Il presidente della Corea del Sud Yoon Suk Yeol ha dichiarato la legge marziale di emergenza, affermando che la misura è necessaria per proteggere il Paese dalle “forze comuniste”.
“Per salvaguardare una Corea del Sud liberale dalle minacce poste dalle forze comuniste della Corea del Nord e per eliminare gli elementi anti-Stato…dichiaro con la presente la legge marziale di emergenza”, ha affermato Yoon in un discorso trasmesso in diretta televisiva alla nazione. La decisione di Yoon Suk Yeol non è però ben vista dall’opposizione e dalla maggioranza dei coreani. In Parlamento sono pronti a boicottare le nuove disposizioni.
Maggioranza e opposizione in Corea del Sud sono unite nel condannare la legge marziale dichiarata dal presidente Yoon Suk-yeol.
Han Dong-hoon, il capo del People Power Party al potere a Seul, ha definito “sbagliata” la mossa e ha assicurato che “la bloccherà” con il sostegno della gente, in base a una nota diffusa astretto giro dal messaggio tv di Yoon.
Dello stesso tenore la risposta del Partito democratico, forza principale d’opposizione, che ha parlato di azione “incostituzionale”, chiamando una convocazione d’urgenza dell’Assemblea nazionale, il parlamento di Seul. Dopo il voto negativo del Parlamento e le proteste di piazza la legge marziale è stata revocata.
L’ultima legge marziale a Seul 45 anni fa
Sono passati 45 anni da quando, nel 1979, in Corea del Sud venne dichiarata la legge marziale.
Lo ricorda l’agenzia Yonhap, spiegando che all’epoca la misura fu applicata immediatamente dopo la morte dell’allora presidente Park Chung-hee, assassinato dal suo amico Kim Jae-gyu, presidente del National Intelligence Service e capo del suo servizio di sicurezza.
La legge marziale fu estesa a livello nazionale con il colpo di stato militare del 17 maggio del 1980. Manifestazioni contro il nuovo governo militare si svolsero in tutto il paese, represse in quell’occasione dai militari.