14 Ottobre 2024

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‘Ndrangheta, confiscati beni ai Lavilla, ritenuti vicini ai Tegano

'Ndrangheta, confiscati beni ai Lavilla, ritenuti vicini ai TeganoREGGIO CALABRIA – Beni mobili, immobili e società per circa dieci milioni di euro sono stati confiscati all’imprenditore Giuseppe Lavilla e ai figli Antonio e Maurizio ritenuti appartenenti alla cosca di ‘ndrangheta dei Tegano operante nella zona nord di Reggio Calabria.

In particolare, Antonio Tavilla è coniugato con la figlia di Giovanni Tegano, Saveria. La confisca è stata eseguita dai finanzieri del Gruppo di Reggio Calabria in esecuzione di un provvedimento emesso dal Tribunale su richiesta della Dda reggina.

Gli investigatori hanno ricostruito il patrimonio personale e imprenditoriale dei Lavilla attraverso la rielaborazione dei dati fiscali e patrimoniali. Dai riscontri è emersa la notevole sperequazione tra redditi dichiarati e l’incremento patrimoniale accertato.

I sigilli sono stati apposti a società come la Calabra Vending srl, leader nella distribuzione di macchine automatiche per la vendita di caffè ed alimenti, e a un intero palazzo, in costruzione e a quote societarie di diverse società.

Angelino Alfano indagato, il M5S presenta mozione di sfiducia

Da sinistra il vice ministro Filippo Bubbico e il ministro dell'Interno Angelino Alfano
Da sinistra il vice ministro Filippo Bubbico e il ministro dell’Interno Angelino Alfano (Ansa Di Meo)

“Sfiduciamo Alfano. Il ministro dell’Interno, insieme al sottosegretario Bubbico è stato indagato per abuso d’ufficio. Proprio il 21 gennaio scorso il Movimento 5 Stelle aveva presentato una interrogazione a mia prima firma, dove chiedevamo proprio ad Alfano il motivo dell’ingiustificato trasferimento del Prefetto Guida oggetto ora dell’indagine a suo carico. La Procura ad un mese dalla nostra interrogazione, ha fornito la prima risposta alle nostre domande. Ha indagato Alfano ed il sottosegretario Bubbico”. Lo dichiara Nunzia Catalfo, capogruppo del Movimento 5 Stelle al Senato annunciando la presentazione di una mozione di sfiducia contro il ministro dell’Interno. “Le nostre forze dell’ordine non possono avere il loro massimo vertice istituzionale indagato. Che credibilità avranno i nostri uomini in divisa quando dovranno far rispettare la legge?” conclude la Catalfo.

Il ministro dell’Interno Angelino Alfano è indagato giovedì per abuso d’ufficio dalla procura di Roma. Con Alfano sono stati indagati anche il viceministro Filippo Bubbico e il suo segretario particolare Ugo Malagnino, l’ex senatore del Pd Vladimiro Crisafulli, il presidente dell’università Kore di Enna, Cataldo Salerno. Il reato sarebbe stato commesso il 23 dicembre, giorno in cui il Consiglio dei ministri approvò il trasferimento ad Isernia dell’allora prefetto di Enna, Fernando Guida. Il fascicolo è stato inviato al tribunale dei ministri.

Il fascicolo è stato trasmesso dalla procura di Roma al tribunale dei ministri lo scorso primo febbraio. Nell’avviso notificato agli indagati, che vale come informazione di garanzia, si legge che Alfano e gli altri indagati risultano “sottoposti ad indagini per il reato di cui all’articolo 323 del codice penale, commesso in Roma il 23.12.2015”. “In data odierna – è scritto ancora nell’avviso – questo ufficio ha trasmesso il procedimento sopra indicato al competente Collegio per i reati ministeriali, al quale i suddetti possono presentare memorie o chiedere di essere ascoltati”.

Il provvedimento è firmato dal sostituto procuratore Roberto Felici e dal procuratore aggiunto Francesco Caporale. L’inchiesta – secondo quanto si apprende – riguarda proprio il trasferimento da Enna del prefetto Guida. Questi lo scorso 28 ottobre aveva avviato le procedure e gli accertamenti che si sono conclusi, dopo il suo trasferimento, con il commissariamento dell’università Kore. Lo scorso primo febbraio la prefettura di Enna, con un decreto, ha sciolto gli organi amministrativi dell’ateneo e ha nominato tre commissari, per un periodo di sei mesi, prorogabili. Si tratta del prefetto Francesca Adelaide Garufi e dei professori Carlo Colapietro e Angelo Paletta. La procedura era stata avviata dopo la proposta, avanzata dalla Fondazione per la libera universita’ della Sicilia centrale Kore di modificare il proprio statuto.

LA REPLICA DI ALFANO
“La vicenda di cui si parla è un caso nato morto, superato e smentito dai fatti”. Ha detto Angelino Alfano dopo la notizia dell’avviso di garanzia. “Ho ricevuto una comunicazione che mi lascia intuire, non avendo correttamente accesso agli atti, essere relativa al trasferimento del prefetto di Enna a Isernia, mentre lui si accingeva a commissariare la Fondazione che gestisce l’Università di Enna. Da oltre 20 giorni è stata commissariata la Fondazione Università di Enna”.

Unioni civili, via libera del Senato. Verdini decisivo

Unioni civili, via libera del Senato. Verdini decisivo
Cirinnà e Boschi al Senato

Via libera del Senato alle Unioni civili con 173 voti favorevoli, 71 contrari e nessun astenuto. Il provvedimento ora passa alla Camera. I 173 sì alla fiducia sulle unioni civili arrivano con 245 senatori presenti e 244 votanti, come comunicato dal presidente Pietro Grasso in Aula.

18 senatori di Ala su 19 votano la fiducia al governo, il che pone Denis Verdini in una posizione di sostegno alla maggioranza. Senza di loro il governo avrebbe avuto 155 voti, meno dei 161 previsti. I verdiniani risultano dunque determinanti per raggiungere la soglia della maggioranza assoluta a Palazzo madama.

Un applauso dei banchi del Pd ha segnato l’annuncio dell’ok alla fiducia nell’Aula del Senato al ddl Unioni civili. Felice Monica Cirinnà, che ha ascoltato il presidente Grasso abbracciata a Giuseppe Lumia. Subito dopo, la senatrice ha scambiato un abbraccio con il collega Andrea Marcucci. “E’ un primo passo, una vittoria con un buco nel cuore. Questa è una legge importantissima ma penso anche ai figli di tanti amici. Ora dobbiamo fare un secondo passo, siamo a metà della scala”: è il primo commento della senatrice Cirinnà al voto di fiducia del Senato al ddl sulle Unioni civili.

“La giornata di oggi resterà nella cronaca di questa Legislatura e nella storia del nostro Paese – ha commentato Matteo Renzi su Facebook dopo il via libera del Senato alle Unioni civili – Abbiamo legato la permanenza in vita del Governo a una battaglia per i diritti mettendo la fiducia. Non era accaduto prima, non è stato facile adesso. Ma era giusto farlo”. “Se come minaccia qualcuno io andrò a casa perché ‘colpevole’ di aver ampliato i diritti senza aver fatto male a nessuno, lo farò a testa alta. Perché oggi l’Italia è un Paese più forte. Perché oggi siamo tutti più forti”, ha proseguito Renzi rivendicando la decisione di mettere la fiducia sulle Unioni civili.

Il testo passa ora a Montecitorio dove sono annunciate modifiche. E le polemiche potrebbero risorgere con veti incrociati e scontri tra i partiti in seno alla maggioranza.

Bomba alle Autolinee Romano. Due arresti a Crotone

Antonio Treccozzi, dipendente della Romano autolinee
Antonio Treccozzi, il dipendente della Romano Autolinee arrestato dalla polizia.

La polizia di Crotone ha arrestato due persone sospettate di aver piazzato una bomba alla sede della Fratelli Romano Autolinee.

Si tratta di Antonio Treccozzi, crotonese, classe 1981, con precedenti di polizia, dipendente della “Fratelli Romano Autolinee” con mansioni di addetto alle pulizie; Mattia Megna, crotonese del 1993, incensurato, in attesa di occupazione.

I due presunti autori dovranno rispondere dei delitti di porto di materiale esplosivo, danneggiamento aggravato, minaccia aggravato ed esplosione pericolosa.

L’atto intimidatorio risale allo scorso mercoledì 17 febbraio, quando, su segnalazione di un cittadino, la Volante della Qquestura di Crotone è intervenuta in via Ruffo, dove poco prima, un ordigno esplosivo aveva irrimediabilmente danneggiato una saracinesca, in metallo ed il relativo meccanismo elettrico, di un garage della “Fratelli Romano Autolinee”.

Scattate le indagini della Squadra Mobile, con l’attenta analisi ed incrocio dei filmati delle numerose videocamere di sorveglianza in zona, hanno individuato i sospettati che effettuavano più passaggi, come se stessero effettuando un sopralluogo.

L’attenzione degli investigatori è ricaduta su uno dei due, ovvero su Antonio Treccozzi, già gravato da pregiudizi di polizia, e sugli abiti indossati dall’indagato che erano gli stessi del soggetto che, nascondendo il volto dalle telecamere della Romano Autolinee col cappuccio del giubbotto, innescava e faceva esplodere l’ordigno.

Immediatamente si procedeva alla ricerca del sospetto e, una volta individuato, veniva svolta una perquisizione domiciliare, a seguito della quale venivano rinvenuti e sequestrati gli indumenti indossati durante l’agguato.
Gli ulteriori approfondimenti investigativi, consentivano, infine, di addivenire alla identificazione del complice, ossia di Mattia Megna, incensurato, il quale secondo quanto accertato, avrebbe aiutato Treccozzi durante le fasi esecutive dell’attentato, facendogli da palo.

Le ulteriori indagini hanno, così, consentito di ricostruire anche il movente del gesto, riconducibile a dissidi dell’indagato sorti in passato con la dirigenza della società Romano per la quale lavora. A confermare l’ipotesi investigativa, sono intervenute, altresì, le dichiarazioni di un teste, il quale, nel corso della serata precedente al fatto, aveva udito il Treccozzi manifestare al Megna l’intenzione di mettere una bomba presso la sede della società.

Tali risultanze investigative sono state rassegnate al pm titolare del fascicolo, il sostituto procuratore Alessandro Riello, il quale ha chiesto ed ottenuto dal gip di Crotone, Michele Ciociola l’ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere a carico del Treccozzi ed agli arresti domiciliari a carico del Megna, i quali, nel pomeriggio odierno, sono stati tratti in arresto dagli uomini della Squadra Mobile di Crotone. Indagini ancora in corso.

Rissa per una ragazza. Picchiati 3 egiziani. 4 denunce a Cosenza

rissa a cosenza picchiati tre egizianiSi contendono una ragazza e scoppia una violenta rissa tra gruppi di giovani italiani e egiziani. Quattro cosentini sono stati denunciati dalla Polizia mentre tre cittadini egiziani sono finiti in ospedale. La lite è scoppiata lo scorso 22 febbraio in via Cattaneo, a Cosenza.

Nella serata di lunedì, gli agenti della squadra volante sono intervenuti in centro nei pressi del parco Remì a seguito di una segnalazione. Poco prima tre giovani di nazionalità egiziana erano stati aggrediti con bottiglie di vetro da un gruppo composto da sette ragazzi. Il motivo sembrerebbe legato a qualche “sguardo” di troppo su una ragazza, amica dei cosentini che sarebbe stata “attenzionata” dai tre.

La reazione del gruppo è stata violenta. I tre giovani egiziani, dopo essere stati insultati, minacciati ed inseguiti, una volta raggiunti, sono stati picchiati alla testa con le bottiglie riportando ferite lacero contuse. Gli extracomunitari, trasportati immediatamente presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Annunziata”, sono stati trattenuti per gli opportuni accertamenti clinici.

Le indagini svolte dalla Polizia di Stato hanno permesso di individuare quattro delle sette persone ritenute presunti responsabili dell’aggressione. Si tratta di R.C.F., di 18 anni; P. F. di 19 anni; L. U. anche lui 19enne e B.I. di 17 anni. Sono tutti accusati di rissa e lesioni aggravate, nonché porto di oggetti atti ad offendere.

I giovani sono stati riconosciuti dagli egiziani attraverso l’identificazione fotografica e perciò deferiti all’Autorità giudiziaria. Gli agenti del questore Luigi Liguori stanno svolgendo ulteriori indagini per giungere all’identificazione del resto del gruppo.

Unioni civili, c’è l’accordo tra Pd e Ncd. Renzi: “Fatto storico”

Renzi entra Senato per Unioni civili
Renzi entra al Senato per la discussione sulle Unioni civili (Ansa Percossi)

Accordo raggiunto nella maggioranza di governo sul maxi-emendamento che dovrebbe riscrivere il ddl sulle Unioni Civili.

“Habemus, l’emendamento è scritto molto bene, ora aspettiamo la bollinatura”, ha detto il senatore Pd Andrea Marcucci. E il governo ha posto la questione di fiducia, ha annunciato il ministro Boschi in aula al Senato la cui votazione è prevista per le 19 di oggi, 25 febbraio.

“Abbiamo impedito una rivoluzione contro-natura e antropologica”, così il leader di Ap Angelino Alfano parlando delle unioni civili a margine del consiglio Ue Interni. “L’accordo sulle unioni civili è un fatto storico per l’Italia. E’ davvero lavoltabuona”, ha commentato Matteo Renzi su Twitter.

L’accordo sulle Unioni civili, ha detto il capogruppo Pd al Senato Luigi Zanda, conferma lo stralcio della parte che riguarda la stepchild adoption che tuttavia sarà introdotta in un ddl sulle adozioni che dovrà avere “una corsia preferenziale” ed essere approvato alla Camera e al Senato “entro la fine di questa legislatura”.

Sulle unioni civili, “l’Italia avrà una buona legge” raggiungendo così “un traguardo importante”, ha detto Zanda commentando l’accordo raggiunto sul maxiemendamento sulle Unioni civili. “Il telaio del testo resta identico, non ci sono modifiche sostanziali” spiega il capogruppo Pd affermando che è stato raggiunto un accordo che “porta l’Italia ad avere una buona legge in cui vengono concessi diritti alle coppie omosessuali che prima non avevano”. Per Zanda “il telaio del testo è rimasto identico: mi sembra un traguardo importante” visto che si tratta di una “legge molto complessa e difficile perché tocca le sensibilità di ogni parlamentare e che viene approvata dopo due anni e mezzo di discussione”. E dopo, sottolinea, “il voltafaccia del M5s che ha determinato l’intervento del governo, segno – ha aggiunto – di grande attenzione” per queste norme.

Boschi, spero ok emendamento già domani – “Il testo è chiuso, nel senso che abbiamo raggiunto raccordo. Il governo ha già il testo in mano, nel senso che mancano solo i profili tecnici per la bollinatura e la presentazione”, ha detto il ministro Boschi ai cronisti a Palazzo Madama.

Intanto è polemica dopo la pubblicazione sull’Unità.tv dell’sms del senatore M5s Alberto Airola nel quale sarebbe stato dato un primo ok al ‘canguro’.

L’accordo arriva dopo una giornata tesa con Ncd che ha chiesto altre limature oltre allo stralcio della stepchild adoption. “Lo stralcio della stepchild adoption – ha detto il ministro Beatrice Lorenzin – non è sufficiente. In questi momenti il Pd e il mio partito stanno lavorando per cercare di costruire questo emendamento in modo tale che non ci siano quelle equiparazioni al matrimonio che noi riteniamo incostituzionali”. Dura la replica della sinistra Dem: “Già togliere la stepchild adoption dal testo delle unioni civili è un errore. Altri cedimenti a Ncd sarebbero inaccettabili”, afferma Roberto Speranza, deputato che guida la minoranza Pd.

A cercare di smorzare i toni interviene il ministro degli Interni Angelino Alfano. “Non eravamo contro le unioni civili – sottolinea – ma contro le adozioni e la equiparazione unioni-matrimoni. Sulla stepchild ci siamo. Spero che chi di dovere scriva un maxiemendamento che non tolga diritti ai soggetti della coppia ma preveda confini precisi tra unione e matrimonio. La mia non è nè una minaccia nè un alzare prezzo. Sono in modalità ‘willing’. Bisogna finire subito, mettere subito fiducia e chiudere entro domani”.

Roccella Jonica, confisca per 12 milioni a Domenico Frascà

Roccella Jonica, confisca 12 milioni a Domenico Frascà
Alcuni beni confiscati a Domenico Frascà e famiglia

Beni mobili e immobili per un valore stimato in 12 milioni di euro sono stati confiscati a Domenico Frascà, di 56 anni di Roccella Jonica (Reggio Calabria) e al suo nucleo familiare.

Il provvedimento è stato adottato dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria dopo il via libera dalla Sezione misure di prevenzione.

Si tratta di 1 villa di 11 vani con annessi piscina e garage ubicata in Roccella Jonica; 2 terreni siti nell’agro del Comune di Roccella Jonica; 3 società operanti nel settore dell’edilizia; 3 veicoli industriali; 1 motociclo; Svariati rapporti bancari, titoli obbligazionari, polizze assicurative riconducibili ai destinatari del provvedimento.

La confisca è stata eseguita giovedì dai Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria. Domenico Frascà è ritenuto dagli inquirenti contiguo alla ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale denominata “cosca Mazzaferro”, operante in particolare nel comune di Gioiosa Jonica.

L’attività – spiegano gli inquirenti – costituisce la prosecuzione dell’operazione convenzionalmente denominata “Crimine”, nell’ambito della quale il Frascà viene indagato e successivamente condannato in primo grado ad 2 anni e 4 mesi di reclusione, condanna confermata dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria e rideterminata in due anni per la scelta del rito abbreviato in ordine al reato di illecita concorrenza sleale pluriaggravata, in quanto in concorso con altri soggetti poneva in essere atti di illecita concorrenza sleale volti al condizionamento dei lavori relativi all’esecuzione dell’appalto per la realizzazione del tratto della S.S. 106 – Variante al centro abitato di Marina di Gioiosa Jonica, con le aggravanti di avere commesso il fatto per attività finanziata in tutto o in parte dallo Stato e di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis ed al fine di agevolare la ‘ndrangheta.

Con l’operazione Crimine, rileva la Dda, è stato infatti ben delineato il forte condizionamento esercitato dalle cosche Aquino e Mazzaferro nell’esecuzione dei lavori per la realizzazione del tratto della SS 106 – variante al centro abitato di Marina di Gioiosa Ionica mediante l’imposizione alla Gioiosa Scarl, aggiudicataria dell’appalto, di proprie imprese di riferimento.

In particolare nel corso dei lavori la ditta Tra-Edil Frascà S.r.l., riconducibile al Frascà Domenico, si affianca e sostituisce la ditta Ediltrichilo s.r.l. (impresa vicina agli Aquino) all’indomani di due danneggiamenti alla ditta Gioiosa Scarl.

Secondo la procura significativo risulta il dato che tale sostituzione avviene in condizioni economiche svantaggiose, infatti, il Frascà riesce ad “imporre” senza nessuno sforzo un prezzo del ferro superiore a quello praticato dall’impresa uscente, la Ediltrichilo, evidentemente in un’ottica di riequilibrio dei guadagni delle due cosche di riferimento delle due ditte, non spiegandosi in alcun modo la scelta di sostituire una ditta con un’altra per pagare anche un prezzo più alto per lo stesso tipo di materiale.

Eloquente dell’imposizione della ditta Tra-Edil Frascà S.r.l. è stato poi ritenuto il dato oggettivo per cui dal momento della stipula del contratto con la ditta Tra-Edil non si siano più verificati sul cantiere atti intimidatori.

Rapine a Milano, presa la banda in trasferta da Napoli

Rapine a Milano, presa la banda in trasferta da NapoliUna banda formata da quattro rapinatori in trasferta dalla Campania, è stata bloccata dai carabinieri di Milano e Napoli dopo una serie di indagini dei militari. Si tratta di una giovane donna e tre uomini. Gli arresti sono stati effettuati a Napoli e Torre del Greco in esecuzione di un provvedimento emesso dal Gip del Tribunale di Milano.

Due le rapine che sono state loro contestate e che avevano fruttato complessivamente 200 mila euro.  Ai presunti autori, i militari dell’Arma sono arrivati partendo dalle riprese dei circuiti di video-sorveglianza degli istituti, da alcune impronte, raccolte dalla Sezione Investigazioni Scientifiche su entrambe le scene del crimine, e dalle testimonianze delle vittime; hanno quindi identificato i malviventi, “trasfertisti” che, partiti dalla Campania con la vettura di proprietà, hanno raggiunto il capoluogo lombardo, dove hanno agito sempre a capo scoperto, confidando di non essere riconosciuti per la loro estraneità alla criminalità locale.

I comonenti della banda non si sono mai preoccupati di nascondere un fortissimo accento campano e, in un’occasione, sono persino giunti a salutare le vittime, prima di andarsene, mentre venivano ripresi dalle telecamere della video-sorveglianza.

I Carabinieri hanno ricostruito la dinamica dei “colpi” e il ruolo avuto dai singoli criminali: mentre il “palo” rimaneva a vista sull’esterno, gli altri tre malviventi penetravano negli istituti pochi minuti prima della chiusura, intimidivano i dipendenti simulando di disporre di armi da fuoco, per poi rinchiuderli in bagno. Subito dopo svuotavano le casseforti, gli sportelli bancomat e si dileguavano a piedi, confondendosi tra i passanti del centro città.

Le indagini hanno documentato la presenza nel gruppo di una donna dell’82, che ha sempre avuto un ruolo di primo piano, imponendosi per la forte personalità sui 3 complici, di età compresa tra i 51 e i 36 anni d’età, il primo dei quali ha ammesso di essere divenuto rapinatore, in quanto lo stipendio di casellante autostradale non gli sarebbe più bastato.  La banda è allo stato oggetto di ulteriori verifiche investigative per valutare l’eventuale responsabilità in merito ad altri, analoghi episodi criminali.

Rubano in supermecato a Crotone. 4 arresti dei carabinieri

Rubano in supermecato a Crotone. 4 arresti dei carabinieri
I carabinieri mostrano la refurtiva

CROTONE – Hanno rubato generi alimentari, profumi e prodotti per un totale di 5.000 euro, ma sono stati bloccati ed arrestati dai carabinieri di Crotone. Un uomo e tre donne hanno iniziato ieri mattina in un supermercato ma sono stati notati dal personale.

Vistisi scoperti sono fuggiti a bordo di un’auto della quale i dipendenti del market sono riusciti a prendere alcuni numeri segnalati ai carabinieri. I militari della centrale operativa hanno diramato le ricerche e contattato i responsabili della sicurezza di altri supermercati fornendo le caratteristiche fisiche dei 4 venendo così a sapere che erano stati visti in un centro commerciale sulla Statale 106.

Gli operatori della centrale, controllando le telecamere di sicurezza hanno individuato l’auto sospetta ed hanno inviato le pattuglie sul posto. All’uscita del supermercato i quattro sono stati fermati dai carabinieri e la merce recuperata. Per Maria Mango, di 61 anni, Laura Mango (55), Antonio Mango (48) e Giulia De Rose (32) sono stati disposti gli arresti domiciliari.

Crepe all’ospedale di Vibo Valentia. Trasferiti i pazienti

ospedale vibo valentia
Il Jazzolino di Vibo Valentia

VIBO VALENTIA – In due reparti dell’ospedale “Jazzolino” di Vibo Valentia sono state riscontrate alcune crepe nei muri ed la direzione generale dell’Azienda sanitaria provinciale ha disposto la riduzione dei posti letto ed il trasferimento di alcuni pazienti. I reparti interessati sono quelli di ortopedia e servizi immunotrasfusionale (Sit).

Nel nosocomio vibonese sono intervenuti i vigili del fuoco che hanno effettuato un sopralluogo insieme al personale dell’Azienda sanitaria provinciale di Vibo Valentia.

Dopo il sopralluogo si è svolta nei locali della direzione aziendale una riunione dell’ unità di crisi durante la quale i vigili del fuoco hanno sostenuto, in modo categorico, che le zone dell’ospedale a rischio vanno evacuate.

Al termine dell’incontro il direttore generale Angela Caligiuri ha emesso l’ordinanza per la riduzione dei posti letto ed il trasferimento dei pazienti.

Mafia a Paternò. 14 arresti nel clan Assinnata

Mafia a Paternò. 14 arresti nel clan Assinnata
Gli arrestati dell’operazione The End a Paternò contro il clan Assinnata

PATERNO’ (CATANIA) – Operazione The End. Quattordici persone ritenute appartenenti al clan Assinnata di Paternò, collegato con la “famiglia” Santapaola, sono state arrestate in esecuzione di un ordine di custodia cautelare emesso dal Gip di Catania, su richiesta della locale Dda della Procura. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono associazione mafiosa, estorsione e traffico di droga. Tra i destinatari del provvedimento, eseguito da carabinieri, c’è il padre del ragazzo al quale il 3 dicembre scorso, durante i festeggiamenti di Santa Barbara, Patrona di Paternò, alcuni portatori dei cerei votivi fecero un “inchino reverenziale” davanti la sua abitazione.

Le indagini di militari dell’Arma della compagnia di Paternò hanno permesso di ricostruire le dinamiche criminali che regolavano le condotte del gruppo e le modalità di gestione dei proventi illeciti, definirne la struttura, le posizioni di vertice e i ruoli degli affiliati, nonché di ricostruire il volume degli affari illegali nel settore delle estorsioni.

Il provvedimento è stato eseguito da oltre 100 Carabinieri del Comando Provinciale di Catania e dei reparti specializzati quali la Compagnia di Intervento Operativo del XII Battaglione “Sicilia”,  il Nucleo Cinofili di Nicolosi (Catania) ed il Nucleo Elicotteri della città etnea. al centro dell’inchiesta il clan Assinnata di Paternò che gli inquirenti ritengono affiliato alla famiglia catanese Santapaola di Cosa nostra.

L’INCHIESTA THE END CONTRO IL CLAN ASSINNATA
Il clan – spiegano gli investigatori -, storicamente sviluppatosi in seno al gruppo mafioso di Paternò facente capo ad Giuseppe Alleruzzo (classe 1935), è stato riorganizzato da Domenico Assinnata (classe 1952) e dal figlio Salvatore (classe 1972) come accertato nelle operazioni Orsa Maggiore, che nel 1993 per la prima volta  individua i gruppi dell’hinterland catanese ricollegabili alla famiglia Santapaola, Padrini e Fiori Bianchi che hanno documentato l’operatività del clan sino all’aprile 2010.

I soggetti arrestati rispondono dei reati presunti di associazione di tipo mafioso, estorsione ed associazione finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, commessi dal 2012 al settembre 2013.

Il provvedimento scaturisce da una complessa attività di indagine avviata dalla Compagnia Carabinieri di Paternò, in seguito al rinvenimento di una tanica di benzina con accendino legato da nastro adesivo presso un cantiere di una ditta della provincia di Palermo e alla successiva denuncia presentata dal titolare nei confronti dello sconosciuto autore, poi identificato in Giuseppe Fioretto.

L’attività investigativa ha consentito di documentare come Salvatore Assinnata fosse il promotore dell’organizzazione che gestiva la “cassa” del clan e che si occupava di reinvestire i guadagni nell’acquisto di sostanza stupefacente, avendo rapporti con le altre famiglie mafiose di Catania.

Le indagini hanno delineato una organizzazione mafiosa, di tipo verticistico – piramidale, con una chiara e nitida suddivisione dei compiti, tutti finalizzati al conseguimento di illeciti proventi scaturenti da diversificate attività criminali.

Salvatore Assinnata era coadiuvato dai suoi “fedelissimi”, Giovanni Messina, suo storico braccio destro e tratto in arresto nell’ambito dell’indagine in quanto trovato in possesso di 600 grammi di cocaina purissima, Pietro Puglisi, responsabile di custodire l’arsenale del clan sequestrato nel maggio del 2013, il cognato Andrea Giacoponello, tratto in arresto per la detenzione di una pistola con matricola abrasa, Benedetto Beato, Giuseppe Parenti, Luca Vespucci e Giuseppe Fioretto, con i compiti di gestire le altre attività illecite.

Salvatore Assinnata, afferma l’accusa, utilizzava i soggetti suddetti, unitamente ad altri, come gregari attraverso i quali recapitava messaggi, recuperava somme di denaro, consegnava e spacciava lo stupefacente.

Le indagine hanno consentito di accertare l’esistenza di una “piazza di spaccio” a Piazza Purgatorio di Paternò gestita da Daniele Beato, Giuseppe Fusto, Mario Leonardi e Rosario Oliveri. Altri soggetti, quali Cinzia Pellegriti, i fratelli Angelo e Andrea Di Fazio, erano incaricati dello spaccio dello stupefacente.

Tra le varie azioni estorsive documentate, anche di recupero crediti, particolarmente efferata e sfacciata quella ai danni di un’ottica paternese, ove i sodali, approfittando della minaccia implicita dell’appartenenza al clan, si recavano frequentemente per prelevare costosi occhiali senza versare il corrispettivo.

L’indagine ha anche dimostrato come tutti i accoliti fossero tenuti a versare i proventi delle varie attività illecite in una cd. cassa comune, dalla quale venivano ricavati gli “stipendi degli affiliati” e i costi del mantenimento dei familiari di coloro che erano detenuti.

Emblematico è, a tal proposito, l’episodio in cui Daniele Beato, avendo sentore che da lì a poco gli sarebbe arrivata una condanna definitiva, dialogava con Luca Vespucci al quale diceva che sarebbe dovuto avvenire “il passaggio del testimone” e che “ora doveva iniziare a lavorare al posto suo”.

Singolari le conversazioni captate tra alcuni affiliati relative al ruolo indiscusso di leader di Salvatore Assinnata, “iddu quannu u talii sulu nda facci … pigghi e ti pisci incoddu…minchia… iddu è il top dei top…iddu cumanna è u capu…io sugnu suddatu” e ancora una conversazione che evidenziava la cultura mafiosa degli associati “iu sugnu mafiusu….’mbare iu macari ca m’attaccunu …iu mi fazzu a galera mutu mutu” ed infine una conversazione che testimoniava il nuovo ingresso di un affiliato che confermava di essere entrato a far parte del clan Assinnata: “A: ma gia’ t’associaru?…t’associasti?…ti dichiarasti vero? B:si…  A: si?…apposto…”.

E’ uno stesso appartenente all’organizzazione che, in una intercettazione, diceva del proprio capo Salvatore ASSINNATA “ha statu pi sempri” e  “lui è il top del top”.

Elenco dei destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare 

  1. Salvatore Assinnata, 43enne, di Paternò, già detenuto;
  2. Benedetto Beato, 33enne di Paternò;
  3. Daniele Beato, 30enne di Paternò;
  4. Andrea Di Fazio, 28enne, di Paternò, già detenuto;(domiciliari);
  5. Angelo Di Fazio, 25enne, di Paternò, già detenuto;
  6. Giuseppe Fioretto, 34enne, di Paternò, già detenuto;
  7. Giuseppe Fusto, 49enne, di Paternò, già detenuto;
  8. Andrea Giacoponello, 43enne, di Paternò, già detenuto;
  9. Mario Leonardi, 33enne, di Paternò;
  10. Salvatore Mannino, 29enne, di Paternò;
  11. Rosario Oliveri, 28enne, di Paternò;
  12. Giuseppe Parenti, 33enne , di Paternò già detenuto;
  13. Maria Cinzia Pellegriti, 43enne, di Paternò;
  14. Luca Vespucci, 32enne, di Paternò.

“Non fumare che mi dai fastidio”. E lo ammazza. Fermato

Vito Salvatore Di Dia uccide Raffaele Carretta al Bar del Fortino a Torino
Il “Bar del Fortino” a Torino dov’è avvenuto l’omicidio di Raffaele Carretta

TORINO I carabinieri della Compagnia Oltra Dora hanno sottoposto a fermo Vito Salvatore Di Dia, 62 anni, residente Settimo Torinese (Torino), ritenuto presunto responsabile dell’omicidio di Raffaele Carretta, 69 anni, ex militare dell’Arma in pensione, residente Torino e coniugato.

Il delitto è accaduto alle 15.30 circa di martedì 23 febbraio, in strada del Fortino 30, all’interno del “Bar del Fortino”. Le indagini degli inquirenti hanno permesso di chiarire che, al culmine di una lite scaturita per futili motivi, Di Dia avrebbe colpito ripetutamente alla testa la vittima, che, dopo circa cinque minuti, è caduto privo di conoscenza decedendo subito dopo.

Secondo quanto accertato, la vittima sarebbe entrato nel bar con una sigaretta accesa, nella sala da gioco dove Di Dia stava giocando a carte. Un atteggiamento che è stato subito censurato con stizza da Di Dia tanto da invitarlo ad uscire fuori dal locale. “Non fumare che mi dai fastidio”, gli avrebbe detto l’indagato. Carretta, una volta uscito è poi rientrato e tra i due sono volati insulti e botte. A prevalere è stato il fermato che con calci e pugni ha lasciato Carretta esamine a terra.

Dopo il violento litigio, Vito Salvatore Di Dia si è allontanato dal bar è ha fatto perdere le proprie tracce. Alle 19.00, l’uomo è stato rintracciato ed è stato sottoposto a fermo. Il medico legale, intervenuto sul posto, riscontrando segni di percosse, ha disposto il trasporto della salma presso il locale istituto medico legale per il successivo esame autoptico.

Usura ed estorsione. Due arresti a Milano

due arresti a milano usura estorsioneTra novembre e dicembre scorsi, la Squadra Mobile di Milano, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, aveva arrestato due noti pregiudicati per associazione mafiosa, Vincenzo Guida ed Alberto Fiorentino, per esercizio abusivo del credito ed autoriciclaggio; altre tre persone erano state arrestate per riciclaggio.

L’operazione, che aveva portato al sequestro di denaro e preziosi per oltre un milione e mezzo di euro, aveva permesso di far luce, tra l’altro, su una sistematica attività illecita di concessione di finanziamenti ad imprenditori nel pieno centro di Milano.

Le ulteriori indagini svolte hanno portato ad ipotizzare che, almeno in cinque casi, Guida e Fiorentino si siano resi responsabili di usura, ed in un caso anche di estorsione, reati aggravati dal cosiddetto “metodo mafioso”; i due sono stati quindi raggiunti da una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere per tali reati, emessa dal Gip del Tribunale di Milano ed eseguita mercoledì mattina dalla Squadra Mobile.

Il provvedimento ha poi portato all’arresto di un terzo soggetto, indagato anch’egli per estorsione aggravata nonché per porto abusivo di armi ed impiego di denaro provento di reati quali associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati tributari, abusiva attività finanziaria, estorsione ed usura.

L’Italia rende omaggio a Umberto Eco. Funerali a Milano

Funerali Umberto Eco Milano
La folla al Castello Sforzesco a Milano ai funerali di Umberto Eco (Ansa/Masco)

A Milano, nel cortile della Rocchetta al Castello Sforzesco, l’addio a Umberto Eco, morto il 19 febbraio all’età di 84 anni. Umberto Eco “andava guardato come si guarda un quadro o un paesaggio. Si capiva e si vedeva che in quei silenzi consultava la sconfinata biblioteca che era dentro di sé”. Così il ministro della Cultura, Dario Franceschini, ha parlato del semiologo, filosofo e scrittore, intervenendo al rito di addio al Castello Sforzesco di Milano.

“In quei silenzi” Umberto Eco “stava cercando e lavorando – ha aggiunto -. Grazie Maestro per aver guardato per tutta la vita fuori da quella finestra per noi”. Tra i presenti anche Roberto Benigni, accompagnato dalla moglie Nicoletta Braschi.

Giannini, abbiamo perso un maestro, non la sua lezione – “Eco è il simbolo di quel classicismo innovatore di cui c’è tanto bisogno e di cui il nostro Paese è portatore nel mondo. Abbiamo perso un maestro ma non abbiamo perso la sua lezione. Carissimo professore Eco, carissimo Umberto, oggi non un addio”. Così il ministro dell’Istruzione, Stefania Gannini, ha ricordato Umberto Eco, nel suo intervento alla cerimonia funebre al Castello Sforzesco di Milano.

Pisapia, grazie per tuo coraggio culturale e civile – “Grazie per il tuo coraggio culturale e civile”, “grazie per essere stato l’interprete dell’anima di questa città”: è stato innanzitutto un ringraziamento a Umberto Eco l’intervento del sindaco Giuliano Pisapia al funerale laico dello scrittore. Il suo è stato il primo degli interventi previsti dopo l’introduzione del suo editore ed amico Mario Andreose e la musica di Arcangelo Corelli suonata da clavicembalo da viola e gamba dell’orchestra Verdi. “Umberto – ha detto Pisapia – sei stato, sei e sarai l’orgoglio di questo Paese” non solo uno studioso ma come un uomo “in grado di parlare con tutti”.

L’uscita del nuovo libro di Eco, Pape Satàn Aleppe, inizialmente prevista in maggio, è stata anticipata a sabato 27 febbraio. Lo annuncia l’editore Eugenio Lio. Il libro consegnato e corretto dallo scrittore, con la copertina disegnata da Cerri, aspettava solo di andare in stampa per la casa editrice La nave di Teseo.

Wikileaks: Berlusconi spiato da 007 Usa prima di cadere nel 2011

Wikileaks, Silvio Berlusconi spiato dagli 007 Usa
Silvio Berlusconi

ROMA – Le telefonate tra l’allora premier Silvio Berlusconi e i suoi collaboratori, ma anche conversazioni dirette con leader politici come Benjamin Netanyahu venivano monitorate dallo Special Collection Service (Scs), unità speciale dell’Nsa (National Security Agency degli Stati Uniti) che opera sotto copertura diplomatica. E’ quanto emerge dai nuovi file di Wikileaks resi noti da Repubblica e l’Espresso.

In particolare, sul suo sito web, l’organizzazione creata da Julian Assange pubblica il report dell’Nsa di un incontro tenutosi il 22 ottobre 2011 tra l’allora presidente del Consiglio, l’ex presidente francese Sarkozy e la cancelliera Merkel, nel quale Sarkozy avrebbe detto a Berlusconi che “le istituzioni finanziarie italiane potrebbero presto “saltare in aria” come il tappo di una bottiglia di champagne e che “le parole non bastano più” e che Berlusconi “ora deve prendere delle decisioni”.

Le fasi che portarono alle dimissioni di Berlusconi sono state dunque attentamente seguite dall’Nsa. Secondo questi nuovi documenti, sono state intercettate le conversazioni di Berlusconi, del suo consigliere personale Valentino Valentini, del consigliere per la sicurezza nazionale, Bruno Archi, del vice consigliere diplomatico Marco Carnelos, e del rappresentante permanente dell’Italia alla Nato, Stefano Stefanini. Quanto alla telefonata tra Berlusconi e Netanyahu, nello stralcio del documento dell’Nsa viene riportato che “Berlusconi ha promesso di mettere l’Italia a disposizione di Israele, nell’aiutare a rimettere a posto le relazioni di quest’ultimo con Washington”.

La Farnesina ha convocato l’Ambasciatore degli Stati Uniti d’America John Phillips per avere chiarimenti circa le notizie riportate da Repubblica e L’Espresso, secondo le quali il Presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi e alcuni suoi stretti collaboratori sarebbero stati sottoposti a intercettazioni telefoniche nel 2011.

“Ci accingiamo a chiedere informazioni in tutte le sedi, anche con passi formali, sulla vicenda di Berlusconi” svelata da Wikileaks: ha annunciato il premier Matteo Renzi, secondo quanto riferito da diversi partecipanti, all’assemblea Pd al Senato.

Copasir chiederà chiarimenti a Minniti – Il Copasir chiederà al sottosegretario con delega all’Intelligence, Marco Minniti, chiarimenti sui documenti di Wikileaks pubblicati da Repubblica e L’Espresso, che danno conto di un’attività di spionaggio da parte degli Stati Uniti nei confronti dell’allora premier Silvio Berlusconi e di suoi collaboratori nel 2011. “Mi sembra doveroso – dice all’Ansa il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi – sottoporre la questione all’attenzione del sottosegretario Minniti nella sua audizione prevista per dopodomani”.

Tentato omicidio contro rivale nella gestione di villaggi. Preso

 Fabio Condoluci arrestato tentato omicidio Andrea Comerci VIBO VALENTIA – Un imprenditore turistico che opera sulla costa tirrenica vibonese, Fabio Condoluci, 44 anni, di Cittanova (Reggio Calabria), è stato arrestato dai carabinieri della Compagnia di Tropea con l’accusa di essere il presunto autore del tentato omicidio commesso il 24 giugno scorso a Santa Domenica di Ricadi ai danni di un altro operatore turistico, Andrea Comerci (34).

Quest’ultimo era fermo ad un passaggio a livello a bordo della sua auto quando un uomo aveva sparato colpi di pistola calibro 45 ferendolo alla spalla e ad una mano. La vittima si era salvata perché l’arma si era inceppata. All’origine del gesto, secondo l’accusa, contrasti protrattisi nel tempo tra le famiglie che gestiscono due villaggi turistici confinanti. Fabio Condoluci, nel 2001, aveva tentato di uccidere il fratello di Comerci.

Nel 2012 il fratello di Condoluci è stato ucciso in un agguato da persone rimaste ignote. Una spirale di violenza, hanno sostenuto gli investigatori, che aveva indotto i Comerci a cercare l’acquisto di un’auto blindata.

Omicidio Marianna, convalidato il fermo per Giovanna Leonetti

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La presunta omicida, Giovanna Leonetti

COSENZA – Il gip del tribunale di Cosenza, Francesco Branda, ha convalidato il fermo di Giovanna Leonetti, la donna di 37 anni accusata di avere ucciso la figlioletta Marianna Luberto, di sette mesi, nella loro casa di via Molinella, in centro a Cosenza.

Secondo quanto accertato, Giovanna Leonetti, che soffre di depressione post partum, in un raptus avrebbe soffocato con un cuscino la piccola.

Il magistrato ha disposto per lei una misura restrittiva in ospedale nel reparto di Psichiatria dove è attualmente ricoverata e piantonata dai carabinieri. La decisione è giunta a conclusione dell’interrogatorio di garanzia della donna che si è svolto nell’ospedale di Cosenza.

Il pm Domenico Frascino, che ha firmato il provvedimento di fermo, aveva chiesto il trasferimento della donna in carcere, mentre il difensore della signora, l’avvocato Marcello Manna, aveva indicato la necessità di tenerla in una struttura sanitaria.

Al giudice la donna avrebbe dichiarato di trovarsi in uno stato confusionale già dallo scorso mese di ottobre, una situazione che si sarebbe acuita sabato quando è avvenuta la tragedia, giorno in cui lei era particolarmente provata.

Intanto, lunedì, a seguito dell’autopsia, il corpicino di Marianna è stato consegnato al padre per le esequie. I funerali si sono svolti con la partecipazione di tanti amici, parenti e semplici cittadini che si sono voluti stringere attorno al papà della piccola, Francesco Luberto, affranto dal dolore. La tragedia ha scosso tutta la città.

Droga connection, imponente blitz a Milano. 39 arresti

Operazione connection
Un frame del video dei carabinieri

Traffico di droga e reati in materia di armi. Sono queste le accuse che hanno portato agli arresti 39 persone e 11 obblighi di dimora con un imponete blitz all’alba di martedì condotto da circa 500 tra Carabinieri del Comando Provinciale di Milano, con l’ausilio di un articolato dispositivo composto anche dai militari del 3° Reggimento “Lombardia”, dello Squadrone Eliportato “Cacciatori di Sardegna”, del 2° Nucleo Elicotteri di Orio al Serio, dei Nuclei Cinofili di Casatenovo e Orio al Serio e di quelli di Monza, Como, Foggia, Lecco, Lodi, Nuoro, Olbia-Tempio e Siena.

I provvedimenti sono stati emessi dai gip del Tribunale di Monza, Patrizia Gallucci e Pierangela Renda, su richiesta dei pm della locale Procura, Salvatore Bellomo, Vincenzo Fiorillo e Giulia Rizzo. L’operazione è denominata “Connection”.

47 italiani, 2 cittadini marocchini e 1 spagnolo sono finiti nella rete dei militari. 21 di questi vanno in carcere, 18 agli arresti domiciliari e 11 obblighi di dimora. 44 indagati erano liberi, 3 detenuti in carcere per altra causa (Monza, Como e Bergamo) e 3 sottoposti agli arresti domiciliari per altra causa (Lesmo e Nova Milanese – Monza Brianza e Vieste – Foggia).

L’indagine, condotta principalmente dalle Compagnie Carabinieri di Monza, Desio e Vimercate (Monza Brianza), ha documentato la presenza di due presunti sodalizi criminali radicati sul territorio lombardo e particolarmente attivi nei comuni della Brianza e dell’hinterland milanese, dove operavano in stretta sinergia per il traffico e lo spaccio di droga.

La presenza del primo gruppo criminale, spiegano gli inquirenti, è emersa nel dicembre 2013 con la scoperta di una “raffineria” di cocaina a Usmate Velate (Monza Brianza); il secondo è stato individuato, tra 2013 e 2014, a partire da una pluralità di episodi di natura intimidatoria, maturati nell’ambiente dello spaccio e verificatisi nella zona di Desio.

Il costante lavoro di scambio informativo tra i reparti dell’Arma milanese, la consistente attività tecnica e prolungati servizi di osservazione sul territorio hanno permesso di ricostruire la ramificazione territoriale e, più in generale, i rapporti tra i malviventi; durante le indagini sono stati già eseguiti 32 persone in flagranza di reato e il sequestro di oltre 27 chilogrammi di droga, oltre 20 armi da fuoco e 120 mila euro in contanti, provento dell’attività delittuosa. Infine, sono stati accertati oltre 1.200 episodi di cessione di droga a centinaia di assuntori di varia estrazione sociale.

L’INCHIESTA “CONNECTION”
In riferimento al primo sodalizio, – spiegano ancora gli investigatori – a seguito della scoperta il 23 dicembre 2013 di una piccola “raffineria” di droga tra cui cocaina in un deposito di bibite in Brianza, a Usmate Velate; circostanza, questa, nella quale vennero arrestate tre persone. Nel locale, protetto da un sistema di videosorveglianza esterno, furono rinvenuti e sequestrati 1 kg. di cocaina, 770 gr. di hashish, 6 gr. di marijuana, pasticche di exctasy, sostanza da taglio, 4 bilancini di precisione, 1 pressa per il confezionamento, 1 pistola cal. 7,65 e 70 proiettili.

Le stesse consentivano di accertare che il pregiudicato Loris Traina fosse il fornitore di grossi quantitativi di cocaina di numerosi spacciatori della Brianza e zone limitrofe, i quali, a loro volta, rivendevano lo stupefacente ai vari pusher locali. Parallelamente veniva individuato un altro gruppo criminale dedito allo spaccio di hashish, facente capo al pregiudicato Ignazio Floris.

VIDEO DELL’OPERAZIONE

Sia Traina che Floris, entrambi operanti su Lesmo, avevano avviato due distinti canali di traffico verso la Sardegna, uno per la cocaina e l’altro per l’hashish, il cui comune punto di riferimento era Giovanni Paolo Silviani. Più in particolare, il Floris, approfittando della sua attività di rivendita di vetture usate, utilizzava alcuni veicoli, con il pretesto di venderli a privati, per il trasporto dell’hashish sull’isola, occultandolo nell’abitacolo e in alcuni casi negli pneumatici. Tutti e tre sono stati ora arrestati;

In merito a quello ritenuto il secondo sodalizio, sulla base degli accertamenti condotti su una serie di episodi criminosi maturati negli ambienti dello spaccio degli stupefacenti, tra i quali due casi (22 ottobre 2013 e 10 gennaio2014) di esplosioni di colpi d’arma da fuoco, a scopo intimidatorio, all’indirizzo dell’autovettura in uso alla sorella di un pregiudicato di Desio, ora arrestato: Alessandro Lauriola.

Le prime indagini sugli eventi permettevano di individuare tre sovrapposti gruppi criminali, il primo dedito allo spaccio locale di cocaina e facente capo proprio al Lauriola nonché a Massimo Parisi, ora arrestato, uno intermedio impegnato nell’approvvigionamento della sostanza (come emerso in distinte attività di polizia) e un terzo nettamente superiore, dedito al traffico di cocaina, ascrivibile a personaggi di elevata caratura delinquenziale quale Carmelo Pio (figlio del 69enne Domenico Pio, noto esponente della “Locale” ‘ndranghetista di Desio, arrestato nel 2010 nell’ambito della operazione dei Carabinieri “Infinito” e ora recluso nel carcere di Voghera con fine pena al 12 aprile 2026), ora arrestato. Le principali piazze di spaccio sono state localizzate nei Comuni di Desio e Nova Milanese.

La disponibilità di armi da parte di alcuni personaggi veniva confermata, nel corso delle indagini, dall’importante sequestro effettuato dai Carabinieri il 21 apr. 2015 a Mariano Comense (CO) all’interno di un box dell’indagato Pasquale Marando (tratto in arresto per tali fatti il 29 giu. 2015), ove veniva scoperto un vero e proprio arsenale di armi perfettamente funzionanti costituito da: 2 fucili mitragliatori, 2 fucili a canne a mozze (di cui uno provento di furto), 13 fucili da caccia (di cui 6 provento di furto), 4 pistole semiautomatiche (di cui 3 con matricola abrasa), 1 revolver, 4 silenziatori e munizionamento vario. Anche Marando è stato ora arrestato.

Le stesse sono state condotte dalle Compagnie di Monza, Desio e Vimercate attraverso un costante lavoro di osmosi e scambio informativo, tenuto conto della medesima ramificazione territoriale e, più in generale, della forte interazione dei due sodalizi; una consistente attività tecnica: 241 intercettazioni telefoniche, 24 intercettazioni ambientali (con relativi servizi di geolocalizzazione), 8 sistemi di videoripresa, nonché centinaia di prolungati servizi di osservazione sul territorio che hanno consentito di indagare complessivamente 118 persone e accertare oltre 1.200 episodi di cessione di stupefacente a centinaia di assuntori di varia estrazione sociale.

Unioni civili, stralcio stepchild e fiducia. Renzi: “Serve accordo”

Unioni civili - Angelino Alfano e sullo sfondo Matteo Renzi
Angelino Alfano e sullo sfondo Matteo Renzi (Ansa/Frustaci)

ROMA – La via dell’accordo di governo per approvare le unioni civili sembra ormai decisa. In una riunione, in mattinata, tra Matteo Renzi ed i capigruppo, si sarebbe confermato, a quanto si apprende da fonti di maggioranza, l’orientamento a portare a casa la riforma con un’intesa con i partner di maggioranza di Ncd “perchè i grillini non sono affidabili”. Sembra confermato che il maxi-emendamento, sul quale mettere la fiducia, non conterrebbe la stepchild adoption e prevederebbe anche “piccoli aggiustamenti” anche agli articoli 2 e 3 del ddl Cirinnà. A quanto si apprende, sarebbero accolti gli emendamenti Lumia, già frutto di un’intesa nel Pd, che chiarirebbe i diritti del codice civile estesi anche alle coppie gay.

Marcucci: avanti su adozioni con ddl. Continueremo battaglia su tutte adozioni con altro disegno legge – “Una legge piena sulle unioni civili con diritti veri alle coppie gay. Continueremo la battaglia sulle adozioni, non solo quelle speciali, con un ddl”. Lo scrive su Twitter Andrea Marcucci. Il senatore del Pd, già autore dell’emendamento ‘canguro’ bocciato dai Cinque stelle, sembra così confermare le indiscrezioni secondo cui l’adozione del figlio del partner per le coppie omosessuali, attualmente prevista dalla legge Cirinnà, sarà affrontata in una legge complessiva sulle adozioni sia etero che omosessuali.

E nella sua e-news il premier Renzi ha ribadito la sua linea sulle unioni civili: “Tante polemiche, al solito, dopo l’ennesimo dietrofront del Movimento Cinque Stelle che aveva assicurato il sostegno all’emendamento Marcucci e poi ha cambiato idea venti minuti prima del voto decisivo. Mia opinione: non possiamo ritardare ancora l’approvazione della legge. Sono decenni che con tutte le scuse si rinvia, si ritarda, si rimanda. Adesso è arrivato il momento di decidere, anche a costo di usare lo strumento della fiducia”.

Alfano, soddisfatto stia prevalendo buonsenso – “Noi siamo soddisfatti del fatto che stia prevalendo il buon senso”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, interpellato sulla soluzione in arrivo per il disegno di legge sulle unioni civili. “Si’ ai diritti per le coppie anche omosessuali – ha spiegato Alfano – ma non mettiamo di mezzo i bambini, che hanno bisogno di un papà e una mamma. E questo tema investe anche il fatto del matrimonio, non può essere una fotocopia del matrimonio, che è fra uomo e donna”. Secondo il ministro dell’Interno, per quanto riguarda i figli che vivono già con coppie omosessuali “le leggi esistenti consentono di coprire dal punto di vista giuridico e della tutela della continuità affettiva le situazioni esistenti”.

L’intesa è necessaria perchè, come ammette il premier Matteo Renzi che festeggia i due anni di governo con una conferenza alla stampa estera: “Il Pd non ha vinto le elezioni e al Senato ha 112 voti, quindi, “bisogna trovare un accordo”. Intesa che si cerca anche guardando ad Ncd che fa sapere: “Su un nuovo testo è possibile anche l’ok di Fi”.

Il rapporto con M5s – “C’era una prova di intesa con M5S che mercoledì scorso, venti minuti prima del voto, si è tirato indietro. Si dice che cambiare idea sia sintomo di intelligenza, allora i grillini sono geni assoluti”. Renzi spiega il cambio della strategia sulle unioni civili nell’incontro con la stampa estera, ricordando che “il Pd non ha vinto le elezioni e al Senato ha 112 voti mentre gli atri 208, quindi bisogna avere un accordo e non basta con un partito ma anche con altri”. “Così non si va avanti da nessuna parte – prosegue il premier -, quindi o con un emendamento del governo o con la strada dell’accordo parlamentare spero che nell’arco di qualche giorno si possa chiudere al Senato. Dobbiamo mettere fine ad un lungo rinvio costante”. (Ansa)

Enrico Rossi vuole prendersi il Pd: Stop a renziani e anti Renzi

Enrico Rossi con Matteo Renzi
Enrico Rossi con Matteo Renzi

FIRENZE – Stop alla dicotomia Renziani e anti renziani. Dalle prossime primarie in poi potrebbero esserci i “rossiani” a porre fine alle divisioni interne ai dem. Il dirigente del Partito democratico e presidente della Regione Toscana,  Enrico Rossi intende infatti sfidare Matteo Renzi per la segreteria nazionale del del Pd.

“Stasera a Pontedera – spiega Rossi – che è casa mia, annuncio ufficialmente che mi candiderò alla segreteria nazionale del Pd e quindi lavorerò per raccogliere le firme necessarie per farlo”. “La mia sarà una candidatura – ha spiegato – alternativa a Renzi ma con l’ambizione di superare la dinamica tra renziani e antirenziani. Per questo mi definisco convintamente rossiano”. Le consultazioni potrebbero svolgersi prima del referendum di ottobre.

“Quello che mi sento di assicurare fin da ora è che non farò danni al Pd, perché penso che in un partito plurale come il nostro si possa esprimere le proprie opinioni anche senza dover poi portare via il pallone con il quale si gioca”, ha detto Enrico Rossi spiegando le ragioni della sua scelta di candidarsi alla segreteria del Pd, marcando una distanza da chi “come Alfredo D’Attorre ha invece detto che si prendono schiaffi ogni giorno”.

La sua candidatura alla guida del Pd ha l’obiettivo di “uscire dagli schemi attuali dell’essere con Renzi o anti-Renzi e di avere come interlocutore la sinistra del partito pur riconoscendo la spinta innovativa del premier”. “Credo che in un partito ci si debba stare anche rispettandone la disciplina – ha concluso – ed è per questo che dopo mesi di incontri e occasioni in cui ho espresso le mie idee ho sentito il dovere di candidarmi e di provare a superare certe divisioni mettendo in campo una proposta politica alternativa ma che non è contro nessuno”.

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