14 Ottobre 2024

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Picchia la compagna, arrestato 48enne a Marina di Gioiosa

Picchia la compagna, arrestato 48enne a Marina di GioiosaMARINA DI GIOIOSA IONICA (Rc) – Ennesima aggressione ai danni di una donna. Un operaio di 48 anni di Marina di Gioiosa Ionica (Reggio Calabria), ha aggredito la convivente per apparenti motivi di gelosia.

La donna è riuscita ad allertare la centrale operativa del 112 che ha inviato sul posto una gazzella dei militari di Gioisa Ionica. Giunti a casa della coppia, i carabinieri hanno trovato l’uomo mentre stava ancora aggredendo la compagna. Così sono scattate le manette in flagranza di reato.

L’uomo è accusato di maltrattamenti in famiglia, minaccia grave, lesioni personali e porto ingiustificato di strumenti atti ad offendere.

Durante una perquisizione, in un marsupio che portava a tracolla i militari gli hanno trovato due coltelli a serramanico (ciascuno della lunghezza complessiva di 14 e 15 cm).

Da quanto ricostruito dai carabinieri, il 48enne avrebbe aggredito la convivente per motivi di gelosia. Durante l’aggressione, l’indagato ha provocato alcune contusioni all’avambraccio della donna. Solo l’intervento provvidenziale dei militari dell’Arma ha impedito che la situazione degenerasse in qualcosa di più grave.

Crotone, elude 5 milioni di euro al fisco. Denunciato

Crotone, elude 5 milioni di euro al fisco. DenunciatoCROTONE – La Guardia di Finanza di Crotone ha scoperto e denunciato un evasore totale del fisco per un danno allo stato di 5 milioni di euro. Si tratta del rappresentante legale di una società crotonese, operante nel settore dei servizi che era stato denunciato dai finanzieri della Compagnia della Guardia di Finanza di Crotone, per truffa ai danni dello Stato, per aver beneficiato illecitamente di un finanziamento pubblico nazionale ai sensi della legge 488.

In particolare, l’impresa aveva chiesto l’erogazione, per l’acquisto di un capannone per un progetto di ampliamento aziendale, documentando costi fittizi al primo Sal (Stato avanzamento lavori, ndr) per oltre 600 mila euro, attraverso l’utilizzo di false fatture.

La Guardia di Finanza ha inoltrato la segnalazione al Ministero dello Sviluppo Economico sia per il blocco dell’intero progetto che per l’avvio della procedura di recupero del contributo erogato. L’immobile è stato sequestrato. Dalle indagini è anche emerso che il rappresentante legale ha anche disatteso gli obblighi di dichiarazione e versamento delle imposte dovute, motivo per cui la società è stata sottoposta a verifica fiscale generale.

I Finanzieri hanno ricostruito l’effettivo volume d’affari, eseguendo controlli documentali ed indagini finanziarie, a seguito delle quali è emerso che numerose operazioni bancarie non hanno trovato riscontro nella contabilità aziendale.

Cosenza, rubano bici a rumeno e lo pestano a sangue. Arrestati

Cosenza, rubano bici a rumeno e lo pestano a sangue. ArrestatiCOSENZA – Rubano una bici a un rumeno e poi lo pestano a sangue. E’ successo in centro a Cosenza martedì pomeriggio. L’intervento della Polizia ha posto fine all’aggressione, che poteva avere conseguenze più gravi, arrestando tre persone con l’accusa di tentata rapina aggravata in concorso. Si tratta di Francesco Casciaro, classe 1978, Valentino Amendola, classe ’82, entrambi con precedenti nonché L.A., classe ’92.

In particolare, nel pomeriggio di ieri intorno alle ore 16,20 circa, personale dell’Upgsp (Ufficio prevenzione generale soccorso pubblico) mentre transitava in Via Miceli, si imbatteva nel pestaggio, ad opera dei tre arrestati, nei confronti di un cittadini rumeno di anni 35, che a causa dell’aggressione ha riportato un trauma cranico e lesioni giudicate guaribili in 10 giorni.

Gli agenti della Questura diretta da Luigi Liguori sono intervenuti nell’immediatezza immobilizzando gli autori dell’aggressione uno dei quali, peraltro, brandiva una forbice con la quale aveva tentato di colpire il cittadino rumeno.

Dalla successiva ricostruzione dei fatti è emerso che Casciaro dopo aver notato in un cortile condominiale una bicicletta, risultata essere di proprietà del rumeno, se ne impossessava trasportandola sulla ruota anteriore essendo quella posteriore bloccata con un lucchetto al telaio della bicicletta stessa. In quel mentre rincasava il cittadino rumeno il quale, alla richiesta di spiegazioni, veniva violentemente aggredito dal Casciaro e dagli altri due arrestati con calci e pugni alla testa.

La condotta violenta ed antigiuridica veniva quindi provvidenzialmente interrotta dagli agenti evitando perciò conseguenze ben più gravi per l’incolumità fisica del cittadino rumeno. Sulla base degli elementi di reità raccolti dalla Polizia a loro carico, i tre venivano arrestati per concorso in rapina aggravata e dopo le formalità di rito venivano tradotti presso le rispettive abitazioni al regime degli arresti domiciliari come disposto della competente autorità giudiziaria.

Mafia, smantellato il clan Laudani. 109 arresti. NOMI E VIDEO

Maxi blitz antimafia a Catania contro clan Laudani. 109 arresti
Un momento dei colloqui intercettati in carcere

Maxi blitz antimafia dei Carabinieri di Catania nei confronti dello storico clan Laudani: oltre 500 i militari impegnati in corso in Italia e all’estero (Germania e Olanda) per eseguire 109 arresti. Le indagini dell’operazione “Viceré” sono state coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) della Procura distrettuale di Catania.

Centrale, all’interno dell’organizzazione, il ruolo di tre donne arrestate. Secondo l’accusa si sono dimostrate in grado di dirigere le attività criminali della cosca seguendo le direttive impartite dai vertici della “famiglia”. Inoltre si sarebbero occupate anche della gestione della “cassa comune” e del sostentamento economico delle famiglie degli affiliati detenuti.

I reati ipotizzati, a vario titolo, sono associazione mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni, spaccio e traffico di stupefacenti, detenzione e porto illegale di armi.

Le indagini hanno consentito di ricostruire l’organigramma della cosca. Gli esponenti del clan Laudani sono noti come “Mussi di ficurinia” (‘labbri da ficodindia). La “famiglia” è considerata una delle più ramificate e pericolose consorterie criminali operante nel catanese, caratterizzato da una autonomia criminale orgogliosamente rivendicata anche nei confronti di Cosa nostra catanese, con la quale, peraltro, non ha disdegnato di stringere alleanze partecipando alle più sanguinose faide degli anni Ottanta e Novanta, con saldi legami anche con la ‘Ndrangheta reggina.

VIDEO DEGLI ARRESTI E COLLOQUI IN CARCERE

I carabinieri del comando provinciale di Catania ritengono di avere individuato capi e gregari, accertando numerose estorsioni praticate in modo capillare e soffocante ai danni di imprese ed attività commerciali del territorio e riscontrando un diffuso condizionamento illecito dell’economia locale posto in essere anche con attentati alle attività produttive ed aggressioni agli imprenditori.

Ma nonostante gli sforzi degli investigatori, nessun decisivo contributo alle indagini è emerso dalle dichiarazioni delle vittime che, a riprova del profondo stato di assoggettamento, o hanno negato di essere sottoposte al pagamento del “pizzo” o si sono limitate ad ammettere il solo fatto storico dell’estorsione, non fornendo alcun elemento utile per l’identificazione dei responsabili.

I NOMI DEGLI ARRESTATI

1) Giovanni ALFINO, inteso “Accaiù”, nato a Catania l’11/11/1973;
2) Paolo ALOISIO, nato a Catania il 08/11/1987;
3) Filippo ANASTASI, nato a Catania l’11/06/1980;
4) Giuseppe ARCIDIACONO, nato a Catania il 21/09/1966;
5) Natale BENVENGA, nato a Catania il 04/05/1962;
6) Carmelo BONACCORSO, inteso “Melo Squadrito”, nato a Catania il 28/12/1962;
7) Giuseppe BORZI’, nato a Catania il 26/02/1977;
8) Antonino CAMELIA, nato ad Acireale il 25/06/1956;
9) Rosario CAMPOLO, nato a Catania il 13/02/1968;
10) Giovanni CANTARELLA, nato ad Acireale il 06/06/1985;
11) Alberto Gianmarco Angelo CARUSO, nato a Catania il 31/03/1980;
12) Piero CASTORINA, nato a Catania il 20/10/1973;
13) Andrea CATTI, nato a Catania il 21/12/1961;
14) Giovanni COSTANTINO, inteso “Nuccio u cannaleri”, nato a Catania il 22/04/1961;
15) Saverio Francesco CRISTALDI, nato a Catania il 23/05/1969;
16) Orazio CUCCHIARA, nato a Milano il 16/11/1971;
17) Giuseppe D’AGATA, nato a Catania il 09.04.1976;
18) Sebastiano D’ANTONA, nato a Catania il 25.1.1972;
19) Vito DANZUSO, nato a Catania il 19/08/1980;
20) Giovanni Antonino DE LUCA, nato a Catania il 27/01/1970;
21) Orazio DI GRAZIA, inteso “Scarpa pulita”, nato a Catania il 03/01/1947;
22) Alessandro DI MAURO, nato a Roma il 20.5.1962;
23) Antonino DI MAURO, inteso “Sciarretta”, nato a Catania il 14/09/1953;
24) Giovanni DI MAURO, nato a Catania il 07/07/1979;
25) Mario DI MAURO, inteso “Sciarretta”, nato a Catania l’11/04/1980;
26) Orazio Salvatore DI MAURO, inteso “Turi u biondo”, nato ad Acireale il 23/6/1966;
27) Paolo DI MAURO, inteso “u prufissuri”, nato a Piedimonte Etneo il 15/01/1955;
28) Salvatore DI MAURO, inteso “Sciarretta”, nato a Catania il 21/10/1986;
29) Camillo FICHERA, nato ad Acireale il 19/05/1954;
30) Giuseppe FICHERA, nato ad Acireale il 26/02/1966;
31) Stellario FILETI, inteso “Stillo”, nato ad Aci Catena il 13/03/1967;
32) Antonino FINOCCHIARO, inteso “Nino Monta”, nato a Catania il 27/10/1968;
33) Sebastiano FLORI, inteso “Bastiano”, nato a Catania il 07/12/1976;
34) Antonino FOSCO, inteso ”Ninni”, nato a Catania il 19/09/1981;
35) Salvatore GERBINO, nato a Catania il 22/09/1974;
36) Santo Giuseppe GERBINO, nato a Catania il 19/03/1979;
37) Mario GIUFFRIDA, inteso “Mario rambo”, nato a Catania il 16/09/1966;
38) Giovanni GIUFFRIDA, nato a Catania il 2.8.1942 (ai domiciliari)
39) Sebastiano GRANATA, inteso “Bastianeddu”, nato ad Acireale il 31/01/1954;
40) Giuseppe GRASSO, inteso “Pippo Tistazza”, nato ad Aci Catena il 07/07/1965;
41) Marco GRIMALDI, nato a Caltagirone il 18/11/1967;
42) Franco GUGLIELMINO, inteso “a scimmia”, nato a Catania il 05/12/1975;
43) Antonino IMPELLIZZERI, nato a Catania il 29/09/1977;
44) Carmelo Orazio ISAIA, inteso “Meluccio”, nato a Catania il 02/07/1988;
45) Alessandro LANZAFAME, inteso “la strega”, nato a Catania il 26/02/1979;
46) Mario LANZAFAME, nato a Giarre il 26/01/1959;
47) Concetto LAUDANI, di Giuseppe, nato a Catania il 14/12/1971;
48) Giuseppe LAUDANI, di Sebastiano, inteso “Pippo il grande”, nato a Catania il 19/7/1946;
49) Santo Orazio LAUDANI, fu Santo, inteso “Santuzzu”, nato a Catania il 23/08/1990;
50) Sebastiano LAUDANI, nato a Catania il 23/05/1926 (ai domiciliari);
51) Sebastiano LAUDANI, di Giuseppe, inteso ”Iano il grande”, nato a Catania il giorno 01/01/1969;
52) Sebastiano LAUDANI, fu Santo, inteso “Iano il piccolo”, nato a Catania il 23/06/1983;
53) Orazio LEONARDI, inteso “Maciste”, nato ad Acireale il 4/06/1964;
54) Claudio Daniele MAGRI’, inteso “Claudio a Scecca”, nato a Paternò il 18/12/1979;
55) Daniele MANGIAGLI, nato a Catania il 20/03/1986;
56) Carmelo MAUGERI, nato a Catania il 29/04/1971;
57) Orazio MILITELLO, nato a Catania il 26/02/1950;
58) Salvatore MINEO, nato a Catania il 13/06/1971;
59) Vincenzo MORABITO, inteso “Enzo lima”, nato a Paternò il 16/10/1960 (ai domiciliari);
60) Giovanni MUSCOLINO, nato a Giarre il 26/01/1967;
61) Rosario MUSCOLINO, nato a Giarre il 25/11/1958;
62) Giovanni Antonino NICOLOSI, inteso “qua qua”, nato a Catania il 13/06/1964;
63) Salvatore NICOTRA, inteso “Turi da Macchia”, nato a Giarre il 30/07/1957;
64) Alfio NUCIFORA, inteso “Alfio Sant’Alfio”, nato a Piedimonte Etneo il 28/09/1970;
65) Antonio Luca Josè PAPPALARDO, inteso “Pitbull”, nato a Catania il 08/02/1979;
66) Valerio PARASILITI RANTONE, nato a Bronte il 12/04/1976;
67) Giuseppe PARENTI, nato a Paternò il 01/04/1982;
68) Giovanni PARISI, inteso “u ciuraru”, nato a Catania il 08/02/1965;
69) Leonardo PARISI, inteso “Leo Manitta”, nato a Piedimonte Etneo il 18/6/1970;
70) Gianluigi Antonio PARTINI, nato a Catania il 24/06/1986;
71) Leonardo PATANE’, inteso “Nardo caramma”, nato a Giarre il 09/06/1953;
72) Giovanni PENNISI, nato a Catania il 17/09/1968;
73) Ottavio PEZZINO, nato a Catania il 21/12/1966;
74) Francesco Antonio PISTONE, inteso “Vurpitta”, nato a Catania il 14/06/1962;
75) Antonio Carmelo Alessandro PRIVITERA, inteso “Alessandro”, nato a Catania il 21/09/1969;
76) Antonino PUGLIA, nato a Calatabiano il 02/12/1969;
77) Alessandro Giuseppe RAIMONDO, inteso “Mattonella”, nato a Catania il 15/01/1972;
78) Antonino RAPISARDA, inteso “Nino u biondu”, nato a Paternò il 09/01/1970;
79) Salvatore RAPISARDA, inteso “Turi u porcu”, nato a Paternò l’1/12/1955;
80) Vincenzo Salvatore RAPISARDA, nato a Paternò il 02/02/1988;
81) Alfio ROMEO, inteso “Alfio Faviana”, nato a Piedimonte Etneo il 27/06/1963;
82) Filippo SANTONOCITO, nato a Catania il 08/09/1979;
83) Alfio Vincenzo SARDO, nato a San Gregorio di Catania il 05/04/1965;
84) Concetta SCALISI, nata ad Adrano il 25/12/1953;
85) Omar SCARAVILLI, nato a Catania il 02/02/1981;
86) Nunzio SCIAMMACCA, nato a Nissoria il 26/12/1956;
87) Orazio SCIUTO, nato ad Aci Catena il 22/02/1957;
88) Maria SCUDERI, nata a Catania il 08/03/1960;
89) Orazio Salvatore SCUTO, inteso “u vitraru”, nato ad Aci Catena l’1/01/1959;
90) Salvatore SORBELLO, inteso “Turi farina o Turi u panitteri”, nato a Catania il giorno 11/3/1958;
91) Mauro SULFARO, nato ad Acireale il 29/05/1955;
92) Giuseppe TOMARCHIO, nato a Giarre il 18/09/1954;
93) Maurizio TOMASELLI, inteso “Manitta”, nato a Catania il 09/04/1969;
94) Michele TORRISI, nato ad Aci Sant’Antonio il 30/07/1967;
95) Salvatore TORRISI, inteso “Turi u biondo”, nato a Catania il 25/06/1962;
96) Sebastiano TORRISI, inteso “Nello”, nato a Catania il 06/05/1968;
97) Mario TROVATO, inteso “Mario u biondu”, nato ad Acireale il 10/03/1962;
98) Giuseppe Salvatore VECCHIA, nato a Catania il 28/06/1965;
99) Antonino Francesco VENTURA, nato a Catania il 15/02/1980;
100) Giuseppe VIOLA, nato a Catania il 23/11/1953;
101) Sebastiano ZAPPALA’, inteso “Nello”, nato a Catania il 12/01/1964;
102) Antonino Innocenzo ZIZZO, nato a Catania il 24/02/1961;
103) Gianni Luca ZIZZO, nato a Catania il 12/08/1981.

GLI SVILUPPI DELL’INCHIESTA

Il clan “Laudani”, detto dei “Mussi ‘I Ficurinia”, è certamente – spiega la Dda etnea – una delle più ramificate e pericolose organizzazioni criminali operanti nel catanese, diretto dai componenti di un gruppo familiare facente capo al “patriarca” Sebastiano Laudani (classe 1926), sottoposto con l’attuale ordinanza agli arresti domiciliari per ragioni di salute, che lo ha gestito, nel tempo, per il tramite dei suoi congiunti, tra i quali, in passato, il figlio Gaetano Laudani, ucciso nel 1992 e soprattutto, da ultimo, i nipoti Giuseppe Laudani e Alberto Caruso, entrambi personalmente educati dal nonno, fin dalla più tenera età, secondo le rigide regole dell’appartenenza mafiosa, dell’intimidazione e della violenza.

Storicamente caratterizzato da una autonomia criminale orgogliosamente rivendicata anche nei confronti di “Cosa Nostra” catanese, con la quale peraltro non ha disdegnato di stringere alleanze partecipando alle più sanguinose faide degli anni ottanta e novanta, e con saldi legami anche con la ‘ndrangheta reggina, il clan Laudani si è contraddistinto, nei principali eventi storici della criminalità organizzata catanese, per la ferocia ed efferatezza dei suoi vertici, tanto da rendersi protagonista, nel tempo, di alcuni dei crimini considerati tra i più gravi verificatisi nella provincia di Catania negli ultimi decenni, quali l’attentato con autobomba con 30 chili di esplosivo alla caserma dei Carabinieri di Gravina di Catania del 18 settembre 1993, in cui rimasero feriti quattro militari, l’omicidio dell’agente di Polizia Penitenziaria Luigi Bodenza del 24 marzo 1994 e l’assassinio del noto avvocato penalista Serafino Famà, avvenuto il 9 novembre 1995.

Detta organizzazione criminale, sin dai primi anni ‘80, ha quindi raggiunto e consolidato una enorme forza di intimidazione, derivante dalla commissione di una lunga serie di omicidi (oltre cento) ed atti di violenza e minaccia, attraverso cui ha imposto la sua leadership in un’area tra le più ricche della provincia. Il denaro, provento delle attività illecite (estorsioni, usura, traffico di droga e rapine), veniva reinvestito in fiorenti attività economiche quali il commercio all’ingrosso di carni, acquisti di terreni (anche all’estero), imprese edili e commerciali. A riguardo sintomatica è la condanna di Scuto Sebastiano, titolare dell’importante catena di supermercati “Despar”, a 8 anni di reclusione per associazione di tipo mafioso per avere reinvestito nelle sue attività i proventi dell’organizzazione criminale.

Il presente provvedimento si pone su un solco di continuità ideale con i procedimenti le cui operazioni venivano denominate “Fico d’India” e “Abisso”, riguardanti sempre il clan Laudani e con indagini delegate dalla locale D.D.A. all’Arma dei Carabinieri, l’ultima delle quali risale al 2010.

Esso scaturisce da una complessa attività di indagine, convenzionalmente denominata “I Viceré”, avviata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Catania ed affidata ai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Catania, la quale traeva il proprio iniziale spunto dalla collaborazione con la giustizia di Laudani Giuseppe, nipote del capostipite ed ai vertici dell’organizzazione criminale dal 1999 al 2010, primo ed allo stato unico membro della famiglia di sangue ai vertici del clan a compiere la scelta di rinnegare il proprio passato criminale mafioso ed a passare dalla parte dello Stato, svelando con le sue dichiarazioni i retroscena di quasi vent’anni di vicende mafiose che hanno tristemente caratterizzato la storia criminale di Catania e del suo hinterland.

A seguito di ciò venivano compiute accurate indagini a riscontro, consistenti sia in attività tecniche, sia nella acquisizione di ulteriori fonti dichiarative, le quali consentivano di accertare la responsabilità degli odierni indagati quali affiliati al clan Laudani, ma soprattutto evidenziavano la particolare articolazione di tale sodalizio, suddiviso in gruppi radicati ciascuno su una propria zona territoriale di influenza e dotati di una autonomia decisionale ed operativa limitata dall’esigenza di rispondere, per aspetti predeterminati e di importanza rilevante, ai vertici del clan, cioè alla famiglia Laudani di sangue: una sorta di struttura “holding” insomma, perfettamente regolata, nella quale il gruppo dominante, quello della famiglia di sangue dei MUSSI, prendeva le decisioni essenziali quali guerre, alleanza, suddivisioni di tangenti con altri clan, lasciando invece l’attività più concretamente operativa, quale quella relativa alle estorsioni ed al traffico di droga, all’autonomia dei gruppi territoriali.

I gruppi la cui operatività è stata accertata risultavano radicati, oltre che nella città di Catania, segnatamente nel quartiere Canalicchio, anche in tutto l’hinterland etneo, cioè: San Giovanni la Punta, Acireale, Giarre, Zafferana Etnea, Piedimonte Etneo, Caltagirone, Randazzo, Paternò, San Gregorio, Aci Catena, Mascali e Viagrande, laddove l’egemonia criminale veniva imposta soprattutto attraverso la sistematica raccolta di denaro in danno delle più diverse attività di tipo commerciale e imprenditoriale presenti nei suddetti territori ed il traffico di droga; elementi di prova sono stati acquisiti altresì in ordine alla disponibilità di armi da parte degli indagati.
Caratterizzazione molto allarmante emersa e riscontrata nel corso delle indagini riguarda la capacità del clan Laudani di infiltrazione in apparati istituzionali; sono emerse infatti e sono state contestate ad elementi dell’avvocatura e delle FF.OO. condotte di appoggio all’associazione, qualificate come concorso esterno nel delitto associativo e reati fine, quali quello di rivelazione di segreto d’ufficio e di accesso abusivo a sistema informatico, aggravati dall’aver inteso favorire un gruppo mafioso; per tali delitti sono state emesse n. 3 ordinanze custodiali in carcere.

Le investigazioni infine hanno dimostrato, con riferimento ad un territorio particolarmente esteso, che il “clan” per affermare la propria esistenza e per assicurarsi una sostanziosa fonte di sostegno economico, ha pianificato e posto in essere nel corso degli anni e sino ad oggi un vasto e capillare sistema di estorsioni per il conseguimento del cui profitto potevano essere commessi anche gravi atti intimidatori, dagli attentati alle attività produttive sino alle aggressioni agli imprenditori. Il minuzioso lavoro di riscontro alle dichiarazioni dei collaboratori e l’esame del materiale sequestrato nel corso dell’attività, tra cui vere e proprie “liste” di esercizi ed aziende sottoposte ad estorsione, ha permesso di mappare le imprese vessate che, come in alcuni casi dimostrato, versavano importi che si aggiravano tra i 3.000 ed i 15.000 euro annui a cadenze periodiche.
Le ingenti somme frutto degli affari illeciti, secondo le direttive dei capi del clan, alcuni dei quali vere menti economiche dell’organizzazione, venivano reinvestite in varie attività imprenditoriali, attraverso dei prestanome, così da eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali, particolarmente in società operanti nei settori turistico-alberghiero e di rivendita autovetture.

Infine, particolarmente importante è stato l’accertamento del ruolo di vertice, o comunque di tipo organizzativo, assunto dalle tre donne tratte in arresto nell’ambito del clan Laudani. Esse hanno svolto attività di rilievo fondamentale per il sodalizio, fornendo direttive in ordine alla strategia complessiva da seguire, organizzando il reinvestimento dei proventi illeciti e contribuendo addirittura al tentativo di fondazione di un ulteriore gruppo satellite, operante in territorio di Caltagirone. Ciò dimostra la capacità del sodalizio di adattarsi alle nuove situazioni e di utilizzare tutte le risorse a disposizione, ivi comprese quelle femminili, le quali, si sottolinea, risultano particolarmente adatte a ruoli di comando.

Cyber bullismo, la Polizia di Crotone incontra gli studenti

Cyber bullismo, la Polizia di Crotone incontra gli studentiCROTONE – Nell’ambito delle iniziative promosse per celebrare il Safer Internet Day 2016, la Polizia di Stato, insieme all’Istituto Tecnico Industriale “Guido Donegani”, ha organizzato una serie di incontri in cui verrà trattato il tema del cyber bullismo.

Operatori della Sezione Polizia Postale e della Questura di Crotone incontreranno gli studenti, uniti intorno allo slogan “Gioca la tua parte per un internet migliore”.

Obiettivo dell’iniziativa è quello d insegnare ai ragazzi a sfruttare le potenzialità comunicative del web, senza correre rischi, soprattutto quelli connessi al cyber bullismo e alla violazione della privacy propria e altrui.

La sicurezza e l’uso responsabile della rete sono temi sui quali, quotidianamente, la Polizia di Stato, insieme al Ministero dell’Università e della Ricerca, si confrontano al fine di individuare il giusto “linguaggio” per far giungere ai giovani il messaggio sull’uso responsabile del web.

Così come dichiarato dal Dirigente il Compartimento della Polizia Postale e delle Telecomunicazioni di Reggio Calabria “Prevenzione e formazione sono gli strumenti più efficaci per far sì che i giovani imparino a navigare con prudenza e per aiutare, allo stesso tempo, i genitori a conoscere i mezzi a loro disposizione per proteggere i figli dai pericoli del web”.

Via la Festival di Sanremo, tra gag, osanna ai gay e Bowie

Via la Festival di Sanremo, tra gag, osanna ai gay e Bowie
(Ansa)

Il Festival di Sanremo si è aperto con un omaggio ai vincitori delle 65 edizioni precedenti e con un tributo a David Bowie: l’orchestra del festival ha suonato una versione di “Starman” che ha fatto da introduzione all’ingresso di Carlo Conti. “Un omaggio doveroso e anche appropriato visto che io vi porterò qui venti stelle della canzone” ha detto il conduttore.

Noemi con microfono “arcobaleno” a favore dei gay – Noemi ha scelto di schierarsi a favore dei diritti dei gay “decorando” l’asta del microfono con tanti nastrini colorati lunghi quasi fino a terra. Un arcobaleno simbolo dell’orgoglio gay, nei giorni in cui in Parlamento si decide sulle unioni civili.

Virginia-Ferilli, i Pooh sono marchetta per l’Inps? – “Sanremo è rassicurante: è rimasto tutto fermo rispetto a quando ce so’ stata nel ’96… Ho ritrovato la platea ferma da allora, a parte la dirigenza, nun se sa mai. Ho sempre detto che se vuoi cambiare il paese devi riformare l’Ariston, non il Senato”. Virginia Raffaele entra in scena sul palco di Sanremo nei panni di Sabrina Ferilli e, accentuando l’accento romano, scherza con Carlo Conti sull’attualità. Inevitabile un riferimento alla polemica su Elton John: “E basta co’ sto Elton John, dicono che è uno spot per gli omosessuali… E quando ce stanno i Pohh che è? ‘Na marchetta per l’Inps?”.

Sfruttando la somiglianza frutto di lunghe sedute al trucco, la Raffaele ha dato della Ferilli una versione, quasi inevitabile, da Sora Ciacioni. “Ho chiesto di essere ospite della prima puntata così non devo vedere le altre quattro” ha esordito scherzando sul fatto che la Ferilli ha condotto il festival nel 1996 accanto a Pippo Baudo. “Stasera puoi dire quello che vuoi” ha detto Conti. “sei sicuro, allora Rai, Cirinnà, Giubileo … paura eh?”.

Attesa per l’arrivo di Elton John, nel clima rovente del dibattito sulle unioni civili. Ospiti anche Laura Pausini, “che sarà protagonista di un medley”, ha annunciato Carlo Conti, e il rapper franco-congolese Maitre Gims, che ha raggiunto il successo con il singolo Est-ce que tu m’aimes?, in vetta alle classifiche italiane. (Ansa)

Reggio Calabria. Ferito, uomo sfugge per miracolo ai sicari

Agguato nel Reggino, ma Antonino Princi sfugge ai sicariREGGIO CALABRIA – Ferito da colpi d’arma da fuoco da alcuni sicari, un uomo di 45 anni, Antonino Princi, è sfuggito a morte sicura sfondando con la sua automobile un cancello d’ingresso di una società di rifiuti dove ha trovato riparo.

L’agguato mafioso è stato teso nel primo pomeriggio di martedì da almeno due killer alla periferia nord di Reggio Calabria, lungo la strada Gallico-Gambarie. Antonino Princi, già noto alla polizia, è stato ferito ma sarebbe fuori pericolo.

Non è chiaro se la vittima, che era in automobile, sia stato affiancato dai sicari con un’auto o da una moto. Ma appena ha sentito esplodere i colpi di pistola e avvertire le ferite sul corpo, il destinatario della trappola mortale, ha accelerato nel disperato tentativo di sfuggire al piombo.

Giunto vicino all’impianto di rifiuti di Sambatello, Antonino Princi ha divelto il cancello con il suo veicolo e si è rifugiato all’interno del piazzale, dissuadendo i sicari a inseguirlo per finirlo in quanto nello stabilimento vi sono alcune telecamere che avrebbero potuto subito individuarli e incastrarli.

Personale della società ha allertato il 113 e sul posto sono giunte alcune pattuglie della polizia di Stato con uomini della sezione omicidi. Sono in corso indagini da parte della Questura di Reggio Calabria per risalire agli autori del tentato omicidio. Antonio Princi era stato arrestato alcuni anni fa in merito ad una inchiesta che coinvolse un clan nella zona di Calanna, di cui Princi era stato ritenuto un affiliato.

Vibo Valentia, tagliate piante d'ulivo a imprenditore

Vibo Valentia, tagliate piante d'ulivo a imprenditore Francesco Lopreiato
Piante di ulivo tagliate dalla ‘ndrangheta

VIBO VALENTIA – Ventisette piantine di ulivo sono state tagliate in un terreno di proprietà dell’imprenditore agricolo Francesco Lopreiato, di 43 anni, di San Gregorio d’Ippona (Vibo Valentia).

Francesco Lopreiato è figlio dell’avvocato Rosario Lopreiato, vittima di un agguato compiuto il 23 giugno del 2010 a Sant’Angelo di Gerocarne dal quale riuscì a salvarsi nonostante fu raggiunto più volte dai colpi di pistola all’addome.

A scoprire le piante di ulivo tagliate è stato lo stesso imprenditore agricolo, che ha presentato denuncia ai carabinieri. I danni ammontano a circa tremila euro. Sull’atto intimidatorio indagano i militari.

Droga in carcere a Reggio Calabria. Sappe: Manca kit controlli

Droga in carcere a Reggio Calabria. Sappe: Manca kit controlli
Droga in carcere. La denuncia del Sappe

Nel carcere Archillà di Reggio Calabria mancano i “kit” di controllo per verificare se nei pacchi portati dai familiari ai detenuti contengano droga o altre sostanze. A denunciarlo è il segretario del Sappe, Giovanni Battista Durante, che insieme al segretario nazionale Damiano Bellucci, ha riferito che nel penitenziario è recentemente entrato un pacco destinato a un detenuto con dosi di hascish.

Lo stufefacente è stato sequestrato dagli agenti della polizia penitenziaria del reparto colloqui della casa circondariale di Reggio Calabria.

“La sostanza – affermano Durante e Bellucci – è stata inviata alla Questura di Reggio Calabria per i controlli necessari, poiché, purtroppo, diversamente da quanto avviene in altri reparti, a Reggio Calabra la polizia penitenziaria non dispone dei kit per i controlli previsti”.

“Il fenomeno della droga in carcere è particolarmente diffuso, – spiegano i sindacalisti del Sappe – anche perché i detenuti tossicodipendenti sono tanti, ma l’Amministrazione penitenziaria stenta ad attrezzarsi in maniera adeguata, anche con unità cinofili che, seppur previste dall’ordinamento, sono presenti solo in alcune regioni, tra cui non c’è la Calabria”, concludono Durante e Bellucci.

Quarto, Rosa Capuozzo ritira le dimissioni

Quarto, il sindaco Rosa Capuozzo si dimette: "Vince la camorra"
Rosa Capuozzo

QUARTO – Rosa Capuozzo, sindaco dimissionario di Quarto (Napoli) ex M5s, ha deciso di andare avanti e di ritirare le dimissioni presentate il 21 gennaio.

L’annuncio nel corso di un incontro con la stampa. Le dimissioni erano giunte dopo che il Comune di Quarto è stato travolto da un’inchiesta della procura partenopea su presunte infiltrazioni camorristiche.

Nell’inchiesta è indagato il consigliere comunale Giovanni De Robbio, eletto con i Cinque Stelle e successivamente espulso dal movimento assieme proprio a Rosa Capuozzo.

Resto per difendere la mia città – “In queste settimane ho ricevuto diverse richieste perché ritirassi le dimissioni. Perciò ho deciso di restare. Così difendo la mia città”. Lo ha detto il sindaco di Quarto (Napoli), Rosa Capuozzo, spiegando in una conferenza stampa convocata in Consiglio Comunale la decisione di restare al suo posto dopo le dimissioni rassegnate lo scorso 21 gennaio. Capuozzo ha ritirato le dimissioni nell’ultimo giorno utile per farlo previsto dalla legge. (Ansa)

Incubo sull'aereo Milano Londra. Sfiorata la tragedia. VIDEO

Panico sul'aereo Milano Londra. Sfiorata la tragedia
La sequenza dell’atterraggio dell’aereo Alitalia Milano Londra

Attimi di panico sul volo dell’Alitalia Milano – Londra. A causa del forte vento generato dalla tempesta Imogen che sta imperversando in Gran Bretagna, il velivolo che era in fase di atterraggio nell’aeroporto londinese è paurosamente rimbalzato sulla pista.

La tragedia è stata scongiurata grazie ai piloti che appena hanno notato l’aereo che traballava al secondo rimbalzo hanno ripreso quota. Se avessero proseguito con l’atterraggio con molta probabilità il jet usciva di pista.

L’aereo era partito da Milano Linate. Circa due ore di viaggio, finché si è imbattuto nella tempesta con venti che soffiavano a oltre 150 km orari. L’atterraggio era previsto per le 15.35, ma una volta toccata pista ha rimbalzato violentemente per due volte.

VIDEO

Dopo essere rimbalzato come una molla, la manovra di ridecollo è riuscita tra il terrore e lo sconcerto dei passeggeri. Il velivolo ha tentato il nuovo atterraggio dopo oltre un’ora. Alle 17.13 finalmente i piloti hanno riportato l’aereo a terra con i passeggeri sani e salvi, ma è stata una esperienza d incubo che difficilmente dimenticheranno.

Dalla Cina maschere di Carnevale pericolose. Maxi Sequestro

Dalla Cina maschere di Carnevale pericolose. Maxi Sequestro
I finanziari di Cosenza in azione in un capannone gestito da cinesi

COSENZA – Maxi sequestro di maschere di carnevale in Calabria. I finanzieri del Comando provinciale di Cosenza hanno sequestrato oltre 500.000 maschere e vestiti made in Cina destinati alla vendita, carenti dei contenuti informativi e pericolosi per il consumatore.

L’operazione denominata “China-Carnival”, si è sviluppata a seguito del quotidiano controllo del territorio che ha consentito di individuare società gestite da soggetti di nazionalità cinese che ponevano in vendita articoli di carnevale pericolosi provenienti dall’area asiatica.

I finanzieri hanno individuato migliaia di capi ed accessori d’abbigliamento, quali maschere veneziane, maschere di personaggi di fantasia, parrucche, oltre ad una serie di altri prodotti, destinati alla vendita in violazione delle prescrizioni di sicurezza e trasparenza a tutela del consumatore.

Gli articoli di carnevale in sequestro, destinati prevalentemente ai consumatori più giovani sono risultati potenzialmente pericolosi poiché gli acquirenti, indossandoli, sarebbero stati esposti al rischio di contrarre infezioni cutanee e/o altre malattie dermatologiche. I legali rappresentanti delle società coinvolte sono stati denunciati.

Nel corso degli interventi, i Finanzieri Cosentini hanno individuato migliaia di capi ed accessori d’abbigliamento da utilizzare per i travestimenti di carnevale, quali maschere veneziane, maschere di personaggi di fantasia, parrucche, oltre ad una serie di altri prodotti, destinati alla vendita in violazione delle prescrizioni di sicurezza e trasparenza a tutela del consumatore.

A conclusione dell’operazione sono stati posti sotto sequestro oltre mezzo milione di maschere e vestiti di carnevale ed i legali rappresentanti delle società coinvolte sono stati segnalati alle autorità competenti.

Prosegue anche nel periodo di carnevale l’attività di prevenzione e repressione delle Fiamme Gialle volta al contrasto dell’illecita commercializzazione di prodotti, in violazione delle disposizioni di legge e in regime di concorrenza sleale, inquinante il regolare svolgimento dei mercati , a tutto danno di chi invece osserva correttamente le normative vigenti.

Napoli, catturati spietati rapinatori albanesi nelle ville

Napoli, catturati spietati rapinatori albanesi nelle ville
I tre componenti della banda che terrorizzavano famiglie e bambini

Facevano irruzione notturna in ville isolate. Terrorizzavano, seviziavano e torturavano le vittime, anche in presenza di bambini, con botte, denti cavati e minacce di morte prima di svaligiare gli appartamenti. Dopo articolate indagini dei carabinieri, i presunti responsabili sono stati individuati e arrestati. Si tratta di tre cittadini albanesi, ritenuti dagli inquirenti gli spietati autori di numerose rapine in ville della Campania e della Lucania. Si tratta di Jakimi Enver, Jakimi Ardit e Sheleka Lefter.

Il provvedimento cautelare, emesso dal gip su richiesta della Procura della Repubblica Napoli Nord, che ha coordinato le indagini, è stato eseguito dai Carabinieri della Compagnia di Casoria (Napoli). I tre banditi fanno parte di un gruppo di rapinatori albanesi composto da 8 persone.

La base della banda era Caivano (Napoli); da lì partivano, perfettamente organizzati con potenti auto rubate e modificate, recuperando armi dai nascondigli e raggiungendo gli obiettivi nelle zone isolate delle province campane e lucane.

Rapine in stile “Arancia Meccanica” e condotta da “Nemico Pubblico n. 1”. Nel corso delle indagini sono state registrate fughe rocambolesche, sparatorie, posti di blocco forzati e vetture speronate.

Le vetture scelte dagli indagati per gli spostamenti sempre velocissime e di provenienza furtiva. Venivano poi modificate con l’installazione di un sistema rapido per la sostituzione delle targhe, inserendo quelle corrispondenti a veicoli rubati durante i colpi e quelle “pulite” durante i sopralluoghi per la selezione degli obiettivi da depredare.

Poi le irruzioni caratterizzate da spaventosa ferocia. Passamontagna calzati, armi in pugno e tute nere. Finestre e serrature forzate per entrare nelle case. Agghiaccianti le sequenze delle rapine, ricostruite attraverso le testimonianze delle vittime, spesso tenute sotto sequestro per minuti interminabili.

In taluni casi percosse talmente violente da causare l’avulsione dentaria. Ferocia esasperata soprattutto per ottenere la combinazione delle casseforti o il nascondiglio dei gioielli. Nessuna pietà, nemmeno in presenza di bambini. In un caso i rapinatori tentarono di assassinare una delle vittime per assicurarsi la fuga, solo l’inceppamento della pistola evitò il peggio.

In un altro caso, intercettati dai carabinieri in provincia di Caserta, i malviventi non sì fermarono all’alt ingaggiando uno spericolato inseguimento a folle velocità. La corsa finì con i rapinatori che, raggiunti dai carabinieri, riuscirono a abbandonare la loro auto e scappare nelle campagne favoriti dal buio.

Il più pericoloso e feroce degli indagati viene individuato attraverso la descrizione particolareggiata delle vittime. Nonostante il passamontagna viene riconosciuto grazie al naso prominente e le sopracciglia foltissime, si tratta di un 49enne, ricercato anche dall’Interpol per reati analoghi e in particolare per omicidio e rapine commesse in Albania.

Altri 5 albanesi, componenti della banda, erano già stati bloccati nel dicembre scorso, allorquando i militari dopo aver circondato un casolare nelle campagne di Cardito, fecero irruzione e il gruppo di albanesi oppose una resistenza violentissima, ma venne sopraffatto, e i componenti immobilizzati senza conseguenze, grazie alla superiorità numerica dei militari.

Camorra a Roma, le mani di Luigi Moccia sui mercati romani. VIDEO

Camorra a Roma, le mani di Luigi Moccia su ortofrutta e formaggi
Un frame del video della Polizia mentre effettuano un arresto

Avevano le mani in pasta sui mercati ortofrutticoli e sul mercato caseareo a Roma. E cosi sette esponenti di vertice, ritenuti affiliati e prestanomi del clan camorristico che fa capo a Luigi Moccia hanno ricevuto altrettante ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Roma nell’ambito dell’indagine condotta dalla squadra mobile di Roma e dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Roma nei confronti di un’organizzazione operante a Roma nel settore ortofrutticolo e delle mozzarelle. Nei confronti dei soggetti coinvolti è scattato anche il sequestro di beni per un valore di circa un milione di euro.

Il provvedimento cautelare è stato emesso sulla scorta degli elementi di coinvolgimento raccolti contro appartenenti alla cosca Moccia, acquisiti nel corso delle investigazioni svolte dalla Questura di Roma, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma.

Sono sette le ordinanze di custodia cautelare, 5 in carcere e due ai domiciliari disposte dal gip. Si tratta di Luigi Moccia, classe 1956 – carcere; Gennaro Moccia, nato il 1992 – carcere; Gennaro Moccia, nato il 1972 – carcere; Carminantonio Capasso, 1987 – carcere; Maria Maranta, 1963 – carcere; Riccardo Nardella, 1968 – domiciliari; Nicola Castaldo, 1985 – domiciliari. Sono state effettuate 17 perquisizioni personali e locali in Campania, Lombardia e Lazio.

In termini numerici l’operazione è stata imponente. Ha visto l’impiego di 160 tra poliziotti e finanzieri. L’attività, hanno detto gli inquirenti, costituisce un importante tassello per la riconquista di vitali spazi di legalità economica, anche in quei territori, come la Capitale, lontani dai luoghi di origine delle più note e strutturate organizzazioni criminali, ma non per questo scevri da condizionamenti di matrice mafiosa.

L’INCHIESTA
Le indagini della Squadra Mobile sono scaturite dall’uccisione, avvenuta a Nettuno il 23 luglio 2012, di Modestino Pellino, affiliato al clan Moccia, e condannato per gravi reati, all’epoca dell’uccisione sorvegliato speciale e sottoposto alla misura dell’obbligo di soggiorno a Nettuno. Parallelamente, il Gico (Gruppo d’investigazione sulla criminalità organizzata) veniva delegato all’esecuzione di specifiche indagini tese a riscontrare ipotesi di infiltrazioni criminali nel redditizio mercato della distribuzione agroalimentare della Capitale.

I soggetti coinvolti nell’odierna operazione di polizia, spiegano gli inquirenti, convenzionalmente denominata “Poseidone-Passion Fruit”, sono stati segnalati alla locale Autorità giudiziaria per plurime fattispecie di reato che vanno dal trasferimento fraudolento di valori, all’impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, all’estorsione e all’illecita concorrenza con minaccia o violenza, con le aggravanti previste per i delitti commessi nell’ambito delle associazioni di tipo mafioso.

Nel dettaglio, l’attività investigativa ha consentito di disarticolare un sodalizio criminale, promosso ed organizzato da Luigi Moccia (classe 1956), esponente apicale dell’omonima consorteria camorristica, il quale è risultato essere il gestore di diverse attività imprenditoriali, attive nella Capitale principalmente nei settori della distribuzione di prodotti lattiero caseari ed ortofrutticoli, nonché in quello turistico-alberghiero.
Secondo l’accusa, Luigi Moccia avrebbe “mimetizzato” le proprie attività nell’economia, servendosi di una serie di prestanomi al fine di schermarne l’effettiva titolarità.

IL VIDEO DEGLI ARRESTI

All’uomo competevano i poteri decisori in merito alle scelte organizzative ed operative delle società a lui riconducibili, lo stesso si preoccupava di predisporre le strutture ed i mezzi strumentali all’esercizio delle relative attività, di individuare i fornitori e di procurare alle società importanti clienti, decidendo anche le strategie di espansione delle imprese, sia sul mercato romano che estero. I suoi dipendenti dovevano ragguagliarlo in merito ad ogni aspetto della loro quotidiana attività e consultarlo per ogni decisione anche marginale.

Nell’organizzazione malavitosa un ruolo parimenti rilevante, sostengono i magistrati, è stato assunto dall’imprenditore romano Gennaro Moccia, del 1972, detto Roberto, che avrebbe favorito l’introduzione delle attività di Luigi Moccia nel mercato capitolino, con proiezioni di espansione sul mercato ortofrutticolo di Barcellona (Spagna).

La collaborazione tra i due è diventata stretta a tal punto da portare alla costituzione di una vera e propria società di fatto, operante nel settore della commercializzazione di prodotti ortofrutticoli e lattiero caseari destinati ad attività di ristorazione romane di primaria rilevanza, nonché a negozi di una catena di supermercati nota in ambito nazionale.

Le indagini hanno inoltre consentito di monitorare l’interessamento di Luigi Moccia nell’acquisizione della gestione di strutture alberghiere attive a Roma, peraltro già sequestrate (nel giugno 2013) in sede di prevenzione e successivamente confiscate (nel dicembre 2014), con la previsione di investimenti per circa 15 milioni di euro.
Proprio in tale settore imprenditoriale, è stata accertata la riconducibilità in capo al Luigi Moccia di due unità immobiliari site in Napoli, formalmente intestate ad un’azienda facente capo a Maria Maranta, dove quest’ultima conduce l’attività alberghiera denominata Hotel San Pietro.

Alla vicinanza al clan è da ricondurre anche la documentata aggressione, avvenuta presso il Centro Agroalimentare Roma – C.A.R. nel novembre del 2013, perpetrata dal Gennaro Moccia, nei confronti di un imprenditore concorrente nel medesimo settore, con le connotazioni di una tipica azione camorristica.
Gli indagati sono accusati a vario titolo per i reati di trasferimento fraudolento di valori, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza, estorsione-tentata, illecita concorrenza con minaccia o violenza, con le relative aggravanti.

Traffico di rifiuti, 5 arresti e 5 denunce a Cosenza. VIDEO

Traffico di rifiuti, 5 arresti e cinque denunce a CosenzaCOSENZA – E’ di 5 persone arrestate, cinque denunciati, un divieto di dimora e un’azienda di rottamazione sequestrata il bilancio di una operazione contro il traffico illecito di rifiuti condotta a Zumpano, (Cosenza), dal Corpo Forestale dello Stato.

I cinque sono stati arrestati (ai domiciliari) in esecuzione di un’ordinanza del gip distrettuale di Catanzaro Assunta Maiorei con l’accusa di attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti, ricettazione aggravata e associazione per delinquere.

Le indagini sono state condotte dal Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale del Comando Provinciale di Cosenza coordinate dalla Dda di Catanzaro, in particolare dal sostituto procuratore della Distrettuale Antimafia del capoluogo calabrese, Pierpaolo Bruni e dal sostituto Antonio Cestone, della Procura di Cosenza, coordinati dal Procuratore Aggiunto della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, Giovanni Bombardieri e dal Procuratore Aggiunto della Procura di Cosenza, Marisa Manzini.

Con l’operazione, denominata “Efesto”, spiegano gli inquirenti, è stata smantellata una rete di raccolta illegale di rifiuti e una centrale di ricettazione e riciclaggio di cavi e manufatti in rame di provenienza furtiva, il cui giro d’affari è stato stimato dagli investigatori in oltre 1.5 milioni di euro.

VIDEO

Da diversi mesi, migliaia di tonnellate di rifiuti pericolosi e non pericolosi venivano smaltiti illecitamente, e senza effettuare alcun trattamento tra quelli previsti per legge, da una ditta di Zumpano (Cosenza). All’interno dell’azienda confluivano vari tipi di rifiuti, tra cui anche batterie esauste al piombo, oli esausti di veicoli, elettrodomestici, cartellonistica stradale, lampioni, veicoli fuori uso e rifiuti ferrosi di ogni tipo e perfino una carrozzina per disabili.

Ma particolarmente importante erano gli ingenti quantitativi di cavi in rame prelevato furtivamente a società operanti nel settore energetico, dei trasporti e delle telecomunicazioni. Sono stati individuati tre soggetti principali oltre ad altri, tutti rumeni, che depositavano con regolarità i rifiuti e i cavi in rame, spesso direttamente sul piazzale, della ditta.

Le attività di videosorveglianza e intercettazioni hanno permesso di stimare in oltre 100 tonnellate il Rame, sia pulito che bruciato, introdotto all’interno della ditta. Il materiale veniva stivato all’interno di alcuni container poi caricato a bordo di mezzi e occultato sotto altri tipi di rifiuti, per essere poi inviato in Puglia, Campania e Basilicata.

 

Germania, scontro tra treni in Baviera. 9 morti e 90 feriti

Germania, due treni si scontrano in alta Baviera. E' strage
Le prime immagini del grave incidente ferroviario in Baviera, Germania

E’ salito a 9 morti e 90 feriti (tra cui 15 gravi) il bilancio dello scontro tra due treni regionali in Germania.

L’incidente ferroviario è avvenuto intorno alle 7 a (Kreis Rosenheim), nell’alta Baviera.

Inizialmente si credeva a un deragliamento, ma quando soccorritori e polizia si sono recati sul posto hanno constatato che si è trattato di una collisione frontale tra due treni.

Sono quasi tutti pendolari i passeggeri presenti sui due treni regionali. La polizia sta cercando di accertare come possano essere finiti sullo stesso binario.

Si tratta dell’incidente ferroviario più grave che la Baviera ricordi dal 1975. I due convogli appartengono ad una compagnia privata, la Meridian, gestita dalle Ferrovie dell’alta Baviera. La Farnesina sta verificando la presenza di italiani sui due treni coinvolti nell’incidente

“Ci sono stati morti”, ha detto una portavoce della Questura dell’Alta Baviera del Sud citato da Bild “Ma noi ancora non sappiamo quanti”.

Sulla rotta Holzkirchen Rosenheim viaggiano quasi esclusivamente treni gestiti dalla bavarese Oberland Bahn, scrive ancora il tabloid tedesco.

Torture Giulio Regeni, unghie strappate e orecchie mozzate

A destra Giulio Regeni. A sinistra la Polizia in piazza Tahrir a Il Cairo
A destra Giulio Regeni. A sinistra la Polizia in piazza Tahrir a Il Cairo

(ANSA) ROMA – Il passaporto e il cellulare spariti, entrambe le orecchie mozzate, decine di piccoli tagli sul corpo, fin sotto la pianta dei piedi, provocati da uno strumento che potrebbe essere simile ad un punteruolo, numerose ossa rotte, le unghie di un dito della mano e di uno del piede strappate: l’Egitto continua a smentire che Giulio Regeni sia finito nelle mani degli apparati di sicurezza e sia stato torturato, ma tutti gli elementi finora a disposizione dell’Italia sembrano andare nella direzione contraria.

Compresi gli ‘aggiustamenti’ che quotidianamente arrivano dal Cairo e che contribuiscono a infittire la nebbia che fin dal primo giorno è calata sull’uccisione del ricercatore friulano. In attesa che l’Egitto fornisca una versione quantomeno plausibile, e che decida se rispondere positivamente alle richieste italiane di poter esaminare i tabulati e le celle telefoniche, le videocamere della metropolitana e le testimonianze raccolte dagli inquirenti, l’Italia non può far altro che tentare di mettere in fila gli elementi a disposizione di una vicenda che ogni giorno che passa diventa sempre più complicata per entrambi i paesi, soprattutto sul piano diplomatico. E questo è stato l’obiettivo della riunione, svoltasi stamani a piazzale Clodio, tra il pm titolare dell’indagine Sergio Colaiocco e gli investigatori. Un incontro utile, se non altro perché dal team che ormai da venerdì scorso si trova al Cairo e che finora ha potuto fare poco o nulla, comincia ad arrivare qualche risposta. La prima e forse più importante è che altri testimoni – sentiti direttamente dagli investigatori italiani – smentiscono che Giulio, la sera della scomparsa, sia andato alla festa. Cosa che l’Egitto continuava ad accreditare anche ieri attraverso le colonne del quotidiano governativo Al Ahram.

E dunque dopo Noura, la sua migliore amica, e Amr Assad, la persona che ha ricevuto uno degli ultimi sms di Giulio Regeni, anche altri due ragazzi, stavolta italiani, dicono che il ricercatore non è mai arrivato al compleanno. Dove è finito dunque? Cosa è successo attorno alle 20 del 25 gennaio? Ma non solo. Agli investigatori sia gli amici sia i genitori hanno detto che l’attività di Giulio al Cairo non era poi così pericolosa. “Non ha mai fatto cenno a rischi imminenti per la propria incolumità, anche se era consapevole di trovarsi in una realtà difficile” hanno detto questi ultimi. Secondo gli amici, invece, da parte di Giulio “non c’era un forte impegno politico” e tutti i contatti presi erano finalizzati alla sua tesi: “il suo era solo il lavoro di un ricercatore”. Ma se Giulio non è sparito per via del suo lavoro, chi e perché lo ha preso? Da qualche giorno tra gli inquirenti si sta facendo strada un’altra ipotesi, in realtà mai scartata fin dall’inizio: il ragazzo è probabilmente finito in una qualche retata dalle parti di piazza Tahir e lì portato in qualche ufficio statale o parastatale.

La domanda è: è stato ucciso da qualcuno a cui è sfuggita la situazione di mano, e in questo caso la ‘pressione’ di Sisi è servita quanto meno a far ritrovare il corpo che altrimenti mai sarebbe apparso, oppure è finito nella mani di soggetti che avevano come obiettivo quello di colpire il governo egiziano? Un’ipotesi, quest’ultima, che ben si concilia con il cadavere fatto ritrovare in quelle condizioni. Ma su questo fronte, l’Egitto continua a negare ogni responsabilità. Come dimostrano ampiamente le parole del ministro dell’Interno Magdy Abdel Ghafar che più volte ha definito “allusioni” e “speculazioni” le tesi della tortura e dell’arresto da parte della polizia o di qualche apparato paramilitare. Peccato che sia stato un membro degli apparati di sicurezza del suo stesso paese – il procuratore capo di Giza Ahmed Nagy, titolare delle indagini – a parlare di tortura. “Su tutto il corpo, compreso il viso – ha detto subito dopo il ritrovamento del corpo alla Ap – c’erano lividi, tagli da accoltellamenti e ustioni da sigarette. Ha subito una morte lenta”. E sono stati sempre membri degli apparati di sicurezza a dire che a trovare il corpo in un fosso lungo la strada Cairo-Alessandria fu una squadra di operai. Oggi però il ministro ha aggiustato la versione: il corpo di Giulio non era nel fosso ma “sopra il cavalcavia”. E a trovarlo “è stato un tassista, la cui vettura era finita in panne”.

Agguato a Monasterace, ucciso operaio Alfredo Pileggi

Agguato a Mosterace, ucciso operaio Alfredo PileggiMONASTERACE (REGGIO CALABRIA) – Un operaio, Alfredo Pileggi, di 38 anni, incensurato e coniugato, é stato ucciso in un agguato a Monasterace, un centro della Locride. L’agguato è stato compiuto poco dopo che Pileggi era uscito dalla palestra che frequentava.

Una o più persone gli hanno sparato subito dopo che aveva preso posto sulla sua automobile, parcheggiata in una zona poco illuminata nei pressi della palestra, per fare rientro a casa. Raggiunto da più colpi in parti vitali sparati da distanza ravvicinata dall’esterno della vettura, l’operaio é morto all’istante.

Sull’omicidio di Alfredo Pileggi hanno avviato indagini i carabinieri del Gruppo di Locri e della Compagnia di Roccella Jonica. Si esclude, stando alle prime risultanze delle indagini, l’ipotesi di un collegamento con la criminalità e si segue la pista della vendetta privata.

Obama riceve Mattarella. Intesa su migranti e lotta a Isis

Obama riceve Mattarella. Intesa su migranti e lotta a Isis
Sergio Mattarella e Barack Obama alla Casa Bianca negli Usa (Ansa/Epa)

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è alla Casa Bianca per il suo primo incontro con il Presidente americano Barack Obama. Il Capo dello Stato è accompagnato dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Per l’amministrazione Usa è presente il vice Il presidente americano Barack Obama ha ringraziato l’Italia per l’importante impegno a protezione della diga di Mosul in Iraq.

“Ho ringraziato tantissimo l’Italia per il contributo notevole per l’addestramento dei militari in Iraq e per il ruolo importante che svolgerà a protezione della diga di Mosul che è di estrema importanza per il popolo iracheno”, ha detto Obama al termine dell’incontro con il presidente Sergio Mattarella alla Casa Bianca.

Il presidente americano, Barack Obama, ha affrontato col capo dello Stato Sergio Mattarella il ruolo che l’Italia può svolgere nella lotta all’Isis in Siria e Iraq, in particolare “il ruolo fondamentale” che il nostro Paese svolgerà nel rafforzare la zona di Mosul, nel nord dell’Iraq”, riferisce la Casa Bianca.

Tra Washington e Roma “i legami non potrebbero essere più stretti ed è straordinaria la collaborazione che abbiamo su una vasta gamma di problemi nel mondo”. Lo ha sottolineato il presidente americano, Barack Obama in dichiarazioni alla stampa al termine di un colloquio di oltre un’ora alla Casa Bianca con il presidente Sergio Mattarella.

“La stretta collaborazione transatlantica ci consente oggi e ci consentirà di fronteggiare sfide nuove e di sconfiggere i nemici della pace e dei diritti umani”. Lo ha detto il Presidente Sergio Mattarella al termine dell’incontro con il Presidente americano Barack Obama nello studio ovale della Casa Bianca.

“Per la Libia, attraverso l’alleanza transatlantica, la nostra collaborazione è decisiva affinché la comunità internazionale risolva i drammatici problemi sul tappeto ripristinando stabilità e sicurezza”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, parlando dalla Casa Bianca dove ha avuto un lungo incontro con il presidente Barack Obama nel quale sono state esaminate tutte le principali aree di crisi, dalla Siria all’Afghanistan, dall’Iraq alla Libia.

“Abbiamo parlato a lungo del problema dei profughi e dei migranti che ha un impatto terribile sull’Europa e sull’Italia in particolare. Per gli Usa questo non è un problema solo dell’Europa ma un problema globale che mette sotto pressione gli Usa e il rapporto transatlantico”. Lo ha detto il presidente americano Barack Obama dopo un incontro con il presidente Sergio Mattarella sottolineando che serve “una collaborazione Europa-Nato per smantellare le reti di traffico di esseri umani”.

Il presidente Sergio Mattarella ha invitato Barack Obama in Italia e la visita, compatibilmente con gli impegni del presidente americano, si spera sia realizzata entro l’anno. Lo hanno riferito fonti italiane al termine del lungo colloquio alla Casa Bianca tra Obama e Mattarella. Il presidente americano ha spiegato che l’Italia è una delle sue destinazioni preferite.

Terremoto in Sicilia. 4.2 della scala Richter. Paura senza danni

Terremoto in Sicilia. 4.2 della scala Richter. Paura senza danni
La cartina dell’Ingv che localizza il terremoto in Sicilia tra Ragusa e Siracusa. Scosse in Calabria

Un sciame sismico sta interessando da domenica Calabria e Sicilia. Paura nel Ragusano per una forte scossa di terremoto che l’Istituto nazionale di Geofisica e vulcanologia aveva prima classificato per una magnitudo del 4.6 della scala Richter e che poi ha ricalibrato in 4.2. Che resta comunque un sisma di rilievo. La prima scossa è stata avvertita nel pomeriggio attorno alle 16.35, con epicentro nell’area tra Siracusa e Ragusa.

Un’altra forte scossa di assestamento è stata avvertita intorno alle 18.57, con magnitudo 3.7. Nell’intervallo tra la prima e la seconda, sono state registrate alcune scosse minori, del 2.2. . Panico tra le popolazioni della zona. Fortunatamente si contano pochi danni e nessun ferito. I ricercatori dell’Ingv, spiegano che i lievi danni sono dovuti alla distanza dai centri abitati e alla conformazione del territorio, con la presenza di rilievi che hanno attenuato la portato del fenomeno. “Il nostro Paese è in grado certamente di sopportare un terremoto di questo tipo”, dice all’Agi Alberto Michelini, direttore del Centro nazionale terremoti dell’Ingv, “se così non fosse, sarebbe messo davvero molto male”.

Alla scossa principale, rilevata a una profondità di 4 chilometri, con epicentro tra Palazzolo Acreide, Buscemi, Giarratana e Ragusa, ne sono seguite altre di minore forza, nel territorio di Ragusa, tra le 16.40 e le 19.09, di magnitudo compresa tra 2.1 e 2.3, e altre sono messe in conto per tutta la notte. La scossa più forte è stata avvertita in una vasta area della Sicilia centro-orientale, con segnalazioni anche a Catania. Molta paura, ma nessun danno significativo, sebbene le verifiche siano ancora in corso.

I centralini del comando provinciale dei Vigili del fuoco di Siracusa confermano di avere ricevuto alcune decine di chiamate, però nessuno mezzo è uscito dalla caserma per i soccorsi. Le telefonate più frequenti sono arrivate da Palazzolo, Melilli e Siracusa. “Siamo nei nostri uffici – racconta il sindaco di Palazzolo, Carlo Scibetta – ma abbiamo deciso di non evacuare la sede del Municipio. La scossa l’abbiamo avvertita, così come l’intera cittadinanza e le pattuglie della polizia municipale sono già uscite per verificare se ci sono stati dei danni agli edifici ed alle persone”.

Il vice sindaco di Siracusa, Francesco Italia, assicura che nel capoluogo non ci sono danni. “Ho parlato con il sindaco ma al momento non abbiamo notizie di danni causati dal sisma”. Così anche in provincia di Ragusa. Segnalato il cedimento di un muraglione alla periferia di Giarratana. Nel capoluogo le persone si sono riversate in strada e molti si sono diretti nell’area dello stadio comunale, in contrada Selvaggio. Il settore ‘Lavori Pubblici’ del Libero Consorzio comunale di Ragusa ha avviato il monitoraggio, con diverse squadre di tecnici, delle strade provinciali e degli edifici pubblici. Sinora non si riscontrano danni alle infrastrutture viarie e alle strutture. Le verifiche proseguiranno anche domani.

Da domenica l’Ingv registra scosse di terremoto tra Calabria e Sicilia. La più forte nel Reggino del 2.6 avvertita il 7 febbraio. Poi a Messina e, sempre ieri, in provincia di Cosenza del 2.2.  Fino ala scossa di oggi tra Ragura e Siracusa che è quella più forte. Il 4.2.

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