Beni per un valore di quasi 6 milioni di euro, sono stati confiscati dalla Guardia di Finanza di Reggio Calabria, su mandato della locale procura, a Ettore Tassi, imprenditore vibonese già condannato, con sentenza passata in giudicato, a quattro anni e sei mesi di reclusione per associazione per delinquere di tipo mafioso.
Si tratta di due imprese – operanti nel settore del confezionamento di abiti da sposa – con sede a Vibo Valentia, di rapporti finanziari nonché di innumerevoli beni immobili, tra cui una villa con piscina.
Il provvedimento, emesso dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, rappresenta l’epilogo dell’articolata e capillare attività investigativa svolta dal Nucleo di Polizia Tributaria – Gico di Reggio Calabria, che ha permesso di accertare, spiegano gli inquirenti, un’ingiustificata discordanza tra il reddito dichiarato (pari in diverse annualità, addirittura, a zero) e il patrimonio a disposizione, direttamente o indirettamente, di Ettore Tassi “imprenditore contraddistinto da pericolosità sociale qualificata in quanto riconosciuto appartenente ad una cosca di ‘ndrangheta di Gioia Tauro con radicate ramificazioni operative in varie Regioni italiane”.
A tal fine è stata estrapolata e acquisita copiosa documentazione – ufficiale e non – quale contratti di compravendita di beni immobili, di quote societarie, atti notarili, scritture private e altro, necessari a ricostruire ogni singola operazione economica effettuata dall’imprenditore e dal proprio nucleo familiare.
Il materiale così acquisito è stato oggetto, quindi, di circonstanziati approfondimenti tesi a ricostruire, con dovizia di particolari, tutte le movimentazioni finanziarie eseguite da Ettore Tassi e dai propri familiari, le quali, nel corso dell’ultimo trentennio, hanno determinato un arricchimento decisamente anomalo, se rapportato alla lecita capacità reddituale dichiarata dai soggetti investigati.
Ettore Tassi era stato già sottoposto alla misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per due anni e, da ultimo, condannato – con sentenza passata in giudicato della Corte di Appello di Reggio Calabria in data 18 dicembre 2006 – alla pena detentiva di anni quattro e mesi sei di reclusione per i delitti di associazione per delinquere di tipo mafioso, rapina tentata, furto e detenzione illegale di armi.
In particolare, l’attività investigativa svolta dal Gico ha consentito di confiscare la totalità delle quote sociali e del patrimonio aziendale di due noti atelier di abiti da sposa i quali, sebbene formalmente intestati alle figlie di Tassi, erano nella disponibilità di fatto di quest’ultimo. Infatti, detti atelier erano stati costituiti dalle figlie dell’imprenditore in rapida successione tra il 2011 ed il 2012, nonostante l’assenza da parte di queste ultime della necessaria capacità finanziaria per far fronte all’avvio di tali iniziative imprenditoriali.
Nello specifico – in esecuzione dei pertinenti decreti emessi dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria – sono stati confiscati i seguenti beni:
intero patrimonio aziendale della ditta individuale di Tassi con sede nel Comune di Vibo Valentia;
totalità delle quote sociali e del patrimonio aziendale (comprensivo di conti correnti e mobili registrati) di una società s.r.l., con sede legale nel Comune di Ionadi (Vv) e unità locale nel Comune di Vibo Valentia;
numerosi fabbricati e terreni siti nel Comune di Ricadi (Vv), tra cui una lussuosa villa sita in località Fortino Santa Maria nonche due depositi a risparmio nominativi.
Conclusivamente il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria ha proceduto alla confisca di due imprese, di vari immobili, tra cui una villa di pregio, nonché di depositi a risparmio, il tutto per un valore complessivo stimato pari a quasi 6 milioni di euro.