‘Ndrangheta, 75 arresti tra Calabria e Svizzera

Inchiesta della Dda di Catanzaro contro le cosche lametine e vibonesi. Impegnati centinaia di uomini, tra finanzieri e polizia elvetica. Indagate in tutto 158 persone. Eseguiti sequestri di beni per 169 milioni di euro.

Carlomagno

Oltre 700 finanzieri del Comando provinciale di Catanzaro e di altri reparti calabresi, oltre che dello Scico di Roma, insieme alla polizia svizzera, stanno eseguendo una imponente operazione internazionale di polizia coordinata dalla Dda di Catanzaro e dall’autoritร  giudiziaria elvetica, in unโ€™azione comune contro la โ€˜ndrangheta e le sue proiezioni, nei confronti di diversi esponenti di affermate e risalenti famiglie della criminalitร  organizzata calabrese, operanti principalmente nel territorio che collega Lamezia Terme alla provincia di Vibo Valentia.

Decreto di fermo
Sono stati arrestati in Italia e in Svizzera, 74 soggetti, accusati, a vario titolo, di gravi delitti, fra i quali, associazione mafiosa, associazione dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, riciclaggio, fittizia intestazione di beni, corruzione ed altri reati, tutti aggravati dalle modalitร  mafiose. Indagate complessivamente 158 persone. Eseguiti sequestri di beni per 169 milioni di euro.

Lโ€™operazione, in codice “Imponimento” รจ il frutto di anni di intenso lavoro investigativo svolto nellโ€™ambito di una Squadra Investigativa Comune (Joint Investigation Team) costituita presso Eurojust tra magistratura e forze di polizia dei due Paesi, cui hanno aderito, per lโ€™Italia, la Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro e Reparti della Guardia di Finanza (Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Catanzaro e S.C.I.C.O. di Roma) e, per la Svizzera, la Procura della Confederazione Elvetica di Berna e la Polizia Giudiziaria Federale di Berna.

I dettagli dellโ€™operazione sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa tenutasi presso il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro, alla presenza del Procuratore della Repubblica Nicola Gratteri, del Procuratore Aggiunto Vincenzo Capomolla e dei vertici regionali e dello Scico della Guardia di Finanza.

L’inchiesta
Le indagini, che hanno beneficiato, oltre che dei riscontri di numerosissime attivitร  di intercettazione telefonica ed ambientale, di puntuali dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia (sono state utilizzate le dichiarazioni di ben 29 collaboratori di giustizia), hanno consentito di delineare i profili della cosca quale organismo in grado di muoversi agevolmente entro, ma anche ben oltre, il proprio territorio di competenza e dotato di un esteso patrimonio materiale ed umano che gli ha permesso di essere presente sui contesti piรน diversificati, cosรฌ come di interloquire con le altre cosche, sia territorialmente prossime che piรน distanti.

Si tratta di una organizzazione criminale, al vertice della quale – secondo la Dda – si pone ANELLO Rocco, non colpito dallโ€™odierno provvedimento di fermo in quanto giร  detenuto in carcere, cosรฌ come altri sodali.

Lโ€™operativitร  del sodalizio, in passato, con a capo lo stesso Rocco ANELLO affiancato dal fratello Tommaso ANELLO, da Giuseppe FRUCI e da Vincenzino FRUCI, รจ stata giudiziariamente accertata con la sentenza n. 63 del 22 marzo 2004, del Giudice dellโ€™Udienza Preliminare del Tribunale di Catanzaro, confermata in Appello (c.d. operazione โ€œPrimaโ€).

Negli anni successivi, sebbene i suoi esponenti siano stati attinti da vari provvedimenti giudiziaria, la consorteria criminale non si รจ disgregata, ma ha conservato il suo nucleo centrale ben saldo.

Le indagini, delegate alla Guardia di Finanza (lโ€™operazione รจ convenzionalmente denominata โ€œImponimentoโ€), hanno consentito di delineare un contesto nel quale lโ€™associazione, nel suo complesso, si avvale della forza dโ€™intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertร  che ne deriva, allo scopo di commettere delitti, acquisire direttamente e indirettamente la gestione e/o controllo di attivitร  economiche, in particolare nel settore turistico/immobiliare, deformando le logiche imprenditoriali che normalmente regolano i traffici commerciali di unโ€™economia sana, condizionando i diversi settori della vita economica e sociale, e affermando il controllo egemonico sul territorio anche mediante reciproci accordi tra cosche operanti in articolazioni territoriali diverse.

Lโ€™estensione del raggio dโ€™azione su cui la cosca era in grado di esercitare il suo controllo, e la diversificazione dei settori, prevedeva, necessariamente, un altrettanto estesa rete di informazione e โ€œtutelaโ€ curata da un notevole numero di personaggi posti a vedetta dei luoghi piรน importanti (abitazione del boss e dei suoi familiari, luoghi di incontro, vie di transito su Filadelfia), utilizzati quali tramite per lโ€™effettuazione di comunicazioni telefoniche o, ancora, quali informatori della cosca. Di tale ultima categoria facevano parte, tra gli altri, un appartenente alla Guardia di Finanza fermato con lโ€™accusa di rivelazione ed utilizzazione di segreti dโ€™ufficio, anche con lโ€™aggravante di aver commesso il fatto al fine di procurarsi un indebito profitto patrimoniale, oltre che con lโ€™aggravante della modalitร  e finalitร  mafiosa.

I rapporti della cosca ANELLO-FRUCI registrati con le altre consorterie dellโ€™ampio distretto di Catanzaro – giร  emersi nel procedimento Rinascita, i cui esiti complessivi, con la leadership di Mancuso Luigi, trovano ulteriore conferma nei risultati del presente procedimento -riguardavano sostanzialmente tutte le maggiori cosche di โ€˜ndrangheta attinte dai provvedimenti giudiziari emessi negli ultimi anni nei procedimenti trattati da questa Direzione Distrettuale Antimafia (in particolare la MANCUSO di Limbadi, i BONAVOTA di Santโ€™Onofrio, i TRIPODI di Vibo Marina, i LO BIANCO di Vibo Valentia, gli ACCORINTI di Zungri, IOZZO-CHIEFARI di Chiaravalle Centrale, i BRUNO di Vallefiorita, esponenti della consorteria dei TRAPASSO di S. Leonardo di Cutro), oltre che le cosche della provincia di Reggio Calabria (i PESCE di Rosarno, gli ALVARO di Sinopoli), nonchรฉ operanti in Sicilia.

Si tratta di rapporti fatti di reciproci scambi e richieste per la risoluzione di problemi piuttosto che per la spartizione di affari e per il rifornimento di armi o droga.

Le indagini hanno documentato, peraltro, alcun specifici โ€œsummit mafiosiโ€, tra gli esponenti di vertice della cosca ANELLO ed esponenti tanto della cosca โ€œMANCUSOโ€ di Limbadi, quanto della cosca โ€œTRIPODIโ€ di Vibo Marina nonchรฉ della โ€˜ndrina โ€œLO BIANCO-BARBAโ€ di Vibo Valentia; si tratta di โ€œsummitโ€ finalizzati a chiarire disguidi o incomprensioni riguardanti, tra gli altri, lโ€™affidamento dei lavori nei settori di influenza dellโ€™organizzazione criminale, quale lo sfruttamento delle risorse boschive, ovvero pretese dei gruppi criminali dei LO BIANCO e dei TRIPODI nei confronti di un imprenditore del settore turistico, FACCIOLO Antonio, ritenuto organico alla consorteria ANELLO.

Diversi i settori su cui la cosca esercitava il totale controllo e plurime le condotte delittuose ipotizzate:

  • Settore turistico: attraverso una profonda infiltrazione allโ€™interno di alcune delle piรน importanti realtร  della fascia tirrenica del territorio di azione,rispetto alle quali, alcuni imprenditori del settore, i fratelli STILLITANI Emanuele e Francescantonio, ponendosi quali concorrenti esterni al sodalizio mafioso โ€œANELLO-FRUCIโ€, ne hanno rafforzato la sfera di influenza, rendendosi parte attiva in condotte estorsive e favorendo la gestione dei servizi e delle forniture dei villaggi in capo alla cosca stessa, traendone i relativi benefici sia in termini di protezione mafiosa che di tipo economico; forniture, guardiania e servizi connessi allโ€™attivitร  erano a gestione esclusiva della cosca;
  • Sfruttamento del settore boschivo: gli interessi della cosca erano rivolti al remunerativo settore dei tagli boschivi nella zona a cavallo tra le pre-serre vibonesi e catanzaresi. In tale settore la cosca, attraverso lโ€™imprenditoredi riferimento, MONTELEONE Nicola Antonio, organico alla consorteria e uomo di fiducia del capo cosca ANELLO Rocco, aveva creato un collaudato meccanismo collusivo di rotazione nellโ€™aggiudicazione delle gare relative agli appalti boschivi, tra gli imprenditori di riferimento delle cosche dei territori limitrofi, IOZZO di Chiaravalle e BRUNO di Vallefiorita, per definire la spartizione dei boschi stessi. Tale meccanismo mafioso, posto in essere attraverso turbative dโ€™asta e illecita concorrenza sleale, godeva dellโ€™appoggio di amministratori e tecnici comunali: MONTELEONE era in grado di muoversi allโ€™interno degli uffici comunali determinando tempistiche e fasi di gara a piacimento della cosca;
  • Interessi in Svizzera, il legame di ANELLO Rocco con la Svizzera, sede di investimenti e traffici illeciti della cosca, รจ di lunga data. I principali referenti degli ANELLO-FRUCI in territorio elvetico, MASDEA Carmelo (uomo soprattutto vicino aANELLO Tommaso), GALATI Marco e MASDEA Fiore Francesco, ne curavano gli affari provvedendo al comparto armi e gestione attivitร  economiche, riscuotendo soldi (le cosiddette โ€œpotatureโ€) e trasportando, in contanti, ingenti somme di denaro verso Filadelfia;
  • Movimento terra e fornitura di calcestruzzo: le imprese riconducibili a Rocco ANELLO esercitavano il monopolio per le opere di movimento terra sui cantieri del territorio di competenza per la costruzione di supermercati, edifici pubblici, strutture turistico-alberghiere; grazie al suo capillare controllo del territorio riusciva a intervenire su di essi anche prima dellโ€™avvio dei lavori, definendo tempistiche e prezzi dei lavori e addirittura, in un caso, e godendo del favore del committente, organizzando la fase dello smaltimento dei materiali tossici di risulta, che venivano illecitamente sversati in aree naturalistiche protette, cagionando una significativa compromissione del suolo e del sottosuolo; ancora, la consorteria imponeva alla aziende operanti nel proprio territorio di rifornirsi presso lโ€™impianto di calcestruzzo riconducibile ad un altro fedelissimo, PRESTANICOLA Daniele;
  • Acquisizioni immobiliari: terreni, capannoni, immobili di pregio e interi compendi immobiliari, anche con il concorso di professionisti, e di figure dirigenziali allโ€™interno dei comuni, diventavano di proprietร  di Rocco ANELLO attraverso lโ€™intestazione fittizia a terzi. Ciรฒ permetteva alla cosca, unitamente ad episodi di autoriciclaggio registrati, di acquisire un patrimonio sempre crescente e al riparo da eventuali aggressioni da parte degli organi di legge;
  • Truffe INAIL:il meccanismo collaudato predisposto e attuato dal sodale BELLISSIMO Nazzareno, con il concorso di un dipendente dellโ€™INAIL, e in alcune occasioni anche con lโ€™intervento di altri esponenti della cosca (MONTELEONE Nicola Antonio e ANELLO Francescantonio) si concretizzava mediante la commissione di una serie sistematica di delitti funzionali a conseguire lโ€™indennizzo per supposti incidenti sul lavoro dei quali veniva creata lโ€™apparenza, anche tramite false assunzioni, o comunque per ottenere il riconoscimento di indennitร  in misura superiore a quella spettante. Connesso a ciรฒ anche la consumazione di delitti di estorsioni nei confronti dei percettori che non volevano consegnare loro la parte di denaro pattuita;
  • Riciclaggio automezzi: la cosca si dedicava con altrettanta spregiudicatezza al riciclaggio di automezzi rubati o anche solo parti di essi. Con unโ€™attenzione quasi spasmodica al โ€œmercatoโ€ e alla disponibilitร  dei mezzi di volta in volta di interesse, gli accoliti si mostravano in grado di operare anche personalmente, dal punto di vista meccanico, sugli automezzi, manomettendo allโ€™occorrenza i telai in modo da renderli irrintracciabili.

Un vero e proprio arsenale quello rinvenuto e sequestrato per conto del sodalizio ANELLO-FRUCI: fucili, carabine, kalashnikov, pistole di diversi calibri e munizionamento. Le indagini condotte hanno fatto emergere come il traffico di armi venisse svolto anche oltre confine, in Svizzera.

Lโ€™attivitร  di indagine ha, altresรฌ, evidenziato la operativitร  di una specifica organizzazione riconducibile agli esponenti di vertice della cosca, dedita alla produzione e al traffico di sostanze stupefacenti.

Nel corso delle indagini sono stati sequestrati ingenti quantitativi di sostanza stupefacente: quattro piantagioni di marijuana per un totale di circa 6000 piante, 65 kg circa della medesima sostanza giร  essiccata e pronta per essere immessa sul mercato; รจ emersa, altresรฌ, lโ€™opera di lโ€™approvvigionamento di eroina nella provincia di Foggia.

Le recenti attivitร , infine, hanno consentito di rilevare che tre indagati destinatari del fermo avevano ottenuto misure di sostegno del reddito, nella forma del โ€œReddito di Cittadinanzaโ€ (RdC), la misura di contrasto alla povertร , finalizzata al reinserimento nel mondo del lavoro e allโ€™inclusione sociale, della quale uno risultava aver beneficiato quale diretto richiedente e, negli altri due casi, ne avevano beneficiato quali componenti di un nucleo familiare.

Si รจ, altresรฌ, rilevato che due imprese, riconducibili ad altrettanti indagati destinatari del fermo, hanno avuto accesso al โ€œFondo centrale di garanzia PMIโ€, misura di sostegno statale per lโ€™accesso agevolato al credito, rivolto sia alle piccole e medie imprese che alle persone fisiche, la cui attivitร  imprenditoriale era stata danneggiata dallโ€™emergenza COVID-19; una di tali imprese รจ anche oggetto di provvedimento di sequestro dโ€™urgenza.

รˆ stato, inoltre, eseguito il sequestrato preventivo dโ€™urgenza disposto dal P.M. di beni immobili, aziende, societร , beni mobili registrati, rapporti bancari, riconducibili ai principali indagati, per un valore stimato in oltre 169 milioni di euro.

Le indagini condotte dagli investigatori del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria/G.I.C.O. di Catanzaro e dallo S.C.I.C.O. di Roma, prodromiche allโ€™emanazione del provvedimento di sequestro, hanno consentito di ricostruire in capo agli indagati un notevole complesso patrimoniale ubicato per lo piรน in Calabria, costituito da 124 terreni, 116 fabbricati, 26 societร , 19 ditte individuali, 84 automezzi, 2 moto e diversi rapporti bancari e finanziari, detenuto sia direttamente che attraverso prestanome, il cui valore รจ risultato sproporzionato rispetto alle capacitร  economico-reddituali dei rispettivi titolari. A tal riguardo, รจ stato particolarmente utile anche lo sviluppo delle segnalazioni per operazioni sospette, analizzate dagli investigatori delle Fiamme gialle, riguardanti diversi indagati, alcuni dei quali tra i piรน stretti collaboratori del capo cosca.

Tra i beni sequestrati anche tre noti villaggi turistici, tra i piรน grandi della Calabria, ubicati nelle zone di Parghelia (VV), Pizzo Calabro (VV) e Curinga (CZ), per i quali si รจ ipotizzata la messa a disposizione della cosca ANELLO-FRUCI al fine di consentire alla stessa il conseguimento del proprio programma criminoso.