14 Ottobre 2024

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Resti umani trovati nel cimitero di Zumpano. Sindaco: “Fare chiarezza”

Resti umani rinchiusi in un sacco sono stati scoperti nella camera mortuaria del cimitero di Zumpano, piccolo centro alle porte di Cosenza. I resti, si tratta di ossa umane, erano lì da tempo e sono stati rinvenuti da una squadra di operatori che avevano disposizione di ripulire la camera cimiteriale. Allertati i carabinieri di Celico e la Procura di Cosenza.

Il sindaco di Zumpano, Fabrizio Fabiano, vuole fare chiarezza ed invitare alla tranquillità l’intera cittadinanza. “La macabra scoperta – spiega – è avvenuta nei giorni scorsi e ha allarmato tutta la comunità. Chiediamo e pretendiamo massima chiarezza in merito alla vicenda ma, al tempo stesso, voglio invocare tranquillità ai miei cittadini. L’intenzione del comune di Zumpano era quella di fare pulizia all’interno della camera mortuaria: non accadeva da anni”, spiega il primo cittadino.

“Abbiamo previsto una ristrutturazione del luogo – prosegue il sindaco – ma non potevano di certo immaginare il ritrovamento di ossa umane, durante la fase di spazzamento, da parte degli operatori. Potrebbero essere lì da lungo tempo ma fino a ieri nessuno si era accorto della presenza di quel sacco anomalo. Grazie al tempestivo intervento del comandante dei vigili urbani abbiamo subito avvisato il Pm di turno, i Ris e poi i carabinieri della stazione di Celico che, una volta giunti sul posto, hanno preso atto dei resti umani sequestrando il materiale ai fini investigativi. La procura di Cosenza segue il caso con estrema attenzione”, afferma Fabiano.

I carabinieri della stazione di Celico, una volta giunti sul posto, hanno preso atto dei resti umani sequestrando il materiale ai fini investigativi. “La procura di Cosenza – conclude Fabrizio Fabiano – segue il caso con estrema attenzione e noi abbiamo messo a disposizione ciò che gli inquirenti hanno bisogno. Siamo fermamente convinti che la nostra amministrazione abbia intrapreso la strada giusta, sotto ogni aspetto ed in una ottica organizzativa al passo dei tempi. Soprattutto, con trasparenza e rivolta all’intero territorio”, il pensiero rassicurante del sindaco. A breve, saranno annunciate alle stampa diverse iniziative pubbliche: “da qui ripartire”.

Scoperto dalla Polizia laboratorio clandestino di armi, un arresto

Agenti dell’Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico della Questura di Crotone hanno arrestato un crotonese di 54 anni, nella flagranza dei reati di fabbricazione e detenzione di armi clandestine.

Gli agenti delle volanti sono intervenuti in Via dei Gelsomini, chiamati da una donna, la quale aveva segnalato al 113 di essere stata minacciata con una pistola da un suo vicino di casa.

La conseguente perquisizione nell’abitazione dell’uomo ha permesso di scoprire un vero e proprio laboratorio, perfettamente attrezzato, in cui, mediante vari arnesi, l’uomo alterava delle pistole giocattolo, in modo da renderle offensive.

Le cinque pistole giocattolo rinvenute sono state sottoposte a verifica tecnica da parte di personale qualificato, che ne ha accertato la funzionalità, per cui si è proceduto al sequestro delle armi e di vario munizionamento, nonché dell’attrezzatura, comprensiva di un balipedio artigianale utilizzato per la prova delle armi da fuoco.

Alla luce di quanto accertato, l’uomo è stato tratto in arresto, ed associato presso la locale casa circondariale, a disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Crotone.

Sportivo muore a 39 anni per un malore improvviso. “Faticava a respirare”

Uno sportivo di 39 anni, Giacomo Aliota, originario di Mogliano Veneto ma residente a Mestre (Venezia), è morto domenica scorsa dopo un malore improvviso.

Come riporta “Venezia Today”, venerdì scorso il 39enne era sceso in campo con la sua squadra di football americano, il Cocai TerraFerma American Football Team, partecipando anche al terzo tempo scherzando con amici e conoscenti. Sabato aveva trascorso una tranquilla giornata di relax andando prima in piscina e concedendosi nel pomeriggio una passeggiata per le vie del centro di Mestre, prima di cenare insieme ai familiari. Tornato a casa, nella notte, la tragedia, probabilmente dovuta a un malore.

Quando domenica mattina la compagna Eleonora si è accorta che Giacomo faticava a respirare, “il figlio, di 8 anni, ha sollecitato di chiamare il 118 che, arrivato sul posto, ha provato a rianimare Aliota per circa 45 minuti. Purtroppo ogni tentativo si è rivelato vano e Giacomo ha perso la vita poco dopo. I familiari hanno chiesto l’autopsia sperando di poter fare luce su una morte tanto tragica quanto inattesa”, si legge sul quotidiano online.

“Giacomo Aliota lascia la compagna Eleonora, i figli Dante ed Enea di 8 e 4 anni, il fratello Francesco e la sorella Giorgia. Da sempre grande appassionato di sport, praticando molta attività fisica si teneva sempre controllato. Da quanto risulta, non aveva mai dato segnali di malessere prima della tragedia di domenica mattina. Il suo sogno era poter tornare a vivere presto a Mogliano Veneto, paese dov’era cresciuto, portandoci i suoi cari. La data dei funerali verrà fissata dopo i risultati dell’autopsia”.

Anziano si assenta da casa e la trova occupata, sgomberati e denunciati

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Un 85enne si è assentato per una settimana dalla propria abitazione ma quando è rientrato ha trovato la serratura cambiata e non ha potuto entrare.

Dopo la segnalazione da parte dell’uomo, raccolta dalla centrale operativa del comando della Polizia locale e dai Vigili del fuoco, è stata avviata un’indagine che ha permesso alla Polizia locale di denunciare in stato di libertà tre persone accusate di violazioni di domicilio, occupazione abusiva di immobile di edilizia residenziale pubblica, falso ideologico e materiale e simulazione di reato.

I tre, secondo l’accusa, falsificando alcuni atti e rendendo dichiarazioni mendaci a pubblici ufficiali, erano riusciti a farsi intestare anche l’utenza elettrica dell’immobile e ad avviare le pratiche per il riconoscimento della residenza.

Le manovre fraudolente sono state però smascherate dalla polizia locale che ha riconsegnato l’alloggio all’anziano, seppur malconcio e spoglio dei mobili accatastati dagli abusivi nei seminterrati della palazzina.

Agguato nel Vibonese, arrestato un uomo

I carabinieri della Compagnia di Vibo Valentia hanno arrestato a San Gregorio d’Ippona il presunto autore del tentato omicidio di un uomo avvenuto nel comune del Vibonese lo scorso 10 febbraio. L’arresto è stato fatto in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Vibo Valentia su richiesta della Procura.

Secondo quanto riferito, la persona arrestata, già nota alle forze dell’ordine per questioni legate ad una pregressa situazione debitoria della vittima, avrebbe prima attirato quest’ultima fuori dalla propria abitazione dando fuoco a due autovetture di sua proprietà parcheggiate nelle vicinanze e successivamente, dopo una breve conversazione, gli avrebbe sparato contro tre colpi di pistola da distanza molto ravvicinata.

Solo la prontezza di riflessi della vittima, che è riuscita a spostare l’arma, ha fatto sì che i colpi esplosi andassero a vuoto e solo uno lo attingesse alla gamba sinistra, ferendolo in modo non grave.

Le indagini, malgrado il clima di scarsa collaborazione e tentativi di fuorviarle, hanno però consentito agli investigatori dell’Arma e alla Procura, di giungere all’identificazione del presunto autore.

Bimbo di 8 anni si accascia in palestra mentre gioca coi compagni. Inutile la corsa in ospedale

Un bambino di appena 8 anni, di nome Giovanni, si è accasciato a scuola davanti ai suoi piccoli compagnetti nell’istituto elementare di Sant’Antonio Abate del circolo didattico De Curtis, a Napoli.

Il piccolo, secondo quanto riportano i media campani, ha accusato un malore mentre stava svolgendo la lezione di educazione fisica in palestra.

Il bimbo si è improvvisamente accasciato a terra, privo di conoscenza. Immediatamente soccorso, il suo cuoricino ha smesso di battere al pronto soccorso dell’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia, dov’era stato trasportato.

A scuola sono giunti i carabinieri della compagnia di Castellammare di Stabia che, coordinati dalla Procura di Torre Annunziata, hanno avviato le indagini. La salma del piccolo Giovanni resta a disposizione della magistratura in attesa di capire se sarà necessaria l’autopsia.

Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha espresso il suo personale cordoglio e del governo su twitter.

Il piccolo Giovanni frequentava la III° elementare ed era compagno di classe del figlio del sindaco di Castellamare di Stabia, Ilaria Abagnale, che sui social scrive: “È con immenso dolore e sgomento che oggi mi rivolgo a voi per esprimere il mio più profondo cordoglio per la tragica scomparsa del piccolo Giovanni, un bambino di soli 8 anni, che ha perso la vita per un arresto cardiaco mentre partecipava innocentemente ad una lezione di scuola. Soccorso dopo il malore, è stato portato in ospedale, dove abbiamo atteso in apprensione con i genitori notizie di speranze dai medici. Notizia che poi non è arrivata, lasciando la sua famiglia, i suoi compagni, le insegnanti e noi tutti ad affrontare la più dura delle sofferenze.
Come Sindaco e rappresentante di questa comunità, mi sento profondamente addolorata per la perdita di un’altra giovane vita. Apprendere della scomparsa di un bambino del nostro paese colpisce ognuno di noi come un fulmine a ciel sereno, lasciandoci sgomenti e con un grande senso di impotenza”.

Ex calciatore fa jogging e muore per un malore improvviso

Piancastagnaio (Siena), 27 marzo 2023 – Stava facendo footing in una zona a valle di Piancastagnaio quando è stato colto da malore. L’immediato intervento dei soccorsi non è, purtroppo, servito a salvarlo. Il malore fulminante ha portato al decesso Emanuele Mangiavacchi 46enne residente in vicolo dello Sdrucciolo. Nel primo pomeriggio di ieri l’uomo, che lavora in una pelletteria a Valentano (nel viterbese), si è portato nella zona della Vignola ubicata nella parte bassa di Piancastagnaio. Qui regna la tranquillità. La zona, pur abitata, non è molto frequentata. Mangiavacchi, che a maggio avrebbe compiuto 47, ha avuto un trascorso calcistico nella Pianese e nella Nuova Radicofani in Terza Categoria dove era stato portato e allevato dal dirigente Stefano Angeli e dove aveva militato a lungo.

Emanuele ieri faceva footing mantenendo le sue buone abitudini da atleta quando è stato colto dal malore. Si è accasciato a terra, lo ha visto dalla finestra di casa, una signora che risiede poco distante da dove è avvenuto il fatto. Ha chiamato il 118, in pochi minuti è arrivata l’ambulanza delle locale Misericordia che ha la sede vicinissima al posto dove si è accasciato l’uomo. Vista la gravità della situazione è arrivata anche un’ambulanza della Misericordia di Abbadia San Salvatore e i sanitari. Per minuti e minuti sono state eseguite tutte le manovre, compreso l’utilizzo del defibrillatore, per rianimarlo. Non c’è stato nulla da fare. Il medico ha dovuto constatare il decesso.

Sul posto sono arrivati i carabinieri della locale stazione. Dell’accaduto è stata data comunicazione all’autorità giudiziaria che, dopo aver preso atto del referto medico e, in assenza di altre ipotesi sulle cause del decesso, ha disposto il rilascio alla famiglia della salma. Emanuele lascia nel dolore la figlia e la moglie e tutto il mondo dello sport amiatino.

Un uomo di 44 anni muore per un malore improvviso. Lascia tre figli

Un uomo di 44 anni, Francesco Ferri, di Dicomano (Firenze) è morto in seguito ad un malore improvviso. L’uomo lascia tre figli e la sua prematura scomparsa ha sconcertato il paese dove era molto conosciuto e stimato.

“La scomparsa improvvisa di Francesco lascia un vuoto incolmabile nella nostra comunità. Non ci sono parole che possano essere di conforto in questo momento. Un grande abbraccio a tutta la sua famiglia, in particolare a Martina, Tommaso, Alessandro e al piccolo Niccolò”, scrive il sindaco Stefano Passatore, citato da ‘La Nazione’.

Francesco era molto attivo anche nel mondo sportivo per la sua militanza nella squadra del San Godenzo, che ha listato a lutta la propria pagina Facebook. “Non ci posso credere”, scrivono gli amici. “Ciao Francesco!!! Ragazzo fantastico!!! Mancherai tanto!!”, digita Maurizio. “Non potrò mai dirti addio. Perché sei sempre nei miei pensieri”, gli dedica una poesia la compagna.

“Ciao capitano”, il San Godenzo in lacrime saluta il suo Francesco

Netturbino muore in ospedale dopo un malore improvviso

Un uomo di 55 anni, Giuliano Paolacci, di Cerveteri, centro ad una trentina di km da Roma, è morto in un ospedale della Capitale, dopo qualche giorno aver accusato un malore improvviso.

L’uomo, da anni operatore ecologico nella città etrusca, si era sentito male ed è stato trasportato d’urgenza nel nosocomio Sant’Andrea dove purtroppo è deceduto.

“Forza Giuliano, ti vogliamo bene, non possiamo perderti”, aveva scritto la scorsa settimana in una nota la sigla sindacale Ugl citata dal Messaggero. Purtroppo il netturbino non ce l’ha fatta. “Giuliano – è quanto sostiene il primo cittadino di Cerveteri, Elena Gubetti – era una persona rara, generosa, con un cuore buono e un sorriso contagioso che riservava a tutti coloro che lo incontravano. Sempre disponibile, grande lavoratore, la sua cordialità e gentilezza non passavano mai inosservate”.

E’ morto il grande giornalista Gianni Minà. Aveva 84 anni

E’ morto il grande giornalista italiano Gianni Minà. Il cronista, 84 anni, è deceduto nella clinica “Villa del Rosario” dopo una breve malattia cardiaca, come ha detto la famiglia in un post sui social.

“Mi hanno sempre attratto persone capaci di andare controcorrente, anche a costo dell’isolamento, della solitudine. Persone capaci di raccontare storie, di mostrare visioni altre. E inevitabilmente hanno acceso la mia curiosità, perché, come diceva il mio amico Eduardo Galeano, capace di raccontare la storia dell’America Latina attraverso racconti ironici e apparentemente non importanti, fatti di cronaca, ‘il cammino si fa andando’, non sai mai dove queste storie ti possano portare. E’ il bello della vita, tutto sommato”.

Così si raccontava Gianni Minà, signore del giornalismo, oltre sessant’anni di carriera sempre fuori dal coro, celebre per le interviste ai grandi personaggi dell’attualità, della politica, della musica, dello spettacolo e dello sport – la più celebre quella di sedici ore a Fidel Castro, nel 1987.

Nato a Torino nel 1938, giornalista, autore, intrattenitore, conduttore, documentarista, appassionato di America Latina, inventore di Blitz – che negli anni ’80 rappresentò su Rai2 il ‘rivale innovativo’ di Domenica in, ospitando, tra gli altri, Federico Fellini, Eduardo De Filippo, Muhammad Ali, Robert De Niro, Jane Fonda, Gabriel Garcia Marquez, Enzo Ferrari – Minà ha realizzato centinaia di reportage e interviste per la Rai e non solo. Dai personaggi incontrati, raccontava, aveva imparato ad “esercitare il pensiero critico, anzi, il pensiero complesso, e a respirare la libertà di essere come si è, mostrando soprattutto la propria fragilità”.

L’incontro più bello? “Quello con Muhammad Alì, il più grande di tutti, perché ha rotto un sistema, una cultura. All’inizio di ogni intervista, esordiva sempre con le sue idee di riscatto per il popolo nero e enumerava tutto quello che un nero americano non era riuscito ad avere nella vita: ‘Tutti hanno una terra per la quale lottare, combattere… tutti. Solo noi, solo i neri d’America non hanno una terra di riferimento’. Purtroppo le sue battaglie non hanno prodotto grandi cambiamenti, ma non mi sento di dire che ha perso”. Il personaggio che avrebbe voluto incontrare senza riuscirci? “Sicuramente Nelson Mandela, ci siamo rincorsi: una volta non potevo io, una volta non poteva lui. E l’ho perso, come ho mancato l’intervista a Marcello Mastroianni, una persona gentile e ironica”. Cosa avrebbe fatto se non fosse diventato il giornalista? “Sono nato giornalista, lo sono stato, lo sono e lo sarò”, aveva sottolineato un anno fa, in occasione della presentazione al Bif&st del docufilm ‘Gianni Minà – Una vita da giornalista’. Gli inizi della carriera nel 1959 come giornalista sportivo per Tuttosport, di cui è stato direttore dal 1996 al 1998.

Poi l’approdo in Rai come collaboratore dei servizi sportivi, seguendo per la rete pubblica cinque Olimpiadi, tre mondiali di calcio e i più importanti incontri di pugilato. Dopo aver esordito per il rotocalco Sprint, ha realizzato reportage e documentari per rubriche come Tv7, Dribbling, Odeon. Tutto quanto fa spettacolo, Gulliver ed è stato tra i fondatori del programma L’altra domenica. Per il Tg2, dal 1976, ha realizzato non solo servizi sportivi ma anche reportage dall’America Latina.

Poi ha collaborato a Mixer, ha esordito come autore e conduttore di Blitz e ha condotto la Domenica sportiva e il talk show Storie. Ha diretto la rivista letteraria Latinoamerica e tutti i sud del mondo. Collaboratore per anni di quotidiani come Repubblica, l’Unità, Corriere della Sera e Manifesto, ha scritto numerosi libri tra cui Il racconto di Fidel (1988), Un continente desaparecido (1995), Storie (1997), Un mondo migliore è possibile. Da Porto Alegre le idee per un futuro vivibile (2002), Politicamente scorretto (2007), Il mio Alì (2014), Così va il mondo. Conversazioni su giornalismo, potere e libertà (2017, con G. De Marzo), Storia di un boxeur latino (2020) e Non sarò mai un uomo comune (2021).

Lavrov: “Da Russia dura reazione a qualsiasi ostilità. In campo tutti i mezzi disponibili”

“Mosca reagirà duramente a qualsiasi azione ostile utilizzando tutti i mezzi disponibili”. Lo ha detto il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, citato dalla Tass, in una riunione del consiglio dei tutori del Fondo per la diplomazia pubblica di Gorchakov.

Il massimo diplomatico russo ha sottolineato che i paesi della coalizione occidentale stanno cercando di provocare malcontento tra la popolazione russa per la situazione sociale nel paese e minare la stabilità politica interna. “Hanno trovato ‘esecutori’ molto capaci della loro volontà nell’attuale regime nazista in Ucraina, le cui basi sono state gettate molto tempo fa”, ha aggiunto Lavrov.

“Non ci dovrebbero essere dubbi sul fatto che daremo una risposta dura a qualsiasi azione ostile, utilizzando tutti i mezzi disponibili”, ha sottolineato il ministro degli Esteri russo.

Lavrov ha affermato che la Russia sta combattendo “non solo per la sicurezza e la vita delle persone russe e di lingua russa nei nuovi territori”, non solo per frenare le minacce alla sicurezza del Paese che si stavano creando lungo i suoi confini, ma anche “per proteggere la statualità della Russia”.

“La Russia definirà le future relazioni con i Paesi occidentali alle proprie condizioni, quando e se i loro leader si calmeranno”, ha proseguito il ministro degli Esteri russo.

“Quando e se smaltiranno la sbornia, stabiliremo la nostra posizione sulle prospettive di ulteriori relazioni con loro. Ma naturalmente decideremo da soli e alle nostre condizioni”, ha ribadito Lavrov.

Mosca: “Abbiamo armi avanzate in grado di spazzare via anche gli Stati Uniti”

“La Russia possiede armi uniche e avanzate in grado di spazzare via qualsiasi nemico, compresi gli Stati Uniti”. Lo ha dichiarato lunedì il segretario del Consiglio di sicurezza Nikolay Patrushev in un’intervista al quotidiano Rossiyskaya Gazeta citata da Tass.

“La Russia è paziente e non intimidisce nessuno con il suo vantaggio militare. Tuttavia, possiede armi uniche avanzate in grado di distruggere qualsiasi nemico, inclusi gli Stati Uniti, in caso di minaccia alla sua esistenza”, ha detto il capo della sicurezza.

L’opinione dei politici statunitensi secondo cui la Russia non sarà in grado di reagire contro un attacco nucleare preventivo degli Stati Uniti è una posizione miope e pericolosa, ha sottolineato Patrushev, ribadendo che la Russia è in possesso di oltre 6 mila testate nucleari, armamenti moderne e sofisticate superiori a quelli degli Usa.

“I politici americani affascinati dalla loro propaganda interna rimangono in qualche modo certi che in caso di conflitto diretto con la Russia, gli Stati Uniti siano in grado di lanciare un attacco missilistico preventivo, a seguito del quale la Russia non sarà già in grado di reagire. Questo è miope assurdità, che è anche molto pericolosa”, ha sottolineato il capo della sicurezza.

Come ha sottolineato il segretario del Consiglio di sicurezza russo, “avendo dimenticato le lezioni della storia, qualcuno in Occidente sta già deliberando su una revanche che infliggerebbe una sconfitta militare alla Russia”.

“Gli Stati Uniti – ha proseguito nella sua intervista Patrushev – si stanno muovendo sempre più costantemente verso il default con il loro debito estero che ora supera i 31,5 trilioni di dollari”.

“Il declino del livello di fiducia nel dollaro, che non è sostenuto da alcun bene reale, fisico, e nel sistema di transazioni speculative guidate da bolle nel mercato azionario spingerà gli Stati Uniti in una seria crisi finanziaria crisi”, ha osservato Patrushev.

La piramide finanziaria americana, creata a spese della stampa [del dollaro], continua ancora a subire gravi crolli, ha detto il capo della sicurezza russa. Il modello delle emissioni monetarie fuori controllo, in cui il denaro viene letteralmente buttato per qualsiasi problema economico, non può andare avanti per sempre, ha detto.

Israele in piazza dopo la Riforma della Giustizia. Netanyahu sospende tutto

Una massiccia protesta contro la politica del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e del suo governo è in corso in Israele, dove quasi centomila persone si sono radunate davanti all’edificio della Knesset (parlamento israeliano) a Gerusalemme.

Proteste diffuse sono in corso in tutto lo stato ebraico da quasi 24 ore. Le manifestazioni si sono intensificate dopo che il 26 marzo Netanyahu ha licenziato il ministro della Difesa Yoav Gallant, che aveva pubblicamente chiesto la sospensione della riforma della giustizia promossa dalla coalizione di governo.

Secondo gli oppositori del governo, il piano di revisione, che limita i poteri della Corte Suprema e mette il ramo esecutivo nel controllo della selezione dei giudici, minerà le basi democratiche dello stato israeliano. Netanyahu, a sua volta, insiste sul fatto che il piano bilancerà i poteri di tutti i rami del governo, rendendo il sistema politico del Paese più democratico.

Netanyahu continua a consultarsi con i partner della coalizione sui prossimi passi da compiere. La stazione radio statale di Kan ha riferito lunedì che il primo ministro stava valutando la possibilità di sospendere il piano di revisione.

Dopo le intense proteste il premier Netanyahu ha deciso di sospendere la seconda e terza lettura alla Knesset della riforma della giustizia e dare “tempo” per un esame allargato nella prossima sessione parlamentare per “raggiungere un’intesa”, ha fatto sapere il capo del governo in un discorso alla nazione. Netanyahu ha giustificato la decisione in “nome della responsabilità nazionale”, ma ha ribadito che “la riforma va fatta”.

Dopo aver ricordato l’episodio biblico delle due mamme che rivendicano davanti Re Salomone il figlio e la scelta di una di loro che non vuole fare a pezzi il piccolo, Netanyahu ha detto che “non vuole fare a pezzi il popolo”. “Ho fatto appello al dialogo e ricordo che non ci troviamo di fronte a nemici ma a fratelli. Non ci deve essere guerra civile”. Quindi ha attaccato “una minoranza di estremisti pronta a lacerare il Paese, che usa violenza, appicca il fuoco, fomenta la guerra civile e fa appello alla disobbedienza”.

“Israele – ha sottolineato Netanyahu – non può esistere senza esercito, la disobbedienza è la fine del nostro Stato. Esigo dai capi dell’esercito di opporsi a questa e non mostrare comprensione, va fermata”. “Ieri ho letto la lettera di Benny Gantz che si impegna in un dialogo e lo faccio anch’io. C’è la possibilità di prendere tempo. Do l’occasione per un dialogo, vogliamo fare gli aggiustamenti necessari”.

“Mi presenterò al dialogo, nella residenza del capo dello Stato Isaac Herzog, con cuore aperto e anima sincera”: lo ha affermato Benny Gantz, leader del partito centrista Mahane Mamlachti’, accogliendo così l’appello lanciato in precedenza dal premier Benyamin Netanyahu. “Dobbiamo opporci ad una guerra civile”, ha aggiunto, “dire no alla violenza e sì ad accordi e dialogo. Sosterrò ogni iniziativa giusta di dialogo, ma non faremo compromessi sui principi della democrazia”. Anche Yair Lapid, leader del partito centrista Yesh Aitd, ha detto di essere disposto ad intavolare un dialogo sotto l’egida di Herzog.

Si allarga la protesta popolare contro la riforma giudiziaria voluta dal governo Netanyahu innescata ieri dal licenziamento del ministro della difesa Yoav Gallant. All’aeroporto Ben Gurion sono bloccati tutti i decolli, su iniziativa del sindacato dei suoi dipendenti. Alla protesta si è unita la compagnia El Al. Circa 80 mila israeliani – secondo stime della polizia – si sono radunati di fronte alle cancellate della Knesset per protestare contro la riforma giudiziaria avviata dal governo Netanyahu e contro il licenziamento del ministro della difesa Yoav Gallant. Su un palco improvvisato si sono alternati i principali leader della opposizione parlamentare, fra cui Yair Lapid, Benny Gantz e Avigdor Lieberman. La manifestazione, che sembra volgere al termine, si è svolta finora senza incidenti. Fra poco, in un parco vicino alla Knesset, affluiranno invece i sostenitori della destra nazionalista che sperano di radunare anch’essi una folla significativa.

‘Potenza ebraica’, il partito di estrema destra di Itamar Ben Gvir, ha detto di essere disponibile a rinviare la riforma fino alla ripresa della Knesset, dopo la Pasqua ebraica, a patto che il governo esamini subito la creazione di una ‘Guardia nazionale’ sotto la guida dello stesso Ben Gvir. Lo riferiscono i media secondo cui ‘Potenza ebraica’ ha diffuso una lettera con l’impegno in questo senso firmata dal premier Benyamin Netanyahu al termine dell’incontro con Ben Gvir. “Ho accettato di rimuovere il mio veto – ha scritto – in cambio di questo impegno”.

Bezalel Smotrich, ministro delle Finanze e leader di Sionismo religioso, non intende rinunciare alla riforma giudiziaria. “Non dobbiamo fermare per alcun motivo la riforma. Siamo la maggioranza – ha affermato su Twitter -, non dobbiamo arrenderci alla violenza, all’anarchia, agli scioperi selvaggi, alla disobbedienza. Ci troviamo tutti alle 18 alla Knesset. Non consentiremo che ci rubino i nostri voti e il nostro Stato”. Anche Ben Gvir ha annunciato di partecipare alla manifestazione.

Due manifestanti antiriforma sono riusciti ad entrare alla Knesset ed hanno contestato il ministro dell’educazione Yoav Kish gridandogli di dimettersi, riportano i media secondo cui i due sono stati poi allontanati dalla sicurezza del luogo. Davanti il Parlamento si sta svolgendo la manifestazione di protesta indetta dalle organizzazioni anti riforma.

Il sindacato nazionale Histadrut ha dato indicazione a tutti i dipendenti del governo di scioperare, comprese tutte le missioni diplomatiche israeliane nel mondo. Lo scrive il Times of Israel. Un portavoce dell’ambasciata israeliana negli Stati Uniti conferma che la sede è stata chiusa fino a nuovo avviso. E anche l’ambasciata israeliana a Roma annuncia su Twitter che da oggi è chiusa e non saranno forniti i servizi consolari.

Il premier Benyamin Netanyahu ha visto, tra gli altri leader della maggioranza, il ministro della Sicurezza nazionale e leader di estrema destra Itamar Ben Gvir. Secondo le ultime informazioni, Ben Gvir avrebbe detto che potrebbe dimettersi se il premier decidesse di fermare la riforma giudiziaria. Ma continuerebbe in ogni caso ad appoggiare dall’esterno la coalizione di maggioranza. Nel frattempo sia il ministro della giustizia Yariv Levin – uno degli architetti della riforma – sia quello degli esteri hanno fatto sapere che accetteranno qualunque decisione il premier possa prendere. Lo stesso ha preannunciato Aryeh Deri, il leader del partito religioso Shas.

Capo della sicurezza russa definisce gli Stati Uniti “il più grande dittatore del mondo”

“Washington in realtà vìola la sovranità di altri paesi mentre afferma di sostenere la libertà di parola. Gli Usa sono il più grande dittatore del mondo”. Lo ha dichiarato il segretario del Consiglio di sicurezza russo Nikolay Patrushev in un’intervista a Rossiyskaya Gazeta citata dalla Tass.

“Mentre parlano in malafede di libertà di scelta, gli Stati Uniti, che si sono autoproclamati il ​​più grande dittatore del mondo, in realtà si limiteranno ad abusare dei paesi di cui hanno vìolato la sovranità e la democrazia”, ​​ha detto, commentando l’imminente Summit per la Democrazia.

Patrushev ha sottolineato che questo evento, organizzato dalla Casa Bianca, “si svolge certamente nel quadro della corsa presidenziale americana, già iniziata”, credendo che il vertice sarà “un altro incontro a favore dell’ordine mondiale, in cui Washington vuole svolgere un ruolo centrale a tempo indeterminato, e ci si può aspettare che eventuali dissidenti vengano etichettati come ‘stati non democratici'”.

“Ancora una volta, gli Stati Uniti si proclamerà difensore del diritto internazionale e dichiarerà che il resto del mondo deve seguirne le regole. Gli oppositori geopolitici saranno deliberatamente accusati, falsamente, di crimini di guerra e corruzione, ma come al solito chiuderanno un occhio ad atti reali di genocidio e frode finanziaria commessi con l’approvazione della Casa Bianca”, ha aggiunto Patrushev.

Il segretario del Consiglio di sicurezza afferma anche che “verranno fatte promesse per nutrire gli affamati e liberare coloro che sono stati ingiustamente imprigionati. Tuttavia, rimarranno in silenzio sul fatto che circa un quinto di tutti i prigionieri nel mondo sono detenuti nelle carceri statunitensi, compresi quelli condannati a più ergastoli. Sosterranno con zelo i diritti delle minoranze sessuali e imporranno ‘un’agenda verde’ in tutto il mondo, aggravando la crisi energetica nei paesi satellite”, ha avvertito Patrushev.

Traffico di droga, dieci arresti nel Catanzarese

Questa mattina a San Vito sullo Ionio, Petrizzi e varie località delle province di Catanzaro e di Reggio Calabria, nonché a Domodossola (Verbania), i Carabinieri della Compagnia di Soverato, supportati in fase esecutiva da quelli dei Comandi territorialmente competenti, hanno eseguito un’ordinanza di misure cautelari, emesse dal giudice del Tribunale di Catanzaro su richiesta della Dda di Catanzaro, nei confronti di 13 indagati, accusati di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e detenzione e cessione di stupefacenti del tipo cocaina, hashish, marijuana e del tipo skunk.

In particolare, dei 13 indagati, 3 sono raggiunti dalla misura di custodia cautelare in carcere, 7 sono destinatari della misura degli arresti domiciliari e tre sottoposti all’obbligo di presentazione in caserma.

Gli elementi indiziari acquisiti hanno riguardato un presunto sodalizio dedito al traffico di stupefacenti, del tipo cocaina, hashish, marijuana e del tipo skunk, varietà di cannabis con alto contenuto di Thc (il principio attivo, ndr), con siti si spaccio in luoghi pubblici ed esercizi commerciali del soveratese.

L’indagine, condotta dal Norm di Soverato, avviata fin dal febbraio del 2021, e che si è sviluppata anche con l’ausilio di attività tecniche, ha consentito di rilevare (nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa), l’utilizzo di autovetture con doppi-fondi per il trasporto dello stupefacente, di sim card, intestate a soggetti stranieri, per le comunicazioni, l’esistenza di una cassa comune, nonché i canali di approvvigionamento dello stupefacente, e luoghi di deposito a San Vito sullo Ionio.

Nel corso delle indagini, in riscontro all’attività tecnica, sono stati tratti in arresto, in flagranza di reato, cinque soggetti. Contestualmente, all’esecuzione delle misure cautelari, è stato eseguito il sequestro preventivo di quattro autovetture in uso ad alcuni degli indagati.

Tremendo frontale nel Trapanese, sei morti e una donna ferita gravemente

E’ di 6 morti e un ferito grave il bilancio di un drammatico incidente stradale avvenuto domenica sera in Sicilia, in provincia di Trapani.

Le vittime viaggiavano su una Fiat Doblò e un’Alfa 159 che si sono scontrate frontalmente sul rettilineo di Lentina, una strada provinciale che dalla statale 187 collega due località turistiche molto note del trapanese, San Vito lo Capo e Custonaci.

Un impatto violentissimo come testimoniano le carcasse delle due auto ridotte a un ammasso contorto di lamiere, tanto che le squadre dei vigili del fuoco, giunte da Trapani e da Alcamo, hanno lavorato a lungo per estrarre i corpi delle persone che erano a bordo.

Cinque delle sei vittime, tutte di Carini, viaggiavano sul Fiat Doblò: si tratta di Matteo Cataldo, di 70 anni, della moglie, Maria Grazia Ficarra, di 67 anni, del figlio Danilo Cataldo, di 44 anni, e di un’altra coppia, Matteo Schiera, di 72 anni, e la moglie Anna Rosa Romancino, di 69 anni, cugini dei coniugi Cataldo.

Morto anche Vincenzo Cipponeri, 44 anni, di Erice, che era alla guida dell’Alfa 159. In rianimazione nell’ospedale di Trapani è ricoverata Maria Pia Giambona di Erice, 34 anni, che era a bordo della 159 con Cipponeri.

Sul posto, insieme ai vigili del fuoco e alle ambulanze del 118, anche i carabinieri e gli agenti della Polstrada che hanno compiuto i rilievi di rito per accertare eventuali responsabilità e le cause dell’incidente, legate quasi certamente all’alta velocità.

Migranti, maxi sbarco a Roccella Ionica. Arrivati in 650

Ansa

Continuano senza soste gli sbarchi massicci di migranti sulle coste del sud Italia, Calabria in particolare. Nella notte sono arrivati in 650, all’interno del porto di Roccella Ionica a bordo di un peschereccio di 30 metri partito dalla Libia sfuggendo ad ogni controllo.

I migranti dell’ultimo sbarco nella Locride, tutti uomini, provengono da Siria, Pakistan, Egitto e Bangladesh e hanno viaggiato per circa 5 giorni prima di entrare in porto e andare a sbattere contro un’altra imbarcazione utilizzata in un precedente arrivo.

I profughi sono stati sistemati al momento su una delle aree del porto vicine alla tensostruttura all’interno della quale sono momentaneamente ospitate altre persone giunte con gli sbarchi dei giorni scorsi.

Traffico e spaccio di droga, 19 arresti. Base operativa della banda in un cimitero

I Carabinieri del Comando Provinciale di Taranto, con l’ausilio dei Nuclei Cinofili di Modugno e Tito, delle Aliquote di Pronto Intervento di Brindisi, dello Squadrone Carabinieri Eliportato “Cacciatori Puglia”, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del Tribunale di Lecce, su richiesta della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, a carico di 19 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, porto e detenzione illegale di armi comuni da sparo e ricettazione, nei comuni di Sava e Torricella, nel tarantino.

L’indagine, coordinata della Dda di Lecce, è stata condotta dai militari del Nucleo investigativo di Taranto, con sistemi tradizionali, come servizi di osservazione e pedinamento, e mediante sofisticate attività tecniche.

Così come anche indicato nell’ordinanza del Gip, lo stupefacente sarebbe provenuto dal territorio di Francavilla Fontana, da “soggetti evidentemente ben inseriti nel settore dei narcotici”. Il canale dello spaccio sarebbe terminato, poi, nelle piazze savesi, grazie ad un nutrito gruppo di pusher.

Le indagini, concentratesi nella parte iniziale su di uno degli indagati, il quale, come affermato nell’ordinanza, “dopo un lungo periodo di detenzione, riacquistata la libertà, forte del suo carisma criminale, aveva sin da subito ripreso le redini delle attività criminose del suo territorio”, grazie al “suo elevato e riconosciuto spessore criminale” ed avrebbe iniziato ad “imporre le sue regole”. In particolare, lo stesso avrebbe costretto altri gruppi criminali presenti sul territorio sud-orientale della provincia di Taranto al “fermo”, non permettendo agli stessi di poter gestire alcun traffico criminale, legato allo spaccio di droghe, se non sotto il suo diretto controllo.

Il sodalizio avrebbe “riconvertito il cimitero di Sava nella base operativa logistica del gruppo, dove al sicuro da occhi indiscreti, sarebbero avvenuti gli incontri con i fornitori, con i pusher”. “In quel luogo, sarebbero avvenuti, poi, i conteggi dei proventi dell’attività di spaccio, la suddivisione degli utili e in alcune occasioni anche il taglio dello stupefacente”.

Due degli indagati avrebbero, addirittura, occultato armi illegalmente detenute, all’interno di un loculo vuoto, di proprietà di una ignara famiglia savese, all’interno del quale gli investigatori, durante le indagini, hanno rinvenuto 3 fucili, di cui uno a pompa, e vario munizionamento, anche per pistole, che da successivi accertamenti sono risultati rubati. Come si desume dall’ordinanza, “uno degli aspetti più allarmanti, verificatisi nel corso delle indagini, è di sicuro la disponibilità di armi (pistole e fucili) da parte degli indagati, che avrebbero più volte anche portato in pubblico le stesse”. Gli indagati sarebbero stati in possesso anche di giubbotti antiproiettile.

Gli indagati e gli assuntori di droghe avrebbero continuato imperterriti nelle loro attività illecite anche durante l’emergenza sanitaria da “Covid-19” e nonostante i periodi di “lockdown”.

Questa notte, nel corso delle perquisizioni, presso l’abitazione di uno degli indagati è stato rinvenuto e sequestrato un fucile a canne mozze con matricola abrasa, munizionamento vario, alcune “cipollette” di sostanze stupefacenti del tipo verosimilmente cocaina e hashish, nonché un paio di manette.

Scoperto un “cimitero” di auto abbandonate, denunce e sanzioni

A Reggio Calabria – Cannavò, nel corso di servizio a largo raggio finalizzato a prevenire e reprimere la commissione di reati in materi ambientale, i carabinieri hanno denunciato in stato di libertà un 43enne, reggino, già noto alle Forze dell’Ordine, per attività di gestione di rifiuti non autorizzata.

L’operazione è stata condotta dai carabinieri della locale Stazione e della Stazione forestale di Reggio Calabria che, qualche giorno addietro hanno sottoposto a controllo un’area adibita al deposito incontrollato di rifiuti, in località “San Cristoforo” in uso all’uomo, dove hanno rinvenuto 25 carcasse di autovetture e numerose parti meccaniche e strutturali di vari veicoli, in totale stato di abbandono e gestiti in maniera incontrollata, non correttamente smaltiti.

Ad esito delle attività di accertamento, sono state contestate sanzioni di circa 7 mila euro, nel complesso, nei confronti del soggetto denunciato all’ Autorità Giudiziaria, al quale è stato intimato anche il ripristino dello stato dei luoghi nell’arco di 60 giorni.

L’attività rappresenta ancora una volta la prosecuzione della complessa strategia di protezione dell’ambiente e della natura che vede i Carabinieri reggini costantemente impegnati nella quotidiana azione di prossimità ambientale oltre che della piena sinergia tra i Reparti dell’ Organizzazione territoriale e forestale dell’Arma, attraverso la collaborazione e coordinamento nell’ azione di analisi informativa e vigilanza sul territorio, monitoraggio e contrasto delle varie espressioni di attacco al patrimonio paesaggistico e di “vigilanza sul ciclo dei rifiuti”.

Risale solo al novembre scorso, ricordiamo, un’analoga attività condotta dai carabinieri della Compagnia di Reggio Calabria, che aveva portato alla denuncia di un 42enne e al sequestro della ditta di rottamazione di veicoli, a Catona in località “Concessa”, di cui era titolare, per la presenza nell’area di veicoli fuori uso non correttamente smaltiti oltre che di uno scarico non autorizzato di olii e acque reflue.

Migranti, sottoposta a fermo la nave Banksy. Salvini: “E’ l’Italia sotto attacco, non le Ong”

La Capitaneria di porto di Lampedusa, domenica, ha provveduto al fermo della nave Banksy della Ong “Louise Michel”. Lo fa sapere una nota del comando generale delle Capitanerie di porto. L’imbarcazione era giunta ieri nel porto dell’isola con a bordo 178 migranti, soccorsi su 4 diverse imbarcazioni (il primo evento avvenuto in aera Sar libica, i successivi 3 in area Sar maltese).

Il provvedimento è stato emesso a seguito degli accertamenti effettuati da IMRCC Roma – autorità coordinatrice dei soccorsi – in base al DL 1/2023, convertito nella legge 15/2023 e recante “disposizioni urgenti in materia di transito e sosta nelle acque territoriali delle navi non governative impegnate nelle operazioni di soccorso in mare”.

L’unità, nello specifico, dopo aver effettuato il primo intervento di soccorso in acque libiche, contravveniva all’impartita disposizione di raggiungere il porto di Trapani, dirigendo invece su altre 3 unità di migranti sulle quali, peraltro, sotto il coordinamento di IMRCC Roma, stavano già dirigendo in soccorso i mezzi della Guardia Costiera italiana.

Le disposizioni impartite alla nave Ong, – spiega la Guardia costiera – valutate le sue piccole dimensioni, erano altresì tese a evitare che la stessa prendesse a bordo un numero di persone tale da pregiudicare sia la sua sicurezza che quella delle imbarcazioni di migranti a cui avrebbe prestato soccorso.

La non osservanza delle disposizioni, inoltre, ha rallentato il raggiungimento di un porto di sbarco per i migranti salvati nel primo intervento, inizialmente individuato in quello di Trapani dal Ministero dell’Interno, inducendo così a ridisegnare la decisione in modo da far convergere l’arrivo della Ong, per motivi di sicurezza e di urgenza, nel porto di Lampedusa, già peraltro sollecitato dai numerosi arrivi di migranti di questi ultimi giorni.

A tale comportamento che già di per sé complicava il delicato lavoro di coordinamento dei soccorsi, si sommavano le continue chiamate dei mezzi aerei ONG che hanno sovraccaricato i sistemi di comunicazione del centro nazionale di coordinamento dei soccorsi, sovrapponendosi e duplicando le segnalazioni dei già presenti assetti aerei dello Stato.

Allo stesso modo, l’episodio citato da ONG Ocean Viking e riferito ai presunti spari della guardia costiera libica avvenuto in area SAR ricadente nella responsabilità di un altro centro di coordinamento nazionale, non veniva riportato al Paese di bandiera come sarebbe previsto dalle norme sulla sicurezza della navigazione, bensì al centro di coordinamento italiano, in modo continuativo, finendo anche questo col sovraccaricare l’IMRCC in momenti particolarmente intensivi di soccorsi in atto.

Ciononostante, in 48 ore sono state soccorse, sotto il coordinamento della Guardia Costiera Italiana, oltre 3.300 persone a bordo di 58 imbarcazioni.

Dopo il fermo della Banksy si sono levate polemiche contro il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini che coordina le capitanerie di porto e la Guardia costiera: “E’ l’Italia sotto attacco, non le Ong”, ha affermato il vicepremier leghista.

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