico del 528% rispetto ai sopravvenuti dello stesso trimestre dell’anno precedente”, ha spiegato il presidente. “Ben si comprende, quindi – ha aggiunto – perché il Tribunale di Bologna è stato indicato tra le sedi destinate alle specifiche applicazioni extradistrettuali, disposte recentemente dal Csm, e perché è intervenuta una recentissima modifica tabellare della Corte che ne ha ripartito il carico tra due sezioni”. Il presidente ha aggiunto che una ulteriore impennata di fascicoli si è registrata a fine 2015 e si prevede anche un aumento nel 2016.

Roma: per mafia non funzionato anticorpi – “Gli anticorpi non hanno funzionato se è stato possibile una così pervasiva influenza sull’amministrazione locale”. E’ quanto afferma il procuratore generale della corte d’appello di Roma, Giovanni Salvi, parlando dell’inchiesta su Mafia Capitale nel corso della sua relazione alla cerimonia d’apertura dell’anno giudiziario.

Palermo: cominciata cerimonia inaugurazione – Si è aperta con la relazione del presidente della Corte di Appello Giocchino Natoli la cerimonia di inaugurazione dell’Anno giudiziario a Palermo. Partecipano, oltre ai magistrati del distretto e ai vertici delle forze dell’ordine, il ministro della Giustizia Andrea Orlando e il presidente della giunta nazionale dell’Anm, Rodolfo Sabelli.

Rozzano (Milano), rapinano due discount in 7 minuti. In cella

Rozzano (Milano), rapinano due discount in 7 minuti. In cella
Un frame del video del circuito di sorveglianza del market di Rozzano.

Rapinano due supermercati di sette minuti a Rozzano (Milano). Tempi record per due malviventi che sono stati acciuffati dai carabinieri di Corsico.

Si tratta di due pluripregiudicati italiani del ‘93, entrambi disoccupati, originari di Milano e residenti a Rozzano: G. A., già sottoposto alla misura di prevenzione della Sorveglianza Speciale di P.S., e P. A. M, entrambi accusati di aver preso di mira due discount e averli rapinati in rapida successione.

I fatti risalgono al pomeriggio dello scorso mercoledi. I due rapinatori, con casco da moto, sciarpa e pistola, hanno fatto irruzione nel market di via Toscana di Rozzano, dove hanno “prelevato” 300 euro in contanti; subito dopo, con le stesse modalità, hanno colpito il supermercato di via Manzoni, appropriandosi di altri 600 euro. 900 euro in tutto.

L’immediata acquisizione delle riprese degli impianti di video-sorveglianza e la raccolta delle testimonianze da parte dei militari dell’Arma hanno consentito di risalire ai due rapinatori, che si erano allontanati a bordo di uno scooter falsamente intestato ad un terzo soggetto.

Le perquisizioni personali e delle rispettive abitazioni hanno quindi permesso di rinvenire la pistola giocattolo utilizzata, gli abiti indossati al momento dei colpi, nonché alcuni berretti ed una placca di riconoscimento, del tutto simili a quelli in uso alle forze di Polizia. Sono quindi scattate le manette per i due malviventi, accompagnati a San Vittore in attesa della convalida del fermo.

Dal Family day "2 milioni in piazza". Meloni: "Sono incinta"

Oggi il Family day:
La piazza del Family day al Circo Massimo: “Renzi ci ricorderemo” (Ansa)

“Due milioni” in piazza contro il ddl sulle Unioni civili. E’ questo il bilancio degli organizzatori della manifestazione che dal Circo Massimo hanno lanciato un appello a “respingere pienamente” il ddl Cirinnà avvertendo: “Vedremo chi è con noi e chi è contro”. Nella folla, colorata e fatta soprattutto di famiglie con bimbi, ma anche di religiosi, compare lo striscione: “RenziCiRicorderemo”.

Ma la replica dal Pd arriva per voce del videsegretario Lorenzo Guerini: “Quando tante persone scendono in piazza per esprimere con civiltà le proprie opinioni è segno che la democrazia è viva. Compito della politica è ascoltare tutti, confrontarsi con tutti e poi assumersi la responsabilità della decisione. Sulle unioni civili c’è e ci sarà un dibattito largo e approfondito e poi il Parlamento voterà. Ricerchiamo un ampio consenso ma siamo altrettanto convinti che è giunto il momento di decidere e lo faremo”, aggiunge.

Molti anche i politici presenti alla manifestazione, Ncd è in forze e anche se non c’è il ministro Angelino Alfano, che però in mattinata ha ricevuto al Viminale Massimo Gandolfini, portavoce del comitato che ha organizzato la giornata, in piazza c’è la moglie. Tiziana Miceli. e c’è Giorgia Meloni che annuncia in diretta di essere incinta.

L’altolà di Gandolfini – “Il ddl Cirinnà sia totalmente restituito: non bastano operazioni di maquillage”. “Non è possibile che ci sia una classe politica ideologica. Le femministe dovrebbero vomitare all’idea che si possa comprare l’utero”, ha proseguito Gandolfini. “Qui ci sono elettori di tutti i partiti. Vi dico: guardate chi ci sta aiutando e chi vi oscura” sullo stop al ddl Cirinnà. “I prossimi passaggi della legge li seguiremo minuto per minuto e vedremo chi ha ascoltato il messaggio di questa piazza e chi lo ha messo sotto i tacchi”.

GIORGIA MELONI ANNUNCIA L’ARRIVO DEL SUO BEBE’

Meloni, incinta e sempre più contro ddl Cirinnà – “Ho appena scoperto di aspettare un bambino”, e per questo “sempre più convinta che il ddl è una legge contro i bambini”. Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, annuncia al Family Day di essere incinta.

La posizione dell’Avvenire sul Family day. “Oggi tantissimi italiani si ritroveranno a Roma, al Circo Massimo, per ricordare a chi ci governa e ci rappresenta (ma anche a chi condiziona l’informazione nazionale) che la Costituzione attende ancora di essere attuata nella parte in cui indica il dovere di agevolare la famiglia fondata sul matrimonio, ‘società naturale’ tra una donna-madre è un uomo-padre, aperta alla vita e, dunque, premessa essenziale e promessa di futuro per ogni più ampia comunità civile”.

E’ quanto scrive oggi sul Family Day il direttore del quotidiano della Cei, Avvenire, Marco Tarquinio, nella rubrica di risposte ai lettori. “Saranno tantissimi – prosegue -, come sono già stati in occasioni simili, ma le famiglie mobilitate e riunite dal Comitato ‘Difendiamo i nostri figli’ saranno comunque solo una parte del grande popolo – la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica, secondo i sondaggi di questi mesi – che davanti alla dichiarata intenzione di far crescere anche su strade nuove e con istituti nuovi la solidarietà nel nostro Paese, chiede alla politica di non confondere l’inconfondibile, cioè di non regolare ‘unioni civili’ che siano dei simil-matrimoni e di non trasformare i bambini in ‘oggetti’ da rivendicare, anche a costo di farli nascere attraverso pratiche che umiliano e mercificano le persone coinvolte (a cominciare da madri surrogate e padri ridotti a fornitori di ‘materiale biologico’) e che cancellano la stessa origine del figlio”.

Il direttore del giornale dei vescovi parla di “una ‘piazza’ sicuramente democratica, fatta di cattolici e di altri concittadini, credenti e no”. “Siamo certi – aggiunge – che i manifestanti di ‘Difendiamo i nostri figli’ sapranno dire parole chiare come sempre eppure offerte persino meglio di altre volte al pubblico dibattito. E contiamo di ritrovare una confortante e libera assonanza anche con molte campagne informative (da quella per il divieto internazionale della pratica dell”utero in affitto’ all’impegno per un fisco a misura di famiglia) che Avvenire ha condotto a lungo in solitudine e tra ondate polemiche simili e contrapposte scatenate dai partigiani dello scontro, del disprezzo, della discriminazione e del bavaglio”. “Sarà bene che anche nei palazzi della politica si presti saggio e responsabile ascolto – conclude Tarquinio -. In tempi di crescente e anche aspro distacco tra cittadini e legislatori-governanti è necessario riaprire i canali di comunicazione e ricominciare a capire le giuste attese, le preoccupazioni e le motivate priorità del Paese reale”.

“È fondamentale che siamo in tantissimi ad incontrarci al Circo Massimo. Ricordate che questa è l’unica ‘arma’ di cui disponiamo”. L’appello di Massimo Gandolfini, presidente del comitato promotore del Family Day, è forse troppo ottimista sul peso che avrà la manifestazione di oggi sull’iter parlamentare del Ddl Cirinnà, che a suo giudizio “è inemendabile e va ritirato”. Le parole sempre nette, ma meno stentoree, della Cei che, al termine del Consiglio permanente, parla solo di “preoccupazione” per l’equiparazione tra unioni civili e matrimonio, senza altri affondi, lasciano comunque intuire che su altri tavoli si stia trattando per raggiungere un altro risultato: l’eliminazione della stepchild adoption dal ddl Cirinnà e una riscrittura dell’articolo 3. La manifestazione avrà una forte valenza interna al mondo cattolico, e sarà utilizzata da alcuni partiti (Ncd, Lega, Fdi e Fi) per accreditarsi con questa parte di mondo cattolico.

Tra gli organizzatori si respira ottimismo sulla riuscita dell’evento: in arrivo oltre mille bus, e il target è un milione di persone, con migliaia di famiglie al completo. Ma non tutto il mondo cattolico ci sarà: si ripresenterà la divisione che risale agli anni Ottanta, tra i Movimenti da una parte, e Azione cattolica e le altre associazioni riconosciute dalla Cei, dall’altra. I primi sfileranno al Circo Massimo e tra essi ci saranno Le sentinelle in piedi, Alleanza Cattolica, Cl, Scienza e Vita, Neocatecumenali, Rinnovamento per lo Spirito, Movimento per la Vita, il Forum delle Famiglie. Azione cattolica e altre associazioni sposano invece la linea del sì al riconoscimento dei diritti alle coppie gay, pur senza equiparazione col matrimonio e senza adozioni. Quanto chiesto lunedì scorso dal card. Angelo Bagnasco.

L’assenza della benedizione ufficiale della Cei e la prudenza dei vescovi, suscita in ogni caso malumore tra i promotori del Family Day. I blog e i siti d’area attaccano soprattutto monsignor Galatino e il quotidiano Avvenire, a loro giudizio troppo tiepidi: “non si verrà a Roma per una scampagnata o per una veglia di preghiera a Piazza San Pietro, ma per concretizzare la Nuova Resistenza e gridare, senza se e senza ma, che la legge Cirinnà non passerà”, scrive Giuseppe Rusconi su “Rossoporpora”, che teme “il Grande Inciucio” tra Cei e politica.

Ieri i vescovi hanno ribadito la loro “preoccupazione” per “l’equiparazione in corso tra matrimonio e unioni civili, con l’introduzione di un’alternativa alla famiglia”. Nessun riferimento né al ddl Cirinnà né al Family day, che l’episcopato guarda comunque con simpatia. Non perché sposi l’obiettivo del ritiro del ddl Cirinnà (Il 28 marzo 2007 la Cei chiese esplicitamente il ritiro dei Dico) ma perché l’adunata può aiutare su altri obiettivi: lo stralcio dell’articolo 5, con la stepchild adoption, e la riscrittura dell’articolo 3, che fa valere per le unioni civili gli articoli del codice civile che si riferiscono al matrimonio.

Su questo secondo aspetto ci sono già emendamenti di Giuseppe Lumia (Pd) che risolvono la questione, mentre sulla “step child adoption” non c’è ancora una intesa che soddisfi l’anima laica del Pd, i cattoDem e Ap-Ncd, partito che domani sarà al Circo Massimo a ranghi completi. Ieri il partito di Alfano ha ottenuto vari sottosegretariati e la delega alla famiglia per il neo ministro Enrico Costa, il che può indicare che è in corso un tentativo di intesa sul ddl Cirinnà che coinvolga Ncd. Al Circo Massimo ci saranno anche esponenti della Lega e di Fi, come i governatori Roberto Maroni e Giovanni Toti, i Conservatori e Fdi. Tutti alla ricerca di quel mezzo milione di voti di questa fetta di mondo cattolico.

Per il Pd ci sarà solo Beppe Fioroni e i popolari, che marcheranno la differenza dagli altri cattoDem. Lo storico del cristianesimo Massimo Fagioni ha commentato su Twitter “Laicismo da due soldi vs. il familismo cattolicista. Ridatemi gli anni Settanta, Berlinguer, la DC e tutto il resto”. (Ansa)

Mattarella attacca i politici calabresi: "Non curate i vostri interessi"

Mattarella attacca i politici calabresi: "Non curate i vostri interessi"
Mario Oliverio e Sergio Mattarella nella sede della nuova regione

Il capo dello Stato Sergio Mattarella ha attaccato aspramente i politici calabresi. Il presidente coglie l’occasione dell’inaugurazione della Cittadella regionale, sede di tutti gli uffici regionali della regione Calabria, per affrontare la platea composta in gran parte da politici calabresi e dirgli in faccia: “Fate di più per questa regione. Non pensate ai vostri interessi”.

“La politica – critica Mattarella – spesso non riesce a sottrarsi alla logica degli interessi particolari. Quando si appiattisce su una mera e conservatrice riproduzione del consenso – toccando talvolta quella zona grigia che non distingue legalità da illegalità – nell’illusione di preservare se stessa mentre la comunità circostante non riesce a trarre concreti benefici”, ha concluso il presidente della Repubblica.

Un affondo che ha ricevuto un grande applauso dai destinatari del monito. Mattarella, si è recato in Calabria, a Catanzaro, per l’inaugurazione della Cittadella regionale su invito del presidente Mario Oliverio.

Il Capo dello Stato, dopo aver visitato la nuova sede della Regione, ha partecipato alla cerimonia inaugurale nel corso della quale sono intervenuti il sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Nicola Irto e lo stesso governatore con cui Mattarella si è intrattenuto per qualche minuto.

Mattarella è la prima volta che mette piede in Calabria da capo dello Stato. Nel suo discorso, gli accenti rituali sul rilancio del Sud e del paese che ha bisogno del Mezzogiorno. Attenzione su lavoro, sui giovani e lotta al crimine organizzato.

“Creare nel paese lavoro, il lavoro che manca, è la prima delle priorità”, ha esordito. “Dare lavoro ai giovani è condizione della tenuta stessa della nostra nazione. L’Italia ha bisogno dello sviluppo del Sud. Non vi sarà crescita piena senza la crescita del meridione”.

“Il contrasto alla criminalità organizzata e la battaglia per l’affermazione della legalità – afferma Mattarella – restano pietre angolari di ogni progettualità politica. Sconfiggere la ‘ndrangheta è possibile. La Calabria non è sola.

Lo Stato non è lontano. La Calabria è parte integrante e inseparabile della vita dell’Italia e la coinvolge. La questione, quindi, interpella e richiama la coscienza civile di tutte le istituzioni. La rimonta della Calabria dipende anzitutto dai calabresi, così come per ciascuna delle Regioni meridionali”.

Intanto, l’8 febbraio prossimo sergio Mattarella sarà a Whashington, alla Casa Bianca per un colloquio con il presidente Usa Barack Obama che lo ha invitato. Lo ha annunciato il portavoce della White House, Josh Earnest.

Omicidio Giordanelli, Di Profio tradito da teste e video

Omicidio Giordanelli, Di Profio tradito da sangue e video
La conferenza stampa sul fermo del presunto autore dell’omicidio di Annalisa Giordanelli, Paolo Di Profio. Al centro, tra i militari dell’Arma, il procuratore di Paola Bruno Giordano

A incastrare Paolo Di Profio, presunto autore dell’omicidio di Annalisa Giordanelli – la donna medico trovata cadavere mercoledì sera a Cetraro con il cranio fracassato – sono state le macchie di sangue trovate nel lavandino del bagno di casa e sull’auto dell’uomo, nonché le immagini di una telecamera di videosorveglianza di un’abitazione. Altro elemento cruciale, è la spranga usata per compiere l’omicidio della donna poi gettata negli arbusti di una strada sterrata e rinvenuta dai carabinieri intrisa di sangue e ciocche di capelli che si presume siano della vittima.

E’ quanto è emerso dalla conferenza stampa tenuta dal procuratore capo di Paola, Bruno Giordano, all’indomani del fermo di Paolo Di Profio, 47 anni, cognato della vittima e infermiere presso l’ospedale di Cetraro, fermato dopo che gli inquirenti avrebbero appreso ammissioni (il legale avrebbe smentito confessioni) e a seguito degli elementi raccolti dopo il tremendo delitto.

Nelle immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza si vede l’automobile Fiat Panda verde di proprietà di Paolo Di Profio che si allontana dal luogo dell’omicidio. Il piede di porco usato per l’omicidio, inoltre, è stato riconosciuto dall’ex moglie di Di Profio, Serena Giordanelli. Ci sarebbe anche la testimonianza di un uomo che ha riferito di averlo visto l’indagato a bordo della Panda verde che seguiva la vittima.

L’omicidio di Annalisa Giordanelli è stato commesso nel pomeriggio di mercoledì 27 gennaio, in una via periferica di Cetraro, centro dell’Alto Tirreno Cosentino. Il movente, è stato spiegato, sarebbe riconducibile ad un fortissimo astio dell’uomo verso la donna, responsabile a suo avviso, della separazione con la propria moglie. La donna, medico di base, benvoluta da tutti, era abitudinaria di lunghe passeggiate dopo il lavoro. L’uomo, che aveva probabilmente in mente di fargli pagare con la vita i torti subìti, l’avrebbe seguita con l’auto. Sceso dall’auto, con la pesante spranga in mano, l’indagato per presunto omicidio, l’avrebbe colpita in testa procurandole una morte istantanea.

Arrestato Antonino Pulvirenti per la bancarotta di Wind Jet

Arrestato Antonino Pulvirenti per la bancarotta di Wind Jet
Sullo sfondo un aereo della compagnia Wind Jet. Nel riquadro Antonino Pulvirenti

CATANIA – L’ex presidente del Catania Calcio, Antonino Pulvirenti, è stato arrestato da militari del comando provinciale della Guardia di finanza del capoluogo etneo nell’ambito dell’inchiesta per bancarotta fraudolenta della compagnia aerea Wind Jet, di cui era presidente.

Analogo provvedimento di Antonino Pulvirenti, il gip presso il tribunale di Catania lo ha emesso nei confronti Stefano Rantuccio, amministratore delegato della società.

Nelle indagini delle Fiamme gialle di Catania, denominate “Icaro”, aveva già reso noto la Procura nel luglio del 2015, sono indagate 14 persone per bancarotta fraudolenta per il dissesto di Wind Jet, società ammessa alla procedura di concordato preventivo con un passivo di oltre 238 milioni di euro.

La compagnia aerea low cost sospese i voli per problemi finanziari il 12 agosto del 2012 lasciando a terra migliaia di passeggeri e senza lavoro circa 500 dipendenti, che firmarono la cassa integrazione a tempo indeterminato. Il 19 ottobre del 2013 il concordato scongiurò il fallimento della compagnia ed ottenne il 92% di sì dai creditori

Doppio incidente sull'A4 Milano Brescia. 3 morti e 6 feriti

Doppio incidente sull'A4 Milano Brescia. 3 morti e 6 feritiDoppio schianto mortale sull’autostrada Milano Brescia. Tre persone sono morte, e sei sono rimaste ferite in un doppio tamponamento avvenuto A/4 tra Seriate e Grumello, nel Bergamasco.

I due incidenti sono avvenuti tra 00.15 e le 00.45 della scorsa notte. Secondo le prime informazioni, le tre vittime sono state causate da un secondo tamponamento avvenuto nella fila formatasi per il primo incidente.

A perdere la vita sono giovani: un ragazzo e una ragazza di 23 e 21 anni, e un altra persona di cui non si conosce ancora l’età. I feriti del secondo e più grave incidente sono quattro, due donne di 33 e 39 anni, e due uomini di 36 e 40, ai quali si devono aggiungere due feriti lievi del primo tamponamento, due uomini di 40 e 41 anni. Sono tutti stati trasportati dal 118 negli ospedali di Bergamo e Seriate (Bergamo) con codici di invio gialli e rossi.

Tra i due incidenti è passata circa una mezzora. Il primo intervento del 118 di Bergamo è stato registrato infatti alle 00.24 mentre il secondo alle 00.58. Il primo incidente è avvenuto nel tratto compreso tra Seriate e Grumello in direzione di Brescia. Nell’incidente sono rimaste coinvolte sei autovetture ed un mezzo pesante.

“Sul luogo dell’evento – precisa Autostrade per l’Italia – oltre al personale della Direzione 2 Tronco di Milano, sono intervenute le pattuglie della Polizia Stradale, i Vigili del Fuoco, e per le effettuare le operazioni di soccorso e ripristino della viabilita’ e’ stato necessario chiudere il tratto sino alle ore 4.30 circa”.

Arrestati boss latitanti Giuseppe Ferraro Giuseppe Crea. VIDEO

Arrestati boss di 'ndrangheta latitanti Giuseppe Ferraro Giuseppe Crea
L’arsenale di armi trovato nel bunker dei boss latitanti di ‘ndrangheta Giuseppe Ferraro e Giuseppe Crea nei riquadri

I latitanti della ‘ndrangheta Giuseppe Ferraro, ricercato dal ’98 e Giuseppe Crea, latitante dal 2006 sono stati arrestati dalla polizia in provincia di Reggio Calabria, tra Melicucco e Rizziconi. I due erano in un bunker dove era nascosto anche un arsenale di armi: c’era a che un fucile mitragliatore, oltre a numerosi fucili, pistole e munizioni.

Il bunker era dentro un costone in una località chiamata Agro di Maropati. Si tratta di una costruzione in metallo dotata all’interno di tutti i confort.

Giuseppe Ferraro, di 47 anni, e Giuseppe Crea, di 37, sono due boss, entrambi capicosca. Ferraro, latitante dal 1998, deve scontare una condanna all’ergastolo per omicidio ed associazione mafiosa, mentre Crea, irreperibile dal 2006, è stato condannato per associazione mafiosa.

VIDEO CATTURA DEI DUE LATITANTI

Nel nascondiglio i poliziotti, nel momento dell’irruzione, secondo quanto ha riferito il questore di Reggio Calabria, Raffaele Grassi, che ha diretto l’operazione che ha portato ai due arresti, hanno trovato un fucile mitragliatore, una decina di fucili di vario tipo ed un consistente quantitativo di pistole. Le armi rappresentavano, secondo gli investigatori, uno degli arsenali delle cosche di riferimento dei due latitanti.

“In pochi giorni la polizia di Stato ha ottenuto un altro successo investigativo a Reggio Calabria”, dichiara il capo della polizia Alessandro Pansa. “L’operazione conclusa oggi – aggiunge Pansa – testimonia lo straordinario impegno della polizia di Stato nella lotta alla criminalità organizzata”. “Un ringraziamento – conclude Pansa – va a tutti i poliziotti che con grande senso del dovere e spirito di sacrificio lavorano quotidianamente per garantire la legalità e il vivere civile”.

“Oggi è un’altra bella giornata per tutti e per il Paese, perché oggi la giustizia ha vinto ancora una volta e ha vinto in modo eclatante con l’individuazione e l’arresto di due boss “capicosca” della ‘ndrangheta, catturati in un bunker in provincia di Reggio Calabria”, sottolinea il ministro dell’Interno, Angelino Alfano.

Roma, ammazza il rivale in amore e lo racconta a carabiniere

Roma, ammazza Maurizio David, rivale in amore e lo racconta a carabiniere
via Caffaro a Roma dov’è avvenuto l’omicidio

E’ stato fermato nella notte dai carabinieri un 40enne italiano accusato dell’omicidio di Maurizio David, il 60enne trovato morto ieri nel suo appartamento alla Garbatella, a Roma.

Si tratta di un amico della vittima, il movente dell’omicidio sarebbe la rivalità tra i due per una donna. E’ stato lo stesso 40enne a rivolgersi ieri mattina a un carabiniere vicino alla stazione Piramide raccontando di aver fatto qualcosa di molto grave la sera precedente.

In seguito gli investigatori hanno verificato la versione dell’uomo e se vi fossero altre persone coinvolte nell’omicidio.

Maurizio David, è stato ucciso a Roma in un appartamento nel quartiere della Garbatella, in via Caffaro 24. La vittima, che abitava da sola nell’appartamento al settimo piano, è stata trovata in un lago di sangue e sul corpo ha diverse ecchimosi. Sul posto si sono recati i carabinieri del nucleo investigativo di via In Selci e la Compagnia Eurdi Roma.

Renzi rimpasta il governo. Tra i sottosegretari Antonio Gentile

il senatore Antonio Gentile è il suovo sottosegretario allo Sviluppo Economico
il senatore Antonio Gentile è il nuovo sottosegretario allo Sviluppo Economico

Il premier Matteo Renzi ha proceduto a un mini rimpasto al governo nominando un ministro, 8 sottosegretari e 3 viceministri. Si tratta di una decisione ampiamente annunciata che viene varata con il pacchetto di contrasto alla povertà e nei giorni frenetici sulle Unioni civili.

Enrico Costa è il nuovo ministro agli Affari regionali dopo che il dicastero era rimasto a interim per le dimissioni di Maria Carmela Lanzetta.

Entrano in squadra come sottosegretari: Tommaso Nannicini va alla Presidenza del Consiglio; Vincenzo Amendola al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale; Federica Chiavaroli e Gennaro Migliore al Ministero della Giustizia; Antonio Gentile al Ministero dello Sviluppo economico; Antimo Cesaro e Dorina Bianchi al Ministero dei beni, delle attività culturali e del turismo; Simona Vicari avvicenda: da sottosegretario al Ministero dello sviluppo economico va con o stesso ruolo al Ministero dei trasporti e delle infrastrutture.

Il Presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi ha inoltre “promosso” alla carica di viceministro:
Teresa Bellanova che da sottosegretario al Ministero del lavoro entra come viceministro al Ministero dello sviluppo economico.
Mario Giro da sottosegretario a viceministro del Ministero degli affari esteri e della cooperazione. Infine
Enrico Zanetti da sottosegretario a viceministro del Ministero dell’economia e delle finanze. Il giuramento è previsto per oggi.

La Calabria guadagna due sottosegretari. Antonio Gentile e Dorina Bianchi, entrambi del Nuovo Centrodestra, che vanno il primo allo Sviluppo economico e la seconda alla Cultura, come spalla al ministero guidato da Dario Franceschini. Per Gentile, tra l’altro, è già prevista la promozione a viceministro a metà marzo, quando Carlo Calenda andrà a Bruxelles come rappresentante italiano.

Per Antonio Gentile si tratta di un ritorno nelle sedi governative. Già sottosegretario all’Economia con il governo Berlusconi, ministro di allora Giulio Tremonti, nel 2013 era stato nominato sottosegretario alle Infrastrutture all’indomani dell’insediamento del governo Renzi. Ma a cavallo di quei giorni di fine febbraio, scoppiò una furibonda polemica per delle presunte pressioni che il senatore cosentino avrebbe esercitato sull’Ora della Calabria per non far pubblicare un articolo sul figlio indagato, venne costretto alle dimissioni dopo un gigantesco tam tam dei media nazionali. Il suo mandato durò tre giorni.

Crotone, armi, esplosivi e droga. Arresti e denunce

Crotone, maltrattava moglie e figli: allontanato dalla casaLa squadra mobile di Crotone unitamente ad equipaggi del reparto prevenzione crimine “Calabria Settentrionale” di Cosenza, nell’ambito del piano nazionale e transnazionale denominato Focus ‘Ndrangheta, a seguito di perquisizioni domiciliari  ha arrestato Salvatore La Forgia, nato a Crotone nel 1960, poiché presso il suo domicilio sono state rinvenute 59 cartucce per fucile di vario calibro, 5 cartucce per pistola 9×19,  6 cartucce calibro 9×21, 8 cartucce di vario calibro, 11 involucri di carta di colore marrone (cd. ‘’Cipolle’’ o ‘’Bombe Carta), polvere pirica per un peso complessivo oltre un chilo e 300 grammi.

L’arrestato, ultimati gli adempimenti di rito, è stato successivamente accompagnato presso la propria abitazione, al regime degli arresti domiciliari, a disposizione del magistrato di turno,. Ivan Barlafante, che coordina le indagini.

Nel corso della stessa operazione di Polizia Giudiziaria, sono stati denunciati alle competenti Autorità giudiziaria e amministrativa, rispettivamente S. L., crotonese, classe 1989, in atto sorvegliato speciale di pubblica sicurezza per il reato di resistenza a pubblico ufficiale. L’uomo, dopo aver opposto resistenza nei confronti del personale di Polizia, è stato sottoposto a perquisizione personale e locale, che ha consentito il rinvenimento di gr. 1,3 di sostanza stupefacente del tipo marijuana, occultata in una busta trasparente per alimenti.

Nella rete dei controlli della Polizia di Crotone finisce anche G. F., crotonese, classe 1989, in atto sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari, la cui perquisizione a suo carico consentiva il rinvenimento di 2 dosi di sostanza stupefacente di tipo marijuana per un peso complessivo di 0.4 g, occultata dentro un trinciatabacco, nonché 2 piantine di marijuana contenute rispettivamente in due vasi, una delle quali di circa 20 cm di altezza e l’altra di 3 cm. Sia le armi che la sostanza stupefacente rinvenuta è stata sottoposta a sequestro penale.

Milano, cercava lavoro, ma studiava e faceva rapine seriali. Preso

Milano, imbucava curriculum ma studiava rapine seriali. Preso rumeno di Mediglia da carabinieri di Cassano d'Adda
Il rapinatore seriale in frame della video sorveglianza

Era in cerca di “lavoro” e spediva curriculum. Non via email, come consentono le nuove tecnologie ma si recava presso gli uffici postali a imbucare il suo curriculum vitae, chiuso in busta. In realtà, si recava alla Posta per ispezionare l’ambiente dove successivamente compiere rapine seriali a mano armata, una decina, nel Milanese e in provincia di Lodi.

E’ quanto hanno scoperto i carabinieri della compagnia di Cassano d’Adda (Milano) che hanno arrestato a Mediglia, un pregiudicato rumeno di 28 anni, M.I, per rapina aggravata e continuata, in esecuzione a un provvedimento emesso dal gip del Tribunale di Milano.

Le indagini condotte dai militari, spiega una nota dell’Arma di Milano, hanno tratto origine dall’arresto dell’uomo in flagranza di reato, il 17 ottobre 2015, dopo un colpo presso l’ufficio postale di Pozzuolo Martesana (Milano), e ne hanno accertato la responsabilità per altre nove rapine, consumate presso altrettanti uffici postali dell’hinterland milanese e della Provincia di Lodi.

Gli investigatori hanno documentato il modus operandi del malfattore che, alla ricerca di un lavoro come muratore, prima di colpire, sfruttava il sopralluogo presso gli uffici postali per spedire il proprio curriculum e che, subito dopo la commissione dei reati, effettuava un cambio d’abito. Gli indumenti utilizzati sono infatti stati rinvenuti e sequestrati nell’abitazione del rapinatore, unitamente al coltello da cucina, col quale era solito agire. Il malfattore ha ammesso le proprie responsabilità e per lui si sono aperte le porte del carcere di Lodi.

Reggio Calabria, 11 arresti nella Piana. Aggravamento per i Cacciola

Reggio Calabria, 11 arresti nella Piana. Aggravamento per i Cacciola
Alcuni dei destinatari delle misure cautelari eseguite dai carabinieri

Associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi clandestine, ricettazione e furto aggravato. Sono queste, a vario titolo, le accuse con cui sono state arrestate complessivamente 11 persone in provincia di Reggio Calabria.

La prima operazione, in esecuzione di un’ordinanza di aggravamento di misura cautelare emessa dal gup presso Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della locale Dda, è stata eseguita dai militari del comando provinciale di Reggio Calabria, nell’ambito di un servizio straordinario di controllo del territorio espletato in tutta la piana di Gioia Tauro, con il concorso dello squadrone eliportato Cacciatori e di due unità cinofile del Goc di Vibo Valentia.

Nell’ordine, i primi tre destinatari della nuova ordinanza sono: Francesco Cacciola, di 47 anni, Giuseppe Cacciola, 35 anni e Giovan Battista Cacciola, di 52anni, i primi due già sottoposti a regime di detenzione domiciliare e, Giovan Battista, già detenuto presso la casa circondariale di Catanzaro, a seguito dell’intervenuta sentenza di condanna, emessa il 26 gennaio scorso dallo stesso giudice, rispettivamente alla pena di 9 anni e 4 mesi, di 8 anni e 18 anni.

La sentenza di condanna, spiegano gli inquirenti, è stata emessa ad esito del giudizio, celebrato con rito abbreviato, instaurato a seguito dell’operazione convenzionalmente denominata “Mauser”, che nel luglio 2014 aveva portato all’arresto – da parte di carabinieri di Reggio Calabria – di 16 persone appartenenti alla cosca Cacciola di Rosarno, per le ipotesi di associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, sequestro di persona e riduzione in schiavitù.

Sempre nell’ambito dei controlli effettuati dall’Arma, in di Gioia Tauro, sono state arrestate in flagranza di reato 8 persone e ne è stata denunciata un’altra in stato di libertà per detenzione illegale di armi clandestine, ricettazione e furto aggravato.

Il primo arresto è riferito a Damiano Amato, di anni 27, pregiudicato, nei sotterranei della cui abitazione i militari hanno rivenuto, celati in tubi di pvc e guaine in plastica murati, un fucile automatico, a canne mozze, calibro 12 marca Benelli con matricola abrasa, un fucile a due canne affiancate calibro 16, senza marca e con matricola abrasa, 19 munizioni calibro 16 a pallini marca R.C. e una canna mozzata calibro 16 con matricola abrasa. Le armi e le munizioni rinvenute, efficienti ed in ottimo stato di manutenzione, sono state sequestrate per i successivi accertamenti tecnico-balistici.

Le altre sette persone, di cui alcune con precedenti, sono state ammanettate per furto aggravato di energia elettrica, mentre per lo stesso reato è stata denunciata un’altra persona.

Rimborsi Emilia Romagna, chieste 2 condanne a ex M5S

Rimborsi Emilia Romagna, chieste 2 condanne a ex M5S
Giovanni Favia e Andrea Defranceschi ex consiglieri regionali M5S

Rimborsi Emilia Romagna. Un anno e sei mesi di reclusione per l’ex capogruppo Andrea Defranceschi, un anno e quattro mesi per l’ex consigliere Giovanni Favia. Sono queste le richieste di condanna formulate dal Pm Morena Plazzi nel processo in rito abbreviato a Bologna, che vede imputati per peculato gli ex esponenti del gruppo del Movimento 5 Stelle in Regione Emilia Romagna nella passata legislatura.

Le accuse si riferiscono ai rimborsi chiesti tra il 2010 e il 2011; nel frattempo entrambi i politici sono stati espulsi dal Movimento di Beppe Grillo. A De Franceschi, capogruppo, la Procura ha contestato spese per 98mila euro, a Favia per settemila. Alla requisitoria del Pm sono seguite le arringhe dei difensori, avv. Paola Maschio per Defranceschi e avv. Francesco Antonio Maisano per Favia. La Gup, Rita Zaccariello, è entrata in Camera di consiglio.

Omicidio Annalisa Giordanelli. Confessa il cognato Paolo Di Profio: "La odiavo"

Omicidio Cetraro conseffa il cognato Paolo Di Profio l'omicida di Anna Giordanelli Annalisa Giordanelli
La vittima, Annalisa Giordanelli e il presunto assassino Paolo Di Profio

CETRARO – Sarebbe stato il cognato Paolo Di Profrio a massacrare a sprangate Annalisa Giordanelli. L’uomo, avrebbe confessato davanti agli inquirenti i quali sin dall’avvio delle indagini, non ci hanno messo molto a puntare i sospetti sul parente della vittima.

Paolo Di Profio, infermiere dell’ospedale di Cetraro, avrebbe riferito anche il movente: addossava le responsabilità alla cognata del divorzio con la moglie.

E’ crollato davanti agli organi inquirenti dopo una decina di ore. Ma stretto con le spalle al muro, alla fine non poteva più difendere gli “alibi” che man mano cercava di edificare. Troppe “incongruenze” tra domande e risposte. “Si, l’ho uccisa io. La odiavo”, avrebbe detto. Perché Annalisa Giordanelli, per tutti Anna, la cognata, sarebbe stata “l’artefice” del fallimento del suo matrimonio.

Secondo l’uomo sarebbe stata la vittima a dire alla sorella Serena di “lasciarlo, perché è un poco di buono. Fatti un’altra vita”. Un susseguirsi di chiamate tra sorelle, incontri, bisbigli che il presunto killer ha recepito come “trame” contro la sua persona.

Sullo sfondo di questa turbolenta separazione, vi sarebbero storie di ordinario disagio coniugale, che non di rado sarebbe sfociato in violenza verbale e forse anche fisica. Ma lui, il presunto omicida, aveva puntato la cognata per essersi messa in mezzo. “Gliela faccio pagare cara”, è il pensiero ricorrente che aveva in testa da mesi. Un chiodo fisso, il suo.

Ieri, da quanto emerge, l’uomo avrebbe pedinato la donna che faceva footing. Era in auto. E quanto giunti su quella strada periferica, sarebbe sceso dal mezzo con una spranga di ferro. Coglie la cognata di sorpresa, alle spalle. Una botta secca, violentissima al capo. Forse prima di affondare il ferro sul cranio della povera donna, ha proferito frasi tipo: “Ti avevo detto che te la facevo pagare e adesso t’ammazzo!”. Annalisa Giordanelli non ha avuto un attimo di tempo per strillare e chiedere aiuto. Non si aspettava che in un pomeriggio di gennaio, passeggiando lungo la città, dopo il lavoro, potesse incrociare l’uomo che le togliesse la vita. A delitto consumato, il presunto omicida, si rimette in auto e getta il piede di porco lungo tra la vegetazione di una stradina sterrata. L’hanno rinvenuta i militari tutta insanguinata e con ciocche di capelli che potrebbero appartenere alla vittima.

L’uomo è in carcere in stato di fermo con l’accusa di omicidio. Toccherà adesso al gip presso il tribunale di Paola valutare le risultanze investigative nonché la confessione, per poi decidere se convalidare il fermo in arresto. [aggiornato alle 21,53]

——————————————————

Si stringe il cerchio attorno al killer di Anna Giordanelli, il medico di 53 anni, uccisa nel pomeriggio di mercoledì a Cetraro (Cosenza), in circostanze avvolte nel mistero. Da quanto trapela, ci sarebbe un sospetto su cui gli investigatori starebbero puntando i riflettori. Si tratta di un uomo del luogo. Una persona che la vittima conosceva. Sarebbe il “cognato”.

L’uomo, P.D.P., è stato condotto in caserma per un primo interrogatorio come persona informata sui fatti. Gli inquirenti stanno cercando riscontri. Non c’è al momento nessun fermo. I militari hanno ritrovato anche la spranga di ferro insanguinata che si ritiene sia l’arma del delitto.

Secondo quanto si apprende, l’omicidio “non è riconducibile” a rapina o altro. Dai primi rilievi effettuati, il killer infatti non avrebbe asportato nulla. Nemmeno il telefono cellulare. Ciò induce a pensare che potrebbe trattarsi di un assassinio “di impeto”, commesso con un oggetto simile a un grosso martello o spranga di ferro.

Anna Giordanelli è stata aggredita a morte in una via periferica e isolata di Cetraro, mentre faceva jogging.  Il corpo della donna è stato scoperto da alcune persone di passaggio che hanno dato immediatamente l’allarme. La donna quando sono arrivati i soccorsi, era già morta.

Sul movente dell’omicidio, al momento, non si esclude alcuna ipotesi. Gli inquirenti stanno scavando nella vita privata e lavorativa di Anna Giordanelli. Interrogatori sono in corso per cercare di ricostruire le ultime ore di vita del medico. Un delitto che si presenta al momento inspiegabile. La donna, infatti, sposata con un dipendente comunale e madre di tre figli, era stimata sia come persona che come professionista e non aveva ombre sul suo passato.

Per questo gli investigatori, che non escludono alcuna ipotesi, hanno iniziato a lavorare sulla sfera privata e professionale della vittima per verificare se negli ultimi tempi possa avere avuto un problema con qualcuno che possa essere all’origine dell’omicidio.

La donna è stata uccisa con un colpo alla testa sferrato con un corpo contundente. Sul cadavere, da un primo esame, non sono stati riscontrati altri segni di violenza né ferite da difesa, quasi come fosse colta alle spalle dal suo assassino. Modalità che sono all’attenzione dei carabinieri della Compagnia di Paola e di quelli del Reparto operativo di Cosenza. I militari, stanno effettuando una vasta ricerca nella speranza di ritrovare l’oggetto usato per il delitto che potrebbe fornire preziose indicazioni sull’autore.

“Tutte le ipotesi sono al vaglio e, al momento, non mi sento di escluderne nessuna”, ha detto il procuratore della Repubblica di Paola, Bruno Giordano, secondo cui sull’asfalto – all’altezza del punto del marciapiede in cui è stata aggredita Anna Giordanelli – sarebbero state ritrovate tracce di pneumatici che potrebbero appartenere all’auto dell’aggressore. La Procura di Paola ha disposto l’autopsia sul corpo della donna.

“Per me è un doppio colpo. Anna Giordanelli era una persona molto conosciuta, nonché grande amica mia e della mia famiglia. Siamo frastornati”, ha detto il sindaco di Cetraro, Angelo Aita, commentando all’Adnkronos la morte del medico.

“Era una delle donne più tranquille della città, amava la sua professione di medico, era una donna discreta che selezionava bene le sue amicizie”, ha continuato. Aita non riesce a “dare una motivazione di quanto accaduto né attorno al suo ruolo di medico né nella sua vita di relazione”. La donna era sposata con un geologo, dirigente del Comune di Cetraro. Ha due figli maschi, uno è studente universitario l’altro frequenta la scuola media.

Mariglianella (Napoli), 35enne ucciso a coltellate

Mariglianella (Napoli), Vincenzo Artistico 35enne ucciso a coltellate
Angolo tra via Parrocchia e via Umberto primo a Mariglianella dove è avvenuto l’omicidio (View)

Un uomo di 35 anni, Vincenzo Artistico, già noto alle forze dell’ordine, è stato ucciso a coltellate da persone sconosciute la scorsa notte a Mariglianella (Napoli), mentre si trovava per strada, fra via Umberto Primo e via Parrocchia.

Artistico è stato colpito alla schiena e al fianco. Soccorso è trasportato all’ospedale di Nola (Napoli), dove è morto poco dopo il ricovero. Il fatto è avvenuto mezz’ora dopo la mezzanotte a Mariglianella. Sono intervenuti i carabinieri di Castello di Cisterna (Napoli) che stanno facendo le indagini.

NOTIZIE DALLA CALABRIA

ITALIA E MONDO