14 Ottobre 2024

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Italiani rapiti in Libia: Uccisi Piano e Failla. Minniti: “Gli altri 2 vivi”

Gli italiani rapiti in Libia che si ritiene possano essere stati uccisi dal Califfato
Da sinistra Fausto Piano e Salvatore Failla, gli italiani rapiti in Libia che si ritiene possano essere stati uccisi dal Califfato

Due dei quattro tecnici italiani sequestrati in Libia lo scorso luglio sono stati uccisi. Lo ha confermato la Farnesina. Si tratta di Fausto Piano e Salvatore Failla.

Giovedì mattina c’era incertezza ma ora è ufficiale. L’Isis, che li teneva in ostaggio, li ha usati come scudi umani in uno scontro a fuoco durante il trasferimento dei prigionieri (ce ne sono altri due, di italiani) alla periferia di Sabrata. Lo scontro sarebbe avvenuto con le forze di sicurezza libiche.

A confermarlo anche il sottosegretario con delega all’intelligence, Marco Minniti, che davanti al Copasir ha riferito che gli altri due dipendenti della Bonatti in mano ai terroristi, Gino Tullicardo e Filippo Calcagno sarebbero “vivi”, in base alle informazioni degli 007.

Dell’esito della sparatoria nella regione di Sabrata, sono in mattinata sono stati visionati dei video con dei corpi “apparentemente riconducibili a occidentali”. La Farnesina aveva spiegato che potreva trattarsi di due dei quattro italiani, dipendenti della società di costruzioni “Bonatti”, rapiti nel luglio 2015, e precisamente . Ma “in assenza della disponibilità dei corpi”, sono in corso verifiche.

I due italiani prigionieri dell’Isis sarebbero stati uccisi durante un trasferimento, alla periferia di Sabrata. Il convoglio sul quale si trovavano, secondo quanto si è appreso in ambienti giudiziari, sarebbe stato attaccato dalle forze di sicurezza libiche e tutti i passeggeri sono morti. Le salme sarebbero state recuperate poi dai miliziani.

Gino Tullicardo, Fausto Piano, Filippo Calcagno e Salvatore Failla erano stati rapiti lo scorso 20 luglio mentre rientravano dalla Tunisia nella zona di Mellitah, a 60 km di Tripoli, nei pressi del compound della Mellitah Oil Gas Company, il principale socio dell’Eni. L’intelligence italiana aveva accreditato quasi subito l’ipotesi che gli italiani fossero stati sequestrati da una delle tante milizie della galassia criminale che imperversa nel Paese. Un sequestro a scopo di estorsione, dunque, opera di criminali “comuni”.

La preoccupazione, quindi, è stata sin da subito di scongiurare che venissero ceduti, in ‘blocco’ o peggio ancora singolarmente, ad uno o più gruppi legati all’Isis, ormai infiltrato in diverse aree della Libia e molto interessato a gestire i sequestri, anche per i notevoli risvolti mediatici. Secondo una delle ipotesi accreditate nei mesi scorsi da fonti militari libiche, i quattro italiani sarebbero finiti “nelle mani di gruppi vicini ai miliziani di Fajr Libya”, la fazione islamista che ha imposto un governo parallelo a Tripoli che si oppone a quello di Tobruk, l’unico riconosciuto a livello internazionale.

Secondo questa ricostruzione, i miliziani avrebbero proposto uno scambio: i nostri connazionali con sette libici detenuti in Italia e accusati di traffico di migranti. Ma non c’è mai stata alcuna conferma e per mesi non ci sono state notizie. Secondo un testimone libico rientrato a Tunisi da Sabrata, i due italiani uccisi sarebbero stati usati come scudi umani dai jihadisti dell’Isis, negli scontri con le milizie di ieri a sud della città, nei pressi di Surman.

Il Copasir fin dalle 9 di questa mattina si è riunito dopo che il sottosegretario con delega all’intelligence, Marco Minniti, aveva informato delle notizie riguardanti la morte di due ostaggi italiani in Libia. Il sottosegretario verrà sentito dal Comitato oggi alle 14,30.

“Renzi ha le mani sporche di sangue tanto in Libia quanto in Italia – afferma Matteo Salvini – . In Italia tifa e libera i delinquenti sull’immigrazione è complice del terrorismo internazionale. Mentre dalla Libia giungono delle notizie, Mattarella si vanta sull’ avanguardia dell’Italia: o sono matti o sono complici sia Renzi che Mattarella. Speriamo che le notizie che arrivano siano infondate”.

Il governo riferisca “ad horas” sulla possibile morte di due dei quattro ostaggi italiani e sulla “intera situazione in quel Paese”, ha chiesto alla Camera Renato Brunetta di Fi. Analoga richiesta, “con la massima prudenza per salvaguardare le vite degli altri due ostaggi”, è stata chiesta per il Pd da Lia Quartapelle.

Sequestrato e torturato a Torino per 700 euro. Tre arresti

Sequestrato e torturato a Torino per 700 euro. Tre arresti“Devi restituirci i nostri soldi o ti ammazziamo”. E’ questa la minaccia che tre persone avrebbero fatto a un uomo di nazionalità marocchina che sarebbe stato sequestrato, picchiato e vessato pur di farsi restituire 700 euro che la vittima gli avrebbe sottratto.

I carabinieri della Compagnia Torino Oltre Dora, in collaborazione con i colleghi di Chivasso, hanno fatto piena luce su un episodio avvenuto lo scorso 2 novembre e, su disposizione del gip del Tribunale di Torino, che ha condiviso le risultanze investigative, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di tre italiani: Antonio Riviera, 35 anni, residente a Foglizzo, Luciana de Glaudi, 33 anni, moglie di Rivera, e Giuseppe De Glaudi, 30 anni, fratello di Luciana, ritenuti responsabili di concorso in violazione di domicilio, sequestro di persona a scopo di estorsione e lesioni personali, nei confronti di un marocchino di 28 anni, abitante a Torino, nel quartiere Barriera Milano.

Per entrare in casa del marocchino e farsi aprire la porta dalla sorella di quest’ultimo, i primi due hanno detto di essere carabinieri. Una volta nell’appartamento hanno prelevato l’uomo con la forza e lo hanno caricato sulla loro macchina dove ad attenderli c’era Luciana De Glaudi.

La vittima è stata accusata di aver rubato ad Antonio Riviera, due giorni prima in un bar di San Benigno Canavese, 700 euro. In quell’occasione, spiegano gli inquirenti, Riviera si era vantato di aver guadagnato un sacco di soldi illegalmente, oltre 8.000 euro, e aveva fatto vedere il rotolo di euro a tutti i clienti del bar. Secondo la ricostruzione fatta da Riviera, il marocchino aveva approfittato del suo stato un po’ alticcio per sfilargli qualche banconota dalle tasche. Ritenuto l’autore del furto e per convincerlo a restituire i soldi, il marocchino è stato prelevato da casa e torturato per un’ora con un punteruolo, conficcato più volte nella gamba sinistra. “Devi restituirci i nostri soldi o ti ammazziamo”, è stata la minaccia. Dopo un’ora, in corso Giulio Cesare, l’uomo, che ha detto di non aver commesso il furto, è stato buttato fuori dalla macchina.

La vittima, subito dopo il sequestro, è andata al pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni Bosco dove è stata medicata e dimessa con una prognosi di 6 giorni. Subito dopo l’uomo ha denunciato tutta l’avventura ai carabinieri che sono riusciti a identificare gli autori.

Ardea (Roma), auto schiacciata da grosso albero: due morti

Ardea (Roma), auto schiacciata da grosso albero: due morti
Il grosso albero ha schiacciato la Ford Focus di lavoratori egiziani ad Ardea, Roma

Due uomini sono morti, schiacciati da un grosso albero, un pino, che ha completamente schiacciato l’auto su cui viaggiavano ad Ardea, comune alle porte di Roma. L’incidente, secondo le prime informazioni dei vigili del fuoco, è avvenuto al km 36 della via Laurentina. Una donna che era sul sedile posteriore è rimasta gravemente ferita.

La tragedia è accaduta intorno alle 6 in via dei Colli Marini, all’altezza del chilometro 36 di via Lurentina, a Tor San Lorenzo. Le vittime sono due cittadini egiziani di 55 e 45 anni. Secondo quanto emerso, l’albero, uno dei pini di filare che costeggiano la Laurentina, è stato sradicato dalle forti raffiche di vento e si è abbattuto di traverso sulla strada proprio mentre transitava l’auto con le tre persone a bordo, dirette al lavoro.

Sul posto si sono recati i carabinieri di Anzio e i vigili del fuoco che hanno lavorato per estrarre i corpi dall’abitacolo letteralmente schiacciato dal tronco. Altre due auto sono state colpite dai rami, ma i passeggeri a bordo sono stati soccorsi e medicati sul posto dal 118.

Dai primi rilievi tecnici sull’albero sembra che le radici dell’albero erano “malate”. E’ probabile che il cedimento sia riconducibile sia alle radici già indebolite dagli anni che dal maltempo di questi giorni.

L’omicidio stradale è legge. Basta pirati. Pene fino a 18 anni

senato approva legge omicidio stradale
L’omicidio stradale è legge. Pene durissime.

Con 149 voti a favore, 3 contrari e 15 astenuti il Senato della Repubblica ha varato definitivamente il ddl sull’omicidio stradale e adesso, popo la quinta lettura tra Camera e palazzo Maadama diventa legge dello Stato.

Con le nuove misure l’omicidio stradale diventa un reato a sé, graduato su tre varianti. In particolare, resta la pena già prevista oggi (da 2 a 7 anni) nell’ipotesi base, quando cioè la morte sia stata causata violando il codice della strada. Ma la sanzione penale sale sensibilmente negli altri casi. Con le nuove regole chi uccide una persona guidando in stato di ebbrezza grave, con un tasso alcolemico oltre 1,5 grammi per litro, o sotto effetto di droghe, rischierà da 8 a 12 anni di carcere.

Sarà invece punito con la reclusione da 5 a 10 anni l’omicida il cui tasso alcolemico superi 0,8 g/l oppure abbia causato l’incidente per condotte di particolare pericolosità (eccesso di velocità, guida contromano, infrazioni ai semafori, sorpassi e inversioni a rischio). La pena può però aumentare della metà se a morire è più di una persona: in quel caso il colpevole rischia fino a 18 anni di carcere.

Ecco le altre novità del testo approvato elaborato dall’Ansa.

LESIONI STRADALI. Aumentano le pene se chi guida è ubriaco o drogato: da 3 a 5 anni per lesioni gravi e da 4 a 7 per quelle gravissime. Se invece il colpevole ha un tasso alcolemico fino a 0,8 g/l, oppure se l’incidente è causato da manovre pericolose, la reclusione sarà da un anno e 6 mesi fino 3 anni per lesioni gravi; mentre da 2 a 4 anni per le lesioni gravissime.

CONDUCENTI MEZZI PESANTI.
L’ipotesi più grave di omicidio stradale (e di lesioni) si applica ai camionisti e agli autisti di autobus anche in presenza di un tasso alcolemico sopra gli 0,8 g/l.

I NUMERI DELL’OSSERVATORIO

FUGA DEL CONDUCENTE. Se il conducente fugge dopo l’incidente scatta l’aumento di pena da un terzo a due terzi, e la pena non potrà comunque essere inferiore a 5 anni per l’omicidio e a 3 anni per le lesioni. Altre aggravanti sono previste se vi è la morte o lesioni di più persone oppure se si è alla guida senza patente o senza assicurazione. La pena è invece diminuita fino alla metà quando l’incidente è avvenuto anche per colpa della vittima.

REVOCA DELLA PATENTE. In caso di condanna o patteggiamento (anche con la condizionale) per omicidio o lesioni stradali viene automaticamente revocata la patente. Una nuova patente sarà conseguibile solo dopo 15 anni (omicidio) o 5 anni (lesioni). Tale termine è però aumentato nelle ipotesi più gravi: se ad esempio il conducente è fuggito dopo l’omicidio stradale, dovranno trascorrere almeno 30 anni dalla revoca.

RADDOPPIO DELLA PRESCRIZIONE. Per il nuovo reato di omicidio stradale sono previsti il raddoppio dei termini di prescrizione e l’arresto obbligatorio in flagranza nel caso più grave (bevuta “pesante” e droga). Negli altri casi l’arresto è facoltativo. Il pm, inoltre, potrà chiedere per una sola volta di prorogare le indagini preliminari.

PERIZIE COATTIVE. Il giudice può ordinare anche d’ufficio il prelievo coattivo di campioni biologici per determinare il Dna. Nei casi urgenti e se un ritardo può pregiudicare le indagini, il prelievo coattivo può essere disposto anche dal pm.

Mestre, arrestata per un omicidio, confessa un altro delitto

Mestre La palazzina dove è stata uccisa Francesca Vianello da Susanna Lazzarini
La palazzina a Mestre dove è stata trovata uccisa Francesca Vianello da

Susanna Lazzarini, la donna che ha confessato, per un prestito in denaro da spendere per il Natale, lo strangolamento a Mestre a fine dicembre di un’anziana, Francesca Vianello, ha confessato un secondo delitto. La donna – secondo quanto riferisce la squadra mobile di Venezia – ha detto di aver ucciso, nel 2012, un’altra persona, Lida Taffi Pamio, omicidio che aveva portato in carcere, con condanna in primo grado di 24 anni, una infermiera sua vicina di casa, Monica Busetto, che si è sempre proclamata innocente.

Susanna Lazzarini, conosciuta come Milly, 52 anni di Mestre, ha confessato alla Procura di Venezia il secondo delitto, il primo in ordine cronologico, consumato nel 2012 ai danni di Lida Taffi Pamio, dopo che già aveva ammesso le proprie responsabilità di quello del 2015, vittima Francesca Vianello, avvenuti entrambi a ridosso della vigilia di Natale. Entrambe le anziane avevano 87 anni.

Secondo fonti della Procura, il movente del delitto Taffi Pamio resta al momento sconosciuto (mentre per quello di Francesco Vianello è stato il denaro, 100 euro, come ammesso dalla presunta assassina) ma è probabile che le circostanze portino a un unico percorso legato all’indigenza in cui viveva Susanna Lazzarini, vedova e con due figli.

Dopo il secondo delitto, la squadra mobile e la Procura veneziana hanno visto che i dati dei due omicidi collimavano in molti punti. Avevano in comune l’amicizia della madre della Susanna Lazzarini con le due vittime. Determinante anche il riscontro sui dati raccolti in corso di indagine, che hanno fatto trovare il dna di Milly nell’abitazione della Pamio. Le indagini della squadra mobile di Venezia, coordinata dalla Procura, proseguono per delineare maggiormente i contorni dei due assassini.

Arrestata la banda di furti e rapine nella movida di Torino

Arrestata banda furti rapine movida Torino
Momenti della movida a Torino

TORINO – Si fingevano turisti o tifosi di calcio in trasferta, per avvicinare le vittime e derubarle nel corso della movida torinese. Oppure rubavano le automobili alle vittime per commettere altri furti. I carabinieri del Nucleo Radiomobile di Torino hanno arrestato sette rapinatori ritenuti presunti responsabili di decine di colpi nell’area centro e nord della città (San Salvario, Porta Nuova e Porta Palazzo).

Martedì scorso, alle 5 del mattino, in corso Vittorio Emanuele, angolo via Saluzzo, a Torino, i militari sono intervenuti, dopo una segnalazione al 112, e hanno arrestato due marocchini e un libico, tra 18 e i 25 anni, tutti senza fissa dimora, per rapina aggravata.

I tre hanno avvicinato, abbracciato, aggredito e rapinato un 47enne svizzero. Si sono finti tifosi di calcio per ingannare la vittima. Gli hanno rubato il portafoglio, prima di scappare a piedi. Sono stati però bloccati dai carabinieri. La banda è sospettata di decine di colpi, messi a segno con lo stesso modus operandi.

Mercoledi, alle 3 del mattino, in corso Regina Margherita, angolo corso XI Febbraio, dopo un lungo inseguimento, iniziato in corso Monte Grappa, i militari hanno arrestato per rapina aggravata tre marocchini e un polacco, tra i 29 e i 33 anni, tutti irregolari.

Poche ore prima, durante una delle tante serate della movida, gli arrestati avevano rubato, in corso Monte Grappa, armati di coltello, la macchina a un uomo di 31 anni, prima di scappare. Intercettati dai carabinieri, i fuggitivi hanno urtato una gazzella dei militari e una volta bloccati hanno aggredito e ferito, con i cocci di bottiglia, due carabinieri. Anche questo gruppo è sospettato di aver realizzato diversi furti e rapine in tutta la città.

Picchia e minaccia la moglie, arrestato marito violento

Stefano Caruso arrestato a Lamezia Terme per aver picchiato la moglie.LAMEZIA TERME (CATANZARO) – Un uomo di 47 anni, Stefano Caruso, è stato arrestato dai carabinieri a Lamezia Terme e posto ai domiciliari nella struttura ‘”Malgrado Tutto” per maltrattamenti e lesioni nei confronti della moglie nonché furto per aver realizzato un allaccio abusivo alla rete elettrica ed a quella del gas.

Stefano Caruso, che era già ai domiciliari presso la sua abitazione, ha aggredito la moglie, l’ha colpita con un pugno al volto e successivamente l’ha minacciata con un martello.

I carabinieri sono intervenuti nell’abitazione della coppia dove hanno bloccato Caruso e sequestrato il martello. La donna è stata soccorsa e ricoverata in ospedale per lo choc e le lesioni riportate.

Aveva un piccolo arsenale in casa. Un arresto a Mileto

mileto armi arrestato domenico schimmentiMILETO (VIBO VALENTIA) – Un uomo di 33 anni, Domenico Schimmenti, è stato arrestato dai carabinieri e posto ai domiciliari a Mileto per detenzione illegale di arma clandestina e munizioni, ricettazione e detenzione abusiva di materiale esplodente.

I Carabinieri del comando Provinciale di Vibo Valentia, in collaborazione con le unità cinofile e di militari dello Squadrone Cacciatori, hanno compiuto una perquisizioni nell’abitazione e nei terreni di Schimmenti ed hanno trovato una pistola calibro 7.65 senza matricola, 111 cartucce per fucile kalashnikov; due ordigni esplosivi artigianali, 7 artifizi pirotecnici, una baionetta ed altro materiale per armi.

Nozze combinate coi migranti a Torino. Forse cè “un’agenzia”

nozze combinate con i migranti torinoTORINO – Potrebbe esserci un’agenzia specializzata e bene organizzata dietro il “matrimonio combinato” tra una immigrata irregolare e un italiano scoperto dai carabinieri di Borgata Campidoglio, in collaborazione con i colleghi di Grugliasco (Torino). Si sospetta che i casi in Piemonte possano essere molti di più.

I militari subito dopo le “nozze combinate” hanno denunciato una nigeriana di 28 anni, abitante a Torino, e un operaio italiano di 31 anni, residente a Grugliasco, per truffa e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Le indagini dell’Arma hanno dimostrato che la donna aveva ottenuto – previo pagamento di 1.000 euro – la disponibilità dell’uomo a sposarsi con lei al comune di Grugliasco, pur in assenza di effettiva comunione di vita e di affetti.

Il matrimonio di convenienza era stato organizzato – probabilmente da un’agenzia specializzata in tali “eventi” – per consentire alla nigeriana di ottenere il permesso di soggiorno per motivi familiari. Indagini dei carabinieri sono in corso per individuare altre persone coinvolte nei matrimonio di convenienza al solo scopo di ottenere il permesso.

Il fenomeno delle nozze combinate è molto diffuso in tutta Italia. E spesso, dietro questi finti “altarini”, vi sono organizzazioni, anche di tipo criminale, che lucrano sia sulla disperazione altrui che sulle speranze di migranti di avere facili permessi di soggiorno. Ovviamente dietro pagamento di cospicue somme di denaro che possono variare, secondo i casi, da mille fino a svariate migliaia di euro.

Scoperta a Cosenza evasione da 9 milioni di euro

scoperta evasione fiscale da 9 milioni di euro a cosenzaLa Guardia di finanza di Cosenza ha scoperto una evasione fiscale da 9 milioni di euro nel settore immobiliare. Nel corso di una verifica fiscale, i finanzieri hanno scoperto una serie di anomalie nelle operazioni commerciali effettuate da una società immobiliare di Roma.

Dagli accertamenti è emerso che la sede romana della società era fittizia e che quella effettiva era in Provincia di Cosenza. I finanzieri hanno scoperto l’inserimento in contabilità di fatture false per 500.000 euro, falsi acquisti di edifici in costruzione ovvero compravendite fittizie di immobili già costruiti.

Al termine delle indagine il legale rappresentante della società è stato denunciato alla Procura di Cosenza per l’emissione, l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. I finanzieri in seguito all’evasione e alle altre anomalie emerse hanno avviato la procedura per il sequestro dei beni patrimoniali.

Rapina a portavalori a Zumpano. Presi i banditi. VIDEO

La rapina al vigilantes che ha prelevato l'incasso dal centro commerciale Brico Center di Zumpano il 14 dicembre 2015
La sequenza della rapina al vigilantes del blindato presso il centro commerciale Brico Center di Zumpano

Due rapinatori in trasferta sono stati arrestati dalla polizia per la rapina a un portavalori avvenuto lunedì 14 dicembre 2015 presso il centro commerciale Brico Center di Zumpano. Il bottino fruttò ai banditi 102mila euro, ossia l’incasso di sabato e domenica del grosso esercizio che tratta ferramenta e articoli per la casa.

Il blitz della Polizia di Stato è scattato questa notte tra Lombardia e Calabria. In manette sono finiti Antonio Fortunato, classe ’69 e Massimo Niro, classe ’68, entrambi pregiudicati. Il primo di origini campane ma residente a Monza, il secondo residente a Cologno Monzese.

Secondo gli investigatori, sono loro i presunti autori della rapina al blindato sulla strada che conduce a Zumpano, piccolo centro alle porte di Cosenza dove negli ultimi anni è sorta una massiccia area commerciale spesso oggetto di rapine e furti di ogni genere.

I due, spiegano gli investigatori, risultavano gravati da diversi precedenti penali specifici, in relazione a diversi fatti analoghi compiuti in varie regioni.

All’identificazione di Fortunato e Niro, la Squadra Mobile di Cosenza è arrivata dopo articolate indagini avviate all’indomani della rapina. Un’attività consistita perlopiù in incroci di dati rilevati da tabulati telefonici e accertamenti di transiti autostradali sul tratto dell’A3 Salerno – Reggio Calabria compreso tra le uscite di Cosenza e Lamezia Terme, nonché attraverso le testimonianze di persone presenti durante le fasi di conmpimento della rapina.

Massimo Niro è stato rintracciato presso la propria residenza di Cologno Monzese, mentre ad Antonio Fortunato l’ordinanza è stata notificata presso la casa Circondariale di Catanzaro dove si trova recluso per altra causa.

VIDEO DELLA RAPINA

 

 

Le fasi della rapina – I banditi, appostati sotto il colonnato del centro commerciale, hanno atteso la guardia giurata che uscisse dal Brico Center con il sacchetto dell’incasso. Appena vicino al portavalori della “Securpol Group s.r.l.” di Lamezia Terme, nel video del circuito di sorveglianza si vedono i due malviventi che fulminei avvicinano e aggrediscono il vigilantes strappandogli di mano il malloppo per poi dileguarsi. Il collega alla guida del mezzo blindato, probabilmente terrorizzato, sembra non aver accennato pericolose reazioni.

Non è stato comunque sufficiente farla franca ai due ladri che, evidentemente, da “trasfertisti”, pensavano di non essere riconosciuti dall’occhio elettronico e dallo sguardo attento degli uomini del questore Luigi Liguori. Due mesi e mezzo di indagini della Polizia di Cosenza fino alla svolta di stamane. Non è chiaro se sia stata recuperata la refurtiva.

Gurriglia Acri Castrovillari, 4 arresti dei CC, ma il pm li libera

Gurriglia Acri Castrovillari. 4 arresti dei carabinieri. Pm: "Liberi"ACRI (COSENZA) – I carabinieri della stazione di Acri e del nucleo operativo di Rende hanno arrestato 4 persone per i disordini avvenuti il 28 ottobre scorso durante l’incontro di calcio di Ellellenza Acri – Castrovillari. Derby dove sono scoppiati tafferugli ed è successo di tutto.

Gli arresti sono stati eseguiti due giorni dopo a seguito della visione delle telecamere di sorveglianza piazzate dai carabinieri allo stadio. Si tratta di B.G., classe ’89, imprenditore di Acri; G.D., classe ‘82, operaio, in passato già sottoposto a Daspo; F.A., classe ‘94, di Acri e C.V., pregiudicato, nato il 1992.

I quattro sono finiti nei guai poiché durante la partita avrebbero scavalcato la recinzione del campo di calcio ad Acri e avrebbero lanciato oggetti atti ad offendere. Individuati martedi pomeriggio, gli indagati sono stati ammanettati e condotti in caserma, dove i militari hanno contestualmente informato i magistrati della procura competente. Tuttavia, l’autorità giudiziaria ha disposto l’immediata liberazione delle persone ritenendo di non dover richiedere misure coercitive nei loro confronti.

Il reato contestato è lancio di materiale pericoloso, scavalcamento ed invasione di campo in occasione di manifestazioni. Le indagini sono state condotte dai carabinieri di Acri, in collaborazione con il N.o.r. della compagnia di Rende col supporto dei carabinieri di Luzzi.

La partita tra Acri e Castrovillari aveva surriscaldato gli animi già alla vigilia. Domenica, prima durante e dopo, le forze dell’ordine hanno dovuto placare gli animi dei più facinorosi. I tafferugli sono proseguiti fuori e dentro lo stadio. Ingenti i danni subiti da ignari cittadini. Auto danneggiate, qualche ferito e tanta paura.

La società ospite del Castrovillari nel dopo partita aveva diffuso una nota al vetriolo: “Presenteremo formale esposto alla Procura del Tribunale della Città del Pollino ed in Lega per denunciare e chiedere delucidazioni in merito alla gestione dell’ordine pubblico ed al vile attacco subito al termine della gara da parte dei supporter rossoneri. L’ A.S.d. Castrovillari esprime il proprio sdegno per quanto accaduto e, nel contempo, solidarietà ai tifosi castrovillaresi”.

Breedlove (Nato) lancia l’allarme terroristi Isis tra i migranti

Breedlove (Nato) lancia l'allarme terroristi Isis tra i migranti
ll comandante della Nato per l’Europa gen. Philip Breedlove

WASHINGTON – L’azione di forza della Russia in Siria sarebbero all’origine di un flusso quotidiano di rifugiati verso l’Europa. Tra questi migranti, “ci sono terroristi, criminali e foreign fighters”. Ad affermarlo in una audizione davanti ad una commissione del Senato negli Stati Uniti, il comandante della Nato in Europa, generale Philip Breedlove.

A suo avviso, l’Isis “si sta diffondendo come un cancro” in questo mix, “sfruttando il vantaggio di vie di minor resistenza, minacciando l’Europa e noi stessi”. Breedlove ha esplicitamente accusato la Russia di aver “enormemente esacerbato il problema” con le sue azioni in Siria.

Non è la prima volta che la Nato avverte, non sulle motivazioni dei raid russi in Siria, che sui barconi nel Mediterraneo o lunga la dorsale balcanico, potrebbero infiltrarsi jihadisti in Europa. La relazione di Breedlove pare essere “rafforzata” anche dagli esiti di mesi di tensione tra Stati Uniti (azionista numero uno del patto Atlantico) e Mosca, quest’ultima accusata di essere il miglior alleato del regime di Assad in Siria.

No del Senato all’arresto del senatore Domenico De Siano

No del Senato all'arresto del senatore Domenico De Siano
Il senatore di Forza Italia Domenico De Siano
L’Aula del Senato con 208 sì, 40 no e 3 astenuti conferma la decisione della Giunta per le Immunità di dire “no” alla richiesta dei magistrati di Napoli di arrestare il senatore di FI Domenico De Siano coinvolto nell’inchiesta sulle tangenti per gli appalti sui rifiuti nei comuni di Lacco Ameno, Forio e Monte di Procida.

Nei confronti di Domenico De Siano, coordinatore di Forza Italia Campania, era caduta l’accusa di associazione a delinquere, ma erano rimasti in piedi i reati di corruzione e turbativa d’asta. La richiesta della procura di Napoli per De Siano era per gli arresti domiciliari.

La giunta presieduta dal senatore Stefàno, accedendo agli atti aveva ritenuto insufficienti gli elementi a carico del senatore azzurro. La stessa decisione è stata assunta analogamente dall’aula di palazzo Madama.

Facebook, arresto Diego Dzodan. Le società: “Sproporzionato”

Arrestato in Brasile Diego Dzodan, numero 2 di Facebook
Diego Dzodan

La polizia federale brasiliana ha arrestato a San Paolo il vicepresidente di Facebook per l’America Latina, Diego Dzodan. Le forze dell’ordine hanno agito su mandato di un giudice di Lagarto, nello Stato di Sergipe (nord-est). Il motivo è stata la mancata collaborazione di Facebook Brasile in indagini della locale procura in merito alla posizione di due criminali sotto processo.

In sostanza, si è verificata una situazione analoga a quella registrata due settimane fa negli Usa, quando l’Fbi aveva chiesto l’accesso ai dati sugli iPhone dei responsabili della strage di San Bernardino, poi negata dal Ceo di Apple, Tim Cook. Per questo, Cook, potrebbe subire la stessa sorte di Diego Dzodan.

L’arresto del vice presidente di Facebook per l’America Latina è motivato per “ripetuta non osservanza degli ordini del tribunale” di condividere dei dati richiesti nell’ambito di un’indagine sul traffico di stupefacenti, secondo quanto reso noto dalla polizia. Le indagini si tengono a porte chiuse, senza l’assistenza del pubblico; secondo la stampa brasiliana i dati in questione sarebbero i dati anagrafici di due titolari di account di WhatsApp, piattaforma di messaggistica acquistata da Facebook per l’astronomica cifra di 19 miliardi di dollari un anno e mezzo fa.

Immediata la reazione del colosso di Palo Alto. “Siamo amareggiati – commenta un portavoce di Facebook – si tratta di una decisione estrema e non proporzionata. Siamo sempre stati disponibili e continueremo ad esserlo a collaborare con le autorità. Siamo rammaricati della scelta di scortare un dirigente Facebook presso una stazione di Polizia in relazione al caso che coinvolge WhatsApp, che opera separatamente da Facebook”, aggiunge il portavoce.

Non possiamo fornire informazioni che non abbiamo – è la posizione ufficiale di WhatsaApp – e abbiamo collaborato al massimo delle nostre capacità in questo caso e se da una parte rispettiamo il lavoro importante delle forze dell’ordine, dall’altra siamo fortemente in disaccordo con la loro decisione. Non siamo in grado di fornire informazioni che non abbiamo, la polizia ha arrestato qualcuno su dati che non esistono”.

“Inoltre – spiega il portavoce di WhatsApp – Facebook e WhatsApp funzionano in modo indipendente, quindi la decisione di arrestare un dipendente di un’altra società è un passo estremo e ingiustificato”.

“Non possiamo commentare questa indagine specifica, se non per dire che abbiamo collaborato per quanto abbiamo potuto vista l’architettura del nostro servizio – sottolinea la società – WhatsApp non memorizza i messaggi delle persone. Li trattiene fino a che non vengono consegnati, dopo esistono solo sui dispositivi degli utenti”.

“Inoltre – conclude – abbiamo messo in atto un forte sistema di crittografia “end-to-end”, che significa che i messaggi delle persone vengono protetti dai criminali online. Nessuno, né WhatsApp o chiunque altro può intercettare o compromettere i messaggi degli utenti”.

Sassari, assalto al caveau della Mondialpol. Bottino 10 milioni

Sassari, assalto al caveau della Mondialpol. 10 milioniSASSARI – Ammonta a circa 10 milioni di euro il bottino del colpo messo a segno nella tarda serata di ieri nel caveau della Mondialpol, a Sassari.

Il gruppo, composto da almeno 15 persone, era armato fino ai denti e ben organizzato. L’entrata in azione dopo le 20 di ieri sera nell’oscurità presso la sede centrale della Mondialpol a Sassari. Martedì mattina è stato ritrovato il furgone utilizzato dai malviventi per la fuga, bruciato nelle campagne di Alà dei Sardi.

Nel frattempo sono arrivati dalla Lombardia i proprietari dell’istituto di vigilanza, che ora sono a colloquio con gli investigatori nella sede assaltata di Caniga, vicino alla Motorizzazione civile, alla periferia di Sassari. In tutta l’Isola è scattata la caccia ai malviventi, con diversi posti di blocco e perquisizioni.

Roma – Casal Palocco, colonnello uccide la moglie e s’impicca

Casal Palocco Carlo Revetria uccide Gisella Nano e si suicida
Carlo Revetria con la moglie Gisella Nano

Omicidio-suicidio a Casal Palocco, nel quadrante sud di Roma. Un uomo di 64 anni, Carlo Revetria, ha ucciso in casa la moglie Gisella Nano, di 59 anni e poi si è impiccato in giardino. E’ accaduto martedì attorno alle 13.30, in via Valfloriana.

Sulla vicenda indagano i Carabinieri del gruppo di Ostia. Gisella Nano sarebbe stata colpita con un vaso in testa al culmine di una lite dal marito. L’uomo si è poi tolto la vita impiccandosi nel giardino dell’abitazione. Ancora da chiarire i motivi della lite. A dare l’allarme è stato un conoscente della coppia che ha visto il corpo di Retrevia.

Subito giunti sul posto i militari e i soccorritori. Entrambi erano già morti. L’ipotesi al vaglio degli investigatori è quella dell’omicidio-suicidio. La donna non sarebbe stata uccisa a colpi d’arma da fuoco, come si pensava in un primo momento. Carlo Revetria, era un colonnello dell’aeronautica in pensione.

Pil 2015 più 0,8%. Italia torna crescere. Renzi: “Gufi a zero”

Pil 2015 più 0,8%. Italia torna crescere. Renzi: "Gufi a zero"Pil 2015 +0,8%, Italia torna crescere. Nel 2015 il Pil italiano è aumentato dello 0,8%, tornando a crescere dopo tre anni di cali. Lo comunica l’Istat con riferimento al Prodotto interno lordo in volume. Una prima stima dell’Istituto, diffusa a metà febbraio e basata sui trimestri, aveva dato il Pil a +0,7%. La previsione contenuta nella nota di aggiornamento al Def dello scorso settembre indicava un +0,9%

Deficit/Pil 2015 al 2,6%, più basso dal 2007 – Il rapporto deficit/Pil nel 2015 è stato pari al 2,6%, dopo il 3% del 2014. Lo comunica l’Istat sulla base delle sue stime provvisorie. L’indebitamento in rapporto al Pil è in linea con le stime del Documento di economia e finanza del governo ed è il più basso dal 2007, riportando l’orologio agli anni precedenti la crisi finanziaria. Il surplus primario (al netto degli interessi sul debito) si riduce invece all’1,5%, il più basso dal 2011.

Debito 2015 a 132,6%, record ma sotto stime Def – Nel 2015 il debito italiano è 132,6% del Pil, il massimo dal 1995, da quando cioè sono state ricostruite le serie storiche. Lo rende noto l’Istat (nel 2014 si attestava al 132,5%). Il dato è inferiore alle previsioni del Governo nella Nota di aggiornamento del Def, che indicavano un rapporto del 132,8%. In valore assoluto, il debito del 2015 si attesta a circa 2.170 miliardi di euro, un livello record.

Pressione fiscale scende a 43,3% nel 2015 – La pressione fiscale nel 2015 si attesta al 43,3% del Pil, il livello più basso dal 2011 quando aveva segnato 41,6%. Lo certifica l’Istat notando il calo di tre decimali di Pil rispetto al 43,6% del 2014.

Pil in volume resta sotto livello del 2000 – “Il Pil in volume resta ancora al di sotto del livello registrato nel 2000”. Così l’Istat diffondendo i dati del 2015.

Investimenti tornano a crescere dopo 8 anni – Nel 2015 gli investimenti fissi lordi in Italia tornano a crescere, con un aumento dello 0,8%. Lo rileva l’Istat, aggiungendo che si tratta del primo rialzo dopo 8 anni: l’ultima variazione positiva risale al 2007.

Fisco: Orlandi, chi non collabora conoscerà ‘lato oscuro’ – “Chi non ha risposto ad un approccio collaborativo, conoscerà – permettetemi la battuta – il lato oscuro dell’accertamento”. Lo ha detto il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, parlando in particolare dello “spesometro”, alle cui richieste ha risposto “solo una parte molto limitata”. Con chi non ha collaborato, ha aggiunto, “dovremo cambiare approccio”.

Padoan, crescita c’è, governo mantiene impegni – “Il governo mantiene i suoi impegni di finanza pubblica in un quadro in cui la crescita c’è”. Lo ha detto il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, commentando i dati Istat. “Dai dati di oggi – ha proseguito – traggo la convinzione che la strategia del governo deve andare avanti lungo linee intraprese finora”.

Renzi: dati mostrano Italia tornata, gufi stanno a zero – “I numeri dimostrano che l’Italia è tornata. Non la lasceremo in mano ai catastrofisti che godono quando le cose vanno male”. Lo scrive su Facebook il premier Matteo Renzi, commentando i dati dell’Istat. “Avviso: post urticante per gufi e talk”, premette. Poi afferma: “Con questo Governo le tasse vanno giù, gli occupati vanno su, le chiacchiere dei gufi invece stanno a zero”. “Il Pil. A inizio del 2015 avevamo immaginato la crescita del +0,7%. La crescita è stata invece del +0,8%. Meglio delle previsioni. Il Governo Monti aveva chiuso con -2,3%; il Governo Letta con -1,9%”, ha scritto ancora Renzi citando i dati diffusi oggi dall’Istat.

“Il boom del JobsAct è impressionante. Nei due anni del nostro Governo abbiamo raggiunto l’obiettivo di quasi mezzo milione di posti di lavoro stabili in più. E Inps ricorda come siano aumentati i contratti a tempo indeterminato nel 2015 di qualcosa come 764.000 unità!”, ha scritto su Facebook Matteo Renzi, citando fonti Istat e Inps. (Ansa)

Arrestato l’imprenditore Filippo Gironda. “Organico ai Tegano”

Arrestato l'imprenditore Filippo Gironda. "Organico a cosca Tegano"I Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria hanno arrestato, lunedi 29 febbraio, l’imprenditore Filippo Gironda, di 40 anni.

L’uomo, coinvolto nell’indagine del Nucleo investigativo dei Carabinieri reggini convenzionalmente denominata “TNT 2”, è ritenuto presunto responsabile di associazione a delinquere di tipo mafioso ed estorsione aggravata dal metodo mafioso. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata emessa dal Tribunale di Reggio Calabria.

Secondo gli inquirenti, Filippo Gironda sarebbe organico alla cosca “Tegano” attiva in particolare nella città di Reggio Calabria, nonché di essersi attivato, mediante minacce e percosse, per ottenere la restituzione di dieci formelle di tritolo bellico dal peso complessivo di 2 chili, già provento di furto ai danni dell’indicato sodalizio. Per tali reati l’uomo ha già riportato una condanna in primo grado a 12 anni di reclusione.

Caserta, rubavano auto di grossa cilindrata. 4 arresti

Furto auto a Caserta Da sinistra in alto Gennaro Capasso e Antonio Esposito. In basso Renzo Di Gennaro e Armando Climeni
Da sinistra in alto Gennaro Capasso e Antonio Esposito. In basso Renzo Di Gennaro e Armando Climeni

Quattro persone sono state arrestate martedì mattina a Caserta per una serie di presunti furti di auto di grossa cilindrata ai danni di una concessionaria.

L’operazione, coordinata dai magistrati della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, è stata eseguita dai Carabinieri della Stazione di Caserta che all’alba hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Napoli – Sezione Riesame – nei confronti di Gennaro Capasso, di Napoli, classe 1974, già detenuto per altro presso il penitenziario di Napoli Secondigliano; Armando Climeni, di Napoli, classe 1965, già recluso per altro presso la Casa Circondariale di Napoli Poggioreale. Arresti domiciliari per Renzo Di Gennaro, di Napoli, classe 1988 e Antonio Esposito, di Napoli, classe 1985, residente a Teverola.

I quattro sono ritenuti gravemente indiziati, a vario titolo, di furto aggravato in concorso. Il 23 novembre 2015 era stato arrestato Ignazio D’angelo, classe 1990, già detenuto a Poggioreale.

L’attività investigativa, avviata a gennaio del 2014, a seguito della denuncia del titolare di una concessionaria d’auto di Caserta, ha permesso di identificare i presunti autori di due furti di autovetture di grossa cilindrata perpetrati, rispettivamente, il 7 e l’8 gennaio dello stesso anno. Il gruppo – spiega la procura – costituito da 5 persone, riusciva ad impossessarsi di 4 autovetture per un valore di oltre 100.000 euro, anche attraverso un modus operandi del tutto inusuale.

Il primo episodio delittuoso, a seguito della ricostruzione dei fatti, sarebbe stato consumato durante le operazioni di scarico dei mezzi dalle bisarche in orario diurno. I malviventi riuscivano ad impossessarsi delle autovetture, con abile manovra, confondendosi fra gli addetti ai lavori.

L’indagine, svolta attraverso attività investigative tradizionali, consistite in servizi di osservazione e controllo, nonché dall’analisi delle immagini estratte dal sistema di videosorveglianza dell’esercizio commerciale, ha permesso la compiuta identificazione di due degli indagati, in quanto resisi responsabili del medesimo reato commesso presso un autolavaggio di Campi Bisenzio (Firenze) in data 17 aprile 2013.

Gli stessi vennero identificati dai militari della Compagnia Carabinieri di Scandicci (Firenze). La comparazione, quindi, dei fotogrammi ha consentito agli inquirenti di “cristallizzare la responsabilità dei destinatari del provvedimento odierno in ordine ai reati commessi in Caserta”.

Gli investigatori hanno dunque avviato un’intensa attività investigativa attraverso l’esame della banca dati delle forze di Polizia, che ha consentito di corroborare il quadro indiziario nei confronti degli altri complici che, “senza ombra di dubbio – scrive la procura – avevano perpetrato il furto il giorno successivo, sottraendo due mezzi da un capannone attiguo alla concessionaria, operando sempre in pieno giorno”.

Nell’ambito dell’analisi dei fatti è emerso il ruolo di basista rivestito da uno degli indagati, dipendente della concessionaria ove erano stati consumati i reati, resosi responsabile dei medesimi reati. Un quinto complice è stato già tratto in arresto dai Carabinieri della Stazione di Caserta, in data 23 novembre 2015, in esecuzione di provvedimento cautelare.

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