15 Ottobre 2024

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Tentata estorsione e minacce a coniugi. un fermo

Estorsione e minacce a coniugi. Fermato Emanuele Quattrone
Emanuele Quattrone

Un uomo di Reggio Calabria, Emanuele Quattrone, di 47enne, già noto alle forze dell’ordine è stato sottoposto stamane all’alba a fermo indiziario con l’accusa di tentata estorsione ai danni di una coppia di coniugi.

Il provvedimento è stato eseguito dai militari della compagnia di Reggio Calabria al termine di articolate indagini coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria.

Emanuele Quattrone, già sottoposto ad un obbligo di dimora, è ritenuto responsabile di aver – in concorso con altri soggetti in corso di identificazione – con reiterate minacce, messe in atto dal giugno 2011 al gennaio 2016, compiuto in modo non equivoco a costringere due coniugi, residenti a Gallina, a corrispondere la somma non dovuta di euro 230.000 quale corrispettivo per presunti lavori di completamento dell’edificio di loro residenza per i quali aveva già ricevuto a saldo euro 443.000 nell’aprile 2011
.
Nello specifico, spiegano gli inquirenti reggini, le minacce si sarebbero concretizzate con il lancio di una testa di capretto mozzata, contro il cancello dell’abitazione dei coniugi; nel fissare un pallone all’interno del tubo di scarico dell’abitazione dei predetti, mediante l’utilizzo di tavole inchiodate, così determinando l’allagamento della scuola di musica adiacente, in mancanza del deflusso di acqua dal cortile; nel procurare un principio di incendio nell’ottobre 2012, appiccato all’esterno del muro di confine dell’abitazione sul quale in superficie insistono le tubature dell’acqua e della fogna; nell’inscenare, un tentativo di rapina posto in essere da quattro soggetti a mano armata a volto coperto che – senza asportare alcun bene – minacciavano uno dei coniugi, puntandogli contro una pistola; nell’inviare, su una delle utenze telefoniche in uso ai coniugi, un messaggio contenente minacce di morte; nel recapitare una lettera minatoria, invitando il marito ad “aggiustare la cosa” lasciando intendere che in caso contrario vi sarebbero state conseguenze per l’incolumità dello stesso e dei familiari; nel depositare, dinnanzi l’abitazione dei coniugi una bombola di gas della capienza 15 chilogrammi; nel realizzare un falso profilo Facebook, con il quale monitorare l’operato dei coniugi e dei loro figli; nel pubblicare sul social network Facebook, durante il periodo della sua sottoposizione al regime degli arresti domiciliari nell’ambito di altro procedimento penale, 60 foto dell’abitazione oggetto del contendere, accompagnata da commenti minatori.

L’attività di indagine traeva origine dalla ricezione, presso la Stazione di Gallina, di diverse denunce sporte dalle vittime, dalle quali scaturivano una serie di accertamenti anche di natura contabile e bancaria effettuati con l’ausilio del Nucleo Operativo della Compagnia di Reggio Calabria.

Emanuele Quattrone, una volta rintracciato dai Carabinieri della Compagnia di Reggio Calabria, è stato condotto presso il locale penitenziario a disposizione dell’autorità giudiziaria.

Scoperto pianeta simile a Giove. Ha incredibili sbalzi termici

Scoperto pianeta HD 80606 b simile a Giove. Ha incredibili sbalzi termici
Una ricostruzione del Pianeta HD 80606 b (Nasa)

Scoperto un mondo alieno che somiglia a Giove, ma con un’orbita simile a quella di una cometa e sbalzi termici incredibili: si chiama HD 80606 b, si trova a 190 anni luce dalla Terra e costringe a ripensare le teorie sulla formazione dei sistemi planetari. Descritto sull’Astrophysical Journal Letters, il pianeta è stato osservato con il telescopio Spitzer della Nasa dal gruppo coordinato da Julien de Wit, del Massachusetts Institute of Technology (Mit).

Il pianeta ruota intorno alla stella HD 80606, che forma un sistema binario con la stella HD 80607, nella costellazione dell’Orsa Maggiore. Ha la massa 4 volte quella di Giove e il suo giorno dura circa 90 ore. Appartiene alla categoria dei cosiddetti “Giove caldi” cioè giganti gassosi che ruotano molto vicini alle loro stelle, come la maggioranza degli oltre 2.000 pianeti esterni al Sistema Solare finora scoperti.

A differenza degli altri “Giove caldi” osservati finora, HD 80606 b segue un’orbita molto ellittica, simile a quella di una cometa, che lo porta ad avvicinarsi molto al suo sole, quasi fino a sfiorarlo. Il pianeta impiega 111 giorni per compiere un’orbita completa intorno alla stella e la fase di massimo avvicinamento dura circa 20 ore, durante le quali la sua superficie si riscalda fino a superare 1.100 gradi.

“Se la Terra dovesse avvicinarsi così tanto al Sole, perderebbe la sua atmosfera e la superficie sarebbe trasformata in magma”, ha detto de Wit. Non appena il pianeta si allontana, raggiunge temperature così fredde da diventare invisibile al telescopio Spitzer.

Il pianeta era noto dal 2009 ma solo adesso le osservazioni agli infrarossi hanno reso possibile tracciarne l’identikit. Secondo i ricercatori il pianeta avrebbe avuto inizialmente un’orbita circolare, ma a un certo punto la compagna della sua stella lo avrebbe perturbato spingendolo in un’orbita eccentrica. Adesso il gigante gassoso sarebbe in una fase di transizione, perché la forza di gravità della sua stella starebbe riducendo lentamente l’eccentricità dell’orbita fino a renderla circolare nei prossimi 10 miliardi di anni. (Ansa)

Bra, picchia e minaccia l’anziano padre per denaro. Arrestata

Bra (Cuneo), picchia e minaccia l'anziano padre per denaro. Arrestata
I Carabinieri di Bra presidiano il territorio

BRA (CUNEO) – Picchia e minaccia l’anziano padre per estorcergli denaro, ma è stata arrestata in flagranza di reato per tentata estorsione e lesioni personali. La protagonista, M. V. 47 anni, è una casalinga pregiudicata di Santa Vittoria d’Alba (Cuneo).

La donna, che ha precedenti per rapina, guida senza patente, minaccia e resistenza a pubblico ufficiale ha aggredito il padre, ultraottantenne, che si è rifiutato di consegnarle del denaro da lei preteso.

Al diniego del padre, la figlia, che ha avuto anche problemi di tossicodipendenza, ha minacciato con un ombrello e colpito con diversi pugni al volto e al torace l’anziano facendolo poi cadere a terra e mandandolo in ospedale.

I Carabinieri del Nucleo Radiomobile della Compagnia di Bra sono intervenuti
nell’abitazione della famiglia dove si è verificata la violenta lite dopo essere stati allertati al 112 da un passante e hanno chiesto l’intervento del 118 per soccorrere l’anziano rimasto ferito. L’uomo è stato medicato al pronto soccorso dell’ospedale Santo Spirito di Bra mentre la donna violenta è finita in manette.

Ruba 3mila euro dalla cassaforte della nonna. Denunciata

Ruba 3mila euro dalla cassaforte della nonna. Denunciata. " arresti in provincia di Reggio Calabria REGGIO CALABRIA – Martedì a San Martino di Taurianova i Carabinieri hanno deferito in stato di libertà C.D., di 46 anni del luogo, già nota alle forze dell’ordine per furto in abitazione, poiché avrebbe rubato 3.000 euro dalla cassaforte posta nell’abitazione della nonna. Il furto è stato denunciato ai carabinieri dall’anziana donna che probabilmente aveva dei sospetti sulla presunta autrice. Successivamente, all’esito di perquisizione locale eseguita a carico della donna, i militari hanno rinvenuto e recuperato la somma contante di 2.850 euro e denunciato la donna.

DUE ARRESTI NEL REGGINO
Sempre nel Reggino, a Villa San Giovanni, i Carabinieri hanno arrestato in flagranza di reato B.R., di 35 anni del posto per il reato di resistenza a un pubblico ufficiale e lesioni personali, poiché, per un presunto danneggiamento di piante, dopo aver aggredito il proprio zio (che, medicato presso gli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria, ha riportato ferite e traumi con prognosi di 8 giorni, opponeva viva resistenza ai militari intervenuti per evitare che l’aggressione degenerasse in ulteriori gravi conseguenze.

A Bova Marina (Reggio Calabria), è stato arrestato in flagranza di reato Gabriel Dimitru Georgescu, di 22 anni di nazionalità rumena e domiciliato a Condofuri, già noto alle foze dell’ordine per il reato di evasione, poiché veniva sorpreso dai militari fuori casa in palese violazione alle prescrizioni impostegli, in quanto sottoposto agli arresti domiciliari in attesa di giudizio direttissimo, in quanto già tratto in arresto il giorno precedente, per i reati di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali aggravate.

Cuneo, arrestati 3 latitanti e denunciati in 4 per evasione

Cuneo, arrestati 3 latitanti e denunciati in 4 per evasione
I carabinieri di Cuneo impegnati nei controlli

CUNEO – Intenso lavoro dei carabinieri in provincia di Cuneo che nella giornata di martedì 29 marzo hanno svolto un servizio finalizzato alla cattura di latitanti colpiti da provvedimenti restrittivi emessi a loro carico dall’autorità giudiziaria nonché al controllo dei detenuti sottoposti al regime degli agli arresti domiciliari. Il bilancio è stato di 3 latitanti arrestati e 4 pregiudicati evasi denunciati.

I latitanti sono finiti in manette ad Alba, Borgo San Dalmazzo e Savigliano mentre altri quattro pregiudicati denunciati a Cuneo e Borgo San Dalmazzo per evasione dal regime degli arresti domiciliari.

Nel dettaglio -spiegano i militari del Comando provinciale di Cuneo – ad Alba è stato rintracciato ed arrestato il 36enne pregiudicato napoletano C.G. sul quale il Tribunale di Torino aveva emesso un ordine di cattura perché ritenuto responsabile di truffa, ricettazione e porto illegale di armi, tutti reati commessi a Torino nel 2011. Ora l’uomo si trova nel carcere di Asti dove dovrà scontare una condanna a 4 mesi di reclusione.

A Borgo San Dalmazzo è finito in manette il pregiudicato 34enne milanese T.M., a cui i carabinieri hanno notificato un ordine di custodia cautelare in carcere emesso dalla Procura della Repubblica di Cuneo in quanto, sebbene avesse l’obbligo di non allontanarsi da una comunità di recupero del luogo dove era agli arresti domiciliari per reati a sfondo sessuale su minorenni commessi in Lombardia alcuni anni prima, era evaso per ben due volte. Una volta bloccato i carabinieri lo hanno condotto nel carcere di Cuneo.

A Savigliano i carabinieri hanno arrestato il 30enne clandestino senegalese S.B., rintracciato dai militari della locale Compagnia perché su di lui pendeva un provvedimento di cattura emesso dal Tribunale di Torino per detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti, reato commesso alcuni anni prima nel capoluogo piemontese. Ora si trova nel carcere di Cuneo dove sconterà una condanna a 3 anni.

A Cuneo e Borgo San Dalmazzo i carabinieri hanno denunciato complessivamente 4 pregiudicati (due albanesi, un romeno ed un italiano) i quali, sebbene fossero sottoposti al regime degli arresti domiciliari, si erano allontanati arbitrariamente dalle loro abitazioni. A loro carico è scattata la denuncia per il reato di evasione, oltre alla segnalazione all’autorità giudiziaria che gli ha concesso il beneficio dei domiciliari che ora potrebbe essergli revocato.

Non si ferma al posto di blocco. Arrestato 26enne

Non si ferma al posto di blocco. Francesco Bevilacqua
Francesco Bevilacqua

RENDE (COSENZA) – Non si è fermato al posto di blocco e si è messo a scorazzzare a gran velocità tra le strade della città.

Alla fine i militari dell’Arma sono riusciti a bloccarlo e a trarlo in arresto. Si tratta di Francesco Bevilacqua, 26 anni di Cosenza, già noto alle forze dell’Ordine e con obbligo di soggiorno nella città dei Bruzi.

Martedì sera attorno alle 20.30, in via Marconi a Rende, i militari della Radiomobile della locale Compagnia intimavano l’Alt ad una Smart, che a seguito di verifiche è risultata intestata a un pregiudicato di Cosenza.

L’auto, spiegano i carabinieri, non si è fermata ed è fuggita a forte velocità con manovre pericolose per gli stessi militari e per gli altri automobilisti. I carabinieri, dopo un breve inseguimento, sono riusciti a bloccare il mezzo in via Cristoforo Colombo, sempre a Rende, identificando gli occupanti. Insieme al conducente Francesco Bevilacqua, c’era un altro pregiudicato di Cosenza.

Bevilacqua è stato ammanettato per resistenza a pubblico ufficiale per le pericolose manovre evidentemente effettuate per sottrarsi ai controlli. Il giovane è stato trattenuto presso la camera di sicurezza della caserma della Compagnia di Rende, in attesa rito direttissimo fissato mercoledì mattina davanti al magistrato Antonio Tridico che deciderà se convalidare l’arresto.

Controlli a tappeto della Gdf in aziende agricole del Crotonese

Controlli a tappeto della Gdf in aziende agricole a CrotoneCROTONE – Imprese agricole e braccianti al setaccio nel Crotonese. Numerosi controlli sono stati compiuti dalla Guardia di finanza nei confronti di lavoratori impegnati nella raccolta degli asparagi.

I finanzieri, attraverso la rilevazione aerea, hanno individuato alcuni terreni dove erano in corso i lavori agricoli. I baschi verdi hanno successivamente controllato le aziende ed i lavoratori. Dagli accertamenti non sono emerse irregolarità.

La Guardia di Finanza di Crotone “nel complimentarsi con gli imprenditori agricoli intende assicurare di essere al fianco degli onesti e corretti, contro ogni forma di sleale concorrenza”, è scritto in una nota.

Un periodo, questo, dove le Fiamme gialle sono impegnate non solo a Crotone ma in tutte le province calabresi controlli per favorire la regolarità delle aziende agricole e che tutti gli operai siano messi a posto e abbiano standard di sicurezza a norma di legge.

Non di rado, a seguito di indagini, si scoprono truffe all’Ue e agli enti previdenziali con danni all’erario per milioni di euro.

Sistema Rende, ascoltato Principe. Il legale: Non ci sono prove

Sandro Principe al tribunale di Catanzaro
Sandro Principe al tribunale di Catanzaro

CATANZARO – È durato oltre tre ore l’interrogatorio di garanzia per l’ex sottosegretario socialista ed ex sindaco di Rende Sandro Principe (autosospeso dal Pd dopo il ciclone giudiziario su Rende), accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione elettorale nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Catanzaro sul “sistema Rende”.

Durante l’interrogatorio l’esponente politico si è detto estraneo alle accuse. Sandro Principe, assistito dall’avvocato Franco Sammarco, ha risposto alle domande del Gip Carlo Saverio Ferraro che ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari. In aula anche sostituto della Dda, Pierpaolo Bruni.

“Non ci sono accuse, intercettazioni, incontri, fatti attribuibili – afferma Sammarco – a Sandro Principe. Mi pare che dal punto di vista giuridico e giudiziario siamo al di là del consentito”. L’avvocato ha inoltre annunciato di aver già depositato istanza di scarcerazione al Tribunale della Libertà.

Oltre a Sandro Principe, a palazzo di Giustizia di Catanzaro sono stati ascoltati gli altri indagati arrestati nel blitz dello scorso 23 marzo. Alle domande dei pm hanno risposto Rosario Mirabelli, medico ed ex consigliere regionale; Umberto Bernaudo, ex sindaco di Rende ed ex consigliere provinciale, Pietro Paolo Ruffolo, ex assessore rendese e ex assessore provinciale, nonché Giuseppe Gagliardi ex consigliere comunale a Rende.

Tutti gli indagati hanno parlato con i magistrati e tutti si sono detti “estranei” a ogni accusa formulata nei loro confronti dalla Dda di Catanzaro.

Blitz antimafia a Ragusa. Arrestati figli e genero boss Ventura

Le armi sequestrate nell'operazione Reset a Ragusa. Nei riquadri da sinistra Angelo Ventura, Jerry Ventura Marco Di Martino
Le armi sequestrate nell’operazione Reset a Ragusa. Nei riquadri in altro da sinistra Angelo Ventura, Jerry Ventura e Marco Di Martino.

VITTORIA (RAGUSA) – Con l’operazione antimafia “Reset”,  coordinata dalla Dda di Catania, gli agenti della Squadra mobile di Ragusa, in collaborazione con quelli del commissariato di Vittoria, hanno arrestato due appartenenti alla famiglia Ventura, riconducibile al clan “Carbonaro-Dominante” della Stidda vittoriese e il genero del boss. Per tutti l’accusa, a vario titolo, sono associazione mafiosa e detenzione di armi. Perquisizioni in casa dei fratelli dove è stato rinvenuto un piccolo arsenale di armi.

Si tratta dei figli dello storico boss Filippo Ventura, in prigione da tempo, nonché nipoti del reggente Giambattista Ventura, detto Titta, in carcere dallo scorso febbraio: Angelo Ventura, detto “Elvis” di 29 anni, e Jerry Ventura, di 27.

A Marco Di Martino, 31 anni, genero del capo bastone, già detenuto per altra causa, è stato notificato in carcere un nuovo provvedimento di custodia cautelare. L’uomo era stato arrestato in flagranza di reato nell’ottobre scorso, quando fu trovato in possesso di numerose armi, alcune della quali con matricola abrasa o provenienti da furto.

In quell’occasione furono trovati e sequestrati tre fucili dotati di congegni di puntamento ottici per il tiro di precisione, un fucile a pompa con puntamento laser, una carabina, un mitra, tre pistole, una penna-pistola, un giubbotto antiproiettile, materiale per fabbricazione di esplosivi, polvere da sparo, una pressa per il confezionamento delle cartucce e un migliaio di munizioni.

Grazie alle rivelazioni di alcuni collaboratori di giustizia, gli investigatori sono riusciti a provare come tutto il materiale rivenuto fosse, in realtà, nella piena e pronta disponibilità del clan Ventura e in particolare dei tre indagati.

Con l’arsenale sequestrato sono state effettuate rapine, tentati omicidi ed estorsioni; sono inoltre in corso accertamenti per stabilire se le armi siano state utilizzate anche per omicidi e attentati a rivali del clan per il controllo della cittadina di Vittoria. anni,

Nuovo agguato a Gallina. Ferito un imprenditore

REGGIO CALABRIA - Nuovo agguato a Gallina. Ferito un imprenditore, Sebastiano MorabitoREGGIO CALABRIA – Un imprenditore, Sebastiano Morabito, 50 anni, già noto alle forze dell’ordine, è stato ferito stamani in un agguato a Reggio Calabria. Contro l’uomo, secondo una prima ricostruzione, sarebbero stati sparati alcuni colpi con una carabina all’indirizzo della testa, uno dei quali lo ha ferito all’orecchio sinistro. L’uomo è stato portato in ospedale. Non sarebbe in pericolo di vita.

L’agguato è avvenuto nel quartiere Gallina, a sud della città. L’uomo era a bordo della sua auto, una Opel Corsa, ferma ad un distributore di carburante quando qualcuno ha sparato. Le indagini sono condotte dai carabinieri del Comando provinciale che indagano a 360 gradi. Sconosciuto al momento il movente del tentato omicidio.

Sempre nel quartiere Gallina, il 15 febbraio scorso, un altro imprenditore, Giovanni Vilasi, 51 anni, già noto alle forze dell’ordine, era stato ucciso col alcuni colpi di pistola sparati da una persona mentre la vittima usciva da una pasticceria. Gli investigatori stanno cercando di verificare se i due fatti possano essere collegati.

Il quartiere Gallina, dopo l’omicidio Vilasi, è stato fortemente attenzionato dalle forze dell’ordine. Numerosi i blitz che hanno portato in carcere alcune persone con perquisizioni e sequestri di armi. Sono tutt’ora in corso controlli a tappeto per rimettere “ordine” in una frazione a sud (e in tutta la città) segnato dalla ripresa di guerre di mafia.

Omicidio Cosimo Ierinò, chiesto l’ergastolo per Andrea Sotira

Omicidio Cosimo Ierinò, chiesto l'ergastolo per Andrea Sotira
Nel riquadro Andrea Sotira, presunto autore materiale dell’omicidio Ierinò a Badolato

CATANZARO – La procura distrettuale Antimafia di Catanzaro ha chiesto la condanna all’ergastolo per Andrea Sotira, 39 anni, accusato di essere il presunto autore materiale dell’omicidio di Cosimo Ierinò, avvenuto a Badolato Marina nell’agosto del 2008.

La richiesta di condanna è stata avanzata ai giudici della Corte d’Assise di Catanzaro dinanzi ai quali è in corso il processo di primo grado.

L’accusa ha sostenuto che la vittima avrebbe pagato con la vita la sua decisione di allontanarsi dalla sua cosca, prima trasferendosi a Milano, e poi, una volta tornato in Calabria, avviando un’attività lavorativa in proprio. Al termine della requisitoria del pubblico ministero, il processo è stato rinviato al 7 giugno.

La svolta sull’omicidio di Cosimo Ierinò, nato il 24 marzo 1969, ci fu il 23 gennaio del 2013 quando i militari, dopo complesse indagini coordinate dalla Dda arrestarono presunti mandanti ed esecutore materiale.

L’omicidio, secondo gli investigatori matura attorno ad una sorta di “vendetta” interno alla ‘ndrina. Il clan Leuzzi non avrebbe accettato che Cosimo Ierinò avesse deciso di abbandonare la consorteria per mettersi in proprio. I militari notificarono un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per Cosimo Leuzzi, al tempo 59 anni, Vincenzo Gallace (66), Cosimo Spatari (52) e, appunto, Andrea Sotira (oggi 39enne).

Secondo la ricostruzione degli investigatori, nel 2007 Ierinò, sparò alcuni colpi di fucile contro Spatari e successivamente quest’ultimo tentò, a sua volta, di uccidere lo stesso Ierinò. Dopo questi due agguati venne deciso l’omicidio di Cosimo Ierinò, che sarebbe stato eseguito materialmente da Andrea Sotira, oggi sotto processo.

Per individuare l’esecutore ed i mandanti dell’omicidio, la Dda di Catanzaro si era avvalsa delle dichiarazioni di due collaboratori di giustizia. “L’omicidio di Ierinò – ha disse il procuratore capo di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo – ha fatto molto scalpore negli ambienti della ‘ndrangheta. Ierinò si era allontanato dalla cosca Leuzzi e non era ritenuto più affidabile”.

“Dopo due attentati aveva deciso di mettersi in proprio e questo ha provocato la sua uccisione. Grazie ad una serie di indagini, e alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, siamo stati in grado di ricostruire quanto è avvenuto nell’area al confine tra le province di Catanzaro e Reggio Calabria”. Bombardieri, citato in un resoconto dell’Ansa, spiegò, che agli arresti si era giunti “al termine di un lavoro investigativo intenso e che ha trovato riscontri nelle dichiarazioni di due collaboratori di giustizia. Siamo ora riusciti a ricostruire le dinamiche delle cosche in quel territorio”.

Imola, marocchino picchia cliente, la barista e carabiniere. Rilasciato

Imola, marocchino picchia cliente, barista e militare. RilasciatoIMOLA – Un marocchino di 38 anni avrebbe prima picchiato un cliente di un bar, poi aggredito una donna barista sputandole addosso in segno di disprezzo e non contento ha aggredito i carabinieri procurando a un militare contusioni guaribili i 7 giorni.

I Carabinieri della Stazione di Imola lo hanno arrestato per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali aggravate ma è stato subito rilasciato dall’autorità giudiziaria che gli imposto l’obbligo della sola firma.

E’ successo al Centro Sociale “La Stalla” dove un 38enne, residente a Lugo, nella tarda serata di sabato, era andato in escandescenza. La Centrale operativa del 112 è stata informata che un cliente del Centro Sociale “La Stalla”, situato in via Serraglio, dopo aver preso a pugni un altro avventore del locale, se l’era presa anche con la barista intervenuta per riportare la calma, prima spingendola a terra, poi lanciandole una bottiglia di birra, che si infrangeva ai suoi piedi e, non soddisfatto, sputandole addosso in segno di disprezzo.

Poiché, spiegano gli inquirenti, nonostante i Carabinieri intervenuti cercassero di calmarlo, l’uomo ne colpiva uno con un pugno e tentava di picchiare chiunque si avvicinasse, veniva ammanettato dai militari e rinchiuso nelle camere di sicurezza della caserma dei Carabinieri di Imola, dove è rimasto fino a ieri mattina, quando è stato tradotto nelle aule giudiziarie del Tribunale di Bologna per l’udienza di convalida dell’arresto.

In sede di rito direttissimo, il 38enne, gravato da precedenti di polizia, anche specifici, è stato rimesso in libertà con la misura dell’obbligo di firma, in attesa della sentenza prevista per il mese prossimo.

Il Carabiniere ferito è stato costretto a recarsi al Pronto Soccorso di Imola, dove è stato dimesso con una prognosi di sette giorni, a seguito di una contusione alla spalla destra.

Chieti, Imam predicava Jihad. Espulso dall’Italia

Chieti, Imam predicava Jihad. Espulso dall'ItaliaCHIETI – Nei giorni scorsi la Polizia di Stato ha eseguito un provvedimento di espulsione del Ministro dell’Interno emesso nei confronti di un cittadino marocchino la cui presenza in Italia costituiva una minaccia per la sicurezza dello Stato e a carico del quale vi erano fondati motivi di ritenere che la sua permanenza sul territorio nazionale potesse agevolare organizzazioni o attività terroristiche, anche internazionali.

Lo straniero svolgeva il ruolo di responsabile di un centro di preghiera della provincia di Chieti e, pertanto, in qualità di Imam avrebbe potuto attraverso la sua predicazione radicale diffondere le proprie idee integraliste, senza peraltro riscuotere l’approvazione della comunità mussulmana. Questo risultato è stato raggiunto grazie ad un continuo ed attento monitoraggio degli ambienti islamici da parte della Digos, che ha riscontrato contatti e possibili vicinanze ad altri soggetti già conosciuti per il loro orientamento radicale e di forte chiusura nei confronti del mondo occidentale.

Dalle indagini svolte è emerso che il marocchino aveva da tempo abbracciato l’ideologia jihadista esternando commenti di approvazione in merito alle efferate azioni compiute dell’Isis, ultima quella di Bruxelles. Lo stesso, pur essendo presente in Italia da parecchi anni, non risultava inserito nel contesto sociale di riferimento, rifuggendo anzi qualsiasi forma di integrazione con la società italiana e rifiutando ogni contaminazione occidentale.

Tutti gli elementi acquisiti hanno fatto parte di un rapporto inviato alla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione che, unito ad altri dati, ha fatto scaturire la richiesta di espulsione del soggetto per motivi di sicurezza nazionale, che è stata recepita nel Decreto firmato dal Ministro dell’Interno e poi eseguito.

Furto e riciclaggio di rame. 4 arresti e 9 misure a Cosenza. NOMI/VIDEO

Furto e riciclaggio di rame. 4 arresti e 9 obblighi a Cosenza
Un camion carico di rame fermato in autostrada dalla Polizia nell’ambito dell’operazione Back Out della Squadra Mobile e Cfs di Cosenza

COSENZA – Una presunta banda dedita al traffico di rame è stata sgominata a Cosenza da Polizia e Corpo forestale dello Stato. Quattro le persone arrestate e poste ai domiciliari ed altre nove sottoposte ad obblighi di polizia giudiziaria.

L’operazione, denominata “Black Out”, coinvolge alcune ditte di autodemolizioni che avrebbero riciclato decine di tonnellate di rame. Le persone raggiunte da provvedimenti cautelari, tutte residenti tra Cosenza e Lamezia Terme (Catanzaro), sono accusate di traffico illecito di rifiuti, associazione a delinquere finalizzata alla ricettazione.

 

Secondo gli inquirenti è stata smantellata “un’organizzazione criminale” dedita al traffico di rame rubato tra Cosenza e Lamezia Terme con un giro d’affari stimato attorno a 1,5 milioni di euro.

Ordinanza di custodia cautelare degli arresti domiciliari per Franco Carriere , 43 anni, di Cosenza; Francesco Bartucci, 44 anni, di Cosenza; Fabio Angelo Perri  44 anni, di Lamezia Terme e Giuseppe Lucchino, 34 anni, di Lamezia Terme.

Nove le persone raggiunte da misure cautelari di polizia giudiziaria. Si tratta di Silvio Ciardullo, 33 anni, di Cosenza; Daniel Adam, 34 anni, di nazionalità Rumena; Andrei Cotet, 35 anni, di nazionalità Rumena; Marcello Munegato, 42 anni, di Castiglione Cosentino; Raffaele Carlini, anni 56, di Cosenza; Marco Mauro di Cosenza, 32enne; Francesco Bevilacqua 23enne di Cosenza; Rosario Bandiera, 34 anni, di Lamezia, Giovannino Gallo 32enne di Lamezia Terme.

L’attività, coordinata dalla Procura della Repubblica Di Cosenza è stata condotta dalla Squadra mobile di Cosenza e dal Cfs e ha visto impegnati diverse decine di uomini. Il metallo sarebbe stato trafugato per poi essere riciclato attraverso sfascia carrozze compiacenti.

All’interno di alcune società di autodemolizione cosentine confluivano ingenti quantitativi di cavi di rame rubato a società operanti nel settore energetico, delle telecomunicazioni e dei trasporti, per poi essere nascosto ed inviato ad altre società collegate – operanti in altre province – che provvedevano ad inserirlo nel mercato legale. Sono state sequestrate aziende e mezzi utilizzati per il trasporto.

L’articolata attività d’indagine, spiegano gli inquirenti, coordinata dal procuratore capo Dario Granieri, dal procuratore aggiunto Marisa Manzini e dai sostituti Salvatore Di Maio, Domenico Assumma e Domenico Frascino, è durata diversi mesi ed ha permesso di interrompere una attività illecita di ricettazione di cavi in rame di provenienza furtiva.

All’interno delle aziende “Autodemolizioni Franco Carriere srl” e “F.lli Bartucci Snc” di San Pietro in Guarano (Cosenza), sarebbero confluiti ingenti quantitativi di cavi in rame prelevato furtivamente a società operanti nel settore energetico, dei trasporti e delle telecomunicazioni, materiale che veniva poi destinato alla ditta Ecotek srl di San Pietro Lametino (Catanzaro).

La refurtiva veniva conferita alle aziende da numerosi soggetti alcuni dei quali, destinatari delle misure cautelari, organici alla presunta organizzazione. Il Rame (sia pulito che bruciato) introdotto al suo interno, quantificato dagli investigatori tramite attività di videosorveglianza e intercettazioni in decine di tonnellate veniva sigillato all’interno di alcuni container, al di sotto di uno strato di pneumatici fuori uso o nascosto all’interno dei veicoli da demolire accatastati all’interno dei piazzali delle aziende per poi essere caricato a bordo di mezzi, occultato sotto altri tipi di rifiuti e inviato presso la Ecotek di Lamezia Terme che provvedeva a inserire il materiale nel mercato legale.

Gli spostamenti, che avvenivano con frequenza, sono stati costantemente monitorati nel tempo dagli investigatori della Polizia di Stato e del Corpo Forestale. Con questa operazione è stata smantellata una vera e propria centrale di ricettazione e riciclaggio di cavi in rame di provenienza furtiva il cui giro d’affari è stato stimato dagli investigatori in oltre 1.500.000 euro.

Nel corso delle operazioni sono state eseguite minuziose perquisizioni all’interno delle aziende coinvolte. I dettagli dell’operazione sono stati illustrati questa mattina durante una conferenza stampa tenutasi presso la Questura di Cosenza alla presenza dei magistrati e dei dirigenti della Questura e del Corpo Forestale dello Stato.

Dirottamento EgyptAir. Tutto finito. Preso. “Non è terrorista”

Dirottato un airbus A320 dell'EgyptAir. 81 passeggeri a bordo
L’A320 dell’EgyptAir dirottato (Ansa/Epa)

Aereo dirottato a Ciprio: momenti di terrore, poi il dramma si è risolto senza feriti. Dopo lunghe trattative è finito il dirottamento dell’Airbus dell’EgyptAir con 81 passeggeri a bordo. Il dirottatore, egiziano e si chiama Seif Eldin Mustafa, si è arreso alle autorità dopo essere uscito dall’aereo con le mani in alto ed è stato arrestato.

Durante le ore di paura, il dirottatore avrebbe chiesto di parlare con la ex moglie, giunta poi là sul posto per dissuadere Mustafa. In seguito vi sarebbe stata la richiesta di liberazione di detenute egiziane. “Il dirottatore all’inizio aveva chiesto di andare in Turchia”, ha confermato il ministro dell’aviazione cipriota Fathy. Ma dopo “trattative”, ha detto ancora il ministro, l’aereo si è diretto a Cipro perché era più vicino. “Non è un terrorista, ma un idiota”. Così un funzionario del ministero degli Esteri egiziano.

“L’uomo non indossava alcuna cintura esplosiva”. Il velivolo era partito  da Alessandria d’Egitto ma era stato costretto ad atterrare a Larnaca (Cipro). A bordo c’era anche un cittadino italiano, Andrea Bianchetti, tra i primi ad essere rilasciato. L’Egitto, d’intesa con le autorità cipriote, era deciso ad autorizzare un blitz delle teste di cuoio.

Cinquantasei passeggeri dell’aereo dirottato dell’Egypt Air sono stati rilasciati in mattinata appena l’aereo è atterrato all’aeroporto di Larnaca a Cipro, secondo fonti che citano funzionari e autorità dell’aviazione civile egiziana. Il dirottamento è avvenuto mentre il velivolo da Alessandria d’Egitto stava volando per Il Cairo. A metà tragitto il dirottamento.

L’autore del dirottamento sarebbe un uomo che si sospettava fosse armato o potesse indossare una cintura esplosiva. A bordo 81 passeggeri più i membri dell’equipaggio. La compagnia, sempre in un twett afferma che in base a una trattativa saranno rilasciati gli ostaggi a eccezione dell’equipaggio e di 4 stranieri. Non si conosce al momento la loro nazionalità.

L’emittente CYBC ha detto che l’aereo è stato parcheggiato in uno spazio dell’aeroporto di Larnaca. Il dirottatore avrebbe chiesto alla polizia di allontanarsi dal velivolo. Le donne e i bambini sono stati rilasciati e sono stati trasferiti in autobus.

Un Airbus A320 dell’EgyptAir con 81 passeggeri a bordo più i membri dell’equipaggio è stato dirottato da Alessandria d’Egitto verso Larnaka (Cipro). “Il nostro volo MS181 è stato dirottato”, ha scritto la compagnia in un tweet a conferma del dirottamento da Alessandria a Cipro dell’Airbus. Sul velivolo sembra che ci sia più di un dirottatore. “Fonti cipriote parlano dell’uscita di tutti i passeggeri dall’aereo”: lo si afferma in una sovrimpressione della tv di Stato egiziana. Inizialmente erano stati fatti scendere dal velivolo le donne e i bambini.

La tv Al Jazeera in un messaggio in sovrimpressione scrive che “un passeggero sospettato di portare una cintura esplosiva ha dirottato l’aereo verso Cipro”

Il Ministero per l’aviazione civile in Egitto, citato dall’emittente Aljazeera, ha detto in un comunicato che il pilota Omar al-Gammal aveva informato le autorità di essere stato minacciato da un passeggero che possedeva una cintura esplosiva e lo ha costretto ad atterrare a Larnaca.

Indennità falsi braccianti, 157 denunce nella Sibaritide

Indennità falsi braccianti, 157 denunce nella SibaritideCOSENZA – Centocinquantasette persone sono state denunciate alla Procura della Repubblica di Castrovillari dalla Guardia di Finanza di Montegiordano (Comando Provinciale di Cosenza) per aver falsamente dichiarato indennità di disoccupazione, sussidi di maternità, assegni familiari e indennità di malattia.

L’ammontare della truffa perpetrata ai danni dell’erario è pari a 700 mila euro, erogati attraverso la predisposizione di falsi contratti di fitto/comodato di terreni. In base a quanto dichiarato, risultavano assunti centinaia di falsi braccianti agricoli, a tempo determinato, per un totale di otto mila giornate lavorative.

L’attività dei lavoratori agricoli assunti fittiziamente veniva dichiarata su terreni inesistenti e in qualche caso anche sotto sequestro per inquinamento ambientale. Dagli accertamenti è emerso che non sono stati versati contributi previdenziali all’Inps per circa 150 mila euro.

Secondo quanto accertato, sulla carta risultavano assunti centinaia di operai agricoli (lavoratori inesistenti) a tempo determinato ed effettuate 8.000 giornate lavorative.

In realtà si trattava di lavoratori fittizi impiegati su terreni inesistenti, non nella effettiva disponibilità o addirittura sottoposti a sequestro dalle stesse Fiamme Gialle per inquinamento ambientale.

Il danno complessivo segnalato alla Procura Regionale della Corte dei Conti di Catanzaro è risultato di 757.000 euro.

Continua l’impegno della Guardia di Finanza volto ad assicurare un corretto e appropriato uso delle risorse economiche disponibili al fine sostenere le imprese e le famiglie effettivamente bisognose.

Pasqua e pasquetta a Milano con 73 arresti

Armi, droga e maltrattamenti. Arresti e denunce nel Reggino e a Reggio Calabria. Pasqua arresti milanoI Carabinieri del Comando Provinciale di Milano hanno intensificato i servizi per garantire una Pasqua sicura a tutti coloro che hanno deciso di trascorre le vacanze in città. Vengono impiegate tutte le specialità dei Carabinieri: uomini e donne dell’Arma assicurano una presenza discreta e vigile anche nei pressi delle basiliche, in particolare il Duomo, dove la Stazione mobile dell’Arma è ormai divenuta una presenza abituale e rassicurante.

Nella rete dei controlli sono caduti svariati criminali. Ad esempio, è stato controllato e arrestato un cittadino domenicano di 24 anni, su cui pendeva un ordine di carcerazione, dovendo scontare 10 anni di reclusione. Vi è poi un bulgaro, ricercato dalle autorità del paese d’origine per rapina, nei confronti del quale i Carabinieri hanno eseguito un mandato di cattura internazionale.

I cinofili anti-esplosivo controllano i luoghi particolarmente affollati, le stazioni ed i convogli della metropolitana, per escludere la presenza di oggetti sospetti. Sono presenti le pattuglie moto-montate, che, con la loro eccezionale mobilità, sono in grado di perlustrare le aree pedonali, raggiungendo i cittadini in difficoltà in ogni dove, anche con il traffico bloccato.

I Carabinieri a cavallo pattugliano i principali parchi della città e dell’hinterland, dove i milanesi si recano per i pic-nic e le tradizionali gite fuori-porta. L’impiego di uomini a cavallo permette di passare al setaccio le aree verdi più estese.
L’intensificazione dei controlli di sicurezza, estesi al capoluogo e ai comuni limitrofi, ha già consentito l’arresto di 73 persone, di cui 31 per reati contro il patrimonio, 27 per spaccio di droga, 10 per altri reati , 5 per reati di violenza di genere.

Tra le operazioni di maggior rilievo, a Baranzate di Bollate (Milano), i militari della Stazione di Bollate, dopo aver notato un pregiudicato italiano di 34 anni che viaggiava a bordo di un taxi, hanno proceduto al controllo d’iniziativa, e il malvivente è stato sorpreso in possesso di 500 grammi di cocaina, che sono andati ad aggiungersi ai 4 chili sequestrati dai Carabinieri di Seregno (MB), in un’operazione condotta a Monza. A Pero (MI), è stato arrestato un palermitano che doveva espiare una condanna per la violazione degli obblighi di assistenza familiare.

A Paderno Dugnano (MI), un rapinatore italiano, che si trovava presso una comunità terapeutica, è stato accompagnato in carcere per scontare un residuo di pena. Un campano 58enne, residente a Pioltello (MI), è stato assicurato alla Giustizia ed espierà 6 mesi di reclusione per lesioni. Un cileno di 39 anni, senza fissa dimora, è stato portato a “San Vittore”, in quanto condannato a 3 anni di reclusione, dopo per aver cagionato un incendio.

I controlli dei Carabinieri sono stati estesi anche a tutte le persone sottoposte agli arresti domiciliari e alle sorveglianze speciali. 4 sono i malviventi arrestati dai militari dell’Arma, perché evasi dal luogo della detenzione. Infine, grande attenzione è stata rivolta ai furti e sono stati tratti in arresto in flagranza di reato 9 ladri. In particolare, a Milano, in viale Abruzzi, i Carabinieri hanno tratto in arresto una nomade italiana 33enne, che ha indotto i due figli minori, di 10 e 12 anni, ad impossessarsi di una borsa lasciata momentaneamente incustodita. A Cusano Milanino (MI), un pregiudicato di 25 anni, è stato deferito in stato di libertà per aver turbato la regolarità di una funzione religiosa, rivolgendo urla e improperi all’indirizzo dei fedeli che partecipavano ad una via crucis.

Bruxelles, il kamikaze Khalid El Bakraoui in Italia nel 2015

Bruxelles, il kamikaze Khalid El Bakraoui in Italia nel 2015
Khalid El Bakraoui uno dei due kamikaze della metropolitana

Khalid El Bakraoui, il kamikaze che si è fatto esplodere all’interno della stazione della metropolitana di Maelbeek di Bruxelles, è transitato nell’estate del 2015 in Italia, diretto in Grecia.

Lo riporta Sky Tg24: fonti dell’antiterrorismo hanno rivelato che l’uomo è passato per l’Italia il 23 luglio 2015, atterrando all’aeroporto di Treviso con un volo proveniente da Bruxelles. Poi il giorno successivo sarebbe ripartito dall’aeroporto Marco Polo di Venezia diretto allo scalo di Atene, in Grecia.

Gli uomini dell’antiterrorismo hanno ricostruito i suoi spostamenti: alle 8.25 del 23 luglio Khalid El Bakraoui è atterrato a Treviso con un volo Ryanair proveniente dalla capitale belga.

Il biglietto lo ha comprato con la carta di credito intestata a un altro uomo: Abderahman Benamor. Al momento del check-in avrebbe usato un documento d’identità del Belgio. Ha trascorso la notte all’hotel Courtyard by Marriott Venice Airport di Venezia. Il giorno dopo Bakraouoi si imbarca alle 6 del mattino su un volo Volotea con destinazione Atene.

Pochi giorni più tardi, il 1 agosto 2015, Salah Abdeslam veniva avvistato nel porto di Bari diretto a Patrasso. E sempre in Grecia, in un appartamento di Atene abitato da Abaaoud, è stata trovata la mappa dell’aeroporto di Bruxelles.

Isis attacca parco bimbi. E’ strage di cristiani. 72 morti

strage di cristiani in pakistan
Il parco di bambini in Pakistan dove si stava celebrando la Pasqua. oltre 50 morti e feriti (Ansa)

Strage di cristiani in Pakistan. Nel giorno della Pasqua i terroristi jihadisti non risparmiano donne e bambini. 72 morti, in prevalenza cristiani, sono stati massacrati a Lahore, in Pakistan da uno o più uomini bomba. La maggior parte delle vittime sono donne e una trentina di bambini che stavano celebrando la Pasqua in un popolare parco della città. I feriti sono oltre 300, anche loro, in prevalenza cristiani.

Tra le vittime dell’attacco di Pasqua in un parco giochi di Lahore, nel Pakistan centrale, ci sono almeno cristiani su un totale di una settantadue morti, bilancio provvisorio. Altri 70 cristiani sono rimasti feriti nell’esplosione.

Secondo una prima ricostruzione un kamikaze si sarebbe fatto esplodere nell’Iqbal Park che si trova nella città a nordest del Paese, gremito di gente. I feriti sarebbero oltre 200 secondo la polizia.

Attacco rivendicato – Il gruppo Jamatul Ahrar, già legato al principale gruppo talebano pachistano Tehrik e Taleban Pakistan (Ttp), ha rivendicato l’attentato odierno a Lahore, che ha causato oltre 70 morti. Lo riporta Dawn Tv.

La polizia pachistana ha arrestato nelle ultime ore 15 persone. Lo riferisce oggi Geo Tv. Fra gli arrestati, si è appreso, vi sono anche tre fratelli del giovane kamikaze che si è fatto esplodere fra le famiglie che trascorrevano la Pasqua nel Gulshan-e-Iqbal Park della città. L’attentatore suicida è stato identificato come Yousuf, 28 anni, figlio di Ghulam Farid e residente nel distretto di Muzzafargarh.

Papa Francesco prega, “strage orribile” – “La strage orribile di decine di innocenti nel parco di Lahore getta un’ombra di tristezza e di angoscia sulla festa di Pasqua. Ancora una volta l’odio omicida infierisce vilmente sulle persone più indifese”. Lo dichiara padre Federico Lombardi, sull’attentato in Pakistan. “Insieme al Papa – che è stato informato – preghiamo per le vittime, siamo vicini ai feriti, alle famiglie colpite, al loro immenso dolore, ai membri delle minoranze cristiane ancora una volta colpite dalla violenza fanatica, all’intero popolo pachistano ferito”.

Il commissario di Iqbal Town, Muhammad Iqbal, ha detto che secondo i primi indizi si è trattato di un attacco suicida. Il parco era affollato di famiglie quando è avvenuta l’esplosione. Alcuni testimoni hanno descritto la scena come una carneficina, con sangue e resti umani sparsi sull’erba.

Il parco Gulshan e Iqbal, è situato vicino al centro della metropoli di otto milioni abitanti del Paese a maggioranza musulmana. Lahore di solito è relativamente tranquilla rispetto ad altre zone del Pakistan dove dal 2004 gruppi militanti sunniti tra cui i talebani pakistani sferrano regolarmente attacchi contro le forze di sicurezza e le minoranze religiose.

Complessivamente le violenze sono diminuite dal 2014 in seguito all’offensiva dell’esercito contro le roccaforti dei militanti islamici nelle zone tribali. Sul posto sono arrivati i militari e decine di ambulanze.La deflagrazione e’ stata talmente potente che ha mandato in frantumi i vetri delle finestra delle case vicine.

Secondo la versione fornita dalla polizia, uno o due kamikaze si sono fatti esplodere vicino le altalene dove giocavano molti bambini. Il bilancio fornito dalle autorità locali è destinato ad aggravarsi perché molti dei feriti sono gravi.

Il premier pakistano, Nawaz Sharif, ha espresso cordoglio e si e’ detto “sconvolto” per la perdita di “preziose vite umane”. Condoglianze sono state espresse anche dal premier indiano, Narendra Modi.

Bruxelles, da Daesh ancora minacce: “Solo un assaggio”

Bruxelles, da Daesh ancora minacce: "Solo un assaggio"
Poliziotti in Belgio presidiano il centro di Bruxelles contro l’Isis (Ansa)

La minaccia dei terroristi Daesh corre sul web. Un nuovo video da parte dell’Isis annuncia che gli attentati di “Bruxelles” sono solo “un assaggio”.

Nelle immagini del video di Daesh appare Hicham Chaib di Anversa. Lo riferiscono i media belgi e Site, il portale di monitoraggio del jihadismo sul web. Secondo Site, l’uomo fa parte del gruppo dello Stato islamico nella provincia siriana di Raqqa. Il video, riferisce De Staandard, comincia con nuove minacce in francese secondo cui gli attacchi del 22 marzo sono stati solo “un assaggio”. L’uomo poi si esprime in fiammingo, prima di giustiziare un prigioniero, definendolo ‘una spia dei crociati’.

Intanto è stato arrestato ieri nel Salernitano un algerino che in Belgio produceva falsi documenti utilizzati anche da alcuni terroristi Daesh implicati nelle stragi di Parigi e Bruxelles. L’uomo sarà ascoltato oggi. Preso anche “l’uomo col cappello”, il terzo uomo di Zaventem. Annullata per motivi di sicurezza la marcia “contro la paura” in programma oggi nella capitale belga. I superstiti rischiano problemi all’udito e alla memoria.

L’uomo ferito a Schaerbeek accusato di terrorismo – L’uomo ferito e fermato venerdì a una fermata del trama a Schaerbeek, nell’ambito dell’inchiesta sull’attentato sventato ad Argenteuil in Francia, è stato formalmente arrestato e accusato di partecipazione ad attività di un gruppo terroristico. Lo riferisce la procura federale belga all’agenzia Belga, ma non conferma che si tratti di Abderahman Ameroud, l’algerino condannato per complicità nell’omicidio del comandante afghano Massoud nel 2001.

Arresto jihadista a Salerno, l’algerino sarà ascoltato oggi – Sarà ascoltato in giornata dai magistrati della Procura Generale di Salerno Djamal Eddin Ouali, il cittadino algerino di 40 anni, bloccato dalla Polizia a Bellizzi (Salerno) in esecuzione di un mandato d’arresto europeo emesso dalle autorità del Belgio il 6 gennaio scorso, per i reati di partecipazione a un’organizzazione dedita al falso documentale e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Ouali è accusato di essere implicato in una rete di falsari di documenti, utilizzata anche da terroristi implicati nelle stragi di Parigi e Bruxelles. Ouali parla solo francese e – secondo le informazioni raccolte dagli investigatori – viveva nel territorio salernitano insieme alla moglie.

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