‘Ndrangheta e Camorra, 71 arresti. Sequestro di beni per un miliardo

Carlomagno

I finanzieri dei Comandi provinciali di Napoli, Roma, Catanzaro e Reggio Calabria, unitamente ai finanzieri dello Scico e ai Carabinieri del Ros, coordinati dalle rispettive Direzioni Distrettuali Antimafia e dalla Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, stanno dando esecuzione a provvedimenti cautelari a carico di una settantina di persone responsabili di associazione di tipo mafioso, riciclaggio e frode fiscale di prodotti petroliferi.

Contestualmente sono in corso sequestri di immobili, societร  e denaro contante per un valore di circa 1 miliardo di euro. L’operazione, secondo quanto si appreso, รจ frutto di 4 diverse indagini, coordinate dalle diverse Procure antimafia di Catanzaro, Reggio Calabria, Napoli e Roma e dalla Direzione nazionale antimafia.

Le indagini sono confluite nella maxi operazione, in codice “Petrol-Mafie Spa” alla luce del fatto che avevano ad oggetto le stesse dinamiche criminali anche se con soggetti coinvolti diversi.

La maxi inchiesta e i nomi degli indagati

Lโ€™integrazione delle mafie nel mercato delle imprese รจ un processo emerso da tempo nelle piรน importanti indagini sulla criminalitร  organizzata, tanto che ormai รจ divenuto sistematico e globale il riciclaggio di denaro, frutto di traffici illeciti, non solo nella economia legale per โ€œripulirloโ€, ma anche nellโ€™economia criminale per produrre ulteriori proventi illeciti, in questo caso attraverso frodi fiscali nel settore degli oli minerali.

Le frodi nel settore degli oli minerali sono sempre piรน spesso oggetto di attenzione da parte dellโ€™opinione pubblica, soprattutto per gli importi milionari sottratti a tassazione. Tuttavia, questโ€™ultimo sembrava finora un campo criminale riservato a โ€œspecialistiโ€ delle cartiere e delle frodi carosello, non necessariamente legati a clan della criminalitร  organizzata.

Ne รจ derivata una nefasta sinergia tra mafie e colletti bianchi, senza lโ€™apporto dei quali le prime ben difficilmente avrebbero potuto far fruttare al massimo quel tipo di frodi fiscali.

Lโ€™operazione PETROL-MAFIE SPA rappresenta lโ€™epilogo di indagini condotte su una duplice direttrice investigativa dalle Direzioni Distrettuali Antimafia di Napoli, Roma, Reggio Calabria e Catanzaro โ€“ con il coordinamento della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo e di Eurojust – che hanno fatto emergere la gigantesca convergenza di strutture e pianificazioni mafiose originariamente diverse nel business della illecita commercializzazione di carburanti e del riciclaggio di centinaia di milioni di euro in societร  petrolifere intestate a soggetti insospettabili, meri prestanome.

Sul campo oltre mille militari dei rispettivi Nuclei PEF e dello SCICO della Guardia di Finanza, nonchรฉ su Catanzaro dei ROS dei Carabinieri. Mentre sul fronte camorristico risulta la centralitร  del clan MOCCIA nel controllo delle frodi negli oli minerali oggetto delle misure odierne, sul versante della โ€˜ndrangheta i clan coinvolti sono PIROMALLI, CATALDO, LABATE, PELLE e ITALIANO nel reggino e BONAVOTA di S. Onofrio, gruppo di San Gregorio, ANELLO di Filadelfia e PISCOPISANI a Catanzaro.ย 

Le indagini sullโ€™infiltrazione camorristica: DDA Napoli e Roma.

Sul fronte anti-camorra hanno operato le DDA di Napoli e Roma, a mezzo di indagini rispettivamente sul clan MOCCIA e sulla Max Petroli SRL.

Il sodalizio criminale denominato โ€œclan MOCCIAโ€ costituisce una tra le piรน potenti e pericolose organizzazioni camorristiche del panorama nazionale ed รจ notorio per lโ€™abilitร  nello stringere patti con esponenti di rilievo dei settori pubblico e privato per agevolare profittevoli investimenti di capitali illeciti nellโ€™economia, legale e illegale.

Tra le indagini condotte dalla DDA di Napoli negli ultimi 15 anni sui MOCCIA, quella odierna mette in luce le piรน attuali evidenze degli interessi dei MOCCIA nellโ€™Economia legale, in particolare nel โ€œsettore strategico dei petroliโ€. Questa attivitร  prende le mosse nel 2015 da una indagine del GICO della Guardia di Finanza di Napoli โ€“ su delega della DDA partenopea โ€“ che riguardava inizialmente rilevanti investimenti del clan MOCCIA nei settori dellโ€™edilizia e del mercato immobiliare.

A conferma dellโ€™importanza attribuita al nuovo canale โ€œlegaleโ€ di investimento, se ne occupa personalmente unesponentedi vertice del clan, Antonio MOCCIAattraverso contatti, ampiamente intercettati, con lโ€™imprenditore di settore Alberto Coppola, coi commercialisti Claudio ABBONDANDOLO e Maria Luisa DI BLASIO e col faccendiere Gabriele COPPETA. Infatti COPPOLA utilizzava nelle proprie relazioni commerciali la sua parentela con MOCCIA Antonio, presentandosi allโ€™occorrenza come suo cugino; lo stesso MOCCIA qualificava il COPPOLA pubblicamente come suo โ€œcuginoโ€.

Attraverso una serie di operazioni societarie, il gruppo entra in rapporti con la Max Petroli SRL – ora MADE PETROL ITALIA SRL -di Anna BETTOZZI, che aveva ereditato lโ€™impero di Sergio DI CESARE, noto petroliere romano.

La BETTOZZI, trovandosi a gestire una societร  in grave crisi finanziaria, grazie alla conoscenza di Coppola era riuscita a ottenere forti iniezioni di liquiditร  da parte di vari clan di camorra, tra cui quelli dei MOCCIA e dei casalesi, che le avevano consentito di risollevare le sorti dellโ€™impresa, aumentando in modo esponenziale il volume dโ€™affari, passato da 9 milioni di euro a 370 milioni di euro in tre anni, come ricostruito dal III Gruppo Tutela Entrate della GDF di Roma su delega della DDA capitolina, anche grazie alla trasmissione da parte della Procura di Napoli delle proprie risultanze investigative, in totale osmosi informativa.

Risulta che la BETTOZZI avrebbe sfruttato non solo il riciclaggio di denaro della camorra, ma anche i classici sistemi di frode nel settore degli oli minerali, attraverso la costituzione di 20 societร  โ€œcartiereโ€ per effettuare compravendite puramente cartolari in modo tale eludere con la MADE PETROL le pretese erariali, potendo cosรฌ rifornire i network delle c.d. โ€œpompe biancheโ€ a prezzi ancor piรน concorrenziali.

Il successo imprenditoriale consentiva inoltre agli indagati di mantenere un elevato tenore di vita, fatto di sontuose abitazioni, gioielli, orologi di pregio e auto di lusso.

Nel mese di maggio 2019, ad esempio, la BETTOZZI fu fermata a bordo di una Rolls Royce alla frontiera di Ventimiglia (IM), mentre si recava a Cannes per partecipare allโ€™omonimo festival del cinema, e trovata in possesso di circa โ‚ฌ 300.000 in contanti. I successivi accertamenti presso il lussuoso albergo a Milano dove soggiornava, consentirono di rinvenire altri 1,4 milioni di euro, sempre in contanti, poi sottoposti a sequestro.

Nel frattempo, i MOCCIA ponevano la base logistica per lo svolgimento delle attivitร  fraudolente negli uffici napoletani di COPPOLA da dove venivano coordinate le commesse di materiale petrolifero e organizzato il vorticoso giro di fatturazioni per operazioni inesistenti e i movimenti finanziari (esclusivamente on-line). Per il gruppo criminale, infatti, una volta disposti i bonifici relativi al formale pagamento del prodotto energetico sorgeva la necessitร  di monetizzare in contanti le somme corrispondenti allโ€™IVA non versata allโ€™erario dalle societร  cartiere.

Per la raccolta delle ingenti somme liquide derivanti dalla frode, il clan MOCCIAsi avvaleva di una vera e propria organizzazione parallela, autonoma e strutturata, atta al riciclaggio di elevate risorse finanziarie, gestita da โ€œcolletti bianchiโ€, attiva sia sul territorio partenopeo che su quello romano.In pratica, le societร  โ€œcartiereโ€ gestite dal gruppo COPPOLA, una volta introitate le somme a seguito delle forniture di prodotto petrolifero, effettuavano con regolaritร  ingenti bonifici a societร  terze, simulando pagamenti di forniture mai avvenute.Questโ€™ultimo, mediante la propria organizzazione territoriale, provvedeva ai prelevamenti in contanti e alle restituzioni tramite โ€œspalloniโ€. Nello svolgere tale attivitร , questo gruppo tratteneva per sรฉ una percentuale su quanto incassato.

Si trattava in buona sostanza di soldi provenienti dalle attivitร  illecite dei clan reinvestiti in un settore economico legale, quello dei petroli, per produrre altri proventi illeciti attraverso le frodi fiscali: un effetto moltiplicatore dellโ€™Illecito che finisce per annichilire la concorrenza, sia per i prezzi alla pompa troppo bassi per gli operatori onesti, sia perchรฉ questi ultimi indietreggiano quando capiscono che hanno di fronte imprenditori mafiosi.

Per il territorio di Roma, quella struttura professionale si avvaleva di altri soggetti che gestivano piccoli gruppi di persone, le cui mansioni erano quelle di effettuare continui prelievi di contanti (in misura frazionata) su conti correnti postali intestati a societร  cartiere e/o a soggetti prestanome. Tali risorse finanziarie in contanti, una volta raccolte, venivano concentrate nellโ€™area napoletana, e fatte pervenire, tramite โ€œspalloniโ€, agli stessi riciclatori romani, che successivamente provvedevano alla consegna ai โ€œclientiโ€, tra i quali come detto figurava proprio il gruppo societario facente capo adAlberto COPPOLA e Antonio MOCCIA, a perfetta chiusura del riciclo di denaro sporco.

Riassumendo, quindi, Antonio MOCCIA, Alberto COPPOLA e Anna BETTOZZI risultano gravemente indiziati di aver stretto un accordo societario di fatto per la commissione di illeciti di cui hanno beneficiato praticamente tutti i soggetti coinvolti; il rapporto con COPPOLA Alberto รจ stato fondamentale per la BETTOZZI in quanto lโ€™uomo รจ subentrato nellโ€™azienda in un momento di evidenti difficoltร  economiche e gestionali dovute anche ai problemi di salute del marito Sergio DI CESARE. La BETTOZZI, infatti, รจ risultata donna scaltra e molto ben inserita negli ambienti del potere imprenditoriale (e non solo) capitolino, e tuttavia non allโ€™altezza di sostituire da sola il coniuge, petroliere di collaudata esperienza: il patto con COPPOLA e MOCCIA, dunque, ha apportato agli affari comuni la competenza โ€œspecialisticaโ€ del COPPOLA e soprattutto le provviste finanziare e il sostegno del potere mafioso del MOCCIA, le une e lโ€™altro non soltanto ben accetti ma anche ricercati dal mondo affaristico romano.

Come emerso dalle indagini napoletane, la rilevanza dellโ€™incipiente business dei MOCCIA nel settore degli oli minerali, nel quale quel clan era diventato egemone proprio grazie ai prezzi super-competitivi ottenuti grazie alle frodi, provoca reazioni anche violente da parte di altri clan della camorra.Alberto COPPOLA subisce due attentati con esplosione di colpi di pistola, a seguito dei quali non esita a chiedere aiuto al suo referente e parente Antonio MOCCIA che si attiva.Ne consegue una pax mafiosa, imposta dai MOCCIA e suggellata con la cessione di una quota dellโ€™impianto di carburanti al clan MAZZARELLA.ย 

Le indagini sulla โ€˜ndrangheta: DDA Catanzaro.

Sul versante delle indagini sulla โ€˜ndrangheta, lโ€™indagine, avviata nel giugno 2018 dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro – Direzione Distrettuale Antimafia, quale naturale prosecuzione dellโ€™operazione โ€œRinascita-Scottโ€, si รจ incentrata sulle figure di taluni imprenditori vibonesi, attivi nel settore del commercio di carburanti, ritenuti espressione della cosca MANCUSO di Limbadi, nonchรฉ collegati alle articolazioni โ€˜ndranghetistiche sia della Provincia di Vibo Valentia (BONAVOTA di S. Onofrio, gruppo di San Gregorio, ANELLO di Filadelfia e PISCOPISANI) che del โ€œregginoโ€ (cosca PIROMALLI, cosca ITALIANO di Delianuova, cosca PELLE di S. Luca).

In particolare, sono stati accertati due sistemi di frode, riguardanti il commercio del gasolio, attraverso il coinvolgimento di 12 societร , 5 depositi di carburante e 37 distributori stradali, elaborati, organizzati e messi in atto proprio dagli indagati.

La lunga attivitร  investigativa ha fatto emergere gravi indizi a carico di soggetti mafiosiche, grazie alla collaborazione di imprenditori titolari e gestori di attivitร  economiche ubicate in Sicilia, operanti nel medesimo settore, avrebbero costituito, organizzato e diretto unโ€™associazione per delinquere, con base in Vibo Valentia, finalizzata alla evasione dellโ€™IVA e delle accise su prodotti petroliferi.

Lโ€™associazione avrebbe commesso innumerevoli reati fiscali ed economici: contrabbando di prodotti petroliferi, lโ€™emissione e utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti, lโ€™interposizione di societร  โ€œcartiereโ€, la contraffazione e utilizzazione di Documenti di Accompagnamento Semplificati (DAS), il riciclaggio, il reimpiego in attivitร  economiche di proventi illeciti, lโ€™auto-riciclaggio, il trasferimento fraudolento di valori e altri.

Il sistema di frode consisteva nellโ€™importazione, perlopiรน dallโ€™est-Europa, di prodotti petroliferi artefatti (miscele) e oli lubrificanti, successivamente immessi in commercio come gasolio per autotrazione, con conseguenti cospicui guadagni dovuti al differente livello di imposizione. I prodotti venivano, quindi, trasportati, con documentazione di accompagnamento falsa, presso i siti di stoccaggio nella disponibilitร  dellโ€™associazione, ubicati in Maierato (VV) e Santa Venerina (CT), pronti per essere immessi sul mercato (sia fatturato che completamente in nero) come โ€œgasolio per autotrazioneโ€, categoria merceologica di maggiore valore, soggetta ad unโ€™accisa superiore, con notevole margine di guadagno.

In tal modo, dal 2018 al 2019, sono stati movimentati circa 6.000.000 di litri di gasolio per autotrazione di provenienza illecita, cui corrisponde unโ€™evasione di accisa pari ad euro 5.766.018,60. Inoltre, sono stati accertati episodi di omessa dichiarazione dellโ€™IVA, con unโ€™evasione pari ad euro 661.237,86, di emissione di fatture per operazioni inesistenti per euro 1.764.022,27, nonchรฉ di omesso versamento di IVA per euro 1.729.586,00.

Altra tipologia di frode, riconducibile a una seconda associazione per delinquere, contemplava lo strumentale ricorso al deposito fiscale romano dalla societร  MADE PETROL ITALIA S.r.l. e sarebbe stataanchโ€™essa promossa e organizzata a Vibo Valentia, con il contributo dei medesimi imprenditori vibonesi e con la partecipazione di indagati (soprattutto) romani e napoletani โ€“ a loro volta intranei ad associazioni camorristiche napoletane.ย 

In questo caso, gli associati acquistavano, dal suddetto deposito, ingenti quantitativi di prodotto petrolifero, formalmente riportato sui documenti come โ€œgasolio agricoloโ€ e, quindi, soggetto ad imposizione di favore, movimentando in realtร  vero e proprio โ€œgasolio per autotrazioneโ€, con consistente fraudolento risparmio di spesa ed elevatissimi margini di guadagno.

Ancora una volta, i sodali perseguivano lโ€™obiettivo di evadere le imposte e, quindi, di lucrare illecitamente su tali commerci, emettendo fatture per operazioni inesistenti, simulando la titolaritร /gestione di societร  โ€œcartiereโ€ in capo terzi, utilizzando documentazione mendace, riciclando/reimpiegando, in attivitร  economiche, denaro provento di attivitร  illecita e cosรฌ via.

Anche in questo ulteriore canale di contrabbando, peraltro, รจ risultata coinvolta una compagine catanese, facente capo a soggetti giร  implicati in precedenti attivitร  investigative, quali imprenditori di riferimento delle famiglie mafiose di Catania dei clan MAZZEI e PILLERA.

In concreto, negli anni 2018 e 2019, mediante il citato sistema illecito, sono stati movimentati, rispettivamente, oltre 2.400.000 litri e oltre 1.900.000 litri di prodotto petrolifero, con unโ€™evasione di accisa per euro 1.862.669,29 e unโ€™evasione di IVA per euro 618.589,68 per omessa dichiarazione, oltre alla emissione di fatture per operazioni inesistenti per euro 249.826,97.

In tale frangente, inoltre, sarebbe emerso il solido collegamento tra i prevenuti vibonesi e i gestori di un deposito fiscale, sito in Locri, ove i sodali campani e siciliani avevano interesse ad avviare stabili commerci, al fine di sviluppare ulteriori e parimenti remunerative forme di frode.

Nella rete di contrabbando di prodotti petroliferi e conseguente riciclaggio, poi, gravi indizi convergono sul coinvolgimento anche di esponenti di primo piano della cosca MANCUSO, quali gestori (seppure per interposta persona) di impianti di distribuzione di carburante.

Ulteriore conferma della diffusivitร  del fenomeno criminale investigato e della capacitร  di propagazione dello stesso si rinvengono nel segmento investigativo che ha messo in luce il tentativo, sempre ad opera degli imprenditori vibonesi, congiuntamente agli esponenti apicali della famiglia MANCUSO, di aprire nuovi canali di importazione di carburante direttamente in Calabria, mediante lโ€™avvio di trattative col rappresentante di un importante gruppo petrolifero internazionale, appositamente giunto in Calabria.

รˆ stato possibile, infatti, monitorare lโ€™incontro, tra tutti i predetti, nel corso del quale si trattava della realizzazione di un ambizioso progetto ingegneristico e commerciale, consistente nella realizzazione di un deposito fiscale-costiero di prodotti petroliferi, nellโ€™area industriale di Portosalvo (VV), da collegare, attraverso una condotta sottomarina, ad una grande cisterna galleggiante, da collocare al largo della costa vibonese.

In ultimo, ma non meno rilevante, lโ€™indagine ha permesso di far luce sugli interessi della criminalitร  organizzata vibonese nel settore edile, nel quale sono forti gli indizi del totale controllo mafioso, da parte delle maggiori consorterie attive sul territorio (MANCUSO, BONAVOTA, FIAREโ€™-RAZIONALE-GASPARRO, ANELLO), soprattutto nelle forniture di calcestruzzo, per i maggiori cantieri allโ€™opera nel territorio della provincia di Vibo Valentia.ย 

Le indagini sulla โ€˜ndrangheta: DDA Reggio Calabria.

A Reggio Calabria, infine, sempre oggi, sono giunte a epilogo complesse indagini condotte dal G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Reggio Calabria e dal Servizio Centrale I.C.O. di Roma, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, che hanno riguardato una struttura organizzata, attiva nel commercio di prodotti petroliferi, gravemente indiziata di aver utilizzato sistemi di frode allo scopo principale di evadere le imposte, in modo fraudolento e sistematico, attraverso lโ€™emissione e lโ€™utilizzo (improprio) delle c.d. โ€œDichiarazioni di Intentoโ€, sotto la direzione strategica di un commercialista e con la compiacenza di soggetti esercenti depositi fiscali e commerciali, con un controllo capillare dellโ€™organizzazione criminale di tutta la filiera della distribuzione del prodotto petrolifero, dal deposito fiscale ai distributori stradali.

Le investigazioni puntavano a far emergere gli interessi della โ€˜ndrangheta, della mafia siciliana e della camorra, nella gestione del business del commercio di prodotti petroliferi sullโ€™intero territorio nazionale.

Tra i principali membri apicali del sodalizio spiccano:

  • RUGGIERO Vincenzo cl โ€˜35 e RUGGIERO Gianfranco clโ€™ 61, espressione imprenditoriale della cosca di โ€˜ndrangheta โ€œPIROMALLIโ€ operante nel mandamento tirrenico della provinciale di Reggio Calabria e, segnatamente, nel locale di Gioia Tauro;
  • CAMASTRA Giovanni clโ€™ 64 e CAMASTRA Domenico clโ€™ 71 e le entitร  giuridiche agli stessi riconducibili, espressione imprenditoriale della cosca di โ€˜ndrangheta โ€œCATALDOโ€ operante nel mandamento ionico della provinciale di Reggio Calabria e, segnatamente, nel locale di Locri; gli stessi sono stati, nel tempo, anche al servizio di varie cosche di โ€˜ndrangheta (PELLE di San Luca, AQUINO di Gioiosa Ionica, CORDIโ€™ di Locri e FICARA-LATELLA di Reggio Calabria);
  • DEL LORENZO Giuseppe clโ€™ 75, contiguo alla cosca โ€œLABATEโ€ dominante nella zona sud di Reggio Calabria.

Le societร  investigate (โ€œcartiereโ€), affermando fraudolentemente di possedere tutti i requisiti richiesti al fine di poter beneficiare delle agevolazioni previste dalla normativa di settore, presentavano alla ITALPETROLI S.p.A. di Locri โ€“ volano della frode – la relativa dichiarazione di intento per lโ€™acquisto di prodotto petrolifero senza lโ€™applicazione dellโ€™IVA; il prodotto cosรฌ acquistato, a seguito di diversi (e cartolari) passaggi societari, veniva poi ceduto, a prezzi concorrenziali, ad individuati clienti. In sostanza:

  • la frode si innescava attraverso le forniture di prodotto (in regime di non imponibilitร ) effettuate dal deposito fiscale (nonchรฉ deposito IVA), consapevole e promotore del sistema fraudolento; lโ€™acquisto veniva effettuato, senza applicazione dellโ€™IVA, da imprese cartiere che, prive dei requisiti richiesti dalla normativa di settore per assumere la qualifica di esportatore abituale, presentavano false dichiarazioni dโ€™intento; tali operatori, formalmente amministrati da prestanome nullatenenti, erano riconducibili e gestiti direttamente dallโ€™organizzazione criminale;
  • le societร  โ€œcartiereโ€, attraverso brokeroperanti sul territorio calabrese, campano e siciliano, vendevanoai clienti finali a prezzi assolutamente concorrenziali, al di sotto del valore di mercato, sfruttando indebitamente il vantaggio economico dellโ€™IVA non versata.

In merito, lโ€™organizzazione investigata, a seguito di un controllo fiscale nei confronti dellโ€™ITALPETROLI S.p.A., ha adottato una serie di accorgimenti che hanno portato ad un mutamento del sistema fraudolento optando per la drastica soluzione di omettere il versamento dellโ€™imposta sul valore aggiunto e sulle accise e, di conseguenza, mandare il deposito definitivamente in default.

Nel corso delle indagini รจ stato ricostruito:

  • un giro di false fatturazioniper un ammontare imponibile complessivo pari ad oltre 600 milioni di euro e IVA dovuta pari ad oltre 130 milioni di euro;ย 
  • lโ€™omesso versamento di accise per circa 31 milioni di euro;al riguardo le investigazioni hanno consentito di accertare che i membri del sodalizio, nella fase di default, formavano e trasmettevano allโ€™Agenzia delle Dogane un fittizio (con attestazione falsa di โ€œpagatoโ€) modello F24 attestante il pagamento delle accise dovute dalla ITALPETROLI S.p.A. per il mese di marzo 2019 – per un importo di circa 11 milioni di euro – col duplice fine di scongiurare eventuali controlli da parte dellโ€™Amministrazione Finanziaria e, di conseguenza, proseguire con il disegno illecito.

Nel mese di maggio del 2019,a riscontro allโ€™attivitร  investigativa,รจ statasequestrata la somma contante di 1.086.380,00 di euro, occultata allโ€™interno di unโ€™autovettura appositamente modificata per lโ€™occultamento e il trasporto della valuta.

I proventi illeciti, cosรฌ ripartiti dai membri dellโ€™organizzazione, sarebbero stati in quota parte, reinvestiti nel medesimo circuito criminale e/o impiegati in altre attivitร  finanziarie/imprenditoriali cosรฌ determinando un giro di riciclaggio โ€“ autoriciclaggio, per un importo complessivo pari ad oltre 173 milioni di euro; quota parte di detto importo (pari ad oltre 41 milioni di euro) veniva riciclato su conti correnti esteri riconducibili a societร  di comodo bulgare, rumene, croate e ungheresi, per poi rientrare nella disponibilitร  dellโ€™organizzazione medesima.ย 

Riepilogo dei reati contestati e dei provvedimenti eseguiti

TOTALE COMPLESSIVO MISURE PERSONALI: N. 71 (56 OCC + 15 FERMI)

TOTALE SEQUESTRI: 946.500.000 euroย 

DDA NAPOLI

Misure cautelari personali nei confronti di n. 10 soggetti (6 arresti in carcere, 4 arresti domiciliari). Sequestri per circa 4.500.000 euro.

Reati ipotizzati: artt. 416 bis (associazione di tipo mafioso), 416 bis 1. (circostanza aggravante per reati connessi ad attivitร  mafiose), 512 bis (trasferimento fraudolento di valori), 513 bis (illecita concorrenza con minaccia o violenza), 629 (estorsione) in relazione al 628 comma nn.1 e 3, 648 bis (riciclaggio), 648 ter (impiego di denaro, beni o utilitร  di provenienza illecita), 648 ter.1 (auto-riciclaggio), 240 bis (confisca per sproporzione), 110 (concorso nel reato), 56 (tentativo) e 81 c.p.v. c.p. e artt. 10, 12 e 14 L. 497/74 (detenzione e porto illegale di armi).

Hanno operato 220 Finanzieri del Comando Provinciale Napoli.

Destinatari dei provvedimenti cautelari:

  • CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE
  1. COPPETA Gabriele, nato ad Afragola il 04.04.1965;
  2. COPPOLA Alberto, nato a Napoli il 19.07.1967;
  3. Dโ€™AMICO Salvatore alias โ€œOโ€™ Pirataโ€, nato a Napoli il 01/08/1973; ย ย ย ย 
  4. LIBERTI Domenico, nato a Napoli il 26.03.1969;
  5. MAZZARELLA Francesco, nato a Napoli il 14.05.1971;
  6. VIVESE Giuseppe, nato a Napoli il 06.08.1983. ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย ย 
  • ARRESTI DOMICILIARI
  1. ABBONDANDOLO Claudio, nato a Napoli il 22.12.1972;
  2. COPPOLA Silvia, nata a Torre del Greco (NA) il 23.02.1995;
  3. DI BLASIO Maria Luisa, nata a Napoli il 21.11.1950;
  4. FIANDRA Aldo, nato a Casoria (NA) il 20.04.1960;ย 

DDA ROMA

Misure cautelari personali nei confronti di n. 23 persone (10 in carcere e 13 agli arresti domiciliari). Sequestri per oltre 200 milioni di euro.

Reati ipotizzati: associazione per delinquere costituita per la commissione di plurimi reati tributari, illecita commercializzazione di prodotti petroliferi, riciclaggio nonchรฉ autoriciclaggio, anche al fine di agevolare le attivitร  di associazioni di tipo mafioso.

Hanno operato 200 Finanzieri del Comando Provinciale Roma.

Destinatari dei provvedimenti cautelari:

  • CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE
  1. AURIEMMA Ferdinando, nato a Caserta il 19.02.1979;
  2. BETTOZZI Anna, nata a Roma il 27/07/1958;
  3. BETTOZZI Filippo Maria, nato a Roma il 02/09/1987;
  4. COPPOLA Alberto, nato a Napoli il 19.07.1967;
  5. Dโ€™AGOSTINO Felice, nato a Terlizzi (BA) il 3.02.1982;
  6. MERCADANTE Giuseppe, nato a Caserta il 13.01.1979;
  7. MOCCIA Antonio, nato ad Afragola (NA) il 13.06.1964;
  8. STRINA Roberto, nato il 20.12.1980;
  9. SCHIAVONE Armando, nato a Capua (CE) il 07.12.1974.
  10. VIVESE Giuseppe, nato a Napoli il 06.08.1983;
  • ARRESTI DOMICILIARI
  1. CIUCCIO Raffaele, nato ad Afragola (NA) il 19.06.1964;
  2. COPPOLA Eduardo, nato Napoli il 16.12.1962;
  3. COPPOLA Roberta, nata a Torre del Greco (NA), il 02.03.1998;
  4. COPPOLA Silvia, nata a Torre del Greco (NA) il 23.02.1995;
  5. DEL BENE Vittorio, nato a Nocera Inferiore (SA) il 05.02.1981;
  6. DI CESARE Virginia, nata a Roma il 25.09.1993;
  7. D’APOLITO Ilario, nato a Vallo della Lucania (PZ) il 13.07.1982;
  8. DI FENZA Luigi, nato a Napoli il 22.02.1954;
  9. LIBERTI Domenico, nato a Napoli il 26.03.1969;
  10. LIONE Marco, nato a Napoli il 31.07.1973;
  11. SALVI Stefano, nato a Roma il 08.10.1979.
  12. SPADAFORA Gennaro, nato a Torre del Greco (NA) il 28.10.1974;
  13. TOSCANO Claudio, nato a Napoli il 13.02.1966.

DDA CATANZARO

Fermo di indiziato di delitto nei confronti di n. 15 indagati

Sequestri per un valore complessivo di 142 milioni di euro.

Reati ipotizzati: associazione per delinquere di tipo mafioso (โ€˜Ndrangheta), estorsione, riciclaggio, intestazione fittizia di beni, aggravati dalle modalitร  mafiosa, nonchรฉ associazione per delinquere finalizzata allโ€™evasione dellโ€™IVA e delle Accise sui prodotti petroliferi destinati al consumo.

Hanno operato 250 Finanzieri del Comando Provinciale Catanzaro e 400 Carabinieri. Piรน in dettaglio:

  • militari del ROS e del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Catanzaro, con il supporto, nella fase esecutiva, dei Comandi territoriali competenti, nonchรฉ del XIV Battaglione Carabinieri โ€œCalabriaโ€, dello Squadrone Eliportato Cacciatori โ€œCalabriaโ€ e del G.I.S. (Gruppo Intervento Speciale), per lโ€™esecuzione ad un Decreto di Fermo di indiziato di delitto nei confronti di 15 indagati;
  • gli stessi militari per lโ€™esecuzione di un Decreto di sequestro emesso in via dโ€™urgenza dalla medesima Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro – Direzione Distrettuale Antimafia, di beni ubicati nelle province di Catanzaro, Vibo Valentia, Reggio Calabria, Crotone, Napoli, Salerno, Verona, Catania, Palermo, Messina, Ragusa, Siracusa, Caltanissetta, riconducibili (soprattutto) a societร  di capitali e a ditte individuali operanti nel settore del commercio di carburanti e dei trasporti, oltre a numerosi beni immobili, per un valore complessivo di 142 milioni di euro e in particolare di: 15 imprese operanti nel settore del commercio di carburanti che hanno in gestione 6 depositi e 30 distributori di carburante; 8 imprese edili; 2 imprese di trasporti; 1 societร  di commercio veicoli; 2 imprese del settore agricolo; 6 societร  di servizi vari; 161 beni mobili; 249 immobili (tra i quali figurano terreni, appartamenti e ditte).

Destinatari dei provvedimenti di fermo:

  1. AGOSTA Alberto Pietro, cl.โ€™86 di Santโ€™Agata Li Battiati (CT),
  2. ANELLO Francescantonio, cl.89 di Filadelfia (VV),
  3. BORRIELLO Luigi, cl.โ€™75 di San Giorgio a Cremano (NA),
  4. Dโ€™AMICO Antonio, cl.โ€™64 di Vibo Valentia,
  5. Dโ€™AMICO Giuseppe cl. 72 di Vibo Valentia,
  6. GIORGIO Salvatore cl.โ€™74 di Chiaravalle Centrale (CZ),
  7. MANCUSO Francesco, cl. 57 di Limbadi (VV),
  8. MANCUSO Silvana, cl. 69, di Limbadi (VV),
  9. MONTELEONE Francesco, cl. 85, di Vibo Valentia,
  10. PADURET Irina, cl. 86, di Milano,
  11. PORRETTA Francesco Saverio, cl. โ€™74, di Milano,
  12. PUGLIESE Rosamaria, cl.โ€™75, di Nicotera,
  13. RIGILLO Domenico, cl.โ€™72 di San Vito Sullo Ionio (CZ),
  14. RUCCELLA Giuseppe, cl. 81 di Filogaso (VV)
  15. TIRENDI Alessandro Primo, cl.โ€™82 di Gravina di Catania (CT).

DDA REGGIO CALABRIA

Misure cautelari personali nei confronti di n. 23 persone(19 in carcere โ€“ 4 agli arresti domiciliari)

Sequestri per oltre 600 milioni di euro.

Reati ipotizzati: associazione di stampo mafioso, associazione per delinquere aggravata dallโ€™agevolazione mafiosa, frode fiscale, riciclaggio e ricettazione.

Hanno operato 500 Finanzieri del Comando Provinciale Reggio Calabriae dello S.C.I.C.O. di Roma con il supporto di altri Reparti del Corpo, nelle province di Reggio Calabria, Catanzaro, Vibo Valentia, Catania, Foggia, Caserta, Salerno, Napoli, Frosinone, Roma, Firenze, Reggio Emilia, Parma, Milano, Torino, Novara e Varese, e, con la collaborazione di organi collaterali esteri e delle autoritร  giudiziarie straniere coordinate da EUROJUST e INTERPOL in Germania, Bulgaria, Ungheria, Romania, Malta e Spagna.

Destinatari dei provvedimenti cautelari:

  • CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE
  1. RUGGIERO Gianfranco cl. โ€˜61,
  2. DE LORENZO Giuseppe cl. โ€˜75,
  3. CASILE Antonio cl. โ€˜69,
  4. CAMASTRA Giovanni cl. โ€˜64,
  5. CAMASTRA Domenico cl. โ€˜71,
  6. BONAFORTUNA Cosimo cl. โ€˜75,
  7. SABATINO Salvatore cl. โ€˜69,
  8. ANASTASIO Camillo cl. โ€˜64,
  9. ANASTASIO Mattia cl. โ€˜91,
  10. DE MAIO Luigi cl. โ€˜80,
  11. MUROLO Roberto cl. โ€˜79,
  12. GITANO Mario cl. โ€˜85,
  13. DEVOTO Luigi cl. โ€˜91,
  14. AMOROSO Salvatore cl. โ€˜66,
  15. CEPOLLARO Raffaele cl. โ€˜88,
  16. LEONARDI Sergio cl. โ€˜78,
  17. FABRETTI Carmelo cl. โ€˜80,
  18. BARBARINO Eugenio cl. โ€™84
  19. ROMEO Orazio cl. โ€˜69.
  • ARRESTI DOMICILIARI
  1. MORABITO Francesco Stefano โ€˜64,
  2. DI MAURO Antonio cl. โ€˜74,
  3. ZECCATO Carla โ€™68
  4. GRIPPALDI Antonino cl. โ€˜68.