14 Ottobre 2024

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Omicidio stradale, assolto noto imprenditore ristorazione: “Il fatto non sussiste”

L’avvocato Francesco Nicoletti

Il Tribunale di Castrovillari, in totale accoglimento delle richieste dell’Avv. Francesco Nicoletti, ha assolto con la formula “perché il fatto non sussiste” un noto imprenditore della ristorazione dalla grave imputazione di omicidio stradale.

I fatti risalgono al 3 luglio del 2015, quando lungo la strada provinciale SP 253, precisamente all’altezza dell’incrocio con la strada che conduce in contrada Petraro nell’area urbana di Rossano, si verificava un gravissimo sinistro stradale tra un’autovettura Volkswagen Golf con direzione di marcia Corigliano-Rossano, il furgone da lavoro dell’imprenditore che si approcciava ad effettuare una svolta a sinistra verso località Petraro, e un veicolo Ape Piaggio il cui conducente, in seguito all’incidente, perdeva la vita.

Sulla base di quanto emerso dall’attività d’indagine e, in particolare, sulla scorta degli esiti della consulenza tecnica disposta dall’Ufficio di Procura venivano tratti a giudizio, con l’accusa di omicidio stradale, il noto imprenditore e il conducente della Volkswagen Golf. A quest’ultimo si contestava anche di aver tenuto una velocità maggiore rispetto al limite esistente su quel tratto di strada e di essersi posto alla guida dopo aver assunto sostanze stupefacenti.

Veniva, pertanto, celebrato il processo a carico dei due imputati, all’esito del quale il Tribunale sul contrasto degli esiti delle consulenze prodotte dalle parti in causa si determinava a nominare un perito. Quest’ultimo depositava un proprio elaborato, con il quale riteneva la responsabilità concorrente di entrambi nella causazione del sinistro mortale, per poi essere escusso in dibattimento ove rendeva gli opportuni e necessari chiarimenti in ordine alle conclusioni alle quali era giunto in perizia.

All’esito il Tribunale di Castrovillari riteneva unico ed esclusivo responsabile del sinistro mortale il conducente dell’autovettura Volkswagen Golf mentre, in totale accoglimento delle richieste dell’Avv. Francesco Nicoletti, difensore solo dell’imprenditore, riteneva lo stesso totalmente estraneo ai drammatici fatti che avevano determinato il decesso della vittima, emettendo nei suoi confronti una sentenza di assoluzione “perché il fatto non sussiste”.

Lgbt. Pro Vita Famiglia: “Bene Governo italiano su legge ungherese”

“La legge ungherese che vieta l’indottrinamento LGBTQI+ dei minori, sia attraverso i media che nelle scuole, è un faro di civiltà che dovrebbe essere ricopiato”. Lo ha detto in una nota Jacopo Coghe (in foto), portavoce di Pro Vita e Famiglia Onlus.

Coghe prosegue spiegando che “In Italia e nel mondo, infatti, aumenta a dismisura il numero di bambini e adolescenti in crisi di identità sessuale a causa del continuo bombardamento gender e arcobaleno. Pensiamo alle centinaia di progetti gender nelle scuole italiane o alla Carriera Alias”.

“Un’influenza psicologica che indirizza bambini e adolescenti verso pesanti terapie ormonali e interventi chirurgici distruttivi e irreversibili, insinuando nella mente dei giovani la menzogna di essere “nati nel corpo sbagliato”. Non stupisce che le istituzioni di questa Unione Europea si schierino contro chi difende i diritti dei bambini. Bene ha fatto il Governo italiano a non schierarsi”, ha concluso il portavoce di Pro Vita e Famiglia.

Reddito, scoperti e denunciati 14 “furbetti”

A San Ferdinando, i carabinieri reggini hanno denunciato in stato di libertà all’autorità giudiziaria di Palmi, 14 persone per indebita percezione del reddito di cittadinanza, a seguito di false dichiarazioni o omissioni riscontrate.

In particolare, le indagini poste in essere dai militari dell’Arma, hanno permesso, attraverso un’attenta attività di analisi documentale delle innumerevoli istanze presentate, l’esame incrociato tra gli esiti degli accertamenti info – investigativi e i controlli posti sul territorio, di riscontrare numerose irregolarità nelle procedure di attestazione per un danno erariale complessivo di circa 65 mila euro .

Nello specifico, le principali inottemperanze emerse da parte dei soggetti denunciati, tra cittadini italiani e stranieri, sono relative a mendaci dichiarazioni sulle condizioni personali o familiari allo scopo di percepire il beneficio in totale assenza dei requisiti previsti o anche solo all’ottenimento di un reddito maggiore rispetto a quello realmente spettante.

Gli esiti dell’attività investigativa sono stati segnalati alla Autorità Giudiziaria e all’Inps ai fini dell’interruzione dell’elargizione del sussidio nei riguardi dei soggetti interessati ed il recupero delle somme indebitamente percepite.

Un’attenzione particolare rivolta a riscontrare le discrasie in ordine all’indebita richiesta del beneficio, che ancora una volta ha riaffermato la necessità dell’incessante azione di controllo da parte delle Istituzioni sulla percezione di sussidi pubblici, soprattutto a favore di quanti realmente bisognevole di aiuti, inevitabilmente subiscono consequenziali derive e compromessi di natura illecita.

Tale attività d’indagine, che ha riguardato in ultimo la comunità di San Ferdinando, si inserisce, nel complesso, in un più ampio contesto di varie attività di verifica condotte dai militari della Compagnia di Gioia Tauro, su tutto il territorio, che annoverano un totale, a partire dal 2020, di circa 300 persone nel complesso, segnalate all’Autorità Giudiziaria, di cui circa 200 extracomunitari domiciliati presso la tendopoli di San Ferdinando, per violazioni inerenti la normativa sul reddito di cittadinanza, per un tentato danno erariale di quasi 1 milione e 500 mila euro.

Crolla costone dell’isolotto di Tropea: “Nessun ferito”

Un crollo roccioso spaventoso è avvenuto stamane sull’isolotto di Tropea (nota località nel vibonese), dove sorge la Chiesa di Santa Maria dell’Isola, meta di turisti da tutto il mondo, soprattutto in estate.

Per cause non ancora chiarite, grossi massi rocciosi si sono staccati dal promontorio della piccola isola e sono caduti a picco sulla spiaggia. Fortunatamente non ci sono persone coinvolte, secondo quanto comunicato dai Vigili del fuoco.

L’area è stata resa off limits dai pompieri che stanno effettuando verifiche, e dalla polizia municipale. Sul posto anche tecnici del comune costiero. Secondo quanto è possibile apprendere non ci sarebbero danni alla iconica chiesetta presente sulla sommità del piccolo promontorio.

“Uno degli scenari più bello e mistico di Tropea potrebbe essere distrutto, probabilmente, dalla mancanza di possibili interventi di manutenzione”. Lo dichiara Giacomo Francesco Saccomanno, Commissario Regionale della Lega Calabria. “E’ crollato, infatti, una parte del costone dove sorge il Santuario della Madonna dell’isola. Stamattina, – prosegue Saccomanno – intorno alle ore 07.30 vi è stata la frana che ha colpito il simbolo della Perla del Tirreno. Un boato e poi il crollo. La Calabria ha bisogno di sostegno per mantenere i propri importantissimi beni culturali che sono un patrimonio di tutti e che non possono, assolutamente, rischiare di essere abbandonati e non assistiti adeguatamente. Ci vorrebbe una legge ad hoc per un monitoraggio di tutti i nostri beni e per stabilire quali siano gli interventi immediati di consolidamento per, appunto, evitare situazioni del genere. Tropea e la Calabria meritano la massima attenzione e tutti noi dobbiamo fare l’impossibile per la salvaguardia di un patrimonio così importante e millenario. A volte si perdono di vista scenari così rilevanti e la politica si ferma alle piccole cose. La Calabria per la sua storia, per le sue bellezze, per i suoi beni, per i percorsi religiosi, per la presenza di culture varie e millenarie, ha bisogno di attenzione e di uno studio approfondito per il miglioramento di tutto e per la valorizzazione della tante risorse esistenti”, ha concluso il commissario leghista.

Corriere della droga arrestato nel reggino: in auto con 5.5 kg di cocaina pura

Giovedì i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, nell’ambito di un’attività di controllo economico del territorio finalizzata alla prevenzione e repressione dei traffici illeciti, hanno tratto in arresto per traffico di sostanze stupefacenti un uomo di origini calabresi.

In particolare, nel corso di un controllo di polizia le Fiamme gialle reggine hanno fermato ed ispezionato l’autovettura condotta dal soggetto, scoprendo prima un doppiofondo ad azionamento con pistoni idraulici, risultato vuoto, e poi due vani realizzati nello schienale dei sedili anteriori, contenenti cinque panetti di cocaina pura per un peso complessivo di 5,5 kg.

All’esito delle operazioni, la droga e l’autovettura utilizzata per il traffico illecito sono state sequestrate e il soggetto, indagato allo stato per la violazione della normativa in materia di sostanze stupefacenti è stato arrestato e posto a disposizione dell’autorità giudiziaria.

Arrestato nel reggino un narcos calabrese ricercato in Francia

E’ stato arrestato dai carabinieri della compagnia di Taurianova Giuseppe Zappia, di 42 anni, latitante dal gennaio 2021, sorpreso mentre si allontanava a bordo di un fuoristrada dalle compagne di San Martino di Taurianova.

Zappia – ritenuto responsabile dell’importazione in Francia di circa una tonnellata di cocaina dal Sudamerica -, è stato condannato in via definitiva a 10 anni di reclusione dalla magistratura transalpina che ha emesso un mandato di arresto europeo per associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e per il quale dovrà scontare una pena residua di 6 anni di reclusione.

Il quarantaduenne da oltre due anni aveva tentato di far perdere le proprie tracce ma è stato localizzato dai carabinieri che lo hanno scovato in una vecchia costruzione nelle campagne di Taurianova dove si nascondeva insieme alla moglie.

L’abitazione usata come rifugio è ubicata nella frazione San Martino, in una zona strategica difficilmente raggiungibile in auto e distante dalle principali arterie stradali, essendo vicina ad appezzamenti rurali.

L’operazione dei carabinieri, coordinata dalla Procura Generale della Repubblica di Reggio Calabria si inserisce in un’azione di cooperazione internazionale di polizia che ha impegnato la direzione centrale della polizia criminale del ministero dell’Interno ed è stata realizzata attraverso un filo di scambio informativo con le autorità collaterali francesi. Giuseppe Zappia è stato portato nel carcere di Palmi in vista dell’avvio delle procedure di estradizione.

Scoperte e sequestrate armi a Cosenza, indagini

I carabinieri della Compagnia di Cosenza, nel corso di un servizio di controllo straordinario del territorio, hanno trovato e sequestrato, nei confronti di ignoti, una pistola calibro 7.65 con matricola abrasa, 4 fucili, risultati oggetto di furto in abitazione, uno dei quali con canne e calcio alterati e circa 250 cartucce inesplose, di vario calibro.

Le armi, che erano nascoste all’interno di un locale comune di un immobile alla periferia della città, saranno inviate al Ris di Messina per gli accertamenti tecnici. Proseguono le indagini dei militari per risalire ai “proprietari” del piccolo arsenale.

Bancarotta fraudolenta, disposte sei misure cautelari

Militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Catanzaro e della Sezione di Polizia Giudiziaria presso la Procura, hanno dato esecuzione all’ordinanza con la quale il Gip presso il Tribunale del capoluogo ha disposto nei confronti di un imprenditore residente in provincia di Milano la misura cautelare degli arresti domiciliari e del divieto di esercitare attività d’impresa per un anno, analoga misura interdittiva nei confronti di altri cinque indagati, nonché il sequestro di circa 1.200 spazi pubblicitari (cartellonistica stradale) dislocati in Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Sardegna e del valore di oltre 800.000 euro.

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Catanzaro, hanno consentito di ipotizzare la sussistenza di gravi fatti di bancarotta fraudolenta per distrazione a seguito del fallimento nel 2018 di una società, dapprima con sede in Milano e, dal 2015, posta in liquidazione e trasferita presso lo studio di un professionista in provincia di Catanzaro.

Secondo l’ipotesi accusatoria, gli indagati si sarebbero resi responsabili di un preciso “disegno criminoso” finalizzato alla spoliazione del patrimonio della fallita attraverso apparenti “cessioni” di beni durante la fase liquidatoria e pre-liquidatoria (solo in parte seguite da adeguato corrispettivo), a favore di tre soggetti giuridici, strettamente collegati fra di loro, operanti nel settore commerciale della pubblicità e riconducibili ai medesimi assetti proprietari.

I fatti di bancarotta ipotizzati hanno provocato ingentissimi danni ai creditori della fallita, la quale, all’atto della liquidazione, presentava debiti ingentissimi, pari a circa 8,5 milioni di euro, prevalentemente verso l’erario.

Viaggiava in autostrada con 5 kg di cocaina, arrestato un corriere

I Finanzieri del Comando Provinciale Cosenza, nell’ambito della consueta attività di controllo economico del territorio, hanno eseguito uno specifico servizio finalizzato alla prevenzione e alla repressione del traffico di sostanze stupefacenti che ha portato all’arresto di un trentacinquenne e al sequestro di circa 5 chili di cocaina, con l’accusa di detenzione illegale di sostanza stupefacente.

I militari della Compagnia di Castrovillari, in servizio di controllo nei pressi dell’area di servizio Tarsia est, dell’autostrada A2 Salerno-Reggio Calabria, hanno fermato l’autovettura Fiat Panda condotta dal giovane. Nel corso dei controlli di rito, il conducente palesava enorme nervosismo e grande difficoltà a spiegare la destinazione e le motivazioni del viaggio.

I finanzieri, quindi, hanno deciso di eseguire una perquisizione personale e del mezzo, anche con l’ausilio di un’unità cinofila, rinvenendo, in un doppiofondo ricavato all’interno dello sportello posteriore destro del veicolo, 4 panetti avvolti da nastro adesivo trasparente, sottovuoto, contenenti complessivamente 4,894 Kg di cocaina, al lordo del confezionamento.

La sostanza stupefacente scoperta e sequestrata, una volta immessa nelle piazze di spaccio avrebbe fruttato oltre mezzo milione di euro.

Il conducente del veicolo è stato tratto in arresto per detenzione illecita di sostanze stupefacenti e, su disposizione del pm di turno della Procura di Castrovillari, è stato associato presso la Casa circondariale di Castrovillari, a disposizione dell’Autorità giudiziaria.

Controlli del Nas nelle mense ospedaliere in Calabria, diverse criticità

I Carabinieri del Nas, nell’ambito di un servizio straordinario di controllo coordinato in ambito nazionale disposto dal Comando Carabinieri Tutela Salute ed incentrato sull’erogazione dei servizi di refezione presso le mense ospedaliere, hanno eseguito 17 ispezioni nel territorio delle province di Cosenza e Crotone.

A Cosenza e Crotone sono stati controllati sia i punti cottura, all’interno delle strutture ospedaliere e sanitarie pubbliche e private, sia le sedi delle aziende di catering che forniscono i pasti confezionati.

Gli accertamenti, integrati anche attraverso l’esecuzione di tamponi per la ricerca di contaminanti sulle aree di maggior rischio, eseguiti d’intesa con personale del Dipartimento di Prevenzione delle ASP, hanno evidenziato diverse criticità dovute a carenze igienico sanitarie quali la presenza di eccessiva umidità sulle pareti, infiltrazioni d’acqua dai soffitti e carenze strutturali di un locale attrezzato per il riscaldamento degli alimenti, con conseguente inibizione all’utilizzo. Le irregolarità riscontrate, sono state segnalate alle autorità sanitarie provinciali per i provvedimenti di rispettiva competenza.

I Carabinieri del Nas di Reggio Calabria, nell’ambito di una campagna di controlli a livello nazionale disposta dal Comando Carabinieri per la Tutela della Salute, hanno passato al setaccio 15 mense in strutture sanitarie pubbliche e private, nonché attività di catering per ospedali, in tutta la provincia reggina.

Presso un’azienda di catering di Motta San Giovanni, che confeziona pasti per scuole, asili e ospedali, i militari hanno riscontrato gravi criticità igienico strutturali presso il locali adibiti al lavaggio delle stoviglie, con presenza di muffe e incrostazioni nelle pareti.

A Cinquenfrondi presso la mensa di una clinica privata è stato verificato che nella cucina non vi era una zona adibita esclusivamente per la preparazione dei pasti per soggetti con allergie o intolleranze. A Reggio Calabria, infine, una ditta di catering preparava i pasti in mancanza del manuale di autocontrolli e delle schede di preparazione, mentre presso una mensa ospedaliera i Carabinieri hanno riscontrato la presenza di carenze igienico strutturali, come lo sgretolamento dell’intonaco e muffa in prossimità delle aree di preparazione pasti.

Le carenze igienico strutturali sono state segnalate all’autorità amministrativa per i provvedimenti di competenza, ed i militari hanno elevato sanzioni per complessivi 7.000 euro.

Trump si difende: “Unico crimine che ho commesso è aver difeso gli Stati Uniti”

“L’unico crimine che ho commesso è stato difendere l’America da chi la vuole distruggere. La mia incriminazione è un insulto agli Stati Uniti”.

Donald Trump torna nella sua residenza di Mar-a-Lago, in Florida, poche ore dopo essersi presentato al tribunale di New York per ascoltare i 34 capi d’imputazione a suo carico nel caso Stormy Daniels. Poi ha arringato i suoi sostenitori riuniti in uno dei saloni del resort.

Un discorso di poco più di mezz’ora, durante il quale il tycoon è apparso provato e meno combattivo del solito. Sulla consueta aggressività dell’ex presidente sembra aver pesato una giornata senza precedenti nella storia Usa e il castello accusatorio del procuratore Alvin Bragg che gli ha imputato un tentativo di “cospirazione per minare l’integrità delle presidenziali del 2016” comprando il silenzio della pornostar, dell’ex coniglietta di Playboy Karen McDougal e di un portiere della Trump Tower che minacciava di rivelare un suo presunto figlio illegittimo. Il tycoon non ha tuttavia rinunciato a sferrare i soliti attacchi contro i suoi accusatori e il “sistema giudiziario corrotto, diventato ormai illegale”, nonostante l’avvertimento del procuratore di New York a non incitare alla violenza.

“Non ho mai pensato che una cosa del genere potesse accadere in America”, ha detto Trump, mentre i suoi sostenitori urlavano “Usa, Usa!”. Sul palco con l’ex presidente i figli Eric e Donald jr. Dopo aver ribadito che tutte le indagini a suo carico sono “persecuzioni politiche”, il tycoon ha ricoperto d’insulti uno per uno dei procuratori coinvolti: da Bragg, “pagato da George Soros”, a Letitia James a Jack Smith, impegnato nell’inchiesta sulle carte top secret portate dalla Casa Bianca a Mar-a-Lago, che ha definito un “pazzo”. Tutti, secondo l’ex presidente, sono strumenti della “sinistra radicale” che hanno l’obiettivo di “fermarlo ad ogni costo”.

Anche l’indagine della procura di Atlanta, in Georgia, è “un caso falso per interferire nelle elezioni del 2024 e dovrebbe essere archiviata subito” per Trump che ha definito “perfetta” la telefonata in cui fece pressioni per ribaltare il voto del 2020 in quello stato.

Quindi è passato ad attaccare Joe Biden e la sua ex avversaria Hillary Clinton per ‘l’email gate’. “Vuole la terza guerra mondiale”, ha tuonato Trump contro il presidente americano sostenendo che “quando era senatore ne ha combinate di tutti i colori ma nessuno lo ha arrestato”. Prima di salire sul palco del suo resort l’ex presidente aveva ribadito per l’ennesima volta che, nel caso per il quale è stato incriminato a Manhattan, “nulla è stato fatto illegalmente” accusando Bragg “di aver chiuso New York, mobilitato 38.00 agenti e speso 200.000 dollari di fondi della città per un accordo di non divulgazione legale da 130.000 dollari”. E’ un’indagine “farsa”, aveva attaccato Trump in una telefonata con i suoi sostenitori di ritorno da New York, assicurando i suoi supporter che “stiamo vincendo da otto anni e continueremo a vincere”.

Trump si presenta in Tribunale a NY: “Mi dichiaro non colpevole”. Poi l’attacco al giudice

L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump si è presentato davanti ai giudici della Corte a New York city invitato a comparire per rispondere dei 34 capi d’imputazione contestategli in relazione al caso della pornostar Stormy Daniels. L’ex capo della Casa Bianca è entrato in tribunale e alle domande del procuratore Alvin Bragg (del Partito democratico Usa) si è dichiarato “non colpevole”.

Per i suoi sostenitori sui social “si tratta di un processo farsa costruito a tavolino per impedirgli la corsa alla Casa Bianca nel 2024”. Non era mai successo che un ex presidente fosse incriminato per storie intime. Nemmeno a Bill Clinton. Su Clinton, allora in carica, emersero prove a suo carico che faceva sesso con Monica Lewinsky nello studio Ovale. Non successe nulla all’ex presidente dem. Scandali veri taciuti e presunti scandali rispolverati per colpire l’avversario, il questo caso Trump.

A Trump viene contestata anche l’accusa di cospirazione. “Una cospirazione per minare l’integrità delle presidenziali del 2016” comprando il silenzio della pornostar Stormy Daniels e dell’ex coniglietta di Playboy Karen McDougal – con cui aveva avuto relazioni dieci anni prima – nonché quello di un portiere della Trump Tower che minacciava di rivelare un suo presunto figlio illegittimo.

Il procuratore di NY Alvin Bragg (Partito democratico) Epa

Un castello accusatorio contestato a Donald Trump in una storica udienza al tribunale di Manhattan, primo ex presidente americano a finire, appunto, sotto inchiesta penale. Il presidente, mai in arresto come invece circola sui media mainstream di matrice dem, ma solo in udienza, ha chiesto gli fosse scattata una foto segnaletica. All’uscita, dopo due ore di risposte ai giudici, ha lasciato il tribunale affermando che la sua incriminazione è “surreale”.

Imponente la scorta, come se fosse ancora in carica, che lo ha accompagnato in aeroporto e da lì a Mar-a-Lago, verso la sua residenza in Florida dove in serata ha tenuto un discorso davanti ai suoi sostenitori.

‘Usa, Usa’. ‘Trump 2024’, i cori dei fan accorsi al raduno dei giovani repubblicani, tra cui i deputati Marjorie Taylor Greene e George Santos. Come per ora conferma anche l’ultimo sondaggio Reuters/Ipsos, in cui Trump sale tra i repubblicani dal 44% al 48% mentre il suo principale rivale potenziale, il governatore della Florida Ron DeSantis, scende dal 30% al 19%.

Legali di Trump: “Questa è una persecuzione politica”

“E’ una giornata triste, questa è una persecuzione politica”, hanno commentato i difensori dell’ex presidente. Ma lui è deciso a cavalcare quella che definisce la “caccia alle streghe”, trascinando con sé il partito, costretto per ora a fare quadrato. Il duello con il suo inquisitore è già cominciato: alla conferenza stampa del procuratore Alvin Bragg risponde con un discorso serale al suo popolo Maga, nella comfort zone di Mar-a-Lago.

Trump: “L’unico crimine che ho commesso è stato difendere l’America da chi la vuole distruggere”

“L’unico crimine che ho commesso è stato difendere l’America da chi la vuole distruggere. La mia incriminazione è un insulto agli Stati Uniti”, ha detto Donald Trump nella sua residenza di Mar-a-Lago.

“Non ho mai pensato che una cosa del genere potesse accadere in America”, ha detto Trump, mentre i suoi sostenitori urlavano “Usa, Usa!”. Sul palco con l’ex presidente i figli Eric e Donald jr. Dopo aver ribadito che tutte le indagini a suo carico sono “persecuzioni politiche”, il tycoon ha ricoperto d’insulti uno per uno dei procuratori coinvolti: da Bragg, “pagato da George Soros”, a Letitia James a Jack Smith, impegnato nell’inchiesta sulle carte top secret portate dalla Casa Bianca a Mar-a-Lago, che ha definito un “pazzo”. Tutti, secondo l’ex presidente, sono strumenti della “sinistra radicale” che hanno l’obiettivo di “fermarlo ad ogni costo”.

Incidente stradale nel Cosentino, un morto e un ferito grave

Un pensionato ottantenne, Antonio Dodaro, è morto ed un’altra persona é rimasta ferita in modo grave in un incidente stradale accaduto lungo la statale 283 “Delle Terme Luigiane”, nel territorio di San Lorenzo del Vallo.

La vittima era alla guida di un’automobile che, per cause in corso d’accertamento, si è scontrata frontalmente con un furgone condotto dalla persona che è rimasta ferita e che è stata trasferita con l’elisoccorso a Cosenza, dove è stata ricoverata con prognosi riservata nell’ospedale dell’Annunziata.

Sul posto, insieme al personale del 118, sono intervenuti i carabinieri della Compagnia di San Marco Argentano, che hanno effettuato i rilievi, ed il personale dell’Anas. A causa del sinistro, sull’arteria si sono registrati rallentamenti.

Attentato San Pietroburgo, Mosca accusa Kiev. Marito della Teplova: “E’ stata incastrata”

Per Mosca ci sarebbe Kiev dietro l’attentato terroristico consumato lo scorso 2 Aprile in un caffé di San Pietroburgo, in cui è morto il blogger militare Vladlen Tatarsky e del cui crimine è stata arrestata Darya Trepova, la donna 26enne che avrebbe confessato di aver portato all’interno del bar la statuetta esplosiva.

“Ho portato una statuetta che poi è esplosa”, ha detto Darya Trepova. La donna ora accusata di terrorismo ha risposto alla domanda dei servizi di sicurezza che l’hanno interrogata dopo l’arresto avvenuto lunedì mattina.

Il marito ha affermato che la ventiseienne è stata “incastrata”. Ma per i servizi antiterrorismo di Mosca non c’è dubbio che a pianificare l’attentato che ha ucciso il blogger nazionalista Vladlen Tatarsky (al secolo Maksim Fomin) e ferito una trentina di persone, siano stati i servizi di Kiev con l’appoggio di presunti “collaboratori” del Fondo anti-corruzione dell’oppositore Alexei Navalny e di cui la stessa Trepova, secondo la versione dei russi, sarebbe “una sostenitrice attiva” del Fondo.

“Non penso a quello che succede a San Pietroburgo o a Mosca, a quello deve pensarci la Russia, io penso al nostro Paese”, ha commentato da parte sua il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Quella sera, poco dopo l’esplosione, il suo consigliere Mykhailo Podolyak aveva affermato che l’attentato è un regolamento di conti interno alla Russia. Anche l’Institute for the Study of War (Isw) citato dai media, organizzazione americana impegnata nel sostegno alla politica militare di Washington, parla di una faida interna, ipotizzando “un tentativo di intimidire altri blogger militari affiliati alla Wagner”, la compagnia militare privata guidata da Yevgeny Prigozhin, che non risparmia critiche alla conduzione dell’operazione in Ucraina da parte dei vertici militari. Per corroborare queste affermazioni Isw cita un commento criptico del capo della milizia militare privata, Yevgeny Prigozhin: “Non accuserei il regime di Kiev di queste azioni, penso che stia operando un gruppo di radicali”, ha affermato Prigozhin.

Secondo Prigozhin, l’uccisione di Tatarsky presenta analogie con quella avvenuta nell’agosto scorso nei pressi di Mosca di Darya Dugina, figlia del filosofo nazionalista Alexander Dugin. Anche in quel caso Kiev, accusata dalle autorità russe, aveva negato ogni coinvolgimento e si era parlato di possibili regolamenti di conti interni. Ma un mese e mezzo dopo fonti americane avevano detto al New York Times che dietro l’attentato c’erano effettivamente i servizi ucraini, non si sa se all’insaputa o meno di Zelensky. Sull’esplosione avvenuta ieri sera nello Street Food Bar N. 1 nel distretto Vasileostrovsky di San Pietroburgo restano dunque molti interrogativi. In questo locale Tatarsky, blogger e inviato di guerra originario del Donbass, stava tenendo una conferenza organizzata dal gruppo nazionalista Cyberfront Z.

Secondo il sito Fontanka, il bar apparteneva almeno in passato allo stesso Prigozhin. Ad esplodere sarebbe stata una statuetta consegnata come regalo a Tatarsky da Darya Trepova. In un video ripreso da telecamere di sicurezza e diffuso da vari canali Telegram si vede la donna, con lunghi capelli biondi e un lungo cappotto, mentre entra nel locale portando un pacco. In un altro video diffuso dal Comitato investigativo russo dopo l’arresto si vede la Trepova, con i capelli corti, mentre risponde alle domande di chi la interroga. La giovane dice di avere consegnato lei la statuetta. Ma alla domanda “chi te l’ha data?” risponde: “Posso dirlo dopo?”. Secondo la ricostruzione di alcuni canali Telegram, dopo aver consegnato la statuetta Darya Trepova si sarebbe allontanata per raggiungere un appartamento che aveva preso in affitto. Qui si sarebbe tagliata i capelli. Poi è uscita nuovamente e dopo avere cambiato diversi taxi avrebbe raggiunto la casa di un conoscente, Dmitry Kasintsev. Anche quest’ultimo, secondo quanto riferito dal marito della donna al sito Insider, è stato fermato con lei quando, stamane, gli agenti dei servizi di sicurezza hanno fatto irruzione nell’appartamento. Sempre parlando con Insider, il marito di Darya Trepova, Dmitry Rylov, l’ha difesa raccontando che la moglie gli aveva parlato della statuetta da consegnare, ma che non sapeva della presenza dell’esplosivo all’interno. “Darya è stata incastrata e usata”, ha aggiunto Rylov.

Attentato a San Pietroburgo, convalidato l’arresto di Darya Trepova

Il tribunale Basmanny di Mosca martedì ha convalidato l’arresto di Darya Trepova, la donna accusata di aver commesso l’attacco terroristico nel caffè di San Pietroburgo che ha ucciso il blogger militare Vladlen Tatarsky, riferisce un corrispondente della TASS dall’aula.

Il tribunale ha accolto la richiesta della Procura per la custodia cautelare di Darya Trepova fino al 2 giugno 2023, ha affermato il giudice. La corte ha letto solo il dispositivo del verdetto. Le sue motivazioni rimangono sconosciute. La difesa aveva chiesto una misura più leggera della reclusione in carcere.

Secondo l’inchiesta, il 2 aprile 2023 Trepova, seguendo le istruzioni dei suoi presunti complici in Ucraina, ha portato una statuetta bomba in un caffè nel centro di San Pietroburgo e l’ha regalata al blogger militare Maxim Fomin, noto con il suo pseudonimo Vladlen Tartarskij.

A seguito dell’esplosione che seguì pochi secondi dopo, Fomin è morto sul colpo. Più di 30 persone che si trovavano nel bar in quel momento sono rimaste ferite. Trepova è accusata di aver commesso un reato di cui all’articolo 205 e all’articolo 222.1 del codice penale (atto terroristico commesso da un gruppo organizzato, con conseguente morte intenzionale di una persona e porto illegale di ordigni esplosivi commesso da un gruppo organizzato).

Condannato sfuggì all’arresto, catturato dai carabinieri nel reggino

Carabinieri Rosarno

È stato un blitz da parte dei Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Gioia Tauro, della Tenenza di Rosarno e dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria, coordinati dalla Procura Generale della Repubblica di Reggio Calabria, che qualche giorno addietro, ha messo fine alla latitanza di Michelangelo Raso, classe 1981.

L’uomo era irreperibile dal 16 febbraio scorso, in quanto colpito da un ordine emesso dalla Procura Generale presso la Corte di Appello di Reggio Calabria, perché condannato a una pena di 8 anni e 6 mesi di reclusione per reati in materia di armi, rapina e ricettazione.

Un risultato che è stato propiziato da un lavoro corale che ha visto impegnati i militari dell’Arma, in un’incessante attività di ricerca, portata avanti attraverso metodi investigativi tradizionali di osservazione, controllo del territorio e conoscenza del sostrato sociale entro cui il latitante si muoveva per nascondersi.

Inizialmente rifugiatosi all’estero, in Francia esattamente, Raso era rientrato in territorio italiano per procurarsi nuove fonti di approvvigionamento necessarie per sostenere la latitanza, trovandosi costretto anche a vendere alcuni beni di proprietà e avere così nuovi proventi.

Il nuovo nascondiglio non è sfuggito, però, agli investigatori che non hanno mai smesso di seguirne le tracce, attraverso la costante e capillare azione di controllo del territorio oltre che la particolare attenzione, specie durante i giorni che ne hanno preceduto la cattura, nei confronti della stretta cerchia di parenti, amici e presunti fiancheggiatori esistente intorno al ricercato, limitando di fatto la libertà di spostamento del medesimo.

Ed è stato così, che soltanto poco più di un mese dopo la dichiarata latitanza, i militari dell’Arma lo hanno individuato e arrestato a Rosarno, proprio mentre stava facendo rientro a casa sua, in un intervento perfettamente riuscito, grazie anche alla professionalità dei reparti coinvolti, tra cui in particolare lo Squadrone Cacciatori di Vibo Valentia, da sempre in prima linea della cattura dei ricercati. L’arrestato è stato associato alla casa circondariale di Palmi.

Consiglio Stato: Csm si adegui ad annullamento nomina Bombardieri

Il Csm si adegui all’annullamento della nomina di Giovanni Bombardieri a Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, sancita dal Consiglio di Stato.

A esigerlo sono gli stessi giudici di Palazzo Spada del Consiglio di Stato, che hanno pronunciato la seconda sentenza di ottemperanza all’annullamento disposto nel 2022, in accoglimento del ricorso proposto da Raffaele Seccia, ex Procuratore della Repubblica di Lucera (Foggia) ed attuale sostituto procuratore generale presso la Corte di Cassazione.

Con questa decisione – informa una nota -, la sezione VII “ha dettato i criteri definitivi per il Csm e ha completato le statuizioni esecutive della prima sentenza di ottemperanza”.

In caso di inerzia del Csm nei successivi 30 giorni, sarà il vicepresidente di Palazzo dei marescialli, Fabio Pinelli, nel ruolo di commissario ad acta, a dover intervenire. Sono stati inoltre dichiarati inammissibili i ricorsi presentati contro la precedente sentenza di ottemperanza ed è stata respinta l’istanza di sospensione. La nomina di Bombardieri a Procuratore di Reggio, venne deliberata dal Csm nel 2018. E poi confermata all’unanimità nel 2022 dopo l’annullamento da parte del Consiglio di Stato.

Tentata estorsione a una impresa di Mileto, individuati i presunti autori

Tribunale di Vibo Valentia

Lo scorso febbraio il furgone di una ditta impegnata nella frazione San Giovanni di Mileto in opere di rifacimento e manutenzione della rete fognaria era andato a fuoco. Il responsabile del cantiere non aveva esitato a presentare una denuncia e le indagini condotte dai Carabinieri e coordinate dalla locale Procura della Repubblica avevano subito intrapreso la pista giusta.

È stato così accertato che il danneggiamento altro non era che una ritorsione ad un tentativo di estorsione. I presunti responsabili, infatti, già noti alle forze dell’ordine, avrebbero dapprima avvicinato gli operai della ditta, con lo scopo di ottenere una percentuale del 3% dell’appalto in esecuzione e, a distanza di pochi giorni dal rifiuto dell’imprenditore di pagare la somma richiesta, in pieno giorno, avrebbero dato alle fiamme il furgone della ditta parcheggiato di fronte al cantiere, distruggendo il materiale edile presente sul luogo e causando danni anche alle vicine abitazioni, per fortuna senza feriti.

Gli elementi di prova raccolti – spiega una nota dell’Arma vibonese – hanno consentito alla Procura della Repubblica di richiedere e ottenere dal Giudice per le Indagini Preliminari l’emissione di una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dei presunti autori del grave atto intimidatorio. Il provvedimento è stato eseguito questa mattina dai Carabinieri della Stazione di Mileto nei confronti di uno dei due presunti responsabili mentre il secondo, al momento irreperibile, è attivamente ricercato.

Nella circostanza è stata segnalata all’autorità giudiziaria la posizione di un terzo soggetto, che durante gli accertamenti avrebbe reso dichiarazioni mendaci agli inquirenti per sviare le indagini.

Per sfuggire alla Polizia si lancia in una scarpata, recuperato con gamba fratturata

Si è lanciato da una scarpata che dà su un burrone nel tentativo di sfuggire ad una pattuglia della Polizia di Stato per dileguarsi ma poi è stato costretto a fermarsi per le ferite riportate alle gambe.

E’ successo a Catanzaro a poca distanza dal centro della città dove squadre dei vigili del fuoco del comando provinciale sono state impegnate per diverse ore nell’intervento di recupero, poi andato a buon fine, di un ventenne protagonista della fuga.

La persona, rimasta ferita in conseguenza della caduta, è stata raggiunta infatti dai soccorritori in fondo al burrone in una zona particolarmente impervia dove era riuscito ad arrivare.

Successivamente il ferito è stato immobilizzato su una barella spinale e consegnato ai sanitari del 118 che lo hanno portato in ospedale. Il recupero dell’uomo – che ha tentato di sfuggire ai poliziotti non si sa per quale ragione -, è stato possibile grazie all’ausilio di un elicottero del reparto volo dei Vigili del fuoco di Catania che ha effettuato il recupero, reso particolarmente impegnativo e difficile per la presenza di una fitta alberatura e di cavi dell’alta tensione. Dopo essersi abbassato in sicurezza dal velivolo è stato calato un verricello, azionato da personale specializzato nel soccorso aereo, al quale è stata agganciata la barella.

Sul posto, oltre al personale del Suem 118 che ha preso in carico il ventenne che avrebbe riportato la frattura di una gamba, è stato presente per tutta la durata delle operazioni anche personale della Polizia di Stato.

Elezioni in Friuli VG, vince Fedriga, doppiato il Pd. Terzi “Insieme Liberi” di Giorgia Tripoli

Massimiliano Fedriga rieletto alla presidenza della Regione Friuli Venezia Giulia con oltre il 64% dei consensi, doppiando il candidato del centrosinistra Massimo Moretuzzo che si è fermato al 28,37%. Terza, a sorpresa, la lista di “Insieme Liberi”, guidata dall’avvocato Giorgia Tripoli (movimenti no vaccinisti e no green pass), che ha racimolato il 4,66% doppiando Azione-Italia Viva e +Europa di Calenda, Renzi e Bonino, fermi a poco oltre il 2,5%.

Quando ormai sono state scrutinate le 1360 sezioni, con un totale di 501.043 votanti, il presidente della Regione e candidato con il centrodestra è avanti con il 64,26% seguito dallo sfidante del centrosinistra Massimo Moretuzzo al 28,36%, da Giorgia Tripoli (“Insieme Liberi”) al 4,66% e dal candidato del Terzo Polo Alessandro Maran al 2,72%.

“Ringrazio gli elettori del Friuli Venezia Giulia per avermi confermato alla guida della Regione. Un’importante manifestazione di fiducia che rappresenta una grande responsabilità, anche perché sono il primo governatore di questa regione a essere rieletto dai cittadini”, ha commentato Fedriga.

“Sapere che il lavoro svolto in questi cinque anni, segnati dal Covid e non solo, sia stato così apprezzato dalla gente – ha detto ancora Fedriga – rappresenta un orgoglio e uno sprone per continuare a lavorare ancora più fortemente al fine di conseguire gli obiettivi del nostro programma”. Infine Fedriga ha voluto rivolgere un ringraziamento agli altri candidati per la lealtà del confronto elettorale.

“E’ un risultato che, inizialmente quando abbiamo iniziato la campagna elettorale, poteva essere ancora peggiore. E’ una partita complicata, abbiamo fatto un percorso, penso anche interessante e positivo, che ha avuto la capacità di muovere tante persone sul territorio regionale. E’ evidente che il risultato è netto, ho chiamato Fedriga per fargli i complimenti per il risultato e un in bocca al lupo per il lavoro che lo attende”. Lo ha detto al ‘Tgr Fvg’ il candidato Massimo Moretuzzo commentando i dati.

“I temi che abbiamo posto nella campagna elettorale restano tutti lì dunque la nostra intenzione è quella di lavorarci nella prossima legislatura con impegno, lealtà senza alzare i toni e usando i contenuti più che la propaganda e gli slogan”, ha continuato.

LEGA SUPERA FDI, PD DAVANTI A M5S – Quando sono 1357 le sezioni scrutinate su 1360 per un totale di 393.732 voti validi, nella coalizione del centrodestra la Lega è avanti con il 19,04%, seguita da FdI al 18,15%, la lista Fedriga presidente al 17,78%, Fi al 6,68%, Autonomia Responsabile all’1,97%.

Nella coalizione in sostegno di Massimo Moretuzzo è avanti il Pd al 16,52%, la civica Patto per l’autonomia Moretuzzo al 6,29%, M5S al 2,41%, Avs al 2,03%, Open sinistra Honsell all’1,5%, Slovenska Skupnost all’1,02%.

‘Insieme Liberi’, in sostegno di Giorgia Tripoli, è al 3,98% mentre il Terzo Polo, in appoggio di Alessandro Maran, è al 2,75%.

Stando a questa percentuale, Insieme Liberi della Tripoli, non entrerebbe in Consiglio regionale del Friuli poiché la lista non ha raggiunto lo sbarramento del 4%. Mancano meno di cento voti. Dal movimento hanno già fatto sapere di chiedere il riconteggio.

MELONI – “Direi che Massimiliano ha lavorato molto bene in questi anni. Non ho mai preso in considerazione l’ipotesi di una sconfitta” ha detto il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a margine della visita a Vinitaly. “Congratulazioni a Massimiliano Fedriga, riconfermato Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia. Ha lavorato molto bene in questi anni, insieme a tutta la coalizione, e sono certa continuerà a farlo. Una vittoria che premia il modello amministrativo e il buongoverno del centrodestra e che ci sprona a fare sempre meglio”, ha poi aggiunto nel post pubblicato su Facebook a commento dei risultati elettorali.

SALVINI – “E dopo le vittorie di inizio 2023 in Lombardia e nel Lazio, oggi arriva la terza! Grazie Friuli Venezia Giulia” scrive sui social Matteo Salvini, leader della Lega postando una foto in compagnia del governatore Massimiliano Fedriga.

“Grande soddisfazione per l’ottimo risultato della Lega in Friuli Venezia Giulia (senza contare la lista del presidente) e per la straordinaria affermazione di Massimiliano Fedriga e di tutto il centrodestra. Per il partito di Matteo Salvini è il terzo successo dopo i recenti risultati in Lombardia e Lazio, nei giorni del via libera al Nuovo codice degli Appalti e al Decreto Ponte. Il buon governo, sui territori come a Roma, paga”, sottolineano fonti della Lega.

BERLUSCONI – “Esprimo le più vive congratulazioni al Presidente Massimiliano Fedriga per la riconferma alla guida della Regione Friuli Venezia Giulia”, scrive sui social il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. “Dopo la vittoria alle elezioni politiche e quella alle elezioni regionali della Lombardia e del Lazio, il buongoverno del centrodestra si conferma ancora una volta vincente. Quindi: Avanti tutta!”, conclude l’ex premier nel suo post.

SCHLEIN – “Complimenti a Fedriga, che ha vinto nettamente in Friuli-Venezia Giulia. Ringraziamo Moretuzzo e tutta la coalizione che l’ha sostenuto per l’impegno. Riorganizzeremo insieme un’opposizione centrata sulle proposte politiche. Con pazienza, ma con determinazione”. Così la segretaria del Pd, Elly Schlein, sul voto in Friuli.

CALENDA – “Un risultato per noi deludente: purtroppo non si discosta da quello delle altre Regionali. Le elezioni Regionali, per un partito di centro, sono il peggio che può capitare perché la gente tende a votare da un lato o dall’altro. Questo è un grosso problema dell’Italia”. Così il leader di Azione, Carlo Calenda, a margine di un evento elettorale a Treviso.

“Fedriga è stato bravo a prendere il voto dell’elettore moderato e a portare il risultato a una cifra molto alta, complimenti a lui. Mi dispiace per il nostro candidato Alessandro Maran, che è una persona di grandissima qualità e anche un grandissimo conoscitore dell’Europa e del mondo e questo è molto importante per le Regioni italiane di confine. Maran ha fatto una campagna in un mese in elezioni difficilissime, però a lui va veramente tutta la mia stima”.

AFFLUENZA – L’affluenza definitiva per l’elezione del presidente della Regione e del Consiglio regionale in Friuli Venezia Giulia è al 45,26 per cento (502.203 votanti su 1.109.395 iscritti).

Nella circoscrizione Trieste sono stati 85782 i votanti su 211.162 iscritti con un’affluenza del 40,62%; nella circoscrizione Gorizia sono stati 53.664 i votanti su 117.975 iscritti con un’affluenza del 45,48%; nella circoscrizione Udine sono stati 200.381 i votanti su 410.423 iscritti con l’affluenza del 48,82%; nella circoscrizione Tolmezzo sono stati 34780 i votanti su 80.827 iscritti con l’affluenza del 43,03%; nella circoscrizione di Pordenone sono stati 127.596 i votanti su 289.008 iscritti con un’affluenza del 44,14%. I dati vengono forniti dal Servizio elettorale della Regione e sono consultabili sul sito ufficiale della Regione

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