14 Ottobre 2024

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Caso Occhiuto. Il destino di Cosenza, tra inciuci e gruppi di potere

Il destino di Cosenza, tra inciuci e gruppi di potere
PROTAGONISTI Da sinistra Mario Oliverio, Pino Gentile, Nicola Adamo e Ennio Morrone

COSENZA – Torna a casa anzitempo Mario Occhiuto, sindaco di Cosenza dimissionato dai suoi alleati e da una minoranza, in gran parte Pd, che tenta una mossa azzardata in vista delle prossime consultazioni.

Il “patto” o “inciucio” tra Pd e Ncd in Calabria può dirsi realizzato almeno a metà. Occorre attendere ora l’esito delle urne per poter dire in toto “missione compiuta”. Del patto per conquistare Cosenza e l’area urbana scrivevamo giusto un anno fa, ma fummo tacciati di “fantapolitica”.

Dietro il defenestramento del sindaco di ieri ci sono 17 esecutori (i consiglieri) e quattro mandanti. Sono gli stessi nomi dell’inciucio consumato in consiglio regionale il 7 gennaio 2015, quando si votò per la presidenza del Consiglio regionale: Nicola Adamo (rientrato da poco in città dopo un provvedimento di divieto di dimora, poi annullato dalla Cassazione, per la vicenda rimborsopoli), i fratelli Pino e Tonino Gentile, il  governatore “stratega” Mario Oliverio e Ennio Morrone, padre di Luca, l’ex presidente dell’assise cosentina che ha posto fine alla consiliatura.

Il patto tra loro regge. Del resto sono 40 anni che governano ininterrottamente la città, eccetto gli anni in cui ha amministrato Giacomo Mancini senior che li aveva relegati a semplici comparse del teatrino politico cittadino.

La sindacatura Occhiuto poteva finire già prima della scorsa estate, se non fosse stato per la rimbosopoli calabrese i cui esiti giudiziari spedirono a Roma per 7 mesi Nicola Adamo, il “big” riconosciuto dallo stesso Mario Occhiuto mente e regista assoluto dell’operazione.

E ha subìto una brusca accelerazione proprio per impedire a Mario Occhiuto -già ricandidato (e favorito) alle prossime amministrative – di tirare la volata con le strutture in mano. Parliamo sia del comune che della provincia di Cosenza. Levare dalle mani dell’ex sindaco gli strumenti di gestione politico amministrativo (e potenzialmente clientelari) in vista della campagna elettorale, era il primo passo per portare a compimento il loro disegno politico.

Occhiuto, a detta dei sondaggi e degli umori di molti cosentini avrebbe “governato bene”, quindi “prima che sia troppo tardi”, è stato il ragionamento dei Nostri, “facciamolo cadere subito e abbiamo qualche chance di governare Cosenza”. Ad alcuni dei consiglieri sarebbero state promesse alcune cose non meglio trapelate. Resta il dato che, soprattutto dalle nostre parti, un consigliere comunale non rinuncerebbe mai a 4/5 mesi di consiliatura ben remunerata senza avere politicamente nulla in cambio. Se poi ci sia stato dell’altro – quella sorta di “corruzione politica” paventata dalla segretaria regionale di Forza Italia, Jole Santelli – sarà la procura di Cosenza eventualmente ad accertarlo.

I guai per Occhiuto iniziano con il disarcionamento del vicesindaco Katia Gentile, figlia di Pino, ex sindaco di Cosenza agli inizia degli anni ’80 e attuale vicepresidente di palazzo Campanella grazie al famoso “inciucio” Pd-Ncd di cui il fratello Tonino, oggi sottosegretario, è coordinatore regionale.

Da allora è cominciata una guerra intestina, più carsica che in superficie, dove si sono inseriti gruppi di potere col preciso scopo di mettere le mani su Cosenza, che negli assi del Por 2014-2020 vede confluire sulla città centinaia e centinaia di milioni di euro, di cui gran parte assorbiti da lavori pubblici e sanità (molti indizi li troviamo nell’infinita querelle sul nuovo ospedale in città e sull’auspicio della fine del commissariamento Scura), che sono poi i settori non di maggiore sviluppo e beneficio per i cosentini, ma appannaggio di pochi apparati di potere, in cui sono a loro volta inseriti alcuni dei protagonisti del defenestramento di Occhiuto. Fantapolitica? Si vedrà.

Dicevamo prima della mossa “azzardata” dei dem. Bisognerà capire se con questa mossa, riusciranno a recuperare terreno e conquistare la città. Con un Pd spaesato dall’inconsistenza politica del suo segretario regionale, Ernesto Magorno, e che resta prigioniero delle “trame” politiche tessute dai soliti noti, riavvolgeremo grigie pellicole del passato. Del resto, in un contesto come quello cosentino e calabrese, per Matteo Renzi e Lorenzo Guerini evidentemente è meglio tenersi rappresentanti di questa “stazza” che non politici all’altezza delle aspirazioni innovative del premier e del futuro partito della Nazione. Valli a trovare a queste latitudini…Molti capiranno perché è Roma a calare sempre politici dall’alto, sia a destra che a sinistra.

Incendio doloso a treno delle delle Ferrovie della Calabria

Incendio doloso a treno delle delle Ferrovie della CalabriaCOSENZA – Ignoti hanno incendiato, la scorsa notte, un mezzo ferroviario impegnato in lavori di manutenzione sulla linea ferroviaria Cosenza- Rogliano, in sosta nel piazzale della stazione di Pedace.

Lo rende noto la Direzione aziendale delle Ferrovie della Calabria che esprime “solidarietà e rammarico per il grave atto perpetrato ai danni dell’impresa Ventura”. Sul posto sono intervenuti i tecnici di Ferrovie della Calabria, le forze dell’ordine ed i titolari dell’impresa ed è stata sporta formale denuncia contro ignoti. Indagano le forze dell’ordine.

La direzione aziendale di Ferrovie della Calabria esprime “sdegno per il grave atto di evidente natura intimidatoria, ed esprime altrettanta certezza che sia FdC che impresa Ventura, se pur in ruoli diversi, proseguiranno ad operare con serenità è sempre maggiore impegno per migliorare i servizi di mobilità in favore dei cittadini calabresi”.

Sfiduciato il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto

Sfiduciato il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto
Da sinistra Marco Ambrogio, Luca Morrone e Enzo Paolini dal notaio per firmare le dimissioni. Nel riquadro l’ormai ex sindaco di Cosenza Mario Occhiuto

Il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto è stato sfiduciato a quattro mesi dalle elezioni. A provocare lo scioglimento anticipato del consiglio comunale, le dimissioni di massa di 17 consiglieri che alle 21.30 circa di oggi, hanno depositato le loro firme presso un notaio di Cosenza.

Tra i 17, ci sono anche i consiglieri di maggioranza Luca Morrone, che dal 2011 è stato presidente dell’assemblea, e il “morroniano” Pino Spadafora. Morrone, che in mattinata aveva ribadito “fedeltà” al sindaco Occhiuto, in serata si è presentato dal notaio al termine di una giornata convulsa. Il figlio del consigliere regionale Ennio, lascia pure Forza Italia.

Oltre a Morrone e Spadafora, si sono dimessi Roberto Bartolomeo, Marco Ambrogio, Giovanni Cipparrone, Maria Lucente, Giuseppe Mazzuca, Salvatore Perugini, Enzo Paolini, Roberto Sacco, Giovanni Perri, Cataldo Savastano, Francesco Perri, Sante Luigi, Formoso, Sergio Nucci, Domenico Frammartino e Raffaele Cesario.

Lunedì le dimissioni saranno presentate al segretario comunale di palazzo dei Bruzi che poi le trasmetterà al prefetto. Il rappresentante di governo preso atto del documento, nel giro di poche ore nominerà un commissario che reggerà l’ordinaria amministrazione della città fino alle prossime elezioni amministrative di primavera.

“Mi dicono – ha commenta in serata Mario Occhiuto – che abbiano raccolto le firme necessarie per sfiduciarmi. Io continuerò a confrontarmi con la città con la serenità e la determinazione di sempre. Sono convinto che i cittadini sapranno premiare l’impegno profuso in questi quattro anni e mezzo e puniranno invece quanti hanno ordito questa squallida operazione politica”.

Austria, slavina sommerge 17 sciatori sul Tirolo. Morti e dispersi

Austria, slavina sommerge 17 sciatori sul Tirolo. Morti e dispersi a Wattener Lizum tirolo
Sulla mappa il luogo della tragedia a Wattener Lizum, sul Tirolo, in Austria

17 persone sono state sepolte vive da una valanga di neve che si è staccata sulle Alpi del Tirolo, in Austria. Secondo un bilancio provvisorio, si contano almeno 5 scialpinisti morti. La tragedia è avvenuta Wattener Lizum, su un costone di montagna nel territorio di Wattenberg, vicino Innsbruck.

Diverse persone sono state salvate dai soccorritori. Ma ci sarebbero dei dispersi. Si spala ancora per cercare superstiti. Secondo la Polizia citata da media austiaci, i gruppi di sciatori, tra cui i morti, provenivano in gran parte dalla Repubblica Ceca. Uomini e donne appassionati di questo tipo di sport.

L’imponente valanga è cominciata a muoversi verso mezzogiorno di sabato dalle cime della montagna di Junsjoch, sul Tirolo sommergendo le due comitive composte da 17 scialpinisti. Non è chiaro se siano stati gli sciatori, con i loro movimenti a determinare la slavina. Indagini della polizia austriaca sono in corso per accertare la dinamica dell’accaduto.

Proseguono le ricerche. I soccorritori hanno localizzato sotto la neve segnali della possibile presenza di persone, ma devono spalare per alcuni metri in profondità. Un portavoce del Servizio allerta valanghe austriaco ha riferito che la slavina era larga “almeno due chilometri e profonda cinque, sei metri”.

Alcuni sciatori non coinvolti hanno raccontato alla Polizia che la slavina era cominciata a staccarsi intorno alle 12. Appena notato il movimento dell’enorme massa di neve, hanno allertato il centro dei soccorsi favorendo l’immediato intervento. Non ci fosse stata la segnalazione, sarebbe stata una strage ancora più grave.

Desio. Adescava ragazze su Facebook, arrestato 39enne

Desio. Adescava ragazze su Facebook, arrestato 39enne
Il “falso” profilo Facebook che risulta appartenere all’uomo arrestato per violenza sessuale su una disabile

Un “predatore seriale” avrebbe adescato a fini sessuali giovani adolescenti su Facebook, ricattandole per avere rapporti. Tutto liscio per un periodo, finché nella sua “tela” è finita una giovane disabile che stando all’esito delle indagini dei carabiniei di Desio (Monza Brianza), sarebbe stata circuita, ricattata, incontrata e violentata. Dopo la denuncia della madre, l’uomo è stato rintracciato è arrestato.

Si tratta di un cittadino di origini albanesi, 39 anni, senza lavoro e irregolare sul territorio, che evidentemente passava le sue giornate a cercare giovani vittime sul noto social dove, secondo l’accusa, aveva un falso profilo.

Il provvedimento di carcerazione è stato emesso dal gip di Monza. L’uomo è ritenuto responsabile di violenza sessuale e divulgazione di materiale pedoporngrafico.

La misura cautelare, che raccoglie e recepisce gli esiti dell’attività investigativa, condotta velocemente dai militari della Compagnia di Desio e coordinata dalla Procura della Repubblica brianzola, è scaturita dalla denuncia di una madre che, avendo intuito il profondo disagio della figlia diversamente abile, vittima di violenza sessuale, non ha esitato a rivolgersi ai Carabinieri raccontando la disavventura della figlia.

“Enzo Milano” – questo il nickname che l’indagato avrebbe utilizzato unitamente ad un profilo fittizio – scandagliava la rete in cerca di giovani vittime che individuava attraverso le foto postate sui social media.

Una volta “agganciata” la preda, fingendosi diciassettenne ed innamorato, il presunto molestatore, circuiva la ragazza cui richiedeva una fotografia. Proseguendo nel corteggiamento riusciva a carpire la loro fiducia, ottenendone una foto dove le stesse erano nude. A quel punto, scattava il ricatto: le vittime venivano sottoposte ad incessanti pressioni ed “invitate” a concedersi pena la diffusione delle foto compromettenti in rete, ai familiari ed ai loro contatti.

Di questo inganno è rimasta vittima la 23enne brianzola che, atterrita dalla minaccia di pubblicazione della sua foto, si sarebbe piegata al volere di “Enzo Milano” subendo la presunta violenza sessuale.  La ragazza peraltro affetta da un lieve deficit mentale, ha subito uno shock rilevante; ha cercato di dissimulare il suo disagio ma la madre non si è lasciata ingannare, ha rasserenato la figlia e l’ha convinta a denunciare il fatto. Mamma e figlia si sono presentate in caserma, consegnando gli abiti della ragazza sui quali sono stati trovati elementi utili alle indagini.

I Carabinieri della Compagnia di Desio si sono immediatamente attivati, sono partite le indagini che hanno consentito di dare un volto al malfattore. Dal monitoraggio delle sue utenze ed analizzando il traffico in rete, spiegano gli investigatori, è emersa la serialità del suo comportamento che è stato repentinamente interrotto con il provvedimento cautelare che, di fatto, si riferisce ad un singolo conclamato episodio.

Le verifiche sono tuttora in atto e, secondo la procura, vi è certezza che tra le ragazze ve ne siano anche minorenni.  “Enzo Milano” ora è in carcere. Chi è stata vittima delle sue attenzioni può rivolgersi con fiducia ai Carabinieri della Compagnia di Desio al numero 0362/304400.

Omicidio Regeni, rientra la salma. Gentiloni: "Lontani da verità"

Omicidio Regeni, rientra la salma. Gentiloni: Lontani da verità'
La salma di Giulio Regeni lascia il Cairo (Afp)

La salma del ricercatore italiano ucciso al Cairo, Giulio Regeni, è in viaggio verso l’Italia. L’aereo ha lasciato l’aeroporto della capitale d’Egitto e tra qualche ora farà scalo a Roma Fiumicino dove la salma di Regeni, accolta dalle autorità italiane, sarà sottoposta all’autopsia disposta dalla procura di Roma che indaga per omicidio volontario. L’aereo poi ripartirà per Trieste dove ad attenderlo ci saranno altri familiari e amici. Nei prossimi giorni, i funerali a Fiumicello, paese d’origine del giovane, in provincia di Udine.

Intanto, anche il ministro degli Esteri sembra non credere alla versione egiziana sul delitto di Giulio Regeni.  “A quanto risulta – dice il titolare della Farnesina – dalle cose che ho sentito sia dall’ambasciata sia dagli investigatori italiani che stano cominciando a lavorare con le autorità egiziane, siamo lontani dal dire che questi arresti abbiano risolto o chiarito cosa sia successo. Credo che siamo lontani dalla verità”. Ieri è filtrato da fonti di sicurezza che erano stati arrestati due sospetti, ma che oggi alcuni giornali egiziani smentiscono.

Vi sono molti sospetti che gli autori dell’omicidio, gravitino attorno ad ambienti della polizia speciale egiziana, che avrebbe fatto dei rastrellamenti in occasione del 5° anniversario della primavera araba celebrato in piazza da molti oppositori del regime di Al Sisi. In queste retate sarebbe caduto anche il povero Regeni che si ritiene sia stato arrestato, interrogato, torturato e infine ucciso e fatto ritrovare tre giorni fa in un fossato che costeggia la strada “desertica” che da sud del Cairo conduce ad Alessandria.

Giulio Regeni “collaborava con Il Manifesto” e utilizzava uno pseudonimo “perché temeva per la sua incolumità”. Il giovane si occupava in Egitto in particolare dei sindacati del Paese. Ma la madre del giovane, Paola Deffendi, avrebbe smentito questa collaborazione. “Giulio non collaborava con Il Manifesto, avrebbe voluto ma non lo hanno considerato”. Il quotidiano ha però

IL NEW YORK TIMES: METODI TORTURA SIMILI AD ABUSI ASSOCIATI A FORZE SPECIALI EGIZIANE. “Un omicidio brutale che gela le relazioni tra Italia ed Egitto”. Così il New York Times a pagina 3 racconta la morte di Giulio Regeni, sottolineando la reazione e l’ira di Roma “profondamente scettica sul fatto che l’Egitto sia in grado o abbia la volontà di trovare gli assassini”. Il quotidiano parla quindi di “complicazioni, seppur taciute” nei rapporti tra Roma e il Cairo, anche perché – si evidenzia – le bruciature di sigarette trovate sul corpo di Regeni, così come i segni di un colpo alla testa, sarebbero “i segni distintivi degli abusi frequentemente associati alle forze di sicurezza egiziane”. Il New York Times parla quindi di “preoccupazioni crescenti per l’impunità” di cui godono le forze speciali del regime di al Sisi.

 

Petardo ferì donna, Daspo triennale a tifoso del Cosenza

Petardo ferì donna, Daspo triennale a tifoso del CosenzaIl questore di Cosenza, Luigi Liguori ha emesso un decreto di Daspo (Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive) per 3 anni a carico di un tifoso del Cosenza.

Il decreto di Daspo, notificato stamani dagli agenti della Polizia di Stato a S.G., di 28 anni, è stato adottato poiché in occasione dell’incontro di calcio tenutosi presso lo stadio “Gigi Marulla – San Vito” di Cosenza, lo scorso 23 gennaio tra Cosenza e Catania, valevole per il campionato “Lega Pro”, il giovane si è reso protagonista del lancio di un petardo, avvenuto sulle gradinate della Curva Sud, la cui deflagrazione ha causato lesioni ad una tifosa presente nelle vicinanze.

A S.G. è vietato di accedere su tutto il territorio nazionale nei luoghi dove si svolgono le manifestazioni sportive di tipo calcistico relative a tutti i campionati della F.I.G.C., comprese le partite amichevoli e quelle disputate dalla nazionale italiana.

Reggio Calabria. Armi e munizioni a casa, arrestati 3 anziani

Reggio Calabria. Avevano armi e munizioni, arrestati 3 anzianiI carabinieri della compagnia di Palmi durante la notte hanno arrestato due coniugi italiani, V.F. (72enne) e N.A. (67enne), entrambi pensionati e privi di precedenti penali specifici. Sono accusati di porto e detenzione abusiva di armi e munizioni

La coppia, da tempo residente in Francia ma proprietari di un’abitazione nel comune di San Procopio (Reggio Calabria), nel corso di un servizio di controllo del territorio finalizzato alla prevenzione dei reati in genere, sono stati sottoposti a perquisizione veicolare e domiciliare. Nel corso dell’attività ispettiva i militari della stazione di San Procopio hanno rinvenuto, all’interno dell’autovettura in uso ai due pensionati, una pistola semiautomatica calibro 7,65 con due caricatori e relativo munizionamento illecitamente detenuti.

A quel punto la perquisizione è stata estesa anche all’abitazione della coppia dove, all’interno di un’intercapedine ricavata in un muro divisorio, sono state rinvenute ulteriori 80 munizioni di vario calibro. Per i due coniugi è scattato immediatamente l’arresto in flagranza di reato mentre l’arma e il munizionamento sono stati sottoposti a sequestro al fine di essere sottoposti ai previsti accertamenti balistici. Sono in corso ulteriori approfondimenti investigativi da parte dei militari al fine di individuare la provenienza dell’arma e di determinare il motivo dell’illecita detenzione da parte della coppia di insospettabili pensionati.

Sempre per detenzione di armi, a Reggio Calabria, i carabinieri hanno arrestato Antonio Foti, 82enne di Reggio Calabria, già noto alle forze dell’ordine. Anche per questo anziano, l’accusa è di detenzione di armi clandestine poiché, ad esito di una perquisizione domiciliare e relative pertinenze, i militari hanno trovato 2 pistole con matricola abrasa e 250 proiettili calibro 9 parabellum, il tutto illegalmente detenuto. Le armi ed il munizionamento posti sotto sequestro, saranno trasmessi al Ris di Messina per le perizie balistiche.

Perseguitava l'ex convivente, uomo arrestato per stalking

Un rumeno arrestato per stalking. Perseguitava l'ex a Santa Maria de Cedro Cosenza
Immagine di un episodio di stalking

SANTA MARIA DEL CEDRO (COSENZA) – Un uomo di 33 anni di nazionalità romena è stato arrestato dai carabinieri a Santa Maria del Cedro per atti persecutori nei confronti dell’ex convivente, una donna italiana, invalida, di 45 anni.

Dopo una serie di denunce per stalking presentate dalla donna il trentatreenne fu sottoposto al divieto di avvicinarsi all’ex convivente. Venerdì il romeno, ubriaco, si è recato a casa della donna e l’ha ripetutamente minacciata. I carabinieri sono intervenuti e lo hanno denunciato.

La situazione è degenerata alcune ore dopo quando l’uomo è ritornato per l’ennesima volta a casa dell’ex convivente la quale, per sottrarsi alle molestie, si è dovuta allontanare dall’abitazione. I carabinieri hanno rintracciato la donna ed hanno provveduto a metterla in salvo e successivamente hanno arrestato il romeno per stalking.

Ennesimo omicidio a Napoli, ucciso un 33enne a Marigliano

Ennesimo omicidio a Napoli, ucciso Francesco Esposito 33enne a MariglianoMARIGLIANO (NAPOLI) – Altro agguato questa notte nel Napoletano. Un uomo di di 33 anni, Francesco Esposito, napoletano già noto alle forze dell’ordine per precedenti per droga, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco mentre si trovava nei pressi dell’ingresso del condominio dove abita, in via Pontecitra, a Marigliano, centro di 30mila abitanti tra Pomigliano d’Arco e Nola.

L’omicidio è avvenuto poco dopo la mezzanotte. Sul posto sono intervenuti i carabinieri del nucleo investigativo di Castello di Cisterna (Napoli) che indagano sul delitto cercando di scavare nella vita privata dell’uomo. E’ il terzo omicidio in poco più di 24 ore nel Napoletano, allungando la lunga scia di sangue tra il capoluogo partenopeo e la sua provincia.

Giovedì sera è stato ucciso, con colpi di pistola al viso, un ragazzo di 24 anni nel rione Don Guanella, a Napoli, e la notte fra giovedì e venerdì un uomo a Bagnoli, massacrato con sette colpi di arma da fuoco. Delitti che già dal 2015 segnano una escalation criminale che ricorda i periodi pesti delle guerre di camorra in Campania.

Corruzione, arrestato Mimmo Consales, sindaco Pd di Brindisi

Corruzione, arrestato Mimmo Consales, sindaco di Brindisi
Mimmo Consales, sindaco di Brindisi

Il sindaco Pd di Brindisi, Mimmo Consales, l’imprenditore Luca Screti e il commercialista leccese Massimo Vergara, sono stati arrestati dalla Digos della questura di Brindisi nell’ambito di un’indagine relativa alla gestione dei rifiuti nella città pugliese. Nei confronti del primo cittadino e del commercialista sono stati disposti gli arresti domiciliari mentre per l’imprenditoreLuca Screti, amministratore della società di rifiuti Nubile Srl, il Gip presso il tribunale di Brindisi ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. I tre sono accusati, in concorso e a vario titolo, di abuso d’ufficio, corruzione, concussione e truffa.

Al centro dell’inchiesta, l’esclusione della precedente società di rifiuti Monteco Srl e il successivo affidamento da parte del sindaco alla Nubile di gestire il ciclo dei rifiuti a Brindisi, con presunti “favori” dalla società a Consales, che era esposto debitoriamente con Equitalia per circa 300mila euro. La Nubile, secondo gli investigatori, avrebbe avrebbe pagato a Mimmo Consales varie rate del debito verso la società di riscossione. Cosa che la Digos ritiene sia l’elemento corruttivo tutto da provare. Somme che sarebbero state pagate da Screti per il tramite del presunto coinvolgimento del commercialista Massimo Vergara. Pagamaneti avvenuti con denaro non tracciabile che ha avrebbe attivato il sistema antiriciclaggio con una segnalazione che ha dato via all’inchiesta nel 2013.

Si tratta, spiegano gli inquirenti, di una “connection corruttiva”, sullo sfondo del grande affare dei rifiuti nel territorio di Brindisi, segnato da due importanti anomalie, l’esclusione della zona industriale e di quella dei centri commerciali dal bando per la raccolta, la differenziazione e il trasporto degli Rsu, e la “gestione separata” degli impianti di trattamento e stoccaggio. Non un ciclo unico, ma un affare diviso per tre: quello dell’igiene urbana, quello del servizio alle aziende industriali e commerciali, il controllo dell’impianto di Cdr-Css e della discarica di servizio di Autigno, già al centro di polemiche e sequestri per inquinamento.

La parte visibile, quella meno lucrosa e più problematica: la pulizia della città, l’organizzazione della raccolta differenziata. Tanta fatica, tanta esposizione, le tensioni con i cittadini, quelle con i sindacati e il personale. Monteco ha denunciato nel corso del suo mandato centinaia e centinaia di episodi di danneggiamento costante, quasi scientifico. Ma al sindaco Mimmo Consales, la Monteco Srl – che ora gestisce il servizio a Lecce – evidentemente non piaceva.

Monteco viene liquidata dal sindaco Cosimo Mimmo Consales dopo un contenzioso duro davanti al Tar. La polizia ritiene che abbia usato lo strumento dell’ordinanza contingibile e urgente per fare entrare un’altra impresa con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti: la caduta della raccolta differenziata, e il costo pro-capite del servizio più caro d’Italia, un servizio su cui piovono senza soste le critiche dell’utenza.

Anche su questo la Digos ha lavorato a lungo, e alla fine ha affidato alla locale procura della Rebubblica, dopo un percorso segnato anche da sequestri e denunce, una relazione di oltre tremila pagine in cui è disegnato il profilo delle presunte infiltrazioni malavitose. Ma anche il vasto sottobosco di ditte che si muovono nelle aree franche dal servizio di raccolta ordinario, e che portavano la spazzatura delle imprese della zona industriale direttamente in discarica, con classificazioni generiche di rifiuti solidi urbani, e in uno scenario di violazione evidente – ritiene la polizia – del diritto di privativa del Comune. Che però non si preoccupava di questa “terra di mezzo”.

La musica è cambiata quando la legge ha spostato dai Comuni in capo ai gestori delle discariche l’onere del controllo sulla natura dei rifiuti. E il flusso ha subito un dirottamento forzoso verso un impianto privato di un’altra provincia, a costi molto salati. E la gestione degli impianti? Qui la Digos e le ispezioni hanno rilevato diverse omissioni, per ora presunte, sino a ritenere infedeli gli atti di rendicontazione di interventi di manutenzione affidati ad una impresa esterna, indagine sfociata nelle informazioni di garanzia al succitato imprenditore amministratore della Nubile Srl, e all’amministratore della ditta che aveva fatturato.

Le ipotesi di reato, frode in pubblica fornitura, inadempimento di contratti di pubbliche forniture e false fatture per operazioni del tutto o in parte inesistenti. Ne nacque una indagine stralcio di quella in cui il sindaco, il commercialista Massimo Vergara e lo stesso imprenditore erano sospettati di ricettazione, abuso d’ufficio e riciclaggio per le somme in contanti prive di tracciabilità che il primo cittadino utilizzava per pagare le tranche del suo debito di oltre 300mila euro con Equitalia.

Modalità vietata dalla legge, ma c’era il direttore dell’epoca dell’agenzia a Brindisi , che obbligava – dicono le accuse a base del processo in corso su questa parte della vicenda – due suoi dipendenti ad accettarle, guadagnandosi l’incriminazione per concussione in concorso col sindaco. Il punto successivo per la Digos era capire da dove provenivano quei soldi.

La pista Nubile nasce da questo interrogativo, e si inoltra negli affidamenti che la società aveva ottenuto dal Comune, e in una gestione degli impianti ritenuta irregolare, ma che il Comune contesta, con atto firmato dal sindaco, dopo che a quest’ultimo era stato recapitato anche un avviso di garanzia per corruzione in atti di ufficio e nella commissione di atti contrari ai doveri di ufficio.

L’indagine ad un certo punto è stata incartata, con quella che la polizia ed i pm ritengono sia la prova della presunta connection Nubile-Mimmo Consales, ma la vicenda dei due impianti no: nel maggio del 2015 il Noe sequestra la discarica di Autigno dopo una relazione dell’Arpa sulla contaminazione della falda, e su indagini di un terzo pubblico ministero che indaga anche funzionari della Provincia e della stessa Arpa. L’impianto di Cdr invece non regge la missione, all’interno i sopralluoghi rilevano violazioni di varie normative, e sotto la pressione dei rifiuti da biostabilizzare il meccanismo si inceppa e si ferma. E’ crisi.

La Regione commissaria l’Organo di governo d’ambito di Brindisi, la città conosce la sua peggiore emergenza rifiuti, in altri comuni invece se la cavano molto meglio. Nubile ribatte alle accuse. Sostiene di essere stato costretto a rilevare impianti già problematici. La colpa, insomma, sarebbe del Comune, ma la Regione chiede perentoriamente al sindaco di revocare il contratto con la società di gestione, che non solo non riesce ad attuare il revamping dell’impianto di Cdr, ma non attua neppure le disposizioni ricevute da procura e Arpa per mettere in sicurezza la discarica di Autigno.

Il sindaco Mimmo Consales, si sarebbe dato da fare: l’Oga è commissariato, ma il proprietario degli impianti è il Comune di Brindisi. Nubile se ne va, promette cause per danni, il resto è storia recente: Amiu Bari deve sostituirla provvisoriamente, ma ci sono problemi, anche nella gara – sospesa dal Tar – per la rimozione del percolato. Il bando lo ha fatto il Comune di Brindisi. In questi giorni sono anche scaduti i termini per la gara che deve designare il gestore unico del ciclo dei rifiuti nell’Aro Brindisi 2, quello in cui c’è anche il capoluogo.

Cosimo Consales detto Mimmo, 57 anni, era stato eletto nel 2012 nelle fila del Partito Democratico. Si era autosospeso nel 2013 in seguito a un’indagine per concussione. Evento che ha creato non poche tensioni all’interno dei dem, tra cui l’attuale governatore pugliese, l’ex magistrato Emiliano, che insieme ad altri dirigenti Pd spingevano per le dimissioni di Consales. La Vigilia di Natale 2015 Emiliano, ha inviato una lettera al primo cittadino e ai rappresentanti del Pd in consiglio comunale avvertendoli di non utilizzare il simbolo del partito di Matteo Renzi nelle loro convention.

Disastroso terremoto a Taiwan. 6.4 Richter. Crolli, morti e feriti

Disastroso terremoto a Taiwan (Tainan city). 6.4 Richter. Crolli, morti e feriti
Scene apocalittiche per il terremoto a Tainan, città a sud di Taiwan,

TAINAN CITY (TAIWAN) – , provocando gravi danni strutturali a Tainan City.

Il governo di Taipei ha confermato che alcune persone, tra cui bambini, sono morti a seguito del collasso di un palazzo di 17 piani a Tainan, mentre un’altra è deceduta travolta dalla caduta di oggetti. Si tratta di un sisma molto violento. Il sisma è avvenuto in piena notte sorprendendo tutti nel sonno. Secondo quanto riferito dagli esperti di Taiwan, al momento non ci sarebbero un pericolo tsunami. La città di Tainan, la più colpita, è infatti sul mare.

Altre vittime risulterebbero in un’altra area della città, in base ai resoconti dei media locali. Sono oltre 220 le persone estratte finora vive dalle macerie, mentre proseguono i soccorsi per la ricerca di sopravvissuti rimasti intrappolati all’interno di molti edifici.

I soccorritori che hanno sorvolato la città e le periferie hanno parlato di numerosi palazzi crollati. Il bilancio delle vittime potrebbe salire vertiginosamente.

Giulio Regeni. "Arrestati 2 sospetti", ma tutti gli indizi portano alla Polizia

Giulio Regeni, lo studente rapito al Cairo, è stato ucciso
Giulio Regeni

Sono state arrestate due persone in Egitto, in quanto sarebbero sospettate dell’omicidio dello studente italiano Giulio Regeni, il 28enne trovato ucciso al Cairo due giorni fa. Lo ha riferito all’Ansa una fonte della Sicurezza egiziana. Al momento non si conoscono le generalità. Tuttavia il caos prevale sempre di più tra affermazioni, smentite e contraddizioni. Il direttore dell’Amministrazione generale delle indagini di Giza, Khaled Shalabi, aveva riferito che il giovane è morto a causa di un “incidente stradale” escludendo che Giulio Regeni sia stato vittima di “un crimine”.

L’arresto dei due sospetti appare dunque “perfetta” nella tempistica dopo vari tentativi di depistaggio. Come se dopo il tormentone internazionale, il regime di Abd al-Fattah al-Sisi abbia voluto servire il “capro espiatorio” alle autorità italiane.

Che le indagini abbiano da subito preso una piega “distorta”, è stato subito notato da molti media europei e italiani. Nessuno ha mai creduto all’incidente né all’ipotesi di un omicidio a sfondo sessuale, ma la “toppa” degli arresti dei due super presunti killer appare forse peggiore del buco, col rischio che il regime sacrifichi due innocenti (pescati magari tra gli oppositori del generale che ribaltò Morsi) per soddisfare la legittima “sete di giustizia” italiana. Un quadro molto fosco e inquietante che arriva proprio da un paese “amico” dell’Italia che arresta due persone, quando tutti gli indizi portano alla Polizia egiziana.

Protagonisti, come ipotizzavamo giovedì su SecondoPianoNews.com, oltre al ricercatore destinatario di torture e sevizie brutali fino alla morte, intelligence e forze della sicurezza egiziana. Giulio Regeni, senza usare più il condizionale “è” stato ucciso dalla Polizia del generale Al Sisi, in un rastrellamento di piazza il giorno del quinto anniversario della Primavera araba, il 25 gennaio scorso, giorno della scomparsa del giovane studioso. La ricostruzione che avevamo fatto, è molto fedele alla possibile verità restituita dalle macroscopiche bugie del Cairo. Questa ipotesi è stata rilanciata venerdì sera sull’Huffington Post anche dall’autorevole giornalista, Andrea Purgatori, che ricostruendo notizie delle sue fonti, giunge alla stessa conclusione: la polizia. Un’azione forse compiuta per screditare lo stesso generale Al Sisi agli occhi dell’opinione pubblica internazionale. Cosa abbastanza probabile.

“Per un giorno e mezzo, forse due, – scrive Andrea Purgatori – Giulio Regeni è rimasto drammaticamente nelle mani dei suoi aguzzini che lo hanno interrogato, picchiato, torturato fino ad ucciderlo. E le fonti interpellate dall’Huffington Post individuano i responsabili negli ambienti più oscuri e violenti della polizia politica o dei servizi segreti egiziani, il famigerato Mukhabarat. Che si siano resi conto di quello che stavano facendo ad un cittadino italiano e quali ripercussioni internazionali avrebbero provocato è ancora da stabilire. E qui gli scenari sono almeno due. Si è trattato di un’iniziativa di cui la filiera gerarchica era al corrente? Oppure il ragazzo è stato vittima di un complotto teso a screditare il presidente Abd al-Fattah al-Sisi?…”.

Giulio Regeni si trovava in Egitto per studio, appassionato di storia e cultura araba che si trovava nella piazza per seguire da vicino gli umori degli oppositori in occasione dell’anniversario della Primavera araba. Le forze di sicurezza, o ambienti paramilitari, lo avrebbero creduto una teorica spia e lo hanno massacrato quella stessa notte (o tenuto sotto tortura per un paio di giorni insieme ad altri) in una caserma molto lontana da dove è stato fatto ritrovare due giorni fa.

Vincenzo De Luca assolto in appello. Cade la Severino

Bufera in Campania, indagati De Luca e il giudice che lo reintegrò
Vincenzo De Luca

Il governatore della Campania Vincenzo De Luca è stato assolto “perché il fatto non sussiste” nel processo d’appello per la nomina di un project manager nell’ambito di un progetto per la costruzione di un termovalorizzatore a Salerno ai tempi cìin cui l’attuale governatore della Campania era sindaco.

In primo grado De Luca era stato condannato a un anno, pena sospesa. Una condanna che aveva fatto molto discutere e creato polemiche dopo che aveva determinato nei suoi confronti la sospensione dall’incarico di presidente della Giunta regionale per effetto della Legge Severino, provvedimento poi sospeso dal tribunale.

Con l’assoluzione in appello Vincenzo De Luca potrà continuare a esercitare appieno le sue funzioni di governatore. Svanisce infatti lo spettro della sospensione. De Luca, proprio per la sua condanna in primo grado, stava rischiando la candidatura alla presidenza della regione Campania. Vincitore delle primarie del centrosinistra, contro l’ex sindaco sceriffo, si era mobilitato l’esercito mediatico e i detrattori interni per non farlo candidare o farlo dimettere. Lui, tenace, ha resistito alle pressioni ed è uscito alla fine assolto perché il fatto non sussiste. Potrebbe tuttavia trovarsi di nuovo nei guai in merito alla prima vittoria giudiziaria. De Luca risulta indagato insieme al giudice che lo scorso anno lo reintegrò.

540 chili di cocaina rintracciati e sequestrati a Gioia Tauro

540 chili di cocaina rintracciati e sequestrati a Gioia Tauro
La cocaina sequestrata dalle Fiamme gialle a Gioia Tauro

GIOIA TAURO (REGGIO CALABRIA) – La Guardia di finanza di Reggio Calabria ed i funzionari dell’Agenzia delle Dogane di Gioia Tauro hanno individuato e sequestrato due carichi di cocaina per un peso complessivo di 540 chilogrammi.

Le indagini sono state dirette dalla Dda di Reggio Calabria. Quaranta chili di cocaina sono stati trovati in un container, che trasportava semi di Quinoa, proveniente dal Cile e destinato a Fos sur Mer (Francia).

Gli altri 500 chili di cocaina sono stati trovati in un secondo container che trasportava legname, proveniente dal Brasile e diretto a Ravenna. In particolare, all’interno del container c’erano 18 borsoni con all’interno la cocaina. E’ il terzo imponente sequestro dall’inizio dell’anno.

Pisa, botte all'asilo: arrestata una educatrice

Pisa, botte all'asilo: arrestata una educatriceI carabinieri del nucleo investigativo di Pisa hanno arrestato un’educatrice scolastica di 58 anni, accusata di maltrattare i bambini di un asilo nido del Pisano. I militari hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare: la donna su disposizione del gip è stata posta agli arresti domiciliari.

L’educatrice, spiegano gli inquirenti, è accusata di maltrattamenti ai danni di nove bambini di età compresa tra uno e tre anni.

“Drammatiche”, spiegano i militari, le sequenze delle violenze e delle minacce” che sarebbero state inferte alle vittime, filmate e riprese da telecamere, e microspie, installate nel nido.

Le indagini sono state avviate nel novembre scorso, dirette dal procuratore Alessandro Crini e dal sostituto Aldo Mantovani, e hanno preso spunto da alcune segnalazioni su presunti abusi commessi nel nido. Sarebbero state poi “determinanti” le intercettazioni video-ambientali da cui sarebbero emerse “drammatiche sequenze” di vessazioni fisiche e morali inferte ai piccoli: schiaffi al volto ed alla testa, sculacciate; alcuni bambini sarebbero stati forzati a mangiare fino a provocarne il pianto. Secondo gli investigatori, sarebbero stati “innumerevoli” gli episodi in cui i piccoli sarebbero stati colpiti alla testa, in un caso anche con un piatto.

VIDEO DELLE BOTTE AI BIMBI

Il Comune di Pisa, da cui dipende l’asilo, appena è venuto a conoscenza dei fatti, ha “pienamente collaborato” con l’autorità giudiziaria. Lo ha reso noto l’amministrazione comunale nel corso di una conferenza stampa tenuta dall’assessore alle politiche educative, Marilù Chiofalo, e dal dirigente dei servizi educativi Laura Nassi, sottolineando di “avere già sospeso l’educatrice arrestata e di avere avviato le procedure di sospensione disciplinare anche per le altre due educatrici che lavoravano nella stessa sezione”.

Il provvedimento del Comune a carico delle altre due maestre è stato preso, “in seguito alle immagini video registrate dai carabinieri che mostrano la loro presenza durante le presunte vessazioni compiute dalla collega che è stata arrestata”, è stato detto.

Caserta, estorsione a imprenditore, fermate 2 persone

Caserta, estorsione a imprenditore, fermate 2 persone Cipriano Gravante e Sebastiano Pistone
Da sinistra Cipriano Gravante e Sebastiano Pistone. La Dda di Napoli li ha fermati con l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso

Avrebbero tentato di imporre tangenti ad un imprenditore edile di San Tammaro (Caserta), già vittima in passato di altri tentativi di estorsione, ma sono stati identificati ed fermati dai carabinieri di Santa Maria Capua Vetere in seguito alla denuncia presentata dall’imprenditore.

Si tratta di Cipriano Gravante, classe 1971, di Casal di Principe e Sebastiano Pistone, classe 1989, di Capua, entrambi centri del Casertano. Il decreto di fermo, con l’accusa di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, è stato emesso dalla Dda di Napoli.

I due fermati tra lo scorso dicembre ed i primi di febbraio si sono recati dall’imprenditore, che è anche proprietario di alcune strutture sportive chiedendo un “contributo per le famiglie dei carcerati” ed ammonendolo sul comportamento da tenere in relazione alle precedenti denunce presentate. Nonostante fossero incappati in un controllo della Polizia, i due erano ritornati alla carica ed avevano precisato la richiesta estorsiva in mille euro. La tangente sarebbe stata mascherata come iscrizione ad un fantomatico “Napoli club”.

I provvedimenti cautelari scaturiscono dalle indagini condotte tra i mesi di dicembre 2015 e febbraio 2016, dai Carabinieri della stazione  di Santa Maria Capua Vetere sotto la direzione della Dda di Napoli, a seguito della denuncia sporta da un imprenditore edile del comune di San Tammaro che già in passato aveva denunciato episodi analoghi.

In particolare, spiega la Dda, i due indagati, secondo il consolidato modus operandi, si erano dapprima presentati presso l’imprenditore,  titolare anche di alcune strutture sportive, pretendendo, con il linguaggio  tipico camorristico, che mettesse a disposizione la propria struttura “per fare giocare degli amici di casale” e successivamente, facendo riferimento alle precedenti denunce, lo ammonivano di non continuare a fare  “la   guerra con i compagni” pretendendo  un  “contributo per le famiglie dei carcerati”.

A riprova dell’aggressività degli indagati, gli indagati, oggetto di controllo di polizia nei pressi dell’impianto, ponendolo  in  collegamento  con  una  possibile  denuncia,  lungi  dal  desistere  dai propositi   criminosi   si presentavano  nuovamente   presso  la  persona  offesa  minacciandola e trasformando il “contributo” in una vera epropria richiesta estorsiva di 1000 euro.

Secondo l’accusa, Cipriano Gravante e Sebastiano Pistone avevano anche escogitato un modo per giustificare l’illecita richiesta di denaro, mascherandola quale quota di iscrizione ad un presunto “club di tifosi del Napoli” al fine  di sviare eventuali sospetti ed imponendo all’imprenditore di trovare, tra i clienti della struttura sportiva, 100 aspiranti soci che versassero una quota di l O euro ciascuno.

A fronte del rifiuto dell’imprenditore  di pagare l’estorsione vi erano vari tentativi di incontrarlo in strada al fine di ricordargli la pretesa estorsiva che hanno motivavano l’urgenza dell’odierno provvedimento.

La misura,  si  colloca  nell’ambito  delle  numerose  indagini  dirette  da  questa  Dda di Napoli ed incentrate sul Comune di San Tammaro che già hanno portato allo scioglimento degli organi di quel comune, mantenendo viva l’attenzione  all’evoluzione  delle realtà criminali del territorio.

Giulio Regeni ucciso dalla Polizia del Cairo? Ecco l'ipotesi

Egitto, Giulio Regeni ucciso dalla Polizia del Cairo?
Giulio Regeni

Giulio Regeni, il ragazzo friulano di 28 anni brutalmente torturato al Cairo, potrebbe essere stato ucciso da ambienti vicini alla Sicurezza nazionale egiziana nel corso delle manifestazioni per il quinto anniversario della Primavera araba in cui migliaia di persone hanno sfilato per la capitale dove si sono registrati scontri e rastrellamenti di attivisti. Una verità difficile da accertare, ma verosimilmente ipotizzabile poiché dal Cairo non filtra assolutamente nulla se non reticenza e qualche bugia di troppo.

Stando nel campo delle ipotesi, la possibile ricostruzione è che il giovane fatto “ufficialmente” ritrovare ieri, sia stato ucciso già la sera del 25 gennaio scorso per poi “blindarlo” in una cella frigorifera è, dopo le pressioni delle autorità italiane, riportarlo sullo stradone “desertico”, gettarlo e “ritrovarlo” quasi per caso. Diavolerie da servizi segreti, per farlo forse apparire un omicidio di strada commesso da un presunto gruppo di sbandati.

Ill generale Khaled Shalabi, direttore dell’amministrazione delle indagini di Giza, ha parlato di “un incidente stradale”, dichiarando in modo poco convincente che “non c’è alcun sospetto crimine dietro la morte” del ricercatore. Ma intanto, la Polizia ha circondato l’obitorio di Zeinhom nel centro del Cairo con una sicurezza imponente che non ha permesso l’avvicinamento di “curiosi”. Nessuno finora ha visto il corpo in obitorio. Perché? Un elemento che alimenta molti sospetti anche all’indomani della dichiarazione del generale che insiste sull'”incidente”.

Il cadavere di Giulio Regeni – era stato riferito mercoledì ad alcuni media egiziani da chi l’ha visto sulla strada del sobborgo a Sud Ovest del Cairo – mostrava “segni di tortura, un orecchio mozzato e diffusi tagli e bruciature sul corpo”, quasi per provocargli una “morte lenta” e dolorosa.

E’ molto probabile che Giulio Regeni, appassionato di cultura e storia araba, si trovasse alla manifestazione di piazza per studiare e seguire da vicino gli umori di manifestanti e dissidenti del regime del generale Al-Sisi. Regime che più volte ha perseguito i ribelli dopo il rovesciamento di Morsi, subentrato al deposto Mubarak nel 2011. La Sicurezza nazionale, forse scambiando Regeni per un attivista anti Al-Sisi, lo avrebbe arrestato, torturato e ucciso, come del resto si ritiene abbia fatto con centinaia di altri oppositori. Ipotesi che spiegherebbe l’imbarazzo delle autorità egiziane che ora non sanno come spiegarlo all’Italia.

Cosenza, lotta ai parcheggiatori abusisi. Multati 4 pregiudicati

Cosenza, lotta ai parcheggiatori abusisi. Multati 4 pregiudicatiContrasto ai parcheggiatori abusivi in città. In mattinata, i militari della stazione di Cosenza, hanno multato per un totale di 3mila euro 4 pregiudicati sorpresi mentre smistavano autovetture in aree comunali.

I carabinieri, allo scopo di contrastare un fenomeno largamente diffuso e che infastidisce molto gli automobilisti costretti a pagare l’obolo per parcheggiare la loro automobile, sono intervenuti nella zona che comprende Viale Mancini, Piazza Riforma e Piazza Amendola a Cosenza.

Una volta giunti nelle aree, i militari hanno sorpreso gli “abusivi” in piena attività nelle loro zone che smistavano i veicoli nei vari parcheggi per poi riscuotere “un’offerta”.

Si tratta di un’attività piuttosto remunerativa che, considerando anche il forte afflusso da parte di “clienti” essendo zona centrale, permette loro un incasso giornaliero consistente che può raggiungere anche in diverse centinaia  di euro esentasse.

I carabinieri, nell’attività hanno identificato i quattro, già noti alle forze dell’Ordine: due di loro si erano impossessati arbitrariamente in Viale Mancini di uno spazio sterrato comunale adiacente la strada principale, mentre gli atri due utilizzavano le aree di Piazza Riforma e Piazza Amendola.

I parcheggiatori abusivi sono stati sanzionati amministrativamente per una cifra di euro 950 ciascuno, per un totale di oltre 3.000 euro.

Locri, consulenze agli stessi Ctu. Sospeso giudice del lavoro

Locri, consulenze agli stessi Ctu. Sospeso giudice del lavoro Luciano D'Agostino
Il giudice del lavoro sospeso, Luciano D’Agostino

CATANZARO – Un provvedimento di misura interdittiva di sospensione dalle funzioni è stato emesso dal Gip di Catanzaro nei confronti del giudice Luciano D’Agostino, in servizio nella sezione Lavoro del Tribunale di Locri. Il provvedimento, con l’ ipotesi abuso ufficio, è stato notificato dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Catanzaro.

Le indagini della Procura di Catanzaro, sotto la direzione del procuratore aggiunto Vincenzo Luberto e del sostituto Fabiana Rapino, hanno evidenziato anomalie nell’assegnazione di incarichi di consulenza tecnica nella distribuzione di incarichi tra i consulenti nell’albo del Tribunale.

In particolare, al giudice Luciano D’Agostino si contesta l’agevolazione verso alcuni professionisti, mediante assegnazioni di consulenze oltre la percentuale consentita dalla legge. Contestate anomalie anche nella gestione di processi trattati con Equitalia, con sentenze, pur in presenza di interesse proprio.

Intanto, l’ordine dei medici calabrese ha annunciato di voler disporre una sorta di “rotazione” negli incarichi conferiti a professionisti da parte dei vari tribunali calabresi.

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