“In merito alla notizia rilanciata questa mattina da alcune testate giornalistiche, riguardante la presunta presenza in volo il giorno 25 febbraio di un elicottero della Guardia Costiera italiana, in prossimità del barcone successivamente naufragato a Cutro la mattina del 26 febbraio, si smentisce – come risulta dagli ordini di volo delle basi aeree della Guardia Costiera – che ci fossero in volo elicotteri della Guardia Costiera italiana, così come invece riportato dalle testimonianze citate dagli stessi quotidiani nazionali”.
E’ quanto si legge in un comunicato della Guardia costiera in merito alle testimonianze di tre sopravvissuti al naufragio, riportate dai media, che un elicottero “bianco con la coda rossa” si trovava sul barcone poi naufragato a Steccato di Cutro.
“Sopra di noi diverse ore prima della strage passò un elicottero bianco e rosso”. Tre ex naufraghi – riporta l’Ansa – che si trovavano sul caiacco schiantatosi lo scorso 26 febbraio a ridosso della spiaggia di Steccato Cutro, sulla costa Jonica, rimettono sotto i riflettori la dolorosa vicenda della tragedia in mare che portò alla morte di almeno 94 persone di cui 35 bambini, scatenando interrogativi che non trovano risposte né conferme nel nuovo giallo che tira in ballo la Guardia costiera italiana, la quale smentisce fermamente le nuove tesi emerse dalle dichiarazioni di qualche testimone. Su questi aspetti potrebbero ora scattare degli accertamenti legati all’inchiesta della Procura di Crotone, che da mesi punta a verificare eventuali responsabilità sul mancato intervento di soccorso al barcone naufragato sulla costa jonica, nell’ambito della quale sono indagate sei persone, tra cui tre ufficiali della Guardia di Finanza. L’altra inchiesta riguarda invece quella sui quattro scafisti. Nel nuovo capitolo della vicenda, gli avvocati delle famiglie di 47 vittime e 16 sopravvissuti, dopo aver ascoltato i diretti testimoni della vicenda, intanto fanno nuovi annunci dopo un esame condotto da loro. Confrontando due elicotteri di diverso colore – dicono i legali – uno giallo come quello della Guardia di Finanza e uno bianco e rosso come quello della Guardia costiera, tre superstiti afghani non hanno dubbi e sostengono sia il secondo. Il raffronto è partito dopo che una delle tre testimonianze, rese anche attraverso dichiarazioni videoregistrate nel giugno scorso in due diversi campi di accoglienza nella Germania settentrionale, parlerebbe di un elicottero (“tutto bianco con una coda rossa e insegne rosse”) che alle 19 e poi alle 22 del 25 febbraio, quindi diverse ore prima dello schianto, avrebbe sorvolato l’imbarcazione per poi andare via. “Bisogna quindi spostare le lancette dell’orologio indietro per quanto riguarda la conoscenza della presenza dell’imbarcazione al largo delle coste calabre da parte delle autorità italiane, in particolare della Guardia costiera. Si tratterebbe di un elemento molto importante per valutare le responsabilità penali e civili. È evidente che quanto accaduto fosse evitabile e scongiurabile”, sostiene l’avvocato Marco Bona.
La Guardia costiera italiana, in maniera decisa e immediata, “smentisce, come risulta dagli ordini di volo delle basi aeree” del Corpo, che ci fossero in volo dei loro elicotteri su quella zona. Del resto finora secondo la versione ufficiale la prima informazione di emergenza sull’imbarcazione è arrivata dal pattugliamento dell’agenzia europea di Frontex solo alle 4.30 del mattino del 26 febbraio, quando poi si attivò la Guardia di Finanza e poco dopo si verificò il naufragio che fece decine di morti. È possibile che quei tre migranti in mare fossero riusciti a identificare di sera con esattezza il colore di un elicottero? Quelle testimonianze quindi sono soltanto il frutto di suggestione oppure potrebbe essersi trattato di un mezzo appartenente ad altri? Escludendo che potesse trattarsi delle autorità greche (l’elicottero ha la livrea azzurra), potrebbe essere possibile che fosse invece un velivolo di Frontex confuso con un elicottero? Sulla vicenda è intervenuto anche il vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, il quale punta il dito contro “un’assurda campagna di fango e menzogne” e sottolinea: “insinuare che qualcuno non sia intervenuto di proposito, pur capendo il potenziale pericolo, è un insulto non solo alla Guardia Costiera ma all’Italia intera”.