14 Ottobre 2024

Home Blog Pagina 1126

Gravissimo incidente stradale sull’A3 in Calabria. 4 Morti

Mileto, incidente all'A3. Morti 4 giovani
La galleria di Mileto sull’A3. In alto i quattro giovani che hanno perso la vita

MILETO (VIBO VALENTIA) – Gravissimo incidente stradale in Calabria, sull’A3 Salerno-Reggio Calabria, all’altezza dello svincolo di Mileto (Vibo Valentia). Il bilancio è di 4 morti. Le vittime erano tutte poco più che ventenni.

Il tragico incidente è avvenuto all’alba di martedì in una galleria dell’A3 in direzione sud. Coinvolti l’auto dei ragazzi e un mezzo pesante. Gli agenti della Polstrada stanno ultimando gli ultimi accertamenti. Le vittime sono i 22enni Fortunato Calderazzo, Marzio Canerossi, Francesco Carrozza, e Giuseppe Speranza di 24 anni. Tutti di Gioia Tauro. L’autista del camion si trova ricoverato in stato di choc all’ospedale di Vibo Valentia. Le indagini sono affidate al comandante della Polstrada di Vibo Valentia, Pasquale Ciocca. Sul luogo dell’incidente è intervenuto il pm di turno della Procura di Vibo Valentia, Benedetta Callea.

I quattro ragazzi, da quanto è emerso, viaggiavano a bordo di una Fiat 500 “L” di colore rosso proveniente da Cosenza dove avevano passato alcune ore con degli amici. Alle prime luci dell’alba si sarebbero messi in auto per raggiungere Gioia Tauro, la loro città di origine. Una distanza poco meno di 140 chilometri, da percorrere in circa un’ora e mezza. Arrivati quasi a casa, prima dello svincolo di Mileto, l’automobile per cause sconosciute ha urtato il muro della galleria sbandando paurosamente.

Secondo quanto ricostruito, un mezzo pesante che era dietro la vettura non avrebbe fatto in tempo a frenare e ha travolto in pieno il veicolo facendo sbalzare i giovani fuori dall’abitacolo. Il decesso dei poveri ragazzi è avvenuto sul colpo. Non è escluso che al conducente dell’utilitaria sia venuto un improvviso colpo di sonno; fenomeno molto insidioso alle prime ore del giorno. La Polizia stradale sta tuttavia lavorando per ricostruire l’esatta dinamica dell’incidente. La procura di Vibo Valentia, che sulla tragedia ha aperto un fascicolo, ha disposto l’esame autoptico sul corpo dei giovani.

Oltre allo stazio di parenti e amici, è sgomento in tutta la regione per il dramma di stamane. Il sindaco di Gioia Tauro, Giuseppe Pedà, ha indetto per il giorno dei funerali il lutto cittadino. I quattro ragazzi erano molto conosciuti e stimati in città.

A causa dell’incidente in galleria la circolazione sulla carreggiata è andata in tilt. L’Anas ed i vigili del fuoco hanno concluso le operazioni di rimozione dalla sede stradale dei veicoli coinvolti.

Sequestrato bosco di 1.300 ettari a Calabria Verde. 5 indagati

Gli uomini del Corpo Forestale dello Stato sequestra bosco a Calabria Verde
Gli uomini del Corpo Forestale dello Stato sequestra bosco a Calabria Verde

BOCCHIGLIERO (COSENZA) – Il Corpo forestale dello Stato ha posto sotto sequestro su decreto della Procura della Repubblica di Castrovillari una vasta area boscata di Calabria Verde nel comune di Bocchigliero (Cosenza). L’area, estesa per oltre 1.300 ettari (13 milioni di metri quadrati) è di proprietà demaniale della Regione Calabria e ricade all’interno della zona “1” del Parco Nazionale della Sila.

Le indagini coordinate dal Procuratore Capo Eugenio Facciolla e condotte dal sostituto Procuratore Angela Continisio hanno accertato illegalità nelle concessioni. In particolare sono state date delle concessioni a varie ditte per la raccolta del materiale danneggiato dalle intemperie con costi nettamente al di sotto del valore reale del legname e in assenza delle autorizzazioni previste.

Il quantitativo stimato e concesso sembrerebbe irrisorio rispetto a quanto prelevato dalle ditte boschive. Le indagini avviate nei mesi scorsi dal Corpo forestale dello Stato di Cava di Melis CTA e poi condotte insieme al Nucleo Investigativo Provinciale di Polizia Ambientale e Forestale (Nipaf) di Cosenza, hanno accertato una quantificazione del materiale venduto spropositata rispetto alla realtà, in alcuni casi anche 20 volte inferiore al valore reale del materiale presente e raccolto dalle ditte.

Questa mattina 50 uomini del Corpo Forestale hanno operato il sequestro e acquisito atti presso gli uffici regionali di Cosenza e Catanzaro, mentre un aeromobile ha sorvolato la zona interessata. Cinque le persone fino ad ora iscritte al registro degli indagati tra dirigenti, tecnici e responsabile di una ditta boschiva.

Polistena, denunciato un falso dentista

Polistena, denunciato un falso dentistaPOLISTENA (REGGIO CALABRIA) – Un odontotecnico è stato denunciato a Polistena dalla Guardia di finanza di Gioia Tauro per esercizio abusivo della professione medica. I finanzieri hanno compiuto un controllo in un centro estetico all’interno del quale hanno scoperto due stanze adibite a studio dentistico abusivo.

Al momento dell’intervento dei finanzieri nello studio dentistico abusivo non c’erano pazienti ma sono state trovate tutte le attrezzature necessarie per esercitare la professione di dentista. I finanzieri hanno raccolto anche le dichiarazioni di alcune persone ed hanno acquisito una serie di agende, documenti fiscali e appunti. Dal materiale è emerso che l’odontotecnico svolgeva l’attività di dentista.

La Guardia di finanza ha sequestrato le due stanze adibite a studio, le attrezzature e tutto il materiale che era all’interno, per un valore di 30 mila euro. (Ansa)

‘Ndrangheta, arrestato direttore ufficio postale nel reggino

Il direttore di un Ufficio Postale in provincia di Reggio Calabria, G.S., 56 anni, è stato arrestato stamattina dalla Polizia di Stato con l’accusa di aver impiegato denaro di provenienza illecita, aggravato dalla finalità di favorire la ‘ndrangheta.

Secondo le indagini condotte dalla Squadra Mobile di Milano e coordinate dalla Direzione Distrettale Antimafia di Milano, a cui ha partecipato la Sezione di Polizia Giudiziaria – Guardia di Finanza della Procura della Repubblica di Milano, oltre 200 mila euro provento di traffico di stupefacenti di importanti famiglie di ‘ndrangheta sarebbero stati impiegati nell’acquisto di una farmacia di Milano. Perquisizioni sono state effettuate in Lombardia, Piemonte e Calabria.

La farmacia oggetto dell’indagine si trova a Milano.  “La farmacia è stata acquistata nel 2006 per circa 220mila euro – ha spiegato il procuratore aggiunto Ilda Boccassini nel corso di una conferenza stampa in questura, a Milano – Non è stato necessario intimidire nessuno, sono bastati i soldi”.

“Una farmacia – ha aggiunto – non è solo una fonte di reddito sicura, permette di dare lavoro, e chi può dare lavoro ha un grande potere. Ancora una volta constatiamo l’interesse della criminalità per la sanità al Nord. Abbiamo scoperto molti figli e parenti di ‘ndranghetisti impiegati in farmacie della città”.

L’accusa è di aver impiegato soldi provenienti dal traffico di droga di alcune famiglie per comprare appunto la farmacia a Milano. Il fratello del titolare ha precedenti per droga. La farmacia non è stata sequestrata.

Aggiornamento: Le persone coinvolte, per come sostenuto dal loro difensore, sono stati assolti.

Torino, arrestata la banda dell’Audi bianca. Ecco come rapinavano le ville

torino arrestata banda rapinatori albanesi Audi bianca
La potente Audi bianca utilizzata dalla banda in Piemonte

E’ stata tutta arrestata la banda di rapinatori seriali dell’Audi bianca che razziavano appartamenti e ville in Piemonte. Si tratta degli ultimi 4 albanesi che avrebbero terrorizzato ignari proprietari di appartamenti e ville con incursioni armate notturne, violenze e furti. I nomi degli arrestati sono Tomorr Stermillar, 31 anni, Erion Neziri, 29 anni, Bili Manjani, 30 anni, e Klevis Kaci, 20 anni, tutti abitanti a Torino.

I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Torino sono giunti a loro anche grazie a servizi di appostamento, intercettazioni e pedinamento. La banda di rapinatori era nota per utilizzare, durante le “missioni”, un’Audi TTS bianca rubata di 310 cavalli.

Le indagini, iniziate sei mesi fra, avevano consentito di arrestare i primi 9 albanesi (più 4 dell’ultima operazione, ndr), facenti parte di tre gruppi distinti e separarti, i quali hanno effettuato oltre 90 colpi, tra rapine e furti. Le bande hanno agito nelle province di Alessandria, Cuneo e Torino. Le indagini sono state estese in tutta Italia.

Tra le rapine di cui una delle tre bande è accusata, quella dello scorso 5 maggio nell’abitazione di un pensionato di 79 anni a Nole Canavese, in provincia di Torino. In quella occasione tre albanesi, intenti a rubare in una villetta di campagna, vennero sorpresi dal proprietario, che sparò due colpi di pistola contro i ladri. Uno di questi, Flori Eollaj, 39 anni, venne colpito a una spalla, gli altri due riuscirono invece a fuggire. Ma proprio quell’episodio ha permesso agli investigatori di dare una svolta decisiva alle indagini.

L’accusa nei confronti dei presunti rapinatori a associazione per delinquere, furto, rapina, ricettazione e detenzione di armi e munizioni clandestine. Le indagini, spiegano i militari di Torino, hanno consentito di acquisire gravi e concordanti elementi di responsabilità in 21 colpi (18 furti e 3 rapine) commessi in Piemonte. Sono state recuperate, in totale, venti autovetture rubate e utilizzate nel corso dei vari colpi.

In particolare le rapine sono state compiute tra Bruino, Montà d’Alba e Bricherasio. L’attività d’indagine si è concentrata nei mesi di ottobre-novembre 2015, concludendosi con l’arresto del quartetto, in flagranza, a Volvera, il 20 novembre scorso, subito dopo un furto in un’abitazione.

VIDEO

La banda, spiegano gli inquirenti, utilizzava come base logistica un appartamento in affitto nel quartiere San Salvario, difficilmente individuabile in quanto il contratto non era stato registrato. Il gruppo lavorava tra le 16 e le 5 del mattino e gli obiettivi erano sempre abitazioni e ville isolate, lontane dalle principali arterie stradali.

Al momento dell’uscita dalla “tana” i presunti rapinatori erano già in “tenuta da lavoro”: tuta da ginnastica con cappuccio, in modo da essere eventualmente più agili nell’arrampicarsi ai piani più alti delle abitazioni.

Il quartetto avrebbe utilizzato due macchine non rubate (“pulite”), una Smart e un’Alfa 147, per raggiungere un parcheggio in zona Mirafiori dove era stata opportunamente parcheggiata un’Audi TTS da 310 cavalli, bianca con targa tedesca, rubata durante un furto in abitazione a Giaveno.

Con questo bolide hanno messo a segno quasi tutti i colpi e si sono spostati in tutta la provincia di Torino ad altissime velocità, a volte a oltre 260 km/h, e senza mai fermarsi ai caselli autostradali perché sfruttavano la scia dei clienti telepass nelle corsie riservate. Non sono mancati anche gli inseguimenti con la Polizia Stradale.

Dall’esame delle denunce presentate dalle vittime dei furti e dai sopralluoghi effettuati sul posto, si è riusciti ad individuare quattro tecniche ricorrenti per forzare gli ingressi delle abitazioni:

La tecnica del “succhiello”: utilizzavano una punta di un trapano saldata a una leva e praticavano un foro sul serramento in legno senza fare così particolare rumore per poi riuscire ad intervenire con delle pinze direttamente sull’asta di apertura della porta;

Apertura dall’esterno delle serrature a doppia mandata (porte blindate): svitavano la placchetta esterna della feritoia della serratura e con pinze “a becco” sbloccavano la serratura facendo girare la chiave inserita dall’interno;

Apertura della finestra vasistas già aperte: utilizzavano arnesi artigianali costituiti da ferri del diametro massimo di 5 mm, modellabili quindi in base alle esigenze per inserirli all’interno e sbloccare così la maniglia;

Scollamento del vetro del serramento esterno: per eludere i sensori degli allarmi perimetrali installati all’interno dell’abitazione e collegati ai serramenti, staccavano i vetri facendo leva dall’esterno con dei cacciaviti.
Una volta entrati facevano razzia di tutto quello che trovavano: oggetti in oro, telefonini, computer, macchine fotografiche e armi.

In un casolare abbandonato, i carabinieri hanno trovato l’armeria della banda: cinque fucili, una pistola automatica, numerose munizioni e decine di coltelli.
I militari attribuiscono al gruppo anche un importante furto di armi avvenuto a Moncalieri il 17 novembre 2015, quando nell’occasione era stato sradicato e rubato da un’abitazione un armadio blindato contenente 17 armi, tra fucili e pistole. L’armadio è stato ritrovato vuoto dai carabinieri in una zona boschiva di Nichelino. Gli oggetti in oro sono stati riciclati attraverso alcuni Compro oro compiacenti, mentre gli oggetti Hi-Tech sono stati esportati all’estero.

Dal 1 marzo i medici obbligati a fare la ricetta elettronica

ricetta elettronica
la nuova ricetta elettronica

Va in pensione la vecchia ricetta rossa del medico di famiglia: dal primo marzo, infatti, sarà sostituita dalla ricetta elettronica, o “dematerializzata”. La legge che manda in soffitta i blocchetti rossi del medico, ricorda la Federazione nazionale dei medici di famiglia Fimmg, è in realtà del dicembre 2015 e recepisce un decreto di più di tre anni fa.

Dopo alcuni blocchi informatici, il sistema è dunque ora ai nastri di partenza: per prescrivere un farmaco, un accertamento o una visita, il medico si collegherà da ora in poi a un sistema informatico, lo stesso visibile al farmacista che ci consegnerà pillole o sciroppi.

Ma ricetta elettronica non è ancora sinonimo di abolizione della carta. Per ora, infatti, riceveremo dal dottore un piccolo promemoria da consegnare al bancone della farmacia, che permetterà di recuperare la prescrizione anche in caso di malfunzionamenti del sistema o assenza di linea Internet.

“Siamo pronti” ha spiegato il segretario nazionale dei medici di famiglia Fimmg Giacomo Milillo aggiugendo però di non potere escludere qualche disagio. “La stessa cosa è avvenuta quando è partito il certificato si malattia elettronica” ha spiegato il medico secondo il quale negli studi potrebbero crearsi disagi o ritardi legati all’accesso al sistema che gestisce la trasmissione dei dati.

Orrore a Mosca: mozza testa a una bimba e grida “Allahu Akbar”

Gyulchehra Bobokulova mostra la testa di Nastya
Gyulchehra Bobokulova, a sinsitra, mostra in strada la testa mozzata della povera Nastya, a destra.

Orrore a Mosca dove una donna di 38 anni, dell’Uzbekistan, ha decapitato una bambina cui faceva da babysitter, ed è andata in giro a mostrare la testa inneggiando “Allau Akbar”. Tutto davanti ai passanti vicino la stazione della metro di Oktyabrskoye Pole. La donna, che indossava un burka, si chiama Gyulchehra Bobokulova ed è stata arrestata. La piccola vittima si chiamava Anastasia Meshcheryakova detta Nastya, di soli 4 anni.

Dopo aver ucciso la bambina ha dato fuoco all’appartamento e le fiamme hanno in parte bruciato il resto del corpo della piccola, nella culla. La madre della bambina, Ekaterina Meshcheryakova, è crollata a terra apprendendo la notizia. E’ stata portata in ospedale in stato di choc.

Il padre di Nastya, Vladimir Meshcheryakov, è un tecnico in una società di telefonia mobile. Anche lui è in stato di incoscienza per l’orrore e la tragedia patita. La coppia, oltre a Nastya, ha un altro figlio di 15 anni, Konstantin.

Secondo i media locali, Gyulchehra Bobokulova ha detto alla polizia di aver ucciso la bambina a causa dell’infedeltà del marito. Gli investigatori dopo il fermo hanno subito disposto un test psichiatrico della donna, nel tentativo di comprendere le reali motivazioni del terribile gesto.

Uno studente che ha assistito alla scena macabra ha detto: “Quando sono arrivato vicino alla metropolitana, ho visto una donna che correva lungo la strada con un sacchetto in mano”. Secondo altri testimoni citati dai media russi, Gyulchehra Bobokulova ha gridato in strada: “Io odio la democrazia. Io sono una terrorista. Voglio la tua morte”, avrebbe detto riferendosi al marito. “Guarda, io sono un kamikaze, morirò, il giorno del giudizio arriverà in un secondo”.

Da quanto riferito da Lifenews, la donna lavorava da un anno per la famiglia della piccola Nastia. I genitori l’avrebbero descritta come una “professionista” sempre “affidabile”. Ultimamente però si lamentava del rapporto col marito per i suoi “tradimenti” ed era spesso “nervosa”.

Maltempo, 6 morti e diversi feriti. E’ ciclone atlantico

maltempo, treno deragliato a Biella per ciclone
Un treno è deragliato nel Biellese (Ansa)

E’ salito a sei morti il bilancio del maltempo che da ieri ha colpito l’Italia, soprattutto il centro sud, con un ciclone che ha portato piogge a tratti torrenziali e raffiche di vento forte oltre i 150 kmh, che hanno abbattuto alberi e fatto esondare torrenti. Diversi i feriti. Molti gli interventi di soccorso. Innumerevoli i disagi e gli incidenti. Gravi danni in Calabria dove il vento ha raggiunto i 135 kmh sradicando alberi, divelto tetti e distruggendo auto. A Biella per il vento è deragliato un treno, per fortuna senza feriti. Il ciclone atlantico si estende per tutta la penisola.

Un lastrone di neve che si è staccato dal tetto trascinando pietre ha ucciso una donna di 50 anni di Novara, a Limone Piemonte (Cuneo), dove il maltempo infuria da tre giorni. La donna è morta per la frattura del cranio. Era appena uscita da una casa di riposo dove prestava servizio per conto di una cooperativa. Inutile ogni tentativo di rianimarla

In Val di Fassa una valanga si è abbattuta su una pista, sciatori sepolti ma recuperati vivi 

Il Campidoglio a Roma chiede alla Polizia locale di chiudere le banchine perchè il Tevere a Ripetta e l’Aniene a Ponte Salario hanno superato i livelli di sicurezza.

L’intensità con cui sta soffiando lo scirocco e il mare agitato hanno provocato l’interruzione di tutti i collegamenti marittimi tra Napoli, Capri e Ischia. Sono fermi sia i mezzi veloci, sia i traghetti. Solo un aliscafo è riuscito in mattinata ad assicurare alcuni collegamenti tra Capri (dove il vento ha divelto tettoie e abbattuto alberi) e Sorrento, mentre da Ischia una sola nave è riuscita a partire per Pozzuoli.

Il Centro maree di Venezia ha registrato alle 4.15 di stamane una punta massima di marea di 104 cm sullo zero mareografico. A Chioggia, sotto la spinta della bora, soffiata a oltre 70 chilometri l’ora con raffiche a 80, alle 3.30 è stata registrata una punta massima di 117 cm.

Si prevede per la prossima notte una punta massima di 95 centimetri per le 2.05. Un’alta marea di 104 centimetri, come quella di stamane, comporta l’allagamento di una superficie di circa l’8% della viabilità pedonale della città, con un livello variante da pochi millimetri a una media sui 25 centimetri in Piazza San Marco, l’area più bassa della città.

Al Centro e al Nord il maltempo non sembra intenzionato a mollare la presa. Nuova allerta meteo per giovedì prossimo.

Oscar 2016, statuetta a Ennio Morricone e Di Caprio

Ennio Morricone vince l'oscar 2016
Ennio Morricone, Quincy Jones e Pharell Williams sul palco del Dolby Theater di Los Angeles nella serata degli Oscar 2016 (Ansa/Ap)

LAS VEGAS – Dal primo Oscar per Leonardo Di Caprio alla statuetta ad Ennio Morricone, per la miglior colonna sonora originale nel film “The Hateful Eight”. Entrambi erano emozionati e grati sul palco del Dolby Theater di Los Angeles, entrambi sono arrivati all’88esima edizione degli Oscar dopo anni di tentativi andati a vuoto.

Cinque per Di Caprio, sei per Morricone che pure nel 2007 aveva ottenuto un Oscar alla carriera ma che non aveva mai smesso di sperare in un premio vinto per una delle sue straordinarie e leggendarie colonne sonore. Brie Larson è invece miglior attrice protagonista con Room.

Per Ennio Morricone si tratta del secondo premio Oscar della sua vita, ma il primo ricevuto per una sua colonna sonora originale. Il primo infatti lo aveva ricevuto nel 2007, ma solo come riconoscimento onorario. Altre cinque volte era stato invece candidato senza ottenere nulla: nel 1978 per I giorni del cielo, nel 1986 per Mission, nel 1987 per Gli Intoccabili, nel 1991 per Bugsy e nel 2000 per Malena.

Toccante il momento della standing ovation al maestro, che a ottantasette anni è salito sul palco accompagnato dal figlio Giovanni e, con la voce rotta dalla commozione ha ringraziato l’Academy, i colleghi candidati insieme a lui, Quentin Tarantino e Harvey Weinstein ma poi ha voluto concludere ringraziando la moglie, sua compagna di vita da 60 anni.

Sgombero migranti a Calais in Francia. Alta tensione

Sgombero migranti a Calais in Francia. Alta tensione
Sulla mappa, Calais, a Nord della Francia. Nel riquadro una foto Ansa

Alta tensione nella “Giungla” dei migranti a Calais. Secondo alcuni reporter presenti sul posto la polizia ha risposto con i lacrimogeni al lancio di pietre da parte di “alcuni migranti” e “attivisti no-border”. La situazione “è difficile”, aggiungono. Inoltre, tre baracche di fortuna sono state incendiate sprigionando una densa coltre di fumo nel cielo azzurro di Calais.

Già da questa mattina gli agenti hanno formato cordoni di protezione intorno agli operai intenti a smontare tende e capanne. “Vogliamo agire con dolcezza, non durerà solo un giorno”, dice Bruno Noel, segretario regionale del sindacato di polizia Alliance Nord-Pas-de-Calais-Picardie, aggiungendo: “Le forze dell’ordine filtrano gli accessi al campo e allontanano i no-border perché sono loro che organizzano gli scontri”. Già questa mattina un’attivista britannica che si opponeva all’avvio delle operazioni di sgombero è stata fermata dalla polizia.

Secondo il giornalista del Figaro, Jean-Marc Leclerc, sul posto ci sono circa duecento agenti “in azione”. Giovedì scorso, il tribunale amministrativo di Lille aveva dato il proprio via libera all’ordinanza della polizia per l’evacuazione della parte sud della “Jungle” di Calais. Il governo di Francois Hollande ha assicurato che a tutti i migranti mandati via verrà proposta un’alternativa tra container riscaldati e centri d’accoglienza, ma le Ong che operano sul posto ritengono che i posti letto non siano sufficienti. Secondo le associazioni, sono oltre 3.400 i rifugiati e richiedenti asilo che devono lasciare la parte sud del campo, circa un migliaio secondo la prefettura.

Maltempo in Calabria, migliorano condizioni. Si contano i danni

Maltempo in Calabria, migliora il tempo. Si contano i danni
Un albero sradicato a causa delle forti raffiche di vento

Migliorano le condizioni meteorologiche in Calabria dopo l’ondata di maltempo che domenica ha funestato la regione e provocato un morto ed il ferimento di un bambino. Da stamane sono riprese le attività nel porto di Gioia Tauro che erano state interrotte a causa delle forti raffiche di vento.

Il maltempo in Calabria ha colpito maggiormente le zone del reggino, del vibonese e della provincia di Cosenza. Sono centinaia gli interventi dei vigili del fuoco per rimuovere alberi e cartelli stradali abbattuti dal vento forte. In tutti i comuni è stata avviata la conta dei danni che, da una prima ricognizione, sarebbero molto ingenti.

In molti comuni le scuole oggi resteranno chiuse a scopo precauzionale. A Cinquefrondi, nel reggino, il quartiere del vecchio tribunale è privo di energia elettrica.

Spari in discoteca a Villa Literno (Caserta), 3 arresti

Spari in discoteca a Villa Literno (Caserta), 3 arrestiStamane, all’esito di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord, i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Casal di Principe, coadiuvati anche nella fase delle indagini dai Carabinieri della Compagnia di Napoli Stella, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e degli arresti domiciliari, emessa dall’Ufficio GIP del Tribunale di Napoli Nord, nei confronti di tre persone, indagate a vario titolo per detenzione e porto abusivo di arma da fuoco, danneggiamento aggravato, minaccia aggravata e esplosione di colpi d’arma da fuoco in luogo pubblico.

Si tratta di Salvatore Cacace, classe 1990, Fabio Rivieccio, classe 1991 e Antonio Napoletano, classe 1997. Gli ultimi due sono già detenuti in due diversi penitenziari.

L’indagine, condotta attraverso servizi di osservazione, esame delle vittime e delle persone informate sui fatti, analisi delle riprese della videosorveglianza, ha consentito di ricostruire i fatti accaduti nella notte dell’11 ottobre 2015 presso la discoteca “Millenium” di Villa Literno (Caserta).

I Carabinieri di Casal di Principe erano intervenuti nella discoteca a seguito della segnalazione dell’esplosione di colpi d’arma da fuoco.

Dalle prime dichiarazioni assunte sul posto e dall’esame delle riprese della video sorveglianza, emergeva che alcuni ragazzi, a seguito di una lite sorta per futili motivi, avevano esploso diversi colpi in aria e ad altezza uomo con una pistola, nascosta nella Smart con la quale si erano recati alla discoteca.

I tre indagati erano giunti alla “Millennium” intorno alle 2 del mattino: circa un’ora dopo uno di loro raggiungeva la cassa del locale mentre un altro si dirigeva nel parcheggio, dove recuperava dall’abitacolo della Smart la pistola con la quale ritornavano all’interno del locale.
Dopo aver percosso alcune persone dello staff, uno degli indagati, minacciava il proprietario puntandogli l’arma al volto, esplodeva due colpi all’interno della discoteca ad altezza uomo e, tornato all’esterno, esplodeva ancora altri colpi in aria, per poi fuggire a bordo di altra autovettura.

Si è pervenuti all’identificazione dei tre soggetti coinvolti – spiegano gli inquirenti – grazie agli accertamenti sulla Smart; tramite le banche dati in uso alle forze di polizia e alla comparazione delle foto estrapolate dalle immagini di videosorveglianza; ad un’accurata attività info-investigativa, condotta con l’importante contributo della Compagnia di Napoli Stella, competente sui quartieri di San Carlo Arena ed Arenaccia, da cui gli indagati provengono, che permetteva di identificare il giovane, ritenuto autore responsabile dell’esplosione di colpi d’arma da fuoco e, per altro, considerato dagli investigatori esponente di spicco del Clan Sibillo-Giuliano di Napoli.

Tale identificazione veniva poi rafforzata dalla comparazione dei tatuaggi della persona ripresa dalle telecamere di videosorveglianza della discoteca con quelli dell’indagato, effettuata, sia dalla polizia giudiziaria operante che da consulente tecnico nominato dal Pubblico Ministero titolare delle indagini, a seguito di ispezione personale, operata a tale scopo in carcere, ove lo stesso si trovava per essere stato arrestato – solo cinque giorni dopo i fatti avvenuti a Villa Literno – per detenzione di un fucile a canne mozze.

Clan Crea a Torino, altri 14 arresti. La droga nel taxi

Clan Crea a Torino, altri 14 arresti. La droga nel taxiTORINO – Questa mattina, nelle province di Torino e Asti, i carabinieri del Nucleo Investigativo di Torino, con l’ausilio dei carabinieri territorialmente competenti, stanno eseguendo 14 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal GIP di Torino su richiesta della Dda, nei confronti di altrettante persone, 12 delle quali per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e 2 per tentata estorsione in concorso con l’aggravante del metodo mafioso.

L’attività è strettamente connessa con le indagini che, in data 14 gennaio 2016 a Torino e provincia, ha portato all’arresto di 22 persone per associazione per delinquere di tipo mafioso (operazione “Big bang”, che ha disarticolato un gruppo facente riferimento alla famiglia calabrese Crea.

Nel corso delle relative indagini erano state focalizzate le responsabilità degli attuali indagati per un traffico di stupefacenti con salde ramificazioni in Sudamerica (principalmente in Colombia). Come riscontro all’attività di traffico, erano state già state arrestate 11 persone in flagranza di reato ed era stata sequestrata droga per circa 50 Kg. complessivi (cocaina, hashish e marijuana), oltre a una piantagione di canapa indiana.

Nel prosieguo delle indagini per 416 bis sono emerse, inoltre, le posizioni di altri due soggetti, padre e figlio, in ordine alla tentata estorsione in danno del cliente di una bisca clandestina gestita dal gruppo criminale, il cui titolare è stato già tratto in arresto nella precedente operazione, per un debito di gioco di 25.000 euro.

Bruciati i magazzini del testimone di giustizia Tiberio Bentivoglio

Bruciati i magazzini del testimone di giustizia Tiberio Bentivoglio
Tiberio Bentivoglio con il sindaco di Reggio, Giuseppe Falcomatà

REGGIO CALABRIA – Un incendio ha distrutto i magazzini della sanitaria Sant’Elia a Reggio Calabria, di proprietà del testimone di giustizia Tiberio Bentivoglio che da molti anni combatte contro le cosche della ‘ndrangheta. Proprio per questo, l’imprenditore dal 1992 è vittima di intimidazioni gravi ed è sotto scorta.

L’incendio è avvenuto poco dopo mezzanotte tra sabato e domenica. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco che hanno spento le fiamme. Nel magazzino sono stati trovati i residui di un contenitore di plastica. Sull’accaduto sono in corso le indagini della polizia di Stato. Per sostenere l’imprenditore l’agenzia nazionale per i beni confiscati gli aveva assegnato dei nuovi locali in un altro quartiere della città che avrebbero dovuto aprire nei prossimi mesi.

Raffiche di vento a Cosenza. Molti danni e disagi

Raffiche di vento a Cosenza. Molti danni e disagi
I danni delle raffiche di vento a Cosenza

Raffiche di vento a 130 chilometri orari hanno provocato notevoli danni e disagi domenica a Cosenza con alberi sradicati, tettoie divelte, auto danneggiate e qualche ferito lieve. Oltre ad altri edifici, colpita anche la prefettura con cornicioni caduti sui veicoli. Distrutta la colonna dorica del Museo all’aperto di corso Mazzini.

La terna prefettizia del comune, al termine di un incontro con le istituzioni preposte (commissari, prefettura, forze dell’ordine, vigili del fuoco e protezione civile), ha disposto la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado per la giornata di lunedì per dare la possibilità a chi di competenza di verificare la sicurezza dei plessi.
Centralini d’emergenza in tilt e gran lavoro dei vigili del fuoco e delle forze dell’ordine che sono riusciti a fronteggiare alle numerose richieste di soccorso determinate dalle avverse condizioni atmosferiche che hanno interessato il capoluogo ed i comuni limitrofi con fortissime e persistenti raffiche di vento, di circa 130 km/h, che hanno causato danni ad edifici e veicoli e lo sradicamento di alberi.

Nel corso del pomeriggio, informa la Polizia di Stato, si sono susseguite svariate richieste di soccorso sull’utenza “113”, di utenti che segnalavano alberi divelti, tegole e cornicioni caduti sul manto stradale creando pericolo per l’incolumità pubblica e la viabilità.

Raffiche di vento a Cosenza. Molti danni e disagi
Un uomo ferito e soccorso

In particolare, lo stabile ove è allocata anche la locale Prefettura di via Montesanto, è stato interessato dalla caduta parziale di una tettoia dell’edificio che è precipitata sui veicoli sottostanti, non provocando, comunque, feriti. Sul posto, il tempestivo intervento del personale dell’Upgsp e dei Vigili del Fuoco ha permesso di porre in sicurezza la zona interessata. evitando ulteriori danni a cose e persone.

Numerose vie sono state temporaneamente chiuse al traffico al fine di consentire le operazioni di soccorso e di rimozione degli alberi caduti, alcuni anche nelle vicinanze di tralicci dell’Enel che hanno provocato la temporanea l’interruzione, in alcune zone, dell’energia elettrica.

Gli innumerevoli interventi effettuati dal personale della Squadra Volante hanno agevolato le operazioni del personale dei Vigili del Fuoco e del 118, garantendo la viabilità ed il primo intervento di soccorso pubblico.
In particolare, alle ore 14.30 circa, il personale è intervenuto in via Panebianco, dove un uomo, mentre si trovava sul tetto del piano rialzato della propria abitazione, nel tentativo di bloccare una tettoia in lamiera della superficie di 30 metri quadrati, era rimasto schiacciato da essa ed impossibilitato a muoversi. rimanendo ferito

A causa dell’indisponibilità di una squadra dei Vigili del Fuoco, in quanto già impegnata in altri interventi, gli agenti hanno raggiunto il tetto, arrampicandosi lungo le pareti del fabbricato. Da qui raggiungevano il solaio della struttura ove si trovava distesa la persona in stato di semi coscienza.

Fatto ciò dopo avere posto la persona in sicurezza, allontanandolo dai cavi elettrici presenti, procedevano nelle operazioni di primo soccorso stabilizzandolo attraverso opportuni protocolli di primo soccorso.
Tramite personale del 118, successivamente sopraggiunto, si e proceduto ad imbragare il ferito tramite una barella calandola dal tetto per il successivo trasporto in ospedale. A causa delle forti raffiche è andata inoltre distrutta una statua, raffigurante una colonna dorica, presente lungo corso Mazzini, che fa parte della collezione del Museo all’Aperto Bilotti.

Taranto, fermati due fratelli per l’omicidio di Giuseppe Axo

Taranto, fermati due fratelli per l'omicidio di Giuseppe AxoSparatoria sabato pomeriggio al rione Salinella di Taranto in cui è rimasto ucciso Giuseppe Axo, 32 anni, mentre due passanti sono stati feriti in maniera non grave.

Per il delitto, gli agenti della Squadra Mobile hanno sottoposto a fermo di polizia giudiziaria i fratelli Antonio e Francesco Bruno, di 34 e 30 anni, con piccoli precedenti penali, accusati di concorso in omicidio premeditato, tentato omicidio, detenzione e porto di arma da guerra e ricettazione aggravata.

I due fratelli sono stati interrogati a lungo in Questura dal procuratore aggiunto Pietro Argentino e dal pm Maurizio Carbone.

Dalle indagini è emerso che Giuseppe Axo aveva litigato in più occasioni negli ultimi giorni con i due fratelli e i contendenti erano venuti anche alle mani. Questo sarebbe stato il motivo scatenante, ma proseguono gli accertamenti per stabilire se dietro ci siano anche contrasti legati alla gestione di attività illecite. Gli inquirenti nella tarda serata di ieri hanno recuperato e sequestrato anche l’arma del delitto.

I primi screzi tra i presunti assassini e la vittima sarebbero cominciati una decina di anni fa, mentre il motivo scatenante è individuato dagli inquirenti in un litigio avvenuto nei giorni scorsi tra Giuseppe Axo e Francesco Bruno. I due, secondo quanto accertato, sono venuti alle mani e ad avere la peggio è stato Bruno, che ha riportato la frattura del setto nasale e altre lesioni al volto.

Ieri è scattata la vendetta da parte dei due fratelli che hanno raggiunto Axo in via Lago di Montepulciano a bordo di una Lancia Y. Giuseppe Axo stava discutendo sotto un porticato con Fontana e Galileo. Dall’interno dell’auto Antonio Bruno, secondo la confessione resa agli investigatori, avrebbe esploso una raffica di 15 colpi contro i tre. Axo ha tentato invano la fuga ma poi è crollato sull’asfalto. I due fratelli sono fuggiti lasciando l’auto sul luogo dell’agguato.

All’origine dell’omicidio ci sarebbero dunque vecchi rancori tra Giuseppe Axo. Il 32enne è stato ucciso con cinque colpi di pistola alle schiena (con lesione al polmone) e alle gambe sparati con una mitraglietta Skorpion. Nella sparatoria sono rimasti feriti Leonzio Fontana, di 40 anni, e Tiziano Galileo, di 43. Il primo è stato giudicato guaribile in pochi giorni, il secondo è stato operato e per lui la prognosi è di 40 giorni.

Duplice omicidio – suicidio al canile Fenil del Turco di Rovigo

Duplice omicidio al canile Fenil del Turco di Rovigo

ROVIGO –  Non accettava la fine della relazione con l’ex moglie e anche il fatto che lei gli avrebbe impedito di vedere i figli. Sarebbe questo il movente che ha portato “Rino” Begu, 40enne di origine albanese, ad ammazzare con una pistola l’ex, Rosica Montana, di 31 anni e la suocera Maria Askarov, di 51 anni, entrambe di origini moldave. Poi Begu si è suicidato con la stessa arma. Prima di togliersi la vita, ha tentato di uccidere l’amante di Rosica, un uomo dell’Uzbekistan che si trova ora in gravissime condizioni all’ospedale: è in coma farmacologico.

La “vendetta” di Begu si è consumata attorno alle 18.30 nella casa adiacente al canile Fenil del Turco, a pochissimi chilometri da Rovigo.

Alla strage hanno assistito inermi il fratello 17enne della Montana e i due figli della coppia di 3 e 8 anni, secondo quanto scrivono alcuni media.

La coppia si era separata da circa due mesi e Rosica era andata ad abitare con la mamma nel canile dove lavorava come custode. Da quanto si apprende, Begu era andato più volte a trovare i bambini ma lei, Rosica Montana, glielo avrebbe sempre impedito. Sembra che oggi c’era andato anche accompagnato dai militari dell’Arma. Sentendosi dire di no, è andato via farfugliando “Vedrai, te la faccio pagare cara”.

Accecato da rabbia e gelosia, il 40enne è tornato intorno alle 6 e mezza armato con una pistola è ha fatto “giustizia” a modo suo, uccidendo prima la moglie in cucina per poi inseguire la suocera, che riteneva probabilmente complice del fallimento del matrimonio, e le ha sparato senza pietà.

Uscito nel piazzale, fuori la struttura, ha inseguito e centrato anche l’amante dell’ex consorte ferendolo in modo grave. Fatto questo, l’autore è tornato verso casa e si suicidato. Un testimone citato da alcune testate racconta che l’ex marito è uscito sanguinante dalla casetta del canile. Prima di stramazzare a terra aveva detto: “Cosa ha fatto ai miei figli”. I bambini risultano fortunatamente illesi, come illeso è rimasto il fratello minore di Rosia Montana. Sul luogo si sono recati i carabinieri, i soccorritori e il magistrato di turno presso la procura di Rovigo.

Gianni Infantino, oriundo calabrese, è nuovo presidente della Fifa

Il neo presidente della Fifa Gianni Infantino
Il neo presidente della Fifa Gianni Infantino

E’ un italo-svizzero (calabrese di origine) il nuovo presidente della Fifa, la confederazione mondiale del calcio: si chiama Gianni Infantino ed ha ottenuto 115 voti, 11 in più della maggioranza assoluta del congresso, al secondo ballottaggio. Il suo rivale, lo sceicco Salman Al Kalifa, si è fermato a 88 preferenze.

Il dopo-Blatter è cominciato alle 9,45 a Zurigo con l’apertura del Congresso straordinario della Fifa da parte del presidente ad interim Issa Hayatou. In serata verrà eletto il nuovo presidente della Federcalcio mondiale. ”Nei scorsi mesi, la Fifa è stata troppo al centro dell’attenzione per motivi sbagliati. E’ venuto il tempo di parlare nuovamente della Fifa per i buoni motivi, ossia il calcio”, ha esordito Hayatou.

”Dobbiamo far passare le riforme ed, insieme al nuovo presidente che sarà eletto, lavorare insieme per un futuro brillante”. Il presidente del Cio, Thomas Bach, parlando ai delegati delle federazioni ha sottolineato che ”si tratta di un giorno straordinario per il vostro sport – avete la possibilità di ritrovare la credibilità ed al Cio sappiamo quel che ci vuole per centrare questo obiettivo. E’ un duro lavoro quotidiano ma sono certo che la Fifa saprà segnare il gol vincente”.

La prima parte del congresso, in mattinata, è stata dedicata alla presentazione ed al voto delle riforme della Fifa. A seguire, nel pomeriggio i discorsi dei cinque candidati alla presidenza (il principe Ali, Jerome Champagne, Gianni Infantino, lo sceicco Salman e Tokyo Sexwale) di una quindicina di minuti ciascuno. Si chiuderà quindi con l’elezione vera e propria.

Il congresso della Fifa ha approvato a larga maggioranza (89 per cento) a Zurigo tutte le riforme strutturali proposte sulla base dei lavori di un gruppo presieduto da François Carrard, ex-direttore del Cio. Dai prossimi mesi, quindi il comitato esecutivo cambia nome e si allarga a 37 membri. Il nuovo consiglio della Fifa, che conterà una maggior presenza femminile, si occuperà essenzialmente di decisioni strategiche sul calcio, mentre tutto il lato operativo (contratti tv, negoziati per gli sponsor) verrà svolto dall’amministrazione della Fifa per evitare i conflitti di interessi.

Fra le altre misure accettate, un maggior controllo dei flussi finanziari, cosi’ come dell’integrità dei membri della Fifa. Inoltre, e’ stabilito un limite a tre mandati di quattro anni per le funzioni dirigenziali. Cio’ riguarda ovviamente il presidente, ma anche i membri del futuro consiglio ed il segretario generale. Lo stipendio del presidente e di alti funzionari verrà reso pubblico.

L’insieme di queste misure è stato sottoposto in blocco al voto. E’ stato accettato da 179 federazioni e respinto da 22 mentre 6 delle 207 aventi diritto di voto (Indonesia e Kuwait sono attualmente squalificate) si sono astenute. Con l’89 per cento di si’, il traino di misure ha largamente superato il limite del 75 per cento necessario per le modifiche degli statuti della Fifa.

Nato in Svizzera da padre originario di Reggio Calabria e madre della Val Camonica in Lombardia, ha la doppia cittadinanza svizzera e italiana. Dopo essersi laureato in legge, è scritto sul suo profilo su Wikipedia, ed essere diventato avvocato, si è occupato di diritto sportivo. In uno dei suoi primi incarichi in ambito sportivo, è stato segretario del Centro Internazionale Studi Sportivi all’Università di Neuchâtel. Nel 2000 inizia a lavorare per la UEFA, nel 2004 diviene direttore della divisione Affari Legali e Licenze per club e vice segretario generale nel 2007.

Diviene segretario generale dell’UEFA nell’ottobre del 2009. Per conto dell’Uefa negli anni ha anche gestito i rapporti con entità politiche come la Commissione europea e il Consiglio europeo. È considerato molto vicino a Platini, di cui è stato stretto collaboratore. Sposato e padre di quattro figlie, parla diverse lingue: tedesco, italiano, inglese, francese, spagnolo e arabo.

Incontro Renzi Juncker. E’ disgelo dopo lo scontro

Incontro Renzi Juncker. E' disgelo dopo lo scontro
Matteo Renzi e Jean Claude Junker

Dopo gli stracci volati tra il presidente del Consiglio italiano e il presidente della Commissione europea è “disgelo”. Mattero Renzi e Jean Claude Juncker si sono incontrati oggi a Roma in un clima, riportano i rispettivi uffici stampa di “cordialità”. Al termine del faccia a faccia a Palazzo Chigi, il presidente del consiglio ha promosso la linea di Bruxelles sulla flessibilità, spiegando di non chiedere cambiamenti. E Juncker ha tenuto a sottolineare che la Commissione da lui presieduta “non è un raggruppamento di tecnocrati e burocrati a favore di un’austerità sciocca”. Quindi, ha lodato l’Italia: “E’ una grande Paese, fondatore dell’Europa, quando si dice Roma si dice Europa” e viceversa: “C’è un’ampia identità di vedute, più punti di incontro che parziali disaccordi, a volte maldestri”.

“Credo che sia per noi un momento importante quello della visita di Juncker – ha esordito il premier in conferenza stampa – : gli abbiamo dato il benvenuto con una notizia. Per l’Italia siamo al record storico di infrazioni in senso di riduzione delle procedure. Siamo passati da 199 procedure di infrazione quando siamo andati al governo alle 83 di oggi”. “Il governo è dalla parte delle regole, crede nel rispetto delle regole e fa di tutto per esser all’avanguardia”, ha aggiunto. “Condividiamo la linea della Commissione sulla flessibilità, dice ancora il premier. “Per noi il riferimento è quello che ha scritto la Commissione europea sulla flessibilità, non chiediamo di cambiare”, ha aggiunto il premier.

Quanto all’altro tema sul tavolo dell’incontro, quello dei migranti, Juncker ha detto che l’Italia è un modello per gli altri Paesi dell’Ue. Ha tenuto una condotta esemplare nella crisi dei migranti e potrebbe essere da modello per altri Paesi europei molto più “esitanti, ha rilevato il presidente della Commissione Ue

Al centro del colloquio Renzi-Juncker i principali nodi dell’Unione Europea, dalla crescita all’immigrazione Jean-Claude Juncker è arrivato a Roma per “building bridges”, per costruire ponti e ricucire con Matteo Renzi, voltare pagina rispetto allo scontro aspro delle scorse settimane e discutere assieme di immigrazione, economia e investimenti. E più in generale, spiegano fonti europee, per rilanciare assieme l’integrazione europea, mai come oggi minacciata dai crescenti egoismi nazionali.

Il presidente della Commissione nella sua giornata romana ha incontrato l’ex capo dello Stato Giorgio Napolitano. Su Twitter, si vede una foto di Juncker con il presidente emerito: “Con il mio caro amico Napolitano. Sempre vivo il suo grande spirito europeo”, ha scritto il numero uno della Commissione Ue.

Rosy Bindi e Marco Minniti per un patto anti ‘ndrangheta

Rosy Bindi e Marco Minniti per un patto anti 'ndrangheta
La presidente della Commissione nazionale Antimafia Rosy Bindi

REGGIO CALABRIA – “I voti della ‘ndrangheta “puzzano”. Nessun cedimento è ammesso. Dico questo soprattutto alla politica. A tutti noi che abbiamo ed esercitiamo delle responsabilità”. Lo ha detto la presidente della Commissione antimafia Rosy Bindi, intervenendo a Reggio Calabria al convegno di Cgil, Cisl e Uil sul tema “Legalità e lavoro. Il futuro per i giovani. Reagiamo uniti contro l’offensiva della ‘ndrangheta”.

“Non possiamo – ha aggiunto Rosy Bindi – chiedere al cittadino di resistere alla ‘ndrangheta, se i primi a cedere sono coloro che hanno il potere. Il potere delle istituzioni va usato per combattere la mafia, non per riconoscerle il ruolo di interlocutore. Quando succede vincono loro”.

Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla Sicurezza, Marco Minniti, ha detto che “il rapporto tra politica e ‘ndrangheta è faustiano. Nel momento in cui la politica scende a patti con la ‘ndrangheta ha perso la sua libertà. Ma nello stesso tempo è stata cancellata la dignità della politica”.

“Non poteva non esserci un largo fronte d’impegno che non vedesse in prima linea le grandi organizzazioni dei lavoratori – ha aggiunto Minniti – perché la ‘ndrangheta non è solo un problema della Calabria. C’è ormai un quadro molto chiaro emerso dalle tante indagini che sono state fatte dalla Procura e dalle forze dell’ordine di questa città e di questa provincia”.

“È una grande questione nazionale, ma attenzione – dice ancora Minniti – a considerare la situazione uguale a quella di 30 anni fa. Essa non è una semplice associazione a delinquere. La ‘ndrangheta ha nel suo Dna la capacità di infiltrarsi nelle istituzioni per condizionarne il funzionamento, di infiltrarsi nella politica per condizionarne le scelte. È dunque necessario recedere questi rapporti. È troppo semplice per la politica prendere atto solo dell’attività della Magistratura. Noi dobbiamo fare molto di più. Occorre una forte iniziativa nazionale di contrasto alla ‘ndrangheta”.

Minniti ha sostenuto, infine, che la corruzione è “altrettanto pericolosa, perché è l’elemento in cui la ‘ndrangheta entra come una lama nel burro”. Da qui l’appello per “un grande patto per la Calabria, vera e propria sfida della classi dirigenti calabresi, una sfida nostra, una sfida per me stesso”, ha concluso Minniti, definendo l’obiettivo finale “non quello di contenere la ‘ndrangheta, ma di cancellarla definitivamente”.

NOTIZIE DALLA CALABRIA

ITALIA E MONDO