14 Ottobre 2024

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Naufragio, ritrovati i corpi di altre 5 persone, tra cui due bambini. 86 vittime

Cinque corpi di immigrati morti nel naufragio avvenuto il 26 febbraio scorso a Steccato di Cutro sono stati avvistati e recuperati dai soccorritori nell’area di mare dove sono in corso le ricerche nello Ionio crotonese. Si tratta di tre adulti (2 uomini e una donna di cui non si conosce ancora l’età), e due bambini. Il numero delle vittime sale così a 86.

I primi quattro cadaveri sono stati ritrovati stamane, tra loro i tre adulti e un bambino di circa 8 anni, recuperati nel tratto di mare di Praialonga. Il cadavere di una bimba di circa tre anni è stato invece recuperato al largo di Steccato di Cutro.

Sale così a 35 il numero di minori morti nel naufragio, la 26ma compresa nella fascia d’età tra 0 e 12 anni. Coi ritrovamenti di oggi mancherebbero all’appello una quindicina di dispersi.

Ucraina, la Nato invia Drone a spiare i russi. Colpito. Dagli Usa ennesima provocazione?

Un drone degli Stati Uniti è stato fatto precipitare nel Mar Nero dalle forze statunitensi dopo essere stato colpito a un elica da un caccia russo che lo aveva intercettato mentre faceva delle “ricognizioni di routine”.

“Verso le 07:03 CET, uno degli aerei russi Su-27 ha toccato l’elica del drone MQ-9”, ha detto il comando degli Stati Uniti in Europa in una nota. La TASS scrive che il presidente degli Stati Uniti Joe Biden è stato informato “dell’intercettazione di un drone americano da parte di un caccia russo”.

L’azione, si legge nella nota del comando Usa in Europa, “ha costretto le forze statunitensi a far cadere l’MQ-9 in acque internazionali. Prima della collisione, i Su-27 avrebbero scaricato carburante e volato davanti all’MQ-9 in modo spericolato, non corretto e poco professionale. Questo incidente dimostra una mancanza di competenza oltre ad essere pericoloso e poco professionale”.

“Il nostro aereo MQ-9 (il drone senza piloti, ndr) stava conducendo operazioni di routine nello spazio aereo internazionale quando è stato intercettato e colpito da un aereo russo, provocando un incidente e la completa perdita dell’MQ-9″, ha affermato il generale dell’aeronautica statunitense James B. Hecker, comandante, US Air Forces Europe e Air Forces Africa. “In effetti, questo atto pericoloso e poco professionale da parte dei russi ha quasi causato la caduta di entrambi gli aerei”.

“Gli aerei statunitensi e alleati continueranno a operare nello spazio aereo internazionale e chiediamo ai russi di comportarsi in modo professionale e sicuro”, ha aggiunto Hecker.

Da Mosca al momento non c’è stata alcuna dichiarazione per chiarire l’incidente. Mentre Washington chiede al Cremlino di fare chiarezza sull’accaduto. “Il Dipartimento di Stato americano intende tenere contatti con la Russia in merito all’incidente con il drone americano MQ-9 caduto nell’area del Mar Nero”, ha annunciato il coordinatore per le comunicazioni strategiche al Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby citato da Russia Today.

“Il Dipartimento di Stato intende contattare i funzionari russi e dichiarare direttamente la nostra preoccupazione per questo incidente”, scrive la TASS.

Il 14 marzo, il comando europeo degli Stati Uniti ha annunciato che un Su-27 russo ha colpito l’elica di un drone americano MQ-9 sopra il Mar Nero, dopodiché il drone Usa è stato fatto cadere in acque internazionali. Fin quì la notizia, in seguito una serie di domande a commento.

Le “incursioni” della Nato nei pressi di un teatro di guerra come quello in Ucraina fa sorgere però degli interrogativi: Cosa ci fanno droni dell’Alleanza atlantica (insieme a sommergibili e altri mezzi navali dell’alleanza) a quattro passi dalla Russia? E’ un modo per spiare le attività russe, dissimulate come operazioni di routine?
Altro importante interrogativo: Perché il comando Usa sostiene che il caccia russo ha sparato colpendo un elica del drone “costringendo le forze statunitensi a far cadere l’MQ-9 in acque internazionali”; una versione in contraddizione con ciò che ha affermato il generale Hecker, e cioè che il drone si trovava già “nello spazio aereo internazionale”. Se ci si trovava già perché farlo precipitare in acque internazionali? L
a dichiarazione non quadra affatto.

Ciò potrebbe significare che prima di essere colpito il drone americano era nei cieli russi o  comunque nei pressi del teatro di guerra in Ucraina?
Il fatto che sia stato fatto precipitare “in acque internazionali” la dice lunga sul vero obiettivo del drone senza pilota colpito – seguendo la logica -, quasi certamente in direzione del confine o nello spazio aereo russo (a sud della Crimea) o a sud dell’Ucraina, a qualche miglia dal Donbass. Secondo questa ricostruzione, dovrebbero essere gli Stati Uniti a chiarire cosa ci faceva il loro mezzo aereo nel Mar Nero nello spazio della Federazione. Questo giustificherebbe l’intervento dei russi per difendersi da una “minaccia”. Si tratta dell’ennesima provocazione pericolosa targata Nato?

Non solo: Nei giorni scorsi, è apparsa su twitter la notizia di un’altra provocazione Usa-Nato: il bombardiere strategico B-52H della US Air Force, in grado di trasportare armi nucleari, si è recato in direzione di San Pietroburgo, vicino all’isola di Gotland (per capirci sopra i gasdotti Nord Stream fatti saltare a settembre 22), che si trovava a una distanza di circa 200 km dalla metropoli russa. Successivamente, recita il post, il bombardiere americano (foto in alto) ha fatto una brusca virata all’altezza di Tallin ed Helsinki, ed è partito in direzione dell’Estonia, entrando nello spazio aereo lituano. (d.g)

‘Ndrangheta, dal Prefetto di Padova interdittiva per impresa contigua al clan Aracri

La Prefettura di Padova

Il Prefetto di Padova, Raffaele Grassi, ha adottato un provvedimento interdittivo antimafia nei confronti di un’impresa operante nel settore edile ritenuta contigua al clan Grande Aracri di Cutro (Crotone), una delle più potenti consorterie criminali della ‘ndrangheta che da anni ha allargato i propri tentacoli nel nord Italia, come dimostrano le diverse importanti inchieste svolte dalle competenti Autorità giudiziarie.

Il provvedimento in questione costituisce l’epilogo di una performante attività svolta dal Gruppo interforze antimafia, composto dai rappresentanti dell’Arma dei Carabinieri, della Polizia di Stato, della Guardia di Finanza e della DIA, istituito presso la Prefettura con la finalità di prevenire il fenomeno delle infiltrazioni mafiose nel tessuto pubblico-economico della provincia di Padova, compito centrale soprattutto in questa fase caratterizzata dagli ingenti finanziamenti legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnnr).

I destinatari del provvedimento interdittivo sono attualmente impegnati nei lavori, in subappalto, di costruzione del nuovo padiglione pediatrico dell’Azienda ospedaliera universitaria di Padova, lavori finanziati proprio nel quadro menzionato.

L’interdittiva emessa impedisce all’impresa destinataria di avere rapporti con la Pubblica amministrazione e quindi di poter beneficiare di fondi pubblici.

La presenza di soggetti contigui al potente clan criminale Grande Aracri, nella città di Padova, conferma, oltremodo, l’azione delle consorterie ‘ndranghetiste tesa a proiettare i propri interessi criminali oltre i confini regionali di riferimento con l’obiettivo di allargare i propri ambiti operativi in aree ad alta vocazione economica, lucrandone gli indebiti profitti.

L’azione di prevenzione voluta dal Prefetto ed esercitata dal Gruppo interforze ha la finalità, tra le altre cose, di preservare il tessuto delle strutture pubbliche inibendo alle organizzazioni criminali di condizionarne il buon andamento e la loro efficienza.

Salgono a 4, con questo importante provvedimento, le informazioni interdittive antimafia emesse dal Prefetto nel corso di questi mesi.

“La prevenzione funziona”, ha dichiarato il Prefetto di Padova Raffaele Grassi. “La misura odierna dimostra come l’azione amministrativa antimafia produca i suoi effetti. Ho più volte segnalato – prosegue il rappresentante territoriale del governo – la necessità di prestare la massima attenzione sul fenomeno delle infiltrazioni mafiose nel Padovano, riconoscendo questo territorio come particolarmente appetibile per la forte capacità di produrre ricchezza, precondizione questa di un’inevitabile interesse dei clan la cui azione è proprio quella di aggredirne i conseguenti profili. Il risultato odierno deve essere letto, non solo come l’esito di un’azione svolta dalle Forze dell’Ordine, ma come il frutto di un lavoro di squadra. È stato istituito a tal riguardo un tavolo permanente con la partecipazione di tutti gli Attori sociali della provincia di Padova con l’obiettivo di fare rete e di sviluppare cultura antimafia – e per questo li ringrazio – coadiuvando l’azione dello Stato”.

“Il provvedimento odierno – prosegue Grassi – conferma quanto andiamo sostenendo sulla ineludibile necessità di proseguire su questa strada, facendo tutti muro contro le penetrazioni criminali. Il segnale che oggi intendiamo dare è che le mafie sono dietro l’angolo e se non agiamo assieme va a finire che le cosche mafiose acquisiranno sempre maggiori spazi economici e operativi, generando una ricchezza sporca e puzzolente”.

“Padova deve riconoscere un problema che tutti assieme dobbiamo affrontare. Non deve prevalere la logica del profitto a ogni costo. Bisogna fermarsi a ragionare se sia meglio subire una pressione mafiosa per mandare avanti attività o segnalare alle Autorità competenti situazioni o circostanze che meritano un approfondimento adeguato. Solo con la consapevole opera fornita da tutta la Comunità possiamo impedire che le mafie mangino i territori di questa Provincia. A tutto campo interveniamo assieme per prevenire il pericolo delle infiltrazioni mafiose: Padova resti vigile”, ha concluso il Prefetto.

Naufragio, ritrovati i corpi di due immigrati: 81 vittime

I corpi di due immigrati sono stati recuperati dai soccorritori nelle acque dello Ionio crotonese. Con questi ritrovamenti il numero di vittime del naufragio di Steccato di Cutro sale a 81.

Stamane è stato trovato il cadavere del primo uomo nelle acque tra Botricello e Belcastro a qualche chilometro a sud della località dove il barcone carico di migranti proveniente dalla Turchia si è schiantato all’alba di domenica 26 febbraio.

Il secondo corpo, un uomo di apparente età di circa 30 anni, è stato rintracciato e recuperato in mare in località Madama, a Praialonga. All’appello mancherebbero una ventina di dispersi.

Rinascita-Scott, latitante in Canada espulso ed estradato in Italia

I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo Valentia, congiuntamente al locale Ufficio di Polizia di Frontiera, presso l’aeroporto internazionale di Roma Fiumicino, a distanza di oltre tre anni dall’operazione Rinascita Scott, hanno notificato la relativa ordinanza ad un uomo di 41 anni, Domenico Cugliari, sfuggito all’epoca alla cattura poiché domiciliato in Canada.

L’uomo, dichiarato latitante nel febbraio 2020, era stato localizzato nell’agosto dello stesso anno, a seguito di specifiche attività condotte dagli investigatori vibonesi, con il coordinamento dalla Procura Distrettuale di Catanzaro, guidata dal Procuratore Nicola Gratterie attraverso il canale di cooperazione internazionale di polizia dell’unità I-CAN (Interpol CooperationAgainst‘Ndrangheta), progetto interforze finanziato dal Dipartimento di Pubblica Sicurezza per la lotta globale contro la ‘ndrangheta cui aderiscono 13 Paesi del mondo e che ha già portato all’arresto di 46 latitanti.

Cugliari è stato espulso dallo Stato nordamericano. Dopo la dichiarazione di latitanza, lo stesso, al termine di un articolato iter amministrativo previsto dalla normativa canadese è stato quindi espulso e consegnato alle autorità italiane dai funzionari della Canadian Border Service Agency – CBSA.

L’arrestato è ritenuto organico alla locale di ‘ndrangheta di Sant’Onofrio e considerato responsabile di associazione di tipo mafioso, intestazione fittizia di beni, nonché di una rapina di 220 mila euro, commessa con l’uso delle armi in concorso con altri soggetti ai danni di una filiale bancaria nella provincia di Vibo Valentia.

Sequestrata nel Cosentino una discarica abusiva grande un campo da calcio

Una discarica abusiva di rifiuti abbandonati pari a 7.150 metri quadri per un totale di circa 15.600 metri cubi da caratterizzare, è stata sottoposta a sequestro preventivo d’urgenza dalla Guardia costiera e convalidato dall’autorità giudiziaria di Castrovillari.

I militari della Capitaneria di porto di Corigliano Calabro, Nucleo operativo di polizia ambientale (Nopa), hanno sequestrato l’area, grande quanto un campo di calcio, in vicinanza di un’asta fluviale.

Sono stati trovati rifiuti da materiale di risulta derivante da lavorazioni edili; da cumuli di residui di potatura e rifiuti di vario genere; da materiale di risulta derivante da smantellamento di opere stradali; da parti meccaniche riconducibili al motore delle autovetture; da 3 capannoni in cemento (pari complessivamente a 1.000 metri quadri circa) col tetto in eternit.

Il responsabile della discarica è stato denunciato alla Procura per deposito incontrollato di rifiuti.

Blitz antidroga a Cosenza, 15 arresti e cinque obblighi

questura di cosenza

La Polizia di Stato di Cosenza, su disposizione della locale Procura della Repubblica, ha eseguito stamane 20 ordinanze di misure cautelari (5 in carcere, 10 agli arresti domiciliari e 5 con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria) nei confronti di altrettanti indagati, ritenuti responsabili, a vario titolo, di detenzione ai fini di spaccio di droga, tra cocaina, hashish e marijuana, estorsione come conseguenza dell’attività di spaccio e detenzione abusiva di armi.

L’operazione, in codice “Pressing”, è l’epilogo di un’intensa attività investigativa svolta dalla Squadra mobile cosentina, che ha consentito di cristallizzare una diffusa operatività degli indagati che, in un periodo di circa 12 mesi, avrebbero posto in essere un sistematico smercio di sostanze stupefacenti a Cosenza e nel suo hinterland. La continuità e la costanza nelle attività di spaccio, per i complessivi 30 indagati, emergono chiaramente da 200 capi d’imputazione formulati dalla Procura bruzia e validati dal giudice per le indagini preliminari.

Le indagini, – spiega una nota della Questura cosentina – hanno consentito di individuare diverse piazze di spaccio in Cosenza, tra Via Popilia, Centro storico e Autostazione, talune connotate da alta densità criminale, altre frequentate da giovani e cittadini extracomunitari. L’inchiesta ha consentito, inoltre, di stabilire che gli indagati, organizzati in rete, erano pronti, alla bisogna, di rifornirsi di droga reciprocamente al fine di soddisfare le richieste della propria “clientela” ampiamente diversificata e di diversa estrazione sociale.

La capacità di alcuni indagati di attuare la propria forza intimidatrice al fine di recuperare i crediti derivanti dalla cessione di droga è emersa in tutta evidenza ed è perfino degenerata, in qualche occasione, in violente aggressioni fisiche. Le ripercussioni di detta attività estorsiva hanno visto coinvolti talvolta finanche i familiari degli assuntori, costretti a subìre, oltre al dramma dello stato di tossicodipendenza del proprio congiunto, anche quello della paura di conseguenze gravi derivanti dalle minacce a loro rivolte.

La pericolosità di alcuni indagati è stata altresì circostanziata dall’accertata detenzione e porto illegale di armi. Alcuni degli indagati, pur trovandosi agli arresti domiciliari, hanno continuato l’attività di spaccio avvalendosi anche del contributo di componenti il relativo nucleo familiare che, all’occorrenza, diventavano preziosi collaboratori nelle cessioni di droga e nel recupero crediti.

Nel corso delle attività d’indagine, a riscontro delle evidenze investigative, e a dimostrazione della capacità degli indagati di poter disporre di diversa tipologia e quantità di droga, sono stati effettuati diversi arresti e sequestri pari ad oltre 8 chilogrammi di marijuana, grammi 200 cocaina, 1,5 chilogrammi di hashish e diversa eroina.

Nel corso dell’esecuzione è stata sequestrata, a carico di alcuni degli indagati, modiche quantità di droga nonché materiale per la pesatura ed il confezionamento.

Per l’esecuzione delle misure cautelari sono stati impiegati circa 150 agenti, oltre che della Squadra mobile di Cosenza anche dei Commissariati distaccati di Corigliano-Rossano, Paola e Castrovillari nonché dei Reparti prevenzione crimine di Cosenza, Vibo Valentia e Siderno, delle unità cinofile della Questura vibonese e, infine, del Reparto Volo di Reggio Calabria.

“L’attività che si è appena conclusa – spiega ancora la nota della Polizia – costituisce l’ennesima evidenza ed il risultato della particolare attenzione della Procura di Cosenza, diretta dal Dr. Mario Spagnuolo, e del Questore Michele Spina, al recrudescente fenomeno dello spaccio di sostanze stupefacenti in città”.

‘Ndrangheta in Lombardia, giudice dispone il processo per 47 imputati

E’ stato disposto il processo con rito immediato a carico di 47 persone arrestate, a fine novembre, nell’inchiesta della Dda e della Squadra mobile di Milano contro la ‘ndrangheta che stava provando a ricostituire una ‘locale’ a Rho, nel Milanese, con arcaici metodi intimidatori, come “teste di maiale” lasciate fuori dalle porte, il “controllo del territorio” col “pizzo”, i traffici di cocaina e armi e con la più moderna “vocazione imprenditoriale”.

Lo ha deciso il gip Stefania Donadeo, accogliendo la richiesta del pm Alessandra Cerreti e ora le difese potranno chiedere il rito abbreviato.

Tra gli imputati Gaetano Bandiera, 74 anni, che fu condannato ad oltre 13 anni dopo lo storico blitz ‘Infinito’ del 2010 e che è difeso dall’avvocato Amedeo Rizza. Il presunto capo della ‘locale’ sarebbe riuscito ad ottenere il differimento pena e ad uscire dal carcere simulando “difficoltà motorie” e avrebbe tentato di rimettere in piedi il clan. Con l’operazione il boss, che ha “la dote superiore della Santa” e manteneva i rapporti con gli altri vertici della ‘ndrangheta in Lombardia, è tornato in carcere.

“La legge è tornata, la ‘ndrangheta è tornata a Rho”, diceva intercettato. E con lui è imputato il figlio Cristian e, tra gli altri, Caterina Giancotti, 45 anni e difesa dall’avvocato Nicolò Pugno Vanoni, ritenuta suo “braccio destro” nella “direzione” della cosca. Per la prima volta in Lombardia era stata individuata una donna tra i capi di una presunta associazione mafiosa. “Vuoi che divento cattiva ed io divento cattiva”, diceva intercettata.

Tra le accuse nel procedimento anche traffico di droga, estorsioni, minacce, violenza privata, incendio, detenzione e porto illegale di armi. Malgrado avessero a disposizione una serie di attività, come bar e discoteche, per riciclare denaro, il “nucleo familiare Bandiera”, su domanda di Cristian, stando alle indagini, aveva “richiesto e ottenuto il reddito di cittadinanza” nell’agosto 2020.

Dopo il crac della SVB, l’Occidente crolla, mentre la Russia cresce nonostante le sanzioni

L’Occidente (Usa e Ue) sembrano i migliori alleati della Russia, a osservare alcuni fattori. Le sanzioni di Stati Uniti e Bruxelles a Mosca dopo la guerra in Ucraina e prima ancora con l’annessione della Crimea, strombazzati per un “successo” volto “a piegare l’economia russa, l’hanno di fatto rafforzata.

Il Pil della Federazione cresce notevolmente e gli scambi commerciali trovano sponda nei paesi asiatici, nonostante l’embargo suicida per i paesi dell’Unione che non possono esportare i loro prodotti a Mosca, con pertite miliardarie in termini di mancate esportazioni.

Negli Stati Uniti invece si registra paradossalmente un brusco crollo in seguito al fallimento di due importanti banche: la Silicon Valley Bank e all’indomani, la Signature Bank, grossa banca newyorchese.

La SVB, è tra le prime banche Usa con piccoli e grandi risparmiatori, e un azionariato composto anche da quote detenute da società straniere. Una banca fondata a Santa Clara (California) nel 1983, con un capitale stimato in oltre 210 miliardi di dollari che si è volatilizzato nel nulla nel giro di qualche giorno.

La banca della Silicon Valley sosteneva le start-up tecnologiche che partorivano progetti sull’economia green e per contrastare il presunto cambiamento climatico. Un doppio fallimento, nel senso che questi due segmenti rappresentano (o rappresentavano?) i pilastri della nuova economia immaginata da certe èlite occidentali. Sogni andati in fumo, così come andrà in frantumi la folle idea Ue di far circolare solo auto elettriche dal 2035.

A pensarci, si tratta di un paradosso incredibile, eppure sta succedendo proprio questo. In molti temono il contagio come il caso Lehman Brothers del 2008. Non sta ancora accadendo, ma i riflessi negativi si stanno facendo sentire nelle Borse che giorno dopo giorno lasciano sul “terreno” centinaia di miliardi di dollari. Solo in Italia, Piazza Affari ha ceduto oggi il 4%. In tutta la Ue “bruciati” quasi trecento miliardi.

L’Occidente risente gli effetti di questi fallimenti che sono conseguenza delle sua folli politiche economiche, mentre la Russia cresce tranquilla e va avanti per la sua concezione multipolare. Quindi, tornando all’incipit sembra che la Russia trovi negli Usa e nell’Ue i suoi partner più “affidabili”, detto con un filo di ironia. Come dire: “Che facciano da soli, con le sanzioni unilaterali verso i paesi sgraditi. Tanto si fanno male da soli…”. E’ quello che sta accadendo.

Mosca insiste per un’indagine imparziale sul sabotaggio del gasdotto Nord Stream

Mosca insiste affinché sia ​​condotta un’indagine internazionale obiettiva con la sua partecipazione sul sabotaggio del Nord Streams. Le versioni unilaterali che vengono ascoltate ora fanno poco per spiegare qualcosa, ha detto il segretario del Consiglio di sicurezza russo Nikolay Patrushev citato dalla Tass.

“Sottolineo che non ci si può fidare di eventuali accuse che non siano supportate dai risultati di un’indagine imparziale. Pertanto, Mosca insiste su un’indagine obiettiva con la partecipazione della Russia e di altri paesi interessati. Senza questo, esprimendo versioni soggettive unilaterali del l’attacco terroristico non spiega nulla”, ha detto lunedì Patrushev  al settimanale “Argumenty i Fakty”.

Secondo Patrushev, la Russia non sapeva ancora con certezza chi ci fosse dietro gli attacchi terroristici ai gasdotti Nord Stream, e il Paese non è stato incluso nelle indagini su questo “atto terroristico senza precedenti”. Il segretario ha sottolineato che la situazione è stata complicata anche dalla diffusione di false notizie pubblicate senza alcun riferimento alla vera fonte.

“Decisi a insabbiare i veri patroni del crimine, i media anglosassoni filogovernativi, seguendo gli ordini dall’alto, hanno addossato la colpa a un certo gruppo di terroristi ucraini. In sostanza, hanno nuovamente sottolineato la natura terroristica dell’attuale regime di Kiev. Allo stesso tempo, gli autori della campagna di informazione pensavano che nessuno avrebbe obiettato a questa versione”, ha sottolineato il segretario del Consiglio di sicurezza russo.

A suo avviso, l’idea che gli Stati Uniti e il Regno Unito non siano stati coinvolti nell’attacco terroristico “è ovviamente guidata dal calcolo secondo cui il pubblico non ha la capacità di pensare in modo logico, compreso il metodo della negazione”. “Poiché i giornali affermano emotivamente che l’atto di sabotaggio è stato compiuto da un gruppo di terroristi ucraini, la domanda da porsi è se un tale gruppo esista e se sia in grado di fare cose del genere. Non è un segreto che attività come questa richiedano unità operative speciali adeguatamente addestrate ed equipaggiate”, ha osservato Patrushev.

Secondo il capo della sicurezza, gli Stati Uniti e l’Inghilterra hanno certamente tali capacità. Anche altri paesi della NATO usano personale e mezzi da combattimento per compiti di sabotaggio, ma solo “con il consenso e il sostegno del paese che determina l’agenda principale della NATO”, ha spiegato il funzionario.

A chi giova
Patrushev ha anche suggerito di considerare chi ha beneficiato dell’attacco. “Le esplosioni sono state vantaggiose per l’Ucraina o la Germania? Kiev non ha né perso né guadagnato nulla dalla distruzione del gasdotto. Inoltre, un atto del genere non è vantaggioso per il regime di Zelensky, che in realtà chiede a Berlino di fornire più aiuti militari e di altro genere, ma non per compiere un tale atto”, ha detto.

La Germania, che da molti anni cerca di costruire la propria economia sulla base di una combinazione di risorse energetiche a basso costo provenienti dalla Russia e tecnologia tedesca avanzata, sa meglio di chiunque altro che l’attacco all’oleodotto porterebbe sicuramente l’economia della Germania a un ulteriore declino , ha aggiunto il segretario del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa. “Allo stesso tempo, Berlino è ben consapevole che la stretta cooperazione economica tra Germania e Russia non ha mai soddisfatto Washington e Londra”, ha ricordato.

Insieme a ciò, Patrushev ha sottolineato che è stato a lungo chiaro che lo stato tedesco di oggi non è indipendente: Washington ha imposto la sua politica economica e ambientale a Berlino e ha mantenuto un contingente militare di 35.000 sul suo territorio. “È noto che per molti anni la Casa Bianca ha controllato [l’ex cancelliere tedesco] Angela Merkel, e oggi sta costringendo la leadership tedesca ad accettare la versione delle autorità statunitensi sul sabotaggio dell’oleodotto. Forse è per questo che [il cancelliere tedesco Olaf ] Scholz è stato convocato d’urgenza a Washington per un incontro con [il presidente degli Stati Uniti Joe] Biden. Così facendo, gli Stati Uniti continuano a umiliare la Germania, mostrandole il suo posto”, ha concluso.

Nel 2021, numerosi media in Germania, Danimarca e Svezia hanno riferito che le agenzie di intelligence danesi stavano aiutando l’Agenzia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti a spiare i politici europei. Lo scandalo è iniziato nel 2013, quando il settimanale Der Spiegel ha pubblicato le rivelazioni dell’ex dipendente della CIA Edward Snowden. Da allora, la “storia” è cresciuta solo di portata. Si è scoperto che l’intelligence statunitense ha spiato per anni migliaia di obiettivi in ​​Europa, intercettato i cittadini tedeschi e si è persino collegata al telefono di Angela Merkel diverse volte quando era cancelliera.

Sulle esplosioni al Nord Stream
Nord Stream AG ha riferito che tre condotte dei gasdotti Nord Stream 1 e 2 avevano subito danni senza precedenti il ​​27 settembre 2022. I sismologi svedesi hanno successivamente rivelato che il 26 settembre erano state registrate due esplosioni lungo i gasdotti Nord Stream. Il servizio di sicurezza federale ha avviato un’indagine su questo atto di terrorismo internazionale in relazione alle esplosioni.

L’8 febbraio, Seymour Hersh, un giornalista americano specializzato in reportage investigativi, ha dichiarato in un articolo, citando una fonte, che ordigni esplosivi erano stati piazzati sotto i gasdotti russi nel giugno 2022 sotto la copertura dell’esercitazione Baltops da parte di sommozzatori della US Navy supportato da esperti norvegesi. Secondo Hersh, la decisione di condurre l’operazione è stata presa dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden dopo nove mesi di discussioni con funzionari dell’amministrazione coinvolti in questioni di sicurezza nazionale.

In risposta a una richiesta della TASS, la portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca Adrienne Watson ha criticato la versione presentata da Hersh definendola “completamente falsa”. Il premio Pulitzer aveva replicato che la sua inchiesta era suffragata da prove, nonostante la fonte fosse anonima. “Ho fatto diverse inchieste giornalistiche con fonti anonime”, ha spiegato Hersh.

La scorsa settimana, il New York Times, citando funzionari statunitensi, ha riferito che il sabotaggio dei gasdotti potrebbe essere stato effettuato da qualche ‘gruppo filo-ucraino’ che ha agito all’insaputa delle autorità statunitensi. Secondo il quotidiano Die Zeit, gli investigatori tedeschi hanno identificato la nave utilizzata dai sabotatori. La società che lo ha affittato sarebbe appartenuta a cittadini ucraini ed era registrata in Polonia.

‘Ndrangheta, Corte acquisisce intercettazione emersa in inchiesta “Hybris”

aula giustizia processo

La Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria – presidente Bruno Muscolo, a latere Giuliana Campagna – dopo una riunione in Camera di Consiglio, ha deciso di accogliere la richiesta del Procuratore generale di udienza, Giuseppe Lombardo, di acquisire agli atti processuali la registrazione ambientale di una conversazione avvenuta in una campagna della Piana di Gioia Tauro il 17 gennaio del 2021, tra Francesco Adornato, detto “u biondu” e Giuseppe Ferraro, entrambi ritenuti fiancheggiatori di primo livello del boss della ‘ndrangheta Giuseppe ‘Pino’ Piromalli, inerente al ruolo del boss di Gioia Tauro nell’adesione alla stagione delle stragi voluta da Cosa nostra nei primi anni ’90.

Il file è contenuto nei documenti della recentissima operazione ‘Hybris’, eseguita dai carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria, sfociata in 35 arresti in carcere e 14 indagati, per associazione mafiosa, estorsione, usura, traffico di armi e stupefacenti, nei confronti di personaggi ritenuti vicini allo storico ‘casato’ di ‘ndrangheta dei Piromalli.

La Corte d’Assise d’Appello, inoltre, ha anche acquisito alcuni documenti relativi alle deposizioni del collaboratore Franco Pino, ex boss di una delle fazioni di ‘ndrangheta a Cosenza dal 1977 al 1995, come richiesto dalla difesa, in particolare dall’avvocato Giuseppe Aloisio. L’udienza riprenderà il prossimo 15 marzo.

Agli arresti domiciliari spacciava droga, pusher in carcere

La caserma dei carabinieri della compagnia di Rende

Un giovane di 29 anni, è stato arrestato dai Carabinieri della Compagnia di Rende, perché è stato sorpreso spacciare droga nonostante fosse sottoposto agli arresti domiciliari.

Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, l’abitazione dell’uomo era diventata un vero e proprio market della droga. I militari, infatti, nel corso dei diversi servizi ad hoc messi in atto in una zona altamente frequentata da studenti universitari, hanno identificato diversi soggetti all’uscita del palazzo in questione, rinvenendo e sequestrando le dosi appena acquistate.

Da qui l’emissione – a cura del magistrato di sorveglianza – del decreto di sospensione della misura degli arresti domiciliari in atto e la conseguente traduzione del ventinovenne presso il carcere di Cosenza.

Nel corso dei controlli posti in essere durante il “weekend sicuro”, altre quattro persone sono state fermate e trovate in possesso di sostanza stupefacente del tipo “eroina” e “cocaina”, per uso personale, e pertanto segnalati alla Prefettura di Cosenza come assuntori. I controlli antidroga fanno sapere dall’Arma rendese proseguiranno anche nei prossimi giorni.

Naufragio, domenica recuperati altri tre corpi. 79 vittime

Sono tre i corpi recuperati domenica di poco al largo al punto del naufragio di migranti a Steccato di Cutro. Si tratta di un uomo e due minori. Le vittime salgono così a 79. Sale a 33 il numero dei minori morti nel naufragio, 24 quelli compresi nella fascia d’età tra 0 e 12 anni.

Due dei corpi, un bambino piccolo e un adulto, sono stati trovati ieri mattina a Praialonga, a circa 5 km da Steccato, mentre il cadavere di una bambina è stata rinvenuto nel pomeriggio.

Intanto, non si fermano le ricerche dei corpi delle persone coinvolte nella tragedia di domenica 26 febbraio. Da 15 giorni Vigili del fuoco soccorritori acquatici con acquascooter congiuntamente alla Guardia costiera perlustrano in lungo ed in largo il tratto di mare mentre vigili del fuoco con Quad e squadre di terra verificano il tratto di spiaggia nel raggio di 13 km.

Nel posto di comando avanzato operatori di Topografia applicata al soccorso (Tas) continuano ad aggiornare le mappe con i punti dei ritrovamenti e coordinando le squadre di terra – composte da tanti volontari delle associazioni che fanno parte della Protezione civile regionale – sulle zone dove effettuare le ricerche.

Proprio il dato della Tas evidenzia che dopo i recuperi nei primi giorni avvenuti nei pressi del luogo del naufragio, le correnti marine e il vento hanno trascinato i corpi senza vita verso nord, tra Le Castella e Praialonga dove sono stati effettuati i recuperi degli ultimi giorni. La zona di ricerca è estesa per 13 km lungo la costa e va dalla foce del Tacina (nei pressi della quale c’è stato il naufragio) fino a Le Castella, ma anche verso sud, sulle coste del Catanzarese.

Agenzia Dogane recupera 200mila euro di accise indebitamente compensate

Oltre 200 mila euro indebitamente compensati per crediti risultati inesistenti sono stati recuperati a Crotone dai funzionari dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli (Adm) nel corso delle attività di controllo sulle dichiarazioni per l’ottenimento dei benefici fiscali nel settore dell’autotrasporto.

Sulla base della consultazione delle banche dati a disposizione dell’Agenzia, infatti, i funzionari addetti al controllo hanno posto a confronto i dati riportati sulle richieste di riconoscimento del beneficio con le compensazioni effettuate per il pagamento di imposte e contributi previdenziali individuando due diverse società che neppure operavano nel settore dell’autotrasporto.

A seguito di sopralluoghi svolti nelle sedi operative delle due società sottoposte a controllo, una è risultata essere una rivendita di tabacchi e articoli di cancelleria mentre l’altra operava nel settore dell’edilizia.

Al recupero delle somme in questione si è giunti applicando una sanzione comprensiva di interessi di mora. Inoltre, i due rappresentanti legali delle società sono stati denunciati.

Barchino di migranti affonda in Libia, 30 dispersi. In 17 salvati da mercantile

Nella notte dell’11 marzo, “Watch the Med – Alarm Phone” segnalava al Centro Nazionale di coordinamento del soccorso marittimo di Roma, a quello maltese e a quello libico una barca con a bordo 47 migranti, in area SAR libica a circa 100 miglia dalle coste libiche. Lo riporta un comunicato della Guardia Costiera italiana.

Successivamente l’unità veniva avvistata dal velivolo “ONG Seabird 2” il quale procedeva ad inviare una chiamata di soccorso e contattava il mercantile “BASILIS L” che confermava di dirigere verso il barchino. Tutte le informazioni venivano fornite anche alle Autorità libiche e maltesi. Il mercantile “BASILIS L” comunicava di avere il barchino a vista, fermo alla deriva, e di avere difficoltà a soccorrerli a causa delle avverse condimeteo in zona.

Le Autorità libiche, competenti per le attività di ricerca e soccorso in quell’area, a causa della mancanza di disponibilità di assetti navali, chiedevano il supporto, così come previsto dalle Convenzioni Internazionali sul soccorso in mare, del Centro Nazionale di coordinamento del soccorso marittimo di Roma che, su richiesta delle autorità libiche, inviava nell’immediatezza, un messaggio satellitare di emergenza a tutte le navi in transito.

La Centrale Operativa della Guardia Costiera di Roma, oltre al mercantile “BASILIS L” che rimaneva vicino al barchino, inviava 3 mercantili presenti in zona verso il natante in difficoltà.

Le operazioni di trasbordo dei migranti iniziavano alle prime luci dell’alba da parte di uno dei 4 mercantili che avevano raggiunto il barchino in difficoltà. Durante le operazioni di soccorso da parte della motonave “FROLAND”, il barchino durante il trasbordo dei migranti si capovolgeva: 17 persone venivano soccorse e recuperate dalla nave mentre risultavano dispersi circa 30 migranti.

Due dei migranti recuperati a bordo dalla motonave “FROLAND” che dirige verso l’Italia, necessitano di assistenza medica e, pertanto, il mercantile dirigerà dapprima verso Malta per lo sbarco delle due persone per le urgenti cure mediche.

Le operazioni di ricerca dei migranti dispersi continuano con l’ausilio dei mercantili presenti in zona, con ulteriori due mercantili che stanno raggiungendo l’area di ricerca e col sorvolo di due assetti aerei Frontex.

L’intervento di soccorso è avvenuto al di fuori dell’area di responsabilità SAR italiana registrando l’inattività degli altri Centri Nazionali di coordinamento e soccorso marittimo interessati per area.

Villaggio Coldiretti, in 300mila agli stand dell’Agricoltura italiana

Circa trecentomila persone hanno visitato nei tre giorni del fine settimana il Villaggio Coldiretti a Cosenza a sostegno dell’agricoltura italiana, scesa in piazza per far conoscere i primati del Made in Italy messi a rischio dai rincari dei costi di produzione per effetto del conflitto in Ucraina e delle folli sanzioni Ue alla Russia che non può importare l’agroalimentare italiano, con una perdita per l’Italia di miliardi di euro l’anno di mancate esportazioni.

Alla tre giorni del Villaggio Coldiretti sono intervenuti il presidente Ettore Prandini e il segretario generale Vincenzo Gesmundo, assieme a Franco Aceto, presidente di Coldiretti Calabria. Alla manifestazione hanno partecipato diverse personalità del mondo produttivo, politico e istituzionale.

La manifestazione – spiega una nota – si è svolta in modo assolutamente regolare, con i massimi livelli di sicurezza nonostante la straordinaria partecipazione di pubblico, grazie alle forze dell’ordine, oltre che al corpo dei vigili urbani cui va il ringraziamento della Coldiretti, che hanno garantito un sereno svolgimento dei tre giorni, coadiuvati da sistemi di controllo all’avanguardia, messo a loro disposizione da Coldiretti, con droni e sistemi di video sorveglianza ad alta risoluzione.

Molto apprezzati i menu a 8 euro con il meglio del Made in Italy a tavola, dove sono stati gettonatissimi la pasta con broccoli, nduja e pecorino, il panino con salsiccia e rape di Bisignano, ma anche la carne 100% italiana della braceria, il pesce a “chilometro zero”, l’agrigelato e tutto lo street food Made in Italy. Preso d’assalto anche il grande mercato di Campagna Amica con una cinquantina di aziende – prosegue la Coldiretti – che hanno proposto il meglio della Calabria e del resto d’Italia a tavola dai formaggi ai salumi, dal miele alle verdure fino agli agrumi come cedro e bergamotto. Folla di visitatori anche per l’Oleoteca e l’Enoteca con le degustazioni di cocktail all’extravergine, vino e birra agricola.

“Il Villaggio di Cosenza è stata una grande occasione per far conoscere la biodiversità e la sostenibilità dell’agricoltura italiana e di quella calabrese in particolare, un modello basato sulla distintività e la qualità del made in Italy agroalimentare, lo spirito imprenditoriale dei giovani agricoltori e le frontiere dell’innovazione” ha dichiarato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “i cittadini ancora una volta hanno potuto toccare con mano i primati dell’agricoltura nazionale che dobbiamo ora difendere e sostenere contro la crisi scatenata da guerra e rincari ma anche da modelli alimentari sbagliati e pericolosi come la diffusione del cibo sintetico”, altra follia dell’Unione europea che vuole imporre a oltre 400 milioni di cittadini europei di mangiare insetti.

Maltempo, forte raffiche di vento e grandine su Cosenza. Danni

Forte ondata di maltempo nel primo pomeriggio di domenica su Cosenza e hinterland, con grandine e forti raffiche di vento. Si registrano danni alle cose, con alberi e semafori abbattuti nonché tetti di edifici volati come via come foglie.

Una tromba d’aria, durata una mezzora, ha divelto il tetto delle Prefettura di Cosenza che è precipitato su via Montesanto, subito chiusa al traffico. Il forte vento ha creato danni anche alla copertura di un plesso della scuola dell’infanzia Collodi-Dionesalvi.

Due i feriti lievi: una donna che si è messa a protezione della figlio ed un finanziere che si trovavano nei pressi della tensostruttura di piazza dei Bruzi dove è allestito il villaggio Coldiretti.

Alberi spezzati e lamiere divelte sono caduti per le strade della città. Diversi tetti hanno ceduto su via Popilia. Semafori abbattuti nei pressi del carcere. Sul posto sono intervenuti carabinieri e polizia. Sono in corso gli interventi dei vigili del fuoco per risolvere le criticità.

Il centralino dei pompieri al momento è in tilt: sono circa 30 le richieste di interventi per alberi caduti su strada, tetti scoperchiati, e verifiche per tegole pericolanti. Al momento, eccetto i due lievi, non ci sarebbero altri feriti.

La tromba d’aria e la forte grandinata sono durate circa trenta minuti. Dopo il tempo è migliorato.

Crack Silicon Valley Bank, Elon Musk si dice pronto ad acquisirla

Il capo di Tesla, di SpaceX e patron di Twitter, Elon Musk avrebbe intenzione di acquistare la fallita Silicon Valley Bank. Lo ha fatto sapere lo stesso Musk replicando ad un post di un utente su Twitter.

“Penso che Twitter dovrebbe acquistare SVB e diventare una banca digitale”, ha scritto l’utente Min-Liang Tan sul social. A stretto giro è arrivata la risposta dell’uomo più ricco del pianeta: “Sono aperto a questa idea”, ha commentato Musk sul post.

Venerdì, il Dipartimento della protezione finanziaria della California ha annunciato il fallimento di una delle più grandi banche statunitensi, la Silicon Valley Bank. Una delle principali banche che finanzia le imprese della Silicon Valley è fallita in meno di due giorni. Un crack che ricorda il fallimento della Lehman Brothers nel 2008 e che per anni ha avuto ripercussioni negative in tutto il mondo; una crisi simile a quella del 1929.

Alcuni media hanno commentato, a conferma, che questo è stato il più grande fallimento bancario negli Stati Uniti dalla crisi finanziaria del 2008. Il crack ha gettato nello sconforto i mercati finanziari, con le Borse mondiali che hanno avuto un riflesso al ribasso.

Di ciò che rimane della Silicon Valley Bank è stato trasferito alla Commissione federale per l’assicurazione dei depositi. Il resto del capitale sarà utilizzato per compensare i risparmiatori e rimborsare i debiti ai creditori.

Se l’operazione di Musk andrà in porto, sarà scongiurato il pericolo di gravi ripercussioni sui mercati che si rifletteranno poi all’economia reale, già in recessione e piegata dalla crisi economica internazionale in atto.

Naufragio, rinvenuti i corpi di un uomo e un’altra bambina. I morti accertati sono 76

Dopo il corpo della bimba di cinque anni ritrovata stamane a Steccato di Cutro, nel pomeriggio sono stati rinvenuti altri due cadaveri in mare, il primo di un uomo adulto di cui non si conosce ancora l’età apparente, e un’altra bambina che potrebbe avere tra i sette e i dieci anni.

Il primo ritrovamento pomeridiano è stato fatto al largo di Steccato da una motovedetta della Guardia costiera in servizio di pattugliamento nella zona della tragedia, il secondo dai sommozzatori dei Vigili del fuoco – impegnati nelle attività di perlustrazione del litorale -, nelle acque di Praialonga, località crotonese a circa sei chilometri in linea d’area dal punto del naufragio.

Nella giornata di sabato 11 marzo sono stati quindi ritrovati tre corpi di immigrati, che portano il totale delle vittime accertate a 76, non ancora tutte identificate. Le autorità nei giorni scorsi avevano fatto sapere che la stima approssimativa dei dispersi poteva aggirarsi tra 27 e quarantasette persone.

Scossa di terremoto di magnitudo 3.8 nel Cosentino. Nessun danno

Un evento tellurico di magnitudo 3.8 si è verificato a mezzogiorno di sabato a due km da San Donato di Ninea, in provincia di Cosenza.

Il sisma, secondo la sala sismica dell’Ingv è stato localizzato a circa 80 km di profondità.

Non si registrano danni a cose o persone. Il terremoto, ha spiegato il sindaco di San Donato intervistato dal Tg3 Calabria, “è stato avvertito da poche persone”.

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