13 Ottobre 2024

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Crollo viadotto, governatore Occhiuto: “Queste cose non devono più succedere”

Il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto durante il sopralluogo nei pressi del viadotto crollato

“Queste cose non devono più succedere, ma bisogna impegnarsi nel vigilare maggiormente affinché non si ripetano. Sull’ambiente ho investito molto tempo e molte risorse in questo anno e mezzo di governo. Certo, ho coscienza di governare una Regione difficile, complicata, ma non risparmio energie, nonostante non passi giorno in cui si non si verifichi un’emergenza”. Lo ha detto il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, parlando con i giornalisti nel corso del sopralluogo effettuato nell’area nella quale ieri è crollato il viadotto “Ortiano 2”.

“Ho chiesto agli uffici regionali, i quali però non hanno avuto un ruolo nella realizzazione di questa strada – ha aggiunto Occhiuto – di fare degli accertamenti. Ho sentito ieri l’amministratore delegato di Anas, Aldo Isi, e anche loro faranno degli accertamenti. Ma mentre si fa tutto questo dobbiamo pretendere dal governo nazionale che risarcisca anche questa parte della Calabria che è stata condannata all’isolamento per tanti anni e che ha dovuto registrare soltanto promesse. Questo è l’emblema di come sia complicato e difficile realizzare le opere pubbliche in Italia, e di come sia ancora più complicato farle in Calabria”.

“Sono anni ormai – ha sostenuto il governatore calabrese – che i cittadini di Longobucco aspettano un strada che possa congiungere il loro paese al mare, ma hanno ascoltato soltanto promesse e registrato soltanto disastri. La soluzione non è quella di non fare la strada, ma quella di pretendere che i lavori vengano fatti bene. È una buona cosa che la strada, realizzata dalla Comunità montana, sia ora nella gestione di Anas. Per questo credo che sia doveroso chiedere alla società di verificare la qualità dei lavori sui lotti già realizzati e di accertare, come farà anche la Procura, se ci siano state responsabilità. La risposta ad un disastro non può essere quella di accettare l’isolamento. La risposta deve essere quella di fare le opere pubbliche evitando che avvengano i disastri. Per fortuna ieri il tratto di strada era chiuso, altrimenti oggi commenteremmo una tragedia”.

Da Occhiuto riunione d’urgenza: “Incredibile che crolli un ponte costruito solo 9 anni fa. Poteva essere una tragedia”

“Ho appena concluso una riunione che ho convocato d’urgenza subito dopo avere visto queste immagini incredibili”. Lo afferma il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, in un video pubblicato ieri a tarda sera su Facebook dopo aver visionato un filmato del crollo del viadotto “Ortiano 2”, sulla SS 177 Sila-Mare, nel tratto che collega Longobucco alla costa jonica.

“Si tratta di un ponte – aggiunge Occhiuto – costruito soltanto nove anni fa dai Comuni del posto, i Comuni della Comunità montana Destra Crati – Sila Greca, che crolla in questo modo. Sono immagini che ricordano il ponte di Genova, il ponte Morandi, che ha mietuto tantissime vittime. E apete perché non ci sono state vittime? Perché Anas, in modo previdente, ha chiuso questo tratto di strada, e quindi ha impedito che passassero mezzi di cantiere ed automobili. Altrimenti oggi commenteremmo una tragedia. Ho chiamato l’amministratore delegato di Anas perché mi sono compiaciuto per questa scelta”.

“Domani – dice ancora il Governatore della Calabria – andrò sul posto. E soprattutto pretenderò che tutte le responsabilità, se responsabilità ci sono, vengano accertate. Perché nel 2023 un ponte costruito soltanto nove anni prima non può cadere in questo modo”.

Carabinieri Tpc restituiscono a Museo reperti archeologici di epoca greca

C’erano anche due antichi ‘biberon’ del IV-III secolo a.C. tra i reperti archeologici restituiti dai carabinieri del Nucleo tutela del patrimonio culturale alla direzione museale della Calabria.

Si tratta di oggetti provenienti da traffici illegali che i militari del Nucleo Tpc di Cosenza hanno recuperato nell’ambito dell’indagine denominata Achei coordinata dalla Procura di Crotone e che nel novembre 2019 ha portato all’arresto di 23 persone e al sequestro di centinaia di reperti. Successivamente i carabinieri hanno poi trovato altri importanti e preziosi manufatti che sono stati restituiti nel corso di una cerimonia svoltasi al Museo di Pitagora.

Il patrimonio artistico e culturale era stato sottratto dai tombaroli coinvolti nell’indagine e venduto illegalmente anche all’estero. Alcuni dei reperti, tra cui uno specchio di fattura magno greca, un vaso ed una olla di origine etrusca sono stati individuati in una casa d’asta di Londra.

I reperti più antichi, databili tra il VI ed il III secolo a.C. sono quelli che provengono dal tempio di Apollo Aleo a Cirò Marina, dai siti archeologici di Castiglione di Paludi e di località Cerasello nel comune di Pietrapaola nel cosentino. Tra i reperti uno specchio in bronzo del V sec. a.C., un grande leikitos attica a figure nere del 500 a.C., 52 esemplari di monete in oro, rame, bronzo, argento dell’età tra V e III sec. a.C., una serie di brocche di età romana, un orinochoe modellato con corpo femminile di epoca magno greca.

“Quello che vediamo qui – ha detto il procuratore della Repubblica di Crotone – è il frutto del lavoro certosino di chi è specializzato in queste indagini. Quello che abbiamo fermato non è un semplice furto: è un furto della nostra storia perché questi reperti ci dicono cosa siamo stati e cosa dovremmo essere producendo cultura e bellezza. Prendiamo coscienza che i crotonesi producevano queste opere, che noi siamo questa bellezza”. Il vice comandante del comando carabinieri Tutela patrimonio culturale di Roma, colonnello Mario Mettifogo ha sottolineato che “La restituzione di questi reperti dona alle comunità da dove provengono la giusta importanza per la bellezza che la storia di questo territorio ha offerto”.

Il Csm vota per la conferma di Bombardieri a procuratore di Reggio

Il procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri (Ansa)

La Commissione Direttivi del Csm ha chiesto al plenum a maggioranza, con quattro voti a favore su sei, di confermare la nomina di Giovanni Bombardieri a procuratore di Reggio Calabria, annullata l’anno scorso dal Consiglio di Stato.

Due consiglieri hanno invece proposto di nominare il suo diretto concorrente, Raffaele Seccia, ex procuratore di Lucera (Foggia) ora sostituto procuratore generale in Cassazione, il cui ricorso aveva dato origine alla pronuncia di Palazzo Spada.

La scelta della maggioranza è una nuova puntata del braccio di ferro in corso tra Palazzo dei marescialli e il massimo organo di giustizia amministrativa. Che un mese fa ha emesso la seconda sentenza di ottemperanza all’annullamento disposto nel 2022, avvertendo che in caso di mancato adeguamento del Csm, dovrà intervenire il suo vicepresidente Fabio Pinelli, nominato commissario ad acta.

La nomina di Bombardieri a Procuratore di Reggio, venne deliberata dal Csm nel 2018. E poi confermata subito dopo dopo l’annullamento da parte del Consiglio di Stato.

Litiga col vicino e lo accoltella, arrestato

A seguito di un acceso diverbio scoppiato per motivi riconducibili a cattivi rapporti di vicinato, ha aggredito con un coltello l’inquilino dell’abitazione adiacente alla sua tentando di colpirlo con diversi fendenti senza, però, provocare ferite gravi.

Un uomo di 55 anni, di cui non è stato reso noto il nome, è stato arrestato a Simeri Crichi dai carabinieri della Compagnia di Sellia Marina, in flagranza di reato, con l’accusa di tentato omicidio.

Secondo quanto è stato ricostruito, la vittima assieme ad un amico si era recato nella sua abitazione estiva di Simeri Mare per effettuare la sostituzione dei climatizzatori.

Nonostante il preavviso per l’effettuazione dei lavori, i disagi dovuti al rumore e alla polvere hanno fatto perdere la calma al 55enne che dopo un primo scontro verbale è venuto alle mani con il vicino. La zuffa è terminata ma la vittima e l’amico quando stavano per andare via hanno trovato ad aspettarli vicino alla loro auto la persona arrestata che avrebbe estratto da una tasca del gilet un coltello a serramanico per poi avventarsi sul vicino colpendolo all’altezza dell’addome e del collo ma provocandogli solo ferite da taglio superficiali.

La persona colpita si è rivolta al 112 e i carabinieri, giunti sul posto, hanno trovato l’aggressore ancora in casa, visibilmente scosso. La perquisizione domiciliare ha consentito di trovare all’interno dell’abitazione del 55enne nove coltelli a serramanico di varia tipologia e dimensioni, tra cui quello utilizzato pe l’aggressione.

Omicidio Lopardo, la Dda acquisisce il fascicolo. Le ‘ndrine dietro il delitto sbagliato

La Dda di Catanzaro ha acquisito il fascicolo dell’inchiesta che era stata aperta dalla Procura della Repubblica di Castrovillari sull’omicidio di Antonella Lopardo, la quarantanovenne uccisa nella tarda serata di martedì scorso a “Sibari” di Cassano allo Ionio da due persone, armate una di mitra kalashnikov e l’altra di una pistola calibro 9, il cui obiettivo era il marito della donna, Salvatore Maritato, di 53 anni, presunto esponente della cosca Forastefano della ‘ndrangheta.

L’acquisizione del fascicolo è stata motivata dalla natura sicuramente mafiosa dell’omicidio, il cui movente sarebbe da ricercare in una vendetta nei confronti di Maritato per questioni che i carabinieri del Reparto operativo del Comando provinciale di Cosenza, che stanno svolgendo le indagini, stanno tentando di accertare.

Intanto oggi pomeriggio, nell’ospedale di Rossano, il medico legale, Vannio Vercillo, e il perito, Luca Chianelli, effettueranno l’esame autoptico e la perizia balistica sul corpo di Antonella Lopardo. (Ansa)

Crollo viadotto in Sila, la Procura di Castrovillari apre una inchiesta

La Procura della Repubblica di Castrovillari ha aperto un fascicolo sul crollo avvenuto ieri di una parte del viadotto “Ortiano 2”, lungo la strada statale 177 Dir nel territorio del comune di Longobucco, in provincia di Cosenza.

A provocare il cedimento della struttura sarebbero state le piogge incessanti e la conseguente piena del fiume Trionto.

Il crollo non ha provocato conseguenze per le persone grazie al fatto che l’Anas, nel primo pomeriggio di ieri, aveva bloccato, in precauzionale il transito di mezzi leggeri e pesanti lungo tutta la statale. Il viadotto era stato aperto al traffico nel 2015 dalla Regione Calabria e l’Anas ne aveva acquisito la gestione nel 2019. La ss 177 è nota anche come “Sila-Mare”. Doveva essere il collegamento tra i monti silani con il mare Jonio.

Reati tributari e autoriciclaggio, arresti, interdizioni e sequestri. Coinvolto calabrese vicino a clan

E’ stata eseguita stamane un’articolata ordinanza nell’ambito di un’importante operazione condotta dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Pavia coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano, tesa a contrastare la perdurante infiltrazione della criminalità organizzata nell’economia legale della Regione e, in particolare, nella provincia di Milano. Ciò attraverso una serie di società gravitanti anche intorno agli interessi economici di uno dei principali indagati, un pregiudicato italiano di origini calabresi, ritenuto “vicino” alle cosche di ‘ndrangheta dei Mancuso di Limbadi (VV) e dei Pesce di Rosarno (RC). Tale pregiudicato era già stato arrestato a fine 2019 insieme ad altre otto persone in una precedente operazione, diretta sempre dalla DDA di Milano, in quanto a capo di un sodalizio criminale che aveva investito i proventi derivanti dal traffico di sostanze stupefacenti in una catena di ristoranti-pizzerie nel milanese, di cui egli era socio occulto per eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali.

Il provvedimento di custodia cautelare emesso dal G.I.P. presso il Tribunale di Milano su richiesta avanzata dalla Procura Distrettuale, è stato eseguito dalle Fiamme Gialle che sono intervenute con circa 100 militari nelle province di Milano, Monza-Brianza e Crotone per arrestare 9 cittadini italiani, tra promotori e partecipi al sodalizio criminale, fra cui i rappresentanti legali e di fatto di molte delle aziende coinvolte e due professionisti. Per 6 soggetti è stata disposta la custodia cautelare personale in carcere e per 3 quella degli arresti domiciliari. Nel medesimo provvedimento, il GIP ha disposto per ulteriori 6 persone coinvolte il divieto temporaneo di esercitare e ricoprire uffici direttivi di imprese e persone giuridiche nonché il sequestro preventivo dei proventi illeciti per complessivi 15,7 milioni di euro, frutto dell’evasione posta in essere attraverso l’emissione di fatture false per oltre 43 milioni di euro dalle società coinvolte negli accertamenti dei finanzieri.

Nello specifico, la prima fase delle investigazioni consentiva di delineare la struttura e i partecipanti al sodalizio criminale dedito alla commissione di plurimi reati tributari, con a capo un imprenditore operante nel nord milanese, coadiuvato da alcuni familiari, in stretto contatto con un professionista attinto da plurimi precedenti di polizia e già emerso in altra indagine del Nucleo PEF della Guardia di Finanza di Pavia quale promotore di una similare associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di reati fiscali.

Durante le successive indagini delegate alla Guardia di Finanza venivano quindi individuate numerose società, riconducibili agli indagati, generalmente fornitrici di servizi/manodopera, costituite e gestite da meri prestanome privi di capacità imprenditoriali, senza una struttura organizzativa, mezzi propri e uffici, che concentravano la propria operatività in pochi anni attraverso l’emissione e l’utilizzo reciproco di fatture per operazioni in parte/del tutto inesistenti per poi essere cessate o messe in liquidazione prima che gli uffici finanziari potessero avviare eventuali controlli fiscali e/o sul lavoro. Le fatture emesse riguardavano anche l’utilizzo di strumentazioni e, talvolta, il noleggio di macchinari senza averne l’effettiva disponibilità come per le attrezzature necessarie per l’espletamento dell’attività e l’organizzazione del personale che erano in capo alle società committenti operanti in diverse province lombarde in parte beneficiarie delle false fatturazioni.

Gli accertamenti, sviluppatisi anche attraverso l’approfondimento di numerose segnalazioni di operazioni sospette sui soggetti indagati nonché con l’esecuzione di approfondite indagini finanziarie, hanno quindi portato alla segnalazione all’A.G. inquirente di 15 persone, a vario titolo, per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati tributari con connessi profili di autoriciclaggio, e a proporre il sequestro preventivo ex art. 321 c.p.p. del profitto dei reati corrispondente alle imposte evase dalle aziende coinvolte.

Contemporaneamente ai provvedimenti cautelari viene pertanto data esecuzione anche al sequestro preventivo in via diretta nei confronti delle società coinvolte e per equivalente nei riguardi degli indagati per gli importi a ciascuno ricondotti, finalizzato alla confisca dei profitti dei reati tributari individuati che riguarda conti correnti bancari, denaro contante, attività finanziarie, beni mobili e immobili fino al valore complessivo di oltre 15 milioni di euro.

Crollo viadotto in Sila, consiglieri regionali minoranza: “Accertare le cause”

I consiglieri regionali Mimmo Bevacqua (Pd) e Davide Tavernise (M5s), in una nota, esprimono “solidarietà e vicinanza alla Comunità longobucchese dopo il crollo di uno dei viadotti della strada Longobucco-Mare, che era considerata – affermano – l’unica possibilità reale di collegamento con la costa Jonica per interrompere la condizione di isolamento in cui da anni versava e versa la cittadinanza del comprensorio e che era stata al centro di tante battaglie politiche e sociali portate avanti nel recente passato”.

“La chiusura della strada, decisa poco prima del crollo – aggiungono Bevacqua e Tavernise – ha evitato quella che poteva essere un tragedia.

Sicuramente gli eventi metereologici estremi e il fiume in piena saranno stati parte della causa del crollo, ma è evidente che non ci si può ritrovare sempre impreparati.

Evitato il peggio, è il momento di procedere ad una verifica rapida e puntuale delle eventuali responsabilità nella costruzione e nella manutenzione del ponte. Sia i tecnici dell’Anas che la Regione dovranno immediatamente procedere alle opportune verifiche e stabilire cause e responsabili del crollo.

A tal fine, nei prossimi giorni, presenteremo un’interrogazione dettagliata volta a fare chiarezza su tale vicenda, che rischia di cancellare quel progetto sognato per lungo tempo dalla comunità longobucchese”.

“Così come rilanceremo la discussione – dicono ancora i due consiglieri regionali – in ordine alla necessità di riprendere con forza l’attività di prevenzione dei fenomeni legati al dissesto idrogeologico per farla diventare centrale nell’agenda politica del Governo regionale che, invece, sembra averla completamente dimenticata”.

Maltempo nel Cosentino, crolla un viadotto sul Fiume Trionto

A causa delle piogge incessanti e della piena del fiume Trionto è crollata una parte del viadotto “Ortiano 2”, lungo la strada statale 177 direzione “di Longobucco”, nel territorio silano del comune omonimo, in provincia di Cosenza.

Il crollo della campata centrale non ha provocato conseguenze per le persone grazie al fatto che l’Anas, nel primo pomeriggio di oggi, aveva provveduto, in via precauzionale, ad interdire il transito di mezzi leggeri e pesanti lungo tutta la statale. Sull’arteria a causa dela forte ondata di maltempo si sono anche registrate anche frane.

Il viadotto, lungo 200 metri, era stato aperto al traffico nel 2015 dalla Regione Calabria e l’Anas ne aveva acquisito la gestione nel 2019. Le cause del crollo sono in corso di accertamento da parte dei tecnici di Anas, fa sapere la stessa società. Intanto la procura di Castrovillari ha aperto una inchiesta per accertare le responsabilità di un’opera costata diversi milioni di euro e crollata dopo appena nove anni.

L’ambientalista Angelo Bonelli, dei Verdi, dopo il crollo ha postato un video su fb che mostra le immagini del cedimento.

“Poche ore fa il ponte sul fiume Trionto in Calabria – commenta Bonelli – è crollato a causa del maltempo. Matteo Salvini vuole sperperare 15 mld di € per realizzare un’opera inutile e dannosa come il ponte sullo stretto di Messina, mentre l’Italia affonda e i ponti crollano. Questa politica è un crimine contro l’ambiente e i soldi degli italiani! Vergogna”.

Cina e India si astengono all’Onu su aggressione russa, ma il mainstream dice il contrario

Non corrisponde al vero che Cina e India abbiano votato a favore contro l’aggressione russa in Ucraina in una sessione delle Nazioni Unite in cui c’era una in discussione la risoluzione. I due giganti asiatici sul punto si sono in realtà astenuti, mentre sui media occidentali viene titolato che i due paesi hanno votato a favore della condanna dell’operazione militare speciale di Mosca.

Cina e India hanno votato sì nel complesso alla risoluzione dal titolo “Cooperazione tra le Nazioni Unite e regionali e altre organizzazioni: cooperazione tra Nazioni Unite e Consiglio d’Europa” ma si sono astenute sul passaggio più delicato in cui si fa riferimento all’aggressione da parte della Federazione Russa contro l’Ucraina”, e “contro la Georgia prima di quella”. Lo precisano fonti diplomatiche alle Nazioni Unite citate da molti media.

La Cina ha votato a favore della Risoluzione nel suo complesso, seguendo il tradizionale atteggiamento di Pechino a sostegno delle Organizzazioni regionali. Fonti diplomatiche Onu precisano che “sarebbe stato grave” se la Cina avesse negato il voto al documento nel suo insieme solo per una frase inserita in un documento di dieci pagine.

Il paragrafo che ha generato incomprensioni tra i media è il numero 9, a pagina 2, dove si afferma “riconoscendo anche che le sfide senza precedenti che l’Europa si trova ad affrontare a seguito dell’aggressione da parte della Federazione Russa contro l’Ucraina, e contro la Georgia prima di quella, e la cessazione come membro della Federazione Russa nel Consiglio d’Europa, chiede un rafforzamento della cooperazione tra Nazioni Unite e Consiglio d’Europa, in particolare in modo da ripristinare prontamente e mantenere pace e sicurezza basate su rispetto della sovranità, integrità territoriale e indipendenza politica di ogni Stato, assicura il rispetto dei diritti umani e della legge internazionale umanitaria durante le ostilità, provvede risarcimenti alle vittime e consegna alla giustizia tutti coloro responsabili di violazione alla legge internazionale”.

Questo paragrafo ha ottenuto 81 sì, 10 no e 48 astenuti, tra cui Cina, India e Brasile. La Russia ha votato no, così come Bielorussia, Iran, Siria, Sudan, Cuba e Corea del Nord. L’Italia, come Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania, Spagna, Ungheria e, naturalmente, Ucraina, è tra gli 81 Paesi che hanno votato sì.

Il tweet con cui l’Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari esteri, Josep Borrell, aveva salutato il voto a favore della Risoluzione da parte di Cina e India, viene considerato come “tecnicamente” non corretto, perché i due Paesi in realtà si sono astenuti nel passaggio in cui si condanna la Russia a ruolo di aggressore. Il timore, adesso, è che, alla luce dei commenti ufficiali, Pechino e Delhi possano irrigidirsi ulteriormente in futuro.

L’opposizione austriaca chiede di revocare le sanzioni alla Russia: “Sono autodistruttive”

“Vienna deve abbandonare immediatamente le sanzioni autodistruttive contro la Russia”. Lo ha affermato il leader del Partito della libertà austriaco nazionalista di destra (APS, in tedesco – FPÖ) Herbert Kickl, le sue parole sono citate nel comunicato dell’organizzazione citato da Ria Novosti.

“Il tasso di inflazione in Austria è chiaramente più alto che in molti altri paesi dell’UE. L’inflazione estrema in Austria non è caduta dal cielo, il driver di prezzo numero uno è la politica errata del governo”, ha affermato.

Come ha spiegato l’esponente politico, attraverso l’inazione e politiche sbagliate, il governo ammette che ora una parte significativa della popolazione non può più permettersi la vita di tutti i giorni e molti stanno diventando notevolmente più poveri.

“Finalmente abbiamo bisogno delle misure efficaci che noi, i membri del Partito della Libertà, chiediamo da tempo: limitare i prezzi degli alimenti di base, dell’energia e del carburante attraverso massicci tagli fiscali fino all’abolizione totale, un vero contenimento delle prezzi delle case in affitto e un immediato da sanzioni autodistruttive contro la Russia”, Kickl ha elencato le sue richieste.

Kickl ha osservato che, introducendo misure economiche, Vienna non è stata in grado di influenzare l’operazione speciale russa, ma allo stesso tempo ha fatto soffrire i propri cittadini.

In precedenza, Statistics Austria ha riferito che, secondo una previsione preliminare, il tasso di inflazione nell’aprile 2023 sarà del 9,8%, ovvero lo 0,8% in più rispetto al mese precedente.
Mosca ha ripetutamente affermato che il Paese farà fronte alla pressione delle sanzioni che l’Occidente ha iniziato a esercitare sul Paese diversi anni fa e continua ad aumentare. La Russia ha osservato che all’Occidente manca il coraggio di riconoscere il fallimento delle misure restrittive.

Negli stessi paesi occidentali, più di una volta si è sentita l’opinione che le sanzioni anti-russe fossero inefficaci.

Il presidente Vladimir Putin ha precedentemente affermato che la politica di contenimento e indebolimento della Russia è una strategia a lungo termine per gli Stati Uniti e i suoi alleati e le sanzioni hanno inferto un duro colpo all’intera economia globale. Secondo lui, l’obiettivo principale dell’Occidente è peggiorare la vita di milioni di persone.

Attentato con Droni sul Cremlino, Kiev nega. Ira di Mosca: “Ci saranno ritorsioni”

“Kiev mercoledì notte ha cercato di colpire droni sulla residenza del Cremlino di Vladimir Putin”. Lo ha riferito l’amministrazione presidenziale citato dai media russi Tass e Ria Novosti.

“Due veicoli aerei senza equipaggio erano puntati contro il Cremlino. A seguito di azioni tempestive intraprese dai servizi militari e speciali che utilizzano sistemi di guerra radar, i droni sono stati disabilitati”, afferma l’ufficio stampa.

A seguito dell’attacco, nessuno è rimasto ferito, lo stato di emergenza non ha influito sul programma di lavoro del capo dello stato.

Il portavoce presidenziale Dmitry Peskov ha detto a Ria Novosti che Putin non era al Cremlino al momento dell’attacco dei droni ucraini, oggi lavora in una residenza vicino a Mosca a Novo-Ogaryovo. I piani per tenere una parata sulla Piazza Rossa il 9 maggio rimangono invariati, ha detto.

Mosca ha considerato le azioni di Kiev come un atto terroristico pianificato e un attentato al presidente alla vigilia del Giorno della Vittoria. La parte russa si riserva il diritto di rispondere a questo attacco, dove e quando lo riterrà opportuno. Un modo per dire che vi saranno ritorsioni.

Da parte sua Kiev nega la partecipazione all’attacco notturno al Cremlino. Secondo Agence France-Presse e Strana.ua, il consigliere del capo dell’ufficio presidenziale Mikhail Podolyak e l’addetto stampa del capo di stato Serhiy Nikiforov hanno dichiarato che l’Ucraina non è coinvolta.

“Il presidente ucraino Vladimir Zelensky ha dichiarato che l’Ucraina non attacca Mosca, ma combatte solo sul proprio territorio”. E’ scritto sulla Tass.

“Posso ripetere questo messaggio. Penso che sarà chiaro a tutti. Non attacchiamo [il presidente russo Vladimir] Putin o Mosca. Combattiamo sul nostro territorio, difendiamo le nostre città e i nostri villaggi”, ha detto in una conferenza stampa congiunta con i capi di governo del Nord Europa a Helsink, commentando l’attacco notturno di droni al Cremlino.

A marzo, Vladimir Putin ha parlato in un’intervista con il giornalista Pavel Zarubin del suo appartamento nella residenza del Cremlino, dove ultimamente ha trascorso molto tempo. Il presidente ha notato che lavora lì e spesso pernotta.

Ogni giorno volano su Mosca trecento droni 

Ogni giorno vengono ricevute circa 300 segnalazioni di droni che sorvolano Mosca, hanno riferito mercoledì i servizi di emergenza citati dalla Tass.

“Mosca riceve una media di circa 300 segnalazioni di droni che sorvolano la città ogni giorno”, ha detto la fonte.

Il 3 maggio le autorità di Mosca hanno introdotto il divieto di tutti i veicoli aerei senza equipaggio che sorvolano la città, ad eccezione di quelli necessari per le esigenze statali. Il protocollo corrispondente è stato firmato durante una riunione del centro di crisi di Mosca, ha riferito il municipio a TASS mercoledì.

Incidente stradale sulla statale 106 a Cropani Marina, un morto

Un uomo di 77 anni, Rosario Panaia, è morto in un incidente stradale avvenuto sulla strada statale 106 all’altezza del bivio di Cropani Marina, in provincia di Catanzaro.

L’uomo era a bordo di una vettura che, per cause che sono in corso di accertamento, si è scontrata con un mezzo pesante.

Sul posto sono intervenuti gli operatori del 118 che hanno constatato il decesso dell’uomo, i vigili del fuoco e i carabinieri della Compagnia di Sellia Marina che hanno avviato i rilievi per ricostruire la dinamica dell’incidente. Il tratto della statale 106 interessato è rimasto temporaneamente chiuso con ripercussioni sul traffico veicolare.

Le squadre dell’Anas hanno lavorato per consentire il ripristino della viabilità.

Maxi tamponamento sull’A2 tra Pizzo e Sant’Onofrio, dieci feriti

E’ di dieci persone ferite, nessuna delle quali in modo grave, il bilancio di un maxi tamponamento avvenuto stamani sulla A2 Autostrada del Mediterraneo tra gli svincoli di Sant’Onofrio e Pizzo in direzione nord. Lo scontro, avvenuto per cause in corso di accertamento, ha coinvolto più veicoli di cui uno pesante. Il traffico veicolare è stato deviato all’uscita obbligatoria nello svincolo di S. Onofrio con rientro allo svincolo di Pizzo.

La Centrale operativa del 118, appena scattato l’allarme, ha inviato sul posto due ambulanze che hanno provveduto a stabilizzare gli infortunati e a trasferirli all’ospedale “Jazzolino” di Vibo Valentia. Nella maggior parte dei casi le persone coinvolte nell’incidente stradale hanno riportato solo contusioni varie.

Nessuno di loro, comunque, versa in condizioni critiche o in pericolo di vita. Sul posto sono intervenuti gli operatori dell’Anas e il soccorso meccanico per consentire le operazioni di ripristino della normale transitabilità dell’arteria. (Ansa)

Incidente sulla statale 107 a San Giovanni in Fiore, un morto

ambulanza

Un uomo di circa 50 anni è morto in un incidente stradale avvenuto sulla Strada statale 107 “Silana-Crotonese”, nel comune di San Giovanni in Fiore.

Per cause in corso di accertamento, in località Torre Garga nel territorio del comune silano, si sono scontrati un mezzo pesante e una Fiat Panda.

Nell’impatto ha avuto la peggio il conducente dell’utilitaria. Gli operatori sanitari del 118 giunti sul luogo dell’impatto non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso.

La statale è rimasta chiusa e il traffico è stato deviato su un percorso alternativo. Presenti anche le forze dell’ordine che hanno avviato gli accertamenti per ricostruire la dinamica dell’accaduto. Al lavoro anche gli operatori dell’Anas per il ripristino della normale transitabilità dell’arteria.

Omicidio a Cassano, i killer hanno sparato da finestra sbagliando persona

Non ha aperto la porta di casa, che tra l’altro era blindata, ma le hanno sparato attraverso una finestra. È stata uccisa così ieri sera a Sibari di Cassano allo Ionio, Antonella Lopardo, moglie di Salvatore Maritato, presunto esponente della cosca Forastefano della ‘ndrangheta e reale obiettivo dell’agguato. Lo riporta l’Ansa.

Gli assassini, armati di un kalashnikov e di una pistola, hanno sparato nel momento in cui hanno intravisto un’ombra profilarsi da dietro una tenda attraverso una finestra. E ritenendo che si trattasse di quella di Maritato, che, tra l’altro, si trovava nella stessa stanza, hanno aperto il fuoco. A complicare la situazione, poi, è stata l’oscurità che regnava nella zona.

E’ da escludere, tra l’altro, che gli assassini abbiano sparato sapendo che i colpi avrebbero raggiunto e ucciso Antonella Lopardo. Da qui l’ipotesi fondata che i due assassini volessero uccidere in realtà Salvatore Maritato. Un’azione di cui gli investigatori stanno esaminando attentamente movente e dinamica. Anche perché la personalità criminale di Salvatore Maritato, non particolarmente spiccata, non giustificherebbe, secondo quanto é emerso dalle prime indagini, un’azione omicida così eclatante.

Forte ondata di maltempo in Emilia Romagna, allagamenti, danni e dispersi

Forte ondata di maltempo in Emilia Romagna, con ingenti danni e dispersi e almeno una vittima. Due dispersi a Fontanelice, in provincia di Bologna, dove è crollata una casa: a dirlo il sindaco metropolitano Matteo Lepore.

Sul posto anche un elicottero del Reparto volo di Bologna. Le operazioni di soccorso sono in atto. E un uomo di oltre 80 anni è morto in mattinata a Castel Bolognese (Ravenna), travolto dalle acque del Senio esondato. Secondo le prime ricostruzioni, l’uomo sarebbe andato in bicicletta in una strada che era stata chiusa per precauzione e sarebbe morto annegato. I carabinieri stanno cercando di ricostruire la dinamica dei fatti.

“E’ una situazione molto difficile, è crollato un pezzo di argine e abbiamo evacuato una frazione predisponendo il palazzetto per l’accoglienza”, ha detto all’Ansa Luca Della Godenza, sindaco di Castel Bolognese. “Abbiamo chiuso le scuole per precauzione – prosegue il sindaco – e ci sono grossi disagi agli spostamenti per lo stop dei treni e per l’acqua che ha invaso la via Emilia”.

“Siamo particolarmente preoccupati per l’area metropolitana – ha detto poi Lepore -. Il quantitativo di pioggia caduto è molto elevato, bisogna prestare molta prudenza. Nonostante i disagi dobbiamo continuare a monitorare e lavorare”.

Ed è stata sospesa in mattinata la circolazione ferroviaria in alcune zone: fra Faenza e Forlì (linea Bologna-Rimini), Russi e Lugo (linea Bologna-Ravenna), Russi e Granarolo (linea Faenza-Ravenna) e fra Lavezzola e Mezzano (linea Ferrara-Ravenna). La sospensione, hanno spiegato le Fs, è stata resa necessaria per l’innalzamento del livello di guardia dei fiumi Montone, Lamone, Senio e Santerno dovuto alle forti e prolungate piogge. Sul posto tecnici di Rfi in contatto con Prefettura e Protezione Civile. I treni in viaggio sono stati fermati nelle stazioni.

Disagi nel Modenese: fiume Secchia in piena dopo giorni di pioggia, mentre in centinaia sono state evacuati nel Ravennate. Al momento, a causa esondazioni da maltempo, le persone evacuate su tutta la provincia di Ravenna sono circa 450, perlopiù concentrate verso i confini con l’Imolese. In molti centri sono stati predisposti palazzetti dello sport, palestre e altre strutture per l’accoglienza.

Il capo dipartimento della Protezione Civile, Fabrizio Curcio si sta recando nelle zone colpite per incontrare le autorità locali e fare il punto sulle attività di protezione civile in corso. Lo rende noto il Dpc Anche un team di funzionari del dipartimento della Protezione Civile è in partenza per dare supporto al sistema di protezione civile regionale. Il dipartimento continua a seguire l’evoluzione dei fenomeni in continuo contatto con il territorio.

La pioggia intanto ha smesso di flagellare le aree colpite dalle piene in Emilia-Romagna. Non piove più, infatti, nella pianura fra Bologna e Ravenna dove gli affluenti del Reno hanno rotto gli argini in più punti. Oltre a far defluire la piena il fatto che abbia smesso di piovere rende anche meno complicate le varie operazioni di protezione civile. Rimangono comunque gli appelli da parte dei Comuni (come quello di Russi dove il Lamone ha rotto gli argini) a non accedere per nessun motivo agli argini dei fiumi, sia per la pericolosità della potenza dell’acqua, sia per non intralciare eventuali soccorsi.

A Conselice l’accoglienza è stata organizzata al Palazzetto dello Sport: “Ricordo che chiunque può portarsi al Palazzetto dello sport ed è bene che porti con sé una coperta”, ha avvisato la sindaca Paola Pula.

Ponti chiusi anche nel Modenese, mentre la Statale della Futa, in Appennino, è stata chiusa a Loiano per frana. Chiuse anche diverse provinciali nel Bolognese. Sempre per una frana che ha provocato la rottura della tubazione principale, l’erogazione del gas è stata interrotta in tutta Predappio Alta. (Forlì-Cesena).

Notte di intenso lavoro, quella trascorsa, anche per i vigili del fuoco di Forlì-Cesena. Decine e decine gli interventi provocati dalle forti piogge, con frane, smottamenti e allagamenti. Nei comuni di Dovadola e Modigliana è stato necessario evacuare 12 persone. Particolarmente delicata la situazione nel bacino del fiume Tramazzo, dove a causa di diverse frane è stato necessario intervenire su numerose strade e sulle linee elettriche. Problemi anche a Predappio alta a causa dei danni provocati da una frana alla conduttura del gas, causando l’interruzione dell’erogazione.

Ragazzino spara in una scuola di Belgrado, 9 morti. Legale: “Autore non punibile”

Un allievo quattordicenne di una scuola media di Belgrado ha sparato stamane alcuni colpi di pistola all’interno dell’istituto uccidendo otto compagni di scuola e il custode dell’istituto. Altri sei ragazzi e una insegnante sono rimasti feriti.

Lo ha reso noto il ministero dell’interno serbo, precisando che il ragazzo è stato poi arrestato. La sparatoria, riferiscono i media, è avvenuta verso le 8.40 nell’istituto scolastico Vladislav Ribnikar, nel quartiere centrale Vracar della capitale serba.

Il ragazzo, un allievo al settimo anno della scuola media del quale sono state fornite le sole iniziali K.K., ha aperto il fuoco con una pistola che gli inquirenti ritengono appartenesse al padre.

L’alunno di seconda media, secondo alcune testate, ha sparato prima al custode e poi a otto studenti che erano nel corridoio, uccidendoli sul colpo.

Ragazzo non è punibile

Kosta K., l’autore della strage alla scuola di Belgrado, secondo la legge serba non è penalmente responsabile poiché non ha ancora compiuto 14 anni. Lo ha detto l’avvocato Aleksandar Cvejic, citato dalla Tanjug. L’adolescente sarà trasferito in un dipartimento speciale di una clinica psichiatrica.

Intanto, la polizia serba ha arrestato i genitori del ragazzo. L’adolescente conosceva il codice della cassetta di sicurezza in cui il padre metteva le armi. Il capo della polizia di Belgrado Veselin Milić ha spiegato alla Cnn che il ragazzo aveva in una borsa una pistola da 9mm, un’altra di piccolo calibro e una bottiglia molotov.

Sembrerebbe che il padre fosse solito portare il figlio al poligono di tiro. Mentre per quanto riguarda la madre, al momento non è chiara quale sia l’accusa nei confronti della donna.

‘Ndrangheta, decine di arresti in Europa: “Più grande blitz contro mafia calabrese”

“L’operazione europea ‘Eureka’ contro la ‘ndrangheta ha portato questa mattina a circa 150 perquisizioni in otto Paesi europei. Si tratta senza dubbio della più grande operazione mai realizzata contro la mafia calabrese in Europa”.

Lo riferiscono i portavoce della procura federale belga in conferenza stampa. “Più di mille poliziotti sono stati coinvolti nelle perquisizioni questa mattina in Germania e tremila in Italia”, spiegano i portavoce, indicando che i raid hanno toccato anche “Spagna, Portogallo, Francia, Romania e Slovenia”.

“Ci sono elementi per pensare che le persone arrestate” in Belgio questa mattina “fossero connessi al traffico di cocaina tra il Sud America e l’Europa e ci sono indicazione sufficienti per pensare che il porto di Anversa fosse utilizzato per tale traffico”, ha detto il magistrato belga, Antoon Schotsaert, a margine della conferenza stampa sull’operazione condotta in otto Paesi, tra cui il Belgio. “Le quantità in arrivo fanno ragionevolmente pensare che il mercato finale della droga non fosse solo il Belgio”, ha spiegato Schotsaert.

“Gli arresti totali in Belgio sono stati tredici, sette dei quali con mandato d’arresto europeo emesso dall’Italia che ne ha chiesto la consegna alle autorità italiane”, ha aggiunto Schotsaert, precisando che “i tempi di consegna all’Italia potrebbero richiedere alcuni mesi a secondo della loro posizione davanti ai giudici”. Sono stati inoltre sequestrati tre veicoli di lusso, almeno 20mila euro in contanti e diverse armi proibite

Sei tonnellate di cocaina sono state movimentate tra il maggio 2020 e il gennaio 2022 dalle cosche di ‘ndrangheta colpite stamani dall’operazione “Eureka”, tre delle quali sono state sequestrate dagli investigatori. Nel corso delle indagini sono stati registrati i contatti tra le cosche più rilevanti del mandamento ionico reggino con esponenti del clan del Golfo, l’organizzazione paramilitare colombiana impegnata nel narcotraffico internazionale. I carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Reggio Calabria, infatti, hanno ricostruito numerosi episodi di importazione della droga che arrivava, via mare, nei porti Gioia Tauro, Anversa e Colon.

Gli investigatori hanno ricostruito anche i flussi di soldi riconducibili alle compravendite dello stupefacente che venivano gestiti da organizzazioni composte da soggetti di nazionalità straniere, specializzati nel pick-up money, o da spalloni che spostavano denaro contante sul territorio europeo. Le movimentazioni hanno interessato Panama, Colombia, Brasile, Ecuador, Belgio e Olanda. Complessivamente sono circa 22 milioni e 300mila euro le somme spostate con queste modalità. Soldi che in parte sarebbero stati reimpiegati nell’acquisto di auto e beni di lusso, nonché utilizzati per avviare e finanziare attività commerciali in Francia, Portogallo e Germania, ove venivano anche riciclati sfruttando attività di autolavaggio. Sequestri di società e beni e arresti sono stati eseguiti anche in Germania.

Coordinata dal capo della Direzione nazionale antimafia Giovanni Melillo, l’indagine “Eureka” si è sviluppata nell’ambito di due squadre investigative comuni: una intercorsa tra la Dda di Reggio Calabria diretta da Giovanni Bombardieri, e le Procure tedesche di Monaco I, Coblenza, Saarbrücken e Düsseldorf; l’altra tra la Dda reggina, l’Ufficio del giudice istruttore del Tribunale di Limburg ed il Procuratore federale di Bruxelles. Entrambe le squadre investigative sono state coordinate da Eurojust, che ha assicurato il massimo supporto operativo, attraverso il componente italiano Filippo Spiezia.

In contemporanea al blitz dei carabinieri in Calabria, che ha riguardato numerosi Paesi europei e l’Australia, e alle operazioni delle Dda di Milano e Genova, le autorità giudiziarie belghe e tedesche stanno eseguendo rispettivamente 15 e 24 provvedimenti restrittivi, emessi dalle locali autorità giudiziarie, a carico di ulteriori indagati per reati in materia di narcotraffico e riciclaggio. Il gip di Reggio Calabria, su richiesta della Dda, ha disposto il sequestro preventivo di beni per circa 25 milioni di euro. Il provvedimento è stato eseguito in Italia, Portogallo, Germania e Francia ed ha riguardato società commerciali e beni mobili e immobili.

L’inchiesta ha fotografato l’esistenza e l’operatività di tre maxi-associazioni criminali finalizzate al traffico internazionale di droga, facenti capo alle più potenti famiglie di ‘ndrangheta dell’area ionica. L’indagine, infatti, ha riguardato le cosche Pelle, Strangio, Nirta, Giampaolo, Mammoliti e Giorgi, che hanno sedi decisionali nel reggino e ramificazioni e basi logistiche in varie regioni d’Italia e all’estero.

L’inchiesta è partita nel giugno 2019, grazie al raccordo tra i carabinieri e la polizia federale belga che stava investigando su alcuni soggetti ritenuti vicini alla cosca Nirta di San Luca attiva a Genk. In un primo momento, era orientata verso alcuni esponenti della famiglia Strangio, detti “Fracascia”, riconducibili alla cosca Nirta. Progressivamente sono state estese a diverse famiglie della Locride, interessando anche il locale di Bianco. I soldi del narcotraffico venivano riciclati nei settori della ristorazione, del turismo e immobiliare.

La prima associazione ricostruita riguarda la famiglia Nirta “Versu” di San Luca che aveva un’articolazione in Brasile rappresentata dal latitante Vincenzo Pasquino, catturato nel 2021 insieme al boss Rocco Morabito. La seconda è riferibile alla famiglia Mammoliti “Fischiante” di Bovalino con articolazioni in Puglia, Abruzzo, Lazio, Toscana e Lombardia e contatti diretti con i fornitori sudamericani di cocaina e con trafficanti internazionali quali Denis Matoshi, attualmente latitante a Dubai. La terza, invece, fa capo alla famiglia Strangio “Fracascia” collegata con le cosche Nirta-Strangio coinvolte nel 2007 nella strage di Duisburg. Questa terza organizzazione, secondo gli investigatori, aveva stabili articolazioni a Genk (Belgio), Monaco di Baviera (Germania), in Spagna e a Camberra (Australia).

L’inchiesta ha anche fatto luce sulla latitanza del boss Rocco Morabito, detto “Tamunga”, già latitante di massima pericolosità inserito nel programma speciale di ricerca del Viminale, arrestato dai carabinieri in Brasile nel 2021, insieme a Vincenzo Pasquino, all’epoca latitante per la Dda di Torino. Entrambi figurano nell’ordinanza eseguita oggi su richiesta della Dda che si è avvalsa della collaborazione, tra gli altri, della Polizia Federale Brasiliana, dell’Fbi, della Dea e dell’Interpol.

Morabito, secondo l’accusa, avrebbe anche offerto un container di armi da guerra a un’organizzazione paramilitare brasiliana in cambio di ingenti quantità di droga verso il porto di Gioia Tauro. “Nel corso dell’indagine – scrive il gip nell’ordinanza – è stata documentata l’organizzazione da parte di Morabito di una spedizione in Brasile di un container carico
di armi da guerra, provenienti dai paesi dell’ex Unione Sovietica, fornite che da un’organizzazione criminale operante in Italia e Pakistan”.

In Italia, i carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno arrestato 108 persone – 85 in carcere – in esecuzione di quattro ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip su richiesta della Dda reggina. Gli indagati sono accusati a vario titolo d’associazione mafiosa; concorso esterno e traffico internazionale di droga con l’aggravante di transnazionalità e di ingente quantità; traffico di armi, anche da guerra; riciclaggio; favoreggiamento; trasferimento fraudolento e procurata inosservanza di pena.

‘Ndrangheta, il comunicato della Dda di Reggio sull’operazione Eureka

In data odierna il ROS e il Comando Provinciale Carabinieri di Reggio Calabria – con il supporto in fase esecutiva dei Comandi Provinciali Carabinieri di Catanzaro, Vibo Valentia, Pescara, Milano, Salerno, Catania, Savona, Bologna, Vicenza, L’Aquila, Ancona, Roma, Cagliari, degli Squadroni Eliportati Cacciatori di Calabria, Puglia e Sicilia, nonché del 8° Nucleo Elicotteri e del Nucleo Cinofili di Vibo Valentia – hanno dato esecuzione a quattro collegati provvedimenti cautelari emessi dall’Ufficio GIP del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia guidata dal Dott. Giovanni Bombardieri, nei confronti di 108 soggetti (in relazione a 4 dei quali con misura cautelare rinnovata dall’Ufficio GIP  del Tribunale di Locri su richiesta della Procura della Repubblica di Locri), indagati, tra gli altri, a vario titolo per associazione di tipo mafioso (imputazione a carico di 5 soggetti), concorso esterno in associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti (con l’aggravante della transnazionalità e dell’ingente quantità), produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti, detenzione/traffico di armi anche da guerra, riciclaggio, favoreggiamento, procurata inosservanza di pena, trasferimento fraudolento di valori e altri reati. Sono stati eseguiti provvedimenti di sequestro preventivo di società commerciali, beni mobili e immobili del valore di circa  euro 25 milioni, localizzati in Italia, Portogallo, Germania e Francia.

Nello stesso ambito di indagine,  ed a seguito dello stretto coordinamento investigativo con la Procura della  Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria, diretta dal Dott. Roberto Di Palma,  è stata data esecuzione ad una misura cautelare nei confronti di due soggetti minorenni  all’epoca dei fatti.

L’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, coordinata dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo diretta dal Procuratore  dott. Giovanni Melillo,   si è sviluppata nell’ambito di due Squadre Investigative Comuni, una intercorsa tra la DDA di Reggio  e le Procure tedesche di Monaco I, Coblenza, Saarbrücken e Düsseldorf e l’altra tra la DDA di Reggio Calabria, l’Ufficio del Giudice Istruttore presso il Tribunale di Limburg ed il Procuratore Federale di Bruxelles, che  sono state costantemente e per un lungo arco temporale,  coordinate da Eurojust.

Eurojust ha assicurato il massimo supporto operativo, attraverso il membro nazionale italiano dott. F. Spiezia, grazie ad  un costante raccordo operativo con le altre Autorità giudiziarie straniere coinvolte, e, oltre che mediante la costituzione delle squadre investigative istituite nel procedimento penale, anche attraverso numerose riunioni di coordinamento internazionale.

Importantissimo si è rivelato lo strumento delle Squadre Investigative Comuni che, anche grazie alla autorevolezza  ed alla fiducia verso la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria in ambito europeo, ha consentito di svolgere contemporaneamente ed in collegamento le indagini nei vari Paesi, con acquisizione in tempo reale degli elementi indiziari risultanti nelle distinte indagini.

Ed infatti, in contemporanea all’operazione EUREKA – che si caratterizza per la particolare ampiezza dell’azione investigativa e l’intensa cooperazione giudiziaria e di polizia che ha riguardato numerosi Paesi europei ed extraeuropei – le autorità giudiziarie belghe e tedesche hanno in esecuzione rispettivamente 15 e 24 provvedimenti restrittivi, emessi dalle locali autorità, a carico di ulteriori indagati per reati in materia di narcotraffico e riciclaggio.

Nel medesimo ambito, a seguito di convergenze investigative tra l’indagine EUREKA della DDA di Reggio Calabria e altre indagini delle Direzioni Distrettuali Antimafia di Genova, diretta  dal Procuratore dott. Nicola Piacente, e Milano, diretta dal Procuratore dott. Marcello Viola, sempre grazie al puntuale ed efficace coordinamento promosso dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, il ROS di Genova, la DIA  di Genova e la Guardia di Finanza di Milano hanno eseguito due ulteriori provvedimenti cautelari emessi rispettivamente dagli Uffici GIP del Tribunale di Genova, per n. 15 indagati,  e  del Tribunale di Milano, per n. 38 indagati.

L’indagine condotta dall’Autorità Giudiziaria reggina è stata avviata nel giugno 2019 a seguito di raccordi tra l’Arma e la Polizia federale belga che stava investigando su alcuni soggetti  riferibili alla cosca “NIRTA” di San Luca (RC) attiva a Genk (BE), dedita, tra l’altro, al narcotraffico internazionale.

Le attività dell’Arma – inizialmente orientate verso la famiglia “STRANGIO fracascia” di San Luca (RC), riconducibili ai citati “NIRTA” – sono state progressivamente estese a diverse famiglie del medesimo centro aspromontano, interessando anche la locale di ‘ndrangheta di Bianco, nel cui ambito sono stati ricostruiti gli assetti interni, numerose condotte relative ad acquisto di cospicue quantità di cocaina per il mercato locale (non concretizzatesi per mancanza di accordo con i fornitori), di detenzione e porto di armi da guerra, rese clandestine, di reinvestimento di capitali illeciti in attività imprenditoriali – sia in Italia che all’estero – in particolare nei settori della ristorazione, del turismo e immobiliare.

È stato inoltre approfondito il contesto criminale riguardante MORABITO Rocco detto “Tamunga”,  già latitante di massima pericolosità inserito nel programma speciale di ricerca del Ministero dell’Interno, tratto in arresto dall’Arma in Brasile nel maggio 2021, unitamente a PASQUINO Vincenzo, all’epoca latitante per la DDA di Torino.  Anche in tale circostanza le investigazioni si sono avvalse di un’ampia collaborazione internazionale, tra gli altri, con la Polizia Federale Brasiliana, FBI, DEA e Interpol.

Nel corso delle indagini finalizzate alla cattura del Morabito e ad accertare nuove organizzazioni dedite al narcotraffico internazionale allo stesso riferibili,  è, così,  emerso che il gruppo riconducibile, appunto, al latitante MORABITO Rocco era attivo, oltre che nel narcotraffico, anche nella compravendita di armi. Le acquisizioni, allo stato degli atti  di indagine, e fatte salve le successive valutazioni nel merito, hanno evidenziato che la consorteria aveva offerto un container di armi da guerra, da approvvigionarsi tramite non meglio identificati soggetti pakistani, a un’organizzazione paramilitare brasiliana che, in cambio, avrebbe spedito ingenti quantità di stupefacente presso il porto di Gioia Tauro (RC).

È stata fatta luce, altresì e sempre allo stato degli atti,  sul circuito di favoreggiatori che – tra il 2019 e il 2021 – hanno garantito il sostegno logistico ed economico della latitanza del citato MORABITO.

Quanto al traffico internazionale di stupefacenti è emersa l’operatività di tre associazioni contigue  alle maggiori cosche del mandamento jonico reggino, con basi operative in Calabria e ramificazioni in varie regioni italiane e all’estero.

Le tre consorterie, anche in sinergia tra loro, si rifornivano direttamente da organizzazioni colombiane, ecuadoregne, panamensi e brasiliane, risultando in grado di gestire un canale di importazione del narcotico dal Sud America all’Australia, ove il prezzo di vendita dello stupefacente risulta sensibilmente più alto rispetto al mercato europeo.

Sono stati registrati contatti con esponenti del clan del golfo, preminente organizzazione paramilitare Colombiana impegnata nel narcotraffico internazionale.

Numerosi sono stati gli episodi di importazione via mare censiti (nei porti Gioia Tauro, Anversa e Colon), che hanno permesso di accertare che, tra maggio 2020 e gennaio 2022, sono stati movimentati oltre 6.000 kg di cocaina, dei quali più di 3.000 kg oggetto di sequestro: i flussi di denaro riconducibili alle compravendite dello stupefacente venivano gestiti da organizzazioni composte da soggetti di nazionalità straniere, specializzati nel pick-up money, o da spalloni che spostavano denaro contante sul territorio europeo. Le movimentazioni di denaro hanno interessato Panama, Colombia, Brasile, Ecuador, Belgio e Olanda.

Sono circa euro 22.3 milioni,  le somme spostate con tali modalità, parte dei quali reimpiegati nell’acquisto di auto e beni di lusso, nonché utilizzati per avviare/finanziare attività commerciali in Francia, Portogallo e Germania, ove venivano anche riciclati sfruttando attività di autolavaggio.

Le attività investigative, coordinate grazie anche alla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo e da Eurojust, sono state condotte in cooperazione con diverse polizie estere e supportate dalla DCSA, da Interpol- progetto I-CAN, da Europol, dalla rete @ON e dalla US-DEA.

Gli indagati sono da considerarsi non colpevoli fino a sentenza di condanna divenuta irrevocabile.

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