14 Ottobre 2024

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Elezioni in Friuli VG, come alle ultime elezioni vince l’astensione: il 54,74% resta a casa

Come nelle ultime elezioni politiche di settembre 22 e regionali di febbraio 23 l’astensionismo vince anche nel Friuli Venezia Giulia: il 54,74% degli aventi diritto non ha votato. L’affluenza definitiva per l’elezione del presidente della Regione e del Consiglio regionale del FVG è infatti di 502.203 votanti su 1.109.395 elettori iscritti, pari al 45,26 per cento.

Alla Circoscrizione di Trieste hanno votato 85.782 persone su 211.162 iscritti (40,62 per cento), a quella di Gorizia 53.664 votanti su 117.975 iscritti (45,48 per cento), alla Circoscrizione di Udine 200.381 votanti su 410.423 iscritti (48,82 per cento, la più alta percentuale ma in città si votava anche per il Comune; alla Circoscrizione di Tolmezzo 34.780 votanti su 80.827 iscritti (43,03 per cento); Circoscrizione di Pordenone 127.596 votanti su 289.008 iscritti (44,14 per cento).

I dati vengono forniti dal Servizio elettorale della Regione. L’affluenza è in calo rispetto a cinque anni fa: alla precedente tornata elettorale, alla chiusura delle urne aveva votato il 49,65% degli aventi diritto. Allora si votava in un’unica giornata.

Attentato a San Pietroburgo, arrestata Darya Trepova. Ha confessato: “Si, sono stata io”

E’ stata arrestata Darya Trepova, la donna sospettata di aver compiuto un attentato terroristico nel caffè di San Pietroburgo dove è stato ucciso il blogger russo Vladlen Tatarsky, causando oltre una trentina di feriti.

La donna, detenuta, ha confessato di essere stata lei a portare la statuetta bomba esplosa all’interno del caffè, secondo un video diffuso lunedì dal centro stampa del ministero dell’Interno russo citato dalla Tass. “Sono stata io a intrufolarmi nel locale con la statuetta che è esplosa”, ha detto.

Alla domanda per cosa fosse stata arrestata, Trepova ha risposto: “Sono stata arrestata, direi, per essere stata sulla scena dell’omicidio di Vladlen Tatarsky”. Trepova si sarebbe rifiutata di dire chi le ha dato la statuetta. “Ne parlerò più tardi, se non ti dispiace”, ha detto la Trepova.

L’attentato al caffè è avvenuto il 2 aprile durante un incontro con il corrispondente militare Maxim Fomin, noto con lo pseudonimo di Vladlen Tatarsky. Morì all’istante. Più di 30 persone sono rimaste ferite. La resa dell’esplosione è stimata in 200 grammi di tritolo. Gli investigatori del comitato investigativo e gli esperti forensi stanno esaminando la scena del crimine. Il procedimento penale è stato trasferito all’ufficio centrale del comitato investigativo. Domenica sera le forze dell’ordine hanno perquisito la casa di Trepova a San Pietroburgo. Sua madre e sua sorella sono state intervistate. Secondo i risultati preliminari, è stata Trepova a consegnare la figurina bomba a Tatarsky.

Il Comitato nazionale antiterrorismo ha affermato che l’atto terroristico contro Tatarsky è stato ideato dai servizi speciali e dagli agenti dell’Ucraina che collaborano con la fondazione anticorruzione di Alexey Navalny (riconosciuta come organizzazione estremista in Russia). Trepova è una sostenitrice della fondazione.

Rito abbreviato per Nicolò Passalacqua, aggressore di Davide Ferrerio

Tribunale di Crotone

Sarà processato con il rito abbreviato il 6 aprile Nicolò Passalacqua, il 23enne accusato del tentato omicidio di Davide Ferrerio, il giovane bolognese aggredito e ridotto in fin di vita l’11 agosto 2022 a Crotone. La richiesta è stata avanzata stamani dal suo difensore, l’avvocato Salvatore Iannone, nell’udienza davanti al gup di Crotone Elvezia Cordasco.

Iannone ha anche presentato una perizia medica secondo la quale una patologia ossea della quale Ferrerio soffre avrebbe aggravato le conseguenze del colpo inferto da Passalacqua. Perizia non accolta dal gip.

Il rito abbreviato, comunque, potrebbe essere revocato in caso di morte di Davide, ricoverato in coma irreversibile a Bologna. Gli altri due coimputati, una 42enne e Andrej Gaju (35), difesi dagli avvocati Mauro Buono e Michele Lo Prete, invece non hanno presentato richiesta di riti alternativi e il pm Pasquale Festa ha chiesto il loro rinvio a giudizio per concorso anomalo in tentato omicidio. Il 21 aprile ci sarà la sentenza dell’abbreviato e la decisione sul rinvio a giudizio.

Passalacqua venne arrestato qualche ora dopo il fatto dalla Squadra mobile di Crotone che lo aveva individuato come autore dell’aggressione nata per uno scambio di persona. La vicenda scaturisce da un appuntamento che una 17enne (per la quale si terrà mercoledì l’udienza preliminare davanti al gup del Tribunale dei minori di Catanzaro), istigata dalla mamma, aveva dato ad un uomo – Alessandro Cutro (32), anche lui imputato di concorso anomalo in tentato omicidio, che sarà davanti al gup il 17 aprile – il quale, utilizzando un falso account con il nome dell’ex della ragazza, le faceva la corte attraverso i social.

Per questo la mamma aveva organizzato una sorta di spedizione punitiva. Il 31enne, però, capite le intenzioni del gruppo di cui faceva parte anche Passalacqua, per distogliere da sé le attenzioni ha inviato alla 17enne il messaggio: “ho una maglietta bianca” causando lo scambio di persona con Davide.

In tribunale erano presenti anche il padre ed il fratello di Davide – assistiti dagli avvocati Fabrizio Gallo e Gabriele Bordoni – che hanno criticato la concessione dell’abbreviato a Passalacqua.

Attentato a San Pietroburgo e omicidio blogger, Peskov: “E’ un atto terroristico”

“L’assassinio del giornalista di guerra Vladlen Tatarsky è un atto terroristico, il presidente russo Vladimir Putin è stato immediatamente informato dell’attentato”. Lo ha detto lunedì ai giornalisti il ​​portavoce del Cremlino Dmitry Peskov citato dalla Tass.

“Questo è un atto terroristico, tu ed io abbiamo visto la dichiarazione del Comitato Nazionale Antiterrorismo. Ora c’è una fase attiva dell’indagine, vediamo passi abbastanza energici per trattenere i sospetti. Portiamo pazienza in ogni caso e attendiamo dichiarazioni dal nostro speciale “Ci sono prove, a giudicare dalla dichiarazione del Comitato nazionale antiterrorismo, che i servizi speciali ucraini potrebbero essere coinvolti nella pianificazione di questo attacco terroristico e, naturalmente, si tratta di un attacco terroristico”, ha ribadito Peskov.

Rispondendo a una domanda di chiarimento se il presidente fosse a conoscenza, ha assicurato: “Ieri è stato subito informato sull’argomento”.

Peskov non ha detto se Tatarsky potrebbe ricevere postumo un premio statale dal capo dello stato. “Non posso ancora dire nulla al riguardo. Non ho queste informazioni”, ha spiegato il portavoce, osservando che i giornalisti saranno informati dopo che i dati saranno chiariti.

Peskov ha aggiunto che il Cremlino ha augurato una pronta guarigione alle vittime dell’esplosione. “E, naturalmente, le nostre condoglianze alla famiglia e agli amici di Fomin, che sono morti a seguito di questo attacco terroristico”, ha detto.

L’esplosione nel caffè è avvenuta intorno alle 18:00 del 2 aprile durante un evento ospitato da Tatarsky. Il giornalista è stato ucciso sul colpo e più di 30 persone sono rimaste ferite.

Secondo le prime ricostruzioni investigative, nei pressi del palco è esploso un ordigno esplosivo con una resa di oltre 200 grammi di tritolo. Gli investigatori continuano a lavorare sulla scena. Sono state depositate accuse penali di omicidio con mezzi socialmente pericolosi (parte 2, articolo 105 del codice penale russo). I

l procedimento penale è stato trasferito all’ufficio centrale del comitato investigativo. Secondo la dichiarazione del Comitato nazionale antiterrorismo, l’attacco è stato pianificato dai servizi speciali ucraini, nonché da agenti che collaborano con la Fondazione anticorruzione FBK di Alexey Navalny (riconosciuta come ONG di agenti stranieri).

Tra i sospetti c’è una donna, Darya Trepova. Secondo la Polizia sarebbe stata lei a piazzare sul tavolo di Tatarsky una statuetta con all’interno il tritolo che ha ucciso sul colpo il giornalista di guerra russo Vladlen Tatarsky.

Attentato a San Pietroburgo, sospetti su una donna. Avrebbe piazzato statuetta col tritolo

Le forze dell’ordine russe hanno inserito Darya Trepova (foto) nella lista dei ricercati, per l’attentato al caffè di San Pietroburgo. La donna è sospettata di essere coinvolta nell’omicidio del giornalista di guerra Vladlen Tatarsky e di aver causato almeno una trentina di feriti.

“Darya Yevgenyevna Trepova, nata il 16 febbraio 1997, è ricercata per aver commesso un reato ai sensi del codice penale russo”, si legge nella dichiarazione citata dalla Tass.

La notte prima, le forze dell’ordine hanno condotto perquisizioni presso l’abitazione della donna a San Pietroburgo. Hanno anche interrogato sua madre e sua sorella. Da una prima ricostruzione, sarebbe stata Trepova a consegnare al blogger Tatarsky la statuetta con l’esplosivo.

L’esplosione si è verificata nello Streetfood-Bar n. 1 sull’argine Universitetskaya nel centro di San Pietroburgo il 2 aprile. Una persona, il giornalista di guerra Vladlen Tatarsky che ha tenuto un evento lì, è morta sul colpo e oltre 30 persone sono rimaste ferite. Secondo le prime informazioni, nei pressi del palco è esploso un ordigno esplosivo con una resa di oltre 200 grammi di tritolo. Gli investigatori continuano a lavorare sulla scena del crimine.

Droga nascosta in un canile, arrestato dai Carabinieri

Droga nascosta in un canile. Questa la scoperta dei militari della Stazione Carabinieri di San Fili che, a San Vincenzo La Costa, ha portato all’arresto di una persona per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

I militari dell’Arma sono intervenuti nel canile di proprietà dell’indagato, un 37enne residente a San Vincenzo La Costa, sospettando fosse un luogo di smercio di droga.

Come base per nascondere la droga e confezionare le dosi si serviva degli spazi, ritenuti dall’uomo insospettabili, del canile dove, all’esito della perquisizione, venivano infatti rinvenuti 131,40 grammi di sostanza stupefacente del tipo “cocaina” e 97,90 grammi di “hashish” e l’occorrente per il confezionamento della droga, tutto posto sotto sequestro.

L’arrestato, su disposizione del magistrato di turno presso la Procura della Repubblica di Cosenza, è stato tradotto presso il carcere di viale Mancini.

Maltempo, esondano fiumi nel Cosentino. Muore un anziano

Un pensionato di 81 anni è stato ritrovato morto nell’alveo del torrente Colagnati a Corigliano Rossano, in piena per l’incessante pioggia che ha colpito il territorio ionico.

I familiari, che abitano nella zona rurale nei pressi del torrente, hanno lanciato l’allarme questa mattina quando non hanno visto rientrare l’uomo, uscito a bordo del suo fuoristrada.

Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco che hanno rintracciato l’auto precipitata nel torrente senza trovare nessuno a bordo.

Il corpo è stato ritrovato successivamente poco distante dall’auto. Al momento sono in corso le fasi di recupero della salma. Sono intervenuti anche i carabinieri del Reparto territoriale di Corigliano Rossano e sul posto sin da questa mattina si è recato il sindaco Flavio Stasi.

E sempre a causa del maltempo che sta interessando la Calabria nelle ultime ore, lungo la strada statale 177 Dir. “Di Longobucco” al momento si transita a senso unico alternato a causa dell’esondazione del torrente “Bilotta”, nel territorio comunale di Longobucco, in provincia di Cosenza.

Il personale Anas e della ditta di manutenzione sono sul posto per le operazioni di pulizia del piano viabile da fango e detriti e per il ripristino della viabilità nel più breve tempo possibile.

Naufragio, rinvenuti altri due cadaveri. 93 vittime accertate

A distanza quasi 40 giorni, il mare continua a restituire i corpi delle vittime del naufragio del barcone carico di migranti avvenuto il 26 febbraio scorso davanti alla spiaggia di “Steccato” di Cutro, nel Crotonese.

Altri due cadaveri sono affiorati nelle acque ioniche portando il bilancio a 93 vittime accertate. Il primo è stato trovato e recuperato nel pomeriggio del 1 aprile sulla spiaggia in località “Santa Monica” della frazione “San Leonardo” di Cutro. Secondo quanto è emerso da un primo esame esterno, si tratterebbe di un giovane di circa 20 anni.

La seconda vittima, di età compresa tra i 20 ed i 25 anni, è stata trovata in avanzato stato di decomposizione a circa 60 miglia dalla costa italiana da una unità militare, una portaerei degli Stati Uniti, in navigazione nello Ionio. Appena giunta la segnalazione, una motovedetta della Guardia costiera della Capitaneria di porto di Crotone si è recata a recuperare il corpo.

Resta da stabilire se il cadavere sia tra quelli dei dispersi indicati dai sopravvissuti al naufragio (in tal caso ne resterebbero otto ancora da trovare) o sia tra quelli segnalati dai familiari che sapevano che si trovava a bordo del caicco naufragato a Cutro.La Polizia scientifica di Crotone eseguirà le comparazioni del dna per l’identificazione.

I corpi sono stati portati nel cimitero di Cutro, a disposizione della Procura della Repubblica di Crotone, titolare dell’inchiesta sul naufragio.

Attentato in un caffé a San Pietroburgo, ucciso un blogger russo. Diversi feriti

Il ministero dell’Interno russo ha confermato la morte del corrispondente di guerra Vladlen Tatarsky nell’esplosione di un caffè a San Pietroburgo.

“Alle 18:13 del 2 aprile 2023, la polizia ha ricevuto informazioni su un’esplosione nell’argine Universitetskaya 25. Di conseguenza, una persona è stata uccisa. La vittima era il corrispondente di guerra Vladlen Tatarsky. Sedici persone sono rimaste ferite”, ha riferito il centro stampa del ministero citato dalla Tass.

Vladlen Tatarsky (vero nome Maxim Fomin) divenne ampiamente noto all’inizio dell’operazione militare speciale della Russia in Ucraina. Ha pubblicato quotidianamente video intitolati Vecherny Vladlen (Evening Vladlen) in cui analizzava il corso dell’operazione e dava consigli ai mobilitati.

A parte questo, ha girato un video dell’evento al Cremlino quando il presidente Vladimir Putin ha pronunciato un discorso sull’adesione delle Repubbliche popolari di Lugansk e Donetsk (LPR e DPR), delle regioni di Kherson e Zaporozhye alla Russia.

Droga nel bar, la Polizia arresta il titolare. Trovate anche armi in un deposito

Agenti di Polizia della Questura di Reggio Calabria (Sezione Volanti e Squadra Mobile), sviluppando le attività di controllo del territorio finalizzate alla repressione dei reati ed in particolare allo spaccio di sostanze stupefacenti, hanno arrestato un 47enne, F.C., titolare di un bar sito nel quartiere cittadino di Santa Caterina.

In particolare, all’esito di una perquisizione, all’interno dello stesso esercizio commerciale e di un annesso locale adibito a deposito di bevande ed alimenti, sono stati sequestrati circa 200 grammi di cocaina, una modica quantità di hashish, 2 bilancini di precisione e 27.000 euro ritenuti provento della illecità attività.

Successivamente al suo arresto e alla richiesta di convalida e applicazione di misure cautelari avanzata dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, il Gip ha emesso a carico dell’uomo la misura della custodia cautelare in carcere, ritenendolo gravemente indiziato, allo stato del procedimento ancora in fase di indagini preliminari, del reato di detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio.

Proprio in occasione dell’attività di polizia giudiziaria che ha portato all’arresto di F.C., gli operatori della Polizia di Stato estendevano le perquisizioni anche ad un’area situata nei pressi del citato deposito, ma di uso comune, all’esito delle quali venivano rinvenuti e sequestrati, al momento a carico di ignoti, 2 fucili a canne mozze, 2 fucili a pompa ed una 1 pistola (armi tutte clandestine in quanto presentavano la matricola cancellata), 60 cartucce di varie marche e calibro, circa 6 kg di marijuana e 132 grammi di cocaina.

In relazione alle armi e alla ulteriore droga sequestrata sono in corso indagini coordinate dalla Procura di Reggio Calabria, delegate alla Squadra Mobile, al fine di accertarne la provenienza ed i soggetti che ne avevano la disponibilità.

Processo Genesi, chiesti 8 anni e 6 mesi per il giudice Petrini e Marcello Manna

Otto anni e sei mesi di reclusione: sono le richieste di condanna formulate, rispettivamente, per l’ex giudice della Corte d’appello di Catanzaro Marco Petrini e per il sindaco di Rende, l’avvocato Marcello Manna, imputati di corruzione in atti giudiziari nel processo denominato “Genesi”.

La richiesta è stata fatta dal sostituto procuratore della Repubblica di Salerno Francesca Fittipaldi. La Procura di Salerno è competente a gestire i procedimenti che vedono indagati o parte lesa magistrati del Distretto di Corte d’appello di Catanzaro.

Secondo l’accusa, il 30 maggio del 2019 Manna avrebbe consegnato a Petrini cinquemila euro in contanti. In cambio Petrini, secondo quanto è detto nel capo d’imputazione, avrebbe “alterato la dialettica processuale inquinando, metodologicamente, l’iter decisionale della Corte d’assise d’appello da lui presieduta”, con l’emissione di una sentenza di assoluzione nei confronti di Francesco Patitucci, difeso da Manna, imputato per l’omicidio di Luca Bruni, avvenuto a Castrolibero il 3 gennaio del 2012. Patitucci, per lo stesso omicidio, era già stato condannato in primo grado, con rito abbreviato, a 30 anni di reclusione.

Nella discussione seguita alla requisitoria del pubblico ministero è intervenuto l’avvocato Nicola Carratelli, difensore di Manna, che ha chiesto l’assoluzione del sindaco di Rende, sostenendone l’estraneità ai fatti contestati.

Il processo, che si sta celebrando con rito abbreviato, proseguirà il 12 maggio con le arringhe dell’avvocato Riccardo Olivo per Manna e dell’avvocato Francesco Calderaro per Petrini.

‘Ndrangheta, la Dda di Milano fa arrestare sei persone

archivio

Sei persone, considerate presunte appartenenti ad un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati di natura economica e che avrebbero agevolato cosche di ‘ndrangheta di Legnano-Lonate Pozzolo (Varese) e Vibo Valentia, sono state arrestate stamani dai finanzieri dei Nuclei di Polizia Economico-Finanziaria di Varese e Milano, in un’inchiesta della Dda milanese coordinata dai pm Alessandra Cerreti e Silvia Bonardi.

Dalle indagini è emerso che i clan avrebbero avuto “interessi ramificati nel settore della sanità lombarda, in relazione alle attività connesse all’emergenza sanitaria da Covid 19, con particolare riferimento a forniture di materiale sanitario ed esecuzione di tamponi da parte di soggetti a ciò non professionalmente autorizzati”.

La presunta associazione per delinquere acquisiva società in crisi “che, una volta entrate nella sfera di operatività dell’organizzazione, venivano portate al fallimento non prima di averne completamente depauperato il patrimonio in danno dei creditori, primo fra tutti l’Erario, nei confronti del quale le imprese si sono rese inadempienti in merito agli obblighi dichiarativi e di pagamento delle imposte dovute”.

Sbarchi migranti nel reggino, fermati 15 presunti scafisti

Quindici presunti scafisti ritenuti responsabili di tre sbarchi con oltre 1.000 migranti complessivamente, avvenuti nel porto di Roccella Ionica, sono stati fermati dalla Polizia e ad alcuni di loro è stato contestato il nuovo art. 12 bis inserito dal “Decreto Cutro” in relazione alla morte di un giovane pakistano.

Gli sbarchi sono avvenuti, in occasioni diverse, il 23, 24 e 26 marzo scorsi. L’indagine, coordinata dalla Procura di Locri, è stata condotta dalla Squadra mobile di Reggio Calabria, del Commissariato di Siderno, in collaborazione, per alcuni sbarchi, con Guardia di finanza e della Capitaneria di Porto.

Il 23 marzo sono arrivati nel porto di Roccella Ionica 210 migranti soccorsi in mare dalla Capitaneria di porto. Tra loro, gli investigatori del Commissariato di di Siderno della Polizia e della Guardia di finanza hanno individuato e sottoposto a fermo 4 cittadini di nazionalità egiziana ritenuti responsabili della traversata. Nella nottata del giorno successivo sono sbarcati 185 migranti a Roccella, condotti dalla Capitaneria di porto, e altri 110 nel porto di Reggio Calabria, giunti a bordo di un pattugliatore della Guardia di finanza.

Del trasporto sono stati ritenuti responsabili 4 egiziani e 3 siriani nei confronti dei quali l’attività investigativa, condotta dalla Squadra mobile, dal Commissariato di Siderno e dalla Capitaneria di porto, avrebbe consentito di raccogliere elementi tali da consentire il fermo ed a contestare agli stessi la violazione dell’art. 12 e dell’art. 12 bis del D.Lgs 286/1998, quest’ultimo inserito dalla nuova normativa contenuta all’interno del Decreto Cutro, in quanto, a causa delle condotte contestate loro sarebbe derivata la morte di un giovane pakistano.

La nuova fattispecie, introdotta dopo il naufragio di Steccato di Cutro, è stata contestata per la prima volta. Dell’ultimo sbarco di 312 persone, avvenuto il 26 marzo nel porto di Roccella Ionica, dove è giunto cadavere un cittadino siriano, sono stati ritenuti responsabili, alla luce delle indagini di Squadra mobile e Commissariato di Siderno, 4 egiziani. Anche a loro è stato contestato il nuovo articolo o vista la morte di uno dei migranti che, seppure in condizioni di salute precarie a causa del diabete, per come riferito da altri migranti, secondo l’accusa avrebbe comunque potuto essere assistito e giungere indenne.

A Sibari i reperti archeologici della necropoli di Thurii. Al via “Mnemosyne. La Memoria e la Salvezza”

Nel giugno dello scorso anno la Soprintendenza Abap (Archeologia, belle arti e paesaggio) di Cosenza ha rinvenuto, in un’area appena esterna al Parco archeologico di Sibari e corrispondente alla Necropoli di Thurii – la colonia panellenica nata nel V secolo a.C. nei pressi del sito della più antica Sybaris–, una tomba (catalogata come “22.1”) risalente verosimilmente al IV secolo a.C. Tra gli elementi di corredo recuperati in un primo momento compaiono i frammenti di una lamina aurea del tipo cosiddetto “orfico”. Un oggetto molto raro – attestato in pochi esemplari in Magna Grecia, a Creta e in Tessaglia – in cui la foglia d’oro era utilizzata come supporto di un testo che conteneva le istruzioni affinché il defunto potesse orientarsi nell’al-di-là. Gli esemplari più completi di questa serie furono trovati nel 1879 in due grandi tumuli funerari – poco distanti dal sito della tomba in oggetto – e poco dopo trasferiti al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, dove sono tutt’ora sono esposti. Gli oggetti di questo tipo, ancora avvolti in un’aura di mistero, continuano a porre una serie di affascinanti domande agli archeologi, e tutti provengono da scavi molto vecchi, eseguiti con metodi non pienamente scientifici, o appartengono a collezioni museali pubbliche e private storicizzate e nulla si sa del loro contesto di rinvenimento.

«La nuova scoperta offre, soprattutto,– spiegano la dott.ssa Paola Aurino, Soprintendente di Cosenza, e il Direttore del Parco archeologico di Sibari e della Direzione regionale dei musei della Calabria, dott. Filippo Demma anticipando quanto sarà presentato nel corso della presentazione alle autorità e alla stampa prevista per domani nella sala convegni del Museo nazionale archeologico della Sibaritide – l’imprescindibile opportunità di indagare, oltre all’oggetto, il suo contesto, il suo possessore. Sarà possibile saperne finalmente di più su chi fossero le persone che 2300 anni fa credevano nella metempsicosi e praticavano rituali per raggiungere la beatitudine oltre la morte».

Di comune accordo e grazie ad un protocollo d’intesa sottoscritto da tempo e che prevede la completa collaborazione dei due Istituti per la valorizzazione del Patrimonio della Sibaritide, il Parco e la Soprintendenza hanno trasformato il rinvenimento in un’occasione di conoscenza, procedendo ad allestire un cantiere di ricerca e restauro visitabile, e aperto al pubblico.

Nel dettaglio, nel laboratorio del Museo sibarita, si svolgeranno le quattro fasi di questo progetto: un’antropologa effettuerà il micro scavo della sepoltura, con il quale –tra l’altro –ci si aspetta di trovare i frammenti mancanti della laminetta “orfica” o altri esemplari interi, mentre contestualmente avverrà il restauro della copertura della tomba e del corredo che man mano potrà ancora venire alla luce. In una terza postazione, poi, allestita nello stesso spazio, con l’ausilio di un microscopio elettronico e di uno scanner tridimensionale, avranno luogo le prime indagini archeometriche che potranno restituire interessanti dati sul defunto – molto probabilmente una donna-, sui rituali con i quali è stato sepolto, sugli eventuali residui di contenuto dei vasi di corredo, sulle terre di copertura, sulla provenienza dell’oro impiegato per le laminette.

Queste informazioni, insieme alle osservazioni antropologiche e alle analisi dei campioni prelevati dalle ossa dell’inumato durante il micro scavo in laboratorio, ci racconteranno la storia del defunto: il sesso, l’età al momento della morte, un’idea della sua provenienza geografica, eventuali patologie, lo stato nutrizionale, demografia e altre caratteristiche della popolazione di appartenenza, contribuiranno a capirne lo status sociale. I sedimenti che ricoprivano lo scheletro potranno rivelare tracce di materiali deperibili non più visibili ad occhio nudo (legni, tessuti, etc.) connessi alle pratiche funerarie, o contenere tracce di elementi vegetali connessi ai rituali di sepoltura. Ancora, le analisi sugli elementi di corredo potranno fornire indicazione sulla provenienza delle materie prime utilizzate per la realizzazione degli oggetti in ceramica, ma anche dell’oro delle laminette. Infine, analizzando il terreno rinvenuto all’interno dei contenitori, si potrà cercare di stabilire la natura del loro antico contenuto.

Nel laboratorio, infine, anche una piccola mostra che presenterà il corredo funebre già restaurato della tomba di nuova acquisizione (la “22.1”) nonché il corredo e la ricostruzione con materiali originali, della copertura di un’altra sepoltura, sensibilmente più antica, rinvenuta nella stessa necropoli negli anni ‘90.

«L’intenzione alla base dell’iniziativa – rimarcano Aurino e Demma – è trasformare un rinvenimento importante in un’occasione di massima diffusione di conoscenza, di partecipazione del pubblico alla costruzione stessa del dato storico, oltre che all’emozione della scoperta, andando al di là del semplice evento per la presentazione di una scoperta notevole. Il tutto in un contesto di assoluta armonia istituzionale, in cui Istituto autonomo e Soprintendenza procedono affiancati nella tutela, conservazione, studio e valorizzazione del Patrimonio, fatto che in Calabria avviene puntualmente».

Alla conferenza stampa di presentazione dell’evento erano presenti sindaci e altre autorità civili, militari e religiosi, esperti del settore. Al tavolo dei relatori presenti, oltre a Filippo Demma e Paola Aurino, Vito D’Adamo, capo segreteria del sottosegretario del Ministero della cultura Lucia Borgonzoni in rappresentanza del Governo, Fabrizio Sudano, Direttore Segretariato Regionale del Ministero della cultura per la Calabria, e l’assessore della Regione Calabria con deleghe allo sviluppo economico e gli attrattori culturali, Rosario Varì in rappresentanza del Presidente Roberto Occhiuto.

Dopo la conferenza stampa i presenti faranno visita ai laboratori che dalle 14 apriranno al pubblico mentre alle 17 ci sarà la Conferenza della dott.ssa Paola Aurino e del dott. Filippo Demma dal titolo: “Mnemosyne: la memoria e la salvezza. La produzione della conoscenza dagli scavi del territorio ai laboratori del Parco archeologico di Sibari”.

­Sarà possibile partecipare agli eventi delle ore 12:00 e 17:00 anche seguendo la diretta streaming prevista sui canali social del Parco di Sibari. Sotto trovate una serie di schede di approfondimento.

Approfondimento 1 / La tomba 22.1 e il suo corredo

Una fossa di circa 2 metri per 1, profonda tra 40 e 45 centimetri, interamente foderata di tegole, che ospita la tomba di un individuo, verosimilmente una donna, disposto in posizione supina e accompagnato da pochi elementi di corredo: un piattino con fondo ad anello e un guttus-poppatoio integri, entrambi a vernice nera, e due frammenti di lamina in oro accartocciati. Il corredo era posizionato lungo il fianco destro del defunto, in prossimità del bacino, mentre le lamine sono state individuate vicino alla mano destra. La copertura della sepoltura era realizzata con una sorta di tetto a volta ottenuto con l’impiego di coppi semicircolari; le testate presentano al centro un umbone (un cerchio a rilievo) forato. All’altezza del cranio la copertura cedette, causando l’accumulo di terreno alluvionale all’interno della tomba; il terreno, che dovette entrare anche dai fori laterali degli umboni, ricoprì il defunto e fece scivolare il corredo dalla posizione originaria.

Per consentire una indagine più attenta e accurata, con il recupero di altri eventuali frammenti di lamine d’oro e la con- temporanea realizzazione di una adeguata documentazione digitale delle importanti evidenze venute in luce, lo scavo è stato interrotto e si è proceduto a prelevare la tomba per intero e a trasportarla in laboratorio. 

Approfondimento 2 / Thurii e il suo territorio: fattorie, città dei morti e timponi

Quasi 70 anni dopo la distruzione di Sybaris la piana tra i fiumi Crati e Coscile vide il ritorno di coloni provenienti da tutta la Grecia che, guidati da Atene, fondarono la città di Thurii. Pericle, che in quel momento reggeva le sorti della metropoli, inviò sulle coste dello Jonio alcuni tra i più grandi intellettuali dell’epoca, nel tentativo di dare vita alla città ideale. Così il progetto urbanistico fu curato dal più noto architetto dell’epoca, Ippodamo da Mileto, le leggi scritte dal filosofo Protagora, le storie raccontate dal grande Erodoto. Il fertile territorio tra i due fiumi si riempì presto di fattorie e insediamenti produttivi, che andarono ad affiancare i villaggi superstiti dalla fase sibarita.

Al di fuori delle mura di Thurii, ancora oggi non interamente rintracciate sul terreno, si estendevano le città dei morti, le necropoli, che le indagini pionieristiche iniziate alla fine dell’800 ci hanno in parte rivelato. Dalla pianura a nord, nella località oggi chiamate Favella della Corte, emergevano colline dalle forme tondeggianti, in realtà accumuli artificiali di terreno che coprivano sepolture monumentali, riservate ai cittadini più importanti e ricchi di Thurii: i cosiddetti “tumuli”, in dialetto locale “timponi”. Il “Timpone Grande”, un cono di 28 metri di base per oltre 8 di altezza, e altri più modesti, detti “Timpone Piccolo” e “Timpone Paladino”, hanno restituito oltre alle tracce di interessanti rituali funerari alcune laminette d’oro iscritte, oggi conservate al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. 

Approfondimento 3 / Gli scavi della Soprintendenza a Favella della Corte

Nel 1954 l’archeologo americano D. Brown, seguendo i lavori di trivellazione dell’area, scoprì a Favella un importante sito risalente all’età della pietra, esplorato poi da S. Tinè negli anni ’60 e dalla Soprintendenza calabrese con diverse campagne tra 1990 e 2002. Le ricerche hanno accertato la presenza di ben due villaggi risalenti alle fasi antica e recente del Neolitico (rispettivamente 7800 e 6000 anni fa circa), che insieme costituiscono uno dei casi archeologici più notevoli per lo studio di quest’epoca in Italia.

La stessa area ha restituito tracce più recenti, risalenti proprio all’occupazione del territorio da parte dei coloni di Thurii: si tratta di fattorie e, soprattutto, di sepolture databili in età ellenistica, tra IV e III secolo a.C. Semplici tombe a fossa, tombe a cassa e tombe “a cappuccina” con coperture a doppio spiovente di tegole (una delle tombe rinvenute e il suo corredo sono qui esposte) affiancano così i monumentali Timponi scoperti nell’800 e completano il paesaggio delle città dei morti.

Approfondimento 4 / Le laminette d’oro dal contesto di Favella della Corte: cosa sappiamo

I due frammenti di laminette d’oro, che costituiscono parte del corredo della tomba, sono stati sottoposti a microtomografia a raggi X (μCT), una delle tecniche non invasive di imaging più comunemente utilizzate in particolare nel campo della diagnostica dei beni culturali. L’apparato utilizzato è la stazione sperimentale μTomo dell’infrastruttura STAR dell’Università della Calabria. Per ottenere il rendering 3D delle laminette mediante microtomografia a raggi X sono state acquisite immagini radiografiche in funzione della posizione angolare (proiezioni). Queste radiografie sono state poi elaborate e preparate per la ricostruzione, operazione che è stata affidata a software specifici che utilizzano complessi algoritmi matematici. Dalla ricostruzione si sono ottenute una serie di sezioni trasversali virtuali 2D del campione che, opportunamente impilate ed elaborate, hanno permesso la visualizzazione 3D delle laminette.

Le analisi effettuate hanno consentito di rivelare segni riconducibili a lettere maiuscole dell’alfabeto greco. Successivamente, nell’aprire e dispiegare i foglietti d’oro, i restauratori hanno capito che le laminette furono accartocciate intenzionalmente. Si tratta di due frammenti forse di uno stesso oggetto, con un testo in greco disposto su almeno 4 righe – ma potrebbero essere di più – che è al momento in corso di decifrazione.Oltre allo studio del testo, piccoli campioni verranno sottoposti ad analisi isotopiche, per cercare di comprendere la provenienza dell’oro.

Approfondimento 5 / Le laminette d’oro in Magna Grecia: cosa sono e cosa ci dicono

Nell’antica Grecia non esistevano convinzioni unitamente condivise a proposito dell’aldilà, ma – all’interno di un quadro generale comune – popoli, città, gruppi sociali e religiosi diversi avevano idee differenti su cosa succede dopo la morte. A partire almeno dalla tarda età arcaica (fine del VI secolo a.C.), si diffusero in Grecia e nelle colonie occidentali (come Sybaris e Thurii) una serie di dottrine filosofiche e religiose, quali l’orfismo e il dionisismo, secondo le quali l’anima sopravvive al corpo e dopo la morte si reincarna. Per poter fermare il ciclo del ritorno sulla terra bisognava intraprendere un virtuoso percorso mentre si è in vita e, una volta morti, applicare quello che si è imparato. Nell’aldilà l’anima deve intraprendere un preciso cammino, evitare gli ostacoli e percorrere il sentiero giusto per raggiungere quello che oggi definiremmo “paradiso”. In alcune tombe rinvenute a Creta, nella Grecia occidentale e soprattutto in Magna Grecia erano custodite laminette d’oro sulle quali sono incise le indicazioni per affrontare il viaggio nell’oltretomba e raggiungere la beatitudine. Una sorta di “libro dei morti”, seppellito insieme al defunto, per ricordargli quali fossero i passi giusti da intraprendere. Si tratta di reperti rari e preziosi, oggetto di numerosi studi e interpretazioni.

La Tomba 22.1 di Favella aggiunge un nuovo capitolo a quella che potremmo chiamare l’affascinante “storia dell’immortalità presso i Greci”. La sua importanza risiede proprio nel fatto che si tratta di un rarissimo caso di sepoltura indagata scientificamente, per la quale il contesto di rinvenimento e le analisi archeometriche – che finora non è mai stato possibile effettuare negli altri casi noti – possono dare un contributo essenziale per la comprensione degli oggetti recuperati e delle storie che sono in grado di raccontarci.

Intelligenza artificiale, Musk lancia l’allarme: “Sospenderla perché è un rischio per l’umanità”

Il miliardario Elon Musk e una serie di esperti del settore tech hanno firmato un appello per chiedere una pausa nello sviluppo dei potenti sistemi di intelligenza artificiale (AI) per concedere il tempo necessario a elaborare regole per il suo controllo.

La lettera aperta, firmata finora da più di 1.000 persone tra cui Musk e il co-fondatore di Apple Steve Wozniak, è stata sollecitata dal rilascio di GPT-4 dalla società OpenAI di San Francisco. L’azienda afferma che il suo ultimo modello è molto più potente della versione precedente, utilizzata per alimentare ChatGPT.

“Questi sistemi di intelligenza artificiale possono comportare gravi rischi per la società e l’umanità”, afferma la lettera aperta intitolata “Pause Giant AI Experiments”.

“I potenti sistemi di intelligenza artificiale dovrebbero essere sviluppati solo quando saremo sicuri che i loro effetti saranno positivi e i loro rischi saranno gestibili”, ammoniscono i firmatari del testo.

Musk è stato un investitore di OpenAI, ha trascorso anni nel suo consiglio di amministrazione e la sua azienda automobilistica Tesla sviluppa sistemi di intelligenza artificiale per aiutare a potenziare la sua tecnologia di guida autonoma, tra le altre applicazioni.

La lettera, pubblicata dal Future of Life Institute finanziato da Musk, è stata firmata da importanti critici e concorrenti di OpenAI come il capo di Stability AI Emad Mostaque.

“Invitiamo tutti i laboratori di intelligenza artificiale a sospendere immediatamente per almeno 6 mesi lo sviluppo di sistemi di intelligenza artificiale più potenti di GPT-4”, si legge nella lettera che chiede ai governi di intervenire e imporre una moratoria se le aziende non fossero d’accordo. I sei mesi dovrebbero essere utilizzati per sviluppare protocolli di sicurezza, sistemi di governance dell’AI e riorientare la ricerca per garantire che i sistemi di intelligenza artificiale siano più accurati, sicuri, “affidabili e leali”.

“Non mi sento bene”, poi perde i sensi. Un infarto stronca la vita di “Dj Papi”

Un uomo di 53 anni, Nicola Alfonsi, noto anche come “Dj Papi”, è morto a 53 anni stroncato da un malore improvviso. L’uomo, secondo le prime informazioni citate da “Leggo“, sarebbe crollato a terra a casa, colpito da un infarto.

Prima di perdere i sensi aveva detto di non sentirsi bene. Allertati i soccorsi i sanitari lo hanno condotto in ospedale, ma purtroppo è deceduto. Il Dj lascia la moglie e le tre figlie di 22 anni, 19 e 16 anni.

Alfonsi era animatore e presentatore di eventi, ed era impiegato alla Telecom ed era il vicepresidente dell’associazione Le Maschere di Cadoneghe, alle porte di Padova. Era anche molto noto nell’ambito dell’associazionismo e per aver presentato eventi, come la sfilata dei carri di Carnevale in notturna a Cadoneghe, kermesse dello scorso 11 marzo a cui ha partecipato con il suo inseparabile cilindro nero, riportano i media locali.

Un uomo di 34 anni muore stroncato da un malore improvviso

Un uomo di 34 anni, Fabrizio Morelli, è morto dopo essere stato colto da un malore improvviso nei giorni scorsi nella sua abitazione, in zona Campi d’Annibale, a Rocca di Papa (Roma).

Stando a quanto riporta “Castelli Notizie”, in città, appresa la notizia, c’è sgomento, rabbia e incredulità, con la comunità di Rocca di Papa sconvolta dalla terribile notizia. Fabrizio Morelli – si legge sul sito – aveva tutta una vita davanti e tanti progetti per il futuro. Lavorava nel campo dell’edilizia e voleva sposarsi, prima di tutto. Ma un triste destino glielo ha impedito. Un dolore al petto appena svegliatosi, e poi più nulla.

Ora spetterà agli esiti dell’esame autoptico dare una spiegazione a quanto accaduto, e che ha sconvolto la vita di parenti, amici, e di quanti gli volevano bene.

Sui social affiorano post di dolore di quanti lo conoscevano, quasi a non riuscire ancora ad abbandonarsi alla consapevolezza di questa improvvisa perdita.

Un uomo di 29 anni muore dopo un malore. Lascia moglie e un bimbo di 6 anni

Un giovane di 29 anni, Fabio Pietribiasi, è morto nei giorni scorsi in seguito ad un malore improvviso nella sua abitazione sita in Via Volpare, a Malo, centro in provincia di Vicenza.

Probabilmente l’uomo è stato stroncato da un infarto fulminante. Subito dopo essersi sentito male, sono stati allertati i soccorsi. I sanitari del 118 giunti sul posto hanno tentato di rianimarlo, ma purtroppo, per l’uomo non c’è stato nulla da fare.

Fabio Pietribiasi, riporta il Giornale di Vicenza, era sposato e padre di un bambino di 6 anni. Una notizia arrivata come un fulmine a ciel sereno non solo per la località Pisa, dove il giovane papà viveva con la famiglia, ma anche per tutto il paese, dove Pietribiasi era conosciuto e stimato. La vittima, che lavorava nell’azienda agricola contoterzista di famiglia, lascia nel dolore la moglie Rebecca e il figlioletto, il padre Mariano, la mamma Dorena, il fratello, la sorella e tutti i familiari.

“Dopo 2 dosi sono ancora in vita”. Muore d’infarto noto speaker pro-vax

“Ma se il vaccino è veleno (come dicono i no-vax) perché io sono ancora qui a prenderli per il c…dopo due dosi).
Lo scriveva nel luglio 2021 sui social Ivan Zollet, nota voce radiofonica nel Veneto e convinto pro-vax che qualche giorno fa, purtroppo, è stato stroncato da un infarto a 51 anni.

Il dramma è successo nella sua casa di Ciano del Montello (Treviso). Una tragedia che ha lasciato increduli e sotto choc amici e parenti, ma anche i suoi molti seguaci radiofonici. Sono infatti tanti i messaggi di cordoglio da parte di chi lo seguiva e gli ha voluto bene. La Musica è in lutto.

“Ivan – ricorda ‘Oggi Treviso‘ – era noto ai più come conduttore radiofonico e tra i fondatori di Radio Base Venezia ma in gioventù la musica non si era limitato a trasmetterla, l’aveva fatta sul serio. Frontman di alcune formazioni rock e blues aveva avuto un buon successo in passato grazie a una voce come poche e a una grande capacità di stare sul palco. Ma come spesso accade a chi si divide tra mille interessi e innumerevoli passioni, si era poi dedicato ad altro.

Ivan Zollet

Se per Radio Base conduceva due trasmissioni di successo, “Terminus” e “Italiansky”, il resto delle sue energie lo spendeva per la sua grande passione come collezionista di vintage, partecipando e fiere e mercatini, con i suoi preziosi giocattoli d’epoca. Un hobby e una professione che di recente lo avevano portato a partecipare alla trasmissione televisiva “Cash or Trash – Chi offre di più?” del network la Nove. Pensatore acuto, Ivan Zollet era una di quelle persone che non lasciano indifferenti, che per carisma e sensibilità sapevano smuovere gli animi.”

“Con dolore diamo la notizia della scomparsa di un nostro giovane iscritto (1971): Ivan Zollet di Ciano del Montello, nipote di una vittima dei nazifascisti, fucilato al cimitero di Ciano”: scrive la sezione Anpi “D’Artagnan” di Montebelluna. “Con profonda tristezza salutiamo il nostro carissimo Amico e collezionista espositore che ci ha lasciati in silenzio, senza far rumore… R.i.p. Ivan Zollet. Ci mancherai tanto”: si legge nella pagina social del Festival Comix.

Il papà era venuto a mancare nei mesi scorsi, la mamma qualche anno fa; Ivan lascia la sorella Patrizia, gli amati nipoti, le cugine Monia e Katia e una moltitudine di amici e parenti prostrati per la sua perdita. I funerali saranno celebrati probabilmente mercoledì 5 aprile alle 16 e non come preannunciato in precedenza venerdì 31 marzo alle 16 a Ciano del Montello, poiché la cremazione non potrà avvenire prima di domenica.

Frode e riciclaggio, sequestrati beni per 1,5 milioni. 7 indagati

Beni mobili e immobili per un valore di 1,5 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Guardia di finanza di Crotone a sette persone indagate per frode e riciclaggio nell’ambito dell’operazione “Krimata”.

Il sequestro preventivo è stato eseguito dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria a Isola di Capo Rizzuto, Cutro e Crotone in base ad un decreto emesso dal Gip di Catanzaro su richiesta della Direzione distrettuale antimafia del capoluogo calabrese.

Tre dei destinatari del provvedimento erano già stati interessati dall’ordinanza applicativa di misure cautelari di tipo personale, eseguita a gennaio scorso, con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei delitti di frode fiscale, riciclaggio, impiego di utilità di provenienza illecita e trasferimento fraudolento di valori.

Il sequestro scaturisce all’esito di ulteriori approfondimenti investigativi di natura patrimoniale connessi all’operazione “Krimata”, le cui indagini sono attualmente nella fase preliminare ed è stato adottato nella prospettiva della futura richiesta di confisca, anche nella forma “per equivalente”, di somme di denaro e beni per un valore di circa 1.5 milioni di euro e riguarda l’ipotizzato profitto illecito che sarebbe stato conseguito attraverso l’interposizione di imprese “cartiere” operanti nel settore edile, anche intestate a prestanome, le quali, mediante fatture per operazioni inesistenti, avrebbero consentito di generare, a vantaggio delle società utilizzatrici, un notevole risparmio d’imposta che sarebbe stato monetizzato allo scopo di nasconderne l’origine.

Il sequestro riguarda cinque immobili, due terreni, un’attività commerciale nel settore della somministrazione di alimenti e bevande e tutti i rapporti bancari intestati e/o riconducibili agli indagati.

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