15 Ottobre 2024

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Incidenti Mileto, la procura indaga dirigenti Anas

i 5 ragazzi morti galleria Mileto
i 5 ragazzi morti nella galleria di Mileto

VIBO VALENTIA – La Procura della Repubblica di Vibo Valentia ha iscritto nel registro degli indagati alcuni funzionari dell’Anas, tecnici e collaudatori per accertare loro eventuali responsabilità in due incidenti stradali avvenuti negli ultimi mesi in una galleria del tratto dell’A3 Salerno Reggio Calabria compreso tra gli svincoli di Serre e Mileto.

Nei due incidenti, accaduti rispettivamente il 22 novembre del 2015 ed il 29 febbraio scorso, sono morti, complessivamente, cinque giovani, uno nel primo e quattro nel secondo, residenti tutti nella Piana di Gioia Tauro.

L’inchiesta della Procura di Vibo, condotta dal pm Benedetta Callea, è stata avviata sulla base di una denuncia presentata dai legali dei genitori dei cinque giovani morti nei due incidenti. Dagli accertamenti della Procura sono emersi, secondo quanto si è appreso, gravi problemi strutturali nella realizzazione della galleria che potrebbero essere stati concausa dell’incidente.

I due incidenti si riferiscono a quello del 22 novembre scorso, dove è morto Domenico Napoli, 19 anni, di Cinquefrondi; l’altro dello scorso 29 febbraio dove hanno perso la vita 4 giovani di Gioia Tauro: i 22enni Fortunato Calderazzo, Marzio Canerossi, Francesco Carrozza, e Giuseppe Speranza di 24. Una vera e propria strage di giovanissimi. Alcuni lamentarono l’assenza di barriere protettive sia all’interno che all’inizio inizio della galleria.

Tesi, 9 condanne. 2 anni 8 mesi per ex vicesindaco Cosenza

L'ex vicesindaco di Cosenza, Luciano Vigna condannato processo Tesi
L’ex vicesindaco di Cosenza, Luciano Vigna

COSENZA – Si chiude con 9 condanne e 7 assoluzioni il processo di primo grado su Tesi, la società operante nel settore dell’informatica fallita nel 2007. Il Tribunale di Cosenza ha emesso oggi la sentenza nei confronti di 15 imputati accusati a vario titolo di bancarotta. Si tratta di un’inchiesta e di un processo trasferito a Cosenza per competenza territoriale e che costituisce un filone stralciato della più vasta e nota indagine denominata “Why Not”, avviata dall’allora pm della Procura di Catanzaro Luigi De Magistris.

Nove le condanne. Si tratta di Filomeno Pometti, 79 anni, di Corigliano Calabro (4 anni di reclusione); Luciano Vigna, ex vicesindaco di Cosenza, (2 anni e 8 mesi); Michelangelo Spataro, 56 anni, consigliere comunale uscente di Cosenza (4 anni); Francesco Capocasale, 59 anni, di Dipignano (4 anni); Michele Montagnese, 66 anni, commercialista (4 anni); Gianluca Bilotta, 46 anni, di Mendicino (4 anni); Luigi Vacca, 80 anni, di San Basile (4 anni); Antonio Gargano, 75 anni, di Amalfi, già presidente di FinCalabra, finanziaria della regione, (2 anni e 8 mesi); Antonio Viapiana (2 anni e 8 mesi).

Sette le assoluzioni: Salvatore Perugini 63 anni, ex sindaco di Cosenza (l’accusa chiese 2 anni di condanna); Nicola Costantino, 49 anni, di Reggio Calabria; Renato Pastore, 70 anni, imprenditore informatico e già presidente di Confindustria Cosenza; Saverio Fascì, 64 anni, di Melito Porto Salvo (Rc); Francesca Gaudenzi, 56 anni, Cosenza; Pietro Macrì, 51 anni, di Vibo, imprenditore e presidente della società Met Sviluppo, è stato alla guida del settore terziario di Confindustria Vibo; Pasquale Citrigno, 59 anni, Cosenza, amministratore della società Tesi.

Pometti, Vigna, Spataro, Capocasale, Montagnese, Bilotta, Vacca, Gargano e Viapiana sono stati condannati anche all’inabilitazione all’esercizio di una impresa commerciale e all’incapacità di esercitare uffici direttivi per la durata di dieci anni.

Nel corso della requisitoria, il pm aveva puntato sulla relazione del curatore fallimentare ricostruendo la situazione contabile della società Tesi, operante nel settore dell’informatica, ed i suoi rapporti con FinCalabra.

Interdetti, quale pena accessoria, per 5 anni dai pubblici uffici Montagnese, Bilotta, Pometti, Spataro, Capocasale e Vacca sono stati anche

La società “Tesi”, secondo l’accusa, avrebbe registrato significative perdite economiche a partire dal 2001 e nel 2002 si sarebbe registrato un forte declino dell’azienda. Gli organi societari non avrebbero impedito il declino della “Tesi”, nonostante la funzione di controllo sulle attività della società.

Funzione di controllo che, secondo la Procura, non sarebbe stata esercitata con la dovuta accortezza portando la società “Tesi”, dichiarata fallita il 14 giugno 2007 e finita in bancarotta. I fatti oggetto delle contestazioni giudiziarie sarebbero avvenuti tra il 2002 e il 2006. Gli amministratori e i sindaci della società Tesi, in pratica, sono accusati di aver provocato passività per poco meno di 5 milioni di euro attraverso l’effettuazione di operazioni ritenute dal pm illecite.

Magorno soddisfatto per Perugini – “Il Partito democratico – esulta il segretario regionale dem, Ernesto Magorno – esprime grande soddisfazione per l’assoluzione di Salvatore Perugini nel processo Tesi. Tra le sentenze di condanna si registrano quelle a carico del vicesindaco di Cosenza Luciano Vigna e di Michelangelo Spataro, capogruppo di Forza Italia”.

Morrone “Avevamo ragione” – “Il processo “Tesi” conferma la bontà di alcune delle scelte del mio gruppo politico inerenti la fine anticipata della consiliatura guidata da Mario Occhiuto”, è il commento di Ennio Morrone, ex consigliere regionale di Forza Italia. “Sono indubbiamente dispiaciuto – continua Morrone – sul piano prettamente umano per le persone coinvolte e mi auguro che la vicenda processuale, negli ulteriori gradi di giudizio, vada diversamente. Tuttavia, è necessario operare anche delle consequenziali valutazioni politiche. Poiché, giusto ricordarlo, fra i motivi principali della rottura del rapporto politico col sindaco uscente della città di Cosenza, c’è stata proprio l’inamovibilità dell’ex vicesindaco (Luciano Vigna, condannato a due anni e otto mesi nel processo “Tesi”, ndr) e del suo entourage. Nonostante, in più circostanze, avessimo chiesto una verifica in seno alla maggioranza che contemplava un opportuno avvicendamento in quella postazione che non era, come si vociferava allora, una mera richiesta di “poltrone”, quanto il fondato dubbio relativo alla non totale serenità nella gestione della res publica”.

Blitz a Molenbeek, arrestato Salah Abdeslam

Blitz a Molenbeek, arrestato Salah Abdeslam
Blitz a Molenbeek (Bruxelles), arrestato Salah Abdeslam, in foto

Salah Abdeslam, il ricercato numero uno per le stragi di Parigi, è stato arrestato a Bruxelles nel corso dell’operazione anti terrorismo a Molenbeek ed è stato portato all’ospedale Saint-Pierre, nella zona centrale di Bruxelles, per essere curato dopo che le forze speciali gli hanno sparato a una gamba per neutralizzarlo e arrestarlo.

Con lui è stato arrestato anche il complice con cui il terrorista si era asserragliato in un appartamento di Rue des Quatre vents, nel quartiere di Molenbeek. Un terzo sospetto è stato poi arrestato dalla polizia a Molenbeek, dove con il terzo fermo si sarebbe conclusa la maxi operazione.

Theo Francken, il segretario di stato belga per l’asilo e le politiche migratorie, conferma l’arresto di Salah Abdeslam, sul suo account Twitter. “We hebben hem”, ‘lo abbiamo’, afferma su Twitter. Fonti delle forze dell’ordine hanno confermato che ci sono due persone ferite nell’operazione a Molenbeek. Secondo alcuni media sarebbe rimasto ferito anche un agente. La polizia belga ha effettuato oggi simultaneamente quattro perquisizioni nella capitale belga. Il quartiere di Molenbeek è stato chiuso per l’operazione di polizia anticipata da domani a oggi dopo la fuga di notizie sul ritrovamento delle impronte di Salah nell’appartamento di Forest.

Impronte digitali del ricercato n.1 per gli attentati di Parigi, Salah Abdeslam, sono state ritrovate nell’appartamento perquisito dalla polizia a Forest dove è avvenuta la sparatoria in cui è rimasto ucciso un terrorista. La Procura, che ha confermato la notizia all’agenzia Belga, non ha però voluto fornire altri dettagli “nell’interesse dell’inchiesta” che è in corso.

Si apre così l’ipotesi che uno dei due uomini in fuga dall’appartemento della rue du Dries possa essere stato Salah. Le impronte digitali, però, non sono databili, quindi non si può sapere a quando queste risalgano. Impronte e tracce di dna di Salah erano infatti già state ritrovate lo scorso 10 dicembre in un altro appartamento servito da covo terroristico perquisito a Schaerbeek, in rue Henri Bergé, dove erano state rinvenute anche tracce di esplosivo usato per fabbricare le cinture dei kamikaze.

Terrorista ucciso a Bruxelles era complice di Salah per le stragi di Parigi L’algerino ucciso dalla polizia durante la sparatoria a Forest, Mohamed Belkaid, sarebbe uno dei falsi migranti che Salah Abdeslam andò a prendere in Ungheria e con cui venne controllato alla frontiera austriaca. L’uomo sarebbe uno dei ricercati per la logistica degli attentati di Parigi sotto la falsa identità di Samir Bouzid, che effettuò un versamento da Bruxelles alla cugina di Abdelhamid Abaaoud, Hasna Ait Boulahcen, rimasti uccisi entrambi nel raid a Saint-Denis. Lo riferisce la tv pubblica belga Rtbf.

Due detonazioni, altro assalto a Molenbeek – Due forti detonazioni sono state sentite nell’area della rue des Quatre-vents a Molenbeek, forse l’assalto finale per catturare la persone o le persone ancora asserragliate o ricercate, complici di Salah Abdeslam, ferito, che è già stato arrestato insieme a un’altra persona, ugualmente ferita e la cui identità non è ancora stata resa nota.

Hollande, la Francia chiederà l’estradizione di Salah – “La Francia chiederà l’estradizione di Salah Abdeslam”, ha annunciato il presidente francese Francois Hollande, aggiungendo di essere “sicuro” del buon esito della richiesta mirata a processare in Francia Salah.

Confiscati beni a imprenditore condannato per ‘Ndrangheta

Ndrangheta, confiscati beni a Ettore Tassi di Vibo Valentia
Un’auto della Guardia di Finanza

Beni per un valore di quasi 6 milioni di euro, sono stati confiscati dalla Guardia di Finanza di Reggio Calabria, su mandato della locale procura, a Ettore Tassi, imprenditore vibonese già condannato, con sentenza passata in giudicato, a quattro anni e sei mesi di reclusione per associazione per delinquere di tipo mafioso.

Si tratta di due imprese – operanti nel settore del confezionamento di abiti da sposa – con sede a Vibo Valentia, di rapporti finanziari nonché di innumerevoli beni immobili, tra cui una villa con piscina.

Il provvedimento, emesso dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, rappresenta l’epilogo dell’articolata e capillare attività investigativa svolta dal Nucleo di Polizia Tributaria – Gico di Reggio Calabria, che ha permesso di accertare, spiegano gli inquirenti, un’ingiustificata discordanza tra il reddito dichiarato (pari in diverse annualità, addirittura, a zero) e il patrimonio a disposizione, direttamente o indirettamente, di Ettore Tassi “imprenditore contraddistinto da pericolosità sociale qualificata in quanto riconosciuto appartenente ad una cosca di ‘ndrangheta di Gioia Tauro con radicate ramificazioni operative in varie Regioni italiane”.

A tal fine è stata estrapolata e acquisita copiosa documentazione – ufficiale e non – quale contratti di compravendita di beni immobili, di quote societarie, atti notarili, scritture private e altro, necessari a ricostruire ogni singola operazione economica effettuata dall’imprenditore e dal proprio nucleo familiare.

Il materiale così acquisito è stato oggetto, quindi, di circonstanziati approfondimenti tesi a ricostruire, con dovizia di particolari, tutte le movimentazioni finanziarie eseguite da Ettore Tassi e dai propri familiari, le quali, nel corso dell’ultimo trentennio, hanno determinato un arricchimento decisamente anomalo, se rapportato alla lecita capacità reddituale dichiarata dai soggetti investigati.

Ettore Tassi era stato già sottoposto alla misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per due anni e, da ultimo, condannato – con sentenza passata in giudicato della Corte di Appello di Reggio Calabria in data 18 dicembre 2006 – alla pena detentiva di anni quattro e mesi sei di reclusione per i delitti di associazione per delinquere di tipo mafioso, rapina tentata, furto e detenzione illegale di armi.

In particolare, l’attività investigativa svolta dal Gico ha consentito di confiscare la totalità delle quote sociali e del patrimonio aziendale di due noti atelier di abiti da sposa i quali, sebbene formalmente intestati alle figlie di Tassi, erano nella disponibilità di fatto di quest’ultimo. Infatti, detti atelier erano stati costituiti dalle figlie dell’imprenditore in rapida successione tra il 2011 ed il 2012, nonostante l’assenza da parte di queste ultime della necessaria capacità finanziaria per far fronte all’avvio di tali iniziative imprenditoriali.

Nello specifico – in esecuzione dei pertinenti decreti emessi dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria – sono stati confiscati i seguenti beni:

intero patrimonio aziendale della ditta individuale di Tassi con sede nel Comune di Vibo Valentia;
totalità delle quote sociali e del patrimonio aziendale (comprensivo di conti correnti e mobili registrati) di una società s.r.l., con sede legale nel Comune di Ionadi (Vv) e unità locale nel Comune di Vibo Valentia;
numerosi fabbricati e terreni siti nel Comune di Ricadi (Vv), tra cui una lussuosa villa sita in località Fortino Santa Maria nonche due depositi a risparmio nominativi.

Conclusivamente il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria ha proceduto alla confisca di due imprese, di vari immobili, tra cui una villa di pregio, nonché di depositi a risparmio, il tutto per un valore complessivo stimato pari a quasi 6 milioni di euro.

Simulano relazione e ricattano anziano. 2 rom arrestati a Torino

Simulano relazione e ricattano anziano. 2 rom arrestati a Torino TORINO – Una coppia di nomadi abitante in un campo rom a Torino avrebbe simulato una relazione tra la moglie, e un pensionato di 85 anni, che si è visto ricattato e minacciato di vedere resa pubblica la presunta storia d’amore se l’anziano non avesse sborsato 6mila euro.

Il pensionato intimorito ha pagato cash per non essere travolto in famiglia da un eventuale “scandalo”, ma intanto ha trovato la forza di denunciare tutto ai carabinieri i quali, giovedi 17 marzo sono entrati in azione arrestando i presunti estorsori.

Si tratta di Suliman Bobi Radulescu, 40 anni, e della moglie Loredana Lolica Radulescu, 34 anni, domiciliati al campo nomadi di corso Tazzoli. I due sono ritenuti responsabili di estorsione nei confronti del pensionato. Nell’ambito della stessa indagine, la figlia 14enne della coppia è stata denunciata per concorso nella stessa ipotesi di reato.

A eseguire il provvedimento, i carabinieri della Stazione di Beinasco, in collaborazione con i colleghi del 1° Reggimento “Piemonte” e gli agenti della polizia municipale – nucleo nomadi , che hanno notificato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Torino.

Da gennaio scorso, in più occasioni, gli indagati avrebbero minacciato un uomo di 85 anni (Filippo, nome di fantasia) di rendere pubblica la sua relazione con Loredana (moglie di Suliman, ndr) se non avesse pagato 6000 euro. Filippo ha pagato ai rom per evitare che la sua famiglia sapesse della frequentazione con Loredana ma ha trovato il coraggio di denunciare i suoi estorsori.

Durante la perquisizione nel campo rom, le forze dell’ordine hanno sequestrato 5.900 euro e 8 telefoni cellulari. Le attività di indagine sono state condotte dai Carabinieri sotto la direzione ed il coordinamento del sostituto procuratore di Torino, Laura Ruffino.

Gli indagati, sospettano gli inquirenti, potrebbero essere gli autori di altre estorsioni simili ai danni di persone anziane. Indagini sono in corso.

Cavallo di ritorno, nuovo arresto per Fantasia e Canonaco

Cavallo di ritorno, arresti a Rende Gianluca Fantasia e Giampiero Canonaco
Da sinistra Gianluca Fantasia e Giampiero Canonaco

I carabinieri di Rende hanno eseguito una nuova ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari a carico di due persone ritenuti responsabili di ricettazione ed estorsione. Si tratta di Gianluca Fantasia, cosentino classe ‘75, già sorvegliato speciale con obbligo di soggiorno, nonché arrestato per nel 2008 e nel 2009 nell’Operazione “Anaconda” contro il clan Cicero; e Giampiero Canonaco, di Cosenza, pregiudicato, classe ‘66.

Fantasia e Canonaco sono attualmente sottoposti ai domiciliari disposti la scorsa settimana per altri reati: detenzione in concorso di stupefacenti (cocaina). I due furono arrestati dalla Polizia di Stato a Lamezia Terme dopo aver violato un posto di blocco della Stradale. Ne seguì un inseguimento mozzafiato lungo l’A3 Salerno Reggio Calabria culminato col blocco dell’auto e l’arresto immediato dei due indagati di oggi.

Il nuovo provvedimento di oggi, con le nuove accuse, è stato emesso dal gip del tribunale di Cosenza, Francesco Branda su richiesta del pm Antonio Tridico. Secondo l’accusa, i due indagati, in concorso con altri soggetti, avrebbero tratto profitti dalla presunta ricettazione ai danni di una donna di Rosarno la cui auto, una Fiat 500, le era stata rubata a Rende il 26 dicembre 2015. Gli indagati, secondo gli inquirenti erano a conoscenza della provenienza furtiva dell’auto essendo stati contattati da un amico della proprietaria per ottenere il veicolo.

A carico Gianluca Fantasia e Giampiero Canonaco c’è anche l’accusa di estorsione perché, in concorso con altre persone allo stato non identificate, dopo aver ricevuto l’auto, avrebbero costretto il citato amico della proprietaria a consegnare 300 euro, con la minaccia che l’unico modo per ottenere la restituzione del veicolo era quello di pagare loro la somma richiesta.

I carabinieri ricostruendo l’episodio risalgono a Santo Stefano, giorno in cui la proprietaria della 500 segnalava al 112 il furto della sua auto in via Marconi, presso il Centro Commerciale. Il giorno seguente, l’amico della proprietaria segnalava al 112 il ritrovamento dell’auto in Cosenza via Veterani dello Sport. Un “tempismo” che ha fatto insospettire i militari.

Dalle attività d’indagine su Fantasia e Canonaco sono emerse intercettazioni che dimostrerebbero che il rosarnese amico della vittima si era rivolto ai due per riottenere l’auto. Dopo un primo incontro con personaggi di etnia Rom, in zona Stadio San Vito, in cui l’iniziale richiesta era di 2.000 euro per il cavallo di ritorno ed il rosarnese aveva opposto un netto rifiuto, i due intermediari, spiegano ancora gli investigatori, riuscivano ad abbassare la pretesa degli zingari, chiudendo l’estorsione con 300 euro e chiedendo alle vittime di consegnare le chiavi dell’auto per ritirare l’auto dagli zingari e condurla in un luogo concordato per simulare il ritrovamento fortuito.

Dramma in Calabria, morti due imprenditori per il maltempo

Dramma in Calabria, morti due imprenditori per il maltempo
I soccorritori al lavoro per recuperare l’auto con i corpi di Giuseppe Di Leo e Giuseppe Perugini.

Lamezia Terme (Catanzaro) – Dramma in Calabria a causa del maltempo di queste ore. Due imprenditori, Giuseppe Di Leo, di 84 anni, di Gioia Tauro, e Giuseppe Perugini, di 65, di Curinga, sono morti in un incidente stradale avvenuto in località Lenza Grande a Sant’Eufemia di Lamezia Terme. Nel momento dell’incidente nella zona c’era un violento temporale.

L’automobile Mitsubishi con a bordo le due vittime stava attraversando un ponticello quando, per cause in corso di accertamento, è sbandata finendo in un affluente del torrente Turrina.

Purtroppo la furia del temporale non ha permesso immediati soccorsi in quanto nessuno si è accorto dell’auto tra la fitta vegetazione e le acque del torrente. Solo dopo alcune ore un passante ha notato l’automobile e con i corpi ormai senza vita di Giuseppe Di Leo e Giuseppe Perugini, ed ha chiesto l’intervento delle forze dell’ordine.

Sul posto sono intervenuti i carabinieri e la polizia municipale di Lamezia Terme. I vigili del fuoco, dopo un intenso lavoro, hanno recuperato l’automobile ed i due cadaveri.

Da ieri in tutta la regione sta imperversando un’ondata di maltempo eccezionale fuori stagione. Allagamenti, smottamenti, vento forte e piogge torrenziali stanno interessando la parte jonica e tirrenica della Calabria. Disagi nel Reggino, Crotonese e Catanzarese. L’allerta lanciata dalla protezione civile per il 17 marzo è arancione.

Brasile, escamotage di Lula per evitare il carcere. Proteste

Proteste contro Lula
Proteste contro Lula (Ansa/Ap)

E’ alta tensione tra la popolazione in Brasile contro l’incarico di governo all’ex presidente Lula, da molti considerato un escamotage dell’ex presidente operaio per sfuggire alla giustizia dopo le intercettazioni dell’inchiesta “Lava Jato” – la Mani Pulite del Brasile – che lo travolgono in uno scandalo che è balzato a livello planetario.

Tafferugli tra manifestanti a favore e contro l’attuale esecutivo sono a Brasilia (la capitale), davanti alla sede della presidenza della Repubblica, e protesta anche per le vie di San Paolo e altre città. Immagini televisive hanno mostrato cortei spontanei in varie altre città del Paese.

Nella notte alcune migliaia di persone hanno bloccato l’Avenida Paulista, il salotto buono di San Paolo, scandendo slogan contro Lula e Dilma Rousseff . Analoghe manifestazioni a Brasilia, davanti al palazzo presidenziale di Planalto e a Rio de Janeiro.

Le proteste sono esplose dopo la pubblicazione da parte del giudice Sergio Moro, simbolo dell’inchiesta “Lava Jato”, la Mani Pulite brasiliana, di un’intercettazione telefonica tra Lula e Rousseff, in cui la presidente avvisa Lula che sta per inviargli il decreto di nomina ministeriale, da usare “in caso di necessità”, ossia per sfuggire alla giustizia brasiliana. Secondo Moro, ciò dimostrerebbe che la nomina di Lula è stata fatta per ostacolare la giustizia.

Il giudice federale brasiliano Itagiba Catta Preta Neto, del Quarto tribunale del Distretto federale, ha però emesso oggi una sentenza provvisoria che sospende la nomina dell’ex presidente della Repubblica del Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva, a ministro della Casa civile, carica per la quale aveva prestato giuramento nelle mani del presidente Dilma Rousseff poco prima. Il governo della presidente ora può fare ricorso contro la sospensione.

 

“Pizzo” di 2 euro su parcheggi in Fiera. Perquisiti e multati abusivi

"Pizzo" di 2 euro su parcheggi in Fiera. Perquisiti e multati abusivi (Foto repertorio)La Compagnia Carabinieri di Cosenza ha perquisito e sanzionato alcuni parcheggiatori abusivi sorpresi a chiedere la cosiddetta “offerta”, che ad avviso di molti cosentini è una vera e propria richiesta di “pizzo”, elevando nei loro confronti multe per oltre 4.600 euro complessive. Si tratta di 4 cosentini, un bulgaro ed un rumeno che sono stati colti in flagranza mentre chiedevano “l’obolo” (aumentato almeno il doppio) nelle aree di maggiore afflusso automobilistico per la Fiera di San Giuseppe.

Il controllo degli uomini dell’Arma in questi giorni è stato intensificato in occasione della tradizionale Fiera ponendo in essere efficaci servizi di prevenzione generale allo scopo di garantire le massime condizione di sicurezza pubblica. Ottimizzando l’impiego delle risorse di uomini e mezzi si è inteso così far fronte al particolare e delicato impegno, per prevenire e reprimere rapine, furti, scippi e borseggi, essendo questi delitti cosiddetti predatori che incidono sulla tranquillità e serenità della cittadinanza.

Nel contempo è stata garantita l’intensificazione dei servizi antirapina con particolare attenzione obiettivi più esposti ad aggressioni criminali (supermercati, piccole attività commerciali ecc.) o alla commissione di reati quali furti in appartamento, con un controllo maggiore dei soggetti alle misure di prevenzione e sicurezza.

I servizi sull’intera area della fiera, sono eseguiti da pattuglie a piedi con Carabinieri in uniforme e personale in abiti civili tra la folla. In tale contesto, questa mattina i militari hanno compiuto una serie di controlli in via Popilia, piazza Riforma, piazza Amendola, via Reggio Calabria e via Consalvo Aragona al fine di arginare il fenomeno dei cosiddetti “parcheggiatori abusivi” che, in occasione della fiera, hanno colto l’occasione per aumentare i prezzi e dislocandosi anche in aree con strisce blu: chi vuole parcheggiare deve dare una “offerta” di 2 euro, “il grattino” del comune non serve.

I carabinieri hanno quindi colto nella fragranza ben 6 abusivi (quattro cosentini, un bulgaro ed un rumeno) sottoponendoli a perquisizione personale per la ricerca delle somme ed elevando sanzioni amministrative di 771 euro ciascuno per un totale di 4.626 euro.

Botte da orbe al figlio. Padre violento in manette a Cosenza

Botte da orbe al figlio. Padre violento in manette a CosenzaE’ stato arrestato nel pomeriggio di oggi un uomo di 45 anni, F.G. dopo la condanna a anni 3 e mesi 6 rimediata per maltrattamenti in famiglia.

I militari della Stazione Carabinieri di Camigliatello Silano (Cosenza), hanno eseguito un ordine di carcerazione emesso dalla Procura delle Repubblica di Cosenza a suo carico dopo aver ridotto il figlio in fin di vita.

I fatti risalgono al settembre 2012, quando un minore all’epoca appena 11enne, venne ricoverato presso l’Ospedale Annunziata di Cosenza in prognosi riservata per delle gravi lesioni riportate con la frattura di alcune costole.

Successivamente, sentito dai Carabinieri, il piccolo, in presenza del padre, riferiva che quelle lesioni se le era procurate cadendo dalla sua bicicletta. Ma la sensibilità e l’esperienza dei militari ha consentito già da subito di capire che quel racconto a denti stretti nascondeva ben altro “una sofferenza tra le mura domestiche”, mentre gli occhi del piccolo parlavano al Comandante della Stazione di un’altra storia fatta di sofferenza e violenza.

I Carabinieri in poco tempo ricucivano un difficile “puzzle”, con i tasselli di una giovane vita vissuta in un grave stato di disagio familiare. Difatti, l’attività investigativa ha permesso di constatare che le lesioni minore non era dovute alla caduta da bicicletta ma bensì era stato il padre a procuragliele.

Una violenza nei confronti del piccolo solo per aver chiesto di uscire per andare a giocare con i suoi coetanei. Altre volte era successo che il minore veniva rimproverato e maltrattato dal padre per motivi banali, un malessere e uno stato di disagio che il piccolo ha confidato anche in un tema scolastico alla sua insegnante.

I militari, accertavano che l’uomo aveva gli stessi comportamenti nei confronti degli altri componenti della famiglia, moglie e figlie minorenni all’epoca dei fatti.
Per tali ragioni, a seguito dell’informativa inviata dai militari dell’Arma, l’Autorità giudiziaria nel luglio 2013, disponeva la misura cautelare dell’allontanamento dell’uomo dalla casa famiglia.
Il padre violento è stato accompagnato presso la casa circondariale di Cosenza per scontare la sua condanna.

Salvini e Meloni insieme a elezioni Torino. Berlusconi riflette

Salvini e Meloni insieme anche a elezioni Torino. Berlusconi riflette
Giorgia Meloni e Matteo Salvini (Ansa/Carconi)

Il giorno dopo la discesa in campo che ha scompaginato il centrodestra Giorgia Meloni torna a spiegare la sua scelta e spiega di sperare ancora in una ricucitura con il Cav per le prossime elezioni. Intanto Matteo Salvini ribadisce il suo sostegno all’ex ministra dicendosi convinto che con lei ci sia la possibilità di vincere. E l’asse Fdi-Lega va in scena anche alle elezioni amministrative di Torino.

FdI si smarca anche a Torino – “Serve un centrodestra diverso e con la Lega Nord lo stiamo delineando per dare finalmente una alternativa al potere del centrosinistra a Torino: una alternativa che non può passare per la figura di Osvaldo Napoli”. Lo afferma il commissario piemontese di Fratelli d’Italia, Andrea Delmastro Delle Vedove. “Serve un centrodestra diverso e con la Lega lo stiamo delineando per dare finalmente una alternativa al centrosinistra a Torino. Presenteremo una lista che rappresenta questa ansia di rinnovamento”.

Meloni, ho sentito Berlusconi, spero si possa ancora ricucire – “Certo non mi si può dire che non sono coerente. Ho sempre detto, dopo aver scoperto di aspettare un bambino, che la mia candidatura fosse una extrema ratio. Ma tra non arrivare al ballottaggio e candidarmi preferisco candidarmi”. Lo ha detto il candidato sindaco di Roma Giorgia Meloni a Radio 24. Meloni ha raccontato di aver sentito ieri Silvio Berlusconi e “gli ho comunicato la scelta che sto facendo e già prima delle gazebarie gli avevo detto che rischiavamo di regalare la città ai Cinquestelle. Mi ha risposto che c’è tempo e vediamo. Spero si possa ancora ricucire”.

Salvini, andiamo a vincere – “Meloni conosce Roma, ama Roma, io e Noi Con Salvini saremo a disposizione quartiere per quartiere. Finalmente c’è una scelta che i romani possono fare non per partecipare ma per giocarsi la partita, arrivare al ballottaggio e vincere. Bertolaso dice che andrà avanti come una ruspa? Almeno ha pronunciato la parola ruspa! Preferirei che la pronunciasse a proposito degli accampamenti abusivi e non di altro. Ma ognuno fa le sue scelte, in democrazia è bello così”. Così il leader della Lega Matteo Salvini a Radio Cusano Campus. Salvini ha fatto a Giorgia Meloni un augurio in romanesco: “Daje Giò, annamo a vince!”.

Scuola dei Marescialli, Denis Verdini condannato a 2 anni

Scuola dei Marescialli, Denis Verdini condannato a 2 anni
Appalti per la Scuola dei Marescialli, condannato Denis Verdini

Il senatore Denis Verdini è stato condannato a due anni, pena sospesa, per concorso in corruzione relativamente alla vicenda degli appalti per la ristrutturazione della Scuola dei Marescialli di Firenze. Lo hanno deciso i giudici della VII sezione del Tribunale di Roma. Verdini era presente in aula al momento della sentenza.

Il procedimento, in cui la posizione di Verdini è stata stralciata, è quello in cui sono stati già condannati, con sentenza passata in giudicato, Angelo Balducci, ex presidente del Consiglio Superiore per i lavori pubblici, Fabio De Santis, ex provveditore delle opere pubbliche della Toscana, l’imprenditore Francesco Maria De Vito Piscicelli e il costruttore Riccardo Fusi. Secondo l’accusa, Verdini si sarebbe attivato affinché Fusi venisse aiutato nei suoi affari e De Santis nominato provveditore.

“Siamo molto delusi dalla sentenza” contro Verdini sulla Scuola dei Marescialli. E’ il commento a caldo degli avvocati Franco Coppi e Marco Rocchi, difensori di Denis Verdini, dopo la sentenza. “Il processo – hanno sottolineato i penalisti – non offriva nessun sostegno alla tesi accusatoria. Inoltre, il reato è destinato a prescriversi entro l’estate, il che costituisce un limite alla nostra difesa nel giudizio d’appello”.

Ed è scontro nel Pd con la sinistra Dem che attacca. “Senza mai abdicare al principio garantista che si è condannati definitivamente solo dopo l’ultimo grado di giudizio, la sentenza di oggi contro il leader di Ala Verdini dimostra, però, che in questi mesi non abbiamo strumentalmente evocato fantasmi – spiega il senatore della minoranza Pd, Federico Fornaro -, ma, invece, giustamente evidenziato i rischi connessi a questo asse preferenziale. Una maggiore prudenza nei rapporti politici con Verdini e il suo gruppo sarebbe stata certamente apprezzata dal nostro elettorato e dai nostri militanti”.

“Verdini condannato per corruzione. Si arricchisce il curriculum di uno dei nuovi “padri costituenti”. Chiedere a Renzi per altre referenze”. Lo scrive su Twitter Luigi Di Maio, deputato M5s e vicepresidente della Camera.

“Quella contro Verdini era una sentenza già scritta, a fronte di un impianto probatorio del tutto insussistente, come ha ben evidenziato l’avvocato Coppi. Oggi abbiamo purtroppo assistito all’ennesimo atto di una giustizia politica che non si basa sul corretto confronto in aula fra accusa e difesa, ma che sostiene tesi precostituite portate fino in fondo anche se prive di fondamento giuridico”. Così una nota del gruppo Alleanza Liberalpopolare – Autonomie al Senato.

Assenteismo tra i vigili urbani a Ercolano. 35 indagati

Assenteismo tra i vigili urbani a Ercolano. 35 indagatiERCOLANO (NAPOLI) – Blitz anti assenteismo al comune di Ercolano: carabinieri della compagnia di Torre del Greco stanno eseguendo – su delega della procura della Repubblica di Napoli – informazioni di garanzia nei confronti di 35 dipendenti della polizia municipale per assenteismo.

Da quanto si apprende si tratta di 28 vigili in servizio, 5 dipendenti amministrativi e 2 vigili in pensione. L’indagine è partita nel 2011 ed è stata supportata di complesse attività investigative di video sorveglianza e pedinamento.

Violentava e picchiava compagna e figlio di 5 mesi. Arrestato

Piacchiava moglie e figlio di 5 mesi. Condannato e arrestato SOVERIA MANNELLI (CATANZARO) SOVERIA MANNELLI (CATANZARO) – Nei giorni scorsi i Carabinieri della Compagnia di Soveria Mannelli hanno dato esecuzione ad un ordine di esecuzione per la carcerazione a carico di K.L., polacco di anni 30, residente a San Mango d’Aquino, accusato di violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia.

I carabinieri della Stazione di Martirano Lombardo hanno eseguito la misura, emessa dal Tribunale ordinario di Lamezia Terme, per fatti commessi dal soggetto nel 2012 in San Mango d’Aquino per i quali l’uomo è stato condannato.

In particolare, i militari della Stazione di Martirano Lombardo aveva raccolto, nel mese di settembre del 2012, la denuncia della convivente italiana dell’odierno arrestato la quale aveva raccontato agli uomini dell’Arma le violenze subite entro le mura domestiche dall’uomo che, in più occasioni, aveva percosso la donna ed il loro figlio minorenne, all’epoca dei fatti di appena 5 mesi di età, provocando ad entrambi traumi ed ecchimosi in varie parti del corpo.

La storia della donna delineava quindi una situazione di continui soprusi e violenze che l’uomo portava avanti da tempo con accesa aggressività, tanto da far temere la vittima, consapevole anche dei rischi corsi dal figlio in tenera età, per la propria incolumità fisica e per quella dell’infante.

Nella denuncia, emergevano altri particolari di estrema crudeltà come la violenza usata sistematicamente dall’uomo per costringere la propria convivente ad avere rapporti sessuali contro la sua volontà.

Esaminata l’intera vicenda, i militari procedevano, di concerto con l’autorità giudiziaria che emanava immediatamente un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, ad arrestare il polacco e a tradurlo all’epoca nel carcere di Lamezia Terme.

In questi giorni, all’esito del processo penale che lo ha dichiarato ufficialmente colpevole dei reati di maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale nei confronti della propria convivente e del figlio minorenne condannandolo alla pena della reclusione di anni 3 e mesi 8, i Carabinieri della Stazione di Martirano Lombardo hanno eseguito l’ordine di carcerazione emesso dal Tribunale ordinario di Lamezia Terme e hanno condotto l’uomo presso la casa circondariale di Catanzaro-Siano a disposizione dell’autorità giudiziaria competente.

‘Ndrangheta, sequestro di beni a Giuseppe Jerinò e moglie

'Ndrangheta, sequestro di beni a Giuseppe Jerinò e moglie a Borgo San Dalmazzo
I militari durante l’operazione di sequestro a Jerinò in Borgo San Dalmazzo

BORGO SAN DALMAZZZO (CUNEO) – I Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri di Borgo San Dalmazzo hanno eseguito un sequestro di beni mobili, immobili e conti correnti nei confronti di Giuseppe Jerinò (ancora detenuto, figlio di Vittorio Jerinò, l’ex latitante della ‘Ndrangheta, sotto processo proprio in questi giorni presso la corte d’Assise di Cuneo per omicidio) e sua moglie Giuseppina Alì, entrambi pregiudicati e residenti nel Torinese, ritenuti a capo di un presunto sodalizio criminale, composto in totale da altri 13 indagati, dedito alla commissione di reati contro il patrimonio (furti, rapine, ricettazione e altri reati) ai danni di centri commerciali smantellato con l’esecuzione di misure cautelari personali emesse dalla Procura della Repubblica di Torino (pm Andrea Padalino) a dicembre 2015, al temine dell’indagine denominata “Shopping Center”.

Gli accertamenti patrimoniali e reddituali, eseguiti dai militari dell’Arma nei confronti dei soggetti, anche mediante la puntuale ricostruzione dell’elevato tenore di vita da loro condotto, hanno consentito di dimostrare la sproporzione tra il valore dei beni oggetto di sequestro ed i modestissimi redditi dichiarati dal nucleo familiare. I carabinieri hanno rilevato che i destinatari della misura, abitualmente dediti a traffici delittuosi, hanno tenuto fino alla data della loro cattura, uno stile di vita ben al di sopra delle loro possibilità e, grazie ai proventi di tali attività criminose, hanno accumulato via via un cospicuo patrimonio immobiliare e mobiliare del valore stimato in circa 600mila euro.

Il solido quadro indiziario delineato dai carabinieri e riferito all’Autorità Giudiziaria è stato ritenuto idoneo a supportare la misura cautelare patrimoniale di tutti i beni illecitamente accumulati. Il patrimonio dei destinatari della misura di prevenzione, posto sotto sequestro, consiste prevalentemente in numerosi conti correnti attivi sia in alcuni istituti di credito che in uffici postali, in un’abitazione con autorimessa sita a Torino, di una polizza assicurativa e di un’autovettura.

“Il costante impegno del Nucleo Operativo di Borgo San Dalmazzo – afferma il Comandante della Compagnia, Tenente Alberto Calabria -, agli ordini del Maresciallo Marco Dainese in piena sintonia con l’Autorità giudiziaria, ha inferto un duro colpo al sodalizio criminale dedito prevalentemente a furti di rilevante entità ai danni della Grande Distribuzione. Il provvedimento, frutto di approfondita ricostruzione e analisi dei redditi dichiarati dagli indagati, ha permesso di congelare il patrimonio, ritenuto frutto di attività delittuosa, accumulato nel tempo dalla coppia torinese. Si tratta di una della prime applicazioni della normativa vigente in materia di misure di prevenzione patrimoniali di un indagine partita, condotta e conclusa in provincia di Cuneo dai carabinieri”.

Maltempo, allerta arancione in Calabria. Pioggia, vento e neve

neve in Sila maltempo Calabria L’ondata di maltempo in queste ore sta interessando alcune regioni meridionali dal settore ionico al medio versante adriatico. E’ allerta arancione in Calabria e altre regioni del sud con pioggia e vento forte che ha già provocato disagi a causa di numerosi allagamenti. Da alcune ore nevica abbondantemente sui rilievi della Sila.

Il maltempo sta interessando in modo particolare la costa ionica catanzarese e la provincia di Crotone. I vigili del fuoco di Catanzaro hanno effettuato decine di interventi per allagamenti, alberi abbattuti dal vento ed automobilisti in difficoltà. Anche in provincia di Crotone vengono segnalati disagi per alberi abbattuti. Intasati i centralini.

Nel corso della notte si è verificato uno smottamento tra Bagnara Calabra e Scilla (Reggio Calabria) che ha provocato la chiusura di un tratto della statale 18. Le squadre dell’Anas hanno lavorato intensamente per ripristinare la circolazione stradale.

In Sila, nonostante la neve abbondante, tutte le strade sono percorribili e non vengono segnalati disagi. In azione dalla notte mezzi spargi sale sulla Silana Crotonese che attraversa l’Altopiano della Sila.

Tentato omicidio a San Giovanni La Punta (Catania). Un arresto

Tentato omicidio a San Giovanni La Punta (Catania). Un arresto
Il fucile sequestrato al presunto autore del tentato omicidio a San Giovanni La Punta

E’ stato arrestato il presunto autore del tentato omicidio avvenuto mercoledì mattina a San Giovanni La Punta (Catania). Si tratta di A.F., 57 anni di Viagrande. Sono bastate poche ore ai Carabinieri della Compagnia di Gravina di Catania per fare piena luce sul grave fatto di sangue avvenuto intorno alle 6 di ieri mattina all’incrocio tra Via Duca D’Aosta e via Pisa a San Giovanni La Punta.

I militari, mercoledi 16 marzo sono intervenuti a seguito di una segnalazione telefonica pervenuta al 112 del Comando Provinciale di Catania. Sul posto hanno trovato un 55enne, del luogo, che, poco prima, mentre si accingeva a salire a bordo della propria autovettura, un’alfa 147, era stato raggiunto alla spalla sinistra da alcuni colpi da arma da fuoco esplosi da uno sconosciuto. Si tratta di pallettoni esplosi da un fucile.

L’uomo, soccorso da un’ambulanza del 118, è stato trasportato all’ospedale Cannizzaro di Catania dove i medici lo hanno visitato e medicato per “ferite multiple d’arma da fuoco (15 fori d’entrata) alla spalla sinistra e ferite escoriate multiple al viso” rilasciando una prognosi di 15 giorni. La vittima, dopo un periodo di osservazione, nel pomeriggio è stato dimesso.

Gli investigatori dell’Arma, dopo aver analizzato le immagini registrate da alcune telecamere poste nella zona dell’agguato ed acquisito la prima testimonianza dalla stessa vittima, sono riusciti a risalire all’identità dell’autore dell’agguato che, sentendosi braccato (nel frattempo erano scattate le ricerche con conseguente perquisizione nell’abitazione del presunto feritore), ha preferito, dopo qualche ora, costituirsi nella caserma dei carabinieri di Viagrande (Catania) consegnando ai militari anche l’arma utilizzata per il ferimento, un fucile semiautomatico modello 302 calibro 12, marca Beretta, regolarmente detenuto.

L’arma è stata posta immediatamente sotto sequestro. L’uomo, A.F., su disposizione del magistrato di turno, è stato rinchiuso nel carcere di Catania a Piazza Lanza con l’accusa di tentato omicidio. Sconosciuto al momento il movente dell’agguato.

Rubavano salvadanai a bambini: presi 8 georgiani. FOTO/VIDEO

Ivrea Torino, banda georgiani rubava giochi e salvadanai bambini: 8 arresti
I fermati a Torino

IVREA (TORINO) – Avrebbero svaligiato almeno una cinquantina di case e ville con tecniche da ladri professionisti. Non lasciavano nulla. Rubavano anche giochi e salvadanai dei bambini, posate d’oro e argento e altro. La beffa finale in periodo natalizio: sostituire gli addobbi dell’albero di Natale con dei dollari.

I carabinieri della Compagnia di Chivasso all’alba hanno eseguito 8 fermi emessi dalla Procura della Repubblica di Ivrea nei confronti di altrettanti cittadini georgiani ritenuti responsabili di furti seriali all’interno di abitazioni e di agenzie assicurative.

I militari, nell’ottobre 2015, sono partiti dalla comparazione di una serie di furti nelle province di Torino, Aosta, Alessandria, Cuneo, Asti e Pavia, e hanno individuato due distinti gruppi criminali che operavano senza effrazioni, con la tecnica della “chiave bulgara”.

L’attività investigativa, avviata a carico di georgiani con precedenti specifici, ha portato ad accertare l’esecuzione di 11 furti, benché sia molto probabile che la responsabilità sia ascrivibile a oltre 50 colpi.

VIDEO DEI FERMI

Il bottino era rappresentato da oro, argento, gioielli, cellulari, orologi, denaro, computer, macchine fotografiche, le uova di Pasqua e i salvadanai dei bambini. I fermi sono stati resi necessari dall’urgenza di intervenire sugli indagati prima che gli stessi abbandonassero il territorio nazionale.

FOTO DEI FERMATI

Sono state eseguite 10 perquisizioni, con l’impiego complessivo di 50 militari. Recuperati 500 mila euro di refurtiva, 295 mila euro in contanti e 120 monete d’oro.

Che cos’è la chiave bulgara
La cosiddetta “chiave bulgara” è composta da un set di ferri e grimaldelli in grado di sbloccare le serratura a doppia mappa di tutte le porte di abitazioni o casseforti.

Truffa all’Inps, denunciati imprenditore e falsi braccianti

Truffa all'Inps, denunciati imprenditore e falsi bracciantiCROTONE – La Guardia di finanza di Crotone ha scoperto l’ennesima truffa ai danni dell’Inps posta in essere da una impresa agricola operante nella provincia, attraverso la fittizia assunzione di manodopera agricola per gli anni dal 2011 al 2013.

In particolare, secondo quanto emerso dalle indagini dei finanzieri, l’impresa avrebbe indicato, nelle varie denunce aziendali presentate all’Inps, la disponibilità di terreni che, in base alle verifiche fatte dalle Fiamme gialle in collaborazione con l’istituto di previdenza, sono risultati in gran parte non idonei alle coltivazioni dichiarate.

Al termine delle indagini sono stati quindi disconosciuti i rapporti di lavoro e, di conseguenza, le prestazioni previdenziali di cui hanno beneficiato i falsi lavoratori per oltre 75 mila euro. L’imprenditore ed i falsi braccianti sono stati denunciati per truffa aggravata e falsità ideologica. (Ansa)

Imponevano slot machine. Arresti nel clan Zagaria. Inchiesta, FOTO/NOMI

camorra zagaria casalesi caserta slot machineCASERTA – Dalle prime ore di questa mattina i carabinieri del Ros e del comando provinciale di Caserta, unitamente squadra mobile di Caserta, hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare, emessa su richiesta della Procura distrettuale antimafia di Napoli, nei confronti di 5 soggetti, ritenuti responsabili di associazione mafiosa (riferita al clan dei Casalesi – gruppo Zagaria), concorso esterno in associazione mafiosa, concorrenza illecita e ricettazione, aggravate dalle finalità mafiose.

Le indagini svolte da carabinieri e polizia hanno documentato il controllo, da parte di imprenditori e commercianti legati al boss Michele Zagaria, di sale giochi e centri scommesse nonché l’imposizione e la distribuzione esclusiva delle slot machines in alcuni comuni della provincia di Caserta.

Contestualmente è stata data esecuzione a un decreto di sequestro preventivo di beni mobili e immobili per un valore di circa 1 milione di euro.

Gli arrestati sono Carlo Fontana, nato a San Cipriano D’aversa il 4 Maggio 1972; Giuseppe Garofalo, nato a San Cipriano D’aversa il 14 Marzo 1972;  Attilia Zagaria, nata a Caserta il 24 Marzo 1978; Raffaella D’aniello, nata a Villaricca il 17 Ottobre 1975 e Alberto Di Cerbo nato a Napoli il 27 Luglio 1960

L’INCHIESTA DELLA DDA PRESSO PROCURA DI NAPOLI 

Le indagini, osserva il Gip nell’ordinanza di custodia cautelare, hanno fatto emergere il coinvolgimento dei fratelli Giovanni e Giuseppe Garofalo – appartenenti al gruppo di Casapesenna – nella gestione di internet point, sale giochi, bar e centri scommesse, nonché nell’esclusiva distribuzione e gestione di congegni elettronici da intrattenimento (le slot machines).

Le indagini, per come indicato dal giudice delle indagini preliminari, hanno permesso di accertare come, nonostante la cattura di Michele Zagaria e l’arresto dei fratelli Garofalo, il controllo monopolistico nella gestione di centri scommesse e nell’imposizione delle macchinette da gioco nei comuni di Casapesenna, San Marcellino e Trentola Ducenta, sia rimasto sostanzialmente immutato, essendo stato affidato a Carlo Fontana, cognato dei fratelli Garofalo.

Infatti, spiegano gli inquirenti, è stata rinvenuta ed analizzata della documentazione sequestrata nel corso di una perquisizione domiciliare eseguita presso l’abitazione di Carlo Fontana e di sua moglie Maria Maddalena Garofalo , sorella di Giovanni e Giuseppe, da cui è emersa una rudimentale forma di contabilità domestica, che abbraccia un periodo che va dal luglio 2014 fino agli inizi del 2015, dalla cui lettura è stata ricavata la rendicontazione di uscite e soprattutto di entrate di cospicue somme di danaro (nell’ordine di diverse decine di migliaia di euro mensili) derivanti dalle attività di alcuni esercizi pubblici fra cui bar, sale da gioco e centri scommesse, situati nell’area di influenza del sodalizio.

È stato possibile risaltare come Carlo Fontana, tenutario della documentazione in trattazione, abbia di fatto ereditato la gestione patrimoniale dei conti familiari riconducibili ai cognati Giovanni e Giuseppe Garofalo, così come desunto dalle numerose voci di denaro in uscita riportanti, ad esempio, la dicitura «dati a Lella», ovvero Raffaela D’aniello, detta Lella, moglie di Giuseppe Garofalo, titolare fra l’altro di due società del settore, la Size Game Srl e la Slot Mania Srl, nonché «Attilia» ovvero Attilia Zagaria, moglie di Giovanni Garofalo.

Di rilievo è stata altresì la contabilità corrispondente alle voci «roma», «fon» e «par», da ricollegare alla ragione sociale di alcuni bar di Casapesenna, quali il Bar Roma, il Bar Fontana e il Bar Paradise. E ancora, il termine «refill», sempre riportato nei documenti, sta a indicare l’operazione in gergo chiamata di refill, cioè di ricarica, da parte del gestore delle slot, del contenitore delle monete, mentre le voci «spinx», «toto/totò», «big book» sono associabili ai diversi tipi di slot machine in produzione e distribuite nei locali, come quelle chiamate “Book of the Sphinx” e “Il Grande Totò”.

Inoltre, in tale ambito, Alberto Di Cerbo, titolare della ESE Italia – Evolution Software Engineering Srl, attiva nel settore del noleggio e distribuzione delle apparecchiature elettroniche da intrattenimento, nel pattuire con Giuseppe Garofalo prima e con Carlo Fontana dopo, l’esclusiva collocazione delle slot all’interno della quasi totalità dei bar e dei circoli di Casapesenna, San Marcellino e Trentola Ducenta, versando poi la metà degli introiti alla famiglia Garofalo, nelle persone del Fontana e della D’aniello, forniva un significativo contributo alla vita e al rafforzamento dell’organizzazione mafiosa di riferimento, estromettendo di fatto dal mercato altre ditte di distribuzione dei giochi.

Infine, Attilia Zagaria, moglie di Giovanni Garofalo, pur non concorrendo nel delitto presupposto, ma beneficiando consapevolmente della posizione verticistica del marito nelle gerarchie dell’organizzazione riconducibile a Michele Zagaria, riceveva mensilmente dal cognato Carlo Fontana, a titolo di sostentamento familiare, la somma di circa 3mila euro.

Contestualmente viene data esecuzione a un provvedimento di sequestro preventivo di beni mobili e immobili, riferibili agli indagati e a loro prestanome per una complessiva stima di 1 milione di euro, al netto delle risultanze dei rapporti bancari, anch’essi oggetto di sequestro.

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