14 Ottobre 2024

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‘Ndrangheta, c’è un un nuovo pentito nel vibonese

Una fase del processo “Rinascita -Scott” (ansa)

C’è un nuovo collaboratore di giustizia tra le cosche di ‘ndrangheta del vibonese. Si tratta di Pasquale Megna, di 38 anni.

Oggi, durante l’udienza del maxi processo Rinascita-Scott, istruito dalla Dda di Catanzaro contro le cosche vibonesi e i loro sodali, il sostituto procuratore della Dda Antonio De Bernardo, ha depositato i primi verbali di Megna, arrestato nella notte tra l’8 e il 9 gennaio scorsi a Vibo Valentia dopo una latitanza che di poco più di un mese, iniziata il 2 dicembre 2022.

Megna è accusato dell’omicidio di Giuseppe Muzzupappa, ucciso a colpi di pistola il 26 novembre dello scorso anno nei pressi del lungomare di Nicotera. Il pm De Bernardo ha chiesto ai giudici del Tribunale di Vibo Valentia di ammettere Megna come nuovo testimone dell’accusa. Il collegio giudicante ora è chiamato a sciogliere la riserva.

Pasquale Megna, commerciante ittico, è figlio di Assunto Natale Megna, cognato del boss Pantaleone Mancuso, detto “Scarpuni”. I due cognati avevano sposato le sorelle Buccafusca. Tita Buccafisca, la moglie di Pantaleone Mancuso, morì suicida il 18 aprile 2011 dopo un tentativo di collaborare con la giustizia al quale la stessa donna aveva poi rinunciato.

Naufragio, superstite attacca scafisti: “Per fare milioni avete fatto morire donne e bambini”

“Per una imbarcazione che valeva al massimo 20 mila euro, che volevate riportare in Turchia, avete fatto morire donne e bimbi innocenti per guadagnare milioni di euro. Come fa la vostra coscienza a stare tranquilla?”. Lo ha detto, l’iraniano Rezappourmoghaddam Motjabur, uno dei sopravvissuti al naufragio di Steccato di Cutro nel corso della testimonianza resa per oltre due ore nel corso dell’incidente probatorio presieduto dal giudice Michele Ciociola iniziato oggi al Tribunale di Crotone.

Una frase pronunciata guardando negli occhi i due presunti scafisti presenti in aula ma ascoltata anche dal terzo indagato, collegato in videoconferenza dal carcere di Graz, in Austria e per il quale il 24 aprile si terrà l’udienza per l’estradizione. L’iraniano li ha indicati chiaramente come coloro che hanno condotto l’imbarcazione fino alla costa calabrese dove è poi naufragata causando 94 vittime accertate.

Il testimone ha risposto alle domande del pm, Pasquale Festa, e degli avvocati delle parti raccontando il viaggio sin dalla permanenza in Turchia. L’iraniano, con l’aiuto di un album fotografico, ha indicato anche i ruoli sulla barca, dai comandanti (indicati nel turco Gun Ufuk arrestato in Austria, nel siriano che è deceduto e in un’altra persona che risulta irreperibile) mentre per i due pakistani indagati (Khalid Arslan ed il minore) ha detto “hanno dormito con noi nelle case abbandonate di Instanbul prima della partenza verso Izmir” aggiungendo che sulla barca fungevano da intermediari per tradurre gli ordini e per tenere l’ordine. In particolare, poi, ha indicato in aula Sami Fuat come “una persona che non dava ordini ma era evidente che si trattava di una persona importante”.

Pestaggio Davide Ferrerio, non luogo a procedere per un imputato

Il gup del tribunale di Crotone, Elisa Marchetto, ha prosciolto dall’accusa di concorso anomalo in tentato omicidio Alessandro Curto, l’uomo di 32 anni coinvolto nell’aggressione a Davide Ferrerio, il giovane bolognese picchiato brutalmente la sera dell’11 agosto dello scorso anno mentre si trovava in vacanza in città con la sua famiglia.

Curto era finito nell’inchiesta a causa dell’ormai ‘famigerato’ messaggio inviato alla ragazzina che corteggiava e che finì per indirizzare l’aggressore sull’incolpevole Davide Ferrerio. “Ho una maglietta bianca” scrisse Curto a Martina Perugino, la minorenne alla quale faceva la corte sui social sotto falso nome, per farsi riconoscere all’appuntamento che la ragazza gli aveva dato nel centro cittadino.

In realtà Curto era vestito in tutt’altro modo ma quando vide arrivare sul luogo dell’appuntamento la ragazza accompagnata dalla madre, Anna Perugino, dal suo compagno e da Nicolò Passalacqua, autore materiale del pestaggio, comprese che il gruppo avrebbe voluto dargli una lezione e per sviare l’attenzione da sè mandò l’sms con la falsa indicazione. Una camicia bianca indossava invece Ferrerio, vittima dell’aggressione di Passalacqua, a sua volta invaghito della minorenne, e che per questo si trova ora sotto processo con l’accusa di tentato omicidio aggravato dai motivi futili e abietti.

La sentenza nei suoi confronti, nel processo con rito abbreviato, è attesa per il 21 aprile prossimo. Anche la pubblica accusa, all’udienza di ieri, ha chiesto il proscioglimento dell’imputato, dopo aver già sollecitato in precedenza l’archiviazione che invece era stata rigettata dal gip che aveva disposto l’imputazione coatta di Curto. Secondo la tesi sostenuta dalla Procura della Repubblica, racchiusa in una memoria depositata ieri in udienza, nel comportamento di Curto non si può ravvisare il dolo che il gip aveva individuato chiedendo l’imputazione coatta poiché “il ragionamento proposto dal gip non chiarisce gli elementi sulla scorta dei quali ritenere sussistente il dolo del reato base”.

In particolare il Procuratore ha ribadito che non ci sono elementi per affermare “che il Curto abbia consapevolmente indirizzato il gruppo verso un soggetto determinato, accettando il rischio della commissione di un reato in danno di un terzo”. Per la pubblica accusa “invero il trentunenne veniva avvicinato da Anna Perugino, Martina Perugino e da un’altra persona e gli veniva chiesto se fosse lui ad aver scritto alla minorenne.

Curto aveva così la possibilità di accampare una scusa ed allontanarsi senza che gli accadesse nulla. Al contrario il Ferrerio non veniva avvicinato dalle donne bensì dal solo Nicolò Passalacqua il quale non rendeva noto alla vittima la ragione per la quale lo aveva avvicinato ma, vistolo allontanarsi ed in seguito fuggire, giungeva alla conclusione che fosse lui ad aver scritto a Martina. Per questo lo rincorreva e, dopo averlo raggiunto, lo colpiva in pieno cranio”. La tesi della Procura è stata sposata anche dall’avvocato della parte civile che rappresenta il Comune di Crotone, Jacopo Abruzzo, dopo che era stata rigettata la sua richiesta di ampliare l’imputazione al reato di sostituzione di persona. Curto, infatti, aveva iniziato la relazione via social utilizzando un falso profilo che riportava il nome di un ex fidanzato della ragazza. Il difensore dell’imputato, l’avvocato Renzo Cavarretta, riprendendo le intercettazioni eseguite dalla Squadra Mobile in questura tra Curto ed alcune parenti della ragazza, ha sostenuto che il suo assistito “non aveva avuto sentore di pericolo quella sera” e che non sapeva che la giovane fosse minorenne.

Gli avvocati della famiglia Ferrerio, Luca Portincasa ed Agnese Garofalo, si sono opposti alla richiesta di non luogo a procedere ribadendo il nesso di causalità tra il messaggio e l’aggressione: senza quel messaggio non ci sarebbe stato il pestaggio di Davide. Il gup Elisa Marchetto, dopo circa un’ora di camera di consiglio, ha disposto il non luogo a procedere per l’imputato.

Tribunale federale sanziona la Reggina con una penalizzazione di 3 punti

Il Tribunale federale nazionale, dopo l’udienza di questa mattina, sanziona la Reggina con tre punti di penalizzazione in classifica, inibendo anche per tre mesi Paolo Castaldi, ad e legale rappresentante pro tempore all’epoca dei fatti. Lo riporta l’Ansa.

Il club calabrese, quindi, in Serie B passa da 49 a 46 punti per una penalizzazione che arriva in relazione al mancato versamento, entro il termine del 16 febbraio 2023, delle ritenute Irpef e degli emolumenti relativi alle mensilità di novembre e dicembre 2022. Il tribunale federale, inoltre, “dispone la trasmissione degli atti relativi al procedimento alla Procura Federale per ulteriori approfondimenti”.

Catania, maxi sequestro di 2 tonnellate di Cocaina rinvenuta in mare

I militari del Comando Provinciale di Catania della Guardia di finanza, unitamente a finanzieri del Gruppo Aeronavale di Messina, hanno sottoposto a sequestro 2 tonnellate circa di cocaina, rinvenuta in mare a largo delle coste orientali della Sicilia.

In particolare, nell’ambito delle specifiche attività di controllo delle acque costiere della Sicilia orientale per finalità di polizia economico-finanziaria, unità aeronavali delle Fiamme Gialle hanno individuato numerosi colli galleggianti, scortati da un dispositivo luminoso di segnalazione e tenuti insieme da reti che ne evitavano la dispersione. Da un sommario ed esterno esame è stato possibile riscontrare la particolare cura dell’imballaggio, verosimilmente diretto a evitare infiltrazioni di acqua in modo da preservarne il contenuto e, al contempo, scongiurare il pericolo di inabissamento.

Le peculiari modalità di confezionamento e la presenza di un dispositivo luminoso per consentirne il rintraccio hanno fatto ipotizzare che potesse trattarsi di un carico di sostanze stupefacenti, verosimilmente lasciato in mare da una delle navi cargo che solcano quel tratto di costa per essere successivamente recuperato e trasportato sulla terraferma. È stato, pertanto, attivato il Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di finanza di Catania il quale, anche con il supporto del Reparto Operativo Aeronavale di Palermo, ha fornito collaborazione in relazione alle attività di recupero dei colli a mare e ha inoltre coordinato le successive operazioni di messa in sicurezza del carico, svolgendo i necessari approfondimenti sul delicato contesto.

Parallelamente è stata avviata un’attività di ricognizione aerea da parte di velivoli del Gruppo di Esplorazione Aeromarittima di Pratica di Mare e della Sezione Aerea di Manovra di Catania volta a verificare l’eventuale presenza di ulteriori colli dispersi nell’area circostante a quella di rinvenimento.

Terminate le attività aeree e in mare, unità specializzate del citato Nucleo PEF di Catania hanno proceduto dunque all’ispezione dei colli, riscontrando l’effettiva presenza all’interno degli stessi di numerosi panetti contenenti sostanza biancastra in polvere che, da un preliminare esame tramite l’utilizzo di test speditivi, è risultata essere cocaina.

Sulla scorta delle evidenze emerse, informata costantemente la Procura Distrettuale della Repubblica presso il Tribunale di Catania, si è proceduto pertanto al sequestro di oltre 1.600 panetti, contenuti in circa 70 colli, per un peso lordo complessivo di quasi 2.000 chilogrammi. Indagini sono in corso per risalire agli ignoti che hanno abbandonato l’ingente carico di droga.

Denunciate 39 persone per occupazione abusiva di alloggi popolari

A Melicucco (Reggio Calabria), i Carabinieri della Compagnia di Gioia Tauro ad esito di mirata attività di controllo volta ad accertare irregolarità su diversi alloggi di edilizia popolare, gestite dall’Aterp reggina, hanno denunciato alla Procura della Repubblica di Palmi 39 persone, di cui cinque di origine straniera, per occupazione abusiva di alloggi popolari, oltre che per abuso edilizio: circa un centinaio, in particolare, le abitazioni attenzionate, al fine di verificarne la regolare occupazione.

Nello specifico l’indagine, condotta dalla Stazione Carabinieri di Melicucco, denominata “insula”, come le tipiche abitazioni popolari dell’antica Roma, ha permesso di accertare reiterate irregolarità in 15 delle unità abitative sottoposte alle verifiche da parte dei militari dell’Arma.

In particolare, nel corso dei vari controlli è stato accertato come le varie abitazioni fossero state occupate, senza alcun titolo, da singoli soggetti o da intere famiglie ovvero fossero state cedute, affittate o date in comodato d’uso gratuito a terzi dagli originari assegnatari degli immobili popolari.

In uno degli appartamenti è stato inoltre accertato un abuso edilizio, in quanto riscontrata la costruzione illecita di una porta, che impediva l’accesso agli ingressi di due appartamenti in uso a membri dello stesso nucleo familiare.

Oltre al danno economico nei confronti dell’Azienda Territoriale -in fase di quantificazione –sicuramente rilevante è stato anche il danno sociale derivato dall’occupazione abusiva degli immobili rendendoli inaccessibili a quelle famiglie realmente bisognose e regolarmente in lista, in attesa di un’abitazione a canone locativo agevolato.

Beppe Grillo a Diamante con lo show “Io sono il peggiore”. Premiato dal sindaco

Beppe Grillo a Diamante premiato dal sindaco Magorno

Successo per Beppe Grillo in scena a Diamante con il suo spettacolo “Io sono il peggiore”. Il Sindaco, Ernesto Magorno ha consegnato a Grillo un riconoscimento a nome dell’Amministrazione Comunale del centro tirrenico cosentino.

“Abbiamo voluto consegnare a Beppe Grillo – ha scritto sui canali social il Sindaco Ernesto Magorno – una riproduzione dello storico murale con Evasio Pascale e Nani Razetti, al termine della travolgente performance di ieri sera con la quale ha coinvolto, divertito e fatto riflettere il pubblico che ha riempito il Cineteatro Vittoria. Diamante ha accolto con calore, da subito ricambiato, un personaggio come Grillo che lascia sicuramente il segno, protagonista di un evento unico sul nostro territorio e che ha confermato l’importanza del Tirreno Festival, la nostra stagione teatrale invernale che quest’anno ha incassato una serie consecutiva di successi che ci rendono orgogliosi e premiano il lavoro svolto assieme al Direttore Artistico Alfredo De Luca e al Cineteatro Vittoria”.

Un riconoscimento a Grillo a nome del Tirreno Festival, dell’Accademia del Peperoncino, del Cineteatro Vittoria e dell’Amministrazione Comunale di Diamante è stato inoltre consegnato dal Direttore Artistico Alfredo De Luca.

Omicidio cittadino polacco a Reggio, due arresti

Squadra mobile Polizia
archivio

Due persone di origini pachistane, una delle quali minore, sono state arrestate dalla Squadra mobile di Reggio Calabria perché ritenute tra gli autori dell’omicidio di Przemyslaw Krzysztof Grudniewski, di 47 anni, cittadino di origini polacche, conosciuto con il soprannome di “Cristian”. Il delitto risale alla notte tra il 6 e il 7 marzo scorsi quando l’uomo, noto in città perché gestiva un autolavaggio, venne trovato privo di vita in via Italia nella sua abitazione. Leggi

I provvedimenti di fermo emessi dalla Procura di Reggio Calabria e dalla Procura dei minori, guidate rispettivamente da Giovanni Bombardieri e Roberto Di Palma, sono state convalidate dai giudici che hanno emesso due ordinanze di custodia cautelare in carcere. Su richiesta dei pm Walter Ignazitto e Giulia Scavello i due sono stati arrestati perché gravemente indiziati per l’omicidio e la rapina aggravata ai danni di Grudniewski, disabile, trovato con le mani legate con delle fascette da elettricista ed un indumento intimo conficcato con violenza nella trachea, che ne ha determinato la morte per asfissia.

Il maggiorenne identificato dalla sezione omicidi della squadra mobile è Muhammad Yaseen, di 18 anni. Stando all’attività investigativa, svolta principalmente attraverso l’acquisizione e l’analisi di numerosissime telecamere sia pubbliche che private, il giovane è stato identificato come uno dei soggetti responsabili del delitto. Yaseen e i suoi complici, infatti, si sarebbero introdotti nell’abitazione della vittima attraverso la porta finestra del balcone, che hanno raggiunto con l’ausilio di una scala, poi abbandonata durante la fuga.

Grazie agli accertamenti della polizia scientifica, inoltre, la squadra mobile è riuscita a isolare alcune impronte digitali poi attribuite agli indagati il cui allontanamento a piedi dalla casa di Grudniewski è stata filmato e ricostruito dagli inquirenti che adesso stanno cercando di ricostruire il contesto in cui è maturato il delitto.

Da Montecitorio sì alla Commissione d’inchiesta su Covid e Vaccini

La Commissione Affari Sociali della Camera adotta il testo base per l’istituzione della Commissione Bicamerale d’inchiesta sul Covid. A votare a favore sono il centrodestra unito e il Terzo Polo.

Il Pd, il M5s e Avs non partecipano alla votazione. E’ quanto si apprende al termine dei lavori della Commissione. Entro martedì 18 aprile alle 18 scade il termine per la presentazione degli emendamenti.

“Non ci hanno dato neanche un’ora di tempo per vedere il testo unificato che hanno messo a punto loro e che ci hanno appena presentato”, spiega la capogruppo di Avs alla Camera Luana Zanella, “così abbiamo deciso di uscire e di non votare”.

Sotto la lente la campagna vaccinale e le mascherine
L’intesa raggiunta in maggioranza – riporta il Sole 24 Ore – ha accelerato i tempi e così il testo riformulato può approdare a Montecitorio per il voto. In merito ai vaccini, tra le modifiche aggiunte in extremis, la commissione d’inchiesta potrà «svolgere indagini relative agli acquisti delle dosi» nonché «all’efficacia del piano vaccinale predisposto», e stimare l’incidenza degli «eventi avversi e sindromi post vacciniche denunciate», si legge nel testo, che istituisce l’organismo bicamerale che sarà composto da 15 deputati e 15 senatori. Questi ultimi dovranno indagare anche sull’acquisto di «dispositivi di protezione individuale» e medici, verificando eventuali «ritardi, carenze e criticità nella catena degli approvvigionamenti» e indagando su «abusi, sprechi, irregolarità».

Si indaga anche sulle chiusure e le attività del commissario
Un focus a parte la commissione di inchiesta dovrà dedicare ad alcune attività portate avanti dal Commissario straordinario Domenico Arcuri: nello specifico riguardanti «l’acquisto dei dispositivi di protezione individuale prodotti in Cina», la «realizzazione di strutture e unità sanitarie destinate ai pazienti affetti da Covid-19, degli hub vaccinali – le cosiddette primule – e dell’applicazione Immuni», l’acquisto «di banchi a rotelle». Più in generale l’inchiesta dovrà «valutare le misure di contenimento adottate dal Governo», individuando «eventuali obblighi e restrizioni carenti di giustificazione in base ai criteri della ragionevolezza» e verificando «il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali costituzionalmente garantite». Sotto la lente della commissione finirà in particolare «la legittimità della dichiarazione dello stato di emergenza e relative proroghe, nonché dello strumento della decretazione d’urgenza», e «l’adeguatezza ed efficacia delle misure di chiusura delle scuole».

Le polemiche sulla decisione di escludere le Regioni
Il termine per la presentazione degli emendamenti in commissione è fissato per martedì 18 aprile, poi partirà l’iter che si concluderà in aula. Ma il percorso non si annuncia facile. Il centrodestra esulta, con l’istituzione della commissione parlamentare di inchiesta sul Covid: Fratelli d’Italia «non intende sostituirsi alla magistratura, ma vuole che sia fatta chiarezza su molte vicende che suscitano legittime perplessità e dubbi sulle modalità con cui è stata affrontata la pandemia». Insorgono invece Pd e M5S, per i quali la maggioranza vuole strumentalizzare la pandemia per attaccare le opposizioni che all’epoca erano al governo. Nel mirino anche la decisione di escludere dai temi di indagine la gestione delle Regioni: secondo quanto si apprende, quest’ultima richiesta sarebbe stata avanzata dalla Lega per non vedere coinvolta nell’inchiesta la Regione Lombardia, ancora guidata dal leghista Attilio Fontana, lo stesso che gestì la pandemia. Ma, in cambio, FdI avrebbe incassato un altro risultato: quello di poter allargare l’indagine anche al piano vaccini. Altro tema che il partito di Salvini avrebbe preferito lasciar fuori, ma che invece è stato fortemente voluto da Fdi..

Opposizioni sull’Aventino, ma Terzo Polo verso la presidenza
«Un’inchiesta parlamentare sulla gestione del Covid che non possa chiamare in causa le Regioni che hanno la delega alla Sanità “è ridicola e non ha senso», commentano Pd e Cinque Stelle. «Se intendono fare una Commissione d’inchiesta farsa, con un finale già scritto che esclude l’analisi dell’operato delle Regioni» mettendo «in discussione l’utilità dei vaccini, se la faranno da soli senza il M5S», dichiara Giuseppe Conte. Dalle altre opposizioni si smarca invece il terzo polo, che vota con il centrodestra e che, secondo rumors parlamentari, potrebbe incassare la presidenza della commissione d’inchiesta con Davide Faraone. È proprio quest’ultimo a spiegare che «la nostra proposta sulla commissione Covid contiene anche le Regioni. Ripresenterò emendamenti che vanno in quella direzione. Spero che il centrosinistra e il M5S la smettano con l’Aventino e ci diano una mano per modificare questa legge».

Sbarchi, giunti a Crotone 230 migranti

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Sono arrivati la scorsa notte a Crotone 230 migranti, condotti in porto a bordo di un’unità della Guardia costiera che li aveva soccorsi al largo mentre viaggiavano a bordo di un peschereccio.

Altri duecento migranti, che si trovavano sulla stessa imbarcazione, erano stati portati ieri, sempre dalla Guardia costiera, a Roccella Ionica. Il gruppo di migranti portato a Crotone è composto da 140 egiziani, tra cui 40 minori non accompagnati; 80 siriani e dieci tra pachistani e del Bangladesh.

Le operazioni di sbarco, coordinate dalla Prefettura di Crotone, sono state gestite dal personale dell’Ufficio immigrazione e della Polizia scientifica della Questura. In porto, per verificare le condizioni di salute dei migranti, ha lavorato anche un gruppo di medici dell’Azienda sanitaria provinciale. Le persone sbarcate, una volta completate le operazioni in porto, sono state trasferite dalla Croce rossa nel centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto.

Qatargate, scarcerata Eva Kaili. Si trova ai domiciliari col braccialetto elettronico

L’ex vicepresidente del Parlamento europeo Eva Kaili, detenuta dal 9 dicembre scorso nell’ambito dell’inchiesta sul cosiddetto Qatargate, è uscita dal carcere di Haren e ha fatto rientro nella sua abitazione a Bruxelles, dove da ora si trova agli arresti domiciliari con l’obbligo di braccialetto elettronico.

La scarcerazione era stata decisa mercoledì dai magistrati. L’esponente politica ellenica ritrova oggi la figlia di due anni, dopo oltre quattro mesi di prigione.

“Mia figlia mi sta aspettando, sono molto felice che tra poco sarò con lei, la nostra lotta continuerà con la determinazione dei nostri avvocati”, ha detto Kaili ai giornalisti facendo rientro nella sua abitazione di Bruxelles dove si trova ora agli arresti domiciliari nell’ambito del cosiddetto Qatargate.

Parlando ai giornalisti dal finestrino del taxi che l’ha riportata a casa, Kaili ha aggiunto: “Parleremo presto”.

La scarcerazione di Kaili coincide con quella Antonio Panzeri, ex europarlamentare Pd arrestato anche lui quando è scoppiato lo scandalo sulle presunte tangenti trovate nel suo appartamento e in quello della Kaili. L’ex europarlamentare, scarcerato la scorsa settimana, è andato ai domiciliari con l’obbligo di braccialetto elettronico, non in Italia, ma nell’appartamento in cui risiede in Belgio come deciso dalla Camera di Consiglio di Bruxelles.

Alterava le sentenze, sospeso un avvocato

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Alterava sentenze e notificava atti di precetti a società di telefonia, per richiedere, come difensore di controparti, pagamenti di somme non spettanti. Per questo motivo la sezione di Pg della Polizia della Procura di Catanzaro ha eseguito un’ordinanza di misure cautelari, personali e reali, nei confronti di un avvocato della provincia catanzarese.

Il provvedimento, emesso dal Gip su richiesta della Procura, consiste nel sequestro preventivo della firma digitale e nella misura del divieto temporaneo di esercitare la professione di avvocato per dodici mesi.

L’ipotesi investigativa è che il legale, in qualità di difensore, abbia notificato atti di precetto relativi a sentenze alterate, inducendo in errore la società telefonica riguardo all’effettivo diritto di ottenere le somme richieste. La sezione di Pg della Polizia ha accertato che in diversi episodi, ad alcune sentenze effettivamente emesse dal Tribunale o da Giudici di pace del circondario, veniva cambiato il numero di registro generale, ad altre il nome delle parti processuali e ad altre ancora il contenuto e la decisione.

Infatti, in alcuni casi, le sentenze effettivamente emesse, erano relative a procedimenti che avevano ad oggetto materie del tutto diverse rispetto a quelle alterate. Addirittura la società non risultava neanche parte in causa.

Dall’esame delle copie autentiche è stata rilevata la contraffazione delle sentenze usate come titolo esecutivo. Il legale notificava poi alla società di telefonia, gli atti di precetto relativi alle sentenze alterate, chiedendo il pagamento di somme di denaro, asseritamente, dovute a titolo di soccombenza in giudizi civili pendenti al Tribunale, procurandosi ingiusti profitti e contestuali danni alla compagnia telefonica.

L’individuazione degli atti manomessi è stata difficoltosa in quanto i documenti falsificati hanno tratto in inganno anche addetti specializzati del settore, poiché il risultato della contraffazione era assolutamente credibile e verosimile.

L’interdizione è stata adottata tenendo conto che le condotte dell’indagato si sono concretizzate abusando del ruolo professionale e la prosecuzione delle stesse può essere impedita vietando al legale le sue funzioni.

Sbarchi, 500 migranti soccorsi in mare, in 220 a Roccella

Circa 220 migranti di varie nazionalità sono giunti nel porto di Roccella Ionica a bordo di motovedette della Guardia costiera al termine di un’operazione di soccorso compiuta al largo della costa ionica della Calabria.

Prima di essere soccorsi, ad oltre 100 miglia di distanza dalla costa calabrese, i migranti si trovavano a bordo di un motopeschereccio, verosimilmente partito dalla Libia, intercettato in alto mare da alcune unità navali e da un pattugliatore di Frontex.

Oltre 500 i profughi presenti sul motopeschereccio poi trasbordati per motivi di sicurezza su alcune unità navali italiane e sul pattugliatore di Frontex. Nel Porto di Roccella, dopo il trasferimento sulle motovedette della locale Guardia Costiera, sono giunti in 220 migranti. Gli altri profughi dovrebbero essere condotti invece in altri scali calabresi.

Dopo lo sbarco, i profughi sono stati controllati dalle forze dell’ordine e visitati da una equipe di Medici senza frontiere e dal personale medico dell’Asp di Reggio Calabria.

Successivamente tutti i migranti, su disposizione della Prefettura di Reggio Calabria, sono stati momentaneamente sistemati in una tensostruttura realizzata circa un anno e mezzo fa all’interno del porto roccellese e gestita dai volontari della Croce Rossa, della Protezione Civile e da una equipe di Medici senza frontiere.

Dopo l’identificazione e il foto-segnalamento i migranti saranno trasferiti in altre strutture regionali ritenute più idonee sia sul piano logistico, sia igienico-sanitario.

Con lo sbarco odierno – giunto dopo una “tregua” di circa 3 settimane dovuta alle cattive condizioni meteo-marine – è salito a 11 il numero degli arrivi nel porto di Roccella Ionica nel 2023, per un totale di circa 1.600 migranti. L’anno scorso gli sbarchi nello scalo marittimo roccellese erano stati 87.

Ai domiciliari nascondeva armi modificate, nuovo arresto per un 54enne

I Carabinieri della Compagnia di Crotone hanno arrestato per detenzione illegale di armi clandestine A.G., di 54 anni, già noto alle forze dell’ordine.

Nel corso di servizi predisposti dal Comando provinciale sull’intero e potenziati in occasione di queste festività Pasquali, i militari hanno effettuato una perquisizione nella casa dell’uomo dove già si trovava agli arresti domiciliari perché arrestato dalla polizia alla fine dello scorso marzo per reati dello stesso tipo.

Nascoste nei cassetti dei comodini della camera da letto e in un locale in disuso sul retro dell’abitazione ma di pertinenza della stessa, i carabinieri hanno trovato numerose munizioni di vario calibri, tre pistole a salve prive del “tappo rosso” e della matricola, ed una carabina ad aria compressa senza matricola e modificato.

Sulle armi è stata effettuata una perizia preliminare che le ha giudicate potenzialmente lesive, poiché modificate in maniera tale da poter esplodere dei proiettili caricati con della polvere da sparo.

Droga e telefonini in carcere, 22 arresti. Coinvolti agenti della Penitenziaria

E’ di 24 misure cautelari il bilancio di una operazione condotta dai carabinieri del comando provinciale di Trapani e dal Nucleo investigativo della Polizia penitenziaria, che hanno eseguito un provvedimento emesso dal giudice del Tribunale di Trapani su richiesta locale Procura della Repubblica.

Delle ventiquattro misure 17 persone sono finite in carcere, 5 agli arresti domiciliari e 2 sono destinatari di obblighi di dimora. Sono indagate, a vario titolo, per corruzione, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, abuso d’ufficio, truffa aggravata, falsità materiale commessa da Pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità ideologica, omessa denuncia di reato, evasione e accesso indebito di dispositivi idonei alla comunicazione (telefonini) da parte di soggetti detenuti, nonché ulteriori violazioni del codice dell’ordinamento penitenziario.

Il provvedimento riassume le risultanze scaturite dalle indagini dei reparti operanti, che dopo la denuncia di alcuni detenuti transitati dal penitenziario trapanese, hanno documentato (da ottobre 2019 ad oggi) presunti episodi di corruzione di alcuni agenti della polizia penitenziaria, già in servizio presso la casa circondariale “Pietro Cerulli di Trapani” che, dietro dazione di denaro o altre utilità (comprese prestazioni sessuali da parte della convivente di un detenuto), avrebbero consentito l’introduzione in carcere di sostanze stupefacenti, telefonini (oltre 50 quelli sequestrati) e altri beni (armi improprie, sigarette, profumi e altro) in favore di soggetti reclusi, anche appartenenti alla criminalità organizzata e ristretti presso i reparti di alta sicurezza.

Dalle indagini sarebbe, quindi, emerso uno spaccato inquietante della realtà carceraria trapanese, dove per la popolazione detenuta, la possibilità di utilizzare i telefoni, come strumento di comunicazione con l’esterno, sembrerebbe essere divenuta indispensabile per la quotidianità all’interno degli istituti penitenziari.

Gli investigatori avrebbero accertato le diverse modalità delle consegne in carcere. Quando queste non erano possibili mediante l’aiuto degli agenti infedeli, gli espedienti utilizzati erano i più disparati: alcuni detenuti optavano per l’occultazione del materiale in scarpe o finanche nelle cavità corporee, altri si avvalevano di tecniche “innovative” come il lancio all’interno dell’istituto penitenziario di un pallone da calcio, preventivamente “farcito” con telefoni cellulari, oppure mediante “droni” che persone specializzate mettevano a disposizione come un vero e proprio servizio di “delivery”.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, alcuni agenti infedeli avrebbero anche utilizzato certificazioni mediche attestanti falsi stati di malattia per poter svolgere lavori extra quali, ad esempio, il servizio di sicurezza presso locali notturni, oppure altre attività personali durante l’orario di lavoro.

Nel corso dell’attività investigativa (denominata “Alcatraz”) sono state complessivamente sottoposte ad indagini 30 persone, tra cui quattro agenti di polizia penitenziaria, tutti non più in servizio (di cui due non destinatari di provvedimenti cautelari). Uno degli ex agenti è indagato perché avrebbe omesso di denunciare all’autorità giudiziaria il presunto pestaggio di un detenuto ad opera di alcuni agenti penitenziari.

L’operazione è stata effettuata a Trapani, Palermo, Benevento, Bari, Porto Empedocle (Agrigento), Mazara del Vallo (Trapani) e Avola (Siracusa).

Latitanza Messina Denaro, arrestata anche Laura Bonafede

Militari del Ros dei Carabinieri hanno arrestato Laura Bonafede, di 55 anni di Campobello di Mazara, perché accusata di favoreggiamento del boss Matteo Messina Denaro e procurata inosservanza di pena, reati aggravati per avere agevolato Cosa nostra. Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Palermo su richiesta della Dda del capoluogo siciliano. La donna qualche giorno prima dell’arresto del capomafia fu immortalata in un supermercato insieme al boss di Castelvetrano (foto).

L’operazione costituisce prosecuzione dell’indagine che lo scorso 16 gennaio ha consentito al Ros di arrestare a Palermo il super latitante Messina Denaro e di trarre in arresto nella flagranza di reato, Giovanni Salvatore Luppino per procurata inosservanza di pena e favoreggiamento aggravati dalle modalità mafiose; Andrea Bonafede, classe ’63, per partecipazione ad associazione mafiosa; il medico Alfonso Tumbarello per concorso esterno in associazione mafiosa ed altri reati pure aggravati dalle modalità mafiose.

Poi Andrea Bonafede, classe ‘69, accusato di procurata inosservanza di pena e favoreggiamento aggravati dalle modalità mafiose; Rosalia Messina Denaro, sorella di Matteo, per partecipazione ad associazione mafiosa; Emanuele Bonafede e Lorena Lanceri (alias Diletta, considerata una delle amanti del boss), per procurata inosservanza di pena e favoreggiamento aggravati dalle modalità mafiose. Sono state eseguite numerose perquisizioni nella provincia di Trapani.

Incidente tra due auto e un bus, ferita una donna

Polizia stradale incidente

Un incidente che ha coinvolto due auto ed un pullman si è verificato questa mattina sulla strada statale 107 Silana Crotonese nel comune di San Fili, su un viadotto nei pressi del tratto in cui si trova un autovelox.

Sul posto sono intervenute le ambulanze della Misericordia di Cosenza del 118 e i Vigili del fuoco. Secondo quanto si è appreso, ci sarebbe un solo ferito. Si tratta di una donna di 42 anni che è stata portata in ospedale per una frattura ad una gamba.

In fase di accertamento la dinamica del sinistro da parte della Polizia stradale intervenuta sul posto. Al momento il traffico veicolare è stato deviato su percorsi alternativi per consentire i rilievi.

Tentato omicidio a Reggio, inflitti 15 anni a imputato

E’ stato condannato a 15 anni di carcere Emilio Molinetti, imputato per il tentato omicidio di Giorgio Benestare, detto “Franco”, ritenuto un esponente di spicco della cosca De Stefano-Tegano.

La sentenza è stata emessa dal Tribunale di Reggio Calabria che ha accolto la richiesta del pm della Dda Stefano Musolino.

Si è concluso così il processo di primo grado nato dall’inchiesta coordinata, oltre che dal pm Musolino, anche dal procuratore Giovanni Bombardieri, dall’aggiunto Giuseppe Lombardo e dal sostituto della Dda Walter Ignazitto.

Figlio del boss Gino Molinetti detto la “Belva” e imputato nel processo “Malefix”, Emilio Molinetti era stato arrestato assieme a Marco Geria che, lo scorso novembre, è stato condannato a 10 anni con il rito abbreviato. Entrambi erano imputati per tentato omicidio, ricettazione e danneggiamento a mezzo incendio. Tutti reati aggravati dall’agevolazione mafiosa.

Al centro del processo c’è l’attentato subito da “Franco” Benestare che si è costituito parte civile. Il boss è stato investito il 26 maggio 2021 nel quartiere Archi da un furgone Fiat Doblò bianco mentre percorreva a piedi via Croce Cimitero, riportando gravissime lesioni.

“In particolare – è scritto nel capo di imputazione – l’autista dell’autoveicolo aumentava la velocità una volta individuato il pedone e lo colpiva indirizzando la traiettoria del mezzo contro la vittima designata”. Grazie alle immagini di impianti di videosorveglianza, gli investigatori della Squadra mobile hanno ricostruito la dinamica dell’attentato ai danni di Benestare che è stato a lungo ricoverato in ospedale. Secondo l’accusa, dopo aver saputo della presenza del boss che camminava nel quartiere, gli imputati avrebbero recuperato il furgone, che era stato rubato nei mesi precedenti, e avrebbero atteso il momento propizio per tentare di ucciderlo.

Quello che in apparenza sembrava un incidente stradale, per la Dda si è poi rivelato un tentato omicidio. Dopo l’arresto, Geria ha ammesso di essere stato a bordo del furgone. Nel corso dell’interrogatorio, però, Geria non ha voluto dire con chi era. Durante il processo il pm ha spiegato che sul furgone c’era Molinetti e l’impianto accusatorio è stato accolto dal Tribunale. (Ansa)

Eyphemos, procura generale chiede l’assoluzione per l’ex senatore Siclari

L’ex senatore Marco Siclari

Dopo la condanna di primo grado a 5 anni e 4 mesi di reclusione nell’ambito del processo “Eyphemos”, la Procura generale di Reggio Calabria ha chiesto l’assoluzione per l’ex senatore di Forza Italia Marco Siclari, imputato per scambio elettorale politico mafioso. La richiesta è stata avanzata oggi dal sostituto procuratore generale di Reggio Calabria, Danilo Riva.

L’ex senatore era stato condannato perché, secondo l’accusa, sarebbe stato appoggiato dalla cosca Alvaro alle politiche del 2018. Nel capo di imputazione c’è scritto che “accettava a mezzo dell’intermediario Giuseppe Antonio Galletta, la promessa di procurare voti da parte di Domenico Laurendi, appartenente al locale di ‘ndrangheta di Santa Eufemia della famiglia mafiosa Alvaro”. Nei mesi scorsi, anche il medico Galletta è stato assolto con il rito ordinario.

Se per Siclari la stessa accusa ha auspicato l’assoluzione, per gli altri imputati il sostituto pg Riva ha chiesto la conferma della condanna. Tra questi c’è il presunto boss Domenico Laurendi, detto “Rocchellina”, al quale erano stati inflitti 20 anni di carcere, e il boss Cosimo Alvaro condannato a 17 anni e 9 mesi.

Nell’operazione “Eyphemos” era stato arrestato anche il sindaco di Sant’Eufemia d’Aspromonte e consigliere regionale di Fratelli d’Italia Domenico Creazzo che è stato assolto con il rito ordinario.

Taglia un albero e gli cade addosso, muore un giovane boscaiolo

Un boscaiolo di 33 anni, Nikolin Zoiza, di nazionalità albanese e residente a San Giovanni in Fiore, è morto oggi in un incidente avvenuto in località Conserve, nel comune di Luzzi, nel cosentino.

L’uomo, durante le operazioni di taglio di un albero d’alto fusto, è stato travolto ed è rimasto schiacciato dalla caduta dell’albero stesso perdendo la vita.

Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco del distaccamento di Rende per la rimozione del grosso albero ed il recupero della salma. Intervenuti anche i carabinieri, il medico legale, il magistrato di turno e funzionari dell’ispettorato del lavoro per gli adempimenti di competenza.

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