14 Ottobre 2024

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Omicidio Giordanelli, incendiata l’auto della sorella del medico

Omicidio Cetraro conseffa il cognato Paolo Di Profio l'omicida di Anna Giordanelli Annalisa Giordanelli
La vittima, Annalisa Giordanelli e il presunto assassino Paolo Di Profio

Clima torbido a Cetraro. Ignoti hanno incendiato l’auto Serena Giordanelli, sorella del medico di base Annalisa Giordanelli massacrata lo scorso 28 gennaio a Cetraro. La destinataria dell’intimidazione è l’ex moglie Paolo Di Profio, l’uomo arrestato con l’accusa di aver ucciso a sprangate la cognata.

L’episodio, di chiara matrice dolosa, è avvenuto nella notte. L’auto, una Jeep Renegade, è stata data alle fiamme nel giardino di casa dove abita la donna a Cetraro. L’incendio è stato speto dai vigili del fuoco. Sull’intimidazione indagano i carabinieri.

Secondo quanto emerso dalle indagini, Annalisa Giordanelli sarebbe stata d’intralcio nel rapporto sentimentale tra Serena Giordanelli e Poalo Di Profio. Per farle pagare la responsabilità della loro separazione, l’uomo avrebbe pedinato la vittima mentre faceva footing e l’avrebbe colpita a morte con un piede di porco.

Paolo Di Profio, infermiere all’ospedale di Cetraro, dopo il brutale delitto è stato prima interrogato e poi arrestato con l’accusa dell’omicidio di Annalisa Giordanelli, 53 anni. Secondo gli inquirenti sarebbe stato lui l’autore dell’assassinio della cognata, appunto sorella della pesante intimidazione di oggi. A inchiodare Di Profio sarebbe stato il sistema di video sorveglianza, alcuni testimoni e il sangue ritrovato dai militari nel lavandino del bagno in casa del presunto assassino. In un primo momento era emerso che l’infermiere aveva confessato il delitto agli inquirenti. Elemento poi smentito dal suo legale.

Maltempo, esonda il fiume Crati. Torna normalità in Calabria

Maltempo, esonda il fiume Crati. Torna normalità in Calabria
La piena del fiume Crati. Si abbassa il livello

Migliorano le condizioni meteo in Calabria dopo le abbondanti piogge di ieri che hanno provocato l’esondazione in tre punti del fiume Crati. Da alcune ore in Calabria ha smesso di piovere ed il livello del fiume Crati si è abbassato. In alcune zone della Calabria il cielo è sereno.

Le sessanta famiglie sgomberate preventivamente nella zona di Piano Scafo nel comune di Cassano allo Ionio, oggi rientreranno in casa, con l’unico divieto di non occupare i piani bassi.
Nel corso della notte la protezione civile ed i vigili del fuoco hanno monitorato costantemente la situazione. Il direttore della protezione civile della Calabria, Carlo Tansi, ha evidenziato che “continueremo a monitorare il fiume e grazie alle associazioni di volontariato continueremo le attività di prevenzione”.

Il parco archeologico di Sibari, nonostante l’esondazione del fiume Crati e le abbondanti piogge delle scorse ore, non ha subito nessun danno. Nel 2013 l’area archeologica era stata completamente sommersa dall’acqua. E proprio gli argini ricostruiti all’indomani dell’esondazione del 2013 hanno retto ed hanno protetto il parco archeologico. Il direttore della protezione civile della Calabria, Carlo Tansi, ha evidenziato che “questo è l’esempio concreto degli effetti della buona prevenzione. Quando si realizzano opere sui studi scientifici del territorio e con la consapevolezza di fare prevenzione, i rischi vengono annullati. Rimane assurdo che nel 2016 si trovino agrumeti nell’alveo dei fiumi, nonostante quello che è accaduto in passato”.

Sanremo, vincono gli Stadio con una canzone "scartata"

Stadio vincono la 66esima edizione del Festival di Sanremo
Gli Stadio vincitori della 66esima edizione del Festival di Sanremo (Ansa)

La 66esima edizione del Festival di Sanremo è stata vinta dagli Stadio, con il brano “Un giorno mi dirai” che lo scorso anno, sempre con Carlo Conti conduttore direttore della kermesse, era stato scartato. A rivelarlo è lo stesso gruppo in conferenza stampa stamani. “Abbiamo cambiato qualche parola ma il testo era sempre quello”, ha detto il leader del gruppo Gaetano Curreri.

Gli Stadio, nati nel ’77, vincono anche il premio per la miglior “cover” con il brano “La sera dei miracoli”, il premio per la miglior musica “Giancarlo Bigazzi” e il premio della Sala Stampa “Lucio Dalla”.

A sorpresa, sul podio al secondo posto si è piazzata Francesca Michielin, 20 anni, con il brano Nessun Grado di Separazione “Io non so cosa dire. Dovrei citare Jovanotti. Sono una ragazza fortunata perché mi avete regalato un sogno”, ha detto emozionatissima Michielin. In terza posizione Giovanni Caccamo e Deborah Iurato con la canzone “Via da qui”, scritta da Giuliano Sangiorgi.

I NUMERI DEL FESTIVAL – Sono stati 11 milioni 223 mila i telespettatori, pari al 52.52% di share, che hanno seguito ieri la finale del Festival di Sanremo. Rispetto all’anno scorso – quando l’ultima serata del festival era stata seguita in media da 11 milioni 843 mila spettatori, pari al 54.21% di share – gli ascolti sono in calo di circa 600 mila spettatori e quasi 2 punti di share.

CLIP DEGLI STADIO “UN GIORNO MI DIRAI”

La prima parte della serata ha fatto segnare 12 milioni 695 mila spettatori con il 48.76% di share, la seconda 8 milioni 712 mila pari al 64.89%. Un anno fa la prima parte dell’ultima serata del festival era stata seguita da 12 milioni 763 mila spettatori pari al 50.77% di share, la seconda da 10 milioni 8 mila con il 65.48%.

In media, le cinque serate del festival 2015 sono state “viste da 10.746.429 spettatori pari al 49.58% share. Lo share più alto degli ultimi 11 anni”, scrive su Twitter il direttore di Rai1, Giancarlo Leone. E ancora: “Carlo Conti fa i conti con lo share. Quest’anno 49.58% e l’anno scorso 48.64%.

Sulla scorta del successo di quest’anno, Carlo Conti farà il suo terzo Festival a febbraio 2017. “Visto che è andato tutto bene – ha detto il direttore artistico – cercheremo di fare il terzo Festival. Non c’è due senza tre”, ha ironizzato accogliendo le sollecitazioni del direttore di rete.

Nella conferenza stampa finale di Sanremo, il direttore di “Rai 1” Giancarlo Leone, ha spinto sull’acceleratore “investendo” ufficialmente Conti della richiesta della Rai di condurre anche la prossima edizione, di cui sarà – come da contratto – direttore artistico. “Due anni fa – ha sottolineato Leone – ho creduto e voluto fortemente Conti come conduttore e direttore artistico, mi sono assunto totalmente la responsabilità e oggi sono felice che questa scelta sia stata premiata da pubblico e critica, a dimostrazione del valore artistico e professionale e della necessità di costruire un progetto a lungo termine sul festival”.

Omicidio-suicidio Sambucheto, malore al padre del bimbo ucciso

Sambucheto, uccisi Laura Paoletti e figlia. Omicidio-suicidio
Il luogo della tragedia. Nel riquadro Laura Paoletti e suo figlio Giosuè

Ha avuto un malore ed è stato necessario chiamare un medico per aiutarlo a contenere lo choc Lorenzo Lucaroni, il papà 39enne del piccolo Giosuè, il bimbo di sei anni ucciso venerdì a Sambucheto (Macerata) con un colpo di fucile dalla madre Laura Paoletti, che ha poi rivolto l’arma contro di sé premendo il grilletto.

Lorenzo Lucaroni, geometra che in passato è stato anche consigliere comunale, è stato sentito a lungo dai carabinieri di Civitanova Marche, diretti dal capitano Enzo Marinelli, e ha appreso della morte della ex compagna e del figlioletto in caserma. L’uomo ha un alibi di ferro. L’ipotesi dell’omicidio-suicidio, dai primi rilievi, è stata quella più accreditata dai militari.

Laura Paoletti, 32 anni e suo figlio Giosuè di 6 anni sono stati trovati uccisi a fucilate in un appartamento sopra un capannone industriale a Sambucheto di Recanati, in provincia di Macerata. A scoprire i corpi è stato il padre della donna, proprietario della struttura sita in via Mariano Guzzini 31.

Secondo gli investigatori, si è trattato di un omicidio-sucidio con la donna che avrebbe sparato alcuni colpi di fucile al figlio prima di togliersi la vita. Laura Paoletti in passato aveva presentato una denuncia per stalking nei confronti dell’ex convivente, che a sua volta l’avrebbe denunciata per sottrazione di minore.

Inoltre, le sarebbe stata incendiata l’auto, un gesto intimidatorio la cui matrice non è dato conoscere. L’ex compagno Lorenzo Lucaroni, padre del bambino, Giosuè, è stato rintracciato dai carabinieri ed è stato interrogato dai militari di Civitanova Marche. La tragedia, da quanto riportano alcuni media, sarebbe avvenuta in un contesto di grave disagio economico e psicologico, conseguenti anche alla separazione recente della 32enne. Si indaga.

Regeni, il NYT: "Studente preso dalla Polizia egiziana"

Giulio Regeni scomparso al Cairo in Egitto
Giulio Regeni

“Tre funzionari della sicurezza egiziana coinvolti nelle indagini affermano che Regeni è stato preso” da alcuni agenti il 25 gennaio. Lo scrive il New York Times. Il ragazzo “ha reagito bruscamente, si è comportato come un duro”, sostengono le fonti. Tutti e tre, intervistati separatamente – scrive il Nyt – dicono che Regeni aveva sollevato sospetti a causa di contatti trovati sul suo telefono di persone vicine ai Fratelli Musulmani e al movimento 6 Aprile, considerati nemici dello Stato. Chi ha fermato Regeni “ha pensato fosse una spia”, aggiungono le fonti.

“Diversi testimoni – prosegue il New York Times – dicono che intorno alle 7 di sera due agenti in borghese davano la caccia ad alcuni giovani nelle strade”. Un ulteriore testimone, che ha chiesto l’anonimato, racconta che i due agenti “hanno fermato l’italiano”. “Uno gli ha perquisito lo zaino, mentre l’altro gli ha controllato il passaporto. Quindi lo hanno portato via”. Secondo questa ulteriore testimonianza, “uno dei due agenti era già stato visto nel quartiere in diverse precedenti occasioni, e aveva fatto domande ad alcune persone su Regeni”. Tornando alla testimonianza dei tre funzionari della sicurezza invece, il New York Times ricorda che Regeni stava conducendo ricerche sui sindacati indipendenti in Egitto. Ma, dice uno dei tre funzionari al Nyt, gli agenti “pensavano fosse una spia: dopo tutto – si chiede – chi viene in Egitto a studiare i sindacati?”.

EGITTO: L’ITALIA NON CI ACCUSA – Il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry ha sostenuto che nei colloqui del Cairo con il governo italiano “non viene sollevata una simile illazione o accusa” circa un coinvolgimento di forze di sicurezza egiziane nella tortura a morte del giovane ricercatore friulano Giulio Regeni. Come riferisce il New York Times, Shoukry lo ha detto alla Radio nazionale pubblica. “E’ abbastanza sconcertante che ci dovrebbe essere questa impressione”, ha detto inoltre il ministro secondo una trascrizione dell’intervista citata dal Nyt. L’Egitto ha un numero “molto alto” di “emigrati in Italia” che, da vittime, “affrontano quotidianamente un’attività criminale”, ha sostento Shoukry. “Se facessi illazioni che quell’attività criminale è in qualche modo connessa al governo italiano, sarebbe molto difficile condurre relazioni internazionali”, ha avvertito il ministro.

Intanto il pubblico ministero della Procura della Repubblica a Roma Sergio Colaiocco, titolare dell’ inchiesta italiana sulla morte di Giulio e giunto ieri in Friuli, ha sentito la sorella del giovane, Irene, e un’amica, entrambe nella qualità di persone informate sui fatti. Secondo quanto si è appreso, i Carabinieri del Ros e lo Sco della Polizia capitolina avrebbero acquisito anche materiale informatico fornito dagli stessi familiari dello studente. Il pm è arrivato ieri in occasione dei funerali a Fiumicello.

Attivisti egiziani, 66 ‘desaparecidos’ a gennaio – Sono almeno 66 le persone considerate ‘desaparecidos’ dagli attivisti egiziani nel mese di gennaio di quest’anno, a cui si aggiungono “42 casi di sospette torture in carcere”. Lo denuncia la Commissione egiziana per i diritti umani, citata da Sky News. Uno dei responsabili della Ong, Mohamed Lotfy, spiega che per desaparecidos si intendono individui fermati dalle forze di sicurezza senza accuse formali, o senza che sia rivelato il luogo dove vengono attualmente detenuti. (Ansa)

Maltempo in Calabria con pioggia, vento e mareggiate

Maltempo in Calabria con pioggia, vento e mareggiateCOSENZA – Pioggia e vento forte in Calabria nelle ultime ore. Le precipitazioni più intense si stanno verificando lungo la fascia tirrenica della regione, con mareggiate lungo le coste, e a Cosenza dove il fiume Crati è in piena. Intense raffiche di vento, con pioggia a tratti, anche a Catanzaro dove i vigili del fuoco sono intervenuti in diverse zone della città per degli alberi sradicati e cornicioni pericolanti.

A causa di un movimento franoso, l’Anas, in provincia di Cosenza, ha chiuso provvisoriamente al traffico lo svincolo della strada statale 283 “delle Terme Luigiane” per San Marco Argentano. La chiusura è resa necessaria a causa di un cedimento del terreno nei territori limitrofi allo svincolo.

L’uscita consigliata per chi è diretto a San Marco Argentano è all’altezza del km 27,300. Sul posto è presente il personale dell’Anas e delle forze dell’ordine per evitare disagi alla circolazione e ripristinare al più presto le normali condizioni di viabilità.

Bertolaso sarà candidato a Roma. Primarie con 6 a sinistra

In alto Berlusconi e Bertolaso - Sotto i candidati alle primarie del centrosinistra a Roma
In alto Berlusconi e Bertolaso – Sotto i candidati alle primarie del centrosinistra a Roma

Se a Milano sarà Giuseppe Sala il candidato del centrosinistra alle prossime amministrative di giugno, a Roma il popolo delle primarie dovrà scegliere tra sei contendenti. Sono Roberto Giachetti, Roberto Morassut e Stefano Pedica per il Pd; Gianfranco Mascia (Verdi), Domenico Rossi (centro democratico) e Chiara Ferraro, una ragazza autistica.

Ad annunciarli, il segretario del Pd del Lazio Fabio Melilli. “Tra le regole delle primarie – ha puntualizzato Melilli – c’è un tetto di spesa massimo per candidati di trentamila euro e chiediamo una rendicontazione puntuale”.

Per il centrodestra, nella capitale, è stata trovata la quadra su Guido Bertolaso. I leader di Forza italia, Silvio Berlusconi, della Lega Matteo Salvini e di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni hanno offerto a Berlolaso di voler competere per il dopo Marino.

Con una lettera firmata dai tre esponenti politici hanno chiesto all’ex capo dell protezione civile “di voler guidare, nel ruolo di candidato Sindaco, un’ampia coalizione di centrodestra aperta anche al contributo delle migliori risorse della società civile”.

Bertolaso accetta senza riserve. “Sono onorato della proposta che Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni mi hanno formulato. Grazie al progressivo miglioramento delle condizioni di salute della mia adorata nipotina, che mi consentono di riacquisire la necessaria tranquillità, accetto questa nuova sfida”, afferma Bertolaso in una nota da Londra.

“Consapevole – prosegue Bertolaso  – che sarà indispensabile l’impegno di tutti e sarà altrettanto fondamentale dedicare ogni energia e ogni sforzo, ogni giorno, per migliorare le condizioni di vita dei cittadini romani, per ridare decoro e prestigio ad una città ormai ridotta davvero in condizioni di emergenza. Per amore di Roma, per la sua storia e per il rispetto che i romani meritano”.

Marcianise, avevano arsenale armi in auto. Fermati 3 albanesi

I militari di Marcinise con le armi sequestrate. A sinistra dall'alto in basso, gli indagati fermati: Armando Cami, Ervis Markja e Saimir Markja
I militari di Marcianise con le armi sequestrate. A sinistra dall’alto in basso, gli indagati fermati: Armando Cami, Ervis Markja e Saimir Markja

I carabinieri di Marcianise (Caserta) hanno fermato tre cittadini albanesi per ricettazione, detenzione illegale di numerose armi da fuoco e resistenza a pubblico ufficiale, tutti reati commessi in concorso.

I tre, lo scorso 12 gennaio erano riusciti a sfuggire a dei controlli, superando senza fermarsi un posto di blocco predisposto dai carabinieri lungo la statale provinciale 265 Marcianise-Maddaloni.

Secondo l’accusa, i tre, mentre viaggiavano a bordo di una Citroen Picasso – risultata intestata ad una società inesistente, non soltanto hanno omesso di fermarsi all’Alt, ma hanno tentato di speronare la gazzella prima di dileguarsi ad alta velocità.

Braccati dai militari, l’inseguimento è terminato nelle campagne di Maddaloni, dove i fuggitivi hanno abbandonato il veicolo, proseguendo a piedi la fuga.

Dall’ispezione dell’auto, i carabinieri hanno trovato nel bagagliaio un mezzo arsenale composto da 6 fucili e armi comuni da fuoco risultati rubati in una abitazione in provincia di Bologna lo scorso 6 gennaio.

Scoperte queste armi, nei confronti degli albanesi è stato immediatamente emesso un decreto di fermo dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, che non è stato possibile essere eseguire subito per l’irreperibilità degli indagati.

Le attività di ricerca nei luoghi solitamente frequentati dai tre presunti responsabili, venivano svolte senza soluzione di continuità – con il metodo classico e con il ricorso a strumentazione tecnica – ed hanno consentito di individuare un’abitazione in Frignano, dove i gli indagati erano stati ospitati da alcuni connazionali.

Nel corso della notte dell’11 febbraio 2016, i Carabinieri della Compagnia di Marcianise hanno dato esecuzione del fermo dei tre soggetti indiziati di delitto. All’interno dell’abitazione i carabinieri hanno rinvenuto e sequestrato strumenti idonei alla commissione di reati con il patrimonio e consistenti in dispositivi Jammer (disturbatori, neutralizzatori di microspie), radio ricetrasmittenti, guanti da lavoro ed una modica quantità di sostanza stupefacente.

Il decreto di fermo è stato emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, nei confronti dei cittadini albanesi Armando Cami, classe ’91; Ervis Markja, classe ‘93; e Saimir Markja, classe ‘88

Duplice omicidio San Lorenzo del Vallo. Confermato ergastolo

Omicidio De Marco a San Lorenzo del Vallo.La Corte d’assise d’appello di Catanzaro ha confermato la condanna all’ergastolo per Domenico Scarola, 31 anni, e Salvatore Francesco Scorza, 35, per il duplice omicidio di Rosellina Indrieri, 45 anni, e della figlia Barbara De Marco (22) avvenuto a San Lorenzo del Vallo il 16 febbraio 2011.

Il duplice omicidio, secondo l’accusa, fu ordinato per vendetta dal boss della ‘ndrangheta Franco Presta contro Gaetano De Marco, marito di Roselina Indrieri. L’obiettivo dei sicari, per l’accusa, era quello di sterminare l’intera famiglia. Alla morte sfuggirono un altro figlio di Rosellina, Sylas De Marco (26), ed il capofamiglia Gaetano De Marco che dormiva in un’altra stanza.

Quest’ultimo fu ucciso due mesi dopo, il 7 aprile 2011, in un agguato. Gaetano era fratello di Aldo De Marco, un commerciante che il 17 gennaio 2011, a Spezzano Albanese, in una lite, aveva ucciso a colpi di pistola Domenico Presta (22), figlio di Franco. Quest’ultimo è stato arrestato il 12 aprile 2012 dopo 5 anni di latitanza. (Ansa)

Rapinatori in trasferta da Catania a Torino. Tre arresti

Nicola Culosi e Marcello Reito rapinatori in trasferta da Catania a Torino
Da sinistra Nicola Culosi e Marcello Reito

TORINO – I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Torino hanno arrestato, in collaborazione con i colleghi di Catania, tre rapinatori ritenuti presunti responsabili di cinque rapine e una tentata a istituti di credito di Torino e provincia. In particolare sono state eseguite tre ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di Nicola Culosi, 50 anni, di Catania, e attualmente detenuto a Caltanissetta, Carmelo Cascino, 47 anni, di Grugliasco, e Marcello Reito, 30 anni, di Catania, detto “il piccolino”.

Ruoli all’interno del gruppo: Culosi e Reito “il piccolino” sono ritenuti i trasfertisti da Catania, in particolare il primo avrebbe rappresentato il “perno” del gruppo operativo, almeno fino al suo arresto, avvenuto il 30 gennaio 2015 durante una rapina a un ufficio postale di Catania. Cascino, per gli inquirenti, ricopriva il ruolo di “basista” su Torino, con il compito di scegliere la banca da assaltare, prelevare e accompagnare i soci da/per l’aeroporto di Caselle e di sistemarli in alloggi sicuri.

Modus operandi del gruppo: uno dei rapinatori, a volto scoperto, entrava per primo in banca con una cartellina in mano, fingendosi un cliente in cerca di un finanziamento o un carabiniere impegnato in un’indagine. Una volta dentro minacciava gli impiegati con un taglierino per aprire la bussola ai complici.

A quel punto entravano i suoi soci, di cui uno sempre al telefono con un complice all’esterno della banca, per eseguire il colpo. Radunavano e sequestravano i clienti e gli impiegati in un unico locale (ufficio o bagno), e mentre uno di loro minacciavano con una pistola i presenti gli altri svuotavano le casse. La banda è stata smascherata grazie alle immagini delle telecamere di video sorveglianza.

Le banche colpite dal gruppo sono:
– 28/02/2014 la Banca Popolare di Novara sede di Torino (bottino circa 7.400 euro);
– 4/8/2014 la Banca Popolare di Novara sede di Carmagnola (bottino 115.000 euro);
– 31/10/2014 la Banca D’Alba sede di Torino (bottino circa 31.000 euro);
– 1/12/2014 la Banca Regionale Europea sede di Collegno (bottino circa 34.000 euro);
– 16/01/2015 la Banca CARIGE sede di Torino (tentata in quanto il responsabile comunicava ai rapinatori che il sistema di videosorveglianza era direttamente collegato con gli uffici della Questura, costringendoli alla fuga);
– 20/01/2015 la Banca Sella sede di Torino (bottino circa 6.500 euro).

Milano, carabiniere all’inseguimento in bici: 2 ladri in manette

carabinieri in biciMILANO – Penetrati nel cortile condominiale di via Lomazzo, due topi d’appartamento cileni, rispettivamente di 29 e 32 anni d’età, già noti alle forze di polizia per reati contro il patrimonio, hanno provato ad introdursi giovedì sera in alcune abitazioni: al primo tentativo hanno desistito per la presenza dei proprietari, che ne hanno subito segnalato la presenza al 112; i malviventi hanno poi forzato la porta di una seconda proprietà con un grosso cacciavite e, dopo averla svaligiata, si sono posti in fuga con i gioielli e i computer di casa.

I due ladri sono stati intercettati all’interno dell’androne da una pattuglia della Compagnia Carabinieri Milano – Duomo, che, mentre accorreva un secondo equipaggio del Nucleo Radiomobile, è riuscita a immobilizzare il primo ladro.

Il secondo, che si era messo in fuga a piedi, è stato rincorso da uno dei miliari che per catturarlo non ha esitato a utilizzare la bicicletta offerta da una giovane milanese di passaggio.

Il fuggitivo, esaurite le energie e senza più fiato, è stato raggiunto con poche pedalate dal militare dell’Arma, che ha potuto così procedere all’arresto senza ulteriore resistenza. La refurtiva, interamente recuperata, è stata restituita ai padroni di casa, gli attrezzi utilizzati per l’effrazione sono stati posti sotto sequestro ed i due presunti ladri restano a disposizione dell’autorità giudiziaria.

Rossano, truffa ai danni dell'Inps. Denunciate 84 persone

Rossano, truffa ai danni dell'Inps. Denunciate 84 personeROSSANO (COSENZA) – I finanzieri della Compagnia di Rossano hanno smascherato una presunta truffa ai danni dell’Inps messa in atto, secondo l’accusa, da un’azienda operante nel settore agricolo per 84 assunzioni inesistenti che avrebbero creato un danno alle casse dello Stato per circa mezzo milione di euro.

L’impresa, secondo quanto emerso dalle indagini, ha presentato all’Inps falsi documenti a partire dal 2011, ottenendo la liquidazione di somme relative a indennità di disoccupazione e malattia per un importo di circa 200.000 euro, beneficiando inoltre di indebite riduzioni contributive pari a circa 300.000 euro con un danno complessivo all’Erario di circa 500.000 euro.

La società ha denunciato un consistente numero di false giornate lavorative su fondi agricoli attestandone l’uso attraverso il deposito di falsi contratti di comodato d’uso. Le 84 persone sono state denunciati per truffa ai danni dello Stato e di falso.

"Evaso" dal manicomio di Girifalco, giovane ritrovato ad Amaroni

"Evaso" dal manicomio di Girifalco, giovane ritrovato ad Amaroni
Un frame del video di Simone Cristicchi girato all’interno del manicomio di Girifalco (fonte: Youtube)

E’ stato ritrovato sano e salvo ad Amaroni (Catanzaro), il 22enne scomparso ieri sera a Girifalco. Il ragazzo si era allontanato (o scappato) giovedì pomeriggio dalla struttura psiachiatrica dove era ospite e non vi ha fatto più ritorno.

Dopo qualche ora di perlustrazione tra le stanze del centro e in paese, sono scattate le ricerche in base al piano provinciale per le persone disperse. Il giovane avrebbe raggiunto a piedi Amaroni che dista dall’ospedale circa cinque chilometri. Non è chiaro il motivo dell’allontanamento. Probabilmente per assaporare un po’ di “libertà” che il rigido protocollo dell’ospedale non consente per ovvie ragioni di sicurezza per gli stessi pazienti.

Il giovane, originario di Soveria Simeri, è affetto da schizofrenia ed era ospite nel complesso monumentale del centro in provincia di Catanzaro.

A coordinare le ricerche sono stati i Vigili del fuoco del Comando provinciale di Catanzaro. Sul posto è intervenuto il personale del nucleo Tas (topografia applicata al soccorso) dei vigili del fuoco che coordina le squadre provenienti dalla sede centrale e dal locale distaccamento volontario. Alle ricerche hanno partecipano anche il nucleo cinofili regionale dei Vigili del fuoco ed i carabinieri.

Giusto per l’attualità, in tema di Sanremo, sul complesso monumentale di Girifalco – di fatto un grande ospedale psichiatrico – il cantante Simone Cristicchi aveva dedicato la canzone “Ti regalerò una rosa” con cui vinse il 57° Festival di Sanremo. Un testo straziante realizzato visitando la struttura e parlando con i malati. Il brano, che riproponiamo, si aggiudicò il “Premio della Critica Mia Martini” nonché il Premio Sala Stampa Radio-Tv.

QUANDO SIMONE CRISTICCHI VINSE SANREMO CON UN BRANO DEDICATO ALLA STRUTTURA DI GIRIFALCO

Blitz anti assenteismo ad Acireale. 3 arresti e 60 indagati

Blitz anti assenteismo ad Acireale. 3 arresti e 60 indagatiNumerosi dipendenti del comune di Acireale sono finiti nei guai per assenteismo. Al termine di una inchiesta condotta dalla polizia di Stato e coordinata dalla Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, sono state arrestate 3 persone, emessi 12 provvedimenti di obbligo di firma e circa cinquanta denunce. I presunti furbetti del cartellino sono accusati a vario titolo di truffa e falso.

Nel comune di Acireale, sarebbe stato posto in essere forme di assenteismo controllato simili a quelle registrate a Sanremo nei mesi scorsi. Dipendenti che avrebbero “stisciato” il cartellino per altri colleghi mentre questi si trovavano altrove.

L’attività investigativa, condotta nell’arco temporale febbraio – marzo 2015 è stata portata avanti, in sinergia con l’autorità giudiziaria, dagli agenti del commissariato di Acireale i quali hanno anche fatto ricorso a intercettazioni ambientali e videoriprese.

Questo tipo di investigazioni, spiegano gli inquirenti, hanno consentito di individuare l’esistenza di una consolidata e articolata prassi da parte di numerosi dipendenti del Comune di Acireale, consistente nella “strisciatura plurima” dei badge personali presso gli appositi “rilevatori di presenza”, in modo da far risultare l’ingresso e la presenza all’interno dell’ufficio di appartenenza di colleghi che, in quel momento, non erano presenti e che, in taluni casi, non avrebbero prestato effettivo servizio.

Le indagini, infatti, sono state supportate dalle immagini ottenute da alcune telecamere nascoste, installate dagli investigatori presso gli ingressi dell’edificio comunale, dalle quali si potevano ben vedere alcuni dipendenti comunali che “strisciavano” un numero plurimo di badge (oscillante tra i due e i cinque), talvolta anche consecutivamente, in modo da far rilevare al sistema informatico la presenza dei colleghi in realtà assenti.

Ovviamente, quanto è risultato dalle immagini così acquisite è stato incrociato con i dati estrapolati proprio dal sistema informatico di rilevazione delle presenze del Comune di Acireale che, collegato ai “lettori marcatempo”, permetteva ai dipendenti “infedeli” di apparire “formalmente” presenti e, quindi, percepire il relativo compenso economico.

Questa attività di incrocio dei dati e di riscontro, unita a una individuazione fotografica degli stessi dipendenti, ha permesso agli agenti di identificare compiutamente e, quindi di denunciare, 62 dipendenti comunali: tra essi, alcuni sono gli esecutori materiali delle strisciate plurime, altri sono i beneficiari delle predette condotte illecite.

I provvedimenti cautelari sono stati, dunque, richiesti ed ottenuti da parte dell’autorità giudiziaria unicamente nei confronti delle tre persone poste agli arresti domiciliari le cui posizioni processuali sono risultate di maggiore gravità. Si tratta di Orazio Mammino di 39 posti, Mario Primavera, 59 anni e Venera Lizio di 71 anni.

L’indagine ha preso vita il 26 febbraio 2015 e si è bruscamente interrotta il 13 marzo successivo allorquando uno dei dipendenti indagati, prima di effettuare la strisciata di routine, guardandosi intorno con attenzione allo scopo di verificare di non essere osservato, ha notato la presenza della telecamera, nonostante la stessa fosse ben occultata. L’uomo l’ha immediatamente danneggiata, asportandola o comunque rendendola inutilizzabile. Nonostante il breve arco cronologico dell’indagine, è emersa una situazione di diffusa illegalità che ha riguardato poco meno di un quarto dei dipendenti comunali in servizio presso gli uffici oggetto di indagine.

L’attività investigativa si è, poi, concentrata sull’analisi delle posizioni e dei comportamenti di ciascun dipendente, al fine di distinguere opportunamente le condotte reiterate e continuative – sintomo di un preventivo accordo illecito tra i dipendenti interessati – dalle altre condotte che, in relazione all’intervallo temporale monitorato, sono apparse sporadiche e/o occasionali. In altri termini, si è cercato di capire chi fosse un “habituè” della strisciata multipla e chi, invece, ne facesse ricorso solo occasionalmente.

Inoltre, nel caso delle condotte ripetute, è stata presa in esame la circostanza che il dipendente possa essere stato, nel corso della giornata lavorativa considerata, del tutto assente o meramente ritardatario.

Questo approfondimento investigativo è stato necessario al fine di quantificare temporalmente le “assenze” e, ferma l’illiceità di tutti i comportamenti irregolari rilevati, di graduarne il disvalore, nonché di quantificare il danno erariale.

Caso limite, ad esempio, quello di un dipendente il quale, nel periodo interessato, non si è mai recato al lavoro, se non per qualche breve e sporadica apparizione pur risultando presente, in base al registro informatico di rilevazione delle presenze: ciò grazie alle false “strisciate” effettuate da una sua collega compiacente, specificamente incaricata.

Sbarco migranti a Lampedusa, arrestati 3 scafisti a Agrigento

Sbarco migranti a Lampedusa, arrestati 3 scafisti a AgrigentoTre presunti scafisti sono stati arrestati dalla Polizia ad Agrigento per favoreggiamento, in concorso, dell’immigrazione clandestina.

I tre indagati sono Ndong Sekou, originario del Senegal, Touray Musa, cittadino gambiano e Mohamed Abdul Rahim, cittadino camerunense.

Le indagini condotte dagli agenti della Squadra Mobile della Questura di Agrigento hanno consentito di accertare che i tre soggetti, in concorso tra loro, avrebbero trasportato illegalmente altri 124 migranti dalla Libia verso l’Italia procurando loro l’ingresso illecito nel territorio nazionale attraverso la frontiera marittima di Lampedusa il 25 gennaio 2016.

I migranti sono fra l’altro stati messi in pericolo di vita dai tre indagati, conducendo, governando e tracciando la rotta alla guida di una imbarcazione inadatta a trasportare un numero così spropositato di persone e in precario stato di galleggiabilità. Il tutto per trarne profitto, anche indiretto.

Dopo i rituali adempimenti, i tre immigrati venivano condotti presso la casa circondariale di Agrigento a disposizione dell’autorità giudiziaria.

Alghero, giovane come Tartaglia. Spara a parenti fidanzata

Alghero, giovane come Tartaglia. Spara a parenti fidanzata
Una panoramica di Alghero (Sassari)

ALGHERO (SASSARI) – Sfiorata un altro caso Ancona ad Alghero. Una vicenda che per alcuni aspetti somiglia, nelle motivazioni, a quella del giovane Tartaglia di Ancona che ha ucciso il padre e la madre della fidanzatina perché ostacolavano la loro relazione amorosa.

Un giovane di 22 anni, pensava che i congiunti della fidanzata si sarebbero posti di traverso al rapporto sentimentle. Lui li va ad incontrare in un bar e gli spara senza pensarci due volte, credendo di risolvere a modo suo la questione. Fortunatamente le pallottole non sono state fatali.

Gli agenti del Commissariato di Polizia di Alghero (Sassari) dopo un periodo di indagini hanno arrestato il presunto autore dell’aggressione armata per lesioni personali aggravate.

Si tratta di un ragazzo già noto alle forze di polizia per i numerosi precedenti penali. La misura cautelare è stata emessa dal Gip presso il Tribunale di Sassari.

Il provvedimento dell’Autorità giudiziaria scaturisce da una informativa relativa ad un episodio criminoso, avvenuto lo scorso gennaio all’esterno di un circolo privato della città catalana. In quella circostanza, l’indagato aveva esploso alcuni colpi d’arma da fuoco all’indirizzo di padre e figlio, ritenendo che gli stessi ostacolassero la relazione che aveva intrecciato con una loro congiunta.

L’attività di indagine, avviata dagli agenti del Commissariato e le testimonianze rese dai presenti al fatto, hanno permesso di risalire a colui che si ritiene sia il responsabile della sparatoria.

Il giovane si è presentato spontaneamente presso gli uffici della Compagnia della Guardia di Finanza di Alghero, autodenunciandosi e in quegli stessi uffici, è stato raggiunto dagli agenti del Commissariato di Polizia che gli hanno notificato il provvedimento della misura cautelare emessa dal giudice.

Al termine delle formalità di rito, il giovane è stato condotto presso la casa circondariale sassarese a disposizione dell’autorità giudiziaria.

Cosenza, prende la moglie a bastonate davanti ai figli. Allontanato

Truffa persone per conto dell'Airc. Denunciata donna di CosenzaUn marito violento di Cosenza ha preso a bastonate la moglie alla presenta dei propri figli costringendola a scappare. Per questo motivo è stato raggiunto da una misura di divieto di avvicinamento da parte della Polizia di Stato che è intervenuta a casa della coppia a seguito dell’ennesima violenza e della denuncia della donna.

Il presunto aggressore, ritenuto responsabile di maltrattamenti in famiglia, è un cittadino marocchino di 47 anni, N.K.

Lo scorso mese di gennaio, personale dell’Upgsp e della Squadra Mobile intervenivano, congiuntamente, su richiesta di una donna marocchina che richiedeva l’intervento della Polizia dopo essersi allontanata dalla propria abitazione per sfuggire alle percosse ed alle minacce del marito.

I fatti esposti avvenivano alla presenza dei figli minori di 7 e 3 anni che la donna era stata costretta a lasciare in casa al momento della fuga.

I poliziotti, dopo aver raccolto le dichiarazioni della donna, che era stata malmenata dal marito con un bastone, sono riusciti a sottrarre i minori a N.K. e ad affidarli alla madre.

Al termine delle attività investigative la Procura della Repubblica di Cosenza, valutando gli indizi di reato emersi a carico di N.K. ha emesso il provvedimento di divieto di avvicinamento alla donna.

Alfano, lo stato è impegnato contro la 'ndrangheta

Alfano, lo stato è impegnato contro la 'ndrangheta
Angelino Alfano

Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha presieduto a Reggio Calabria la Conferenza Regionale delle Autorità di Pubblica Sicurezza della Calabria, per un esame dello stato dell’ordine e della sicurezza pubblica in Calabria e per fare il punto sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti degli amministratori locali.

Nel corso di una conferenza stampa, Alfano ha evidenziato che “contro la ‘ndrangheta abbiamo ottenuto dei grandi risultati ed ora le cosche stanno cercando di reagire ai colpi inferti dallo Stato. In Calabria siamo pronti a continuare ad agire per contrastare il fenomeno della criminalità organizzata”.

Sul fronte delle intimidazioni agli amministratori il Ministro dell’Interno ha detto che “”abbiamo bisogno di una collaborazione maggiore sia da parte degli amministratori locali che subiscono le intimidazioni e sia della cosiddetta società civile. A breve sorgerà un l’osservatorio permanente”.

Loris, Veronica Panarello tira in ballo suocero Andrea Stival

Veronica Panarello "affranta" il giorno del ritrovamento del cadavere di Loris
Veronica Panarello “affranta” il giorno del ritrovamento del cadavere di Loris

“Loris lo ha ucciso mio suocero, Andrea Stival. Ho ricordato tutto quando sono andato a trovarlo al cimitero, ma non l’ho detto prima perché avevo paura che uccidesse anche il bimbo più piccolo”. Il movente: “eravamo amanti”. E’ la nuova verità di Veronica Panarello fatta a gennaio a una psicologa del carcere di Catania, dove è detenuta con l’accusa di avere strangolato il figlio di 8 anni, il 29 novembre del 2014 nella loro casa di Santa Croce Camerina. Una ricostruzione che il suocero bolla come “l’ennesima follia della donna”. “Sono tranquillo – dice Andrea Stival – la mia posizione è stata vagliata da investigatori e magistratura dettagliatamente”. La sua nuova verità Veronica vuole che a sentirla sia anche la Procura di Ragusa, chiedendo di informare i magistrati dell’inchiesta. La direzione della prigione lo fa. Ma quando il Pm va a raccogliere la sua testimonianza lei non dice nulla di rilevante, sostenendo che è diventata famosa, e che la conoscono anche a Hollywood.

A gennaio alla psicologa aveva spiegato che il movente sarebbe stato qualcosa che il piccolo “aveva visto e che non doveva vedere”, e avanza l’ipotesi che il suocero fosse l’amante. Fornisce poi una prima ricostruzione: ha accompagnato il figlio più piccolo a scuola e quando è tornata a casa ha trovato Andrea Stival che ha ucciso Loris. Ma nessuna telecamere riprende l’uomo entrare in casa quel giorno. Un mese dopo, l’8 febbraio scorso, ai periti e ai consulenti che la sentono per valutare il suo grado di intendere e volere, come disposto dal Gup di Ragusa davanti al quale la donna è sotto processo per omicidio premeditato e occultamento di cadavere, fornisce una nuova ricostruzione: avrebbe incontrato Andrea Stival per caso, tornando da scuola, e lui sarebbe salito in auto con lei, sdraiandosi sul sedile posteriore per non farsi notare. Sarebbero saliti a casa dove c’era Loris che, sostiene Veronica Stival, minacciava di rivelare al padre la relazione tra sua nonno e sua madre. Per quello lui lo avrebbe ucciso, usando un cavo elettrico, e avrebbe costretto lei a mettergli delle fascette nella mani per farlo stare fermo. E insieme, poi, si sarebbero liberati del corpo gettandolo nel canalone. Non avrebbe parlato per paura di ritorsioni sul figlio più piccolo.

“La ricostruzione di Veronica Panarello – afferma il legale di Andrea Stival, l’avvocato Francesco Biazzo – è assolutamente irrilevante, frutto della sua fantasia, e non lo dico io, ma lo dicono gli atti del processo e le indagini che hanno escluso responsabilità di Andrea Stival. Lo dimostrano i tabulati telefonici e la testimonianza della sua compagna, Andreina. Veronica Panarello ha sposato una tesi giornalistica e l’ha fatta propria. Una relazione tra loro? Tutto falso, una grande bugia. L’ennesima”. Sulla vicenda tacciono investigatori e magistrati: la Procura di Ragusa fa sapere che “non farà, sul punto, alcuna dichiarazione, continuando a lavorare come ha sempre fatto”. Negli uffici giudiziari traspare l’irritazione per la fuga di notizie che ufficialmente non sono ancora state depositate agli atti dell’inchiesta. Tace anche Davide Stival, il marito di Veronica, di fonte all’ennesima versione fornita dalla moglie sulla morte di loro figlio Loris. Lei che aveva negato di non averlo portato a scuola, ma poi ha cambiato versione. Ha poi detto che il piccolo era morto mentre giocava con delle fascette elettriche. Di essersi liberata da sola del corpo. Adesso c’è un’altra ricostruzione e Veronica punta l’indice e accusa: “l’ha ucciso mi suocero, che era il mio amante”. (Ansa)

E’ psicosi meningite in Toscana. Scarseggia il vaccino

E' psicosi meningite in Toscana. Scarseggia il vaccinoIl via alla vaccinazione intensiva per la meningite di “C” per circa un milione di toscani residenti nell’area compresa tra Firenze, Prato e Pistoia, sarà possibile solo quando saranno reperiti, anche nei mercati extraeuropei, le dosi necessarie, e comunque dopo la delibera che deve essere predisposta della Regione Toscana. Si calcola serviranno 5 mesi per vaccinare il 70% della popolazione.

Il telefono continua a squillare per le prenotazioni. Per il momento, spiegano all’Asl, la procedura non è cambiata: vengono vaccinati gratuitamente tutti i cittadini di età compresa tra 18 e 45 anni, come era stato deciso in precedenza, e per i quali le dosi erano già state trovate. I tecnici sono invece a lavoro per preparare la vaccinazione intensiva, e sarebbero già pronti accordi ulteriori con i medici di famiglia e i pediatri, che avrebbero dato la loro disponibilità.

Certamente verranno adottate misure straordinarie come l’apertura di tutti i centri di prelievo nelle ore pomeridiane e magari effettuati programmi straordinari come la disponibilità di medici nelle giornate festive. Per l’indagine epidemiologica sulla meningite in Toscana, “cominceremo entro questa settimana a fare i tamponi perché prima, avevamo bisogno, dell’autorizzazione del comitato etico che dovremmo avere domani”, ha spiegato l’assessore toscano al diritto alla salute Stefania Saccardi. “I tamponi – ha spiegato – sono prelievi faringei, che vengono fatti ai vaccinati, alle persone malate e a coloro che vi sono entrati in contatto, per svolgere un’analisi approfondita sulle cause epidemiologiche di questo batterio. Contiamo nel giro di un mese di iniziare ad avere un campione interessante”.

“Stiamo agendo perché i focolai di meningite non si spostino dalla particolare area della Toscana” dove sono rilevati e “per risolvere la situazione anche in quest’area”. Ha affermato il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Walter Ricciardi. “Non possiamo parlare di epidemia – ha detto – ma certamente i casi di meningite si stanno concentrando in modo non normale in questa zona”. Riferendosi quindi alla vaccinazione contro il meningococco C, Ricciardi ha ribadito come la vaccinazione contro la meningite sia “assolutamente sicura” e, sia pure non obbligatoria, rappresenti “un obbligo morale e scientifico” (Ansa)

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