15 Ottobre 2024

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Agguato a Platì, fuoco contro bracciante agricolo: ferito

Agguato a Platì, fuoco contro bracciante agricolo: feritoPLATI’ (REGGIO CALABRIA) – Un bracciante agricolo, Pasquale Grillo, di 62 anni, è stato ferito in un agguato a Platì da un uomo travisato che gli ha sparato contro tre colpi di pistola di medio calibro mentre stava camminando per strada. L’uomo è stato accompagnato nell’ospedale di Locri da uno dei figli. E’ stato ferito all’addome e ad una gamba, ma secondo le prime notizie non sarebbe in pericolo di vita.

Pasquale Grillo, secondo quanto si è appreso, è cognato di Giuseppe Perre, indicato dagli investigatori come il capo dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta legata ai Barbaro di Platì. Gli investigatori, tuttavia, ritengono che possa trattarsi di un gesto legato a motivi personali. Le indagini sono condotte dai carabinieri della Compagnia di Locri.

Luca Lotti visita nuovo palazzo di Giustizia: “Governo è con voi”

Luca Lotti visita nuovo palazzo di Giustizia: "Governo è con voi"
Luca Lotti insieme al sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà

REGGIO CALABRIA – “Questa opera è importante come tante altre incompiute di questa regione. L’impegno del Governo sta proprio qui”.  Lo ha detto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri Luca Lotti durante una visita al cantiere del nuovo palazzo di giustizia a Reggio Calabria insieme al sindaco Giuseppe Falcomatà.

“Ci hanno raccontato per anni – ha aggiunto Lotti – che non si poteva fare, che le opere non venivano completate perché c’erano problemi e non c’erano i finanziamenti”.

“Noi ci siamo messi, piano piano, pezzo per pezzo, aiutando le amministrazioni, i comuni, i sindaci, le regioni per far capire che l’Italia ce la può fare”. “Mi auguro – ha sollineato il braccio destro di Renzi – che il prima possibile si possa entrare in questo palazzo”. Ad accompagnare Luca Lotti anche il sindaco della città.

“I lavori – ha detto Giuseppe Falcomatà – secondo il crono programma sono di 24 mesi. L’importante è che siano ripresi e che i fondi Cipe stanziati dal Governo possano essere utilizzati facendo passare questa città da esempio negativo a esempio positivo da imitare”, ha concluso il primo cittadino di Reggio Calabria.

Yara, Massimo Bossetti: “Quel Dna non mi appartiene”

Yara, Massimo Bossetti: Dna non è mio
Massimo Bossetti

“Quel Dna non mi appartiene”. Per la prima volta, Massimo Bossetti, imputato per l’omicidio di Yara Gambirasio ha messo in dubbio, nel corso del suo interrogatorio, che il Dna trovato sul corpo della ragazza uccisa sia suo. “E’ un Dna strampalato, e che per metà non corrisponde”, ha detto il carpentiere a proposito della mancata corrispondenza tra il Dna nucleare e quello mitocondriale.

“E’ dal giorno del mio arresto che mi chiedo come sono finito in questa vicenda – ha proseguito Bossetti – visto che non ho fatto niente e voi lo sapete”. Il pm Letizia Ruggeri ha ribattuto che un giudice ha ritenuto che dovesse rimanere in carcere e un altro che gli elementi a suo carico sono stati giudicati tali da sostenere un giudizio. “Evidentemente la vicenda non è strampalata come dice lei”.

Massimo Bossetti, durante i suo interrogatorio al processo per l’omicidio di Yara Gambirasio ha detto di non aver mai fatto ricerche su ragazzine o tredicenni come invece risulta dall’analisi dei suoi due computer di casa. “No, assolutamente – ha risposto -, sono sincero, non esistono ricerche di questo genere nei nostri computer, assolutamente”.

Bossetti ha aggiunto che talvolta “in intimità, quando i bambini erano a letto” lui e la moglie guardavano dei siti pornografici. Mai, però, quelli riguardanti ragazzine. “A me piace anche la cronaca nera”, ha aggiunto e, per questo, faceva ricerche o leggeva i giornali.

Massimo Bossetti, dopo il suo fermo, pensò che Yara Gambirasio “era stata uccisa per mettermi nei guai”. Il carpentiere lo ha detto quando il pm Letizia Ruggeri gli ha chiesto per quale ragione volle essere interrogato e disse di sospettare del collega Massimo Maggioni, ai danni del quale è imputato per calunnia.

“Non sapevo come fare, stavo svenendo, non capivo più niente. Non avevo mai visto tante forze dell’ordine, come se fossi uno spacciatore, neanche fossi stato Totò Riina”. Così Massimo Bossetti ha ricostruito in questo modo gli instanti del suo fermo, il 16 giugno 2014, nel cantiere di Seriate in cui fu fermato per l’omicidio di Yara.

Almese (Torino), tenta di uccidere fratello ma coltello si spezza

Davide Moschini tenta uccidere fratello ad Almese TorinoTORINO – Tenta di uccidere il fratello a coltellate, ma fortuna ha voluto che la lama del coltello si spezzasse. E’ successo mercoledì sera, alle 23.30, ad Almese (Torino) al culmine di una violenta lite in famiglia.

Alcuni residenti, sentite le urla provenire dall’abitazione della famiglia Moschini, hanno segnalato al 112 dei carabinieri il forte litigio e la colluttazione. I militari della stazione sono intervenuti e hanno riscontrato che la lite era scaturita per futili motivi tra due fratelli, Davide Moschini, 37 anni, e Diego, di 40 anni, nella casa di famiglia ad Almese alla presenza della madre 68enne.

Il presunto aggressore, Davide, durante la lite, dopo aver sferrato alcuni pugni al volto del fratello, l’ha colpito con un coltello da cucina alla testa, ma non è riuscito a ferirlo gravemente solo a causa della lama che si è spezzata per la violenza dei colpi inferti.

La vittima ha riportato delle escoriazioni al cuoio capelluto, con associata una ferita superficiale da punta alla nuca, ed ecchimosi varie. L’aggressore ha riportato la frattura alla VII^ costola sinistra e una ferita lacero contusa al labbro superiore.

Successivi accertamenti hanno consentito di acclarare che la madre era da qualche tempo costretta a subire ripetute e continuate vessazioni da parte del figlio Davide, il quale, oltre ad essere stato arrestato per il tentato omicidio del fratello, è stato arrestato anche per maltrattamenti in famiglia.

Bologna, fa avere rapporti sessuali a figlia disabile. 2 misure

Bologna, faceva avere rapporti sessuali a figlia disabile. 2 misureBUDRIO (BOLOGNA) – Un pensionato di 64 anni, avrebbe concesso la figlia disabile a un suo amico pensionato per farle avere rapporti sessuali dietro pagamento di somme di denaro. La triste storia a Budrio, nel Bolognese.

I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Bologna, a conclusione di articolata attività investigativa, hanno dato esecuzione ad ordinanza di applicazione di misura cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Bologna, Alberto Ziroldi, nei confronti di un 68ennne e del padre della donna, ritenuti presunti responsabili di violenza sessuale con abuso delle condizioni di inferiorità fisica e psichica, in danno di una donna 40enne, disabile, affetta da grave insufficienza mentale.

Al pensionato 68enne sono stati disposti gli arresti domiciliari mentre al 64enne è stato vietato di avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla figlia.

L’inchiesta trae origine da una segnalazione pervenuta alla Procura della Repubblica del capoluogo felsineo inviata dal Servizio Sanitario della Asl bolognese, che aveva in cura la donna, nell’ottobre 2015 dopo che un’assistente sociale riferiva della possibilità di presunti abusi sessuali nei confronti della stessa.

L’attività di indagine, coordinata dal magistrato Roberto Ceroni, svolta anche con l’ausilio di attività tecniche, ha fatto emergere che il 68enne avrebbe avuto più volte rapporti sessuali con la donna, con cadenza settimanale, all’interno di un casolare in disuso, con il consenso, accertano gli inquirenti, del 64enne, padre della vittima disabile, il quale “consegnava” la figlia anche dietro compensi in denaro per far consumare i rapporti sessuali. Nei confronti di costui è stato disposto il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla figlia, e divieto di comunicare con quest’ultima. Una brutta storia di abusi che se fosse confermata nei vari gradi di giudizio, sarebbe da brividi.

Tangenti Anas. 19 arresti. “Un mercimonio”. Indagato Martinelli (FI)

Nuovo tsunami su Anas. 19 arresti. Indagato Martinelli (FI)

La Guardia di Finanza ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Roma nei confronti di 19 soggetti tra dirigenti e funzionari dell’Anas e imprenditori titolari di appalti di opere pubbliche di primaria importanza.

Coinvolti anche un avvocato e un politico, Marco Martinelli, attuale parlamentare di Forza Italia. Romano di 53 anni, a Martinelli, in base a quanto apprende l’Ansa, è stato notificato dalla Finanza un avviso di garanzia.

L’operazione di questa mattina ha visto impegnati oltre 250 finanzieri e rappresenta la seconda tranche dell’inchiesta scattata a ottobre dell’anno scorso sulle mazzette pagate dagli imprenditori destinatari degli appalti ai funzionari dell’Anas.

Tra questi Antonella Accroglianò, la dirigente soprannominata “Dama Nera”, già arrestata lo scorso 22 ottobre nell’ambito di un presunto giro di mazzette in Anas. Ed è proprio sulla base delle sue ammissioni e dei successivi riscontri e verifiche effettuati dagli uomini del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Roma, che sono scattati i provvedimenti di oggi.

Marco Martinelli è il secondo politico di calibro che entra nell’inchiesta sulle presunte tangenti in Anas. Lo scorso ottobre, insieme alla Accroglianò, venne arrestato anche l’onorevole Luigi Meduri, ex presidente della Regione Calabria ed ex sottosegretario alle Infrastrutture. Indagine che vide in tutto 31 indagati, a vario titolo. Meduri ora è libero, (ha solo l’obbligo di firma). I domiciliari gli sono stati revocati a fine anno.

L’INCHIESTA “DAMA NERA 2”

In particolare, la comparazione degli elementi indiziari emersi dalle indagini tecniche e dall’esame del copioso materiale probatorio sequestrato durante le operazioni di polizia effettuate nell’ottobre dello scorso anno – nell’ambito della nota operazione “Dama Nera”, allorquando vennero eseguite 10 misure cautelari personali – ha consentito di accertare come il sistema corruttivo individuato non si limitasse agli imprenditori e dirigenti Anas già arrestati, bensì potesse agevolmente considerarsi “sistemico”, arricchendosi di nuovi ed inquietanti episodi.

Sono 36 in tutto gli indagati coinvolti nell’odierna operazione di polizia, convenzionalmente denominata “Dama Nera 2”, che ha consentito di individuare nuovi episodi illeciti, perpetrati dal medesimo sodalizio criminale, disarticolato il 22 ottobre 2015.

Dalle indagini sono emersi indizi a carico di ulteriori dirigenti e funzionari Anas Spa, coinvolti, a vario titolo ed in accordo con importanti imprenditori di caratura nazionale, in fattispecie criminose di corruzione, turbata libertà degli incanti, autoriciclaggio e favoreggiamento personale.

Secondo gli inquirenti, i presunti episodi corruttivi individuati sono risultati essere finalizzati a favorire l’aggiudicazione di gare d’appalto a determinate imprese, a velocizzare l’erogazione dei relativi pagamenti, a sbloccare i contenziosi e consentire la disapplicazione di penali riguardanti l’esecuzione di commesse pubbliche, nonché assicurare indebiti indennizzi in relazione a procedure di esproprio, ovvero ad agevolare l’ottenimento di fondi maggiorati illecitamente.

Il mercimonio, spiega il gip, della pubblica funzione e la sistematicità dell’asservimento della medesima sono stati i tratti essenziali che hanno caratterizzato, per anni, l’operato dei pubblici funzionari infedeli oggi arrestati.

Secondo l’accusa, in cambio degli illeciti servizi prestati, abusando dei poteri derivanti dall’incarico ricoperto, i dirigenti Anas Spa e gli esponenti politici indagati hanno ottenuto utilità o provviste corruttive dai titolari di aziende, affidatarie di commesse di opere pubbliche di interesse nazionale. E’ stata accertata la corresponsione, da parte degli imprenditori, di provviste o utilità corruttive, in favore dei dirigenti Anas Spa e dei politici coinvolti, pari a circa 800.000 euro, sottoposti a sequestro con l’operazione di stamane.

Le investigazioni hanno consentito alle Fiamme gialle di accertare, tra l’altro, come siano stati falsati importanti appalti pubblici: dall’itinerario basentano (compreso il raccordo autostradale Sicignano-Potenza) alla SS 117 Centrale Sicula – quest’ultima cofinanziata dalla Regione Sicilia – entrambi aggiudicati nel 2014, alla SS 96 Barese e alla SS 268 del Vesuvio, arterie stradali aggiudicate nel 2012, arrivando sino a turbare la gara per la realizzazione della nuova sede Anas di Campobasso, opera aggiudicata nel 2011.

In tale articolato illecito contesto, secondo l’ipotesi investigativa, il politico indagato, Marco Martinelli, in virtù del ruolo istituzionale ricoperto, avrebbe garantito al titolare di un’importante impresa la nomina di un presidente di gara “non ostile”, tant’è che l’imprenditore si aggiudicava l’importante appalto in Sicilia.

Analogo ruolo di intermediazione è stato contestato ad un legale romano, oggi tratto in arresto, quale intermediario, per conto di un’azienda romana, nella corresponsione all’indagata Antonella Accroglianò (La Dama Nera, da cui prende il nome il secondo filone d’inchiesta, ndr) di una provvista corruttiva pari a 10.000 euro a fronte della facilitazione nell’erogazione di pagamenti, nonché per lo sblocco di contenziosi in essere con l’Anas Spa.

Emblematica la sintesi operata dal Gip nel suo provvedimento in cui parla di “un marciume diffuso all’interno di uno degli enti pubblici più in vista nel settore economico degli appalti”, reso ancora più “sconvolgente” dalla facilità di intervento del sodalizio per eliminare una penale, aumentare interessi e facilitare il pagamento di riserve, nonché, ancora più grave, far vincere un appalto ad una società “amica”, a discapito di altre risultate più meritevoli.

Sulla scorta dei consistenti elementi probatori raccolti, in data odierna, gli specialisti del G.I.C.O. hanno dato esecuzione ai seguenti provvedimenti emessi dal Tribunale e dalla Procura della Repubblica di Roma:
Ordinanza di custodia cautelare personale – in carcere ed agli arresti domiciliari, nei confronti di 19 persone per i reati di corruzione per l’esercizio della funzione e per atto contrario ai doveri d’ufficio, turbata libertà degli incanti, autoriciclaggio, favoreggiamento personale e truffa. Effettuati sequestri per un equivalente delle somme corruttive, allo stato accertate, fino a concorrenza di circa 800.000 euro.

Sono oltre 50 le perquisizioni effettuate in Lazio, Sicilia, Calabria, Puglia, Lombardia, Trentino Alto Adige, Piemonte, Veneto, Molise e Campania: passate al setaccio anche le sedi Anas di Roma, Milano e Cosenza. Nel corso delle operazioni di oggi, sono stati sottoposti a sequestro ulteriori 225.000 euro in contanti.

LA REAZIONE DELL’ANAS – “Gli arresti effettuati questa mattina dalla Guardia di Finanza rientrano nell’ambito degli sviluppi dell’indagine “Dama nera” ed erano attesi”. Lo ha dichiarato il consiglio di amministrazione di Anas, commentando positivamente i nuovi provvedimenti cautelari emessi dalla Procura di Roma, anche grazie alla collaborazione attiva di Anas prestata nel corso di questi mesi.

“Vogliamo ringraziare pubblicamente la Procura di Roma – prosegue il cda di Anas – per l’aiuto fondamentale che sta dando al nuovo vertice di Anas nel fare chiarezza sul passato, mettere ordine e tutelare la parte sana dell’Azienda, che è costituita dalla stragrande maggioranza dei dipendenti. La Procura, con cui stiamo attivamente collaborando da qualche mese, ha strumenti di indagine che in questi casi sono indispensabili per perseguire i corrotti”, ha dichiarato il presidente di Anas Gianni Vittorio Armani, a nome anche delle consigliere di amministrazione Cristiana Alicata e Francesca Moraci”.

“Le persone che sono state oggetto questa mattina di provvedimenti cautelari sono quelle che erano state già arrestate nella prima fase delle indagini e già licenziate da Anas con procedura accelerata, con qualche attesa eccezione”.

“Anas comunque ha avviato immediatamente la richiesta alla Procura di Roma degli atti dell’indagine per poter espletare in tempi rapidi tutte le azioni ritenute necessarie a tutela dell’Azienda nei confronti di eventuali altri dipendenti infedeli, a partire dal licenziamento”.

Chiedono il pizzo a imprenditore di Cosenza. Due arresti

SAN PIETRO IN GUARANO (COSENZA) – Due cittadini egiziani di 47 e 21 anni sono stati arrestati dai carabinieri nella frazione Padula Bonifica di San Pietro in Guarano, centro alle porte di Cosenza, con l’accusa di estorsione.

Si tratta di B.S.M.S., nato in Egitto il 1969, pregiudicato domiciliato a San Pietro e M.S.S.A.S., nato il Egitto il 1995, anch’egli domiciliato a San Pietro ma entrambi residenti nel Lazio.

I due sono stati arrestati dai militari della Stazione di San Pietro in Guarano coi colleghi di Rose e Rende dopo essere stati rintracciati a casa di S. poiché ritenuti autori di una estorsione ai danni di un imprenditore 49enne di Cosenza che possiede una ditta a San Pietro in Guarano, in contrada Bonifica.

L’imprenditore ha denunciato ai militari che la serata di mercoledì ha dovuto consegnare il pizzo di 500 euro ai due presunti estortori, pena l’incendio della ditta. Andato nell’abitazione di S., l’uomo ha consegnato i soldi.

I carabinieri, subito dopo la denuncia hanno rintracciato i due indagati nell’appartamento di S. Aiutati dai vigili del Fuoco hanno forzato e aperto la porta e alla vista dei carabiniri il più grande dei due si è opposto all’arresto. Subito ammanettati, i due uomini sono stati tradotti presso il carcere cosentino di via Popilia a disposizione dell’autorità giudiziaria.

Maltempo, allerta rossa per sabato sulla Calabria Ionica

Maltempo, allerta rossa per sabato sulla Calabria Ionica
Maltempo in Calabria. Allerta rossa per sabato 12 marzo

Maltempo in Calabria per sabato 12 marzo. La perturbazione in transito sul sud Italia manterrà, anche nella giornata di sabato, condizioni di spiccata instabilità sulle regioni meridionali, specie sui settori ionici: lo rende noto la Protezione Civile, che ha emesso un ulteriore avviso di condizioni meteo avverse che integra ed estende quello diffuso ieri. E’ allerta rossa per sabato sui versanti ionici delle regioni del Sud.

I fenomeni meteo, viene sottolineato, “impattando sulle diverse aree del Paese, potrebbero determinare criticità idrogeologiche e idrauliche, con il persistere di precipitazioni diffuse, a prevalente carattere di rovescio o temporale, su Calabria, Basilicata e Puglia, specie sui settori ionici”.

I fenomeni di maltempo saranno accompagnati da rovesci di forte intensità, frequente attività elettrica, forti raffiche di vento e locali grandinate. L’avviso prevede inoltre, dalla mattinata di domani, nevicate su Basilicata e Calabria al di sopra dei 1100-1300 metri, con apporti al suolo da moderati a localmente abbondanti, specie sui versanti ionici dei rilievi appenninici.

Sulla base dei fenomeni previsti è stata valutata per domani allerta rossa per rischio idraulico e idrogeologico per la Calabria Ionica e per gran parte della Basilicata. È prevista, inoltre, allerta arancione sui restanti settori di Calabria e Basilicata nonché sui settori settentrionali della Sicilia, e allerta gialla per il resto della Sicilia e per tutti i settori adriatici, dalle Marche alla Puglia.

Mirto Crosia, schianto contro un palo. Muore Fabio Felicetti

Mirto Crosia Moto contro palo. Muore Fabio Felicetti MIRTO CROSIA (COSENZA) – Un giovane di 30 anni, Fabio Felicetti, di Mirto-Crosia, è morto ed un ragazzo di 20 anni è rimasto ferito in un incidente stradale avvenuto nei pressi del lungomare.

I due erano in sella ad uno scooter “Yamaha Booster” quando, per cause in corso di accertamento, Fabio Felicetti, che era alla guida del mezzo, ha perso il controllo ed è finito contro il palo di una recinzione metallica.

Il giovane è morto sul colpo mentre il ragazzo è ricoverato nell’ospedale di Rossano con varie ferite. Sul posto sono intervenuti i carabinieri ed il medico legale che hanno effettuato i rilievi del caso

“Sono il boss e voglio da bere”. Arrestato clandestino a Milano

"Sono il boss e voglio da bere". Arrestato clandestino a Milano - immagine repertorio“Sono il boss del quartiere”, per cui “datemi da bere”. Con questo tono, un 41enne di origini marocchine si era presentato in un bar di via dei Panigarola a Milano pretendendo birre e minacciando il gestore del locale, lo stava allontanando dal locale per il stato alticcio.

Negata la prima mescita per la palese ubriachezza, l’uomo ha spaccato un bicchiere sul tavolo e benché feritosi alla mano, ha minacciato i presenti facendosi infine consegnare alcune di bottiglie di birra. Cosa che è riuscito a ottenere dal gestore terrorizzato.

Nel frangente, un passante si è accorto di quanto stesse accadendo ed ha richiesto l’intervento dei Carabinieri che sono arrivati sul posto proprio quando il 41enne si accingeva ad uscire dal locale. Alla vista delle uniformi l’esagitato, che sanguinava copiosamente, si è avventato contro i militari brandendo ancora i cocci di vetro nelle mani ed è stato boccato senza ulteriori conseguenze.

I Carabinieri del Nucleo Radiomobile di Milano, dopo aver raccolto le testimonianze del titolare e degli avventori del locale, hanno identificato e arrestato l’aggressore per rapina aggravata, resistenza e violenza a Pubblico Ufficiale. L’uomo ha precedenti per qualche episodio di spaccio ed è persino irregolare sul territorio nazionale.

Il 41enne, piuttosto conosciuto nel quartiere per le sue insistenti richieste di elemosina era entrato nel bar già alterato dall’alcool ed ha preteso che gli fosse servito da bere vantandosi di essere il “boss del quartiere”. Il gestore, constatando la sua palese ubriachezza, gli ha negato altro alcool ed ha cercato di allontanarlo, scatenando la sua violenta reazione.

Prima di essere condotto a “San Vittore”, l’arrestato è stato accompagnato presso il pronto soccorso dell’ospedale “San Giuseppe” dove gli è stata medicata una profonda ferita alla mano destra con una prognosi di 20 giorni. Benché contusi, nessuno dei militari ha riportato lesioni.

Sempre in Lombardia, a Bassano del Grappa, (Vicenza) un altro marocchino era stato arrestato per aver minacciato di morte i militari che erano intervenuti per placare i “fumi” di alcool. L’arrestato aveva minacciato di urinare nel bar, insultato i carabinieri minacciandoli di tagliare loro la gola.

31 anni, in evidente stato di ebbrezza è finito in carcere martedì sera per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, oltre che per danneggiamento dopo un movimentato episodio nel bar adiacente alla chiesa di San Marco.

Matteo Renzi nel distretto Cyber Security di Cosenza

Matteo Renzi nel distretto Cyber Security di Cosenza
Matteo Renzi nel distretto Cyber Security di Cosenza insieme al governatore della Calabria Mario Oliverio

COSENZA – Il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha visitato a Cosenza il Distretto Cyber Security presso le Poste della città. Renzi ha anche incontrato i giovani che lavorano nella struttura.

Il premier è venuto nella città dei Bruzi proveniente da Mormanno dove in mattinata aveva partecipato alla cerimonia dell’abbattimento dell’ultimo diaframma della galleria Mormanno Nord sull’autostrada A3 Salerno Reggio Calabria.

Il Premier a Cosenza era accompagnato dal Ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Marco Minniti, e dal Presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio e tutto lo stato maggiore del Pd calabresi nonché erano presenti molti amministratori locali.

Il Distretto rappresenta un polo tecnologico con obiettivi di Ricerca industriale e di sviluppo di soluzioni di sicurezza innovative indirizzate alla protezione dei servizi di pagamento elettronico e dell’utente nella fruizione dei servizi in rete utilizzando apparati mobili e alla dematerializzazione sicura dei documenti.

Dopo incontri con le istituzioni locali, il capo del governo ha tenuto un breve discorso davanti ai dipendenti del distretto tecnologico. Poi è volato alla volta della capitale. E’ la seconda visita di Renzi nella città di Cosenza. Il premier ha anche avuto un breve incontro con i maggiorenti locali del Pd per discutere delle prossime amministrative di giugno dove la città tornerà al voto.

A Cosenza, a differenza di altre, non si sono svolte primarie. La scelta del premier “in persona” è ricaduta sul manager dei vip Lucio Presta. Se tutto andrà come previsto, toccherà a lui sfidare con il centrosinistra il candidato uscente del centrodestra Mario Occhiuto. Una decisione, quella su Presta, che ha però spaccato la coalizione.

“Criminalità organizzata”. Su Treccani a cura di Gratteri e Nicaso

Da sinistra Nicola Gratteri con Antonio Nicaso
Da sinistra Nicola Gratteri con Antonio Nicaso

ROMA – Il Procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, ed il docente universitario, ed esperto di fenomeni criminali a livello internazionale, Antonio Nicaso, hanno scritto a quattromani la voce “Criminalità organizzata” della IX Appendice dell’Enciclopedia Italiana di Scienze, Lettere ed Arti, pubblicata dall’Istituto Treccani.

L’opera, presentata ieri a Roma, contiene oltre 1.300 voci e approfondimenti sulla realtà contemporanea, italiana e internazionale, in particolare sull’ultimo cruciale decennio (2005-2015), in due volumi di 1.500 pagine complessive.

Un importante riconoscimento dalla prestigiosa Enciclopedia a due calabresi impegnati direttamente nel contrasto al crimine organizzato nonché nella diffusioe della cultura della Legalità in Calabria e non solo: Nicola Gratteri in prima linea, da magistrato antimafia; Antonio Nicaso come profondo conoscitore del fenomeno.

I due scrittori hanno pubblicato insieme diversi libri sulla ‘ndrangheta, tra cui “Fratelli di Sangue”, “Acqua Santissima” e “Oro Bianco”.

Rubano borsa e utilizzano carta di credito. Arresti a Rende

Francesco Guido e Aldo Zaffino
Da sinistra Francesco Guido e Aldo Zaffino

RENDE (COSENZA) – Due giovani di 22 e 19 anni sono stati arrestati dai Carabinieri di Rende per furto aggravato e uso indebito di mezzi di pagamento.

Si tratta di Aldo Zaffino, nato Cosenza classe ‘93, residente a Rende, celibe, disoccupato e censurato; è Francesco Guido, nato Cosenza, classe ‘97, celibe e disoccupato.

I due indagati, riferiscono gli inquirenti, sono stati bloccati da un appuntato scelto della Guardia di Finanza in servizio presso il comando provinciale di Cosenza e da un altro cittadino, i quali avevano visto asportare una borsa con telefono cellullare e carta di credito da una Mercedes classe B di proprietà di una donna cosentina. Scattato l’allarme al 112, sono intervenuti i militari di Rende.

L’auto era parcheggiata in viale Kennedy, I° traversa, a Rende. I due giovani, una volta sottratta la borsa dall’auto, hanno utilizzato la carta di credito all’UbiCarime di Rende dove hanno prelevato 250 euro dal bancomat della filiale. Non è chiaro se la donna titolare dell’automobile custodisse il Pin della carta di credito in borsa.

I carabinieri operanti hanno fermato i due ragazzi in via Tevere dove sono stati arrestati e posti ai domiciliari in attesa del rito direttissimo che si terrà domani, 11 marzo, davanti all’autorità giudiziaria rappresentata dal dott. Visconti.

Fondi neri, indagato il faccendiere Flavio Carboni

Fondi neri, indagato il faccendiere Flavio Carboni
Flavio Carboni

Il faccendiere Flavio Carboni è indagato dalla procura di Arezzo per associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio. E’ quanto apprende l’Ansa dagli ambienti vicini a palazzo di giustizia dopo le perquisizioni compiute oggi dalla Guardia di finanza di Arezzo in varie regioni italiane.

Con Flavio Carboni risulterebbe indagato anche l’imprenditore Valeriano Mureddu, da tempo considerato vicino a Carboni e il cui nome era emerso anche nel corso dell’inchiesta su Banca Etruria.

Secondo quanto appreso, Flavio Carboni sarebbe al centro di un’organizzazione che riciclava denaro prevalentemente provento di evasione fiscale per l’acquisizione di grosse aziende in crisi.

Olio Tunisia in Ue, “Si” da Starsburgo. Proteste italiane

Olio Tunisia in Ue, "Si" da Starsburgo. Proteste italianeSTRASBURGO – La plenaria di Strasburgo ha dato l’ok finale al pacchetto di aiuti d’urgenza alla Tunisia, che comprende il Regolamento che permette l’importazione di 35.000 tonnellate aggiuntive di olio d’oliva senza dazi nell’Unione europea. Il voto era stato sospeso il 25 febbraio, ieri il Coreper ha recepito gli emendamenti tecnici e comunicato che avrebbe adottato il testo che sarebbe passato oggi al Parlamento europeo.

L’aula ha approvato con 500 sì, 107 no, 42 astenuti. Gli eurodeputati hanno confermato le ‘tutele’ votate lo scorso 25 febbraio. Il provvedimento è temporaneo, valido solo per due anni e relativo all’olio d’oliva di cui si garantisce la tracciabilità, quindi interamente prodotto in Tunisia e trasportato direttamente da questo Paese nell’Unione europea. É prevista inoltre una valutazione intermedia dell’impatto delle misure sul mercato europeo e l’impegno ad aggiornarle, nel caso dovessero rivelarsi dannose per i produttori dell’Ue.

Il settore olivicolo in Tunisia “occupa in maniera indiretta oltre un milione di persone, un quinto degli occupati nel comparto agricolo nel Paese” ricorda Marelle de Sarnez, relatrice francese liberale del provvedimento, secondo cui la misura approvata “fornirà un aiuto essenziale alla Tunisia e non dovrebbe destabilizzare il mercato europeo. Ciò che è in gioco qui è il successo della transizione della Tunisia verso la democrazia, vitale non solo per la Tunisia ma anche per gli europei” ha concluso de Sarnez. Il testo attende ora solo l’imprimatur del Consiglio Ue – una mera formalità) ed entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, una volta che i due co-legislatori l’avranno firmato durante la sessione plenaria di aprile.

Tutta la filiera dell’olio, soprattutto italiana, protesta contro la decisione del parlamento di Strasburgo che rischia di mettere sul lastrico migliaia di imprese e decine di consorzi di settore oliviticolo. Molti i partiti contro la decisione, tra cui il M5S e la Lega Nord che si battono per il Made in Italy.

Agroalimentare Made Italy, migliaia a Catania per difenderlo

Agroalimentare Made Italy, migliaia a Catania per difenderlo
L’agroalimentare Made Italy rischia il collasso dopo le decisioni dell’Ue

Agroalimentare a rischio. Migliaia di agricoltori del Mezzogiorno si sono ritrovati a Catania per difendere l’agricoltura “Made in Italy” che rischia di perdere i prodotti simbolo, dalle arance ai mandarini, ma anche pomodori, grano e olio sotto attacco delle politiche comunitarie, delle distorsioni di mercato e delle agromafie.

La mobilitazione prende il via nel giorno del via libera definitivo dell’Unione Europea all’accordo che consente l’ingresso senza dazi di 35.000 tonnellate di olio di oliva dalla Tunisia in più che non aiuta i produttori tunisini, danneggia quelli italiani ed aumenta il rischio delle frodi a danno dei consumatori.

Ci sono numerosi trattori e cartelli che chiedono “subito l’etichettatura di origine degli alimenti” ma anche denunciano “chi attacca il Made in Italy attacca l’Italia”. Tra gli altri, sono in arrivo il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo ed il Ministro dell’Ambiente e Gianluca Galletti Ma sono stati anche allestiti stand per mostrare l’inganno del falso Made in Italy, per preparare la vera spremuta italiana e denunciare la strage delle arance ed anche una “collezione” dei piu’ scandalosi prodotti agroalimentari con nomi che richiamano gli episodi, i luoghi e i personaggi delle Mafie che vengono sfruttati per fare un business, dal caffè mafiozzo bulgaro alla maffiasauce belga.

Secondo Coldiretti, rischia di sparire la spremuta italiana con una pianta di arance su tre (31%) che è stata tagliata negli ultimi quindici anni, ma si sono anche verificati il dimezzamento dei limoni (-50%) e una riduzione del 18% delle piante di clementine e mandarini. L’allarme sulla strage in atto è stato lanciato dalla Coldiretti a Catania nell’ambito della mobilitazione nazionale di migliaia di agricoltori del Mezzogiorno per difendere l’agricoltura Made in Italy che rischia di perdere i prodotti simbolo. Negli ultimi 15 anni – sottolinea la Coldiretti – sono andati persi 60mila ettari di agrumi e ne sono rimasti 124mila, dei quali 30mila in Calabria e 71mila in Sicilia.

L’associazione mette sotto accusa i prezzi pagati agli agricoltori che non riescono neanche a coprire i costi di raccolta a causa della concorrenza sleale dei prodotti dell’agroalimentare importati dall’estero, in una situazione di dumping economico, sociale ed ambientale Il disboscamento delle campagne italiane è il risultato – spiega la Coldiretti – di una vera invasione di frutta straniera con le importazioni di agrumi freschi e secchi che negli ultimi 15 anni sono praticamente raddoppiate per raggiungere nel 2015 il massimo storico di 480 milioni di chili.

Ma – continua la Coldiretti – vanno anche considerate le importazioni di succo dall’estero che arrivano spesso in Italia da Paesi extracomunitari attraverso triangolazioni. Il risultato è un calo dei consumi che sono scesi per le arance sotto i 15 chili a persona all’anno, per effetto di una diminuzione che negli ultimi 15 anni varia da oltre il 20% per le arance ad oltre il 50% per i mandarini, mentre le clementine sono l’unica tipologia di agrumi in leggera crescita.

Omicidio Ferdinando Rombolà, torna in carcere Pantaleone Gullà

Omicidio Ferdinando Rombolà Soverato, in carcere Pantaleone GullàCATANZARO – Torna in carcere Pantaleone Gullà, di 49 anni, accusato di essere il presunto responsabile dell’omicidio di Ferdinando Rombolà, ucciso il 22 agosto del 2010 sulla spiaggia di Soverato. Questa mattina i carabinieri del Nucleo operativo del Comando provinciale di Catanzaro gli hanno notificato l’ordinanza di ripristino della custodia cautelare.

Pantaleone Gullà era stato arrestato nel luglio scorso, ma un mese dopo il Tribunale del Riesame ne aveva disposto la scarcerazione. Una decisione contro cui la Procura aveva presentato ricorso in Cassazione. Ricorso che la Suprema corte ha accolto disponendo per Gullà l’immediato ripristino della custodia cautelare in carcere.

Ferdinando Rombolà venne assassinato mentre era in spiaggia insieme alla moglie ed al figlio di un anno. L’omicidio Rombolà viene inquadrato dagli inquirenti nella faida per il predominio sul territorio soveratese da parte della cosca emergente dei Sia-Tripodi-Procopio, contrapposto a quella dei Gallace-Novella.

Renzi in Calabria taglia nastri sull’A3: “Tagliamo i pregiudizi”

Matteo Renzi a Mormanno su A3
Il premier Matteo Renzi a Mormanno su A3

“Se in Europa si parlasse più di investimenti e meno di austerity sarebbe meglio e i Paesi funzionerebbero meglio”. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, a Mormanno (Cosenza) per presenziare insieme al ministro delle infrastrutture Graziano Delrio alla cerimonia per l’abbattimento dell’ultimo diaframma della galleria della A3 Salerno-Reggio Calabria.

“Se smettiamo di lamentarci – ha aggiunto il premier – torniamo ad essere guida in una Europa smarrita”. “Ci vogliono gli italiani. Quando chiedo impegno agli italiani – ha proseguito – non è per avercela contro i gufi ma perché noi vogliamo che Italia torni a credere in se stessa. Ecco perché serve il richiamo alla fiducia”.

“In questo cantiere – ha sottolineato Renzi – (oltre i nastri) tagliamo i pregiudizi nei confronti del nostro Paese. Ci vuole Italia che corre e che fa le cose e non che ingrassa i conti correnti degli avvocati per le varie cause”.

“La Salerno – Reggio Calabria è diventata il simbolo delle cose che non vanno. Alla stampa estera i giornalisti, quando ho annunciato per il 22 dicembre la conclusione dei lavori di ammodernamento e l’inaugurazione, si sono messi a ridere. E ridevano dell’Italia”.

“Quando i ragazzi – ha detto ancora – vanno via dalla loro terra per trovare un lavoro è una delusione ed un dolore per tutti”.

Wind Jet, sequestro di 1 milione di euro a Antonino Pulvirenti

Wind Jet, sequestro 1 milione Antonino Pulvirenti
L’ex patron del Catania Calcio Antonino Pulvirenti

Un milione di euro è stato sequestrato su un conto in Svizzera all’ex patron del Calcio Catania, Antonino Pulvirenti, agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta sul dissesto della compagnia aera Wind Jet.

Lo ha disposto il Gip di Catania, su richiesta della locale Procura. Da indagini di militari del comando provinciale della guardia di finanza era emerso che la “Giafar”, società fiduciaria elvetica, nel marzo 2011, aveva versato 3.000.000 di euro alla Wind Jet per “futuro aumento del capitale sociale”.

Prima della sospensione dell’attività della compagnia aerea, già in crisi finanziaria, gli amministratori della compagnia low cost hanno ridato alla fiduciaria elvetica un milione di euro, su un conto svizzero.

Le Fiamme gialle hanno scoperto che la “Giafar” è di fatto riconducibile a Pulvirenti, che ha confermato il collegamento, e i soldi erano tornati nel suo patrimonio. La Procura lo ha indagato per bancarotta fraudolenta per distrazione con l’Ad Stefano Rantuccio e il componente del Cda Agatino Vitaliti. (Ansa)

Anoia (Rc), rubano 25 quintali di alberi d’ulivo: 4 arresti

Anoia (Rc), rubano 25 quintali di alberi d'ulivo: 4 arrestiANOIA (REGGIO CALABRIA) – Sono stati sorpresi in flagranza mentre rubavano 25 quintali di alberi di Ulivo nei terreni di una nota azienda di Gioia Tauro, attualmente in amministrazione giudiziaria.

I fatti si sono verificati in Contrada Morogallico di Anoia, dove i Carabinieri insospettiti da alcuni movimenti, si sono recati e hanno colto alcune persone mentre trafugavano gli alberi d’ulivo.

A quel punto i militari, in una preliminare verifica, hanno visto i presunti ladri imbarazzati nel dare spiegazioni plausibili. Così sono scattate le manette ai polsi di M.G., di 54 anni da Cinquefrondi; B.S., di 37 anni, di Rizziconi; R.V., di 39 anni, di San Giorgio Morgeto; e M.A., di 38 anni da Cinquefrondi. Gli indagati sono tutti accusati di furto aggravato in concorso.

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