Avevano il controllo pressochรฉ totale delle case popolari di Corigliano, decidendo chi doveva abitarci e far smammare i legittimi assegnatari avvicinati, intimiditi e minacciati con atteggiamenti tipici mafiosi al fine di costringere a lasciare gli alloggi per far spazio a parenti e sodali di una gang smantellata stamane dai Carabinieri della Compagnia di Corigliano Calabro.
In tre sono finiti in carcere per ordine del gip distrettuale di Catanzaro che ha accolto la richiesta formulata dalla locale Procura Antimafia guidata da Nicola Gratteri: si tratta di tre coriglianesi: Giacomo Pagnotta, 44enne, pregiudicato anche per reati associativi; Francesco Sabino, 28enne coriglianese ย e Marco Giuseppe Vitelli, 24enne coriglianese, entrambi con precedenti penali. I reati contestati sono quelli di concorso in estorsione aggravata eseguita con il metodo mafioso, danneggiamento ed occupazione aggravati.
Le indagini, condotte dai militari scaturiscono da diverse segnalazioni provenienti dai legittimi assegnatari di abitazioni di edilizia residenziale pubblica (comunemente conosciute come case popolari), in cui si affermava che diversi immobili erano stati arbitrariamente occupati da persone lร sistemate dagli odierni arrestati.
Piรน in dettaglio, il quadro delineato si fonda sulle attivitร investigative svolte dai Carabinieri che hanno permesso di appurare come in almeno un caso, presso un alloggio popolare dello scalo di Corigliano, gli indagati – secondo l’accusa –ย compivano ripetute azioni, attuate con modalitร mafiose, finalizzate a costringere i legittimi titolari ed a provocare in loro la rinuncia ad un diritto patrimoniale, con il conseguente danno materiale e morale. Tali azioni erano finalizzate non solo a preservare lโimpunitร degli indagati, ma anche e soprattutto a far conservare allโillegittimo possessore lโutilizzo dellโappartamento occupato, attraverso lโintimidazione del legale titolare.
Gli arrestati utilizzavano veri e propri metodi dโintimidazione mafiosa, motivo per cui il Giudice per le indagini preliminari ha ritenuto sussistente lโaggravante del metodo mafioso: alle vittime indicavano la parentela dellโillegittimo possessore dellโalloggio popolare, da loro sistemato, con un soggetto giร condannato per reati associativi, ingenerando negli stessi un inevitabile timore, cui si aggiungevano affermazioni minacciose e danneggiamenti compiuti per entrare nei locali o nelle loro pertinenze.
Inoltre, spiega la Dda, il profilo criminale dei tre soggetti veniva appurato non solo dai loro precedenti penali, reati contro il patrimonio e la persona e nei confronti di Pagnotta anche reati associativi, che certificavano la loro persistenza di una specifica capacitร a delinquere rivolta al detrimento del patrimonio e della libertร altrui, ma anche dal loro inserimento nel contesto criminale locale, tanto da potersi permettere di spendere il nome di un soggetto giร condannato in via definitiva per il reato di associazione mafiosa ed ingenerare uno stato dโintimidazione nei confronti delle vittime.
Contestualmente sono state eseguite diverse perquisizioni domiciliari, anche con lโausilio delle unitร cinofile dello Squadrone Carabinieri Cacciatori di Calabria e controlli mirati nelle case popolari dello scalo coriglianese per acclarare altre illegittime occupazioni.
Lโ indagine dei carabinieri culminata con i tre arresti di oggi รจ stata coordinata dal procuratore aggiunto presso la Dda catanzarese Vincenzo Luberto e dal sostituto. procuratore Alessandro Riello.