Cala il sipario giudiziario della Cassazione su quasi tutto il processo ‘Mondo di mezzo’, il sistema criminale che ha condizionato gli appalti dei servizi di pubblica utilità dell’amministrazione di Roma Capitale – dall’assistenza ai migranti alle potature del verde -sotto la ‘direzione’ dell’ex Nar Massimo Carminati e del ras delle cooperative Salvatore Buzzi, anche lui un passato in carcere prima di entrare nel nuovo giro.
I supremi giudici della Seconda sezione penale della Suprema Corte – presieduti da Luciano Imperiali – hanno infatti convalidato in via definitiva le condanne a dieci anni per Carminati e a 12 anni e dieci mesi per Buzzi, come deciso dalla Corte di Appello di Roma il 9 marzo del 2021 nel secondo processo di appello.
Dopo la sentenza, ieri sera, i Carabinieri del Ros hanno arrestato in Calabria Salvatore Buzzi. Deve espiare la pena residua di 7 anni e 3 mesi.
Buzzi era a Lamezia Terme ospite della cooperativa sociale “Malgrado tutto”, dove era arrivato nei giorni scorsi. L’ex ras delle cooperative è stato tradotto nel carcere di Catanzaro.
Nel 2019 la Cassazione aveva infatti cancellato le accuse di associazione mafiosa, derubricando l’intera vicenda ad associazione a delinquere semplice, pur riconoscendo la gravità dei fatti e i tentacoli che avvinghiavano ogni appalto. Così si è celebrato l’appello bis, con riduzione delle pene di primo grado – emesse nel settembre 2018 – che erano state pari a 14 anni e mezzo per l’ex Nar, e a 18 anni e 4 mesi per Buzzi.
Ora per Carminati – che è venuto in Cassazione ad assistere all’udienza – potrebbe aprirsi la possibilità di usufruire delle misure alternative, mentre per Buzzi si sono aperte le porte del carcere, per la parte residua di pena da scontare dopo la lunga carcerazione al 41bis. L’unico imputato per il quale sarà celebrato il terzo processo d’appello è Franco Panzironi, il cui ricorso è stato accolto.
Piena condivisione, da parte della Procura della Cassazione rappresentata dalla Pg Lidia Giorgio, delle conclusioni sul sistema criminale del ‘Mondo di mezzo’ – e sulla pubblica amministrazione vista e utilizzata come “una mucca da mungere” – tracciate dal verdetto dell’appello bis del 2021. Quanto al ruolo di Carminati, la Pg ritiene “congrua” la pena inflittagli considerata la “gravità della vicenda associativa accertata”, consistita nell’inquinare “persistentemente e pesantemente, con metodi corruttivi persuasivi, le scelte politiche e l’agire pubblico dell’ente locale”, ossia Roma capitale.
La pena – secondo la Pg – è adeguata anche considerando il “ruolo apicale” rivestito da Carminati, e il suo “curriculum criminale”. Pur a fronte della ‘riduzione’ ad associazione semplice, i fatti, ha scritto la Pg Giorgio nella sua requisitoria ribadita in udienza, “permangono gravi”. E’ stato sottolineato anche “il ruolo apicale di Buzzi, e il suo contributo “nel pesante e grave inquinamento della cosa pubblica, il disinteresse per i controlli pubblici, il ribaltamento della logica del mondo delle cooperative”.
Oltre a Carminati e Buzzi, hanno fatto reclamo alla Cassazione altri sei imputati, ma solo per motivi ‘minori’ inerenti le pene accessorie e la libertà vigilata. E’ stata eliminata dalla Cassazione la misura cautelare della libertà vigilata nei confronti degli imputati Carlo Pucci, Fabrizio Testa, Claudio Caldarelli e per Alessandra Garrone, moglie di Buzzi.